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Sommario del 18/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: fede è credere in un Dio che è Persona, non in un “dio spray”
  • Il patriarca Gregorios III Laham incontra il Papa. Appello di pace per la Siria
  • I vescovi del Triveneto a colloquio col Papa. Mons. Mazzocato: ventata di speranza
  • Tweet del Papa per vittime dell’esplosione in Texas. Allarme nube tossica
  • "La Chiesa sia missionaria, non autoreferenziale": così il Papa ai vescovi argentini
  • Papa Francesco alle "Madri di Plaza de Mayo": condivido il vostro dolore
  • Il Papa riceve il nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede
  • I vescovi inglesi da Papa Francesco. Mons. Nichols: la Chiesa sta vivendo una nuova primavera
  • Il cardinale Filoni: dialogo fra religioni in Asia “per il bene comune”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Boston: celebrazione ecumenica per le vittime dell’attentato, ci sarà anche Obama
  • Usa, sconfitta di Obama al Senato sulla riforma delle armi
  • Italia, elezione del capo dello Stato. Al primo scrutinio Marini non raggiunge il quorum
  • Chiuso 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Beccegato: è l'ora della carità intelligente
  • Presentato al Bambin Gesù il primo cuore artificiale totalmente impiantabile per bimbi

  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan: mandato d’arresto per l’ex Presidente Musharraf
  • Pakistan. Attacchi terroristici a candidati e partiti politici: appello dei cristiani per la democrazia
  • Venezuela. La Chiesa per il riconteggio dei voti: rafforzerebbe Consiglio nazionale elettorale
  • Nuova Zelanda: approvate le nozze gay. I vescovi: "il matrimonio uomo-donna è di tutte le culture"
  • Centrafrica. L’arcivescovo di Bangui: “più di mille persone rifugiate all’ospedale”
  • Usa: i vescovi salutano l’intesa bipartisan al Senato per la riforma dell’immigrazione
  • Uruguay: alla Plenaria dei vescovi ribadita la difesa della vita e del matrimonio tra uomo e donna
  • Madagascar: al via il dialogo nazionale mediato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Senegal: appello del capo ribelle di Casamance a disarmare e dialogare
  • Pakistan: ucciso da un musulmano un giovane cristiano
  • Nepal: denunciati aborti forzati per controllare le minoranze religiose
  • Vietnam: cattolici pregano la Madonna per la liberazione degli attivisti del Vien Tan
  • Taiwan: la Chiesa “vicina a Papa Francesco nella sfida per l’evangelizzazione”
  • Francia: i vescovi propongono la via del dialogo sociale per uscire dalla crisi
  • Gruppo Allianz: al padre Lombardi il titolo di "Comunicatore dell'anno"
  • Roma: concerto in onore del Papa della Provincia italiana dei Gesuiti
  • Spagna: 50 ore di adorazione eucaristica per avvicinarsi alla vita sacerdotale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: fede è credere in un Dio che è Persona, non in un “dio spray”

    ◊   La fede è un dono che comincia incontrando Gesù, Persona reale e non un “dio-spray”. Lo ha detto Papa Francesco all’omelia della Messa celebrata questa mattina a Casa Santa Marta. Alla celebrazione ha preso parte il personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, accolto da mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e da mons. Bettencourt, capo del Protocollo del medesimo organismo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Non una presenza impalpabile, un’essenza nebulizzata che si spande intorno senza sapere bene cosa sia. Dio è “Persona” concreta, è un Padre, e dunque la fede in Lui nasce da un incontro vivo, di cui si fa esperienza tangibile. Il brano del Vangelo di Giovanni su cui riflette Papa Francesco – nel quale Gesù dice alla folla che “chi crede ha la vita eterna”– è occasione per un esame di coscienza. “Quante volte”, si chiede il Papa, tanta gente dice in fondo di credere in Dio. “Ma in quale Dio tu credi?”, è la sua domanda diretta, con la quale il Pontefice pone di fronte l’evanescenza di certe convinzioni con la concretezza di una fede vera:

    “Un ‘dio diffuso’, un ‘dio-spray’, che è un po’ dappertutto ma non si sa cosa sia. Noi crediamo in Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo. Noi crediamo in Persone, e quando parliamo con Dio parliamo con Persone: o parlo con il Padre, o parlo con il Figlio, o parlo con lo Spirito Santo. E questa è la fede”.

    Nel brano del Vangelo, Gesù afferma pure che nessuno può venire a Lui “se non lo attira il Padre”. Queste parole, afferma Papa Francesco, dimostrano che “andare da Gesù, trovare Gesù, conoscere Gesù è un dono” che Dio elargisce. Un dono, spiega, come quello che vede protagonista il funzionario della regina d’Etiopia descritto nella lettura degli Atti, al quale Cristo invia Filippo a chiarirgli l’Antico Testamento alla luce della Risurrezione. Quel funzionario – osserva Papa Francesco – non era “un uomo comune” ma un ministro reale dell’economia e per questo, aggiunge, “possiamo pensare che sia stato un po’ attaccato ai soldi”, “un carrierista”. Eppure, constata il Papa, quando questo individuo ascolta Filippo parlargli di Gesù “sente che è una buona notizia”, “sente gioia”, al punto da farsi battezzare nel primo luogo dove trova dell’acqua:

    “Chi ha la fede ha la vita eterna, ha la vita. Ma la fede è un dono, è il Padre che ce la dà. Noi dobbiamo continuare questo cammino. Ma se andiamo su questa strada, sempre con le cose nostre – perché peccatori siamo tutti e noi abbiamo sempre alcune cose che non vanno, ma il Signore ci perdona se gli chiediamo perdono, e avanti sempre, senza scoraggiarci – ma su quella strada ci succederà lo stesso che a questo ministro dell’economia”.

    Succederà, conclude Papa Francesco, ciò che gli Atti degli Apostoli riferiscono di quel funzionario dopo aver scoperto la fede: “E pieno di gioia proseguiva la sua strada”:

    “E’ la gioia della fede, la gioia di aver incontrato Gesù, la gioia che soltanto ci dà Gesù, la gioia che dà pace: non quella che dà il mondo, quella che dà Gesù. Questa è la nostra fede. Chiediamo al Signore che ci faccia crescere in questa fede, questa fede che ci fa forti, ci fa gioiosi, questa fede che incomincia sempre con l’incontro con Gesù e prosegue sempre nella vita con i piccoli incontri quotidiani con Gesù”.

    Al termine della Messa, Papa Francesco ha rivolto un ringraziamento particolare all’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano per il servizio svolto nella società, “un servizio per il bene comune, per la pace comune”, che “vuole rettitudine della mente, vigore del volere, onestà per gli affetti, serenità”.

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    Il patriarca Gregorios III Laham incontra il Papa. Appello di pace per la Siria

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani Sua Beatitudine Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, in Siria. Manuella Affejee ha incontrato il patriarca chiedendogli quali possono essere oggi le possibili soluzioni della guerra in Siria:

    R. – On en parle, malheureusement, en Europe, en France, en Angleterre, en …
    Purtroppo, in Europa, in Francia, in Inghilterra, in America non si parla che di “armare” o “non armare”: è veramente un peccato, un grande peccato, non pensare in termini diversi che “armare” o “non armare”. Non si parla di sforzi più seri e più realistici e più efficaci per la pace. E’ veramente incredibile che le persone se ne rendano conto! “Armare” o “non armare”: non è questo il punto! Noi siamo le vittime della vostra esitazione. In questo momento, abbiamo moltissimi cristiani tra le vittime. Tutto questo come se fosse successo niente! C’è una palese ingiustizia nella considerazione, nella valutazione della situazione. Noi moriamo, tutti i giorni siamo vittime del caos, corriamo il rischio di essere rapiti, di rimanere vittime di qualche esplosione, e questa esplosione potrebbe riguardare una scuola, una fabbrica, un’università, semplici passanti, una chiesa … il problema non è “armare” o “non armare”. Il problema è “come fare la pace” in questa terra che, come ho detto al Santo Padre, sta soffrendo. Sono già due anni di Via Crucis …

    D. – Il conflitto in Siria già si ripercuote sui Paesi confinanti, come il Libano, la Giordania, Israele … Quale prospettiva intravede per questa regione, nel futuro immediato?

    R. – Nous attachons avec beaucoup d’espérance a cette rencontre qui va avoir lieu …
    Le nostre speranze sono riposte in questo incontro che, come si dice, si svolgerà a giugno tra Putin e Obama. Speriamo che i due Paesi possano accordarsi su come uscire dalla crisi e non su come “armare” o “non armare”. Se si rimane nella dialettica di “armare” o “non armare” e “chi armare”, ci saranno soltanto ancora più vittime, ancora più disgrazie, ancora più sofferenza in tutto il Medio Oriente, e anche più combattimenti. Credetemi, in questo momento il Libano corre pericoli maggiori della Siria, perché è più fragile, più diviso, è un Paese piccolo ed i suoi problemi sono gravi. Beirut “brucia” ogni giorno, siamo sempre minacciati. La Giordania ancora si salva, la Palestina soffre comunque, Gaza soffre, sono divisi; l’Iraq è sempre traumatizzato, sempre vittima di esplosioni, di attentati, di divisioni interne. Ed è proprio per questo che, credetemi, fare la pace in Siria significa fare la pace in tutto il Medio Oriente, è il passo migliore verso la pace in Palestina e verso la soluzione del conflitto israelo-palestinese. I rapporti tra Oriente e Occidente sono condizionati da una soluzione dei problemi della Siria giusta ed equa.

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    I vescovi del Triveneto a colloquio col Papa. Mons. Mazzocato: ventata di speranza

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi un secondo gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Triveneto, in visita “ad Limina”. Tra di loro c’era anche mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine. Sergio Centofanti gli ha chiesto come sia andato questo primo incontro con Papa Francesco:

    R. - Molto bene, molto bene per il clima immediatamente fraterno che il Santo Padre ha creato: mi pare che il desiderio di collegialità lo stia traducendo anche nel modo immediato e fraterno con cui dialoga con noi vescovi. E’ stato un dialogo molto reciproco, ascoltato… Ha sottolineato molto il tema delle vocazioni, delle vocazioni di vita consacrata - femminile e maschile - e quindi, di conseguenza, la necessità di dare un messaggio forte ai giovani, di entusiasmo e di desiderio di scelte grandi di vita. Su questo lo abbiamo immediatamente incoraggiato, perché è un punto delicato che sentiamo tutti.

    D. - Il Pontificato è iniziato da poco più di un mese: quali sono le sue speranze, i suoi auspici?

    R. - Che continui com’è iniziato… Nel senso che è arrivato come una ventata di speranza, ma anche traducendo in maniera immediata i grandi messaggi evangelici. Questo ha toccato la gente in maniera - direi - straordinaria, mostrando una Chiesa che ha una riserva interiore di spiritualità che le permette di rinnovarsi continuamente. Quindi, preghiamo lo Spirito Santo che questo nostro Papa continui su questa linea, con cui ha iniziato.

    D. - Che cosa può dare questo Pontificato all’Italia, che sta vivendo un momento di forte crisi?

    R. - Io mi auguro che dia un segnale di speranza, affinché le persone ritrovino come un respiro profondo di speranza nella fede, nel riferimento alla Chiesa, per non restare soffocate dalle contingenze politico-economiche che si stanno mostrando molto pesanti. Ecco, questo, un respiro profondo… E mi pare che le persone lo stanno avvertendo.

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    Tweet del Papa per vittime dell’esplosione in Texas. Allarme nube tossica

    ◊   Papa Francesco chiede, via Twitter, preghiere per le vittime e per le loro famiglie dell’esplosione avvenuta ieri in Texas in una fabbrica di fertilizzanti, nei pressi di West, a circa 80 miglia a sud di Dallas. Almeno cinque i morti e centinaia i feriti, ma fonti locali prospettano un bilancio più grave. Dolore e paura tra gli abitanti evacuati, mentre si profila un serio rischio ambientale. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Tra vittime accertate i primi soccorritori, vigili del fuoco ed un agente. Secondo la Polizia locale, sarebbero almeno 5 forse 15 i morti e 160 i feriti, ricoverati negli ospedali di tutta la zona. L’esplosione, intorno alle 20 ora locale, seguita al divampare di un incendio nella fabbrica di fertilizzanti, è stata così forte da provocare un sisma di magnitudo 2.1. In fiamme anche una decina di edifici intorno alla fabbrica e una sessantina le case rase al suolo per lo spostamento d’aria nel raggio di 5 chilometri. Ignote ancora le cause dell’accaduto. Evacuati i circa 2800 abitanti di West, ma si teme che alcuni siano rimasti intrappolati tra le fiamme o sotto le macerie.

    Ed ora si profila una catastrofe ecologica per la nube tossica che avvolge la zona – chiusa al traffico aereo – e che sta ostacolando pure i soccorsi. Bloccate nell'area le forniture di gas, e scuole chiuse per tutta la settimana. “E’ come una zona di guerra”: ha dichiarato lo sceriffo Wilson; “come se una bomba atomica fosse scoppiata in giardino”, ha aggiunto il sindaco Muska. Ma la paura più grande, che percorre tutti gli Stati Uniti, è il possibile collegamento di questa drammatica vicenda con gli attentati di Boston e la lettera tossica giunta al presidente Obama, al quale sono giunte oggi le condoglianze del presidente russo, Vladimir Putin, per le vittime in Texas.

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    "La Chiesa sia missionaria, non autoreferenziale": così il Papa ai vescovi argentini

    ◊   La pastorale sia intesa completamente in chiave missionaria. Così Papa Francesco in una lettera inviata ai vescovi argentini in occasione dell’Assemblea Plenaria in corso a Pilar fino al 20 aprile. Il Pontefice invia parole affettuose indicando ai presuli come riferimenti per i loro lavori il Documento di Aparecida e “Prendere il largo” della Conferenza Episcopale Argentina. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    La pastorale abbia una chiave missionaria. Papa Francesco invia questa indicazione ai suoi confratelli argentini nell’episcopato riuniti in Assemblea Plenaria. Un appuntamento a cui avrebbe dovuto partecipare anche il cardinale Bergoglio che, salito al soglio pontificio, si scusa per l’assenza poiché – scrive – “impegni assunti di recente" me lo hanno impedito. Il Papa esorta ad uscire da se stessi per andare verso le periferie esistenziali e crescere nella parresia". "Una Chiesa che non esce fuori da se stessa, presto o tardi, si ammala nell'atmosfera viziata delle stanze in cui è rinchiusa”. E se è vero che, come capita a chiunque, uscendo fuori di casa si può incorrere in un incidente, – constata il Santo Padre – “preferisco mille volte di più una chiesa incidentata che ammalata”. La malattia tipica della Chiesa – continua è l'autoreferenzialità, guardare a sé stessi, ripiegati su sé stessi. Il Papa parla di “narcisismo che conduce alla mondanità spirituale e al clericalismo sofisticato” e non consente di sperimentare la 'dolce e confortante gioia dell'evangelizzare”. Il Pontefice conclude inviando uno speciale saluto al popolo argentino, abbracciando fraternamente i presuli e chiedendo loro di pregare “affinchè non mi inorgoglisca – scrive – e sappia ascoltare ciò che Dio vuole e non ciò che voglio io".

    In una nota diffusa nel corso dell'Assemblea plenaria, i vescovi argentini scrivono che per mettere in atto la riforma della giustizia occorrono “un profondo discernimento”, “ampie consultazioni, dibattiti e consensi sui numerosi cambiamenti proposti”. La nota, intitolata “Giustizia, democrazia e Costituzione nazionale”, fa riferimento alla proposta di riforma della giustizia presentata dal capo di Stato, Cristina Fernandez Kirchner: il testo, già inviato al Congresso, prevede la riforma del Consiglio della magistratura; una legge che garantisca un accesso democratico ai giudici e ai pubblici ministeri; il cambiamento della norma che stabilisce l’obbligo di trasparenza delle azioni esercitate dal potere giudiziario e la creazione di tre camere di Cassazione. Inoltre, i cittadini potranno visualizzare i beni dei funzionari e dei vertici di tutti e tre i poteri dello Stato, mentre ora la possibilità è limitata ai rappresentati dell’esecutivo. Per quanto riguarda il Consiglio della magistratura, i suoi membri saranno eletti dal popolo e si lavorerà per eliminare le cause contro le amministrazioni con blocco preventivo dei beni. “Una trattativa affrettata su riforme tanto significative – scrivono i vescovi – corre il rischio di debilitare la democrazia repubblicana stabilita dalla Costituzione, soprattutto in una delle sue dimensioni essenziali, ovvero l’autonomia dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”. Nell’agenda dei lavori della Plenaria episcopale sono presenti anche altri temi, tra cui l’elezione di Papa Francesco, primo Pontefice argentino, ed i preparativi per il IV Congresso Missionario nazionale che si aprirà a Catamarca il 17 agosto. (I.P.)

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    Papa Francesco alle "Madri di Plaza de Mayo": condivido il vostro dolore

    ◊   Papa Francesco è vicino a quanti hanno sofferto e continuano a soffrire per la perdita dei propri cari, durante la dittatura argentina. E’ quanto viene sottolineato in una lettera a firma di mons. Antoine Camilleri, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, indirizzata all’associazione delle Madri di “Plaza de Mayo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Papa Francesco, si legge nella lettera che risponde ad una missiva del 21 marzo, condivide il dolore di tante “madri e famiglie che soffrono e hanno sofferto la perdita tragica dei loro cari in quel momento della storia argentina”, e imparte una speciale benedizione, “come segno di speranza e incoraggiamento”, e al tempo stesso chiede di pregare per lui. Il Papa, si legge nella lettera, chiede a Dio la forza per “lottare”, dal ministero che ha assunto, “in favore dello sradicamento della povertà nel mondo, così che finisca la sofferenza di tante persone” bisognose. Il Santo Padre, continua il documento, apprezza molto “coloro che sono vicini ai più disagiati e si impegnano ad aiutarli, comprenderli e ad incontrare le loro giuste aspirazioni”. Nella sua preghiera, conclude la lettera, Papa Francesco auspica che “siano illuminati i responsabili del bene comune, affinché combattano il flagello della miseria con mezzi efficaci, equi e solidali”.

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    Il Papa riceve il nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata il nuovo ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, António Carlos Carvalho de Almeida Ribeiro, per la presentazione delle Lettere credenziali.

    Negli Stati Uniti, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grand Rapids, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Walter A. Hurley. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote David J. Walkowiak, del clero della diocesi di Cleveland, finora parroco della “Saint Joan of Arc Parish” a Chagrin Falls. Mons. Walkowiak è nato il 18 giugno 1953 a Cleveland (Ohio). Dopo aver frequentato la “Saint Ignatius High School” a Cleveland, ha ottenuto il “Bachelor of Arts” presso l’Università di Notre Dame a South Bend (Indiana) nel 1975. In seguito ha conseguito un “Master of Divinity” presso il “Saint Mary Seminary” a Wickliffe. È stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1979 per la diocesi di Cleveland. In seguito ha ottenuto la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico presso l’Università Cattolica d’America a Washington, D.C. (1984-1988). Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato Vicario parrocchiale della “Saint Mary Parish” a Lorain (1979-1984) e Vice-Cancelliere della diocesi di Cleveland e Professore di Diritto Canonico al “Saint Mary Seminary” (1988-2006). Dal 2006 è Parroco della “Saint Joan of Arc Parish” a Chagrin Falls. È Membro del Consiglio Presbiterale e Giudice aggiunto del Tribunale d’Appello per la Provincia ecclesiastica di Cincinnati (Ohio).

    In Croazia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Đakovo-Osijek, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Marin Srakić. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Đakovo-Osijek mons. Đuro Hranić, finora ausiliare della medesima circoscrizione ecclesiastica. Mons. Hranić è nato a Vinkovci il 20 marzo 1961. Dopo aver frequentato per due anni il Ginnasio di Osijek, nel 1977 entrò nel Seminario minore a Zagreb, dove conseguì la maturità classica. Dal 1979 al 1986 ha svolto gli studi filosofico-teologici presso l’Istituto Teologico di Đakovo. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1986. Dal 1987 al 1993 ha studiato Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana ottenendo il dottorato con la tesi “L’uomo immagine di Dio nell’insegnamento di Giovanni Paolo II (1978-1988)”. Ha svolto i seguenti uffici: Vice-parroco ad Osijek (1986-1987); Prefetto nel Seminario Maggiore a Đakovo (1993-1996); Cappellano degli studenti laici (1993-1998); Professore di Teologia Dogmatica (1993-2001) e Vice-preside dell’Istituto Teologico; Segretario Generale del Sinodo diocesano; Redattore-capo del Bollettino diocesano; Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale. Nel 2001 fu nominato Vescovo titolare di Gaudiaba ed Ausiliare della diocesi di Đakovo e Srijem (oggi arcidiocesi di Đakovo-Osijek). Ricevette l’ordinazione episcopale il 22 settembre 2001. Dal 2001 ad oggi ricopre l’ufficio di Vicario Generale. In seno alla Conferenza Episcopale Croata è stato Presidente del Consiglio per il Clero (2002-2007) e Presidente della Commissione Episcopale per il Pontificio Collegio Croato di San Girolamo a Roma (2011-2012). Attualmente è Presidente del Consiglio per la Catechesi (dal 2007) e membro della Commissione Episcopale per il Dialogo con la Chiesa Ortodossa Serba (dal 2007) e per la Scuola e la Pastorale Universitaria (dal 2012).

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    I vescovi inglesi da Papa Francesco. Mons. Nichols: la Chiesa sta vivendo una nuova primavera

    ◊   I vescovi cattolici della Conferenza episcopale d'Inghilterra e Galles, a Roma per un ritiro spirituale, hanno incontrato ieri Papa Francesco, poco dopo l’udienza generale del mercoledì. Era presente anche il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo emerito di Westminster. Su questo incontro, Philippa Hitchen ha intervistato l'attuale arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, mons. Vincent Nichols:

    R. – We were very privileged...
    Abbiamo avuto il grande privilegio di incontrare Papa Francesco e in poche brevi battute il cardinale Cormac gli ha detto che le settimane del suo Pontificato hanno dato nuova gioia e speranza alla Chiesa. E penso che questo sia l’esatto sentimento che tutti condividiamo e riconosciamo, e che certamente una nuova primavera aleggia sulla Chiesa in questo momento, e credo che questo venga dal linguaggio dei gesti e dalle parole del Papa, sia nelle sue omelie sia nelle sue udienze. Gli umori che percepiamo sono di gioia e di speranza rinnovate.

    D. – Pensa sia possibile parlare di un “effetto-Francesco” nel Regno Unito tra i cattolici a livello popolare, come ne stanno parlando in America Latina, per esempio?

    R. – I think what is most remarkable...
    La cosa più straordinaria nel Regno Unito è che sembra che tutti siano stati toccati dal linguaggio, dalla dolcezza e dall’umiltà di Papa Francesco. Sull’aereo che mi portava a Roma, ero seduto accanto ad una coppia: loro parlavano di un nuovo inizio per la Chiesa cattolica con Papa Francesco. Alla fine della conversazione ho chiesto loro se fossero cattolici e loro mi hanno risposto: “No, non siamo cattolici, ma possiamo vedere chiaramente quello che sta succedendo e ed egli tocca anche la nostra vita”. E penso che questo sia vero per molte, molte persone nel Regno Unito. Credo che ci sia stato già un primo impatto positivo in seguito alla visita di Papa Benedetto nel Regno Unito nel 2010, e ora Papa Francesco, senza dubbio, con il suo linguaggio, con la sua umiltà, per la maniera in cui parla del bisogno della misericordia di Dio, nella sua attenzione ai più poveri, ai più deboli e agli emarginati, ha davvero toccato la maggior parte della gente e non solo la comunità cattolica.

    D. – Voi siete a Roma in ritiro spirituale …

    R. – A retreat is a time...
    Il ritiro è un momento in cui ci si mette da parte, per trovarci semplicemente di fronte a Dio. Uno degli argomenti importanti affrontati in questo ritiro è che non dobbiamo aver paura della nostra povertà di fronte a Dio, non dobbiamo aver paura della nostra debolezza quando ci troviamo di fronte al Signore, perché solo Lui può colmare e curare quelle cose che ogni essere umano avverte nel profondo, dentro di sé. Penso che sia questo senso di disponibilità nel servire il Signore, piuttosto che quello di cercare il successo, che ci motiverà nuovamente.

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    Il cardinale Filoni: dialogo fra religioni in Asia “per il bene comune”

    ◊   Nelle “evidenti zone di criticità del contesto asiatico”, segnato da situazioni di “ingiustizia, discriminazione, violenza, abuso del creato”, è legittima “la presenza attiva delle diverse tradizioni religiose anche negli spazi pubblici, nel rispetto reciproco e soprattutto nel rispetto dei compiti e doveri dello Stato, per il conseguimento del ben comune”: lo ha detto il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a conclusione del Convegno tenutosi alla Pontificia Università Urbaniana, sul tema “In ascolto dell'Asia: le vie per la fede, società e religioni, fra tradizione e contemporaneità”. “Il dialogo fra le religioni assume quindi una connotazione sociale e politica, in quanto è finalizzato ad elaborare condizioni e strategie per il bene comune”, come “promuovere una civiltà dell’empatia e della compassione”. In tale contesto si inserisce “la denuncia profetica, illuminata dallo Spirito Santo di tutto ciò che degrada o nega la dignità dell’essere umano”. Per questo “autenticità e testimonianza interpellano le Chiese dell’Asia, in particolare a proposito della vita di fede”. Un’autentica fede personale e comunitaria – nota il porporato – è “una scelta per quel Dio personale che si è compiutamente rivelato in Cristo”. Tale incontro, conclude “è una condizione indispensabile anche per la missione”. (R.P.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dio è persona: messa del Papa a Santa Marta.

    Un anello che passa di mano in mano: Mariano Dell’Omo sulla genealogia di Papa Francesco a un mese dall’inizio del pontificato.

    L’Iraq e le due sfide: nell’informazione internazionale, Gabriele Nicolò sulle elezioni provinciali di sabato, che rappresentano un test per il premier e per la sicurezza.

    Con la forza dell’immagine: in cultura, Paolo Portoghesi ricorda l’architetto messicano Pedro Ramirez Vazquez.

    La differenza tra bugie e verità: Augusto Pessina a proposito della rivista scientifica “Nature” e il dovere di fare corretta informazione.

    Invisibile di successo: Gaetano Vallini sullo strano caso del film “Bomber”, delizioso e pluripremiato ma snobbato dalla grande distribuzione.

    Un’Asia che ascolta e che si farà ascoltare: nell’informazione religiosa, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sulle religioni dell’immenso continente di fronte alle sfide della globalizzazione.

    Il dono dell’unità: a Taipei il cardinale Braz de Aviz parla di Chiara Lubich.

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    Oggi in Primo Piano



    Boston: celebrazione ecumenica per le vittime dell’attentato, ci sarà anche Obama

    ◊   In una Boston ancora sconvolta per l’attentato alla maratona, oggi è il giorno della preghiera e del raccoglimento. Alle 11, ora locale, si terrà una celebrazione ecumenica nella Cattedrale della città, guidata dal cardinale Sean Patrick O’Malley, alla quale prenderà parte anche il presidente, Barack Obama. Intanto, proseguono a ritmo serrato le indagini: grazie a un video a circuito chiuso, l’Fbi avrebbe identificato un sospetto attentatore. Sempre secondo l’Fbi, non ci sarebbe invece alcun legame tra l’attentato a Boston e le lettere alla ricina indirizzate ad alcuni esponenti politici, tra cui il presidente Obama. Ma quale clima si respira in questo momento nella capitale del Massachusetts? Debora Donnini lo ha chiesto al rettore del Seminario diocesano Redemptoris Mater di Boston, padre Antonio Medeiros:

    R. – Questo attentato ha riportato un po’ la paura: si vede molto più la presenza di guardie, per cui c’è un certo clima di paura. È chiaramente una sofferenza che ha toccato il cuore e la vita di tante persone, colpendo soprattutto un evento ogni anno vissuto con intensità: la Maratona di Boston, una delle più antiche, se non la più antica negli Stati Uniti. Generalmente, si tratta di un evento che ogni anno raduna famiglie, bambini che vengono a vederla. È un evento che riunisce tutti, basta ricordare che una delle vittime – un bambino di otto anni – era venuto insieme alla mamma e alla sorella per vedere il papà che stava correndo la Maratona. L’ordigno è esploso giusto dove si trovava questo bambino.

    D. – E’ arrivato anche il telegramma di Papa Francesco. Parla di “tragedia insensata” e dice di essere uniti e di non lasciarsi sopraffare dal male, combattendo il male con il bene. Com’è stato accolto questo messaggio?

    R. – Per quanto riguarda il messaggio del Papa, che ha avuto una eco immediata qui nella diocesi, dice di non lasciarsi sopraffare da questo male, ma di vincere il male con il bene. Il messaggio del Papa è stato un atto di grandissimo amore, di affetto verso Boston, verso le persone che qui in questo momento stanno soffrendo. La sua semplicità, il suo amore, hanno toccato tutti soprattutto in questo momento di dolore. Certamente, è qualcosa che si sente moto forte.

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    Usa, sconfitta di Obama al Senato sulla riforma delle armi

    ◊   Il presidente americano, Barack Obama, ha incassato ieri la sconfitta al Senato sulla riforma delle armi, frutto di un’intesa di massima tra repubblicani e democratici. Bocciate le norme sui controlli degli acquisti delle armi e anche il divieto della vendita di armi d'assalto e di caricatori ad alta capacità, in grado di contenere fino a 30 proiettili. Il capo della Casa Bianca ha parlato di un “giorno vergognoso” e si è scagliato con forza contro la lobby delle armi. Ma i fatti di Boston quanto possono aver pesato sull'iter della riforma? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Mattia Diletti, docente di Relazioni internazionali all'Università La Sapienza di Roma:

    R. – Francamente, quasi nulla. Questo è un voto che è realmente facile da leggere, perché pesa la lobby delle armi – che è effettivamente una lobby molto potente, con tanti soldi – che contribuisce a eleggere molti rappresentanti al Congresso. E contribuisce anche, in questa sconfitta di Obama, un meccanismo bizantino di voto che fa sì che passino solamente emendamenti votati a larghissima maggioranza nel Senato. Per questo, ci sono due fattori: uno istituzionale, perché il Senato ha bisogno di maggioranze molto larghe per approvare delle riforme, e quindi le capacità della lobby delle armi che sostiene il diritto a possedere armi da parte degli americani e che ha speso 500 mila dollari in un giorno per contrastare l’approvazione della legge con spot, pressioni sui congressman… Questa è stata, secondo me, la combinazione fatale per Obama.

    D. – Obama ha parlato di “giorno vergognoso” e si è scagliato ovviamente contro la lobby delle armi, dicendo che sovvertono il sentire comune. E’ un cambio di atteggiamento importante…

    R. – E’ iniziata la battaglia contro il presidente, perché teneva moltissimo a questa legge. Qualche compromesso era già stato fatto in sede di presentazione di legge, erano state smussate alcune idee più radicali nella proposta di eliminare la vendita di alcune armi… Insomma, è cominciata una battaglia politica vera e seguirà la battaglia politica per le elezioni a medio termine del 2014, perché i democratici che hanno votato contro alcuni emendamenti sono in Stati in cui i conservatori sono molto forti e hanno paura di perdere. A questo punto, il presidente credo avvierà una battaglia politica vera contro questa lobby. Vedremo un tentativo da parte del presidente di portare ancora più l’opinione pubblica dalla sua parte su questo tema, contro questa parte di Washington contraria all’approvazione della legge.

    D. – Lei ha detto che il presidente Obama farà pressione sull’opinione pubblica: ma qual è il sentire comune degli americani su questo argomento?

    R. – In questo momento, l’opinione pubblica è con il presidente: si è schierata con il presidente e i sondaggi lo dicono. Lo era in modo nettissimo dopo la terribile strage di Newton. Da questo punto di vista, è evidente che per riuscire a fare una pressione sul Congresso più forte devono esserci delle capacità organizzative e politiche della società civile che è a favore di questa legge. Non basta l’emozione, evidentemente, per far passare una legge al Congresso americano.

    D. – Quali sono gli strumenti del presidente Obama per far sì che questa riforma giunga in porto?

    R. – Utilizzare i meccanismi di mobilitazione dal basso, che creano questa relazione tra presidente ed elettori molto forte e che lui ha utilizzato in campagna elettorale qualche volta per sostenere alcune delle leggi che è riuscito a far approvare ai democratici e al Congresso. Quindi, si tratterà di fare una vera e propria campagna dell’opinione pubblica con gli strumenti che utilizzano i democratici: la rete, pressioni locali sul candidato locale perché sia a favore della legge, fare entrare il tema nel dibattito pubblico nazionale ma anche in quello locale. I classici strumenti delle campagne di mobilitazione, che Obama riesce a fare così bene in campagna elettorale, ma che si scontrano poi con altre difficoltà quando si tratta di far approvare leggi a Washington.

    D. – Questo stop potrà avere anche un riverbero sulla prossima riforma dell’immigrazione?

    R. – A questo punto, è tutto da vedere: potrebbe anche darsi, nel senso che potrebbe essere l’inizio anche di una battaglia senza quartiere al Congresso… Però, sulla questione dell’immigrazione ci sono molti più repubblicani disposti al compromesso, anche perché stanno cambiando i loro collegi elettorali e i repubblicani hanno capito che non si può più andare avanti, di elezione presidenziale in elezione presidenziale, rinunciando al corteggiamento del voto degli ispanici, che saranno quelli maggiormente interessati a questa riforma. Dopodiché, in questo clima è anche facile supporre che ci saranno più difficoltà di quelle che si immaginano.

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    Italia, elezione del capo dello Stato. Al primo scrutinio Marini non raggiunge il quorum

    ◊   Alla Camera dei deputati di Montecitorio si è svolta questa mattina la prima votazione per l’elezione del nuovo preidente della Repubblica. Dopo il primo scrutinio - tenuto in seduta comune alla presenza di deputati, senatori e delegati regionali, per un totale di 1007 grandi elettori – il candidato sostenuto congiuntamente da parte del Pd e dal Pdl, Franco Marini, non ha raggiunto il quorum di 672 voti, attestandosi a quota 520, mentre il suo sfidante diretto, Stefano Rodotà, ne ha ottenuti 240. La cronaca del nostro inviato a Montecitorio, Alessandro Guarasci:

    Franco Marini alla prima votazione non ce l’ha fatta, non ha raggiunto il quorum dei 672 voti indispensabili per eleggere il nuovo capo dello Stato. Un risultato che alcuni si aspettavano, visto che questa mattina Franco Marini, secondo le indiscrezioni, sarebbe potuto passare alla prima votazione ma solo per una manciata di voti. Secondo nel gradimento Stefano Rodotà che, è da notare, ha preso più voti dei deputati e dei senatori del Movimento Cinque Stelle che lo hanno candidato. A incidere su questo risultato, la spaccatura all’interno del Partito Democratico: Marini, senatore del Pd, era stato proposto ieri sera dal segretario Pierluigi Bersani, ma subito era arrivato il “no” dei parlamentari vicini al sindaco di Firenze, Matteo Renzi.

    Contro Marini, durante tutta la mattinata, si sono espressi vari esponenti del Pd, convinti che non fosse una scelta che esprimesse cambiamento. A favore di Marini, almeno ufficialmente, anche il Pdl, la Lega e Scelta Civica, ma non è da escludere che anche tra questi schieramenti vi siano stati dei franchi tiratori. Alle 15.30 la seconda votazione. Le cose a questo punto sono due: o Bersani tenterà il tutto per tutto e riproporrà Marini, mettendo quindi in gioco anche se stesso, oppure emergerà un altro nome su cui far convergere la quota più alta di consensi per eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

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    Chiuso 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Beccegato: è l'ora della carità intelligente

    ◊   In Italia la crisi economica ha provocato un forte aumento della povertà: nei primi sei mesi del 2012, il 15,2 % in più di italiani, rispetto all’anno precedente, si sono rivolti ai Centri di ascolto Caritas. Una domanda incalzante che richiede risposte concrete di diverso tipo. Di tutto questo si è parlato a Montesilvano, in privincia di Pescara, dove si è concluso oggi il 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Cinque gli ambiti di confronto a cui hanno partecipato i circa 600 delegati di 158 Caritas di tutta Italia: migranti, famiglie, giovani, solitudini e dipendenze. Antonella Palermo ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, come sia cambiato il modo di sostenere le persone in difficoltà in questi ultimi anni:

    R. – Abbiamo bisogno sempre di più di una carità "intelligente", di una carità documentata, di una carità seria, anche organizzata. In questo senso, sta veramente cambiando negli ultimi anni il nostro modo di vivere la carità. Avevamo già fatto i passi nei decenni precedenti, passando dall’assistenza alla promozione umana, allo sviluppo. Adesso, ci sono nuove sfide, come il tema della finanza, per esempio, che ci impone delle risposte. Abbiamo quindi aperto sportelli specifici per gli imprenditori, per evitare ulteriori suicidi. Abbiamo avviato tutta una serie di iniziative legate al microcredito e quindi una finanza vissuta positivamente. Abbiamo migliorato gli sportelli di carattere psicologico per la crisi, che vediamo come spesso frantumi dal di dentro le famiglie. La perdita del lavoro, infatti, provoca un crollo dal punto di vista psicologico, sociale e collettivo. Ci vengono, dunque, richieste forme nuove di carità, forme intelligenti, che sappiano poi fare anche rete con altre strutture del territorio. Non lavorare quindi da soli, ma in un quadro più ampio.

    D. – Caritas italiana è impegnata a fronteggiare tante emergenze legate alla povertà, ma come garantire la trasparenza in questi aiuti?

    R. – Per quanto riguarda gli aiuti, un tema molto importante è la trasparenza. Non basta più la fiducia nella realtà, nell’istituzione che ben gestisce i fondi raccolti: occorre mostrarlo e dimostrarlo costantemente con i fatti. La pubblicazione, la certificazione dei propri bilanci, il rendere conto di quanto si fa nei dettagli, il mostrare oltre i numeri i volti, le foto, i video e usare tutti i canali comunicativi contemporanei, per far vedere che un intervento anche andato a buon fine, per esempio, è sostenibile nel tempo.

    D. – La crisi economica aumenta la solidarietà o la frena?

    R. – Generalmente, direi che l'aumenta almeno a livello delle intenzioni, nei rapporti di vicinato, di quotidianità, di capire cosa vuol dire essere nel bisogno. Penso al debito dei Paesi poveri: adesso che noi abbiamo il problema finanziario, capiamo di più quello che prima riguardava altri. Diminuisce, però, certamente il contributo economico delle persone, perché la crisi colpisce duramente l’Italia, in particolare, ma non solo, e quindi certamente il contributo economico che la gente può dare comincia a segnare il passo.

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    Presentato al Bambin Gesù il primo cuore artificiale totalmente impiantabile per bimbi

    ◊   E' stato presentato oggi, presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, un nuovo cuore artificiale che, insieme all’utilizzo di cellule staminali per rigenerare il muscolo cardiaco, può rappresentare la soluzione per gli oltre quattromila bambini che ogni anno nascono in Italia affetti da malattie cardiache. Bisognerà aspettare un anno o due per il primo impianto del nuovo organo artificiale di soli 40 grammi, totalmente impiantabile, pensato per i bambini dai 2 ai 15 anni. Si tratta del primo prototipo di pompa alimentata da un cavo collegato a batterie esterne. Inserita nel ventricolo sinistro, è in grado di spingere il sangue in tutto il corpo, in attesa di un trapianto d'organo. In alcuni casi selezionati, potrà tuttavia rappresentare anche una soluzione definitiva. Il progetto è stato realizzato con il sostegno di Conad e della Nazionale italiana cantanti. Tra il 2010 e il 2012, il nosocomio romano, primo a realizzare un trapianto di cuore artificiale nel 2002, ha coperto il 50% degli interventi di questo tipo in Italia. Oggi, l’insufficienza cardiaca rappresenta una problematica a livello globale. Lo conferma Antonio Amodeo, responsabile dell’Unità assistenza meccanica cardiocircolatoria. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – È un problema enorme. Se pensiamo che negli Stati Uniti ci sono 5,8 milioni di persone che soffrono di insufficienza cardiaca, questo ci fa capire la magnitudo del problema. Di pari passo, anche la popolazione pediatrica ha questo problema e questo ovviamente ha creato la necessità di nuovi percorsi terapeutici.

    D. – Per quanto riguarda i bambini, il trapianto “naturale” appare più difficoltoso chiaramente…

    R. – Attualmente, il trapianto di cuore rappresenta l’unica reale opzione per i bambini con insufficienza cardiaca grave. Ma il problema è che di trapianti se ne fanno sempre meno e i bambini che necessitano di trapianto sono sempre di più. Per questo motivo, dobbiamo cercare strade alternative. I percorsi più attuali sono chiaramente la ricerca di nuovi cuori artificiali miniaturizzati pediatrici e la terapia con cellule staminali.

    D. – Parliamo del nuovo cuore artificiale: in cosa differisce da quello che già conosciamo?

    R. – La differenza è che attualmente i cuori artificiali che esistono per la popolazione pediatrica sono i cuori “paracorporei”: necessitano che il bambino sia ospedalizzato, a letto, con una consolle molto grande. I bambini poi devono aspettare in ospedale il cuore da trapiantare. Invece, il nuovo cuore artificiale permetterà ai bambini di essere dimessi dall’ospedale, andare a casa, fare una vita molto vicina alla normalità e aspettare nell’ambiente familiare il trapianto di cuore.

    D. – In attesa di un trapianto di cuore “naturale”…

    R. – Stiamo lavorando anche per miniaturizzare dei cuori che in un futuro potranno non aver bisogno neanche della terapia anticoagulante. Allora in quel caso – ovviamente si parla di progetti futuri – si potrà anche pensare a cuori artificiali miniaturizzati che potrebbero anche non aver più bisogno del trapianto.

    D. – A questo nuovo cuore artificiale si associa la terapia rigenerativa miocardica tramite cellule staminali. Di cosa si tratta?

    R. – E’ ormai chiaro che il cuore ha una capacità rigenerativa autonoma. Le ricerche in questi ultimi anni hanno portato ad avere dei risultati molto buoni negli adulti, per quanto riguarda la terapia con cellule staminali miocardiche. Abbiamo iniziato in fase sperimentale con le cellule staminali pediatriche miocardiche, prelevate dallo stesso bambino, e poi una volta espanse iniettate nello stesso bambino malato. Speriamo che, nel giro di tre anni, dalla fase pre-clinica si arriverà alla fase clinica con dei risultati sovrapponibili a quello che attualmente iniziamo a vedere nella popolazione adulta.

    D. – In una congiuntura economica tanto difficile, come portare avanti progetti tanto ambiziosi?

    R. – La domanda è estremamente pertinente. Abbiamo la fortuna di avere il gruppo Conad che ci sostiene in questo e collaborazioni con i più grossi centri mondiali: Harvard e ovviamente il Policlinico Cattolica di Roma.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan: mandato d’arresto per l’ex Presidente Musharraf

    ◊   Scadeva oggi la libertà provvisoria concessa all’ex Presidente del Pakistan Pervez Musharraf. L’ex “uomo forte” di Islamabad, coinvolto in diverse inchieste, tra cui quella sull’assassinio della statista Benazir Bhutto, chiedeva oggi nuovamente un’estensione del provvedimento, già ottenuta in passato, dietro pagamento di una cauzione; ma l’Alta Corte di Islamabad ha respinto nettamente la richiesta. E’ così che è scattato immediatamente il mandato di cattura che, a quanto riferisce il quotidiano “Dawn”, sarebbe legato all’arresto di decine di generali a seguito della proclamazione di uno stato di emergenza nel 2007. Subito dopo l’ordine d’arresto, l’ex Presidente ha lasciato precipitosamente il tribunale scortato da reparti paramilitari e si è rifugiato nella sua villa di Chak Shazhad alla periferia di Islamabad. Gli agenti del tribunale hanno tentato di arrestarlo subito, ma le sue guardie del corpo hanno impedito agli agenti di eseguire l’ordine di detenzione. Un suo portavoce ha subito chiarito ai giornalisti che Musharraf “non è scappato” e che “è sotto la protezione del Governo pakistano”. Tornato in patria da Dubai lo scorso 24 marzo, dopo un esilio volontario di quattro anni in Inghilterra, Musharraf aveva annunciato l’intenzione di candidarsi alle elezioni previste l’11 maggio in un collegio elettorale di Chitral (nel nord-ovest del paese), e alle presidenziali del 2014, ma la sua richiesta era stata rigettata da un tribunale di Peshawar. (G.F.)

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    Pakistan. Attacchi terroristici a candidati e partiti politici: appello dei cristiani per la democrazia

    ◊   La violenza politica devasta il Pakistan. Mentre si avvicinano le elezioni generali dell’11 maggio, si susseguono attacchi terroristici contro candidati e partiti politici. “Siamo molto preoccupati per questa ondata di violenza. Gli attacchi mirano a creare tensione e instabilità e attentano al sistema democratico faticosamente costruito in Pakistan, magari cercando di far rimandare il voto. Inoltre hanno in spregio la visione di dignità dell’uomo, di diritti umani, e convivenza pacifica che sono le basi del vivere civile”, spiega all’agenzia Fides il domenicano padre James Channan, direttore del “Centro per la Pace” di Lahore. “Credo questa sia una questione molto grave, che il governo debba prendere in mano ed è materia anche per le forze di sicurezza e di intelligence, perché i gruppi terroristi sono noti”, afferma il sacerdote. L’appello della comunità cristiana è “per elezioni pacifiche, trasparenti, in cui i cittadini possano esprimersi liberamente” e perchè nella vita politica e sociale “siano rispettati valori come uguaglianza, democrazia, cittadinanza, libertà religiosa, armonia”, conclude. A condannare con forza gli attentati terroristici è anche la società civile: la “Human Rights Commission of Pakistan” (Hrcp), la maggiore Ong del Paese, ha invitato il governo a proteggere i leader politici da gruppi che “ intendono sabotare il processo elettorale”. “Il clima di paura e di intimidazione che circonda la campagna elettorale ha un impatto negativo sulle elezioni libere e giuste”, afferma l’Ong in una nota inviata a Fides. La Hrcp denuncia, in particolare, la violenza contro l’ “Awami National Party” (Anp), dato che suoi rappresentanti sono stati attaccati in Swat, Shabqadar e molti altri luoghi. “E’ indispensabile che le forze democratiche affrontino con la dovuta consapevolezza la minaccia che questi attacchi comportano per la democrazia e per il Paese, mostrando la volontà di combatterli insieme”. Fra gli attacchi di maggiore entità, negli ultimi giorni, un attentato suicida in una riunione dell’ “Awami National Party” a Peshawar ha ucciso 16 persone; un attentato ha colpito il convoglio di Sanaullah Zehri, leader del “Pakistan Muslim League” (N) in Beluchistan, con tre morti; Fakhurl Islam, candidato del partito “Muttahida Quami Movement” è stato ucciso a Hyderabad da due sicari in motocicletta. (R.P.)

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    Venezuela. La Chiesa per il riconteggio dei voti: rafforzerebbe Consiglio nazionale elettorale

    ◊   “Esortiamo i leader politici e sociali a non usare un linguaggio offensivo, denigratorio e infiammatorio. Al fine di evitare scontri per le strade che spesso si traducono in violenza e talvolta nella morte di persone. Come cristiani siamo tenuti a stare dalla parte dei più deboli, dobbiamo perdonare e lottare per fare prevalere l'unione sulla divisione, l'amore sull'odio, la pace sulla violenza” afferma un comunicato inviato all'agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Venezuela, dove rimane alta la tensione dopo i violenti scontri post elettorali, che hanno provocato almeno 7 morti mentre la polizia ha effettuato diversi arresti. I vescovi si propongono come garanti per facilitare il dialogo politico dopo che il voto del 14 aprile scorso ha spaccato in due il Paese tra il leader "chiavista" Nicolas Maduro che ha conquistato il 50,66% dei consensi e il capo dell'opposizione Henrique Capriles che ha ottenuto il 49,07% dei suffragi con uno scarto ridottissimo di voti. "La pace sociale e politica del Paese - scrivono i vescovi - esigono il riconoscimento reciproco delle due fazioni maggioritarie del popolo venezuelano, poichè ignorarsi a vicenda - osservano - non consentirà nessun piano di governo così come il contributo alternativo dell'altra parte". Ieri, Henrique Capriles ha deciso di rinunciare alla manifestazione a Caracas, dopo che il presidente eletto Nicolás Maduro ha annunciato l’intenzione di vietarla. Lo scopo era raggiungere la sede del Cne (Consiglio nazionale elettorale), per consegnare ai responsabili la richiesta di una verifica del risultato delle elezioni presidenziali. Capriles - precisa l'agenzia Misna - ha presentato formalmente la richiesta di effettuare un nuovo conteggio dei voti delle presidenziali di domenica, vinte con un vantaggio inferiore al 2% da Nicolás Maduro, per presunte irregolarità che a suo dire interesserebbero oltre un milione di suffragi. Capriles ha chiesto al Consiglio nazionale elettorale (Cne) la revisione del 100% delle schede. "Questa sollecitudine - precisa l'episcopato venezuelano - non vuole disconoscere il lavoro del Cne, ma al contrario rafforzerebbe l'autorità morale dell'organismo dando al tempo stesso tranquillità alla popolazione". (R.P.)

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    Nuova Zelanda: approvate le nozze gay. I vescovi: "il matrimonio uomo-donna è di tutte le culture"

    ◊   “Troviamo singolare che si discrediti una visione del matrimonio che ha le sue origini nella natura umana e che è comune a tutte le culture”. Con queste parole riprese dall’agenzia Apic, il Presidente della Conferenza episcopale neo-zelandese, mons. John Dew, ha commentato a caldo la legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Il Parlamento di Wellington ha infatti approvato oggi a larghissima maggioranza e in via definitiva un emendamento alla legge che regolava i matrimoni. Il nuovo testo, approvato con 77 voti contro 44, ridefinisce il matrimonio come unione fra due persone, piuttosto che fra un uomo e una donna. Proposta, presentata dalla laburista Louisa Wall, è stata appoggiata dal Premier conservatore John Key. Con la sua approvazione la Nuova Zelanda va ad allungare la lista dei 12 Paesi che consentono il matrimonio omosessuale: dopo Olanda, Belgio, Canada, Sudafrica, Argentina, Spagna, Portogallo, Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda e Uruguay, che ha approvato la nuova legge proprio questo mese. A questi vanno aggiunti nove Stati Usa (Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, New York, Maine, Maryland, Iowa, Washington più il District of Columbia), a quello brasiliano di Alagoas, al messicano Quintana Roo e allo stesso distretto federale di Città del Messico. (L.Z.)

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    Centrafrica. L’arcivescovo di Bangui: “più di mille persone rifugiate all’ospedale”

    ◊   “Sono più di mille le persone che si sono rifugiate all’ospedale di Bangui, in fuga dagli scontri e dai saccheggi in diversi quartieri della capitale” dice all’agenzia Fides mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui che ieri ha effettuato una visita al principale nosocomio della capitale centrafricana. “Queste persone si sono rifugiate all’ospedale almeno per potere dormire. Tra loro vi sono molti bambini ed anziani che si aggiungono ai degenti. Il nostro lavoro è quello di portare loro conforto materiale e spirituale insieme all’equipe della Caritas” dice mons. Nzapalainga. La sicurezza a Bangui, come nel resto del Paese, rimane estremamente precaria, al punto che il Primo Ministro Nicolas Tiangaye ha chiesto l’aiuto della Francia e della Fomac (Forza Multinazionale dell’Africa Centrale) per “eseguire operazioni di sicurezza di Bangui e di tutte le regioni del Paese”. Mons. Nzapalainga conferma infatti che “a Bangui si odono i crepiti delle armi e la paura rimane nelle teste e nei cuori della popolazione. Sono soprattutto i bambini a preoccuparmi, che sembrano vivere in uno stato comatoso. Abbiamo deciso di donare loro dei palloni da calcio per cercare di farli giocare. Proprio in questo momento sto per incontrarmi con un gruppo di orfani in un quartiere che ha subito violenti saccheggi, per distribuire cibo e portare conforto” conclude l’arcivescovo. (R.P.)

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    Usa: i vescovi salutano l’intesa bipartisan al Senato per la riforma dell’immigrazione

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti salutano con soddisfazione l’accordo raggiunto dal gruppo bipartisan di otto senatori, quattro Democratici e quattro Repubblicani, per l’attesa riforma dell’immigrazione. La bozza sulla quale è stata raggiunta l’intesa è stata presentato ieri al Senato e prevede, tra l’altro, un percorso verso la cittadinanza per 11 milioni di immigrati senza documenti, nuove regole sui visti per la manodopera non specializzata e nuove risorse finanziarie per garantire la sicurezza alle frontiere. “I vescovi sono pronti ad esaminare con attenzione la proposta” , ha dichiarato il Presidente della Commissione episcopale sulla migrazione mons. José Gomez che si è complimentato con il “Gruppo degli Otto” per il “coraggio e la capacità di leadership” dimostrata per raggiungere l’accordo, senza peraltro entrare nel merito del provvedimento. L’arcivescovo di Los Angeles ha solo precisato che l’episcopato è pronto a collaborare con il Congresso per migliorare, se necessario, il testo, in linea con le proposte di riforma suggerite dai vescovi americani in questi anni. Egli ha citato in particolare la lettera pastorale “Strangers no Longer Together on the Journey of Hope” elaborata nel 2003 insieme ai vescovi messicani. Tra i suggerimenti proposti nel documento: la definizione per gli immigrati senza documenti di un percorso verso l’ottenimento in tempi ragionevoli della cittadinanza; la promozione dei ricongiungimenti familiari eliminando lentezze burocratiche; quella di un programma che permetta ai lavoratori immigrati meno qualificati di entrare legalmente e in sicurezza negli Stati Uniti, consentendo loro fare domanda di residenza definitiva ed eventualmente anche di cittadinanza; il ripristino delle misure a tutela degli immigrati abolite nel 1996 dalla “Illegal Immigrant Responsibility and Immigration Reform Act”; l’adozione di politiche che affrontino alla radice le cause dell’immigrazione irregolare, segnatamente le persecuzioni o redditi troppo bassi nei Paesi di origine e misure di tutela per le categorie più vulnerabili come i rifugiati, i richiedenti asilo e i minori non accompagnati. Come è noto, da tempo i vescovi americani conducono un’intensa battaglia per una riforma complessiva dell’immigrazione che bilanci il rispetto dello stato di diritto con la tradizione di accoglienza del Paese. Lo scorso mese di marzo lo stesso mons. Gomez, che ha origini messicane, aveva definito la riforma la più urgente emergenza dei diritti civili del nostro tempo. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Uruguay: alla Plenaria dei vescovi ribadita la difesa della vita e del matrimonio tra uomo e donna

    ◊   La difesa della vita dal momento del concepimento e la tutela della famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna sono stati i temi principali analizzati dalla Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu), riunitasi in Assemblea plenaria dal 10 al 16 aprile. Nel comunicato finale, diffuso al termine dei lavori, i presuli si soffermano, innanzitutto, sull’iniziativa popolare di oltre 68mila cittadini che hanno presentato la propria firma alla Corte elettorale per indire un referendum abrogativo della legge sull’aborto. La normativa, approvata nell’ottobre scorso con una ristretta maggioranza, prevede l’aborto fino alla 12.ma settimana e in altri casi fino alla 14.ma, previa consultazione con una commissione di medici, psicologi e assistenti sociali. L’interruzione volontaria di gravidanza può essere, invece direttamente autorizzata in caso di rischio grave per la salute della madre, stupro o possibili malformazioni del nascituro. A tal riguardo, la Ceu ricorda quanto già affermato nei mesi scorsi, ovvero che “i diritti umani ed in particolare il diritto primario alla vita non possono essere oggetto di maggioranze legislative o elettorali di circostanza”. Viene ribadita, quindi, la necessità che la legislazione del Paese “rispetti il diritto alla vita umana a partire dal concepimento”. Altro punto scottante all’ordine del giorno, la legge recentemente approvata dal Parlamento con cui si legalizza il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso: “L’utilizzo del nome ‘matrimonio’ per questo tipo di unione – scrivono i vescovi di Montevideo – contraddice la natura del matrimonio, in quanto unione tra un uomo e una donna, base naturale della famiglia”. Inoltre, la Ceu evidenzia come tale normativa “metta a rischio i diritti dei figli, i quali potrebbero diventare un mero oggetto soprattutto nel caso in cui si parli di adozione come diritto di tutti i tipi di ‘matrimonio’, senza tener conto dell’interesse primario del bambino, ovvero crescere, se possibile, con un punto di riferimento chiaro, sia materno che paterno”. Guardando, poi, in generale alla situazione del Paese, i vescovi riscontrano alcune sfide urgenti, come le migrazioni interne, che creano squilibri demografici; le disuguaglianze economiche; l’aumento dell’inflazione e del tasso di disoccupazione; la povertà che colpisce soprattutto i bambini. Al contempo, i presuli rilevano che anche la Chiesa si trova davanti a questioni cruciali: rafforzare il ruolo dei laici, contribuire alla formazione morale dei fedeli, ribadire la loro vocazione e identità e “riaffermare la promozione umana come parte integrale dell’evangelizzazione”. La Ceu riflette, inoltre, sull’atto di rinuncia al ministero petrino presentato da Benedetto XVI, ricordando “il suo ricco magistero e la sua vicinanza pastorale all’America Latina”; riguardo a Papa Francesco, i vescovi auspicano poi che il suo Pontificato possa “continuare ad animare la nuova evangelizzazione del continente”. Infine, i vescovi illustrano il programma per celebrare, il 2 e 3 luglio prossimi, il bicentenario della nascita del Servo di Dio Jacinto Vera, primo vescovo dell’Uruguay: per l’occasione, si terrà una Santa Messa nella cattedrale di Montevideo e verrà inaugurato un monumento del presule, situato di fronte dalla cattedrale di Canelones, della quale fu parroco. (A cura di Isabella Piro)

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    Madagascar: al via il dialogo nazionale mediato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Sono iniziati oggi, presso la sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane (Ffkm) di Antananarivo i colloqui di riconciliazione nazionale, per cercare di far uscire il Madagascar dalla crisi politica istituzionale iniziata nel 2009 con le dimissioni forzate del Presidente Marc Ravalomanana. Vi partecipano i principali leader politici e rappresentanti della società civile. Tra questi vi sono gli ex Presidenti Didier Ratsiraka e Albert Zafy, oltre all’attuale Presidente dell’Autorità di transizione, Andry Rajoelina. Marc Ravalomanana, invece è rimasto in Sudafrica, dove risiede in esilio dal 2009. L’Ffkm guidato dall’arcivescovo cattolico di Antananarivo, mons Odon Marie Arsène Razanakolona, mira all’elaborazione di una dichiarazione d’intenti firmata da tutti i partecipanti in vista delle elezioni presidenziali di luglio. (R.P.)

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    Senegal: appello del capo ribelle di Casamance a disarmare e dialogare

    ◊   Un appello a tutte le fazioni del Movimento delle forze democratiche di Casamance (Mfdc) “da nord a sud, da est a ovest a abbandonare le armi per aderire a un terzo cessate il fuoco”: a lanciarlo è stato Ousmane Gnantang Diatta, uno dei capi della ribellione indipendentista attiva da 30 anni nella povera regione meridionale senegalese di Casamance. Dopo un lungo periodo di convalescenza trascorso in Spagna - riferisce l'agenzia Misna - Diatta ha scelto di rivolgersi agli uomini dell’Mfdc davanti alle telecamere dell’emittente televisiva pubblica ‘Rts’. Il capo ribelle è apparso vestito di bianco, il colore della pace, nel mezzo delle fitte foreste della Casamance e ha suggerito l’apertura di “negoziati sinceri, giusti e nella disciplina per trovare le migliori soluzioni” al conflitto trentennale e alle sofferenze patite dai civili. Secondo Diatta lo svolgimento dei negoziati potrebbe essere affidato a comitati di monitoraggio “che verranno creati in tutta la regione meridionale e saranno coordinati dal segretario generale del Mfdc”. Ha inoltre invitato tutte le fazioni del movimento ad unirsi. Nel giugno 2010 Diatta si è presentato per la prima volta come il comandante delle forze combattenti sul terreno, al posto di César Attoute Badiate. Rivolgendosi al presidente Macky Sall, il leader ribelle ha chiesto anche al Capo dello Stato di “vigilare personalmente sul cessate il fuoco che sarà decretato”. Dopo il suo insediamento un anno fa, Sall e il suo governo hanno ribadito la volontà di rilanciare il processo di pace con la ribellione della Casamance. Lo scorso ottobre a Roma, presso la Comunità di Sant’Egidio, si sono incontrati delegati del presidente Sall e una delegazione nominata dal leader indipendentista Salif Sadio, capo dell’ala disposta a sedersi al tavolo dei colloqui con Dakar. A dicembre otto militari senegalesi prigionieri del Mfdc sono stati liberati in seguito alla mediazione di Sant’Egidio mentre le autorità di Dakar non intenderebbero più spiccare mandati di cattura nei confronti dei capi ribelli. Ma al recente riavvicinamento tra il governo e una fazione della ribellione è corrisposta sul terreno una nuova ondata di insicurezza lungo le strade che ricollegano la Casamance al vicino Gambia e alla Guinea Bissau. Oltre al gran numero di vittime il lungo conflitto indipendentista viene considerato un ostacolo allo sviluppo economico di una regione a forte potenziale agricolo e turistico mentre la popolazione si sente ancora emarginata. (R.P.)

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    Pakistan: ucciso da un musulmano un giovane cristiano

    ◊   Un colpo di pistola in faccia: così è stato ucciso un giovane cristiano da un musulmano in Pakistan. A darne notizia è l’agenzia Fides, che racconta dell’omicidio di Allah Ditta, 20enne cristiano, avvenuto a 30 km da Lahore, capitale del Punjab. Il giovane viveva nel villaggio di Manga Mandi, dove risiedono circa 150 famiglie cristiane, tutte in un unico quartiere. Il ragazzo faceva il lavoratore domestico per sostenere le sue cinque sorelle, una delle quali disabile, e i genitori 70enni. L’organizzazione cristiana “The Voice Society” ha riferito a Fides che lo scorso 4 aprile alcuni ragazzi musulmani tra i 17 e i 19 anni erano entrati nel quartiere cristiano, infastidendo alcune ragazze. Poi avevano cominciato ad insultare anche la sorella disabile di Ditta, che stava passando insieme a lui. Il ragazzo allora ha risposto, allontanando il gruppetto di giovani musulmani i quali hanno risposto: “Un cristiano non deve permettersi, perché i musulmani sono superiori e i cristiani sono i nostri schiavi”. Il litigio è andato avanti di fronte ad alcuni testimoni, finché Sadam, uno dei giovani bulli, ha tirato fuori una pistola, sparando ad Allah Ditta alla testa. Nella denuncia depositata dalla polizia (First Information Report), giunta sul posto un’ora dopo, si legge che “i ragazzi musulmani stavano controllando i proiettili nella pistola, quando un proiettile è partito accidentalmente”, e si tratta dunque di un incidente. Gli avvocati cristiani della famiglia Ditta hanno presentato una denuncia integrativa per ottenere giustizia. “I cristiani vivono nella paura e sotto costante minaccia di morte. Possono esser assassinati in qualsiasi momento – ha commentato l’avvocato cristiano di “The Voice Society”, Aneeqa Maria Akhtar, in una nota inviata a Fides – La polizia, invece che far rispettare la legge, accetta tangenti dagli autori dei reati: è spaventoso”. (E.S.)

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    Nepal: denunciati aborti forzati per controllare le minoranze religiose

    ◊   In Nepal, la National Women Commission (organizzazione del Governo nepalese che protegge i diritti delle donne) ha denunciato la pratica, seguita da un numero crescente di medici, di costringere le donne a compiere aborti forzati e illegali. Ne riferisce l’agenzia AsiaNews, che ha riportato le parole di Mohana Ansari, portavoce della Commissione: "Se una ragazza rimane incinta è suo diritto dare alla luce il bambino, ma molti medici continuano ad abusare del loro potere e per questa ragione ci rivolgeremo alla Corte Suprema". La Ansari ha portato alla luce casi di donne incinte rinchiuse in stanze anguste per dei controlli e poi violentate. "Una ragazza – ha spiegato – ha mostrato un video girato da un ginecologo per mostrare la sofferenza di un parto e convincere così le giovani donne, soprattutto quelle più povere, ad abortire". Secondo la Ansari, alla base del fenomeno degli aborti forzati ci sarebbero ragioni religiose ed economiche: limitare intanto le nascite delle minoranze cristiane e musulmane, ma anche girare video scandalosi che mostrino le parti intime delle giovani donne, o ancora incassare denaro pubblico destinato agli aborti terapeutici. Dal 2002 in Nepal è legale l’interruzione della gravidanza ma soltanto in caso di rischio per la salute della donna o del bambino, nei casi di stupro, o se la donna è incapace di intendere e di volere. L’aborto selettivo o forzato è illegale. Secondo le leggi nepalesi sarebbe possibile punire questi medici, provando le violazioni etiche e professionali, ma non è facile, come ha spiegato l’attivista per i diritti umani Mera Dhungana: “Dietro agli aborti illegali vi sono molti interessi. I medici che lo praticano spesso sono protetti dai politici o dai leader religiosi". (E.S.)

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    Vietnam: cattolici pregano la Madonna per la liberazione degli attivisti del Vien Tan

    ◊   Con speciali preghiere alla Madonna, nella giornata dedicata ogni mese alla Vergine, i cattolici vietnamiti seguiranno il processo di appello dei 14 attivisti cristiani - 13 cattolici e un protestante - in calendario il prossimo 24 aprile. L'inizio dell'udienza presso la corte della provincia di Nghe An, nel nord, è fissato per le 7.30 del mattino e l'intera comunità è già in fermento per la sorte del gruppo di giovani. Nelle scorse settimane parenti e amici hanno lanciato una raccolta firme per la loro liberazione. Essi sono finiti in carcere con condanne che variano dai 13 ai tre anni di prigione, cui si sommano arresti domiciliari e libertà vigilata, per generiche accuse di "terrorismo" e propaganda contro lo Stato e il governo comunista, in violazione all'articolo 79 del Codice penale. Gli attivisti - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono finiti alla sbarra perché parte di un movimento detto Viet Tan, gruppo non violento che sostiene la democrazia e ha legami con gli Stati Uniti, che le autorità considerano "terrorista". Secondo testimoni del processo, gli imputati hanno spesso rivendicato che il loro impegno era solo un aiuto alla popolazione, diffondendo notizie e critiche sulla corruzione dei membri del partito e del governo e sul loro arricchirsi durante la crisi finanziaria. Nelle scorse settimane essi avrebbero subito abusi e maltrattamenti in prigione; le autorità carcerarie avrebbero inoltre negato medicine e altri generi di prima necessità, oltre che vietare la lettura di giornali, libri e materiale per la scrittura. La condanna degli attivisti ha destato sdegno fra i cattolici del Vietnam e della diaspora, che hanno bollato come "barbara" e iniqua la sentenza comminata dai giudici in nome e per conto delle autorità comuniste. Ad oggi quasi 29mila persone - fra cui alcuni vescovi - hanno firmato la "dichiarazione di intenti" che chiede al governo di restituire la libertà ai "giovani patrioti". Assieme ai prelati, vi sono anche le firme di autorevoli personalità del buddismo locale e numerosi sacerdoti. Il gruppo è ormai un'icona della "lotta coraggiosa" e "non violenta" contro gli abusi e la corruzione che alberga nel partito. Per promuovere la loro battaglia pacifica essi hanno promosso attività sociali e campagne di sensibilizzazione in chiave nazionalista, fra cui una presa di posizione netta contro "l'imperialismo" di Pechino nel mar Cinese meridionale. Il 24 di ogni mese i cattolici del Vietnam pregano la Vergine Maria; questo mese le intenzioni saranno tutte rivolte alla liberazione degli attivisti. Intanto le preghiere delle famiglie dei giovani cattolici hanno avuto una vasta eco in tutto il mondo, sebbene le autorità provinciali di Nghe An continuino con la politica del pugno di ferro "condannando persone innocenti con la sola colpa di avere a cuore le sorti della nazione". (R.P.)

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    Taiwan: la Chiesa “vicina a Papa Francesco nella sfida per l’evangelizzazione”

    ◊   La Chiesa di Taiwan "esprime la sua vicinanza al Papa e alla Chiesa universale e si impegna, ognuno nel proprio quotidiano, alla continua missione di evangelizzazione". Lo ha detto il card. Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nel corso dell'omelia pronunciata durante la messa di ringraziamento per l'elezione di Francesco, celebrata lo scorso 14 aprile a Taipei. Nella parrocchia della Sacra Famiglia erano presenti tutti i vescovi di Taiwan, tutti i sacerdoti della capitale, mons. Paul Russell, incaricato per la Santa Sede a Taipei, e moltissimi fedeli. Oltre a questa grande partecipazione, la Chiesa taiwanese offre molti altri esempi di attività: diverse le iniziative cattoliche di questa settimana. Nella consueta "tre giorni" che si tiene ogni anno, ad esempio, più di ottanta insegnanti delle scuole cattoliche, docenti di religione e docenti di sostegno agli alunni in difficoltà sono riuniti a Kaohsiung per scambiarsi idee sul metodo di insegnamento, fare il punto della situazione sul nuovo programma educativo nazionale e prevedere linee comuni di approccio alle varie discipline che permettano maggior scambio e collaborazione tra la rete di tutte scuole cattoliche dell'isola. Nel prossimo fine settimana, infine, 150 persone appartenenti alle diverse comunità taiwanesi della Comunità di vita cristiana, aperte 60 anni fa dalla Compagnia di Gesù anche a Taiwan e costituite da membri laici di tutte le età, si raduneranno nel centro di spiritualità di Changhua, sia per celebrare il 450simo anniversario della loro nascita a Roma, sia per delineare ancora meglio le strategie di missione all'interno del mondo cinese fortemente affamato di spiritualità. Il prof. James Tsai, docente alla National Taiwan University di Taipei, dice all'agenzia AsiaNews: "Qualche anno fa eravamo incerti sul nostro futuro - il riferimento è al fatto che rispetto alla sua generazione i giovani cattolici sembrava stessero diminuendo - ma per fortuna abbiamo dovuto ricrederci, perché negli ultimi cinque-sei anni un forte gruppo di universitari e neolaureati sono entrati a far parte del nostro cammino di formazione e di missione. Questo è un grande incoraggiamento per la chiesa di Taiwan e per la missione nel mondo cinese in cui siamo impegnati: abbiamo ricevuto tanto, vogliamo dare ancora di più!". (R.P.)

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    Francia: i vescovi propongono la via del dialogo sociale per uscire dalla crisi

    ◊   La via del dialogo sociale tra tutte le parti coinvolte per uscire dalla crisi socio-economica che si sta abbattendo anche in Francia. È quanto propongono i vescovi francesi in un documento presentato ieri a Parigi, dove da martedì è in corso l'Assemblea plenaria che si conclude oggi. Negli ultimi mesi anche in Francia si respira un clima sociale pesante soprattutto dopo l’annuncio di piani di ristrutturazione da parte di grandi aziende come Peugeot-Psa, Goodyear e Renault che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro. Una situazione confermata da un recente rapporto presentato dalla Fondazione Abbé Pierre dal quale emerge che nel Paese ci sono 3,1 milioni di disoccupati (10,8% in più rispetto allo scorso anno) e che il mese di dicembre 2012 è stato il 19° mese consecutivo di aumento della disoccupazione. Con la pubblicazione del loro documento, preparato dal Consiglio famiglia e società – riporta l’agenzia Sir - i vescovi, dimostrano di essere sensibili al problema. “Oggi - si legge – è sempre più necessario che la Chiesa prenda la parola per dire la sua solidarietà a coloro che sono colpiti dalla crisi e a coloro che, a diversi livelli, esercitano le loro responsabilità per scongiurarla o correggerne gli effetti negativi”. I vescovi invitano, però, anche a “guardare più lontano” per cercare soluzioni ai gravi problemi. E la via indicata è quella del “dialogo sociale”. Di fronte ai piani di ristrutturazione in atto, “non si può dimenticare che l’impresa è una comunità umana”, sottolinea il documento. E secondo l’insegnamento sociale della Chiesa, l’impresa esiste come comunità umana di lavoro dove i lavoratori, i dirigenti e gli azionisti vivono in una dimensione di interdipendenza per cui devono poter cercare insieme i mezzi per servire il bene comune dell’impresa stessa”. I vescovi chiedono a imprenditori e azionisti di considerare la sofferenza che i licenziamenti rappresentano per le persone coinvolte per assumere misure adeguate. Allo stesso tempo, invitano gli imprenditori e i rappresentanti sindacali a prendere atto di quelle ristrutturazioni che le evoluzioni tecnologiche e le tendenze di mercato rendono inevitabili. L’appello finale è quello di promuovere il “dialogo sociale in vista del bene comune”, in uno “spirito di giustizia dove gli sforzi sono proporzionati alle capacità di assumerli”. (L.Z.)

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    Gruppo Allianz: al padre Lombardi il titolo di "Comunicatore dell'anno"

    ◊   Padre Federico Lombardi è stato insignito oggi dal Gruppo Allianz del titolo di "Comunicatore dell'anno" su proposta dei responsabili della comunicazione delle filiali di tutto il mondo della grande società assicurativa, riuniti a Roma. Le motivazioni del premio della Allianz definiscono padre Lombardi ''esempio decisivo di razionalità e pensiero prospettico, sempre in prima linea con cuore sereno e argomentazioni rassicuranti. Capace di affrontare la complessità con ironia, mai con superficialità. Rappresenta la chiave per interpretare la Santa Sede, con grande cultura e esperienza, senza per questo diventare egli stesso protagonista. Maestro dell'understatement, capace di sciogliere le tensioni con semplicità e ascolto e, al tempo stesso, fermezza e competenza''. (R.P.)

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    Roma: concerto in onore del Papa della Provincia italiana dei Gesuiti

    ◊   Questa sera, alle ore 19, nella chiesa di sant’Ignazio a Roma, si terrà un concerto a ingresso libero in onore di Papa Francesco. La Provincia italiana della Compagnia di Gesù, che ha espresso gioia per l’elezione a vescovo di Roma di Jorge Bergoglio, vuole manifestargli in questo modo sostegno e vicinanza. Il programma della serata prevede, tra l’altro, musiche di Domenico Zipoli, gesuita missionario in America Latina, l’esecuzione di alcuni inni eucaristici e altri brani per organo, flauto, soprano e tenore eseguiti da organisti e cantanti che abitualmente fanno riferimento alla chiesa di sant’Ignazio. Ci sarà inoltre l’intervento del gruppo musicale Vera Luz y Norte Musical, diretto da Claudio Zonta, formato da un gruppo di musicisti e rifugiati provenienti da diverse aree geografiche (Italia, Venezuela, Togo, Nuova Guinea, Mali, Costa d’Avorio) e nato nell’ambito delle attività del Centro Astalli (Servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia). (R.P.)

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    Spagna: 50 ore di adorazione eucaristica per avvicinarsi alla vita sacerdotale

    ◊   In occasione della cinquantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che ricorre domenica 21 aprile, il Seminario maggiore di Santiago de Compostela in Spagna, ha organizzato quest’iniziativa aperta a tutti i fedeli che inizierà stasera alle ore 19.00 con una messa e terminerà il 19 aprile alle ore 20.30 con i vespri. Inoltre, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata, dal 19 al 20 aprile, lo stesso Seminario organizzerà il tradizionale “Incontro vocazionale di primavera”, rivolto ai giovani universitari che s’interrogano sulla chiamata alla vita sacerdotale. L’incontro rappresenta un momento importante di conoscenza reciproca, fondato sulla condivisione e sulla preghiera, per individuare il discernimento vocazionale del sacerdozio. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Conferenza episcopale spagnola, come riporta l’agenzia Sir, nel Paese si registra una crescita continua di vocazioni: i seminaristi solo nel corso del 2012-2013 sono arrivati a 1307 presenze. E quest’anno è aumentato anche del 6,5% il numero di iscritti ai seminari maggiori. (G.F.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 108

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.