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Sommario del 29/09/2012
◊ Castel Gandolfo “gareggia” con la sede romana del Papa in quanto a capacità di accogliere visitatori e fedeli. È il riconoscimento tributato questa mattina alla cittadina dei Castelli Romani da Benedetto XVI, che lunedì prossimo rientrerà in Vaticano per presiedere nei giorni successivi gli eventi pastorali celebrativi fissati in ottobre. Un saluto che si aggiunge a quello reso ieri pomeriggio dal Papa ai dipendenti delle Ville Pontificie. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Mente e cuore sono fissi, e non potrebbe essere altrimenti, a quel concentrato di spirito e grazia che tra pochi giorni prenderà forma e visibilità nei grandi appuntamenti di ottobre: Sinodo, Anno della Fede, anniversario del Vaticano II. Ma non così assorbiti da lasciare sullo sfondo chi in questi mesi ha, in certo modo, custodito la “genesi” di tali eventi nella mente e nel cuore del Papa. Per questo, Benedetto XVI spende parole di gratitudine e “ammirazione” per ciò che, anzitutto la cittadina di Castel Gandolfo ha saputo fare durante la sua permanenza nel Palazzo Apostolico:
“Nel periodo estivo Castel Gandolfo si conferma come una ‘seconda sede’ del Vescovo di Roma, che gareggia con la ‘prima’ nella capacità di accogliere i visitatori e pellegrini venuti a pregare per l’Angelus domenicale o per le udienze generali del mercoledì”.
Dal vescovo di Albano Laziale ai vari corpi militari e di sicurezza – Guardia Svizzera, Gendarmeria vaticana, Forze dell’ordine italiane – tutti hanno trovato posto nell’ideale abbraccio di Benedetto XVI, che in particolare alle comunità religiose e laicali sparse sul territorio ha affidato il suo desiderio più profondo: continuate a “farmi sentire – ha detto loro – la vostra vicinanza spirituale anche dopo la mia partenza, così come è accaduto in questo periodo della mia permanenza”. Un concetto analogo a quello che Benedetto XVI aveva espresso ieri, nel saluto di congedo ai dipendenti delle Ville Pontificie, ai quali aveva anzitutto evidenziato l’importanza dei suoi prossimi impegni:
“Penso alla mia imminente visita a Loreto, con la quale desidero ricordare il 50° anniversario del pellegrinaggio del Beato Giovanni XXIII, compiuto a quel Santuario mariano per affidare a Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II; penso al Sinodo dei Vescovi, che rifletterà sulla nuova evangelizzazione nell’oggi della Chiesa e del mondo; e infine - nel 50° dell’inizio del Concilio - all’apertura dell’Anno della fede, da me indetto per aiutare ogni uomo a spalancare il proprio cuore e la propria vita a Gesù Signore e alla Parola di salvezza”.
Ringraziando tutti per il “generoso servizio” svolto durante la sua permanenza a Castel Gandolfo – specie “per il tempo sereno e tranquillo” goduto durante l’estate in “un clima di famiglia e di viva cordialità” – Benedetto XVI ha così concluso:
“Affido perciò alla vostra preghiera, cari amici, questi importanti momenti ecclesiali che siamo chiamati a vivere. Il Signore ci assista, perché essi aiutino ciascuno di noi a crescere nella fede, a riscoprire Gesù come la perla preziosa e vero il tesoro della nostra vita. La Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra, che invocheremo fiduciosi nel prossimo mese di ottobre con la recita quotidiana del santo Rosario, vi protegga sempre e vi sostenga nel realizzare tutti i propositi di bene che portate nel cuore”.
Rinunce e nomine episcopali in Italia e Usa
◊ In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, presentata da mons. Adriano Caprioli, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato nuovo vescovo di Reggio Emilia-Guastalla mons. Massimo Camisasca, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
Sempre in Italia, Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Prato, presentata da mons. Gastone Simoni per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato nuovo vescovo di Prato mons. Franco Agostinelli, finora vescovo di Grosseto.
Negli Usa, il Papa ha nominato vescovo di Tyler mons. Joseph E. Strickland, del clero della medesima diocesi, finora delegato dell’Amministratore Apostolico di Tyler e cappellano della Bishop Gorman Middle and High School a Tyler.
◊ Benedetto XVI ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti gli Ecc.mi Monsignori: Alessandro Carmelo RUFFINONI, Vescovo di Caxias do Sul (Brasile) e Vjekoslav HUZJAK, Vescovo di Bjelovar-Križevci (Croazia).
Il Papa ha inoltre nominato Consultori del medesimo Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti i Rev.di Monsignori: Giancarlo PEREGO, Direttore Generale della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana; Giacomo MARTINO, Coordinatore dell'Ufficio Migrantes dell'arcidiocesi di Genova.
Il Pontefice ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace Sua Beatitudine Fouad TWAL, Patriarca di Gerusalemme dei Latini; gli Ecc.mi Monsignori: Pedro Ricardo BARRETO JIMENO, S.I., Arcivescovo di Huancayo (Perú); Yves BOIVINEAU, Vescovo di Annecy (Francia); Michele PENNISI, Vescovo di Piazza Armerina (Italia); Stephan ACKERMANN, Vescovo di Trier (Rep. Federale di Germania); il Rev.do Bonnie MENDES, Coordinatore Regionale della Caritas dell'Asia e Direttore Esecutivo della Società per lo Sviluppo Umano (Pakistan); gli Ill.mi Signori: Dott. Rodrigo GUERRA LÓPEZ, Direttore del Centro di Ricerca Sociale Avanzata - CISAV (Messico); Dott. Fayez Georges NAHAL, Direttore di Contabilità e Bilancio della Confederation of African Football - CAF (Egitto); Dott. Juan SOMAVIA, Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra (Cile); Dott.ssa Hania M. FEDOROWICZ, Direttore della Formazione presso l'Istituto Europeo Community Based Conflict Resolution - CBCR in Salisburgo (Austria); Dott.ssa Marie-Madeleine KALALA, Avvocato, Membro del Panel of the Wise dell'Unione Africana (Rep. Democratica del Congo); Prof.ssa Roza PATI, Docente di Diritto e Direttore Esecutivo del Corso di Laurea in Diritti Umani Interculturali presso la St. Thomas University School of Law di Miami (Stati Uniti d'America); Dott.ssa Elizabeth Joyce VILLARS, fondatrice dell'Azienda Camelot Ghana Ltd (Ghana).
Benedetto XVI ha nominato consultori del medesimo Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace i Rev.di Signori: Mons. Peter KLASVOGT, Direttore dell'Istituto di Studi Sociali Kommende di Dortmund (Rep. Federale di Germania); Mons. Martin SCHLAG, Professore di Teologia Morale presso la Pontificia Università della Santa Croce (Stati Uniti d'America); Mons. Giovanni MANZONE, Professore di Dottrina Sociale della Chiesa e Teologia Morale presso la Pontificia Università Lateranense (Italia); Paolo CARLOTTI, S.D.B, Professore di Teologia Morale presso la Pontificia Università Salesiana (Italia); gli Ill.mi Signori: Dott. Lawrence Archibald HONNY, Presidente della Commissione Giustizia e Pace dell'Arcidiocesi di Cape Coast (Ghana); Prof. Paul MURRAY, Direttore del Centro Studi Cattolici e Docente di Teologia Sistematica presso la Durham University (Gran Bretagna); Prof. Nicolas MICHEL, Docente di Diritto Internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Ginevra (Svizzera); Prof. Manfred SPIEKER, Docente di Scienze Sociali Cristiane presso l'Istituto di Teologia Cattolica dell'Università di Osnabrück (Rep. Federale di Germania); Prof. Takaaki Pio YASUOKA, Presidente di International Life Commission (International Catholics Organisation of the Media - ICOM) (Giappone).
◊ “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. E’ questo il tema, annunciato oggi, scelto da Benedetto XVI per la 47.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. “Non si tratta più di utilizzare Internet come un ‘mezzo’ di evangelizzazione – informa un comunicato del dicastero per le Comunicazioni sociali - ma di evangelizzare considerando che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale”. Sul tema del messaggio e le sfide dell’era digitale per la nuova evangelizzazione, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro:
R. - Certamente nel contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI, nel tema del messaggio usa delle metafore molto belle, molto pregnanti: quella della porta e quella dello spazio, collegando a queste, la verità, la fede, l’evangelizzazione. E questo è un gesto sorprendente, perché molti ritengono che i social network siano forme di comunicazione, di condivisione, altri invece che siano un pericolo insidioso per le relazioni e anche per l’educazione dei più giovani. Scegliendo questo tema, il Papa ha saltato a piè pari, l’approccio di tipo moralistico andando al sodo, cioè al significato profondo delle reti sociali. È come se il Papa dicesse: “La prima cosa da fare, è capire cosa succede”, cioè di cosa stiamo parlando, cosa sono i social network, individuandoli come un ambiente di relazione, di conoscenza, capace di fornire opportunità, e quindi le immagini della porta e dello spazio, che poi è la figura dell’ambiente antropologico, che si sta creando in rete grazie proprio alle nuove tecnologie.
D. - Il Papa parlando di nuovi spazi di evangelizzazione, supera anche quel concetto di Internet come semplice e mero strumento, mezzo...
R. - Esattamente. Non si parla più di media in questo senso, cioè di mezzi di comunicazione. Il Papa è interessato al fatto che in un tempo in cui la tecnologia è diventata direi qualcosa di più che l’ambiente, il tessuto connettivo di fatto di molte esperienze umane, quali appunto la relazione, la conoscenza, proprio in questo tempo è necessario chiedersi: “Può la tecnologia della comunicazione, aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella Fede?”. Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio, quasi come se la comprensione dell’evangelizzazione fosse un adeguamento del linguaggio della Chiesa: no, qui siamo su un altro livello, e ovviamente non si pensa più alla rete come un mezzo di evangelizzazione, ma come un contesto nel quale l’uomo di oggi vive, e nel quale la Parola del Vangelo deve essere portata.
D. - E ovviamente questa è una sfida che riguarda tutti i cristiani. Qui davvero ognuno nel suo ambito, viene chiamato dal Papa ad evangelizzare, ad assumersi le proprie responsabilità di evangelizzazione…
R. - Assolutamente sì, e -direi- qui viene valorizzato anche un aspetto importante della dinamica evidentemente positiva dei social network, cioè l’emergere delle relazioni, quindi l’accentuazione di uno stile dialogico, interattivo nella comunicazione, e dunque anche nell’evangelizzazione. Certo è che la vita dell’uomo oggi si esprime in questo ambiente, quindi il Papa sembra far crollare, attraverso questo breve titolo, quello del messaggio evidentemente, le pareti del cosiddetto “dualismo digitale”, cioè finché si dirà che bisogna uscire dalle relazioni in rete, per vivere delle relazioni reali, si confermerà una sorta di schizofrenia che la generazione di oggi fa fatica a tollerare. Quindi la sfida che viene posta, è quella di vivere una vita umana al tempo di oggi, in cui la tecnologia svolge un ruolo significativo. Anche l’evangelizzazione deve confrontarsi con questa sfida.
D. - La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II, con l’Inter Mirifica. Anche qui si vede la lungimiranza, potremmo dire la profezia dei padri conciliari, cinquanta anni dopo…
R. - È assolutamente interessante che questo messaggio, questo tema, giunga proprio nell’anniversario Concilio, perché indica appunto come il Vangelo abbia a che fare con la vita degli uomini, e quindi la Chiesa è lì dove sono gli uomini. La tecnologia non è più un puro strumento, ma a che fare con la vita evangelica e con la vita spirituale. L’appello del Papa è a non sottrarsi a questa sfida, ma con atteggiamento criticamente positivo, vivere la propria vita, vivere bene la vita del Vangelo al tempo della rete.
Padre Lombardi: il Papa a Loreto, primo passo del nuovo cammino della Chiesa
◊ Con l’inizio dell’Anno della Fede e l’apertura dell’assise sinodale sulla nuova evangelizzazione, sullo sfondo del 50.mo del Concilio, la settimana prossima sarà dunque per la Chiesa una lunga vigilia di preparazione ai questi grandi appuntamenti. Ma sarà soprattutto una vigilia mariana, perché alla Vergine di Loreto Benedetto XVI si appresta ad affidare l’importanza di questo periodo. Il nostro direttore, padre Federico Lombardi, lo sottolinea nel suo editoriale per “Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano:
Benedetto XVI va a Loreto il prossimo 4 ottobre, nel 50.mo anniversario del famoso pellegrinaggio di Giovanni XXIII una settimana prima della solenne apertura del Concilio Vaticano II. L’idea è di raccomandare alla Madre di Dio le grandi intenzioni di preghiera della Chiesa in questo tempo, in particolare l’imminente Anno della Fede e il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione. Non è la prima volta che Papa Benedetto va pellegrino a Loreto. Da cardinale vi è stato almeno sette volte, e già una da Papa. Quella che nella devozione del popolo cristiano è l’umile casa di Maria e della Sacra Famiglia, fonte di memoria viva dell’Annunciazione e del mistero dell’Incarnazione, è luogo spiritualmente e simbolicamente quanto mai adatto per prepararsi a vivere un tempo forte di rinnovamento nella missione di annunciare il Vangelo al mondo di oggi.
Il Concilio Vaticano II, aperto e chiuso nelle due festività mariane della Maternità divina e dell’Immacolata Concezione, dedica il capitolo conclusivo del grande documento sulla Chiesa - la Lumen Gentium - proprio a Maria “segno di certa speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino”. La Chiesa, il popolo di Dio in cammino, è mariana. Mettendoci dunque in cammino, come Giovanni XXIII, con Papa Benedetto, per rivivere in umiltà il mistero e la gioia dell’Annunciazione e dell’Incarnazione del Figlio di Dio, potremo vivere un mese sinodale e un Anno di grazia, accompagnati e incoraggiati dalla Madre di Gesù e nostra.
Beatificato ad Acireale padre Allegra. Tradusse la Bibbia per la comunità cattolica cinese
◊ La Chiesa ha un nuovo Beato. Si tratta di padre Gabriele Maria Allegra, sacerdote francescano e biblista, morto nel 1976 e noto per aver tradotto la prima Bibbia per la Chiesa Cattolica cinese. La cerimonia di beatificazione questa mattina in piazza Duomo ad Acireale è stata presieduta, in rappresentanza del Papa, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Presenti tra gli altri il cardinale arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, presidente della Conferenza Episcopale siciliana, il cardinale di Hong Kong, John Tong Hon, e il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo, e migliaia di fedeli provenienti dalle diocesi siciliane. Il servizio è di Paolo Ondarza:
“Una pietra miliare nella storia della Chiesa cattolica in Cina”. Il cardinale Angelo Amato definisce così, in un’assolata piazza Duomo ad Acireale, la traduzione integrale della Sacra Scrittura in lingua cinese realizzata in ventisei anni dal sacerdote francescano Gabriele Maria Allegra. Sugli ombrelli arancioni tenuti dai fedeli per ripararsi dal sole durante la celebrazione, gli ideogrammi cinesi con i versetti biblici tradotti da padre Allegra. L’entusiasmo corale per questo nuovo Beato è risuonato nelle parole di padre José Rodriguez Carballo che ha ringraziato il Papa per questa giornata esprimendo l’auspicio che il Beato Allegra sia presto santo e che la sua testimonianza ispiri l’ormai prossimo Anno della Fede.
Siciliano, nato a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania nel 1907, Giovanni Maria a 23 anni diviene sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori. Quindi la missione in Cina: a Pechino fonda lo “Studium Biblicum Franciscanum”, poi per vicende belliche si trasferisce ad Hong Kong, dove resterà fino alla morte nel 1976 prodigandosi nell’assistenza ai poveri, ai lebbrosi e agli ammalati. Al microfono di Roberto Piermarini il cardinale Angelo Amato lo definisce “sacerdote sommamente virtuoso”:
"La fede era la sua forza. Una fede che lui stesso nelle sue Memorie descrive come «rocciosa, massiccia, ardente ed entusiasta». La sua fede si manifestava nel suo spirito di pietà. Il colloquio con Gesù Sacramentato, la preghiera del breviario e del rosario, la celebrazione della Santa Messa erano esemplari. Anche il modo di trattare la Parola di Dio evidenziava la sua fede profonda. Nella traduzione si adoperò moltissimo perché risultasse la più perfetta possibile. Spesso per trovare l’interpretazione esatta di una parola, studiava per più giorni con i suoi collaboratori".
Un lavoro di alto livello che padre Allegra svolse non per compiacimento intellettuale, ma in spirito di nascondimento e amorevole servizio alla Chiesa. Ancora il cardinale Amato:
"Nella sua profonda umiltà soleva ripetere: «Chi lavora così in profondità, forse non otterrà mai la rinomanza di certi altri teologi moderni, ma, a mio avviso, sarà più benefico alla Chiesa di Dio»".
Un traduzione che pur caratterizzata da assoluto rigore e fedeltà ai testi originali greci utilizza la lingua parlata cinese, semplice, ma elegante. La sinologa Monica Romano, presidente dell’associazione TherAsia Onlus:
"Negli anni ’30 del secolo scorso i cattolici cinesi non possedevano una versione integrale della Bibbia. Tra l’altro le traduzioni cattoliche del Nuovo Testamento si basavano in larga parte su antiche versioni latine (come la Vulgata) o altre lingue, non sul greco. Padre Allegra si cimenta in quella che egli stesso chiama 'l’opera della mia vita” e come lui stesso afferma 'per dare Cristo alla Cina e la Cina a Cristo”. I fedeli amano questa traduzione che ha anche acquisito nel corso del tempo una certa autorevolezza. Vi sono anche altre traduzioni, ma quella di Padre Allegra è la più diffusa tra i cattolici e la più autorevole".
Tradurre la Bibbia in cinese non significa esclusivamente effettuare una traduzione linguistica, ma anche semantica: la sfida era rendere comprensibili alla cultura orientale simboli ed immagini, propri della tradizione giudaico-cristiana. Ancora Monica Romano:
"Padre Allegra ha raccolto questa sfida. Si può ricordare la disputa sorta attorno all’uso del termine per indicare Dio o lo Spirito Santo. C’era stato un dibattito nella Chiesa Cattolica e anche tra le varie confessioni cristiane se fosse appropriato utilizzare una terminologia locale riprendendola dalla religiosità locale cinese, o al contrario coniare dei nuovi termini. La riflessione in seno alla Chiesa Cattolica è stata lunga, ma determinante per il lavoro di traduzione di padre Allegra e l'inculturazione del Vangelo in Cina".
L’opera di padre Allegra continua ad ispirare la Chiesa di oggi. L’ organizzazione TherAsia onlus della quale lei è presidente, recentemente ha stampato una breve storia del Concilio Vaticano II in cinese semplificato, una stampa che non era mai stata eseguita prima:
"Sì, la chiesa cinese si sta già preparando da diversi mesi a celebrare questo anniversario del Concilio. Il Concilio è penetrato in Cina più tardi, pertanto i principi e gli insegnamenti dei padri conciliari richiedono ancora di essere pienamente conosciuti e compresi dai cinesi. Per questo motivo la Ong caritativa cattolica cinese - Jinde Charities– ha richiesto a TherAsia onlus di supportare questa iniziativa e noi ben volentieri abbiamo accolto questo invito. Sulla base di questi documenti che sono stati poi stampati, hanno organizzato una serie di corsi di formazione che hanno visto una grande partecipazione da parte dei cattolici: uno di questi corsi di formazione si è svolto nel mese di maggio, vi hanno partecipato circa un centinaio di persone, tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, provenienti da circa 30 diocesi della Cina. C’è veramente un crescente interesse da parte dei fedeli cinesi nell’apprendere sempre di più e sempre meglio gli insegnamenti del Concilio Vaticano II".
Ccee. Il cardinale Ouellet: nell'Europa in crisi è più fragile l'immagine dell'uomo
◊ Prosegue nella cittadina svizzera di San Gallo la plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Domani, la conclusione dei lavori. Al centro dell’appuntamento una vasta gamma di argomenti: dalla crisi economica alla nuova evangelizzazione, dalle questioni etiche alle riflessioni sul 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Cosa sta emergendo? Il nostro inviato Mario Galgano lo ha chiesto al cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, presente a San Gallo:
R. – C’è una missione e c’è una consapevolezza che dev’essere mantenuta. La Chiesa cerca di aiutare anche i politici, anche chi prende le decisioni sul futuro economico... Cerca di aiutare dalla sua prospettiva di fede, di sostenere lo sforzo per il bene comune e per la missione universale dell’Europa.
D. – C’è un’emergenza educativa in Europa?
R. - Sì, c’è un’emergenza educativa quando si perde il senso della famiglia: quando ci sono tutti questi dibattiti etici sulla natura del matrimonio, allora ci si chiede come i genitori e non solo loro, ma anche la scuola, come possano trasmettere l’eredità cristiana alle nuove generazioni. Questa è una preoccupazione profonda, perché sotto la crisi economico-finanziaria c’è una crisi dell’uomo, della visione dell’uomo, come ho potuto accennare anche qui e come abbiamo discusso in assemblea. La Chiesa, dunque, cerca di richiamare l’attenzione sulla posta in gioco che è veramente l’immagine dell’uomo stesso, creato ad immagine di Dio, che è la base dell’educazione cristiana. Se questo si perde, non avremo più modelli e questo porta a conseguenze gravi come la mancanza di ideali, di riferimenti, di modelli di persone nella gioventù. E’ una preoccupazione grande. L’Europa è un luogo di grande lotta sull’uomo, sull’antropologia, in questo momento. Si spera che l’antropologia cristiana, che è stata sviluppata nel contesto europeo, sarà conservata, in questa lotta, soprattutto per quanto riguarda le questioni etiche. Così, gli altri continenti potranno continuare a ricevere dall’Europa quello che hanno sempre ricevuto.
Processo in Vaticano: separati i procedimenti a carico di Gabriele e Sciarpelletti
◊ Si separano i processi a carico di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Papa, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, oggi assente, accusati l’uno di furto aggravato di documenti riservati e l’altro di favoreggiamento. Lo hanno deciso oggi i tre giudici guidati dal presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe dalla Torre, al termine della prima udienza apertasi questa mattina in Vaticano. La prossima comparizione sarà il 2 ottobre con l’interrogatorio di Paolo Gabriele e di altri testi. Respinta l’eccezione pregiudiziale di parte che chiedeva l’acquisizione agli atti delle testimonianze della Commissione Cardinalizia voluta dal Papa. A seguire il dibattimento c’era per la Radio Vaticana, Massimiliano Menichetti:
Il prossimo 2 ottobre alle ore 9, mezz’ora prima di oggi, sarà solo Paolo Gabriele a essere in aula per il processo che lo vede imputato di furto aggravato di documenti riservati. I magistrati vaticani, questa mattina, hanno infatti accolto l’istanza dell’avvocato di Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento, oggi assente per non meglio precisati “improvvisi motivi”, di separate i due procedimenti. L’avvocato Benedetti, ricordato che il suo assistito si è dichiarato innocente, ha evidenziato la distanza tra i due capi d’accusa e lo svolgersi dei fatti, “che a differenza di un primo momento – ha evidenziato – portano, ora, a prendere vie diverse”. Presenti, per due ore e quindici minuti, nella piccola aula delle udienze del tribunale vaticano 9 testi dei 13 convocati (8 per Gabriele e 5 per Sciarpelletti), tra i quali lo stesso Gabriele. Tra gli assenti, giustificati per mortivi di servizio, anche mons. Georg Gänswein, segretario del Papa.
Molte le eccezioni presentate dall’avocato Arru, legale di Paolo Gabriele, respinte dai giudici, dopo circa un'ora e venti di Camera di consiglio. Non sarà possibile acquisire, come richiesto dal legale di parte, le testimonianze della Commissione Cardinalizia voluta da Benedetto XVI. Respinta l’eccezione pregiudiziale sulla incompetenza dei giudici per questioni legate al segreto pontificio, fattispecie, precisano i magistrati, non presente nell’ordinamento vaticano. Ribadita la liceità della istallazione di telecamere nei pressi dell’abitazione di Gabriele da parte della Gendarmeria vaticana. Tolti invece dagli atti processuali, sempre su richiesta della Arru, le due conversazioni avute dal capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, con Paolo Gabriele, senza la presenza di un legale quando era in stato di arresto. Esclusa anche la conversazione avuta da Giani con mons. Georg, in relazione alle prove ritrovate a casa di Gabriele. Accolta anche l’istanza che ha chiesto lo stralcio, ovvero la rimozione dagli atti, di un articolo in lingua tedesca sulla vicenda, realizzato, per Die Welt, da Paul Badde.
Rimangono aperte invece le eccezioni sollevate dall’avvocato Arru sull’acquisizione del cosiddetto materiale informatico, ovvero 82 scatole di diverse dimensioni, sequestrate all’ex assistente di camera e quelle relative alle modalità delle perquisizioni: si valuterà durante il procedimento. Respinta poi, per motivi di sicurezza, la richiesta di una perizia planimetrica dell’appartamento di mons. Georg e la perizia per rilevare le impronte digitali sulla presunta pepita d’oro trovata in casa di Gabriele.
Mons. Becciu alla Radio Vaticana: comunicate la speranza di Cristo al mondo di oggi
◊ Una giornata di festa per ribadire l’impegno al servizio della Chiesa e di ogni uomo. La Radio Vaticana ha celebrato, oggi, il suo Patrono San Gabriele Arcangelo. Momento culminante della ricorrenza, la Messa celebrata nella Cappella di Palazzo Pio da mons. Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato. Nell’omelia, il presule ha espresso, a nome del Papa, “la sentita e sincera gratitudine” alla nostra emittente per l’“importante e impegnativo lavoro e per l’apprezzata collaborazione”. Dopo la Messa, si è svolta la cerimonia di conferimento delle onorificenze a tre membri della Radio. Dal canto suo, il direttore dei programmi, padre Andrea Koprowski, ha sottolineato, nel suo intervento, il rinnovato impegno della Radio nel mondo digitale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Servite al meglio “la diffusione della voce del Papa” e la “buona novella di Gesù Cristo”: è l’esortazione che mons. Angelo Becciu ha rivolto a tutta la comunità della Radio Vaticana. Nella Messa celebrata nella Cappella dell’Annunciazione della nostra emittente, il presule ha osservato che le notizie che siamo chiamati a trasmettere non sempre “sono eco della ‘buona notizia’”, anzi ne sembrano la negazione. Ma è proprio allora che come Maria, di fronte alla notizia dolorosa sul Golgota, bisogna guardare con speranza alla Risurrezione:
“A voi, come ad ogni comunicatore che si trova a contatto con una società che sembra quasi ‘uccisa’ dalla cattiveria umana, è chiesta la fede di Maria. Una fede che sa andare oltre il fatto contingente, oltre il fatto doloroso e come Maria siamo invitati a credere nell’alba nuova della Risurrezione”.
Certo, ha aggiunto, “il negativo di persone e fatti non va taciuto” ma bisogna saper vedere che “accanto al male, e più forte del male, c’è tanto bene che agisce silenziosamente e dona speranza e luce”. L’informazione, ha avvertito, "non può essere scaraventata ai quattro venti", ma richiede “una seria riflessione che consideri tutta la realtà”. Non si tratta, ha soggiunto, di “sovrapporre le proprie opinioni o interpretazioni, ma di guardare le notizie da una prospettiva cristiana”:
“Accanto al controllo delle fonti, alla verifica, al confronto, quello che si attende da operatori a servizio della Sede Apostolica è la capacità di stabilire gerarchie di valori, cercando di porre in rilievo il positivo, i fattori di crescita, le notizie accendano la fiducia”.
I nostri mezzi di comunicazione, ha poi detto richiamando il Beato Giovanni XXIII, devono richiamare la “pregiudiziale positiva, contro i profeti di sventure”. Al comunicatore, ha aggiunto, si chiede la capacità di un “ascolto attento ed amoroso della nostra società, di ogni singola persona, fino a penetrare nel suo mondo per capirlo dal di dentro”:
“La missione alla quale siamo chiamati non è cambiata: comunicare agli uomini contemporanei il messaggio di amore, di salvezza e di speranza che Cristo ha portato al mondo, dire a tutti che Dio ama questo nostro mondo, così com’è”.
Dopo la Messa, si è tenuta in Sala Marconi, la cerimonia del conferimento delle onorificenze, preceduta dal discorso del nostro direttore dei Programmi, padre Andrea Koprowski, che, ha messo l’accento sulla sfida per la Radio posta dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In particolare, padre Koprowski ha rammentato la realizzazione di un innovativo Player multimediale e di una prima App per smartphone e tablet:
“In quest’ottica di diversificazione della nostra presenza su più piattaforme, mi piace sottolineare come la Radio abbia fatto progressi, durante l’anno, anche con i social media. Alcune nostre redazioni linguistiche sono presenti, con gradimento da parte degli utenti, su Twitter, Facebook ed in alcuni Blog. L’efficacia di questi mezzi di comunicazione è stata confermata anche durante il recente viaggio del Santo Padre in Libano”.
Si è dunque proceduto alla consegna delle onorificenze a tre membri della Radio Vaticana: Marta Vertse, del Programma ungherese, sr Mary Tresa del Programma indiano e Alessandro Candi del Settore Tecnico a Santa Maria di Galeria.
Osservatore Romano: I titoli di oggi
◊ La sconfitta delle milizie radicali islamiche di al Shabaab in Somalia. Le forze governative e della missione africana occupano Chisimaio
La situazione delle banche spagnole, che hanno bisogno di nuovi capitali per quasi sessanta miliardi di euro; è questa la cifra indicata dagli attesi stress test con cui la Spagna, affidandosi a esperti indipendenti, punta a diradare i dubbi dei mercati di un buco fuori controllo
I consueti incontri di fine estate per il congedo di Benedetto XVI dalla comunità di Castel Gandolfo
"Come uno sterminato campo di fragole", il diario inedito di don Andrea Spada, storico direttore de l'Eco di Bergamo, testimone privilegiato del concilio Vaticano ii, ritrovato e pubblicato da Marco Roncalli
Marcello Filotei intervista il direttore d’orchestra Andrea Battistoni, il più giovane direttore a salire sul podio della Scala per condurre un’opera
Padre Gabriele Maria Allegra, il frate che tradusse la Bibbia in cinese, beatificato sabato 29 settembre ad Acireale, dov’è sepolto
"Senza protagonismi al servizio della verità", l'omelia del sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu per la festa del patrono della Radio Vaticana
Siria: decine di morti anche oggi, prosegue l’assedio di Aleppo
◊ Nuova giornata di sangue in Siria. Fonti dell’opposizione segnalano una ventina di vittime in seguito a scontri e bombardamenti avvenuti, stamattina, in varie zone del Paese. E prosegue la battaglia tra esercito e ribelli nella città settentrionale di Aleppo sotto assedio da diversi giorni. Ieri, il bilancio complessivo si è concluso con oltre 150 morti. Intanto, gli Stati Uniti annunciano 45 milioni di dollari di aiuti a favore dell’opposizione, riunita sotto la sigla “Amici della Siria” che si è riunita in queste ore a New York. In merito, Eugenio Bonanata, ha raccolto il commento di Roger Bouchahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:
R. – L’opposizione siriana ad oggi non ha ricevuto abbastanza aiuti per poter affrontare questo regime. Attualmente, i Paesi che sono amici del regime stanno aiutando tutte le fazioni che non erano finora armate e non facevano parte di questo conflitto. Chiaramente, più armi e più aiuti di questo genere entrano in quel Paese, e più la guerra durerà a lungo. C’è il rischio che questa diventi una guerra civile lunga anche 20 anni. La soluzione doveva essere a livello internazionale, la soluzione doveva essere di fermare questo "omicidio giornaliero" nei confronti del popolo siriano.
D. – Cosa può fare la comunità internazionale a questo punto? Abbiamo visto che il Consiglio di sicurezza dell’Onu è spaccato, c'è una situazione di stallo, benché – sempre dall’Onu – sia arrivato il rinnovo del mandato della commissione d’indagine sui crimini di guerra. Cosa si può fare realisticamente?
R. – E’ un po’ una vergogna parlare di crimini di guerra, è come se dovessimo ancora andare a cercare la prova di tutto ciò. Credo che se non arriveremo alle elezioni americane per garantire l’elezione di un presidente, nessuno interverrà in Siria. E’ questo che spesso fa vittime nel mondo, perché l’Occidente, ad ogni elezione, è costretto a frenare tutte le sue azioni, tutta la sua diplomazia.
D. – Intanto fra le conseguenze negative della crisi siriana, c’è il dramma dei profughi. Si stima che arriveranno a 700-800 mila entro la fine dell’anno…
R. – Purtroppo, questi numeri dell’Onu mi fanno venire sempre i brividi. L’Onu fino a poco fa contava ancora 10 mila morti e contava solo quelli dell’opposizione, come se i morti del regime non fossero uomini. I numeri sono maggiori, sono drammatici. Basta vedere le scuole libanesi per capire quanti siriani sono subentrati nelle ultime 2-3 settimane: le scuole si sono aperte qualche giorno fa e si sono iscritti in migliaia in Libano, Giordania e Turchia. Presumo che la drammaticità sarà evidente tra pochi giorni quando arriverà il freddo, vedremo quello che accadrà!
Africa: per svilupparsi il continente ha bisogno di gestire in proprio le risorse naturali
◊ “Se l’Africa raggiungerà il suo sviluppo dipenderà da come il continente gestirà le sue risorse naturali”: questa la convinzione raggiunta da parlamentari europei al fianco di parlamentari africani, riuniti a Roma per iniziativa dell’Awepa che - lo ricordiamo - rappresenta un coordinamento di membri delle assemblee parlamentari nazionali d’Europa, attivo per rafforzare le istituzioni democratiche nel continente africano. L’incontro ha dato luogo a una Dichiarazione politica, sulla quale riferisce Silvia Koch:
La stima sul ricavo delle risorse africane ammonta a 50 mila miliardi di
dollari. Infinitamente più piccolo l’aiuto allo sviluppo destinato ogni anno al continente dalla comunità internazionale. Se l’Africa fosse padrona delle sue ricchezze, dunque, avrebbe tutti gli strumenti per rendersi autonoma dal soccorso dell’Occidente e liberarsi definitivamente dall’immagine di continente povero. Un accenno alle linee guida indicate per raggiungere questo obiettivo: lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, promozione di un approccio regionale coordinato tra i Paesi africani, di regole vincolanti nel mercato delle materie prime, controllo e capacità sanzionatoria sulle industrie estrattive, siano esse cinesi, americane o europee, che dovranno prevedere programmi di sviluppo inclusivo per le popolazioni locali. Sul significato della dichiarazione congiunta, raggiunta a Roma dai deputati europei e africani chiamati a promuoverla con forza, in futuro, presso le istituzioni dei rispettivi Paesi, riferisce la presidente dell’Awepa e ministro del Belgio, Miete Smet:
R. – Je veux le synthétiser dans une phrase, exprimé par le président du...
Lo direi in una frase del presidente del parlamento panafricano: l’Africa è molto ricca di risorse, ma la gente è molto povera di mezzi. I parlamentari africani hanno presentato le loro statistiche e hanno suggerito delle soluzioni. Ogni Paese deve avere una legislazione sulla fiscalità, perché ci sono fortune immense delle multinazionali che spariscono letteralmente all’estero. I parlamenti devono produrre leggi, sia in Africa sia in Europa. Anche le nostre imprese europee devono essere assolutamente controllate affinché non ci sia sfruttamento illegale.
Ma come è regolato il mercato delle risorse minerarie in Africa? La risposta della dottoressa France Bourgouin, ricercatrice presso l’Istituto Danese di Studi internazionali:
R. – Chaque Pays aura sa réglementation, sa loi pour la gestion…
Ogni Paese avrà la sua regolamentazione e le sue leggi per regolare la gestione delle attività di estrazione. Ci sono però clausole di eccezione che consentono contratti diretti con la compagnia, quindi in teoria c’è un quadro politico ma in pratica sono relazioni bilaterali. In molti casi, le società hanno grande libertà di pagare o non pagare.
D. – Cosa caratterizza il quadro africano rispetto a quello degli altri continenti, che pure hanno risorse naturali?
R. – Déjà il faut voir que les activités minières…
Quello che si può dire dell’Africa è che l’attività di estrazione mineraria è relativamente nuova: in alcuni Paesi è nata dieci anni fa. E questo è molto diverso da quello che succede in America del Sud, dove i Paesi sono abituati al commercio di questo tipo già da moltissimi anni. L’altro aspetto è il legame tra i governi e le compagnie di estrazione: in Africa è un’attività totalmente privatizzata: il governo vende le concessioni – siamo in pieno neoliberalismo – e le operazioni sono fatte a livello strettamente privato. In America Latina, invece, è lo Stato il proprietario della miniera e la società agisce per conto dello Stato. In Africa, purtroppo, l’industria è fortemente globalizzata e non esiste una vera e propria regolamentazione internazionale. Ci sono molte direttive volontarie che vengono applicate dalle multinazionali, ma hanno pochissimo impatto sui Paesi stessi a livello dei governi. Ci sono anche modelli di concessioni standardizzate, ma non si conosce nessun esempio di un Paese o di una multinazionale che li abbia adottati. Ci vorrebbe sicuramente una regolamentazione internazionale per evitare la non trasparenza che regna oggi e, al contempo, politiche nazionali molto più forti per regolare queste relazioni.
La Giornata mondiale del cuore e i vantaggi della telemedicina nei Paesi in via di sviluppo
◊ Diciassette milioni di persone l’anno: è questa la drammatica cifra delle vittime di infarti e ictus. Sono nell’Unione europea, più di due milioni di persone muoiono ogni anno per le malattie cardio-cerebrovascolari e i costi diretti e indiretti arrivano ai 200 miliardi di euro. Sono i dati principali diffusi in occasione dell’odierna Giornata mondiale del cuore. Eliana Astorri ha chiesto al prof. Massimo Massetti, direttore dell'Unità Operativa complessa di cardiochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, di spiegare l’incidenza dello stile di vita sull’insorgere di tali patologie:
R. - Lei ha posto l’accento sulla prevenzione primaria, che è importantissima e quindi lo stile di vita, la cura dei fattori di rischio. Devo però dire che questo aspetto è ancora più importante, una volta realizzati gli interventi. Se noi, una volta fatto un bypass, non rispettiamo quello stile di vita e quel controllo dei fattori di rischio, anche questi bypass che abbiamo costruito con tanta cura, saranno soggetti ad una patologia molto rapida, che renderà chiaramente inutile l’intervento. Quindi, è oltremodo importante ricordare a tutti, ma soprattutto ai pazienti, che anche quando hanno subito un intervento cardiologico devono rispettare queste regole di base e controllare i fattori di rischio, perché questa è una garanzia, non solo per la durata del trattamento di cui hanno beneficiato, ma è soprattutto una garanzia per una qualità di vita futura.
In occasione della Giornata mondiale del cuore, la Federazione Italiana di Cardiologia ha tenuto una conferenza internazionale a Roma sul ruolo della telemedicina. Al convegno ha partecipato anche il ministro della salute della Zambia, il prof. Peter Mwaba che, insieme ai partner della Fondazione Nexus Mundi e Telecom Italia, ha presentato un progetto di telemedicina messo in atto nelle zone remote del Paese africano. Per conoscere i risvolti delle applicazioni in campo medico delle nuove tecnologie della comunicazione, Marco Guerra ha intervistato il prof. Lorenzo Rossano, dell’Università della California, esperto di telemedicina coinvolto nel progetto:
R. - La telemedicina grazie alle tecnologie moderne - quindi via satellitare, wireless, fibre ottiche e molte altre - attraverso l’utilizzo di un semplice computer e una videocamera permette di entrare nelle zone rurali, in via di sviluppo, non servite in maniera adeguata da servizi medici e di portare la medicina -anche specialistica- direttamente al paziente, al medico, o all’infermiera che provvede a dare servizio medico; usando la telemedicina come servizio diretto sul paziente di tutte le varie categorie della medicina specialistica, che possono essere portate direttamente da una parte lontana -che può essere un centro accademico, un’istituzione privata di medicina- nel piccolo ospedale, nel piccolo villaggio, nella piccola clinica. A volte, semplicemente con telefoni cellulari, si può avere la possibilità di comunicare con queste stazioni e con il resto del mondo.
D. - Quindi, si mette a disposizione il know-how di un’equipe medica, magari in Occidente, agli operatori sanitari sul posto?
R. - La politica migliore per ottenere questo risultato, è quella di togliere l’isolamento del medico rurale con il resto del mondo, ed avere un migliore accesso ai servizi di medicina, ai servizi di formazione, in modo che quest’ultimo che non si senta più isolato, e quindi che possa avere, con una grande efficienza, la formazione sulle nuove terapie mediche, sulla nuova diagnostica, in maniera simultanea, efficace, immediata e a basso costo.
D. - Quindi, questo progetto può essere riproposto, ed essere da esempio, per tutti i territori remoti dell’Africa e di altre parti del mondo, dove non ci sono le competenze sul posto, ma c’è la possibilità di raggiungere un operatore sanitario?
R. – Creando questo tipo di modelli, e facendo vedere che questi sono dei modelli sostenibili, si ha un effetto immediato sulla comunità in termini di ricaduta di investimenti dal punto di vista non solo delle strutture governative - nel quale assolutamente ci deve essere una comunione di intenti di missione - ma anche una ricaduta locale, dove la ritenzione dei medici locali, con la possibilità di poter usufruire di questi servizi di educazione, può far crescere nella zona locale e rurale, la qualità della vita e della salute nella popolazione. Si può parlare di portare le conoscenze a quel livello sanitario che vuole prevenire le malattie, anziché intervenire tardi. Questo ha un riflesso economico immediato di grande portata.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ In questa 26.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui l’apostolo Giovanni dice di aver visto un uomo che scacciava i demòni nel nome di Cristo e ha cercato di impedirglielo, perché non è della ristretta cerchia dei discepoli che segue il Maestro. Ma Gesù risponde:
“Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Il nome di Dio in esclusiva, una appartenenza religiosa recintata, un’identità sacra rigida: il discepolo Giovanni si fa portavoce di questa mentalità; ma lo stesso atteggiamento è presente anche attorno a Mosè, nella prima lettura. Non importa che chi soffre sia guarito, che le opere siano buone? Se non c’è autorizzazione debita, se “non è dei nostri”, se non è passato per la nostra scuola religiosa, non vale niente, bisogna bloccarlo, rifiutarlo. Che mentalità gretta! Eppure tante volte è proprio così anche oggi. Gesù non accetta, anzi rovescia la prospettiva: chiunque ha il cuore generoso, chiunque fa il bene, chi dona anche solo un bicchiere d’acqua, è discepolo, anche senza saperlo. Si può essere discepoli, giusti, anche santi, pur senza essere uomini di chiesa. Chiunque pratica la giustizia, affermò un giorno Pietro davanti al pagano Cornelio, trova accoglienza presso Dio (At 10,34s). La seconda parte del vangelo parla di radicalità quasi feroce: occhio, mano, piede che sono strumenti di male, e allora tagliare di netto! Il senso non è diventare mutilati, la soluzione non è la mano tagliata o l’occhio strappato. Ma la mano convertita, l’occhio puro, il piede prudente. Soprattutto il cuore pulito.
Pakistan: violenze sui cristiani per film blasfemo. Ferito vescovo protestante
◊ Non si placa la rabbia in Pakistan a seguito del film blasfemo su Maometto. Bersaglio delle proteste e della violenza sono spesso i cristiani: l’ultimo episodio, come racconta l’agenzia Fides, riguarda il vescovo protestante Naeem Samuel, rettore della Trinity Biblical University, aggredito da un gruppo di uomini che accusavano i cristiani di aver offeso il profeta Maometto. A seguito dell’aggressione il vescovo, nonostante abbia provato a difendersi ricordando che i cristiani in Pakistan hanno condannato il film, è stato lasciato a terra tramortito e di seguito portato in ospedale per le numerose ferite riportate. Il vescovo a Lahore gestisce anche una rete tv cristiana attraverso la quale diffonde corsi biblici e preghiere e per la quale aveva già subito minacce. Circa un mese fa, inoltre, la sua abitazione era stata data alle fiamme. L’attacco al vescovo Samuel, però, non è l’unico episodio di attacco ai cristiani in questo periodo. Pochi giorni fa, è stata attaccata la chiesa cristiana di San Paolo a Maradan, a testimonianza che la situazione per la comunità cristiana in Pakistan si fa sempre più delicata. (L.P.)
Perù, scuole e ospedali in sciopero. Chiesa locale esorta a pensare al bene comune
◊ “Un dialogo costruttivo pensando al bene comune”: È l’appello, riportato dall’agenzia Fides, che mons. Salvador Pineiro Garcìa Calderòn, presidente della Conferenza episcopale peruviana e arcivescovo di Ayacucho, rivolge al governo e ai lavoratori peruviani nella sanità e nella pubblica istruzione, da settimane in agitazione. Il motivo degli scioperi che hanno portato alla prolungata chiusura delle scuole, dal 5 settembre, e degli ospedali, dal 18 settembre, con notevoli disagi per la popolazione, è l’adeguamento salariale richiesto dai lavoratori. “La scuola, in virtù della sua missione, è il luogo privilegiato per costruire un grande Perù in grado di superare la povertà e le ingiustizie e promuovere la solidarietà e lo sviluppo – ha sottolineato nel suo appello mons. Calderòn, che poi aggiunge – la salute è un diritto fondamentale di ogni essere umano, che gli Stati devono garantire senza privilegi né esclusioni. Gli operatori sanitari hanno una nobile missione di servizio alla vita e alla dignità di ogni persona”. Per questo, il presule esorta a trovare soluzioni per soddisfare le esigenze dei lavoratori, “pensando al bene comune, in modo particolare ai bambini e agli adolescenti in età scolare e a tutti coloro che necessitano di assistenza sanitaria”. (L.P.)
Brasile: i vescovi auspicano un voto senza violenza
◊ Le imminenti lezioni comunali, che si terranno il 7 ottobre, sono “un’occasione per rafforzare la democrazia brasiliana”, mentre il ricorso alla violenza, che caratterizza la campagna elettorale in molti comuni, “è inammissibile: i candidati sono avversari, non nemici”. Ad affermarlo è una nota diffusa dal Consiglio dei vescovi del Brasile, radunatosi a Brasilia dal 25 al 27 settembre. La nota dei vescovi, inviata all’Agenzia Fides, si sofferma sulle leggi contro la compravendita dei voti e la corruzione “entrambe nate della mobilitazione popolare si sono dimostrate efficaci nell’impedire a personaggi corrotti di occupare cariche pubbliche”. Ma, prosegue il testo, occorre sempre che ogni elettore eserciti “la propria consapevolezza, tanto nel momento di votare, quanto nell'applicare queste leggi”, denunciando candidati e partiti coinvolti in pratiche illecite. Il documento, firmato dalle più alte autorità della Conferenza episcopale, ammonisce sui rischi di una politica alimentata dall’odio, che “contraddice il principio evangelico di carità e di perdono e ferisce la dignità umana”, violando, inoltre, “le norme fondamentali della sana convivenza civile, che dovrebbe guidare ogni militanza politica”. Altrimenti, si chiedono i vescovi, “come cercare il bene comune, principio ispiratore della politica?”. Le città brasiliane che rinnoveranno i loro comuni saranno oltre cinquemila. (M.R.)
Somalia: gli Shebaab abbandonano il porto di Chisimaio
◊ Le milizie Shebab hanno abbandonato il porto di Chisimaio, nel sud della Somalia, in seguito all’offensiva dell’Unione Africana. La città era l’ultima roccaforte degli islamisti, che fino allo scorso anno controllavano buona parte di Mogadiscio e della Somalia. “Il comando militare degli Shebab ha ordinato una ritirata strategica a mezzanotte”, ha detto un portavoce della milizia musulmana, mentre testimoni riferiscono che prima di lasciare le loro postazioni gli Shebab hanno aperto le porte della prigione della città e di un commissariato e hanno giustiziato tre civili accusati di spionaggio. L’esercito kenyano, che guidava le truppe dell’Unione Africana, ha confermato il ritiro dei miliziani e ha fatto sapere che occuperà le aree lasciate libere. Si teme ora che gli Shebaab possano darsi alla guerriglia e sferrare attacchi a sorpresa contro le truppe straniere e l’esercito somalo. (M.R.)
Regno Unito: il 13 ottobre, evento della Caritas locale per combattere la povertà
◊ “Caritas Faith in People”: si intitola così l’evento che la Csan, ovvero la Caritas per il sociale dei vescovi di Inghilterra e Galles, ha organizzato per il 13 ottobre a Bury. L’obiettivo dell’evento è quello di espandere l’azione caritativa della Chiesa nel nordovest del Paese. All’incontro parteciperanno sacerdoti, fedeli e professionisti del settore, tutti pronti ad “affrontare le attuali esigenze locali e a condividere le proprie esperienze”. “Caritas Faith in People – spiega mons. Terence Brain, vescovo di Salford – sarà un’opportunità per ringraziare e ampliare l’eccellente opera sociale portata avanti dai cattolici locali”. Momento culminante dell’incontro sarà una sorta di “mercato” in cui organizzazioni caritative di ogni genere, attive nel sociale, potranno mostrare il proprio lavoro. “Sarà una bella occasione – afferma Helen O’Brien, direttore generale della Csan – per imparare gli uni dalle esperienze degli altri”. In programma anche numerosi laboratori di formazione, tutti improntati al principio basilare “Se vedi una necessità, fai qualcosa!”. “Scambiarsi idee e metodi di lavoro – conclude Mark Wiggin, direttore della Caritas di Salford – ci permetterà di migliorare la qualità del sostegno che diamo ai nostri fratelli in difficoltà”. (I.P.)
Alcoa: salta la trattativa con la multinazionale svizzera Glencore
◊ La trattativa per l’acquisizione dello stabilimento Alcoa di Portovesne da parte dell’azienda svizzera Glencore è fallita. Lo rendono noto i sindacati dopo aver ricevuto la lettera di rinuncia inviata dalla multinazionale al Ministero dello sviluppo economico e alla regione Sardegna. “Le trattativa per Alcoa non sono fallite. Ci sono fortunatamente altri, continueremo a cercarli”, ha affermato il ministro dello Ssviluppo, Corrado Passera. La notizia verrà comunicata ufficialmente agli operai nell’assemblea di lunedì prossimo, giorno in cui cominceranno i primi tagli al personale: 67 lavoratori interinali saranno licenziati insieme ad altri 25 provenienti dalle imprese d’appalto. (M.R.)
Disabilità nella scuola e nella società” in un seminario del Forum famiglie
◊ Il Forum nazionale delle Associazioni famigliari presenterà domani a Roma il seminario “Disabilità dono nella scuola e nella società”. Si tratta dell’incontro conclusivo del “progetto triangolazione”, una ricerca svolta in 16 regioni italiane sull’interazione fra istituzioni scolastiche, famiglie e associazioni. Il progetto racchiude l’insieme delle azioni che il Forum mette in campo per aumentare la consapevolezza in Italia sui temi della disabilità e dell’inclusione sociale. Riferisce il Sir che l’idea del progetto è nata dall’esigenza di “approfondire in chiave associativa le tematiche dell’infanzia, ragazzi, giovani e della disabilità in un contesto specifico: quello scolastico”. Al seminario conclusivo parteciperanno, tra gli altri, Francesco Belletti, presidente del Forum famiglie, Guido Trinchieri, presidente dell’Unione famiglie handicappate, Patrizia Stacconi, presidente dell’Associazione italiana famiglie disturbo da deficit di attenzione iperattività, Riccardo Ghinelli della Comunità Papa Giovanni XXIII e il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. (M. R.)
Spagna: in ottobre le Giornate nazionali di liturgia
◊ Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata. È questo l’obiettivo delle Giornate nazionali di liturgia previste in Spagna, dal tema “la liturgia, celebrazione della fede”. L’iniziativa, indetta dalla Conferenza episcopale spagnola, si terrà dal 23 al 26 ottobre a Lugo. Argomenti sui quali ci si soffermerà sono: “I santi, testimoni della fede”; “Liturgia e nuova evangelizzazione”; “L’iniziazione cristiana, itinerario della fede”; “la pietà popolare, alimento della fede” e “Spiritualità cristiana e Anno liturgico”. I lavori saranno aperti nel pomeriggio del 23 ottobre dal cardinale Lluìs Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza episcopale spagnola per la liturgia. (L.P.)
La Marcia per la pace Perugia-Assisi si sposta quest’anno in Terra Santa
◊ La “Marcia per la pace Perugia-Assisi”, tradizionale appuntamento di solidarietà e non violenza, si svolgerà quest’anno in Terra Santa. “Sarà una marcia itinerante che toccherà Gerusalemme, Betlemme, Gerico, Tel Aviv”, ha spiegato al Sir Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, associazione che organizza l’evento. “Andremo sia negli insediamenti israeliani, sia nei villaggi arabi. Vogliamo tornare in Medio Oriente per sottolineare la gravità della situazione, per capire come uscire dalla crisi in cui siamo precipitati. Avremmo preferito andare in Siria, ma non è possibile entrare”, ha affermato Lotti: “Il nostro obiettivo non è aggiungere vittime a vittime ma usare strumenti diversi per costruire percorsi di dialogo e pace”. La marcia comincerà il 27 ottobre prossimo e vedrà impegnate circa 200 persone fino al 3 novembre. Altre iniziative si svolgeranno in diverse parti d’Italia: il 7 ottobre ci sarà una marcia a Forlì e un’altra da Lodi a Crema, mentre il 14 ottobre a Milano sarà organizzata una “biciclettata per la pace”. (M.R.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 273