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Sommario del 08/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: l’amore cristiano o è umile o non è amore di Dio
  • Il Papa incontra il presidente della Chiesa evangelica tedesca. P. Lombardi: ecumenismo senza incertezze
  • Confidare sempre nella pazienza di Dio: così il Papa per l'insediamento in San Giovanni in Laterano
  • L'affettuoso abbraccio dei fedeli romani al loro vescovo
  • Altre udienze e nomine
  • La Lev pubblica tutti gli interventi di Papa Francesco dall'elezione alla Pasqua
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovo monito dell'Onu alla Corea del Nord: "Astenersi da nuove provocazioni"
  • Violenze anticristiane in Egitto. Il vescovo di Giza: manca Stato di diritto, si rischia conflitto civile
  • E’ morta Margareth Thatcher, la “Lady di ferro” del Regno Unito
  • Rapporto Ilo: 26 milioni disoccupati nell'Ue. Spetta agli Stati creare posti di lavoro
  • Giornata internazionale di Rom e Sinti: l'impegno della Chiesa e di Amnesty International
  • Una canzone per il Papa e la Gmg. L'autore: scrivo musica per servire Dio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Cina. Si è spento mons. Qian Yurong, condannato durante la Rivoluzione Culturale a 20 anni di “rieducazione”
  • Onu: nel mondo sono milioni i bambini lavoratori
  • Darfur: in Qatar conferenza dei Paesi donatori
  • Centrafrica. Emergenza umanitaria: 2.000 profughi bambini
  • Irak-Giordania: sostentamento scolastico e alimentare per oltre 10.500 bambini siriani
  • Messico: all'Assemblea dei vescovi le nuove sfide della Chiesa
  • Cile: missione e sfide per i sacerdoti al centro dell'Assemblea dei vescovi
  • Colombia: la Chiesa invita al rispetto nel dialogo politico
  • Pakistan: la difesa delle minoranze religiose dopo la sentenza di assoluzione per blasfemia
  • Sri Lanka: escalation di violenze contro le comunità cristiane
  • India: Lettera dei vescovi del Nordest per l'Anno della Fede
  • Nigeria: almeno 12 poliziotti morti in un assalto rivendicato dal Mend
  • Concerto in omaggio al ruolo della Bulgaria contro l'antisemitismo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: l’amore cristiano o è umile o non è amore di Dio

    ◊   Per un cristiano, “progredire” vuol dire “abbassarsi” lungo la strada dell’umiltà per far risaltare l’amore di Dio. Su questo pensiero, definito la “regola d’oro”, Papa Francesco ha imperniato l’omelia della Messa di questa mattina, celebrata nella cappella della “Casa Santa Marta”. Alla liturgia hanno preso parte, tra gli altri, alcune Suore della Carità, che hanno rinnovato i voti, il personale del Centro Televisivo Vaticano, i colleghi del Programma brasiliano della nostra emittente, nonché Arturo Mari, per lunghi anni fotografo dei Papi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una strada che sale tanto più si abbassa. È la strada dell’umiltà cristiana, che innalza verso Dio tanto quanto chi la testimonia sa “abbassarsi” per fare spazio alla sua carità. A suggerire questa riflessione a Papa Francesco è stata l’odierna festa liturgica dell’Annunciazione. La strada che Maria e Giuseppe percorrono fino a Betlemme, per rispettare l’ordine imperiale sul censimento, è – ha detto – una strada di umiltà. È umile Maria, che “non capisce bene” ma “lascia la sua anima alla volontà di Dio”. È umile Giuseppe, che si “abbassa” per portare su di sé la “responsabilità tanto grande” della sposa in attesa del figlio. “Così è – ha osservato Papa Francesco – tutto l’amore di Dio, per arrivare a noi, prende la strada dell’umiltà”. È questo ciò che ha preferito per esprimere il suo amore agli uomini, all’opposto – ha stigmatizzato – degli “idoli forti”, che “si fanno sentire, che dicono: 'qui comando io'”. Invece, ha ripetuto il Pontefice, il nostro Dio – che “non è un Dio finto”, “un Dio di legno, fatto dagli uomini” – “preferisce andare così, per la strada dell’umiltà”. Che è la stessa seguita da Gesù, una strada che si è abbassata fino alla Croce. Per un cristiano, ha proseguito il Papa, “è questa la regola d’oro”, è “progredire, avanzare e abbassarsi”. “Non si può andare su un’altra strada. Se io non mi abbasso – ha insistito – se tu non ti abbassi, non sei cristiano”.

    Tuttavia, “essere umili non significa andare per la strada” con “gli occhi bassi”. Non è stata quella, ha spiegato, l’umiltà di Gesù, né di sua Madre o di Giuseppe. Imboccare la strada dell’umiltà fa sì, ha affermato Papa Francesco, “che tutta la carità di Dio venga su questa strada, che è l’unica che Lui ha scelto: non ne ha scelto un’altra”. Anche il “trionfo della Risurrezione”, ha osservato, segue questa rotta, “il trionfo del cristiano” prende il “cammino dell’abbassarsi”. Chiediamo, ha concluso Papa Francesco, “la grazia dell’umiltà, ma di questa umiltà, che è la strada per la quale sicuramente passa la carità”, perché “se non c’è umiltà, l’amore resta bloccato, non può andare”.

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    Il Papa incontra il presidente della Chiesa evangelica tedesca. P. Lombardi: ecumenismo senza incertezze

    ◊   Questa mattina, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il dottor Nikolaus Schneider, presidente della Chiesa Evangelica in Germania, con la consorte e il seguito. Su questo importante incontro di carattere ecumenico, ci riferisce il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    L’incontro è stato veramente molto cordiale, e il “Präses” Schneider ha fatto al Santo Padre le sue felicitazioni, anche per l’inizio così felice ed entusiasmante del nuovo Pontificato, e ha manifestato anche il suo apprezzamento per la scelta del nome “Francesco”, perché è un nome di un Santo che parla veramente a tutti i cristiani in un modo estremamente efficace. Il “Präses” ha anche parlato dell’alluvione e delle sofferenze che hanno colpito recentemente l’Argentina, manifestando al Santo Padre la partecipazione alle sofferenze del suo popolo. Poi, la conversazione sul tema ecumenico si è soffermata in particolare sul valore dell’ecumenismo dei martiri, a cui il Papa dà un particolare peso, avendo anche una conoscenza approfondita delle sofferenze che diverse persone anche della Chiesa evangelica hanno vissuto nel tempo del nazionalsocialismo e in altre circostanze. Il sangue versato dai martiri è qualcosa che unisce profondamente le diverse confessioni cristiane nella testimonianza comune per Cristo. Il “Präses” ha ricordato l’avvicinarsi della memoria della Riforma nel 2017, momento estremamente importante, evidentemente, per la Chiesa evangelica in Germania, e il Papa ha colto l’occasione per ricordare i discorsi fatti da Papa Benedetto a Erfurt, nel luogo dove era vissuto e dove aveva operato Lutero: quindi, discorsi particolarmente significativi per quanto riguarda l’ecumenismo e i rapporti tra la Chiesa cattolica e la tradizione della Riforma e la figura di Lutero, in particolare. Quindi, l’incontro è stato estremamente fruttuoso e significativo dell’indirizzo ecumenico che anche questo Pontificato porta avanti senza incertezze.

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    Confidare sempre nella pazienza di Dio: così il Papa per l'insediamento in San Giovanni in Laterano

    ◊   “Andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, con la gioia della Risurrezione di Gesù, che è sempre al nostro fianco”. Il saluto affettuoso e spontaneo di Papa Francesco dalla Loggia della Basilica di San Giovanni in Laterano ha concluso, ieri pomeriggio, la solenne cerimonia di insediamento che il Pontefice, in qualità di Vescovo di Roma, ha presieduto nella sua Cattedrale sul Colle Celio. Nell’omelia, il Papa si è soffermato sullo “stile di Dio”, la misericordia paziente, motivo di speranza per l’uomo che deve trovare il coraggio di ritornare a Lui qualunque errore o peccato abbia commesso. Poco prima della Messa, il Papa, tra l’entusiasmo della gente che lo attendeva, ha benedetto, nel piazzale antistante il Vicariato, la targa toponomastica che muta il nome del luogo in “Piazza Giovanni Paolo II”. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    “La comunità Diocesana di Roma ha il suo Vescovo”: le parole di Papa Francesco nella sera dell’elezione hanno trovato ieri la loro piena realizzazione, quando il Pontefice ha fatto il suo ingresso nella Basilica di San Giovanni in Laterano e ha preso possesso della Cattedra. L’abbraccio con la Diocesi era iniziato in realtà già prima, all’arrivo dell’auto papale nel Largo di fronte al Palazzo del Laterano sede del Vicariato, che d’ora in poi si chiamerà “Piazza Giovanni Paolo II,” come recita la targa che il sindaco Gianni Alemanno ha scoperto e il Papa ha benedetto. All’incontro con le autorità civili della città è seguito quello, lungo e caloroso, con la folla che non ha smesso mai di applaudire mentre la jeep scoperta del Papa ha percorso la piazza antistante la Basilica per raggiungere il Sagrato. I volti sorridenti di migliaia di fedeli dicevano la gioia e anche la gratitudine specie quando Papa Francesco con la semplicità di un sacerdote che entra nella sua parrocchia, ha fatto il suo ingresso nella Basilica, stringendo a sé uno per uno i disabili e i malati presenti.

    La celebrazione è solenne ma l’omelia ha toni intimi che arrivano dritti al cuore. “Camminiamo insieme nella luce del Signore Risorto” dice il Vescovo di Roma ai rappresentanti della Diocesi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici, anche una famiglia, che poco prima, in una piccola rappresentanza, gli hanno prestato obbedienza. La domenica della Misericordia è occasione per il Papa per sottolineare quanto sia bella questa realtà della fede, la misericordia di Dio:

    “Un amore così grande, così profondo quello di Dio verso di noi, un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida”.

    Per declinare la misericordia di Dio, il Papa cita diversi episodi del Vangelo: la pazienza di Gesù di fronte all’incredulità di Tommaso, l’apostolo che Gesù non abbandona, gli dona una settimana, spiega il Papa, e attende:

    “E Tommaso riconosce la propria povertà, la poca fede. «Mio Signore e mio Dio»: con questa invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi, nel costato aperto, e ritrova la fiducia: è un uomo nuovo, non più incredulo, ma credente”.

    Paziente è anche lo sguardo di Gesù su Pietro dopo che lo ha rinnegato per tre volte:

    “E quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende, sente lo sguardo d’amore di Gesù e piange. Che bello è questo sguardo di Gesù – quanta tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la fiducia nella misericordia paziente di Dio”.

    La pazienza è anche quella di Gesù che affianca i discepoli di Emmaus: "il volto triste, un camminare vuoto, senza speranza" ricorda il Papa, ma Gesù non li abbandona. E più avanti il Papa dirà che Dio non abbandona neanche Adamo perché se nel peccato, inizia il suo esilio lì c'è già anche la promessa del ritorno. “E’ questo lo stile di Dio”, afferma Papa Francesco:

    “Non è impaziente come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Ricordiamolo nella nostra vita di cristiani: Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci”.

    E’ lo stile anche del Padre misericordioso nella parabola del figliol prodigo, che il Papa, attingendo ai ricordi personali, cita come una fonte di grande speranza. Ma la pazienza di Dio, aggiunge il Pontefice, deve trovare in noi il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella nostra vita:

    “Forse qualcuno potrebbe pensare: il mio peccato è così grande, la mia lontananza da Dio è come quella del figlio minore della parabola, la mia incredulità è come quella di Tommaso; non ho il coraggio di tornare, di pensare che Dio possa accogliermi e che stia aspettando proprio me. Ma Dio aspetta proprio te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui”.

    Da qui un nuovo ricordo personale:

    “Quante volte nel mio ministero pastorale mi sono sentito ripetere: «Padre, ho molti peccati»; e l’invito che ho sempre fatto è: «Non temere, va’ da Lui, ti sta aspettando, Lui farà tutto». Quante proposte mondane sentiamo attorno a noi, ma lasciamoci afferrare dalla proposta di Dio, la sua è una carezza di amore. Per Dio noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi siamo quanto di più importante Egli abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore”.

    Nella mia vita personale, ricorda ancora il Papa, “ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio e ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto”. Ne nasce l’invito finale che il Papa lascia ad una Basilica gremita di fedeli : lasciarsi avvolgere dalla misericordia di Dio:

    “Confidiamo nella sua pazienza che sempre ci dà tempo; abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui, di incontrare la sua misericordia nei Sacramenti. Sentiremo la sua tenerezza, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore”.

    Ma l’abbraccio del Vescovo di Roma alla sua Diocesi accorsa per ascoltarlo, è continuata anche dopo la Messa, quando il Papa si è ffacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Giovanni in Laterano. Il suo è stato un saluto e un invito insieme alla cittadinanza romana, che tanto ha ricordato la sera del 13 marzo scorso:

    "Fratelli e sorelle, buonasera! Vi ringrazio tanto per la vostra compagnia nella Messa di oggi. Grazie tante! Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno, non vi dimenticate di questo. Grazie a tutti voi! E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro fianco".

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    L'affettuoso abbraccio dei fedeli romani al loro vescovo

    ◊   Numerosi i fedeli che hanno affollato la Basilica di San Giovanni in Laterano per ascoltare le parole di Papa Francesco. Ma cosa è rimasto nel loro cuore? Marina Tomarro ha raccolto alcune voci:

    R. – Questo continuo riferimento alla Misericordia, chi è credente sa che siamo tutti peccatori e che comunque il fatto che Dio ci aspetta, Dio ci accoglie. Il primo passo lo fa Lui ed è qualcosa che dobbiamo sempre ricordare. La cosa che mi colpisce è poi l’umanità, la dolcezza con cui queste parole vengono dette.

    R. – La parabola del Figliol prodigo la ricorda spesso proprio per indicare la misericordia del Padre. Anche noi dobbiamo avere il coraggio di chiedere perdono e quindi di poter fare del bene intorno a noi, sempre meglio.

    R. – Ovviamente la pazienza e la misericordia, proprio nella Giornata della Misericordia.

    D. – Il Papa ci ha parlato tanto dell’infinita pazienza di Dio. Cosa vuol dire per te?

    R. – Anche se peccatori, siamo convinti che anche noi oggi abbiamo una speranza, oltre il suo amore. È risorto ed è risorto per noi.

    R. – Parla sempre della pazienza di Dio e questo credo che ci debba confortare molto. Siamo noi che non abbiamo pazienza. Dio ne ha molta.

    R. – Il Signore ci aspetta sempre, malgrado tutte le nostre debolezze, il Signore resta ad aspettarci affinché noi torniamo.

    D. - Perché siete venuti qui?

    R. – Voglio fare un saluto gigantesco al Papa per dimostrare quanto gli vogliamo bene, quanti giovani sono accanto a lui in questo periodo.

    R. – E’ una bella giornata, che accomuna un po’ tutti e quindi siamo felici di stare qui tutti insieme, tutti uniti. La speranza è che ci sia più fratellanza, più unione tra i popoli.

    R. – Vogliamo ringraziarlo perché il Papa ci sta accanto, con la sua preghiera e con il suo amore. Voglaimo salutarlo calorosamente dando tutto il nostro appoggio in questo cammino.

    R. – Siamo qui tutti insieme, gli studenti dell’università del Papa: la Pontificia Università Lateranense e siamo pronti ad applicare le sue parole nella società civile. Le parole di questo Papa ci possono in qualche modo dare il coraggio di portare la nuova evangelizzazione e di far conoscere anche a chi è distante la fede.
    R. – Io sono qui come tutti gli altri per poterlo sostenere, con la preghiera prima di tutto ed anche con la presenza, segno di affetto e di amicizia verso il nuovo Papa.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in udienza anche il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero; mons. Charles Daniel Balvo, arcivescovo tit. di Castello, nunzio apostolico in Kenya; mons. Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata (Argentina).

    Il Santo Padre Francesco ha accolto la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi di Sicilia (Italia) presentata da S.E. Mons. Sotìr Ferrara a norma del CCEO can 210 § 1 e ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima Eparchia l’Arcivescovo Metropolita di Palermo, Em.mo Card. Paolo Romeo.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Dubuque (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Jerome George Hanus, O.S.B., in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede Mons. Michael Owen Jackels, finora Vescovo di Wichita (U.S.A.). S.E. Mons. Michael Owen Jackels è nato a Rapid City, South Dakota, il 13 aprile 1954. Dopo due anni come alunno dell’Università del Nebraska a Lincoln (1972-1974), ha svolto gli studi filosofici presso il Seminario minore di St. Pius X ad Erlanger, Kentucky, e quelli teologici presso il Mount Saint Mary’s Seminary ad Emmitsburg, Maryland (1977-1981). Dal 1985 al 1989 ha studiato presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma, conseguendo il Dottorato in Teologia Spirituale. Ordinato sacerdote per la diocesi di Lincoln, Nebraska, il 30 maggio 1981, ha successivamente svolto gli incarichi seguenti: Vicario parrocchiale della Cattedrale Risen Christ (1981-1982); Vicario parrocchiale della Saint Thomas Aquinas Parish-Newman Center, Direttore Assistente dell’Ufficio Vocazionale, Insegnante di Religione alla Saint Pius X High School a Lincoln e Direttore diocesano della pastorale per gli ispanici (1982-1985); Direttore dell’Educazione cattolica e Maestro delle Cerimonie (1989-1997); Cappellano della School Sisters of Christ the King (1992-1997) e Co-Vicario per la vita religiosa (1994-1997). Dal 1997 al 2005 è stato Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nominato Vescovo di Wichita il 28 gennaio 2005, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 4 aprile successivo. In seno alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti è Membro del Subcommittee on the Catechism. Oltre l’inglese, conosce l’italiano e lo spagnolo.

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Fargo (U.S.A.) Mons. John T. Folda, del clero della diocesi di Lincoln, finora Rettore del Seminario minore Saint Gregory the Great a Seward. Mons. John T. Folda è nato l’8 agosto 1961 ad Omaha (Nebraska), nell’omonima arcidiocesi. Dopo aver frequentato l’Archbishop Ryan High School ad Omaha, ha ottenuto un Baccellierato in Ingegneria presso l’Università di Nebraska. Entrato in Seminario, ha seguito gli studi ecclesiastici presso il Seminario Saint Charles Borromeo ad Overbrook (Pennsylvania). Successivamente, ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma (1993). Ordinato sacerdote per la diocesi di Lincoln (Nebraska) il 27 maggio 1989, ha svolto gli incarichi di Vicario parrocchiale della Cattedrale Risen Christ e di Insegnante della Saint Pius X High School a Lincoln (1989-1991); di Parroco delle parrocchie Saint Paulinus a Syracuse e Holy Trinity ad Avoca, di Insegnante presso la Lourdes High School a Nebraska City (1993-1995); di Consultore diocesano (1994-1999); di Parroco delle parrocchie Saint Leo a Palmyra e Saint Martin a Douglas (1995-1997); di Direttore diocesano dell’educazione religiosa, Cerimoniere episcopale, Co-Vicario per la vita consacrata, Censor Librorum (1997-1999); di Padre Spirituale del Seminario minore Saint Gregory the Great a Seward (1998-1999). Dal 1999 è Rettore del medesimo Seminario minore. Inoltre, è Membro della Nebraska Catholic Conference (dal 1993), del Consiglio finanziario diocesano (dal 2002) e del Comitato etico del St. Elizabeth Hospital (dal 2003). Nel 2007 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Oltre l’inglese, conosce l’italiano e lo spagnolo.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Imus (Filippine) S.E. Mons. Reynaldo Gonda Evangelista, trasferendolo dalla sede di Boac. S.E. Mons. Reynaldo Gonda Evangelista è nato a Mabini, Batangas, nell’arcidiocesi di Lipa, l’8 maggio 1960. Ha compiuto gli studi filosofici presso il Seminario regionale di San Francesco Saverio e quelli teologici presso la Scuola di Teologia Sant’Alfonso. È stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1986 ed incardinato nell’arcidiocesi di Lipa. Ha ricoperto poi i seguenti incarichi: Professore, Direttore Spirituale, Vice-Rettore e poi Rettore del Seminario minore di San Francesco Saverio (1986-1995); Rettore del Collegio del Seminario regionale (1995-2000); Parroco della Parrocchia di San Guillermo e Direttore della San Guillermo Academy (2000-2004). Contemporaneamente è stato Direttore Spirituale della Commissione dei giovani, Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale. L’11 dicembre 2004 è stato nominato Vescovo di Boac, ed è stato consacrato il 26 gennaio 2005. All’interno della Conferenza Episcopale delle Filippine è Presidente della Commissione per le vocazioni.


    Il Santo Padre Francesco ha nominato Nunzio Apostolico in Benin S.E. Mons. Brian Udaigwe, Arcivescovo tit. di Suelli.

    S.B. Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), con il consenso del Sinodo in conformità al Codice dei Canoni delle Chiese Orientali Can. 85 § 2,2, ha trasferito, dandone notizia alla Sede Apostolica, il Vescovo della Curia Patriarcale, S.E. Mons. Botros Fahim Awad Hanna, titolare di Mareotes, alla Sede Eparchiale di Minya dei Copti. S.E. Mons. Botros Fahim Awad Hanna è nato il 3 luglio 1961 a Twa (Minya) ed è stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1988 a Twa per l’Eparchia di Minya. Ha compiuto gli studi istituzionali al Seminario Maggiore di Maadi. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato parroco per due anni e, in seguito, Responsabile della formazione degli studenti del ciclo propedeutico e Professore al Seminario Maggiore. Inviato a Roma per completare la formazione, ha conseguito il Dottorato in teologia biblica all’Università Gregoriana nell’anno 2001. Al ritorno in Patria, è stato nominato Professore al Seminario Maggiore di Maadi, di cui è divenuto Rettore nel 2005. Il 31 agosto 2006 il Sinodo Copto lo ha eletto Vescovo di Curia. Il Santo Padre gli ha assegnato la Sede titolare Vescovile di Mareotes. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 13 ottobre dello stesso anno. Il 25 marzo scorso è stato trasferito alla Eparchia di Minya dei Copti. L’intronizzazione avrà luogo il 19 aprile p.v. nella Cattedrale di Cristo Re a Minya. Oltre all’arabo, parla l’italiano e conosce l’inglese e il francese.

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    La Lev pubblica tutti gli interventi di Papa Francesco dall'elezione alla Pasqua

    ◊   E’ uscito oggi per i tipi della Lev, la Libreria Editrice Vaticana, “Vi chiedo di pregare per me”, pubblicazione che raccoglie tutti gli interventi di Papa Francesco, dal primo saluto alla folla subito dopo l’elezione, il 13 marzo, al Regina Coeli nel Lunedì dell’Angelo. Quest’opera fa seguito alla pubblicazione, avvenuta la settimana scorsa sempre da parte della LEV, di due testi dell’allora cardinale Bergoglio: “Varcare la soglia della fede”, lettera all’arcidiocesi di Buenos Aires per l’Anno della fede; e “Noi come cittadini, noi come popolo. Verso un bicentenario in giustizia e solidarietà (2010-2016)”, intervento tenuto dal cardinale Bergoglio il 16 ottobre 2010, in vista del secondo centenario dell’Argentina.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, in apertura, l’articolo “La pazienza è lo stile di Dio” e l’editoriale del direttore, “Il popolo e il vescovo insieme”, entrambi dedicati a Papa Francesco.

    Nelle notizie internazionali, la morte di undici bambini e due donne in Afghanistan durante un raid aereo, un ricordo di Margareth Thatcher di Gabriele Nicolò, “Monito di Pechino a Pyongyang”, “Assaltata la cattedrale di San Marco in Abassyia al Cairo”, un aggiornamento sui nuovi disordini in Egitto tra copti e musulmani.

    Nel paginone centrale, “I gioielli della signora” di Vincenzo Fiocchi Nicolai, dedicato a un importante corredo aureo rinvenuto in un sepolcro della basilica di Papa Marco sulla via Ardeatina a Roma, seguito da un articolo sul romanzo storico a fumetti “Costantino e l’editto di Milano” pubblicato dal mensile «Jesus» e da “L’arte paleocristiana non è un alfabeto segreto” di Fabrizio Bisconti.

    Di spalla, “Quando l’impresa è attenta all’uomo e alla natura. Sempre più aziende puntano su equità e sostenibilità” di Gaetano Vallini, dedicato al volume fotografico “Imprese Sociali Ferrero. Raccolta di immagini e testimonianze”.

    A pagina sei, “Il vescovo che pianta mangrovie”, un ritratto di mons. Joseph Coutts, guida della comunità cattolica di Karachi, presidente dell’episcopato pakistano e della Caritas nazionale, in questi giorni impegnato in un grande piano di riforestazione in Pakistan.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovo monito dell'Onu alla Corea del Nord: "Astenersi da nuove provocazioni"

    ◊   Nuovo monito dell’Onu nei confronti della Corea del Nord invitata ad astenersi da “ulteriori misure provocatorie”. Stamani Seul ha affermato che non è “imminente” un test nucleare di Pyongyang, mentre sembra certo il ritiro di tutti i lavoratori nordcoreani – oltre 53mila - dall’aerea industriale di Kaesong. Sarebbero 13 le aziende sudcoreane che hanno già fermato le loro attività. Intanto il presidente russo Putin ha sottolineato che c’è un rischio nucleare ed ha detto di essere preoccupato per l'escalation della situazione. Un Paese in preda all’isolamento, governato da un leader giovanissimo, Kim Jong-un, diviso tra una formazione occidentale ed un entourage di generali del vecchio regime. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Piergiorgio Pescali, uno dei pochi giornalisti che dal 1996 ha accesso alla Corea del Nord:

    R. – Lui ha studiato in Svizzera, conosce le regole del mercato mondiale e anche del mercato capitalista e vuole inserire parte di queste regole all’interno della società nord-coreana. In parte c’è già riuscito.

    D. – Partendo da questi presupposti, ci troviamo di fronte ad un leader piuttosto moderno, eppure in questi giorni la Corea del Nord sta vivendo una fase molto complicata a livello internazionale proprio perché minaccia il mondo con questo attacco nucleare…

    R. – Proprio per questa sua giovinezza e per questa poca autorità a livello di leadership che si ritrova ad avere, Kim Jong-un deve fare i conti, invece, con la potente lobby dei generali nord-coreani che sono coloro che detengono il potere all’interno del Paese. Questi rappresentano la fazione più conservatrice, quindi la fazione che si rifà ancora all’idea originale del fondatore del Paese; hanno poca dimestichezza col mercato con l’estero e col nuovo mercato che si sta imponendo a livello mondiale.

    D. - Però un atteggiamento del genere rischia poi di provocare una chiusura ancora maggiore?

    R. – Potrebbe succedere questo ma potrebbe anche succedere il contrario così come è successo le altre volte. Non è la prima volta che la Corea del Nord minaccia un attacco convenzionale o nucleare verso i vicini. E’ vero che è la prima volta che minaccia un attacco nucleare direttamente sul territorio statunitense però, fino a questo momento, dopo le minacce sono sempre seguiti negoziati, quindi un ammorbidimento da parte del regime nord-coreano e anche un’apertura da parte della Corea del Sud, del Giappone, degli Stati Uniti, verso nuovi negoziati.

    D. – E’ la prima volta, però, che la Cina prende le distanze; lo fa in maniera netta. Sembra quasi che questa alleanza di ferro si sia rotta...

    R. – Sembra che si sia interrotta anche perché la Cina sta cercando di coinvolgere sempre di più gli Stati Uniti all’interno di un meccanismo economico internazionale e quindi la Cina sta cercando di entrare all’interno delle nuove idee politiche ed economiche del mercato globale. La Corea del Nord in questo senso è un sovrappeso che la Cina si deve portare. Infatti, non è un caso che Pyongyang ultimamente stia guardando con molta più attenzione verso Mosca piuttosto che verso Pechino.

    D. - Tu sei uno dei pochi giornalisti che dal ’96 ha avuto accesso alla Corea del Nord, questo Paese che è sconosciuto alla maggior parte della popolazione mondiale. La Corea del Nord oggi che Paese è?

    R. – Oggi è un Paese in fase di trasformazione. E’ una trasformazione velocissima, tanto è vero che chi entra nel Paese vede una trasformazione tangibile all’interno della società nord-coreana. Ci sono nuove costruzioni, ci sono nuove strade, nuove fabbriche, nuovi atteggiamenti sociali da parte della popolazione. All’inizio la popolazione era restia a parlare con gli stranieri, ora invece è molto più aperta, più desiderosa di capire ciò che sta avvenendo al di fuori della Corea del Nord, anche si ci sono forti limitazioni.

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    Violenze anticristiane in Egitto. Il vescovo di Giza: manca Stato di diritto, si rischia conflitto civile

    ◊   Ieri al Cairo, ai funerali nella Cattedrale di San Marco delle vittime cristiane degli scontri dei giorni scorsi, un altro cristiano è morto e almeno 80 persone sono rimaste ferite, per l'attacco del corteo funebre da parte di gruppi non identificati. Il 5 aprile scorso a Khosous, nella periferia del Cairo, alcuni edifici della comunità cristiana sono stati incendiati da musulmani che consideravano i cristiani responsabili di scritte offensive. Quattro cristiani sono stati uccisi insieme a un musulmano. Il presidente Morsi ha telefonato al patriarca copto Tawadros II per esprimere la sua solidarietà. Da parte sua, il patriarca copto ha parlato di “episodio grave e senza precedenti” davanti al quale però ha raccomandato di “mantenere la calma anche per preservare la sicurezza del Paese e l'unità nazionale. Il partito dei Fratelli Musulmani ha chiesto a tutti di "rifiutare e condannare la violenza". Fausta Speranza ha parlato del livello di preoccupazione con il vescovo della diocesi egiziana di Giza, mons. Antonios Aziz Mina:

    R. - Non solo i cristiani e musulmani, ma è tutto il Paese ad essere scontento. Tutti gli egiziani sono preoccupati. Nessuno esce da casa tranquillo, vive a proprio agio come prima, o si sente un cittadino con pieni diritti all’interno di un Paese che lo protegge!

    D. - Quindi c’è grande scontento…

    R. - Certo! Ma non credo che nessuno voglia trovare una soluzione a questa situazione. Noi cristiani abbiamo uno strumento: la preghiera, che sicuramente ci aiuterà! Stiamo pregando. Ma ci sono i politici che devono prendere una via pacifica per risolvere i problemi, ci sono gli intellettuali che possono parlare e dare informazioni alla gente per poter trovare una via.
    D. - C’è mancanza di sicurezza?

    R. - Manca tutto! E soprattutto manca lo Stato di diritto! Quello di ieri non è stato l’ultimo episodio. Se dal primo episodio accaduto dopo la rivoluzione, quando hanno bruciato una Chiesa, il governo avesse reagito incoraggiando un’inchiesta per prendere i colpevoli e far capire loro che il gesto compiuto era grave, forse avremmo potuto contenere tutti questi episodi. Non si lascia la gente fare quello che le piace fare, altrimenti diventa una giungla! Non è più vita!

    D. - La religione è strumentalizzata, è soltanto un pretesto di violenza o dietro c’è un disegno?

    R. – E’ strumentalizzata, ma questo non era chiaro soprattutto ai musulmani moderati. Per noi era chiaro dall’inizio. I moderati adesso, almeno, hanno capito che questi facinorosi parlano nel nome della religione ma non si interessano della religione! Esorto soprattutto il presidente e il governo a capire la situazione, a vedere e ad ascoltare la gente, cosa che non fanno più.

    D. - Se questi ultimi episodi sono avvenuti alla periferia del Cairo e ieri i funerali sono stati celebrati nella Cattedrale del Cairo, cosa può succedere in luoghi anche meno sicuri del Paese?

    R. - Può succedere di tutto! Se in un Paese manca l’ordine e il diritto, tutto può accadere, perché nessuno viene richiamato all’ordine e alla responsabilità!

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    E’ morta Margareth Thatcher, la “Lady di ferro” del Regno Unito

    ◊   Regno Unito in lutto per la morte di Margareth Thatcher. L’ex premier britannico si è spenta stamattina a Londra, all’età di 87 anni, a causa di un ictus. La regina Elisabetta ha espresso cordoglio a nome della nazione, mentre il premier David Cameron ha definito la Thatcher un “grande leader” e un grande cittadino britannico. ''Il mondo – ha detto il presidente Usa, Obama - ha perso uno dei grandi campioni della libertà e l'America ha perso una vera amica”. Per l’ex leader sovietico, Mikhail Gorbaciov, Margareth Thatcher è stato un “grande personaggio politico” che rimarrà nella storia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Per molti ha impresso uno slancio innovativo alla società britannica, per molti altri ha aumentato le disparità sociali con le sue politiche liberiste. Per tutti, Margareth Thatcher è stata la “Iron Lady” della politica britannica che per oltre un decennio, dal 1979 al 1990, ha retto le sorti del Regno Unito con piglio e decisione. Unica donna ad arrivare al numero 10 di Downing Street, la Thatcher ha rappresentato, assieme al presidente americano Reagan, la punta di lancia dell’Occidente contro l’Unione Sovietica. Amata dai conservatori che hanno ritrovato in lei la tempra di Winston Churchill, conquistò l’appellativo di “Lady di ferro” nel lungo e drammatico scontro con i sindacati, specie dei minatori a metà anni ’80. Un confronto che la Thatcher vinse dando poi vita ad una stagione di privatizzazioni che sono state difese, in buona parte, anche dal suo successore, il premier laburista Tony Blair.

    Baronessa dal 1990, nei suoi anni al governo, la Thatcher rafforzò il ruolo in politica estera del Regno Unito: nel 1982 inviò la Marina Militare Britannica contro l’Argentina che aveva occupato l’arcipelago delle Falkand-Malvinas. Nel 1984, a Brighton, scampò ad un attentato da parte dell’Ira che provocò 5 morti. Proprio con gli indipendentisti irlandesi ingaggiò una battaglia durissima che vide anche la morte per sciopero della fame di alcuni prigionieri politici, tra cui Bobby Sands. Da molti anni, Margareth Thatcher era gravemente malata, ma il 17 settembre del 2010 non aveva rinunciato ad essere presente a Westminster Hall per lo storico discorso di Benedetto XVI durante la sua visita a Londra. Per sua espressa volontà, Margareth Thatcher non avrà funerali di Stato, che saranno tuttavia solenni con onori militari.

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    Rapporto Ilo: 26 milioni disoccupati nell'Ue. Spetta agli Stati creare posti di lavoro

    ◊   Dramma della disoccupazione in Europa: oltre 26 milioni i senza lavoro. Serve una svolta nelle politiche governative, ammonisce l’Organizzazione internazionale del lavoro nel Rapporto pubblicato oggi in apertura, a Oslo in Svezia, della riunione regionale europea dell’Ilo. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Ventisei milioni e 300 mila i disoccupati in Europa in questo inizio 2013, 10 milioni e 200 mila in più rispetto al 2008, l’anno della crisi conclamata. Si aggrava dunque lo scenario della disoccupazione: negli ultimi sei mesi – documenta l’Ilo – un milione di persone ha perso il lavoro nei Paesi dell’Unione Europea. E il 40% resta poi disoccupato per un anno o più mesi in ben 19 Stati dell’Ue. Cresce anche la disoccupazione giovanile al 23,5%. E preoccupa ancor più l’aumento di chi non cerca più lavoro, perché definitivamente scoraggiato. Solo 5 Paesi su 27 (Austria, Germania, Ungheria, Lussemburgo e Malta ) sono riusciti a superare i livelli occupazionali precedenti la crisi del 2008. Nelle peggiori posizioni, Cipro, Grecia, Portogallo e Spagna, con tassi di disoccupazione sotto di tre punti negli ultimi due anni e dove si profilano i più alti rischi di disordini sociali, insieme a Slovenia, Repubblica Ceca, ma anche Italia, tra i dieci Paesi che non hanno ritrovato i livelli pre-crisi.

    L’Ilo attacca duramente le politiche di risanamento dei bilanci e le misure di austerità e le riforme strutturali, che non hanno affrontato le cause vere della crisi. Serve una svolta, ammonisce l’agenzia dell’Onu. “Se le sfide della finanza pubblica e della competitività sono importanti”, è però fondamentale “adottare strategie incentrate sulla creazione di posti di lavoro”. E tra le misure indicate dall’Ilo, sono anzitutto l’accesso al credito per piccole e medie imprese, il contrasto al ribasso sui salari e l’impiego, il dialogo sociale e i programmi per occupare i giovani.

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    Giornata internazionale di Rom e Sinti: l'impegno della Chiesa e di Amnesty International

    ◊   La Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti che si celebra oggi, “ritorna ogni anno a provocare sulla storia e sulla vita di un popolo europeo che conosce ancora molte discriminazioni e umiliazioni, mentre non viene riconosciuto il tesoro che custodisce”. A ricordarlo è la Fondazione Migrantes della Cei che in un comunicato sottolinea, tra l’altro, che in Italia, “in questi ultimi dieci anni è cresciuta l'ostilità e il rifiuto di questo popolo”. Un atteggiamento difficile da vincere anche tra i cristiani, nonostante ripetute prese di posizione a favore di Rom e Sinti da parte del Magistero come conferma, al microfono di Adriana Masotti, don Paolo Lojudice, direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore:

    R. – Non credo che la Chiesa si sia mai dimenticata di queste popolazioni. Non c’è dubbio che c’è un’ostilità diffusa, che in qualche modo è anche giustificata da una certa comunicazione… Per fare un esempio cito “Il Messaggero” di ieri: un paginone, nella cronaca di Roma, con un titolo a tutta pagina: “Fa l’elemosina, rom le rompe il femore”. E’ chiaro che tutto questo non fa altro che alimentare un disagio. Poi, dietro all’ostilità ci sono ancora forme di razzismo. A me è capitato di sentire, purtroppo, persone anche delle istituzioni fare ancora ragionamenti del tipo: “Ma loro ce l’hanno nel sangue, ma loro sono fatti così …”. Io non nego la difficoltà, la problematicità e la delinquenzialità anche dentro questa popolazione. Ma io mi sono accorto che quello che fa la differenza non è tanto l’origine e il sangue, ma la condizione in cui la tua storia personale ti chiama a vivere. E allora certamente questi agglomerati sub-umani che chiamiamo “campi Rom” diventano un brodo di coltura per delinquenza e quant’altro. D’altra parte, però, certamente bisogna affrontare alla radice i problemi, scommettendo, investendo anche su alcune situazioni – nuclei, famiglie – che invece hanno ancora tanto di sano e di positivo per loro e quindi per la società.

    D. – Don Paolo, lei a Roma sta vivendo, non da solo, un’esperienza di vicinanza con le famiglie Rom e Sinti: ci vuole raccontare qualcosa di questo?

    R. – Questa mia esperienza di maggiore prossimità nasce esattamente nel 2007, quando vengo invitato in un campo Rom a partecipare ad un momento di festa. Da lì è incominciata una serie di rapporti, di contatti … Io ho cercato, poi, di farli diventare anche un’occasione formativa per i ragazzi del nostro seminario. E da allora ci rechiamo settimanalmente in alcune realtà – campi o centri di accoglienza – con alcuni seminaristi per varie cose. Abbiamo realizzato con loro momenti di incontro, di gioco, di festa, di sostegno scolastico; in particolare, due esperienze molto significative sono state due missioni popolari. L’idea di fondo è quella di aiutarli a uscire un po' da queste realtà dei cosiddetti campi, quindi portandoli fuori: abbiamo fatto qui partite di calcio con loro nel nostro campetto, alcuni gruppi di bambini, di ragazzini partecipano qualche volta ai nostri momenti di preghiera... Questo è quello che facciamo molto semplicemente. Non abbiamo la pretesa di risolvere chissà quali problemi …

    D. – Lei pensa che tra questi seminaristi che l’accompagnano potrebbe nascere una vocazione a vivere stabilmente in un campo, oppure che nel tempo anche le parrocchie che hanno nel loro territorio presenze di Rom e Sinti possano maturare impegni particolari a loro favore?

    R. – Io non credo che sarebbe opportuno andare a vivere nei campi, anche perché dai campi bisogna uscire, non andarci dentro. Bisogna fare in modo che i campi non esistano neanche per loro, per cui non vedrei molto valida l’opzione di andare a vivere lì … anche se questa è stata una scelta fatta da alcuni preti, soprattutto negli anni passati. Altro discorso è quello legato alla territorialità e alle parrocchie: noi con l’Ufficio “Migrantes” della diocesi di Roma, stiamo svolgendo un lavoro di sensibilizzazione di tutto il territorio diocesano, coinvolgendo e incontrando le parrocchie che hanno al loro interno questi agglomerati. Nello stesso tempo, però, certamente, le parrocchie devono farsi un po’ presenti e anche, in qualche misura, carico di queste persone, ma facendosi prossimi, andando noi da loro e stabilendo un rapporto di maggiore fiducia. Non è un processo facile, per cui questo – secondo me – è e sarà la prospettiva verso la quale bisognerebbe andare. Una grande attenzione diretta, personale la sta dimostrando il nostro cardinale vicario, Agostino Vallini e credo, ho la sensazione, che anche l’attuale Papa non sarà da meno nel vivere un’attenzione particolare anche nei confronti di questa popolazione.

    Da parte sua, in occasione di questa Giornata, Amnesty International denuncia il fatto che l'Unione europea non sta facendo abbastanza per porre fine alla discriminazione dei Rom, circa 6 milioni, presenti nei suoi Stati membri. Gli sgomberi forzati, ad esempio, continuano a costituire la regola in molti Paesi europei, tra cui Francia, Italia e Romania. L'istruzione è segregata in Grecia, Repubblica Ceca e Slovacchia, in contrasto con le leggi nazionali ed europee che proibiscono la discriminazione razziale. Sulla situazione dei Rom, Adriana Masotti ha sentito Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia:

    R. – E’ una situazione molto drammatica, in cui esclusione, segregazione, istruzione separata, mancato accesso a diritti economici e sociali fondamentali, primo tra tutti quello all’alloggio, rendono i Rom in Europa cittadini non di serie B, ma di serie Z addirittura. Eppure, l’Unione Europea avrebbe gli strumenti, penso alla direttiva sull’uguaglianza razziale o alla stessa Carta dei valori fondamentali, con cui pretendere dagli Stati membri politiche non discriminatorie ma politiche di integrazione, politiche di rispetto dei diritti umani. Così non è, e nell’occasione della Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti abbiamo lanciato un appello sul sito Amnesty.it diretto alla Commissaria Viviane Reding, chiedendole di fare veramente quello che l’Unione Europea può e deve fare per fermare la discriminazione contro i Rom.

    D. – Perché l’Unione Europea non fa abbastanza? E’ un problema di soldi, di volontà politica …

    R. – Non credo sia un problema di soldi, perché a livello di Stati membri se ne sprecano tanti in politiche che si basano sulla negazione dei diritti umani attraverso sgomberi, sgomberi e sgomberi... Il Comune di Roma è un esempio, purtroppo, calzante in questo, anche se non è l’unico. C’è una insufficiente volontà, nonostante le parole e nonostante gli anni dedicati all’integrazione a livello europeo, e nonostante gli strumenti a disposizione, evidentemente la volontà politica a rimediare a cause gravi e agli effetti ancora più gravi della discriminazione, determina sia ciò che accade nei singoli Stati membri sia a livello di Unione Europea. E’ impressionante pensare quante volte la Commissione Europea abbia avviato procedure di infrazione nei confronti di Stati membri per questioni riguardanti la concorrenza, i trasporti aerei, le tariffe … Ma non c’è stata una sola occasione in cui l’abbia fatto per un episodio qualsiasi di discriminazione nei confronti dei Rom – ad esempio, il fatto che in quanto Rom vengano messi in scuole per alunni e alunne con disabilità mentali, o che si creino scuole in alcuni Paesi dell’Est Europa soltanto per i Rom – eppure questi sarebbero fatti gravi su cui la Commissione dovrebbe intervenire e non interviene. Una possibile ragione è che provvedimenti in favore dei Rom rischierebbero di risultare impopolari, giacché lo stigma che c’è in Europa – dimostrato anche dal recente sondaggio dell’Eurobarometro – è molto elevato.

    D. – Alloggio, lavoro, istruzione: mi sembra che questi siano i nodi su cui ruota il possibile sviluppo di Rom e Sinti; ma sono anche questi, poi, i problemi che tuttora rimangono insoluti …

    R. – E’ così. Purtroppo, fino a quando lo stereotipo e lo stigma e il pregiudizio faranno sì che i Rom siano considerati persone nomadi, che non hanno interesse a diventare stanziali, ad integrarsi, ad avere vicinanza con luoghi di lavoro, con la salute, con l’acqua potabile, con la scuola; fino a quando questo non cesserà, l’Europa – e l’Italia in particolare – continuerà ad essere la zona dei campi: fino a quando “il campo” resterà l’unica soluzione abitativa offerta ai nomadi, paradossalmente quasi per venire incontro al loro essere nomadici, per loro non ci sarà accesso ai diritti economici e sociali fondamentali. Saranno mondi a parte. E nel “mondo a parte” dei campi prosperano anche quelle forme di marginalità, di devianza e quindi l’idea dei campi è un’idea contro la sicurezza di tutti, in primo luogo dei Rom, in primo luogo dei bambini e delle bambine Rom che vorrebbero andare a scuola e che, sgombero dopo sgombero, perdono anni scolastici. Questo mi pare evidente.

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    Una canzone per il Papa e la Gmg. L'autore: scrivo musica per servire Dio

    ◊   Si intitola “Come puoi” e da giorni sta scalando le vette degli ascolti sul web. È il brano composto dall’autore calabrese, Maurizio Scicchitano, che è stato inserito dalla Chiesa brasiliana tra le canzoni ufficiali della prossima Gmg di Rio. Assieme a suo fratello Piero, sacerdote, e ai suoi collaboratori artistici, Maurizio Scicchitano ha voluto dedicare a Papa Francesco la sua creazione, un inno ai valori della gratuità e della solidarietà. L’autore ne parla al microfono di Alessandro De Carolis:

    R. – Questa iniziativa è nata con l’obiettivo di donare ai giovani attraverso le note un messaggio di leale condivisione e di reciproco aiuto, in una società che troppe volte è lontana dei più deboli e dai bisognosi. E’ stata realizzata sulla base della gratuità. Io ritengo questo un messaggio importante per tutti i ragazzi del mondo.

    D. – Il vostro brano da qualche giorno è sul web, è possibile ascoltarlo. Che tipo di apprezzamento sta riscuotendo?

    R. – L’entusiasmo per la canzone è veramente grandissimo e vastissimo. Questa canzone è ufficialmente parte dalla Giornata mondiale della gioventù che si terrà a Rio de Janeiro nel mese di luglio. Io ho voluto sottoporre questo brano alla valutazione, quando ancora era al Soglio pontificio, di Benedetto XVI. Trascorsi poi alcuni giorni, mi è arrivata la lettera dell’arcivescovo metropolita di Rio de Janeiro, mons. Orani João Tempesta, nella quale sottolineava che, pur essendo l’inno ufficiale per la Giornata mondiale della gioventù già stato composto, per la bellezza della musica e il testo significativo questa canzone potesse essere parte della Giornata.

    D. – C’è un vincolo particolare che lega lei e il suo gruppo di lavoro al nuovo Pontefice?

    R. - Poichè volevo che questa iniziativa fosse a disposizione di tutti i ragazzi e che tutti potessero ascoltare la canzone gratuitamente, ho pensato di fare un video e poi mandarlo su Internet. Allora, mi sono trovato a Roma per girare le immagini che dovevano poi costituire i video ufficiali e proprio nel momento in cui stavamo girando è arrivata la notizia dell’elezione di Papa Francesco. Tutti siamo stati presi da una forte commozione e mentre tornavo a casa, ho pensato, ritornando a quei momenti, di offrire con tutto il cuore questa canzone al Santo Padre, anche perché si sposa con le tematiche e la linea che lui immediatamente ha voluto delineare: aiutare i deboli e aiutare i bisognosi. Ecco perché con tanta gioia io ho inteso offrire questa canzone al Santo Padre.

    D. – In che modo riuscite a portare avanti la vostra attività nel mondo difficile dello spettacolo, che non guarda in faccia a nessuno?

    R. – Per poter promuovere le iniziative, per diffondere valori positivi attraverso le note, assieme a mio fratello, mi sono privato di quasi tutto quello che avevo. Ho venduto e ho costituito questa etichetta discografica (la "Mapis" - ndr) e poi abbiamo prodotto due album. Il primo si intitola “Qualcosa di noi” e il secondo “Innamorati della vita” Questi album non sono stati messi in vendita, ma sono stati donati gratuitamente. Quella gratuità che da sempre ho portato avanti, l'ho ritrovata quando ho chiesto aiuto per il mio progetto: hanno lavorato vicino a me grandi musicisti, fra cui Ernesto Vitolo, che ha condiviso con noi l’esperienza della canzone dedicata al Papa. Ernesto Vitolo è il tastierista storico di Pino Daniele.

    D. – Quale esperienza di fede c’è dietro questo vostro desiderio di mettere in musica i valori cristiani?

    R. – L’esperienza è quella di vivere tutta la nostra vita secondo gli insegnamenti che il Signore ci ha offerto. Dio è il punto centrale della mia vita e spero di non deludere mai tutte le persone che mi hanno offerto la loro vicinanza.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Cina. Si è spento mons. Qian Yurong, condannato durante la Rivoluzione Culturale a 20 anni di “rieducazione”

    ◊   La Chiesa in Cina piange la scomparsa di mons. Tommaso Qian Yurong, spentosi per un’infezione polmonare il 22 marzo scorso a Xuzhou (Süchow), nella provincia di Jiangsu (Cina Continentale): aveva 99 anni. Mons. Qian era nato nel 1914 nella contea di Tongshan da una famiglia di antica tradizione cattolica. Di lui si ricorda che durante la guerra sino-giapponese salvò un soldato gravemente ferito, trasportandolo presso una chiesa per curare le sue ferite e per farsi carico di lui finché si fosse rimesso in salute. Nel 1945 divenne sacerdote e il 15 novembre 1959 ricevette l’ordinazione episcopale. Durante la Rivoluzione Culturale fu condannato alla rieducazione attraverso il lavoro e per 20 anni lavorò presso un’industria chimica. Mons. Qian è ricordato come un uomo di fede semplice, attivo nel lavoro di formazione di sacerdoti e religiose e nello sforzo di recuperare le proprietà della Chiesa. Si era ritirato dal ministero pastorale già nel 2011 a causa delle sue precarie condizioni di salute. I funerali hanno avuto luogo il 28 marzo, Giovedì Santo, presso la cattedrale del Sacro Cuore di Gesù: la celebrazione è stata presieduta da mons. Giovanni Wang Renlei, vescovo di Xuzhou. La diocesi di Xuzhou, situata nella parte settentrionale della provincia di Jiangsu, conta circa 25.000 fedeli, 7 chiese, una decina di sacerdoti e una ventina di religiose.

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    Onu: nel mondo sono milioni i bambini lavoratori

    ◊   In tutto il mondo sono circa 215 milioni i bambini che lavorano, molti a tempo pieno senza avere possibilità di andare a scuola e di giocare. Sono i dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro che riporta anche le pessime condizioni nelle quali questi piccoli sono coinvolti. Oltre la metà di loro sono costretti a lavorare in ambienti pericolosi, nei conflitti armati, in schiavitù e altre forme di lavoro forzato, attività illecite come traffico di droga e prostituzione. La situazione - riferisce l'agenzia Fides - è altrettanto drammatica nello Stato nordorientale messicano di Tamaulipas dove si registrano oltre 76 mila bambini lavoratori, spesso non pagati, e dove 38 di loro ogni 100 non vanno a scuola. Secondo uno studio dell’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia, il 20.6% ha giornate lavorative che superano le 34 ore alla settimana. Altri dati ufficiali riferiti al quarto trimestre del 2012 riportano che a Tamaulipas 76.469 bambini tra 5 e 17 anni di età sono impegnati in qualche attività economica, ossia 1 ogni 10; il tasso è maggiore tra i bambini che sono il 12.6% mentre le bambine sono il 5.6%. Il 45.6% della popolazione minorile che lavora non riceve alcuna remunerazione o viene pagato con generi diversi; di quelli che vengono pagati il 53.4% percepisce un salario minimo e il 46.6% un salario ancora più basso. (R.P.)

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    Darfur: in Qatar conferenza dei Paesi donatori

    ◊   Con l’impegno a garantire 500 milioni di dollari in sei anni, il Qatar si è proposto come principale Paese donatore durante una conferenza in corso a Doha dedicata alla messa a punto di una strategia per la ripresa e lo sviluppo della regione sudanese del Darfur. Secondo Qna, l’agenzia di stampa del Qatar, gli stanziamenti sono stati annunciati dal ministro Ahmad Ben Abdallah al Mahmoud di fronte a circa 400 delegati di governi, dirigenti di organizzazioni non governative e rappresentanti di organismi internazionali. Nel suo intervento al Mahmoud ha ribadito la promessa, formulata una prima volta nel 2010, di creare un Banca per lo sviluppo del Darfur che abbia una dotazione di un miliardo di dollari. L’obiettivo della conferenza è raccogliere donazioni per oltre 7 miliardi di dollari, la somma giudicata necessaria per avviare nei prossimi sei anni lo sviluppo di una regione dal 2003 ciclicamente ostaggio di conflitti armati ed emergenze umanitarie. Nel primo dei due giorni di lavori, ieri, la Gran Bretagna si è impegnata a stanziare quasi 40 milioni di euro nei prossimi tre anni in progetti di formazione professionale e programmi agricoli. Che l’incontro sia stato organizzato in Qatar non è un caso. Lo Stato petrolifero del Golfo Persico è protagonista di un negoziato che, nel 2011, ha permesso la firma di un accordo di pace tra il governo del Sudan e alcuni gruppi ribelli del Darfur. Un’intesa, questa, dalla quale rimangono però fuori le formazioni armate più influenti. Lo confermano gli inviti a boicottare la conferenza rivolti in questi giorni da un portavoce del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), il gruppo ribelle più importante. E lo conferma un allarme lanciato nel fine-settimana da Unamid, la missione di peacekeeping dell’Onu e dell’Unione Africana. Nel sud del Darfur, si legge in una nota, migliaia di civili stanno cercando riparo presso due basi dei peacekeeper dopo che i ribelli dell’Esercito di liberazione del Sudan guidati da Minni Minnawi hanno “attaccato e conquistato” le città di Muhagiriya e Labado. (R.P.)

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    Centrafrica. Emergenza umanitaria: 2.000 profughi bambini

    ◊   Si calcola che sono circa 2.000 i bambini senza genitori tra i 2 e i 14 anni, che si sono rifugiati nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) provenienti dalla Repubblica Centroafricana. Si tratta di una fetta di popolazione consistente che rappresenta il 40% dei 22.100 profughi che in questi mesi hanno occupato il territorio congolese per sfuggire al conflitto tra il gruppo ribelle Seleka e le forze governative. Tra i mesi di gennaio e febbraio 2013, si conta che il numero dei profughi è passato da 4.000 a 21.352 a causa dell’intensità del conflitto. La maggior parte si trova nella provincia di Ecuador, al confine, nei pressi del fiume Ubangi, dove vive in condizioni di vita difficili ma più vicino al proprio Paese e ha la possibilità di pescare per poter sopravvivere. Altri invece sono ospitati da famiglie locali. A Bangui, la capitale del Centrafrica, presa dai ribelli lo scorso 24 marzo, secondo la responsabile del Comitato Internazionale della Croce Rossa per Africa Centrale e Australe, la situazione è lontana dal normalizzarsi, anche se alcune attività commerciali stanno riprendendo e sia l’approvvigionamento dell’acqua che quello dell’elettricità inizia ad essere regolare. Ma secondo fonti dell’agenzia Fides, resta molto alto il pericolo di furti e saccheggi, e non si sa come evolverà il conflitto. (G.F.)

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    Irak-Giordania: sostentamento scolastico e alimentare per oltre 10.500 bambini siriani

    ◊   Oltre 10.500 bambini siriani che frequentano la scuola nei campi profughi in Irak e Giordania riceveranno assistenza alimentare grazie ad un progetto appena lanciato dal Programma Alimentare Mondiale (Pam). L’obiettivo - riporta l'agenzia Fides - è migliorare la loro alimentazione e incoraggiarli a non abbandonare la scuola. Oltre 6 mila piccoli dei due Centri educativi nel campo di Zaatari, in Giordania, avranno uno snack multivitaminico a mezzogiorno. Altri 4.500 piccoli ospiti del campo di Domiz, a Dohuk, nel nord dell’Irak, riceveranno lo stesso trattamento insieme a quelli degli altri due campi che si trovano a Al Qaim, nel centro del Paese. Molti bambini siriani hanno perso i familiari, hanno dovuto attraversare le frontiere e vivere come rifugiati nei Paesi vicini ed è loro diritto tornare a scuola”, si legge in un comunicato del Pam. Il progetto è partito il 24 marzo e, da allora, la frequenza delle lezioni è aumentata del 20%. (R.P.)

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    Messico: all'Assemblea dei vescovi le nuove sfide della Chiesa

    ◊   "Le sfide della Chiesa in Messico in questi prossimi 3 anni". E’ questo il tema della 95.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Messico che si apre oggi. In una nota per la stampa locale, inviata anche all’agenzia Fides, il segretario della Conferenza episcopale del Messico (Cem), mons. Eugenio Lira Rugarcía ha dichiarato che dopo la presentazione dell'analisi da parte di un gruppo di specialisti laici sulla situazione del Paese, "i vescovi discuteranno con essi per essere informarti anche nei dettagli sulle diverse condizioni della nostra società". A partecipare al dibattito: il dott. Luis Ernesto Derbez Bautista, rettore dell'Università de las Américas de Puebla; il dott. Luis F. Aguilar Villanueva, direttore di Ricerca delle politiche pubbliche e di Governo dell'Università di Guadalajara, e la dott.ssa María Luisa Aspe Armella, docente della Università Iberoamericana. Solo per quest’Assemblea, l’apertura avrà luogo presso la sede della nunziatura apostolica, per rendere omaggio al neo Papa Francesco, con una celebrazione presieduta dal nunzio, l’arcivescovo mons. Christophe Pierre. Da qui tutti i vescovi si recheranno alla sede della Conferenza episcopale alla Casa Lago de Cuautitlán Izcalli, Stato di Messico, dove si svolgerà l’incontro da domani a Venerdì. (G.F.)

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    Cile: missione e sfide per i sacerdoti al centro dell'Assemblea dei vescovi

    ◊   Da oggi, la Conferenza Episcopale del Cile è riunita in Assemblea plenaria, la prima nel Pontificato di Papa Francesco, per esaminare la pastorale sacerdotale. Negli ultimi anni la Commissione nazionale del clero ha analizzato, sotto un’ottica multidisciplinare, la realtà dei sacerdoti, la loro missione nella Chiesa, le loro difficoltà, aneliti e speranze, nell’ambito di una società e una cultura che propone sempre nuove sfide. Oltre ad approfondire il tema del sacerdozio alla luce di un futuro documento, i vescovi cileni faranno una riflessione sulla rinuncia di Benedetto XVI al ministero pretrino, l’elezione di papa Francesco e le conseguenze di questi avvenimenti per la missione ecclesiale e il servizio pastorale alle persone e alla società. Come di consueto la Plenaria dell’episcopato discuterà sulle vicende che riguardano la vita nazionale, specialmente, il bene comune, con una particolare attenzione alle elezioni presidenziali e parlamentari che si svolgerà verso la fine del 2013. Infine, tra i temi propriamente di carattere istituzionale, la Conferenza episcopale esaminerà il processo di preparazione della II Assemblea Ecclesiale Nazionale, che avrà luogo a Santiago, nel mese di giugno e nella quale tutte le delegazioni delle diocesi, le diverse istituzioni cattoliche e le comunità religiose del Paese, discerneranno sulle linee della Chiesa cilena per i prossimi anni. (A cura di Alina Tufani)

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    Colombia: la Chiesa invita al rispetto nel dialogo politico

    ◊   Dopo diversi giorni di dichiarazioni e di tensioni, la Chiesa cattolica è intervenuta per mediare nello scontro tra gli ex presidenti (Pastrana e Uribe), con l'attuale governo, e li ha invitati ad avere rispetto nella discussione e a non fare diventare il tema della pace una discussione vuota. "Uno dei gravi problemi che abbiamo avuto in Colombia è che questo tema è stato oggetto di discussioni a vuoto e non di una politica seria, perché l'autentica politica è la costruzione del bene comune, che mira pertanto al bene del Paese, ed è quindi un obbligo per tutti", ha detto il card. Rubén Salazar. Nella nota pervenuta all'agenzia Fides, si legge, "Se la Colombia deve avere un obiettivo comune, questo dovrebbe essere la pace, perché non l'abbiamo mai avuta. Abbiamo sempre vissuto una storia piena di sangue, di confronto, di vittime", ha detto il porporato. Il card. Salazar ha espresso la posizione della Chiesa in un incontro con la stampa per annunciare che domani, 9 aprile, la Chiesa cattolica si unirà alla marcia a favore del processo di pace che si terrà in tutto il Paese. (R.P.)

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    Pakistan: la difesa delle minoranze religiose dopo la sentenza di assoluzione per blasfemia

    ◊   Sembrano essere la prudenza e la discrezione la formula migliore per festeggiare la sentenza pronunciata dall’Alta Corte di Lahore che, nei giorni scorsi, ha assolto dopo 8 anni il cristiano Younis Masih, condannato a morte per un reato non commesso di blasfemia. Cantare vittoria potrebbe risultare fatale, infatti, per sua moglie Meena Bibi ed i suoi quattro figli che oggi, dopo otto anni di sofferenze, potrebbero ritrovarsi nel mirino di gruppi radicali che compiono esecuzioni sommarie nei confronti di chi è accusato di blasfemia. L’agenzia Fides ricorda che sono oltre 50 le persone, solo accusate di blasfemia, che negli ultimi anni sono state uccise per strada, in carcere, o negli edifici della giustizia. Fra i casi più eclatanti, nel 1993, il cristiano Manzoor Masih, ucciso da militanti islamici durante il processo, mentre era scortato dalla polizia. Nel 2010 estremisti islamici hanno ucciso i fratelli Rahid e Sajjid Emmanuel, arrestati per presunta blasfemia, di fronte a centinaia di persone, davanti al tribunale di Faisalabad e molti altri cristiani, accusati e poi rilasciati, sono stati costretti a lasciare il Paese. Si teme anche per la vita di Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia, in carcere da quasi 1.400 giorni, e per Martha Bibi, rilasciata su cauzione, che da sette anni sta affrontando il processo a Lahore. L’urgenza di proteggere le minoranze dai gruppi estremisti è stata ribadita ieri in un convegno svoltosi a Karachi, in cui esponenti della società civile hanno ricordato che “le minoranze religiose vengono costantemente discriminate dalla popolazione e dal governo”. La conferenza, dal titolo “Integrazione delle minoranze religiose in Pakistan” è stata organizzata dal “Forum per i diritti umani del Pakistan” in collaborazione con il “Centro per la pace e lo sviluppo”. (G.F.)

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    Sri Lanka: escalation di violenze contro le comunità cristiane

    ◊   Si riaccendono in Sri Lanka le tensioni religiose tra radicali buddisti e comunità cristiane. Solo nel mese di marzo sono stati 10 gli attacchi rivolti da questi gruppi di estremisti di religione buddista alla popolazione di fedeli cristiani che si sono visti demolire case ed incendiare chiese. Nel Paese, dove le tensioni sono quasi sempre legate a motivi etnici (scontri tra tamil e singalesi), la religione buddista rappresenta la prima religione e i cristiani non compongono che una minoranza esigua. A lanciare l'allarme è il Barnabas Fund, fondo protestante che si occupa di finanziare progetti volti ad aiutare cristiani in difficoltà. "È molto raro - conferma un membro - sentire di così tanti incidenti anticristiani in un solo mese. Questo è segno evidente di un piano concertato da parte dei gruppi radicali buddisti". Il 18 marzo a Katuwana, una provincia del Sud, alcuni buddisti hanno attaccato la casa del pastore Pradeep Kumara. Il religioso usava l'abitazione per organizzare incontri di preghiera per la sua comunità. Ma già nel dicembre 2012 alcuni fondamentalisti buddisti avevano aggredito il reverendo Kumara, distruggendo la sua auto e minacciandolo di morte se non avesse abbandonato la chiesa. Questa serie di attacchi si inserisce in un contesto di crescente intolleranza religiosa, perpetrato da alcuni gruppi radicali di singalesi-buddisti, che da tempo prendono di mira la comunità islamica e - in misura minore - cristiana. (G.F.)

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    India: Lettera dei vescovi del Nordest per l'Anno della Fede

    ◊   Appare come una concreta e magnifica risposta alle richieste di attenzione ai poveri e agli emarginati del mondo rivolte da Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato, la Lettera pastorale che i vescovi del Nordest dell’India hanno diramato in occasione dell’Anno della Fede, rivolgendosi a sacerdoti, religiosi e laici del loro Paese, invitandoli a rendere fecondo l’anno attraverso opere di pellegrinaggio, iniziative ecumeniche e azioni di evangelizzazione. In una regione al centro di continue tensioni dove imperano corruzione, immigrazione clandestina, povertà e sottosviluppo, dove proliferano le sette religiose e si assiste ad una quotidiana decadenza dei valori morali, appare quanto mai importante un impegno a favore dei poveri e degli emarginati. “C’è un legame indissolubile fra la nostra fede e i poveri”, dicono i Vescovi della regione che include 15 diocesi. Mons, Dominc Jala, arcivescovo di Shillong e presidente del Consiglio dei Vescovi del Nordest, ha spiegato a fonti dell’Agenzia Fides: “I nostri servizi educativi e sociali sono espressione della fede della Chiesa. Per questo la Chiesa nel Nordest dell’India – come in tutta la nazione – andrà avanti con convinzione in questo impegno”. All’Assemblea semestrale, tenutasi nella diocesi di Agartala, hanno partecipato 18 vescovi che hanno manifestato un desiderio di unità e collaborazione che “gioverà moltissimo alla pastorale e all’evangelizzazione nell’India Nordorientale”. (G.F.)

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    Nigeria: almeno 12 poliziotti morti in un assalto rivendicato dal Mend

    ◊   Il Movimento per l’Emancipazione del Delta (Mend) ha rivendicato l’attacco del 6 aprile nella laguna di Azuzama, Stato di Bayelsa, nel sud della Nigeria, nel quale sono rimasti uccisi almeno 12 poliziotti. L’incidente è avvenuto quando un imbarcazione con diversi poliziotti che stavano scortando un ex militante del Mend al funerale della madre, ha avuto un problema tecnico ed è stata assaltata da uomini armati. In un primo momento la polizia ha smentito che l’assalto sia opera di uomini del Mend, ed ha affermato che 12 poliziotti sono “dispersi”. Il comunicato del Mend afferma che le minacce inviate nei giorni scorsi di una ripresa delle ostilità (con il nome in codice di “Hurricane Exodus”) sono reali, smentendo le dichiarazioni delle autorità locali che parlavano di “minacce a vuoto”. Il Mend lega la ripresa delle violenze alla condanna in Sudafrica di un suo presunto leader Henry Okah. Okah, che ha negato di aver a che fare con il Mend, era stato arrestato in Sudafrica su mandato di arresto delle autorità nigeriane con l’accusa di alcuni attentati commessi in Nigeria nel 2010. Il 26 marzo il tribunale di Johannesburg gli ha inflitto 24 anni di carcere per atti di terrorismo. Gli appartenenti del Mend che avevano deposto le armi hanno beneficiato di un’amnistia. (R.P.)

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    Concerto in omaggio al ruolo della Bulgaria contro l'antisemitismo

    ◊   Furono circa 50.000 gli ebrei salvati dalla Bulgaria durante la Seconda guerra mondiale grazie alla strenua opposizione di alcuni suoi parlamentari, alla deportazione e alle leggi razziali. A rendere omaggio il ruolo di primo piano svolto da questo Paese durante la Seconda guerra mondiale un concerto di musica classica, in programma stasera alle 19.30 presso la Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma, in Piazza Sant’Agostino 20. Un appuntamento di grande rilievo artistico che vedrà la partecipazione di tre noti musicisti bulgari: Anatoli Krastev al violoncello, Yosiv Radionov al violino e Sabin Levi all’organo. In occasione delle celebrazioni del 70° anniversario del salvataggio degli ebrei bulgari durante la seconda guerra mondiale, svoltosi nel marzo scorso al Parlamento Europeo di Bruxelles, Rosen Plevneliev, Presidente della Bulgaria, dichiarò “di essere fiero di rappresentare una Nazione che ha avuto il coraggio di schierarsi contro le forze oscure per difendere i propri parenti, amici e vicini”. E solo pochi giorni fa, l’Osservatore Romano ha ricordato la recente candidatura della Chiesa ortodossa bulgara al Premio Nobel per la Pace 2013 “per il ruolo di primo piano svolto durante la Seconda guerra mondiale contro le leggi razziali e per salvare la comunità ebraica dalla deportazione”. A ripercorrere questa storia di riscatto, un performance musicale che vede stasera in programma brani di Leon Surujon, Milcho Leviev e Arcangelo Corelli. (G.F.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 98

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