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Sommario del 19/09/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa ricorda il Libano: cristiani e musulmani insieme contro divisioni e guerre
  • Nomine epsicopali in Brasile
  • Il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: superare opposizioni ideologiche nella Chiesa
  • Oggi su l'"Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Francia: tensioni dopo vignette satiriche su Maometto. Intervista con Younis Tawfik
  • Sudafrica: raggiunto l'accordo nella miniera di Marikana
  • Rapporto Oxfam: i biocarburanti in Europa affamano il pianeta
  • Pedofilia, ratificata la Convenzione di Lanzarote. Don di Noto: vinta una battaglia culturale
  • Migrazioni in aumento verso i Paesi Ocse. In Italia mercato del lavoro troppo statico
  • Carceri: offrire un lavoro ai detenuti, scatto di dignità e civiltà
  • Mafie e traffico di esseri umani al centro della Carovana Missionaria della Pace 2012
  • I 50 anni del Vaticano II in un libro che ne introduce e spiega i documenti. Intervista con Luca Rolandi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Giustizia e pace Europa: nella primavera araba "proteggere dignità umana e diritti"
  • Libano: cattolici solidali coi musulmani, indignati dal film su Maometto
  • Congo: aumenta l’instabilità. L’allarme lanciato dal vescovo di Kila-Kasenga
  • Somalia: allarme per una sospetta epidemia di colera che ha già fatto molte vittime
  • Uganda: è pronta la Forza africana contro i ribelli dell'Lra
  • America Latina: cresce l'aspettativa di vita
  • Paraguay: i vescovi chiedono una migliore qualità della democrazia
  • Filippine: appello dei vescovi contro la tratta degli esseri umani
  • Cina: 80 nuovi seminaristi per i Seminari maggiori e 213 religiose per i corsi di formazione
  • Grecia: alla Conferenza delle Chiese Europee il ruolo dei cristiani in tempo di crisi
  • Napoli: rinnovato il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro
  • Turchia: il governo finanzia i restauri della chiesa rupestre di San Pietro ad Antiochia
  • Ucraina: la Chiesa greco-cattolica proclama Patrono dei laici il Beato Volodymyr Pryima
  • I vescovi del Triveneto esaminano il percorso dopo "Aquileia 2"
  • Torino: la presenza della Radio Vaticana al Prix Italia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa ricorda il Libano: cristiani e musulmani insieme contro divisioni e guerre

    ◊   Cristiani e musulmani diano “insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, la violenza e le guerre”. È uno dei passaggi chiave della catechesi tenuta da Benedetto XVI questa mattina in Aula Paolo VI, durante l’udienza generale. Il Papa ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio in Libano, esortando il Paese a essere un “esempio” di concordia nel Medio Oriente e nel mondo. La cronaca di Alessandro De Carolis:

    Due sottolineature a dimostrazione di come l’esperienza vissuta abbia lasciato una traccia nel cuore che non può essere né dimenticata né sottovalutata. Dapprima, riandando con la memoria agli incontri avuti nei tre giorni trascorsi in Libano, Benedetto XVI si sofferma sull’accoglienza “calorosa” ricevuta da tutti, anche da chi professa l’islam:

    “I musulmani mi hanno accolto con grande rispetto e sincera considerazione; la loro costante e partecipe presenza mi ha dato modo di lanciare un messaggio di dialogo e di collaborazione tra Cristianesimo e Islam: mi sembra che sia venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, contro la violenza, contro le guerre”.

    Più avanti, quando rievoca il “festoso” bagno di folla di migliaia di giovani, nei pressi della residenza del Patriarca maronita, il Papa mette a fuoco ancora una scena che – dice – ha avuto in modo emblematico i colori “dell’amicizia e della solidarietà”:

    “Vedendo giovani cristiani e musulmani fare festa in grande armonia, li ho spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra. La concordia e la riconciliazione devono essere più forti delle spinte di morte”.

    Stanno qui i semi della speranza di pace per il Libano e non solo, afferma il Pontefice, che all’inizio del discorso aveva tenuto a ribadire il perché della sua visita apostolica, in un luogo dalla storia e dalla cronaca così complessi:

    “Un Viaggio che ho fortemente voluto, nonostante le circostanze difficili, considerando che un padre dev’essere sempre accanto ai suoi figli quando incontrano gravi problemi. Sono stato mosso dal vivo desiderio di annunciare la pace che il Signore risorto ha lasciato ai suoi discepoli, sintetizzandole nelle parole ‘Vi dono la mia pace - سَلامي أُعطيكُم’”.

    “Evento ecclesiale commovente”, lo definisce Benedetto XVI, e su questi toni sviluppa tutta la sua catechesi. Ammirato dall’“ardore” della testimonianza cristiana toccato con mano in una terra santa per i segni del passaggio di Cristo e dolente per le ferite sempre aperte:

    “Di fronte alle sofferenze e ai drammi che permangono in quella zona del Medio Oriente, ho manifestato la mia sentita vicinanza alle legittime aspirazioni di quelle care popolazioni, recando loro un messaggio di incoraggiamento e di pace. Penso in particolare al terribile conflitto che tormenta la Siria, causando, oltre a migliaia di morti, un flusso di profughi che si riversano nella regione alla ricerca disperata di sicurezza e di futuro; e non dimentico la situazione difficile dell’Irak”.

    Il fulcro della visita per la comunità cristiana è stata la firma e la consegna ai vescovi locali dell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente. Momenti opportuni per Benedetto XVI nei quali far sentire il peso del suo grande affetto alla Chiesa locale:

    “Ho invitato i cattolici mediorientali a fissare lo sguardo su Cristo crocifisso per trovare la forza, anche in contesti difficili e dolorosi, di celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta e dell’unità sulla divisione (...) Pur essendo un ‘piccolo gregge’, non devono temere, nella certezza che il Signore è sempre con loro. Il Papa non li dimentica”.

    Al termine delle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha salutato in particolare i numerosi religiosi presenti in Aula Paolo VI, tra i quali gli Abati Benedettini provenienti da tutto il mondo, i partecipanti ai Capitoli generali dei Fratelli e delle Suore della Congregazione dei Sacri Cuori e dell’Adorazione Perpetua, nonché i laici Carmelitani impegnati in un congresso internazionale.

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    Nomine epsicopali in Brasile

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Mogi das Cruzes S.E. Mons. Pedro Luiz Stringhini, trasferendolo dalla diocesi di Franca. S.E. Mons. Pedro Luiz Stringhini è nato il 17 agosto 1953 a Laranjal Paulista, nell’arcidiocesi di Botucatu. Ha compiuto gli studi di Filosofia presso la Facoltà "Nossa Senhora Medianeira" e quelli di teologia presso la Pontificia "Faculdade Nossa Senhora da Assunção". Ha ottenuto il Baccalaureato in Lettere presso la "Faculdade Anchieta" in São Paulo (1972-1974) e la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico a Roma (1986-1990). Il 9 agosto 1980 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale ed è stato incardinato nel clero dell’arcidiocesi di São Paulo, nella quale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario parrocchiale e Parroco della Parrocchia"São Mateus" (1980-1983), Coordinatore del settore "São Mateus" della Regione Episcopale Belém (1980-1983), Rettore del Seminario arcidiocesano di Filosofia (1984-1986), Professore di Sacra Scrittura nella Pontificia Facoltà "Nossa Senhora da Assunção" e Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora da Conceição" (1998-2001). Il 3 gennaio 2001 è stato nominato Vescovo Titolare di Ita ed Ausiliare dell’arcidiocesi di São Paulo e il 10 marzo successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale. È stato Vicario Episcopale per la Regione Belém dell’arcidiocesi di São Paulo (2001-2009) e Presidente della Commissione Episcopale di Servizio della Carità, Giustizia e Pace e Membro del Consiglio Permanente di Pastorale della Conferenza Episcopale Nazionale Brasiliana (2007-2011). Il 30 dicembre 2009 è stato nominato Vescovo di Franca.

    Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Santarém S.E. Mons. Flavio Giovenale, S.D.B., trasferendolo dalla diocesi di Abaetetuba. S.E. Mons. Flavio Giovenale, S.D.B., è nato il 5 giugno 1954 a Murello, nell’arcidiocesi di Torino (Italia). Ha frequentato gli studi elementari nell'Istituto Salesiano di Peveragno, dove ha iniziato anche il Liceo che ha terminato nell'Istituto Salesiano di Beirut, Libano. Ha studiato Filosofia in Brasile presso l'Istituto Salesiano di Lorena e Teologia nell'Istituto Salesiano "Pio XI" di São Paulo. Ha conseguito anche la Licenza in Spiritualità presso l'Università Salesiana di Roma. Ha fatto la prima professione religiosa l'8 settembre 1971 ed è stato ordinato sacerdote a Murello il 20 dicembre 1981. Nel corso del ministero sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Responsabile della Pastorale Vocazionale nello Stato del Pará e particolarmente nell’arcidiocesi di Belém; Rettore del Seminario Minore e Maggiore Salesiano di Manaus; Direttore del Centro Salesiano di Formazione; Economo e Segretario della Provincia Salesiana dell'Amazzonia; Procuratore Missionario per il Brasile. L'8 ottobre 1997 è stato nominato Vescovo di Abaetetuba ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale l'8 dicembre successivo. Come Vescovo ha svolto l’incarico di Presidente (2007-2011) e poi Segretario (dal 2011) del Regionale "Norte II" della Conferenza Episcopale Brasiliana. Dal novembre 2011, il Presule è Presidente della Caritas brasiliana.

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    Il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: superare opposizioni ideologiche nella Chiesa

    ◊   Superare i contrasti ideologici nella Chiesa per riscoprire la vera unità in Cristo: è l’intento di mons. Gerhard Ludwig Müller, già alla guida della diocesi di Ratisbona e nominato dal Papa nel luglio scorso quale nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Sul lavoro che lo aspetta al dicastero vaticano, ascoltiamo il presule tedesco al microfono di Bernd Hagenkord:

    R. – Wir wissen ja, dass natürlich viele Vorurteile gegen diese Kongregation …
    Sappiamo che esistono molti pregiudizi contro questa Congregazione, che però hanno molto poco a che fare con la realtà dei fatti. Da parte mia, mi sono chiesto come ricoprire questo incarico. Non credo di essere stato chiamato dal Santo Padre per svolgere un lavoro burocratico, ma credo di essere stato chiamato sostanzialmente in quanto teologo. Così, cerco di capire quale sia oggi il malessere della vita della Chiesa. In molti Paesi è forte la polarizzazione, il contrasto, tra cosiddetti tradizionalisti e cosiddetti progressisti. Dobbiamo superare questa opposizione, dobbiamo trovare una nuova unità di fondo nella Chiesa.

    D. – Come trovare questa unità?

    R. – Eine Einheit in Christus, nicht eine programmatisch hergestellte Einheit …
    L’unità in Cristo non si realizza a livello programmatico, magari grazie ad un abile oratore di partito. Noi non siamo una comunità di persone che nasce attorno ad un programma di partito e nemmeno una comunità di studiosi creata attorno ad una ricerca, perché la nostra unità è un dono. Noi crediamo nella Chiesa che è “una” ed è unita in Cristo. E se veramente si crede in Cristo, senza strumentalizzare il Magistero della Chiesa sottolineando solo alcuni punti a vantaggio della propria ideologia, ma ci si affida incondizionatamente a Cristo, anche l’unità della Chiesa non viene dilaniata dalla gelosia e dall’ambizione. Questo è uno dei miei obiettivi: ridurre le tensioni all’interno della Chiesa.

    D. – Lei deve affrontare anche la questione degli abusi sessuali compiuti da esponenti del clero …

    R. – Es muss immer und überall um die Menschen gehen, die Opfer solcher …
    Sempre e dovunque, la cosa più importante sono le persone che sono state vittime di questi terribili abusi. E’ molto importante anche l’aspetto della prevenzione; allo stesso tempo, bisogna evitare il rischio di una giustizia che diventi linciaggio. In questo ambito, sia la Congregazione per la Dottrina della Fede, sia le singole diocesi, procedono in modo molto coerente e credo che possiamo essere presi ad esempio.

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    Oggi su l'"Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, l'aggravarsi dell'emergenza dei profughi siriani.

    In cultura, un articolo di Chiara Barbato dal titolo "Per noi, ogni statua è una preghiera": nei diari di Pericle Fazzini la generi del capolavoro realizzato per la Sala Nervi.

    Dolore scolpito in musica: lo Stabat Mater di Bartolucci a San Paolo fuori le Mura (domani un concerto in onore di Benedetto XVI).

    Meglio che a casa: Gaetano Vallini recensisce il volume di Flavio Giovanni Conti "I prigionieri italiani negli Stati Uniti".

    Diritti e dignità dei popoli indigeni vanno salvati da ogni forma di violenza: il messaggio del Papa per il centenario della "Lacrimabili statu indorum".

    La questione di Dio nel continente digitale: l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sul magistero pontificio e la sfida delle frontiere della nuova evangelizzazione.

    Cristiani e musulmani uniti per la pace: all'udienza generale il Papa ricorda le "straordinarie giornate" del viaggio in Libano.

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    Oggi in Primo Piano



    Francia: tensioni dopo vignette satiriche su Maometto. Intervista con Younis Tawfik

    ◊   Clima di tensione in Francia dopo la pubblicazione, oggi, di alcune vignette satiriche su Maometto. Parigi ha vietato la manifestazione non organizzata convocata per sabato per protestare contro il film americano, ritenuto blasfemo dal mondo musulmano. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    Il settimanale satirico "Charlie Hebdo" è quasi introvabile nelle edicole francesi, il sito Internet è bloccato e la pagina Facebook del giornale inondata di commenti. Molto clamore ma anche preoccupazione dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto. Per venerdì prossimo, saranno chiuse le ambasciate francesi in 20 Paesi all’estero nel timore di violenze, mentre attorno alle sedi diplomatiche la sicurezza è stata rafforzata. A Parigi, il ministro dell’Interno Valls ha convocato i rappresentanti della comunità musulmana francese mentre la Lega Araba ha chiesto la fine delle tensioni soprattutto dopo le violenze causate dal film ritenuto blasfemo su Maometto. Sabato la manifestazione convocata a Parigi è stata vietata. Sulla vicenda stamani è intervenuto il premier Ayrault che ha ricordato che in Francia chi si sente offeso può ricorrere alla magistratura. Da registrare anche le parole del cardinale Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese: “Non si può dire qualsiasi cosa protetti dalla libertà di espressione”. “Le vignette – ha concluso – susciteranno la repulsione di molti fedeli musulmani”.

    Su quanto sta accadendo in Francia e sulle violenze scatenate dal film su Maometto, ascoltiamo l'opinione dello scrittore musulmano iracheno Younis Tawfik, docente di cultura araba all’Università di Genova:

    R. - Innanzitutto, io come scrittore e uomo di cultura detesto qualsiasi uso della creatività, dell’arte, per offendere le religioni, qualsiasi essa sia. Noi musulmani non siamo abituati a questo tipo di blasfemia. Condanno fermamente le violenze che vengono poi strumentalizzate per portare avanti progetti ben disegnati. Per cui, possiamo protestare e dimostrare il nostro disdegno, ma ovviamente senza ricorrere alle violenze.

    D. - Cosa urta la sensibilità dei musulmani e secondo lei dietro tutto questo c’è anche un diffuso sentimento antiamericano?

    R. - Forse noi, a differenza degli occidentali, abbiamo ancora più venerazione nei confronti di certe figure - in questo caso Dio ed il suo profeta e tutti gli altri profeti menzionati nel Corano - e questo urta i sentimenti quanto urta il credo di per sé. Abbiamo questa sensazione che qualcuno lo faccia appositamente, cerca di offendere per creare lo scontro. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti d’America, questo è un argomento molto lungo e spinoso: oggi, gli Stati Uniti d’America vengono accusati di essere innanzitutto il protettore in assoluto di Israele, vengono considerati come nuovo rappresentante dell’Occidente colonialista, in questo caso imperialista.

    D. - Sulle vignette satiriche in Francia, il settimanale in questione aveva già pubblicato nel 2006 le caricature apparse sulla stampa danese. Le chiedo: dove finisce la libertà di espressione?

    R. - Dal mio punto di vita, si sta assistendo ad una decadenza della civiltà occidentale, perché la libertà di espressione deve avere già un limite etico suo e questo non lo vedo assolutamente. La mia libertà si ferma dove inizia quella dell’altro. Posso dire che l’ultimo viaggio del Papa in Libano è stato un segno straordinario da parte della Chiesa Cattolica nei confronti del mondo musulmano, abbiamo visto come il Papa è stato ricevuto. È stato un grande segnale, una grande lezione che è stata data. Ma mi chiedo: come mai le persone colte, gli intellettuali, i governi occidentali non sostengono questa linea del Papa per arrivare poi a una riconciliazione con il mondo musulmano?

    D. - Allora non sarebbe il caso di abbassare i toni?

    R. - Ripeto: il discorso del Papa, il suo viaggio è già un passo gigantesco che è stato fatto nei confronti del mondo islamico. Ma se questo non viene sostenuto, ovviamente non avrà poi modo di andare avanti. E’ necessario però che il passo sia collettivo e da ambedue le parti.

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    Sudafrica: raggiunto l'accordo nella miniera di Marikana

    ◊   I minatori in sciopero alla miniera di platino sudafricana di Marikana hanno accettato l'offerta di aumento salariale del 22% da parte della società Lonmin. Domani, riprenderanno le estrazioni. Le manifestazioni avevano provocato violenti scontri fra polizia e lavoratori, con decine di morti. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    E’ durato cinque settimane lo sciopero dei minatori della Lonmin, a Marikana in Sudafrica. Cinque settimane contrassegnate da una forte tensione sociale. Tutto era iniziato a metà agosto, quando durante una manifestazione la polizia aveva ucciso 34 minatori, che avevano incrociato le braccia per chiedere l'aumento del loro stipendio fino a 12.500 rand al mese, circa 1.200 euro, il doppio della paga che percepivano. Una macchia che rimarrà nella storia del Paese e che aveva causato una protesta dilagante: coinvolte altre miniere sudafricane, tra le quali la Amplat, il primo produttore al mondo di platino. Proprio qui, la situazione rischiava di precipitare, dopo che alcuni operai avevano organizzato blocchi stradali armati. Per fortuna tutto rientrato, grazie all’accordo raggiunto la scorsa notte, che prevede l’aumento del 22% del salario ed un pagamento una tantum di 250 dollari, come compenso dello sciopero.

    A comunicare i termini dell’accordo, il vescovo anglicano Joe Seoka, presidente del Consiglio Mondiale delle Chiese del Sud Africa. E’ stato lui a condurre le trattative. “Avete vinto in quanto lavoratori”, ha detto davanti ad una folla di minatori festanti, riuniti nello stadio, aggiungendo che ci saranno ulteriori negoziati a ottobre, quando si discuterà di un ulteriore possibile aumento. Alla notizia dell'accordo il prezzo del platino è sceso del 2% dopo che dal giorno delle uccisioni, aveva guadagnato quasi tre punti percentuali. Lunedì il presidente del Sudafrica Jacob Zuma aveva dichiarato che a causa delle ripetute proteste degli ultimi mesi, l'industria mineraria nazionale aveva subito un danno di circa 415 milioni di euro.

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    Rapporto Oxfam: i biocarburanti in Europa affamano il pianeta

    ◊   “Serbatoi pieni, pance vuote”. Questo il motto della campagna promossa che dall’Oxfam - confederazione internazionale di organismi umanitari – per denunciare la politica dell’Unione Europea in tema di biocarburanti. Entro il 2020, il 10% dell’energia per i trasporti europei dovrà infatti provenire da fonti rinnovabili. Ma puntare sui biocarburanti è un grande errore, secondo il Rapporto Oxfam “BadBio”. Roberta Gisotti ha intervistato Elisa Bacciotti, responsabile della campagna:

    D. - Perché la produzione di biocarburanti genera fame?

    R. - Perché la terra utilizzata per produrre biocarburanti per le auto europee avrebbe potuto sfamare ben 127milioni di persone in un solo anno.

    D. - Qual è il collegamento diretto?

    R. – E’ la politica europea nel settore delle energie rinnovabili, nata da un intento positivo, cioè quello di promuovere sempre più l’utilizzo di fonti rinnovabili nell’energia, soprattutto per quanto riguarda i trasporti. Ma queste fonti rinnovabili sono biocarburanti ottenuti da colture alimentari, in particolare dal mais. Per cui, tramite questa politica, se si aumenta la domanda di biocarburanti si riduce la quantità di questi prodotti per il consumo umano.

    D. - Quindi, per fare bene si è fatto peggio…

    R. - Spesso, ci hanno detto che l’utilizzo dei biocarburanti avrebbe ridotto le emissioni di anidride carbonica e quindi rallentato gli effetti del cambiamento climatico, ma in realtà non è vero nemmeno questo. Perché la produzione di biocarburanti non diminuisce, ma anzi può aumentare anche gli effetti del cambiamento climatico. Quindi, i biocarburanti spacciati per una soluzione ad un problema, aggravano un ulteriore problema che è quello della fame.

    D. - Allora, quali alternative ci sono per rendere più sostenibile il settore dei trasporti?

    R. - Ci sono molte alternative. Per esempio, investendo nelle auto a energia elettrica, che sono in fase di grande sviluppo, possiamo introdurre standard più elevati di efficienza energetica ai quali le case automobilistiche debbano sottostare. Ci sono numerose alternative di medio periodo.

    D. - Il vostro Rapporto è stato presentato nel discorso al Consiglio europeo dei ministri dell’Energia, che si è svolto a Cipro. C’è stata una risposta?

    R. - C’è stata una risposta incoraggiante, perché l’Unione Europea - nelle parole di un rappresentante della Commissione - ha manifestato la volontà di rivedere questo obiettivo e quindi abbassarlo dal 10% al 5%. È una prima risposta positiva.

    D. - Segno che mobilitare ed informare la società civile porta però dei risultati…

    R. - Assolutamente sì. È una prima vittoria, ma noi continueremo a lavorare affinché ce ne siano altre, assieme alle persone del sud del mondo che sono le più colpite dai problemi della fame e del cambiamento climatico.

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    Pedofilia, ratificata la Convenzione di Lanzarote. Don di Noto: vinta una battaglia culturale

    ◊   In Italia, il Senato ha approvato all’unanimità la ratifica della Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, siglata nel 2007 a Lanzarote, nelle Canarie. Il testo sottoscritto finora da 41 Stati, prevede l’adozione di criteri e misure comuni per la prevenzione della pedofilia, per il perseguimento dei colpevoli e la tutela delle vittime. L’obiettivo è contrastare quei reati che, come la pedopornografia, sempre più spesso, vengono compiuti con l'ausilio delle moderne tecnologie e sono consumati al di fuori dai confini nazionali del Paese di origine di compie gli abusi. Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter contro la pedofilia:

    R. – Credo che sia anche un passo fondamentale dove i diritti dell’infanzia e la loro tutela vengono maggiormente rispettati, se si pensa alle norme sull’adescamento o se si pensa anche a quanto riguarda quella che per noi come associazione Meter è stata una delle più grandi battaglie in tutti questi anni: la cosiddetta pedofilia culturale, cioè l’istigazione alla normalizzazione della pedofilia attraverso la rete e non solo internet. Noi siamo molto soddisfatti di questo. Il Senato per fortuna, anche se dopo tanti anni, ha ritenuto opportuno adeguarsi ad una Convenzione, quella di Lanzarote, dove a livello europeo c’è ormai un maggiore coordinamento.

    D. – Possiamo dunque dire che si rafforza il sistema di protezione dei minori e l’Italia si adegua agli altri Paesi europei?

    R. – In un certo qual senso sì perché il rafforzamento deriva dal fatto che nessuno più si può permettere di normalizzare la pedofilia: ad esempio, le decennali celebrazioni delle giornate dell’orgoglio pedofilo o le migliaia e migliaia di siti che vengono proposti giustificando tutti coloro che sostengono che in fondo i bambini possono ricevere un benessere da una relazione d’amore pedofila. Io credo che questo sia un grandissimo passo avanti e, mi dovete credere, è stata una battaglia culturale di cui Meter, in primo piano, si è fatta paladina in tutti questi anni.

    D. – Un altro aspetto importante: non si potrà più dichiarare di non essere a conoscenza della minore età della persona offesa nel caso di commissione di uno dei delitti contro i minori…

    R. – Aspetto rilevantissimo perché nessuno può pensare di dire che c’era un consenso manifestato. Non è possibile che gli adulti possano giocare sull’ambiguità delle cosiddette ‘lolite’ o le baby prostitute. Devono attenersi a questo e speriamo, ovviamente, che tale elemento deterrente diventi un elemento di sviluppo culturale nel rispetto dei bambini che hanno bisogno di essere aiutati a crescere.

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    Migrazioni in aumento verso i Paesi Ocse. In Italia mercato del lavoro troppo statico

    ◊   Il rallentamento nelle migrazioni verso i Paesi Ocse, causato dalla crisi economica globale, sembra volgere al termine. E' quanto emerge dal Rapporto 2012 "Prospettive sulle Migrazioni Internazionali stilato dall'Ocse". Gli stranieri, soprattutto in Italia, sono i più colpiti dalla crisi economica. Alessandro Guarasci:

    Nella maggior parte dei Paesi Ocse i flussi sono calati nel 2010, ma già a fine 2011 è cominciata la ripresa che si consoliderà nel 2012. In Italia, secondo l’ultimo censimento Istat, la diminuzione è stata più sensibile rispetto al Nord Europa. I Paesi del Mediterraneo dell’Eurozona stanno infatti risentendo di più della crisi, e questo incide sugli arrivi. In Italia, poi, il mercato del lavoro è ancora troppo statico. Carla Collicelli, corrispondente in Italia per il rapporto Ocse:

    “Il mercato del lavoro italiano continua ad essere, anzi è sempre più un mercato duale, e quindi continua a presentare posizioni lavorative che gli italiani assolutamente non vogliono assumere. C’è, dunque, un fattore di attrazione che porterà sicuramente altri stranieri nel nostro Paese”.

    La crisi sembra essere più spietata con gli stranieri. Nell'area Ocse, il tasso di disoccupazione tra gli individui nati all’estero è aumentato di quattro punti percentuali tra il 2008 e il 2011, rispetto ai 2,5 punti per le persone del posto. In Italia, quindi si cerca di selezionare i nuovi arrivi, anche in base alle competenze e alle esigenze delle aziende. Natale Forlani, direttore generale per l’immigrazione del Ministero del lavoro:

    “Noi stiamo facendo accordi diplomatici, che prevedono modelli di selezione, di formazione, per ingressi che peraltro verranno gestiti non con le domande generiche presentate allo sportello, in una giornata - il cosiddetto 'click day’ - ma attraverso un processo di domanda e offerta reale”.

    L’Ocse rileva poi che la stragrande maggioranza dei Paesi occidentali nel 2010-2011 ha adottato politiche restrittive sul fronte dell’immigrazione.

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    Carceri: offrire un lavoro ai detenuti, scatto di dignità e civiltà

    ◊   Si torna a parlare di possibilità di lavoro per i detenuti all’interno delle carceri, anche per aiutare l’economia del Paese Italia. Ma l’attuale condizione negli istituti penitenziari lo rende impossibile. Nonostante provvedimenti come il “salva-carceri”, il numero dei detenuti è rimasto praticamente uguale, così come le loro condizioni di vita, denuncia Irene Testa, segretaria dell’associazione “Il detenuto ignoto”, Emanuela Campanile l’ha intervistata.

    R. – Il lavoro dei detenuti, se fosse applicato a dovere, renderebbe più produttivo tutto quel sistema che attualmente è soltanto anti-economico. Quello che penso è che, però, allo stato attuale sia molto difficile riuscire a far lavorare i detenuti, visto che molte strutture sono vecchissime, oppure - laddove esistono zone attrezzate per consentire ai detenuti di lavorare - restano chiuse perché non c’è il personale a disposizione. Spesso e volentieri addirittura le macchine diventano obsolete, proprio perché non vengono usate per una questione di sicurezza, perché i detenuti non possono essere spostati dalle celle, non essendoci il personale.

    D. – Ci sono anche degli esempi virtuosi di carceri come, ad esempio, quello di Padova, che ha delle sale dove far svolgere attività lavorative ai carcerati e avere così un guadagno...

    R. – Sì, ci sono esempi anche come il carcere di Velletri, dove è stata realizzata alcuni anni fa una vigna e i detenuti hanno prodotto un vino doc, chiamato "Fuggiasco", che anche in termini economici ha reso moltissimo. Altro esempio a Bollate, dove sono state organizzate sfilate di moda con i vestiti creati dalle detenute. Tutti prodotti che, anche sfruttando il marchio del regime carcerario, hanno avuto un buon riscontro. Questo, purtroppo, avviene in pochissime realtà. Le prigioni sono piene di tossicodipendenti, di molti ladri accusati di piccoli furti, se fossero messi in condizione di lavorare, e magari di fornire un piccolo reddito alla famiglia, probabilmente il tasso di criminalità diminuirebbe.

    D. – Il sistema carcerario italiano non funziona o deve invece essere davvero applicato?

    R. – Sulla questione del lavoro sono state fatte delle buone leggi. Per esempio, la legge Smuraglia del 2000, che consentiva ai detenuti di lavorare - ma anche agli imprenditori o a coloro che volevano assumere un detenuto - di avere degli sgravi fiscali importanti al fine di agevolare questa forma di lavoro. Questa legge, però, non è stata negli anni rifinanziata. Nel caso della legge Smuraglia, si è trattato di una questione di rifinanziamento, ma anche di mancata volontà da parte di alcuni, per il fatto che, comunque, sono luoghi tutto sommato sconosciuti, dove è bene nascondere la polvere e far finta di niente. Il grido di dolore che arriva da quei posti non lo si vuole sentire, non c’è la volontà politica di modificare questo sistema.

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    Mafie e traffico di esseri umani al centro della Carovana Missionaria della Pace 2012

    ◊   Potere delle mafie, tratta di esseri umani, disastro ambientale: sono i temi che saranno al centro degli incontri organizzati nell’ambito della Carovana Missionaria della Pace 2012, che porterà 50 giovani di diverse parti d’Italia in diverse località della Campania, dal 25 al 30 settembre. Il servizio di Fausta Speranza.

    Lo slogan che accompagnerà i giovani è: “I change”. Nella convinzione che “Io cambio” debba essere l’affermazione di tutti. A cambiare deve essere innanzitutto la mentalità per imparare che la lotta alla mafia non è solo questione di ordine pubblico, afferma padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che ha vissuto tanti anni in Africa e che oggi lavora a Napoli:

    “Il potere alle mafie si toglie dal basso. Basterebbe pensare al disastro ambientale. Parte di questo disastro è dovuto proprio alle mafie: i rifiuti tossici, i roghi che continuano in Campania. Se noi riuscissimo a togliere questi rifiuti tossici dalle loro mani, impedire loro per esempio di non seppellire più rifiuti tossici, per cui noi moriamo di leucemia, sarebbe la vera lotta contro la mafia. Direi che sia fondamentale incominciare a capire che la pace non è soltanto il problema della guerra o delle armi, che resta purtroppo sempre fondamentale, ma che c’è un’altra pace che l’uomo deve fare: con l’ambiente, con la natura. C’è bisogno, oggi, di una vera e propria rivoluzione culturale, ma soprattutto spirituale”.

    Mafie e ambiente ma anche traffico di esseri umani. Nel percorso della Carovana della Pace 2012 c’è la tappa a Castelvolturno, dove c’è una frande comunità di persone provenienti dall’Africa. Lì si parlerà di tratta delle donne. Ancora padre Zanotelli:

    “Sono 5 o 6 mila africani che vivono a Castel Volturno. Abbiamo a che fare con una situazione davvero gravissima. Non possiamo più trattare gli esseri umani come li stiamo trattando e soprattutto dobbiamo smettere di essere solo fortezza contro gli immigrati illegali. Penso che il Mediterraneo ormai sia un cimitero, il cimitero nostro. E poi non possiamo accettare questo come credenti, ma soprattutto dobbiamo incominciare a capire che non possiamo trattare come trattiamo, in particolare in Campania, questa gente che lavora. Sono loro ormai che fanno il lavoro agricolo, sotto il caporalato, pagati pochissimo, a volte anche per 15 ore al giorno a raccogliere pomodori o quant’altro. E’ qualcosa che dobbiamo fronteggiare. Ogni essere umano è un figlio di Dio e deve essere rispettato”.

    L’iniziativa della Carovana è alla sua quinta edizione però quest’anno in particolare vede il contributo di tantissime realtà ecclesiali: dalla Fondazione Missio della Cei a Pax Christi, dalla Banca Etica alla Chiesa locale. Don Alfonso Raimo, tra gli organizzatori dell'evento:

    “Attorno al bene, si possono aggregare tante realtà, anche diverse e socialmente lontane. Io parlo non soltanto adesso come membro di un organismo della Cei come Missio, che è un Osservatorio per cogliere la ricchezza, parlo anche come campano. Ho seguito questa Carovana fin dalle origini, in quanto parroco in una comunità che viene visitata e anche in questa circostanza mi sono reso conto di come un’iniziativa, che parte in sordina e ignorata, alla fine possa creare entusiasmo ed aggregazione”.

    Nella convinzione che in Campania o altrove non ci siano solo piaghe da guarire, la Carovana si fermerà ad ascoltare anche realtà territoriali di forte impegno, come l’Istituto Icatt, che sperimenta la custodia attenuata, una formula di penitenziario che scommette in particolare sulla riabilitazione del detenuto.

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    I 50 anni del Vaticano II in un libro che ne introduce e spiega i documenti. Intervista con Luca Rolandi

    ◊   "Il futuro del Concilio, i documenti del Vaticano II: un tesoro da riscoprire" è il titolo della raccolta di scritti presentato ieri a Roma, presso la sede della Radio Vaticana, nella quale figurano firme autorevoli che hanno studiato e approfondito il percorso conciliare e che evidenziano come, a cinquanta anni di distanza, il risultato di quella riunione di tutti i vescovi del mondo sia sempre attuale. Davide Dionisi ha intervistato il curatore del volume, pubblicato da Effatà Editrice, Luca Rolandi:

    D. - Come nasce l’idea di una raccolta dei documenti del Vaticano II?

    R. - Nasce sostanzialmente dalla prospettiva di cercare, soprattutto per un pubblico di giovani e di persone che del Concilio non hanno nessuna conoscenza, la possibilità propedeutica di avere un’introduzione alla lettura dei documenti stessi, partendo dall’analisi realizzata da esperti, vaticanisti, biblisti e liturgisti.

    D. - Quali tesori ha riscoperto nei documenti presi in esame?

    R. – Moltissimi, perché i documenti, nonostante i loro 50 anni, hanno ancora una carica e una forza profetica, una profonda visione spirituale e culturale che ritengo essere importante riproporre, soprattutto alle nuove generazioni.

    D. - Nella Chiesa del terzo millennio, quale posto occupa o può occupare il Concilio?

    R. – Può occupare sicuramente un posto fondamentale, nel senso che è vero che in 50 anni la società si è evoluta rapidamente, ma è anche vero che i tempi della Chiesa sono sempre più lenti e c’è la cosiddetta ricezione da metabolizzare con più difficoltà e in tempi più lunghi rispetto a quelli della società. Per cui, io penso che sia ancora fondamentale il richiamo anche del magistero dei Papi, dei vescovi e dei sacerdoti, nelle comunità, che è sempre continuo al Vaticano II, al di là delle celebrazioni e degli anniversari.

    D. - Se dovesse spiegare il Concilio ad un giovane credente, come lo farebbe?

    R. – Lo farei in due modi. Da un lato, utilizzando magari qualche strumento multimediale, quindi facendogli vedere qualche immagine di quello che è stato il Concilio: vedere i 2.500 vescovi provenienti da tutto il mondo che si ritrovano per la prima volta tutti insieme in San Pietro, in una grande assemblea. Dall’altro gli farei vedere, per esempio, il discorso che ha pronunciato Giovanni XXIII la sera dopo l’apertura del Concilio - il famoso "discorso alla Luna" - perché riporta il Concilio in una dimensione più domestica, in una dimensione che può parlare al cuore di tutti.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Giustizia e pace Europa: nella primavera araba "proteggere dignità umana e diritti"

    ◊   “Venendo a Malta per studiare l’impatto e le conseguenze della ‘primavera araba’, un anno dopo il suo inizio, la Commissione Giustizia e Pace Europa ha dovuto affrontare la sfida, non solo di comprendere l’identità degli altri, ma anche di riflettere sugli aspetti positivi e negativi della nostra identità di oggi”. Questo quanto si legge nella dichiarazione finale diffusa ieri a chiusura dei lavori dell’Assemblea generale della Commissione. Il seminario - riferisce l'agenzia Sir - è servito soprattutto per delineare quale dovrebbe essere il contributo dell’Europa nei processi politici nei Paesi del Nord Africa. “Come europei dobbiamo rispettare il diritto delle altre nazioni di definire la democrazia in conformità con le loro tradizioni e le credenze religiose - ma si legge nella nota - non possiamo ignorare la necessità di proteggere la dignità umana e i diritti propri di ogni essere umano”. Un elemento essenziale di questo processo è l’apertura di un dialogo inter-culturale e inter-religioso, come emerge anche dalla testimonianza portata da alcuni imprenditori maltesi che lavorano in Nord Africa. L’attività economica rappresenta, infatti, uno strumento importante per contribuire allo sviluppo di queste società emergenti, “ma deve essere basata su forti basi etiche e una profonda conoscenza del contesto politico, sociale e culturale, altrimenti servirà solo a ulteriori ingiustizie”. “Non bisogna sottovalutare - si legge nella dichiarazione - l’importanza della solidarietà, in particolare verso il gran numero di persone vulnerabili provenienti dall’Africa che cercano rifugio in Europa. I Paesi europei del Mediterraneo, presi d’assalto dai migranti perché rappresentano il primo punto d’ingresso verso una nuova vita, sostengono un onere che, fino ad oggi, non è stato condiviso in egual misura dagli altri Paesi europei”. Ad esempio, con la vigente normativa europea di Dublino, che stabilisce che le domande di asilo devono essere trattate nel Paese di arrivo, “realtà piccole come Malta, sono particolarmente messe sottopressione, causando di conseguenza ulteriori sofferenze nei migranti”. “Né a livello di Ue né di Nazioni Unite esiste alcuna disposizione per una forma di asilo da concedere sulla base di ragioni economiche anche se le persone sono provenienti da situazioni di estrema povertà”, mette in luce la nota. Infine la Commissione ha voluto ricordare “tutti coloro che hanno dedicato la loro vita al lavoro per la giustizia e la pace nella regione mediterranea, ricordando anche i morti negli attacchi alle ambasciate dei giorni scorsi e le numerose vittime in Siria”. In questo contesto di tensioni, la Commissione è attualmente impegnata in una campagna per un forte e vincolante trattato sul commercio delle armi, per garantire un mondo più sicuro per tutti. (R.P.)

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    Libano: cattolici solidali coi musulmani, indignati dal film su Maometto

    ◊   Le Chiese cattoliche in Libano hanno risposto all'ondata di indignazione dei musulmani del mondo arabo e del Paese contro il film diffamatorio nei confronti del profeta Maometto "L'innocenza dei musulmani". Su iniziativa del Centro cattolico per l'Informazione (Cci), emanazione della Commissione per le comunicazioni sociali dell'Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano (Apecl), sarà presto indetta una riunione del consiglio morale dei saggi, alla quale parteciperanno i rappresentanti delle principali comunità cristiane e musulmane libanesi. Il primo passo - riferisce l'agenzia AsiaNews - sarà la ferma condanna del film, che costituisce un attentato all'islam; a seguire, essi potrebbero sottoporre all'attenzione delle Nazioni Unite un memorandum sulla vicenda. Sul piano personale, il deputato ed ex ministro del Lavoro Boutros Harb - uno dei più importanti politici cristiani libanesi - ha annunciato ieri il proposito di sottoscrivere qualsiasi azione legale internazionale contro gli autori del film in questione; egli si è pure detto disponibile alla formazione di un comitato di controllo. Il politico libanese non ha inoltre escluso l'apertura di un processo in un tribunale degli Stati Uniti. (R.P.)

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    Congo: aumenta l’instabilità. L’allarme lanciato dal vescovo di Kila-Kasenga

    ◊   Si aggrava sempre di più la situazione di instabilità in cui versa da mesi la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) causata dal gruppo M23. Inizialmente la situazione coinvolgeva il Nord Kivu, la regione orientale della Repubblica congolese, ma, secondo alcune recenti indagini riportate dall’agenzia Fides, l’instabilità si starebbe diffondendo anche in altre parti del Paese. Nel Katanga per esempio, provincia in cui i sussulti indipendentisti hanno sempre trovato terra fertile, si è diffuso il malcontento generale per la mancata restituzione, da parte delle autorità locali, del 40% delle imposte raccolte nella provincia , come invece sarebbe dovuto accadere a norma di legge. Ma non solo. L’aeroporto di Lubumbashi, è stato molte volte vittime di sparatorie. Con queste, e molte altre difficili situazioni, è doveroso aspettarsi la diffusione dei movimenti indipendentisti, ma anche l’appoggio della popolazione. Mons. Muteba Mugalu, vescovo di Kila-Kasenga, ha lanciato l’allarme, affermando che “la regione sta per sprofondare nella violenza, nella psicosi e nella paura. Molti – sottolinea il vescovo - si nascondono nella foresta”. (L.P.)

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    Somalia: allarme per una sospetta epidemia di colera che ha già fatto molte vittime

    ◊   Una sospetta epidemia di colera ha già ucciso diversi abitanti del villaggio meridionale somalo di Hoosingo, distretto di Badade, nella regione Lower Juba. L’allerta lanciato dal governo e dagli ufficiali sanitari riguarda il fatto che non si riesce ancora a risalire al tipo di pandemia. In forma preventiva sono state chiuse scuole, madrase e ristoranti. Dal 5 settembre - riferisce l'agenzia Fides - sono morte almeno 19 persone e altre 12 sono rimaste contagiate. Servono urgentemente medicine, l’identificazione della malattia e la creazione di centri sanitari. Non ci sono ospedali nè centri sanitari per l’assistenza materno infantile o altri tipi di strutture sanitarie, esistono solo tende dove vengono ricoverati i malati. Secondo un recente bollettino medico diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 5 e il 13 settembre in Somalia sono stati registrati 12 morti e 107 casi di questa malattia, la maggior parte sono bambini con meno di 5 anni di età. Non ci sono medicinali sufficienti e il villaggio di Hoosingo si trova in una zona remota, privo di qualsiasi struttura medica, 100km dalla città di Liboi che segna il confine Kenya-Somalia. Altri casi sospetti sono stati segnalati a Waraq, 70km da Liboi. Queste due aree sono di transito verso il Kenya, quindi c’è rischio di trasmissione trans-frontaliera. L’insicurezza in alcune zone della regione Lower Juba ha reso inaccessibili alcune aree. Con il conflitto in corso, gli spostamenti della popolazione e la successiva chiusura dei punti di accesso ai servizi sanitari esistenti nella regione, non può essere escluso il rischio di sporadiche epidemie di colera nella zona meridionale. (R.P.)

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    Uganda: è pronta la Forza africana contro i ribelli dell'Lra

    ◊   Può contare su 2500 soldati la Forza d’intervento regionale dell’Unione Africana (UA) di lotta alla ribellione ugandese dell’Esercito di resistenza del signore (Lra): le truppe - riferisce l'agenzia Misna - sono state raggruppate nel quartiere generale di Yambio (Sud Sudan) e sono pronte ad intervenire. Contemporaneamente, nella città sud-sudanese di Nzara il comando della forza africana è stato formalmente consegnato al maggiore ugandese Alex Ahabyona. La creazione della “Task Force” contro la Lra, che entro dicembre dovrebbe raggiungere 5000 effettivi, era stata annunciata diversi mesi fa ma non si era ancora concretizza per mancanza di uomini e di mezzi. E’ parte di una strategia dell’Onu e dell’Unione Africana sostenuta dagli Stati Uniti da un punto di vista politico e logistico. Da ieri ad essere operativi sono 2000 soldati delle Forze di difesa del popolo ugandese (Updf) e 500 uomini dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla). La scorsa settimana sono stati dispiegati altri 360 militari delle Forze armate centrafricane (Faca) a Obo (est del Centrafrica). A questo punto deve ancora fornire il proprio contributo la Repubblica Democratica del Congo, con truppe da dispiegare a Dungu, nella turbolente regione nord-orientale. “E’ una giornata importante, una tappa decisiva, frutto dei nostri sforzi collettivi per mettere un punto finale alle attività della Lra, movimento tristemente noto, causa delle peggiori violenze e violazioni ai danni delle popolazioni dei paesi colpiti” ha detto alla cerimonia di Yambio Abou Moussa, rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu nonché responsabile dell’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Africa centrale. Durante l’ultimo semestre del 2011 gli attacchi hanno segnato una netta diminuzione in Sud Sudan, Uganda e Congo ma sono ripresi con una certa frequenza all’inizio dell’anno in Centrafrica. Lo scorso maggio è stato catturato Caesar Achellam, numero tre della Lra, considerato tra i massimi generali della ribellione armata guidata da Joseph Kony, attiva per un ventennio nel Nord dell’Uganda. (R.P.)

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    America Latina: cresce l'aspettativa di vita

    ◊   L’aspettativa di vita in America Latina è cresciuta di quattro anni nell’arco dell’ultimo decennio grazie a una riduzione della mortalità dell’11% di cui, tuttavia, nella regione più disuguale del pianeta, non hanno beneficiato tutti i gruppi sociali. Secondo un rapporto dell’Organizzazione panamericana della Salute (Ops), presentato a Washington dove è in corso l’assemblea ministeriale dell’organismo - riferisce l'agenzia Misna - nel 2000 l’età media degli abitanti della regione era di 72,2 anni, nel 2010 di 76,2 anni; tra il 2000 e il 2009 il numero delle persone di età superiore ai 60 è salito da 92 milioni a quasi 120 milioni mentre grazie a progressi nell’accesso alla sanità pubblica la mortalità è diminuita. Tuttavia, “se vogliamo ottenere una maggiore speranza di vita e una maggiore qualità della vita, è essenziale lottare senza sosta per l’uguaglianza nella salute pubblica” si legge nel rapporto, una sorta di bilancio del governo della direttrice uscente dell’Ops, l’argentina Mirta Roses. Roses ha ricordato inoltre che per l’America Latina persistono molte sfide come l’Hiv/Aids, il ritorno in alcune aree del colera, le malattie non trasmissibili, i decessi per incidenti stradali o armi da fuoco, le carenze relative all’assistenza alle infermità mentali. (R.P.)

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    Paraguay: i vescovi chiedono una migliore qualità della democrazia

    ◊   “Un rinnovato impegno per il fedele adempimento del loro ruolo costituzionale, al fine di costruire una società più equa e una migliore qualità della democrazia”. È quanto si legge in una nota della Conferenza episcopale del Paraguay al termine dell’incontro del 18 settembre promosso con l’obiettivo di valutare la situazione del Paese in tutti i suoi aspetti. Il documento, come sottolinea l’agenzia Fides, è stato immediatamente consegnato ai rappresentanti del governo presenti. In esso, si possono trovare anche riflessioni riguardanti la situazione sociale in cui versa il Paese a seguito del cambiamento nella conduzione del governo del giugno scorso. “Il Paese – si legge nella nota – vive un momento delicato”; momento che offre però una duplice chiave di lettura: se da un lato, per i più poveri e le fasce in maggiore difficoltà, il Paese attraversa un momento difficile, per coloro che guardano al futuro con speranza, è il momento di chiedere prudenza ai leaders e un grande senso di responsabilità, unito ad azioni mirate per risolvere i problemi più urgenti. Il documento dei vescovi, come evidenzia ancora l’agenzia Fides, conclude con la rimarcata disponibilità della Chiesa a stabilire un dialogo con le istituzioni per realizzare il bene della società. (L.P.)

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    Filippine: appello dei vescovi contro la tratta degli esseri umani

    ◊   Urge uno sforzo comune di tutte le comunità ecclesiali e delle istituzioni per combattere la tratta di esseri umani, moderna schiavitù. E’ quanto chiedono i vescovi delle Filippine in un messaggio inviato a diocesi, parrocchie, associazioni ecclesiali, altre confessioni religiose. Il messaggio, redatto dalla “Commissione episcopale per l'azione sociale, la giustizia e la pace”, inviato all’agenzia Fides, sollecita tutta la Chiesa ad adottare “un approccio pro-attivo per aiutare le vittime della tratta di esseri umani”. “Molti dei nostri giovani, bambini, donne, subiscono violenza sessuale, sfruttamento sessuale e lavoro forzato a causa del traffico di esseri umani” ricorda il messaggio, firmato da mons. Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila e presidente della Commissione, invitando tutti i settori della Chiesa a “rendere la comunità consapevole del problema”. Tale moderna schiavitù “sfrutta le persone, in particolare i deboli, i poveri, li seduce con false promesse e li rende preda di attività malvage come il lavoro forzato, la prostituzione forzata, lo sfruttamento sessuale”. “La vita umana deve essere riconosciuta nella sua dignità umana: deve essere promossa, rispettata, protetta e sviluppata per raggiungere la pienezza” rimarca il testo. Mentre il governo, esortano i vescovi, “deve usare tutte le sue risorse e le sue forze per arrestare i trafficanti e condannarli”, il contributo della comunità cattolica può venire nell’assistenza alle vittime e nella sensibilizzazione della società. Secondo un Rapporto del 2011 del Dipartimento di Stato Usa, le Filippine sono uno dei 58 Paesi sotto osservazione per il fenomeno della tratta. I trafficanti approfittano infatti del grande flusso di emigrati che dalle Filippine investe Asia, Medio Oriente, Europa e America, che ha raggiunto i 10 milioni di persone. (R.P.)

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    Cina: 80 nuovi seminaristi per i Seminari maggiori e 213 religiose per i corsi di formazione

    ◊   Nove Seminari Maggiori continentali cinesi hanno aperto il nuovo anno scolastico in questo mese di settembre, come tutti gli anni, eccetto quello della diocesi di Shang Hai, il Seminario di She Shan. Secondo le informazioni fornite all’agenzia Fides dal Faith Institute for Cultural Studies, sono 80 i nuovi seminaristi (uno in più dell’anno scorso) che iniziano il loro lungo cammino di formazione vocazionale che durerà 7 anni. Come sempre il Seminario dell’He Bei conta sempre il numero maggiore di ingressi: quest’anno sono 26 i nuovi seminaristi. Inoltre 13 nuovi seminaristi per il Seminario nazionale e per quello di Shen Yang; 12 per quelli di Ji Lin e Shaan Xi; 2 per quello di Pechino e del Si Chuan. I seminari di San Xi e Zhong Nan non hanno nuovi seminaristi per questo anno. Complessivamente oggi ci sono 486 seminaristi che si preparano al sacerdozio nei 9 seminari. A giugno hanno concluso il ciclo di formazione 52 seminaristi che si sono laureati: 20 appartenenti al seminario dell’He Bei, 16 a quello dello Shan Xi, 11 al nazionale e a quello dello Shaan Xi; 5 a Ji Lin. Secondo il vice direttore del Faith Institute for Cultural Studies, grazie ad una maggiore sensibilità sull’importanza della formazione, particolare esigenza in Cina, quasi tutti i seminari hanno aperto le loro porte alle religiose, organizzando corsi di teologia, pastorale, catechesi, destinati a loro. Sempre secondo le statistiche dell’Istituto, attualmente ci sono 213 suore che studiano nei Seminari (soprattutto quelli di Shan Xi, Shen Yang, He Bei e Shaan Xi, che è stato il primo ad accogliere le suore), quasi metà di loro frequentano il Seminario Maggiore di Shaan Xi, che accoglie 102 religiose studenti. (R.P.)

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    Grecia: alla Conferenza delle Chiese Europee il ruolo dei cristiani in tempo di crisi

    ◊   Confrontarsi sulla situazione economica in Europa, sulle tensioni in Medio Oriente, ma anche sullo stato del dialogo ecumenico e sul futuro della Conferenza delle Chiese Europee (Kek). Queste sono state le tematiche affrontate all’incontro annuale del comitato centrale della Kek, svoltosi quest’anno a Chania, Grecia, dal 12 al 16 settembre. “Qualunque cosa avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me”; con queste parole si chiude il messaggio finale al termine dell’incontro. Il tema centrale, però, come sottolinea l’Osservatore Romano, è stato l’economia e il ruolo dei cristiani nell’assistenza di coloro che più soffrono in questa situazione. Si sottolinea la situazione di generale insicurezza nella quale vive la gente, all’origine di un clima di intolleranza e di xenofobia che ha portato a tanti episodi di violenza, soprattutto contro gli immigrati. Ed è proprio qui che i cristiani devono intervenire, condannando questi atti e garantendo appoggio e sostegno alle vittime. Particolare preoccupazione è stata espressa dai partecipanti per le condizioni nelle quali si ritrovano a vivere i giovani in un periodo di crisi come quello attuale, prevalentemente a causa della crescente disoccupazione. Al termine, è stato introdotto il tema del prossimo incontro, “And now what are you waiting for?”, che si terrà dal 3 all’8 luglio 2013 a Budapest, e ricordato il cardinale Carlo Maria Martini, scomparso da poco, e definito, conclude l’Osservatore Romano, “un uomo di dialogo, un pastore che ha cercato di abbattere i muri, ricercando ogni forma di apertura e di dialogo nei confronti dell’altro”. (L.P.)

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    Napoli: rinnovato il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro

    ◊   Alle 9.11 di questa mattina, si è rinnovato a Napoli l'atteso evento della liquefazione del sangue di San Gennaro davanti a migliaia di persone, che affollavano fin dal mattino la cattedrale per la festa del Santo, e alla presenza del cardinale Crescenzio Sepe. La teca contenente le due ampolle con il sangue del Patrono di Napoli e della Campania è stata offerta dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, al bacio dei fedeli, in primis al sindaco della città, Luigi de Magistris. Toccante e forte l’omelia pronunciata dal porporato, tra parole di accusa ma anche di speranza per una città, come ha detto, “ancora offesa e violentata da nemici senza legge e dignità”. Nemici che “contrabbandano le proprie trame di morte come forme di ‘protezione’, attraverso lusinghe, denaro e incarichi di lavoro che puzzano di carcere, di sangue e di morte”. Non poteva mancare un accenno alla lotta alla criminalità organizzata, che il cardinale Sepe ha definito “il cancro maligno annidato sul corpo già martoriato della città, uno dei motivi e degli obiettivi ricorrenti e urgenti ogni volta che si guarda allo sviluppo e alle prospettive future perché Napoli merita di più: merita di guardare avanti e in alto e per farlo ha bisogno di venire a capo di tutto ciò che ne ostacola il cammino”. L’arcivescovo di Napoli ha ricordato poi il cantiere di speranza che la Chiesa ha aperto sulla città in cui l’unico pass per accedervi sono “la buona volontà e il sincero interesse per questa bella e tormentata città”. (A cura di Ersilia Gillio)

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    Turchia: il governo finanzia i restauri della chiesa rupestre di San Pietro ad Antiochia

    ◊   Domenica scorsa, alla presenza del ministro turco della giustizia Sadullah Ergin, è iniziato il restauro della chiesa rupestre di San Pietro ad Antiochia. Lo conferma all’agenzia Fides il francescano cappuccino padre Domenico Bertogli, parroco della locale chiesa cattolica di rito latino, curatore del periodico intitolato «Cronaca di Antiochia ». I lavori, finanziati dalle istituzioni pubbliche turche, dureranno circa un anno, secondo un progetto approvato dalla direzione regionale dei monumenti storici della provincia di Adana. La parte più impegnativa dell’opera di restauro consisterà nella messa in sicurezza della chiesa e dell’intera area. Il monte Silpius, sul cui fianco si apre quella che è conosciuta anche come la Grotta di San Pietro, è una montagna friabile e si sta sgretolando. Cresce il pericolo di caduta massi. Per questo tutta la grotta sarà ‘ingabbiata’ con travi di acciaio, verrà ripulita internamente e verranno realizzate anche misure di protezione per i mosaici. Nell’area sottostante alla Grotta è prevista la realizzazione di un parcheggio con bar e alcuni negozi di souvenir per turisti e pellegrini. Dal 1967, per volere di Papa Paolo VI, si può lucrare l’indulgenza plenaria visitando in pellegrinaggio la grotta santa, unica traccia storica rimasta dell’antica Antiochia cristiana, la “Regina d’Oriente che gareggiava con Roma”, Alessandria, Gerusalemme e Costantinopoli ai tempi della Pentarchia. La chiesa rupestre conserva ancora la fisionomia che le diedero i crociati, che conquistarono Antiochia nel 1098. Ma già i bizantini avevano trasformato in cappella il luogo dove si incontravano i primi cristiani nei periodi di persecuzione, nella città dove per la prima volta i discepoli di Gesù furono chiamati cristiani e dove fu Vescovo san Pietro, prima di venire a Roma. Lo stato di abbandono della Grotta di Pietro, reso ancora più avvilente da rozzi restauri precedenti, era stato segnalato negli ultimi lustri dalle comunità cristiane della città. In tempi recenti sono comunque aumentati i pellegrinaggi e anche le Messe e le celebrazioni ecumeniche, officiate nell’umida e malmessa chiesa rupestre. Patriarchi e Vescovi sono sempre presenti alle celebrazioni che vi si svolgono in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. Padre Bertogli smentisce le voci circolate sulla stampa turca secondo cui in tempi recenti sarebbero aumentate le difficoltà burocratiche per accedere alla grotta da parte dei gruppi di pellegrini: “Ora l’area verrà chiusa per i restauri. Ma finora bastava semplicemente dare avvertenza previa alla polizia e alle istituzioni competenti che si intendeva visitare la Grotta e celebrarvi la Messa. Per lo Stato turco essa è semplicemente una succursale del museo di Antiochia. Normalmente, per accedervi, occorre pagare il biglietto. Sarebbe bello che in futuro si tenesse sempre più in conto che quel luogo è una importante memoria cristiana, riservandolo al culto per le comunità cristiane”. (R.P.)

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    Ucraina: la Chiesa greco-cattolica proclama Patrono dei laici il Beato Volodymyr Pryima

    ◊   Il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) ha proclamato il beato Volodymyr Pryima patrono dei laici, invitando tutti i fedeli a venerare questo santo martire che ricoprì l’incarico di diacono nella chiesa di Stradch e morì il 26 giugno 1941. Mentre stava tornando a casa dopo aver assistito una donna malata che aveva bisogno di una confessione fu catturato, insieme al confratello padre Mykola Konrad, da soldati dell’Nkvd (Commissariato del popolo per gli affari interni) che lo torturarono barbaramente fino a togliergli la vita in una foresta. I due martiri furono beatificati da Giovanni Paolo II. L’Ugcc - riferisce l'agenzia Sir - ha proclamato il 2012 “Anno dei laici”. Il ruolo dei laici nella vita e nella missione della Chiesa è stato anche il tema principale del Sinodo dei vescovi che si è svolto a Winnipeg (Canada) dal 9 al 15 settembre. I vescovi hanno pubblicato per l’occasione una Lettera pastorale indirizzata ai laici sottolineando l’importanza dei loro sforzi e delle loro iniziative per lo sviluppo del “Corpo di Cristo” e la “realizzazione della missione della Chiesa”. Particolare attenzione è stata data alla famiglia che dovrebbe diventare “una vera scuola di preghiera e vita cristiana”. (R.P.)

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    I vescovi del Triveneto esaminano il percorso dopo "Aquileia 2"

    ◊   Un’analisi dell’esperienza di “Aquileia 2” (il secondo convegno delle Chiese del Nordest svoltosi a Grado e Aquileia dal 13 al 15 aprile scorsi), a pochi mesi di distanza e in vista della prossima redazione di una lettera pastorale dei vescovi che ne raccoglierà e rilancerà i principali contenuti; lo stile di comunione sperimentato e alcune proposte emerse; un dialogo e un confronto sui temi che caratterizzeranno l’Anno della Fede e il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, sulla base della vita delle comunità ecclesiali e della società di queste regioni. Questi sono stati gli argomenti messi al centro della periodica riunione dei vescovi della Conferenza episcopale Triveneto (Cet), riuniti ieri a Zelarino sotto la presidenza del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia. Nel corso della riunione - riferisce l'agenzia Zenit - i vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto hanno poi nuovamente esaminato, con particolare attenzione, la situazione dell'emittente cattolica Telechiara; riconfermata a malincuore l’impossibilità di continuare a sostenere tale realtà nell’attuale forma, hanno ribadito la ferma volontà di ricercare al più presto una soluzione - concreta ed effettivamente praticabile - che garantisca, per quanto possibile, la continuità aziendale e soprattutto la difesa dei posti di lavoro degli attuali dipendenti dell’emittente. A questo scopo i vescovi hanno stabilito di compiere ulteriori approfondimenti - anche alla luce delle manifestazioni di interesse sin qui pervenute da altri operatori già presenti sul mercato - per poter giungere in tempi brevi ad una decisione appropriata sul futuro di Telechiara. E’ stato dato, inoltre, mandato alla presidenza della Cet di fissare un incontro con i rappresentanti dei dipendenti per tenerli aggiornati direttamente sugli sviluppi della situazione e conoscere in modo più puntuale le loro valutazioni e proposte. E’ stato, infine, fissato il tema di fondo della prossima “due giorni” dei vescovi triveneti in programma a Cavallino (Venezia) all’inizio di gennaio 2013: si tratterà di nuova evangelizzazione, Dottrina sociale della Chiesa e impegno dei cristiani laici in politica e nella società. (R.P.)

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    Torino: la presenza della Radio Vaticana al Prix Italia

    ◊   E’ in corso a Torino, fino a venerdì, la 64ma edizione del Prix Italia, il più antico e prestigioso concorso internazionale per programmi radio, tv e web. Concorrono oltre novanta organismi radiotelevisivi, pubblici e privati, dei cinque continenti. La Radio Vaticana, come membro ufficiale, partecipa anche quest’anno, in particolare nella sezione dedicata ai ‘documentari radiofonici’, con il lavoro ‘Il silenzio della farfalla’, un’originale riflessione sul silenzio e sulla pace scritta da Laura De Luca che l’ha diretta con Mara Miceli. Luigi Picardi della Radio Vaticana è inoltre presidente della giuria per la sezione radiofonica-musicale, mentre Rosario Tronnolone, rappresentate dell’emittente pontificia presso la ‘Comunità radiotelevisiva italofona’, prende parte all’assemblea annuale di questa realtà che si svolge oggi al Prix Italia. (F.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 263

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