Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 30/09/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa all’Angelus: appello per le popolazioni congolesi; no a gelosie nella Chiesa; invettiva contro i ricchi disonesti
  • Cardinale Bertone a 600 anni dal miracolo di Bagno di Romagna: Chiesa non celebra il passato, ma una realtà sempre attuale
  • Oggi in Primo Piano

  • Kenya: attentato durate la Messa in chiesa anglicana a Nairobi: ucciso un bambino
  • Settimana di austerity per l'Europa. Lisbona in piazza contro i tagli
  • Elezioni in Nicaragua. I vescovi criticano i politici: attaccati solo al potere
  • Carceri: situazione drammatica. Indagine sul rapporto prigione-recidiva
  • Cbm rafforza l’impegno per salvare i bambini indiani dalla cecità
  • Compie 60 anni il Caritas Baby Hospital a Betlemme aperto a bimbi di ogni cultura e religione
  • Ccee. Il cardinale Bagnasco: L'Europa deve tornare alle sue radici cristiane
  • Nuovo Anno pastorale degli universitari romani: "L'oggi delluomo, l'oggi di Dio"
  • Giornata nazionale del Turismo. Mons. Bregantini: investire di più sulla bellezza del territorio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Repubblica democratica del Congo: la crisi nel nord Kivu e le sofferenze della popolazione
  • Cuba: rilasciati i quattro giornalisti italiani che indagavano sul delitto di Lignano
  • Turchia: una preghiera silenziosa conclude il Simposio cristiano-islamico
  • Polonia: al via il congresso del Rosario nell’arcidiocesi di Czestochowa
  • Tagikistan: la Chiesa festeggia il 15.mo anniversario della missione nel territorio
  • Laos: campagna repressiva contro i cristiani. Arrestati tre pastori
  • Giornate europee del patrimonio su "Le immagini della fede". Musei Vaticani oggi gratis
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa all’Angelus: appello per le popolazioni congolesi; no a gelosie nella Chiesa; invettiva contro i ricchi disonesti

    ◊   Appello del Papa stamane, dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, per le popolazioni congolesi travolte dal conflitto civile. Prima dell’Angelus Benedetto XVI ha puntato il dito contro “i ricchi disonesti” ed ha ricordato che Dio può operare il bene anche fuori della Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Si è detto preoccupato Benedetto XVI per le popolazioni nell’Est della Repubblica democratica del Congo, sofferenti per le violenze armate che continuano ad insanguinare il Paese, e di cui si è parlato nei giorni scorsi in ambito Onu.

    “Sono particolarmente vicino ai profughi, alle donne e ai bambini, che a causa dei persistenti scontri armati subiscono sofferenze, violenze e profondi disagi. Invoco Dio, perché si trovino vie pacifiche di dialogo e di protezione di tanti innocenti e affinché torni al più presto la pace, fondata sulla giustizia, e sia ripristinata la convivenza fraterna in quella popolazione così provata, come pure nell’intera Regione”.

    Prima dell’Angelus, il Papa, ispirato dal Vangelo domenicale, ha ricordato “che Dio può operare cose buone e persino prodigiose” fuori della cerchia dei fedeli e “che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario”. Sant’Agostino insegna infatti che come nella Chiesa “si può trovare ciò che non è cattolico”, così fuori della Chiesa “può esservi qualcosa di cattolico”.

    “Perciò, i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto”.

    Al tempo stesso “anche all’interno della Chiesa” – ha osservato Benedetto XVI - “può capitare”, “che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare”, “le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali”.

    “Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo”.

    Traendo ancora spunto dalla Liturgia il Papa ha ripreso “l’invettiva dell’apostolo Giacomo contro i ricchi disonesti che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi”.

    “Le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli”.

    Nei saluti finali ai fedeli raccolti nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI non ha dimenticato alla ripresa delle attività accademiche gli studenti universitari e tutti gli educatori ed insegnanti, incoraggiandoli “nella loro alta missione a servizio della gioventù. L’università – ha detto può essere un luogo dove si vive già la fraternità. Un luogo nel quale Dio non può essere assente.

    “J’invite les adultes à éduquer en toutes circonstances les plus jeunes à l’estime mutuelle, à l’attention à l’autre et à la recherche de Dieu.”

    Da qui l’invito “agli adulti ad educare in tutte le circostanze i più giovani alla stima reciproca, all’attenzione all’altro e alla ricerca di Dio”.

    Infine un affettuoso “arrivederci” a tutta la comunità di Castel Gandolfo: Benedetto XVI rientrerà infatti domani in Vaticano.

    inizio pagina

    Cardinale Bertone a 600 anni dal miracolo di Bagno di Romagna: Chiesa non celebra il passato, ma una realtà sempre attuale

    ◊   “Le celebrazioni nella Chiesa non sono mai semplici ricordi del passato”, perché, “specialmente nell’Eucaristia, si celebra una realtà viva, sempre attuale, che ci interpella e ci coinvolge”. Queste le parole del cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, pronunciate questa mattina a Bagno di Romagna, nell'omelia della Messa presieduta della Basilica di Santa Maria Assunta, in occasione dei 600 anni del miracolo eucaristico. I dubbi dell’abate Lazzaro sulla veridicità del Mistero Eucaristico, che furono spazzati via nel 1412 dall’apparizione di macchie di sangue fresco sul Corporale durante la consacrazione, “possono abitare anche nel nostro cuore”, ha affermato il porporato. “Viviamo una certa indifferenza che ci fa pensare alla Santa Messa come ad una fra le tante cose da fare, ma si tratta di ben altro”, ha detto Bertone: è “l’alleanza che Gesù Cristo ha sancito per noi con il suo sangue, e di cui la nostra vita ha profondamente bisogno per non disperdersi nella frammentazione e nel non senso, perché “Gesù Cristo risorto e vivo, offre a noi il suo Corpo e il suo Sangue, sotto la specie del pane e del vino. E li offre oggi, come 600 anni fa e come 2000 anni fa. A pochi giorni dall’inizio dell’Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, il cardinale Bertone ha poi ringraziato il Signore “per il segno che ci ha donato con il miracolo eucaristico”, e ha invitato famiglie, sacerdoti, persone consacrate e giovani a lasciare che il Signore aumenti la loro fede, affinché “nutriti di Lui, tutti possiamo rimanere nel suo amore e vivere della sua stessa vita, fatta di accoglienza, di opere di misericordia, di servizio onesto e generoso là dove la nostra vocazione ci ha posto”. (A cura di Michele Raviart)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Kenya: attentato durate la Messa in chiesa anglicana a Nairobi: ucciso un bambino

    ◊   Un bambino è morto e altri tre sono rimasti feriti in un attacco contro una Chiesa anglicana alla periferia di Nairobi, capitale del Kenya. Si tratta dell’ultimo di una serie di attacchi perpetrati nelle ultime settimane contro le chiese in Kenya, che non sono mai stati rivendicati e che vengono attribuiti ad estremisti islamici. il servizio di Michele Raviart:

    La granata che ha ucciso un bambino, ferendone altri tre, è stata lanciata durante la celebrazione di una Messa dedicata alle scuole ed avrebbe colpito l’ala della chiesa di San Policarpo a Nairobi dedicata agli alunni. Nell’esplosione e nella confusione successiva sono rimasti feriti una dozzina di fedeli. “Ho sentito una potente esplosione e ho sentito i bambini piangere”, ha affermato un testimone alla France Press. L’attacco, non rivendicato, arriva a 24 ore di distanza dal ritiro delle milizie islamiste Shebaab dal porto somalo di Chisimaio, in seguito all’attacco delle Forze dell’Unione Africana guidato dall’Esercito kenyano. Si teme quindi che le motivazioni siano una vendetta dei gruppi estremisti legati ad Al-Qaeda, tanto più che sul sito intenet della chiesa colpita parla della propria missione di “tendere la mano a tutta la comunità, compresa la parte musulmana”. In seguito all’attentato la polizia del Kenya ha disperso un centinaio di manifestanti, che stavano lanciando pietre contro delle persone di origine somala, imputando loro la responsabilità dell’attacco.

    inizio pagina

    Settimana di austerity per l'Europa. Lisbona in piazza contro i tagli

    ◊   E’ stata la settimana dell’austerity per l’Europa. Il governo francese ha presentato una finanziaria da circa 37 miliardi di euro per ridurre il deficit al 3 per cento del Pil entro il 2013, mentre la Spagna ha annunciato che per salvare le sue banche chiederà all’Unione Europea 40 miliardi di euro su 60 necessari alla ricapitalizzazione. E dopo le tensioni di Madrid e Atene, che attende la decisione della Troika sulla nuova tranche di aiuti, il Portogallo scende in piazza contro i tagli decisi dal governo. Per un bilancio della situazione attuale Cecilia Seppia ha sentito Carlo dell’Aringa, direttore del Centro di Ricerche Economiche sui problemi del Lavoro e dell'Industria dell'Università Cattolica di Milano:

    R. - Certamente è un segnale che il progetto politico europeo è lungo, faticoso e non alla portata immediata dei Paesi, perché ciascuno agisce un po’ per proprio conto, nel timore che i mercati finanziari possano speculare contro il proprio debito.

    D. - Di fronte a questo quadro che abbiamo anche visto delinearsi meglio questa settimana, qual è il ruolo della Germania, di un Paese così forte economicamente di fronte ad un’Unione sempre più a rischio, e soprattutto come si muoverà Berlino da qui in poi?

    R. - Paradossalmente, il fatto che anche la Germania inizi a risentire dei contraccolpi della crisi dei Paesi dell’area monetaria - quelli che la circondano - verso i quali la Germania esporta, quindi risente del fatto che la crescita diminuisce, e quindi le proprie imprese attraversano momenti di difficoltà; paradossalmente, dicevo, questo è “un fatto positivo” perché dovrebbe convincere la Germania che occorre fare di più per impedire che la crisi si accentui e che ciascun Paese entri in un giro perverso di manovre restrittive con un’ulteriore caduta dell’attività economica e poi ancora nuovi bisogni di tagliare le spese ed aumentare le tasse.

    D. - Dalla Merkel anche il monito all’Europa a non farsi condizionare troppo dai mercati, che di fatto, in tutta la settimana hanno dato segnali sconfortanti...

    R. - Sì: però, se si procedesse verso tappe credibili, verso un’unione fiscale, politica, è chiaro che anche le tappe dell’unione bancaria e di eventuali strumenti per rilanciare la crescita, sarebbero accettati volentieri dai mercati.

    D. - Altra questione, la Spagna: gli aiuti da 40 miliardi chiesti all’Ue per salvare le banche, sui 60 necessari. Il ridimensionamento della cifra c’è stato, però è comunque un quadro meno fosco ma pur sempre grave...

    R. - Probabilmente i 40 miliardi, come qualcuno dice, non saranno sufficienti e ce ne vorranno di più. Quindi da un lato la Spagna dovrà, per forza di cose, dare garanzie di ulteriore rigore. Già sta attraversando problemi di tensioni sociali non indifferenti. I mercati naturalmente guardano anche a questo, perché le tensioni sociali non rafforzano un Paese, lo indeboliscono.

    D. - Passando alla Francia, questa manovra da 37 miliardi di euro: il ministro dell’economia francese Moscovici l’ha definita ”uno sforzo senza precedenti”; comprende sacrifici per le famiglie, per le imprese, poi la supertassa del 75 percento sui redditi superiori ad un milione. Questa misura fa già molto discutere, ma non è la sola. Comunque è una manovra lacrime e sangue anche qui...

    R. - C’è un elemento di equità che ci fa riflettere. Ancora una volta siamo a tasse, soprattutto, e qualche taglio di spesa. I Paesi europei, di per sé, non hanno bisogno di ulteriori politiche fiscali congiunturali di carattere restrittivo. Hanno bisogno di perseguire il cammino delle riforme, ma c’è bisogno che le autorità europee allentino il raggiungimento degli equilibri di bilancio.

    D. - Questa settimana abbiamo assistito a tante manifestazioni e scontri: Atene, Madrid... Secondo lei, al di là del malcontento dei cittadini che è il primo segnale di destabilizzazione, l’Europa è ancora una potenza mondiale dal punto di vista economico?

    R. - Potenzialmente lo è ancora, ma certamente dopo quattro anni di crisi, se questa dovesse perdurare a lungo, questo comporterebbe una perdita di potenziale produttivo, e probabilmente ad un aumento della disoccupazione e delle tensioni sociali. Questo non deporrebbe a favore di un ruolo importante come lo ha avuto in passato.

    inizio pagina

    Elezioni in Nicaragua. I vescovi criticano i politici: attaccati solo al potere

    ◊   I vescovi del Nicaragua intervengono con un Messaggio sulle elezioni amministrative del prossimo 4 novembre invitando tutti ad una seria riflessione sul comportamento dei politici sia al governo che all’opposizione. I presuli criticano in particolare la concentrazione del potere e la volontà di non perderlo a tutti i costi, gli insulti reciproci, la corruzione e l'illegalità che portano alla violenza. Sul Messaggio ascoltiamo il presidente della Conferenza episcopale di Nicaragua, mons. Sócrates Sándigo, al microfono di Claudia Alberto:

    R. - Quando c’è un’elezione di questo genere noi vescovi diciamo sempre qualche cosa, perché la gente aspetta la voce dei pastori, ma anche perché il nostro compito è quello di dare indicazioni in queste situazioni. In questo Messaggio diciamo tre cose: innanzitutto, quale deve essere l’atteggiamento di chi ha l’autorità e a questo proposito abbiamo citato il Vangelo di Luca (22:26): “Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve”. Noi sappiamo che in questo Paese le cose non vanno in questo modo: c’è un governo che non sente quello che fa come un servizio. Perciò, prima di tutto, noi vogliamo far capire alle persone come stanno veramente le cose per quanto riguarda il governo. La seconda cosa è che per le altre elezioni di solito dicevamo alla gente di andare a votare, ma ora non diciamo la stessa perché le persone prima di tutto devono valutare se ci sono le giuste condizioni per votare. Pertanto, la persona non deve votare tanto per votare, ma deve pensare, riflettere, meditare bene quello che andrà a fare il 4 novembre. L’ultima cosa è che oltre alle elezioni dobbiamo tutti vedere come sta il Paese e meditare; ma non dobbiamo solo guardare come vanno le cose: tutti noi dobbiamo fare qualche cosa. Non possiamo soltanto stare a guardare senza fare niente: tutti dobbiamo fare qualcosa, perché vogliamo un Nicaragua migliore. E il Paese diventerà migliore quando tutti si adopereranno per fare qualche cosa, perché è pericoloso che un Paese si trovi nelle mani di pochi: per questo motivo, oltre a pensare alle elezioni, i nicaraguensi tutti devono pensare a cosa devono fare per il loro futuro.

    inizio pagina

    Carceri: situazione drammatica. Indagine sul rapporto prigione-recidiva

    ◊   Una situazione che non fa onore all’Italia: lo ha detto nei giorni scorsi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in riferimento allo stato delle carceri. Ed ha auspicato che le proposte di legge volte a incidere sulle cause della degenerazione degli istituti di pena trovino sollecita approvazione in Parlamento, a cominciare da quelle per l'introduzione di misure alternative fino a forme di amnistia o indulto. Una posizione condivisa dal ministro della Giustizia, Paola Severino che in settimana aveva presentato l’avvio di un’indagine scientifica sul rapporto carcere-recidiva. Sull’iniziativa Adriana Masotti ha sentito il parere di Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone:

    R. - Un’indagine essenziale, perché serve a liberare da tutti i pregiudizi e gli stereotipi che ci sono intorno al fatto che il carcere deve essere solo vessazione, punizione cieca. Invece, noi sappiamo, sia per conoscenza empirica nel nostro lavoro di osservazione, ma anche per conoscenza scientifica - perché ci sono già delle ricerche in tal senso - che chi sconta una pena in carcere con un trattamento umano, con opportunità di educazione scolastica, di un lavoro qualificato, di partecipazione ad attività teatrali degne di questo nome, ha sicuramente un tasso di recidiva più basso. C’è già un’indagine di questo tipo fatta in Germania, che lo ha dimostrato in modo inequivocabile. Chi, per esempio, ha studiato durante l’esperienza di detenzione, poi non ricommette, quasi mai, un crimine quando esce dal carcere. C’è una ricerca in questo senso fatta in Italia su chi ha avuto l’opportunità di una misura alternativa: chi l’ha avuta durante la carcerazione ha un tasso di recidiva tre volte più basso di chi invece si è fatto tutto il carcere dentro. E quindi, ben venga una ricerca in questo senso.

    D. - Lei parla di opportunità culturali, di lavoro, dentro il carcere e di misure alternative, cioè di tutti e due gli aspetti…

    R. - Contano entrambi. Conta l’opportunità che si possa avere un progressivo avvicinamento al mondo esterno, perché chi è stato per esempio quattro o cinque anni in carcere senza mai avere contatti con l’esterno, si ritroverà quando esce in un mondo diverso. Figuriamoci chi è entrato in carcere prima dell’era della digitalizzazione, di internet: ora esce, non sa neanche più come cercare lavoro. Quindi piano, piano, bisogna invece, avvicinare le persone, prepararle all’uscita. E poi conta come si è i trattati dentro, perché lo Stato forte, non è lo Stato che tratta male: è lo Stato che tratta nella legalità. Lo Stato forte è quello che dentro ti fa studiare, ti consente di avere un contatto religioso, di imparare un mestiere, di esercitalo e per farlo non ti sfrutta, ti tratta decentemente, ti fa fare un’esperienza di teatro… Pensiamo che oggi è candidato all’Oscar il film: “Cesare deve morire”. Conosco gli attori di quella compagnia teatrale, ed alcuni di questi oggi sono attori professionisti!

    inizio pagina

    Cbm rafforza l’impegno per salvare i bambini indiani dalla cecità

    ◊   Nel segno di Madre Teresa di Calcutta: Cbm, le Missioni cristiane per i ciechi nel mondo, rafforzano il proprio impegno a fianco dei bambini indiani affetti da gravi malattie della vista. Con 70 euro, sottolinea Cbm, si fornisce vitamina “A” a 70 bimbi per prevenirne la cecità. Con 125 euro si può salvare la vita di un bambino dall’incubo della cecità con un intervento di cataratta. Alessandro Gisotti ne ha parlato con il dott. Mario Angi, presidente di Cbm italia:

    R. – L’India è oggi il Paese con il maggior numero di persone non vedenti al mondo. Si parla di 37 milioni di ciechi nel mondo di cui una dozzina vivono in India. Il 75 per cento di loro sono casi che possono essere curati. Quindi noi come Cbm, che siamo presenti in India dal 1967, pensiamo che nonostante l’immagine che viene trasmessa dell’India come un Paese in rapida crescita economica e sociale, dobbiamo intervenire nelle sacche di povertà e nelle regioni dove la gente non è raggiunta da una medicina e una cura adeguata.

    D. - In particolare, il vostro impegno è a favore dei bambini. Può farci qualche esempio anche concreto di ciò che avete fatto e state facendo in India?

    R. – I bambini a volte sono affetti da patologie congenite, quali la cataratta, o da patologie acquisite quali la avitaminosi "A". In questi casi bisogna intervenire con un intervento chirurgico che è di particolare difficoltà in quanto sia l’anestesia sia il microscopio e tutte le tecniche operatorie per un bambino sono più complesse rispetto a quelle per un adulto. Citiamo nel foglio che abbiamo inviato come richiesta di sostegno il caso di una bambina, Bauna, di sei anni che era completamente cieca all’occhio sinistro a causa di una avitaminosi "A" e che è stata operata all’occhio destro affetto di cataratta riprendendo una vista utile per andare a scuola.

    D. – Voi stessi avete in un qualche modo legato questo rinnovato impegno in India alla figura di Madre Teresa…

    R. – Certo, perché noi siamo le Missioni cristiane per i ciechi nel mondo e ci riconosciamo nella testimonianza e nella figura di Madre Teresa che si è spesa per gli umili e i poveri dell’India, e in qualche modo noi ci mettiamo sulla scia dei seguaci di Madre Teresa e dei seguaci di Cristo per cercare di dare una mano alle persone più bisognose.

    inizio pagina

    Compie 60 anni il Caritas Baby Hospital a Betlemme aperto a bimbi di ogni cultura e religione

    ◊   60 anni fa nasceva a Betlemme il Caritas Baby Hospital, un ospedale che presta soccorso e conforto ai bambini del luogo senza distinzioni di cultura o religione. La sua storia e la sua missione sono raccontate da suor Lucia Corradin, delle Suore Francescane Elisabettine, presenti nella struttura dal 1975. L’intervista è di Luca Pasquali:

    R. – Il Caritas Baby Hospital è l’unico ospedale pediatrico presente in tutta la Cisgiordania e ha trovato il suo inizio alla vigilia del Natale del 1952, grazie ad un religioso svizzero – padre Ernst Schnydrig – che si trovava in pellegrinaggio con un piccolo gruppo di amici, proprio durante il periodo natalizio. Incontrano un papà arabo palestinese di un campo profughi qui vicino – il campo di Aida – mentre questo padre di famiglia stava seppellendo il figlio che era morto di freddo e denutrizione. Il prete resta sconvolto dall’incontro, perché si sente interpellato da una forte domanda: “Come mai questo succede a Betlemme, nel momento stesso in cui io mi sto recando alla grotta per incontrare il Signore?”. Lui avverte che il Signore si è servito di quell’evento per fargli capire che dovesse essere lui il promotore di un’opera sanitaria a favore dei bambini palestinesi. A conferma di questo evento, questo piccolo gruppo di amici decide di recarsi nei campi profughi e di raccogliere i bambini malnutriti. Quando questo religioso ritorna nella sua diocesi, ovviamente, comincia a fare il “tam tam” in tutte le diocesi e tutte decidono all’unanimità di fondare un’associazione che in tedesco si chiama “Kinderhilfe Bethlehem”, in italiano “Aiuto bambini Betlemme”. Questa è ancora oggi l’organismo che gestisce la struttura sanitaria per i bambini, senza alcuna distinzione di razza e religione, oltre all’aspetto educativo e di supporto nei confronti delle mamme. Questo perché nella cultura araba la donna ancora oggi si trova in una condizione di minorità, di inferiorità rispetto all’uomo. L’opera è nata come una risposta di solidarietà.

    D. – Come si riesce oggi a portare sostegno e conforto ai bambini in Medio Oriente, un luogo in cui sembra così difficile la convivenza tra culture e religioni differenti?

    R. - Caritas Baby Hospital è un’opera voluta da Dio: lo conferma il fatto che esistiamo ancora oggi, dopo sessant’anni di presenza; è come rendere lode al Signore, per questa opera che lui ha voluto e che continuerà a portare avanti. Più si è in contatto e si promuove questa opera di solidarietà per il bene dei bambini e delle mamme, tanto più passa il messaggio che la cristianità è vissuta nel tessere relazioni.

    D. – Quanti bambini oggi ricevono cure presso la vostra struttura, e quali sono le malattie più diffuse, le problematiche a cui dover far fronte maggiormente?

    R. – La capienza totale della struttura è attualmente di 82 posti letto, suddivisi tra due reparti di pediatria ed uno di neonatologia; i piccoli pazienti vengono soprattutto per alcune malattie a livello intestinale, dovute al fatto che non tutte le famiglie hanno la quantità sufficiente di acqua, sia per lavarsi, sia per preparare da mangiare. Vengono anche per patologie respiratorie, anche queste legate alle condizioni di vita; ci sono malattie cardiache, malattie motorie e poi malattie come la fibrosi cistica o altre, che sono connesse all’incremento dei matrimoni tra consanguinei. Cerchiamo soprattutto di creare con le famiglie punti di informazione ed educazione, per potere poi parlare anche di prevenzione.

    D. – Sono presenti le Suore Francescane Elisabettine da molti anni, ormai. Qual è l’impegno delle suore all’interno di questo ospedale, e come nasce questa missione?

    R. – Siamo state volute dallo stesso fondatore. Lui voleva che all’interno dell’opera ci fosse una presenza religiosa, che si facesse garante delle due anime significative dell’opera: restituire rispetto e dignità alle persone più fragili e trovare, con i locali, le strategie migliori che, nel rispetto della loro cultura, potessero salvaguardare queste due anime ispiratrici.

    inizio pagina

    Ccee. Il cardinale Bagnasco: L'Europa deve tornare alle sue radici cristiane

    ◊   Si è conclusa a San Gallo in Svizzera la plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. A suggellare l’evento è stata la Messa delle Nazioni presieduta stamane dal vescovo della cittadina elvetica, mons. Merkus Buchel. Al centro dei lavori molti temi di attualità: dalla crisi economica alla nuova evangelizzazione, dalle questioni etiche alle riflessioni sul 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Ma qual è la maggiore sfida per l’Europa? Il nostro inviato Mario Galgano lo ha chiesto al cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana:

    R. – La prima sfida, quella fondamentale, che riscopra la propria anima, e per anima intendo ovviamente quell’insieme di ideali, di valori spirituali, morali che i grandi padri dell’Europa – Shuman, Adenauer e De Gasperi – intendevano quando pensavano ad un’Europa unita. Quindi, nel momento in cui l’Europa pensa a se stessa, dovrebbe ritornare in modo chiaro e distinto alle proprie radici cristiane. Questa è la prima e fondamentale sfida che vedo per la nostra Europa. Dentro a questa prima sfida mi pare che dovrebbe sviluppare, con l’aiuto di tutti - innanzitutto di noi come Chiesa cattolica, ben volentieri – un’elaborazione culturale di due categorie fondamentali, che mi sembra siano due cardini dell’Unione europea e cioè: la libertà - eredità in modo specifico della modernità, ma innanzitutto frutto del Vangelo - la libertà con la forma dell’autodeterminazione e, secondo, la categoria della non discriminazione.

    D. - E ancora…

    R. - Una terza sfida la vedo in un’unificazione anche politica, in ordine anche all’economia, in una propria collocazione nel mondo rispetto agli altri grandi Paesi o grandi agglomerati, perché senza un’unità politica più sostanziale, seppur “leggera” rispetto ai Paesi membri - che non devono essere, a mio parere, invasi da un’Europa “pesante”, ma rispettati da un’Europa “leggera”, sia pure politicamente unitaria – è difficile parlare di unità europea, è anche difficile stare all’interno di un mondo globalizzato che richiede non soltanto degli agglomerati, ma richiede identità motivate. Ritornando alla prima sfida, parlando dell’anima, certamente la dimensione religiosa è essenziale, perché l’Europa possa veramente ritrovare se stessa. Mettere Dio alla periferia o pretendere di costruire una città terrena senza la dimensione religiosa, trascendente, vuol dire andare contro le persone: quando l’uomo viene sganciato dal suo fondamento - che è trascendente - su che cosa basa il suo agire? Nel momento in cui viene negata la natura umana e viene negato il Creatore, si perde il fondamento dell’agire, sia personale, sia comunitario. Ci si consegna alla logica dei numeri e i numeri, che sono necessari nella democrazia, non devono però essere “ballerini”, perché le maggioranze - quando si tratta di valori morali, di fondamenti – sono sempre aleatorie.

    D. - Cos’è che può dare l’Europa all’Italia, soprattutto per andare oltre anche ai problemi politici, economici e sociali? Quali sono gli impulsi che possono venire dall’Europa per l’Italia, anche per i cattolici in Italia …

    R. - A mio parere, il primo contributo che l'Europa può dare all’Italia e ai cattolici in Italia, è un contributo di attenzione, senza pregiudizi: se ci fosse questa disponibilità a considerare il fatto cristiano e la cultura che ne deriva senza pregiudizi, certamente i cattolici italiani potrebbero anche meglio sviluppare i propri principi fondamentali. Ma nello stesso tempo, l’Europa potrebbe arricchirsi di questo fortissimo e determinante contributo, che non lede la laicità delle istituzioni, ma semmai la rafforza e la illumina. Quindi, io penso che una maggiore attenzione, rispettosa e dialogante, da parte dell’Europa - che vuol dire poi, in sostanza, da parte delle istituzioni europee - al fatto ed al patrimonio cristiano e cattolico, sarebbe una grande ricchezza per entrambi e sarebbe soprattutto una grande ricchezza in ordine al bene delle persone e delle comunità. Per quanto riguarda l’aspetto più strettamente politico, è chiaro che l’Italia non può fare a meno dell’Europa per affrontare anche i propri problemi interni ed il proprio futuro. Ma questo vale per l’Italia come vale – a mio parere – per tutti gli altri Paesi membri, all'interno di quella logica di complementarietà e di globalizzazione, e dentro al valore di un cammino unitario che l’Europa ormai ha intrapreso. E’ importante - secondo il mio modo di vedere - che l’Europa sia un’Europa non “pesante”, rispetto né all’Italia né agli altri Paesi. Trovare il punto di equilibrio tra il rispetto delle storie dei singoli popoli, la valorizzazione delle singole identità ed una visione unitaria, non è sempre facile né automatico, però è la strada assolutamente necessaria.

    D. – Cosa può portare l’Anno della Fede proprio per l’Europa?

    R. - Il primo obiettivo dell’Anno della Fede è la conversione del nostro cuore, una rinnovata conversione del cuore, della vita da parte dei credenti. Il primo scopo è questo. Solo se c’è questo scopo, questo obiettivo, allora ci sarà anche quello slancio di evangelizzazione, quella efficacia di annuncio del Vangelo, dell’annuncio di Cristo, che è anche uno scopo intrinseco dell’Anno della Fede. Ma il primissimo scopo - ci dice il Papa - è ripensare la nostra fede per rinnovarla nella gioia dell’adesione a Cristo e alla Chiesa. Se questo è veramente vissuto, allora l’Europa ne potrà beneficiare veramente, proprio perché da una riscoperta globale della propria fede, della propria adesione a Cristo, alla Chiesa, l’uomo e l’umanità ne escono migliorati. E un’umanità migliorata - concettualmente, con i propri scopi, con il proprio destino - è il presupposto fondamentale per un cammino di unificazione, che richiede delle legislazioni non contro l’uomo, la vita, la famiglia e via discorrendo, ma per l’uomo, per la vita e la famiglia. Allora, un risveglio della fede cattolica beneficerà l’Europa nel suo itinerario di unificazione, permettendo legislazioni più aderenti e più rispettose dell’umano e quindi della vita e della famiglia.

    inizio pagina

    Nuovo Anno pastorale degli universitari romani: "L'oggi delluomo, l'oggi di Dio"

    ◊   “Il padre lo vide da lontano. L’oggi dell’uomo, l’oggi di Dio”. E’ il tema tratto dal Vangelo di Luca, che guiderà il nuovo anno pastorale degli universitari romani. Tra gli eventi previsti nel programma, presentato ieri a Roma dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, la settimana dell’accoglienza dal 21 al 27 ottobre, il X Pellegrinaggio degli universitari ad Assisi il prossimo 10 novembre e il tradizionale incontro natalizio degli universitari con Benedetto XVI, il 13 dicembre. Ma perché è stato scelto proprio questo tema? Marina Tomarro lo ha chiesto a padre Giuseppe Daminelli, cappellano della Luiss, Libera Università Guido Carli di Roma.

    R. – Il tema di quest’anno voleva guardare in particolare a quella realtà che fa parte ormai in maniera maggioritaria della nostra attività di evangelizzazione del mondo universitario, cioè tutta quell’altra parte di studenti e di persone che frequenta l’università e che non è così vicina da frequentare le nostre attività, le nostre cappellanie. E quindi, l’attenzione verso coloro che hanno un desiderio, forse una ricerca interiore ma non quella capacità, poi, di guardare dentro a questa ricerca. Soprattutto in un anno che il Santo Padre ha voluto dedicare alla Fede, questa scelta ci sembrava doverosa.

    D. – In che modo si può spiegare ad uno studente che davvero Cristo vive nella sua vita?

    R. – E’ sicuramente impegnativo ma non impossibile. Noi siamo certi che l’esperienza della fede vissuta con umiltà, evidentemente – qui non si tratta di imporre nulla! – riesca a far capire che non c’è opposizione tra le due realtà – fede e ragione – ma soprattutto che un’esperienza di vita che voglia allontanarsi dal dono più grande, cioè quello di avere un’unità profonda dell’uomo, cioè quella di una umanità integra nella sua esistenza – materia e spirito – diventa fondamentale. Abbiamo notato che soprattutto nella generazione di giovani che vanno verso la fine dei loro studi, diventa più facile; ci accorgiamo invece che per le matricole, per i giovani studenti nei primi anni questo risulta meno convincente, meno facile da afferrare. Quindi la nostra attenzione dovrà essere quella di offrirci al loro fianco come accompagnatori per un’esperienza interiore più profonda.

    D. – La pastorale universitaria si occupa non solo degli universitari, ma anche dei docenti universitari. Questo può favorire anche un dialogo, un avvicinamento tra le due parti?

    R. – Credo di sì. La realtà dei docenti è una realtà cruciale anche per l’annuncio della pastorale universitaria, perché in realtà uno degli elementi convincenti per la testimonianza del credente è proprio – in questo caso – la capacità di un docente di offrire strumenti o addirittura la propria testimonianza, di confrontarsi su questi valori.

    inizio pagina

    Giornata nazionale del Turismo. Mons. Bregantini: investire di più sulla bellezza del territorio

    ◊   Si celebra oggi in Molise, nel santuario di Castelpetroso, la Giornata nazionale del turismo 2012 promossa dalla Conferenza episcopale italiana e dall’arcidiocesi di Campobasso-Bojano, in collaborazione con la Regione Molise e la Camera di commercio di Isernia e Campobasso, Tema della Giornata:“Turismo e sostenibilità energetica propulsori di turismo sostenibile”. L’idea è quella di valorizzare luoghi poco noti ma ricchi di valore naturalistico, culturale e spirituale del territorio italiano. Lo Stato da tempo stanzia fondi per la tutela e il restauro di beni artistici e architettonici della Chiesa, spesso al centro di flussi turistici importanti in tutto il Paese. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano.

    R. – Ogni volta si ha l’impressione che sia un favore fatto ai sacerdoti; in realtà è un debito delle istituzioni, che le autorità comunali o regionali o statali hanno nei riguardi del loro territorio. Infatti, se una chiesa è ben custodita, restaurata e l’investimento produce bellezza, quell’investimento produce ricchezza: c’è un rapporto diretto, nel turismo, tra ciò che è bello e ciò che è fecondo anche sul piano appetibile e finanziario. E la politica dev’essere molto, molto attenta ai propri beni patrimoniali, artistici e culturali da custodire e da valorizzare.

    D. – La Chiesa italiana è molto impegnata in aspetti che riguardano il turismo, ma anche la difesa del Creato, quindi l’ambiente ma anche la tutela della terra intesa come lavoro dei contadini …

    R. – Sì: questa è una visione innovativa che si sta creando nella Chiesa italiana. Noi abbiamo tre Giornata che alla fine sono un tutt’uno perché sono intrecciate: quella del Creato, il 1° settembre, quella del Turismo, il 27 settembre che noi, in Molise, celebriamo solennemente domenica, e poi quella del Ringraziamento per i frutti della terra, l’11 novembre. Queste tre Giornate, in realtà, hanno un unico cuore, che è il territorio: un territorio custodito, un territorio aperto, ospitale e un territorio fatto di bellezza anche dal punto di vista della fecondità dei prodotti della terra. Il messaggio è meraviglioso anche dal punto di vista socio-politico.

    D. – Se si fosse investito più sul territorio e meno sui complessi industriali, lei pensa che le crisi del lavoro si sarebbero potute evitare?

    R. – Certamente sì. Ovviamente, questo significa che noi seguiamo con trepidazione tutte le realtà industriali. Io ho lavorato come operaio a Porto Marghera e so cosa vuol dire l’inquinamento industriale, per cui capisco benissimo Taranto e so benissimo anche cosa accade all’Alcoa. Però, a livello di programmazione futura, sanando queste situazioni o risolvendo in armonia l’ambiente con il lavoro – perché questo è il nodo: bisogna tenerli in armonia! – la domanda sul futuro riemerge. Dove vogliamo investire di più? Solo per sanare queste singole ferite, o ancor più per progettare un’immagine più ampia, più bella e più piena del turismo e quindi di sviluppo del territorio? La Sardegna potrebbe avere nel territorio molti, ma molti più posti di lavoro della stessa Alcoa! Cioè, noi dobbiamo puntare sull’armonia e la bellezza del territorio e la forza di un’agricoltura sostenibile, a chilometri zero … Tutte queste armonie, che in molti luoghi d’Italia già ci sono, possono e devono essere oggetto di investimento intelligente e coraggioso.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Repubblica democratica del Congo: la crisi nel nord Kivu e le sofferenze della popolazione

    ◊   Come ricordato oggi dal Papa nell’Angelus, la popolazione della parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sta vivendo da inizio maggio una situazione di guerra, con oltre 300mila persone che sono state allontanate dalle loro abitazioni. Da mesi l’esercito congolese ha inviato nella zona di Goma migliaia di soldati per combattere contro un gruppo di ribelli che si fa chiamare “M23”. Si tratta per la maggior parte di Congolesi di etnia Tutsi, che hanno disertato dall’esercito regolare e stanno combattendo per il controllo dell’intera area del Nord Kivu, particolarmente ricca di risorse minerarie. I residenti riferiscono di sparatorie nella città di Goma ogni sera, mentre solo la scorsa settimana sono state uccise cinque persone. “Al momento ci sono molti soldati in zona e questo sta creando problemi”, ha affermato all’Associated Press il sindaco della città. Riguardo i presunti legami dell’M23 con il vicino Rwanda, giovedì scorso a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente rwandese Paul Kagame ha smentito con decisione ogni accusa ed ha affermato che “risolvere la crisi sarà impossibile se la comunità internazionale continuerà a percepire il problema in maniera errata”. Kagame e il presidente della RDC Joseph Kabila hanno poi condannato in maniera congiunta “ogni forma di sostegno esterno” ai ribelli. (M.R.)

    inizio pagina

    Cuba: rilasciati i quattro giornalisti italiani che indagavano sul delitto di Lignano

    ◊   I quattro giornalisti italiani arrestati venerdì a Cuba sono stati rilasciati ed espulsi dall’isola. L’accusa a loro rivolta era quella di essersi presentati nel Paese come turisti e non come reporter e di aver quindi violato le norme sullo “status migratorio”. “Ci hanno interrogato per 12 ore, hanno portato via passaporti e cellulari ed hanno cancellato tutto il materiale raccolto”, ha affermato Stefano Cavicchi, fotoreporter del Corriere della Sera. I quattro giornalisti erano andati a Cuba per rintracciare il fratello della ragazza cubana, reo confessa del duplice omicidio di due anziani a Lignano Sabbiadoro il 19 agosto scorso. (M.R.)

    inizio pagina

    Turchia: una preghiera silenziosa conclude il Simposio cristiano-islamico

    ◊   Iniziato con una preghiera silenziosa, il Simposio cristiano-islamico che si è tenuto a Yeşilköy, in Turchia, il 28 e 29 settembre sul tema “Essere straniero e dialogo con l’altro”, si è concluso ieri pomeriggio con una solenne Liturgia della Parola nella chiesa di Santo Stefano, affidata ai Frati Minori Cappuccini, ideatori di questi incontri. Fra i due momenti di preghiera ci sono state sei relazioni, affidate a studiosi musulmani e cattolici che hanno parlato dello straniero, della sua identità, della sua accoglienza, delle difficoltà che incontra in una terra nuova, dell’interesse con cui deve essere accettato e aiutato da chi crede in Dio. I partecipanti sono stati oltre 150, la maggior parte giovani, mossi dal desiderio di vivere un clima di “dialogo della vita”, garantito dalla convivenza di due giorni pieni e continui, occasione che il Simposio offre gratuitamente. E’ infatti nella quotidiana comunione dei valori più umili e più profondamente umani che cristiani e non cristiani possono aiutarsi reciprocamente a rispondere meglio alle domande essenziali sul mondo, sull’uomo, su Dio. Accanto a congressi o giornate di studio in cui cristiani e musulmani si limitano all’analisi dei rapporti economici, culturali e politici, senza che la loro fede e le loro comunità vi siano direttamente coinvolte, si sono sviluppati nel tempo incontri in cui gli interlocutori parlano delle loro esperienze spirituali. Nel suo piccolo, Yeşilköy rientra in questa categoria. Per questo, al termine di ogni Simposio, si decide (e si è deciso) di continuare: esiste infatti una dinamica del dialogo che finisce sempre per coinvolgere tutti. (A cura di padre Egidio Picucci)

    inizio pagina

    Polonia: al via il congresso del Rosario nell’arcidiocesi di Czestochowa

    ◊   Si svolgerà sabato prossimo in Polonia il congresso del Rosario dell’arcidiocesi di Czestochowa. Riferisce l’Agenzia Fides che durante l’incontro, che si terrà al Santuario della Madonna del Santo Rosario a Myszków Mrzyglód sarà presentata la catechesi missionaria sul tema: “Rosario, la scuola di fede al servizio della costruzione della Chiesa come una casa”. Al congresso parteciperanno i gruppi del “Rosario vivente” e del “Rosario missionario” e saranno approfonditi i temi della fede ed dello spirito missionario. “Il Rosario è un tesoro da riscoprire, è lo strumento di aiuto per le missioni e per i missionari. Dobbiamo promuovere questa preghiera nelle nostre parrocchie, nei santuari e nelle famiglie, soprattutto nell’Anno della Fede” ha affermato don Jacek Gancarek, direttore delle Pontificie opere missionarie dell’arcidiocesi di Czestochowa e custode del Santuario. (M.R.)

    inizio pagina

    Tagikistan: la Chiesa festeggia il 15.mo anniversario della missione nel territorio

    ◊   Si celebrano in questi giorni i festeggiamenti per il 15.mo anniversario della missione Sui iuris, che ha portato alla nascita del cattolicesimo in Tagikistan. Dopo il periodo del comunismo e della guerra civile dei primi anni Novanta, il Beato Giovanni Paolo II, nel 1997, proclamò la missione Sui iuris nel Paese per dare maggiore attenzione ai fedeli cattolici presenti sul territorio. “La missione fu assegnata all’Istituto del Verbo incarnato" (Ive), racconta all’agenzia AsiaNews padre Carlos Avila, missionario dell’Istituto e superiore della missione. "Oggi nel Paese esistono tre parrocchie e lavorano quattro sacerdoti dell’Ive, tre religiose dell’Istituto del Signore e della Vergine di Matara e quattro suore di Madre Teresa di Calcutta. In questi anni, Dio ci ha benedetto con alcune vocazioni di giovani Tagiki”. La Chiesa cattolica nel Paese esiste da circa 40 anni: i primi fedeli furono per la maggior parte tedeschi provenienti dalla Russia, deportati nel Paese nel periodo dell’Unione Sovietica. Nonostante l’isolamento del periodo comunista, “i cattolici – prosegue padre Avile – crescono e diventano una delle più importanti e numerose comunità dell’Unione Sovietica. Con la guerra civile del ’92-’93 gran parte dei cattolici fugge dal Paese e le chiese, per diversi anni rimangono vuote e senza sacerdoti”. Fu grazie all’impegno dei pochi fedeli rimasti in Tagikistan e al sostegno delle Missionarie di Madre Teresa di Calcutta che la comunità non scomparve, fino al rilancio nel 1997 ad opera di Giovanni Paolo II. (L.P.)

    inizio pagina

    Laos: campagna repressiva contro i cristiani. Arrestati tre pastori

    ◊   La campagna repressiva nei confronti dei cristiani a Laos si fa sempre più intensa. Come riportato dall’agenzia Fides, la polizia locale nei giorni scorsi ha arrestato tre pastori protestanti: il pastore Bounlert, responsabile dei cristiani nel distretto di Phin, il pastore Adang, parroco a Kengsainoy, e il pastore Onkaew, parroco della Chiesa di Kapang. I tre sono stati arrestati senza alcun giustificato motivo, ma solo per l’opera di guida religiosa per la comunità locale, e sono sottoposti a regime di carcere duro, nonostante i pastori Adang e Onkaew siano gravemente malati. Inoltre, viene impedito al momento ai familiari di visitarli. Questo episodio va a sommarsi a un altro avvenuto circa un mese fa, quando fu arrestato il leader cristiano Bountheng, nella provincia di Borikhamxai, accusato di aver convertito 300 laotiani alla fede cristiana, nonostante la Costituzione garantisca ai cristiani il diritto di professare liberamente il proprio credo. (L.P.)

    inizio pagina

    Giornate europee del patrimonio su "Le immagini della fede". Musei Vaticani oggi gratis

    ◊   In occasione delle 26esima edizione delle “Giornate europee del patrimonio” l’accesso ai Musei Vaticani sarà gratuito per l’intera giornata di oggi. L’iniziativa, promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea, alla quale aderiscono 50 Stati, ha quest’anno come tema generale “Le immagini della fede nel patrimonio europeo”. Per quanto riguarda la Santa Sede, all’elaborazione del programma hanno contribuito la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e i Musei Vaticani, mentre in Italia saranno oltre 1400 i luoghi di cultura statali (musei, aree archeologiche, archivi e biblioteche) aperti gratuitamente al pubblico. Le Giornate europee del patrimonio, informa il Ministero dei Beni Culturali italiano, nascono con lo scopo di “avvicinare i cittadini europei ad una migliore e reciproca comprensione, attraverso l’organizzazione di manifestazioni culturali che mettano in luce il saper fare, le tradizioni locali, l’architettura e gli oggetti d’arte, ma anche la presentazione di beni culturali inediti e l’apertura straordinaria di edifici storici”. (M.R.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 274

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.