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Sommario del 16/09/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa del Papa a Beirut: Dio conceda la pace alla Siria e al Medio Oriente. 350mila fedeli presenti
  • Padre Kazanjan: commossi dall'amore del Papa, vicino a noi con la sua debolezza
  • Un mare di giovani per il Papa in Libano: “E’ tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza”
  • Mons. Zenari: le parole del Papa ai giovani un dono per i cristiani
  • Un gruppo di giovani iracheni in Libano guidati dall'arcivescovo di Kirkuk
  • Incontro ecumenico. Il patriarca Younan: testimoniare uniti Cristo in Medio Oriente
  • Primo bilancio di padre Lombardi: il viaggio in Libano, un grande successo spirituale e umano
  • Oggi in Primo Piano

  • Proteste nel mondo islamico: gli Usa evacuano le ambasciate in Tunisia e Sudan
  • Dopo le decisioni della Bce, la crisi in Europa è ad una svolta
  • Giornata mondiale per la preservazione dello strato d'ozono
  • Palermo. Il cardinale Romeo ricorda don Puglisi: quando la fede diventa carità
  • Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato circa 6 miliardi di euro
  • Collegio Romano: tra le tele di pittori famosi, le opere di artisti migranti africani
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: nuovi bombardamenti ad Aleppo. Confermata la presenza dei pasdaran iraniani
  • Afghanistan: otto donne uccise in un bombardamento Isaf
  • Napoli: oltre 20mila giovani per "10 Piazze per 10 Comandamenti"
  • Festival della Dottrina sociale: mons. Moraglia ribadisce il primato dell'etica
  • Slovenia: al via la Settimana sociale sul dialogo tra generazioni
  • Svizzera: Plenaria dei vescovi europei sulle sfide del nostro tempo
  • A Mazara del Vallo la prossima Assemblea dei vescovi del Maghreb
  • Assisi: giovedì il meeting internazionale sull'ambiente "Nostra madre terra"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa del Papa a Beirut: Dio conceda la pace alla Siria e al Medio Oriente. 350mila fedeli presenti

    ◊   Benedetto XVI ha celebrato stamani, sul lungomare di Beirut, la Messa conclusiva del viaggio apostolico in Libano, alla presenza di oltre 350mila persone tra cui il presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Durante la celebrazione il Papa ha consegnato l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” ai Patriarchi e vescovi della regione. La Messa è stata particolarmente toccante per la presenza di pastori e fedeli di Paesi, come la Siria, sconvolti da guerre e violenze. Proprio ai popoli che soffrono nel Medio Oriente è andato il pensiero commosso del Papa che all’Angelus ha rinnovato un vibrante appello per la pace. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal Patriarca maronita, Bechara Raï. Da Beirut, il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti:

    Possa Dio concedere al Libano, alla Siria e al Medio Oriente “il dono della pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza”: è l’accorata invocazione levata dal Papa dinnanzi a una moltitudine di fedeli convenuti al City Center Waterfront di Beirut per la Messa conclusiva del viaggio in terra libanese.

    L’accoglienza al Papa è stata emozionante: un mare di bandiere vaticane e libanesi hanno accompagnato il passaggio della papamobile, in una giornata piena di sole. Particolarmente suggestivo il palco per la Messa, con uno sfondo a forma di gigantesco cedro del Libano. Accanto all’altare poi degli ulivi, simbolo di pace. E la pace è stato il tema forte di stamani, come di tutto il viaggio. “Voi – ha detto il Papa all’Angelus - conoscete bene la tragedia dei conflitti e della violenza che genera tante sofferenze”. Purtroppo, ha soggiunto, “il fragore delle armi continua a farsi sentire, come pure il grido delle vedove e degli orfani!”:

    “J’en appelle à la communauté internationale … ”
    “Faccio appello alla comunità internazionale! Faccio appello – ha soggiunto - ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!”:

    “Qui veut construire la paix doit cesser… ”
    “Chi vuole costruire la pace – ha poi sottolineato - deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità”, “qualunque sia l’origine e la convinzione religiosa”.

    Prima dell’Angelus, il Papa aveva celebrato la grande Messa per la consegna dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, assieme ai Patriarchi e ai vescovi della regione. Messa in latino, arricchita da canti dei diversi riti orientali e da letture in arabo, greco e armeno. Nell’omelia, il Papa ha sottolineato che soltanto chi accetta di seguire Gesù “sulla sua via, di vivere in comunione con lui nella comunità dei discepoli, può averne una conoscenza autentica”. Annunciando ai suoi discepoli che dovrà soffrire ed essere messo a morte prima di risuscitare, ha proseguito, “Gesù vuol far loro comprendere che Egli è “un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente”:

    “Se mettre à la suite de Jésus… ”
    “Porsi alla sequela di Gesù – ha affermato – significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino”. Un “cammino scomodo” che, ha avvertito, “non è quello del potere o della gloria terrena, ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla”. Decidere di accompagnare Gesù, ha proseguito, “esige un’intimità sempre più grande con Lui, ponendosi all’ascolto attento della sua Parola per attingervi l’ispirazione del nostro agire”. Quindi ha ricordato l’inizio, il prossimo 11 ottobre, dell’Anno della fede, un’iniziativa per “approfondire” la riflessione “sulla fede per renderla più consapevole e per rafforzare” l’adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo:

    “La vocation de l’Église et du chrétien est de servir…”
    ”La vocazione della Chiesa e del cristiano – ha detto - è di servire, come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione”. Ciascun ministero, “qualsiasi incarico nella Chiesa – è stato il suo richiamo – sono prima di tutto un servizio di Dio e dei fratelli!” Uno spirito, questo, che deve animare tutti i battezzati “specialmente con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono”. Così, ha detto ancora, “servire la giustizia e la pace”, in un mondo segnato dalla violenza, “è un’urgenza al fine di impegnarsi per una società fraterna, per costruire la comunione!”:

    “Chers frères et sœurs, je prie particulièrement…”
    “Cari fratelli e sorelle – ha concluso – prego particolarmente il Signore di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente e con dignità”. E’ una “testimonianza essenziale”, ha ribadito, “che i cristiani debbono dare qui, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per la pace”. Quindi, ha pronunciato l’allocuzione per la consegna dell’Esortazione “Ecclesia in Medio Oriente” ai Patriarchi, ai vescovi della regione e anche ad alcuni fedeli laici tra cui un rifugiato:

    Chers frères et sœurs du Liban et du Moyen-Orient…”
    “Cari fratelli e sorelle del Libano e del Medio Oriente – ha detto - auspico che questa Esortazione sia una guida per avanzare sulle vie multiformi e complesse dove Cristo vi precede”. Possa “la comunione nella fede, nella speranza e nella carità – è stato il suo auspicio – essere rafforzata nei vostri Paesi e in ciascuna comunità per rendere credibile la vostra testimonianza” a Dio “che si è fatto vicino ad ogni uomo!”:

    “Chère Église au Moyen-Orient, puise à la sève…”
    “Cara Chiesa in Medio Oriente – ha soggiunto – attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte! Avanza sulle orme dei tuoi padri nella fede” che hanno aperto, “con la loro costanza e la loro fedeltà, la via della risposta dell’umanità alla Rivelazione di Dio!”. Infine, ha auspicato che in Medio Oriente, “il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre!”.

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    Padre Kazanjan: commossi dall'amore del Papa, vicino a noi con la sua debolezza

    ◊   Un viaggio intenso, commovente, quello del Papa in Libano, un’espressione di grande affetto reciproco come sottolinea padre Vartan Kazanjan, responsabile della comunicazione del Patriarcato armeno cattolico, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. – Ho visto tutta la comunità libanese, tutte le comunità, riunirsi attorno a Sua Santità. Questa è già una grande testimonianza. I primi frutti sono già questi: che tutta la comunità libanese gli è vicina. Abbiamo ascoltato molto attentamente i suoi discorsi, il suo essere amico dei libanesi, di tutti i libanesi, di tutti i mediorientali e questo ci ha confortato dal primo momento.

    D. – Qualcuno, forse più di qualcuno, non credeva che il Papa sarebbe venuto in Libano per la situazione così delicata. Il Papa ha detto: “Non ho mai pensato di rinunciare a questo viaggio”. Questo credo che sia anche un grande segno di affetto e di amore per i libanesi e per il Medio Oriente...

    R. – Come padre e come pastore, noi lo abbiamo sentito molto vicino: con la sua età avanzata, con la sua debolezza; abbiamo visto come, nonostante la sua fatica, abbia voluto testimoniare con la sua presenza questo amore. Noi lo ringraziamo per questo!

    D. – Da ultimo, il Papa ha detto “Vengo come pellegrino di pace”...

    R. – Sì, infatti, io penso che questa visita sarà quel seme che cadrà sul terreno buono e darà frutti. Forse questo è l’inizio di una nuova era per noi cristiani del Medio Oriente, cattolici prima di tutto, e poi per tutta la grande comunità mediorientale, l’inizio cioè di un itinerario di pace.

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    Un mare di giovani per il Papa in Libano: “E’ tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza”

    ◊   Cristiani e musulmani si uniscano per la fine delle violenze e delle guerre. Così, il Papa nell’incontro con i giovani libanesi e del Medio Oriente, sul piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerké. Un evento festoso a cui hanno preso parte oltre 25 mila ragazzi, tra cui anche tanti giovani musulmani. Rivolgendosi a dei ragazzi presenti all’incontro provenienti dalla Siria, il Papa ha espresso la sua vicinanza al popolo siriano travolto dalla guerra civile. Al termine dell'incontro con i giovani, il Papa si è intrattenuto brevemente con i Patriarchi cattolici del Libano nella Cappella dedicata all'Assunta all'interno del Palazzo Patriarcale. Da Beirut, il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:

    Ripartire dai giovani per mettere fine alle guerre e costruire un futuro di pace per tutto il Medio Oriente. E’ il vibrante appello che Benedetto XVI ha levato ieri sera a Bkerké in un emozionante incontro con i giovani del Libano e di tutta la regione. Una piccola Gmg del Medio Oriente, un evento nel segno della speranza, come ha sottolineato una ragazza che dato la sua testimonianza:

    “Sainteté, votre présence au Liban…”
    “Santità – ha detto – la vostra presenza in Libano nonostante la nostra situazione è una sfida alla logica della guerra e della disperazione. E’ un segno di pace e di speranza”.

    E il Papa, nel suo discorso, ha voluto proprio offrire una parola di incoraggiamento alla gioventù sottolineando innanzitutto che i giovani libanesi “sono la speranza e l’avvenire” del loro Paese. “Giovani libanesi – ha aggiunto – siate accoglienti e aperti come Cristo vi chiede e come il vostro Paese vi insegna”. Quindi, ha colto l’occasione della presenza di giovani musulmani, “presenza importante” ha detto, per rivolgere un accorato appello:

    “Vous etes avec les jeunes chrétiens…”
    “Voi – ha detto – siete con i giovani cristiani il futuro di questo meraviglioso Paese e dell’insieme del Medio Oriente. Cercate di costruirlo insieme”. E quando sarete adulti, ha soggiunto, “continuate a vivere la concordia nell’unità con i cristiani”, osservando che la bellezza del Libano si trova proprio in questa simbiosi:

    “Il faut que l’ensemble du Moyen-Orient…”
    E’ necessario, è stata la sua esortazione, che “l’intero Medio Oriente, guardando voi, comprenda che i musulmani e i cristiani, l’Islam e il Cristianesimo, possono vivere insieme senza odio, nel rispetto del credo di ciascuno, per costruire insieme una società libera e umana”. Quindi, si è rivolto con commozione ad alcuni giovani presenti, venuti dalla Siria sconvolta dalla guerra civile:

    “Je veux vous dire combien j’admire…”
    “Voglio dirvi – ha detto il Papa – quanto ammiro il vostro coraggio”. Dite “ai vostri familiari e agli amici, che il Papa non vi dimentica”. Dite che il Papa è triste “a causa delle vostre sofferenze e dei vostri lutti”. E ha aggiunto che “non dimentica la Siria nelle sue preghiere e nelle sue preoccupazioni”. Per questo, è stato il suo accorato appello, “è tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre”. Il Papa non ha poi mancato di esortare i giovani cristiani a non lasciarsi vincere dalle frustrazioni, a non cedere alle tentazioni del consumismo e della droga. Ma piuttosto, è stato il suo invito, siate “portatori dell’amore di Cristo”, difensori della vita. La Chiesa, ha detto, “ha fiducia in voi, conta su di voi”.

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    Mons. Zenari: le parole del Papa ai giovani un dono per i cristiani

    ◊   Forte l’emozione suscitata dalle parole di Benedetto XVI ai giovani siriani sulla drammatica situazione che il loro Paese sta vivendo. Lo conferma, al microfono del nostro inviato, Alessandro Gisotti, mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria:

    R. - E’ stata una sorpresa emozionante, molto emozionante. Penso che abbia toccato il cuore dei giovani in Siria, dei cristiani, ma anche delle altre fedi; credo che abbia toccato anche le loro famiglie. Qui in Siria sto facendo l’esperienza di molti giovani, cristiani soprattutto, che si pongono l’interrogativo: “Qual è il nostro ruolo per uscire da questa crisi? Quale deve essere il nostro impegno?”. A livello parrocchiale ci sono anche begli esempi di impegno nel campo sociale con i profughi, così come anche a livello di associazioni varie. Credo che questo sia stata veramente - lo ripeto - una sorpresa molto, molto gradita e un dono del Santo Padre per i cristiani, i giovani in particolare, per le loro famiglie e per le loro parrocchie qui della Siria.

    D. - Il Papa ha tenuto a sottolineare che è nel suo cuore, nelle sue preghiere e nelle sue preoccupazioni quello che succede in Siria e le sofferenze di tutti i siriani, cristiani e non cristiani…

    R. - Sì, sono nel cuore del Papa le persone di qualsiasi credo, che sono colpite da questa immane sofferenza, basta vedere le cifre dei rifugiati, degli sfollati; è gente che soffre così terribilmente in questi giorni e da un anno e mezzo in Siria. Credo che tutti loro abbiano un posto privilegiato nel cuore del Santo Padre. E’ stato bene che lo abbia anche espresso e detto perché tutti lo sappiamo.

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    Un gruppo di giovani iracheni in Libano guidati dall'arcivescovo di Kirkuk

    ◊   In Libano, per stare accanto al Papa, sono giunti tanti fedeli da tutto il Medio Oriente, nonostante le difficoltà del momento. A guidare un gruppo di iracheni, l’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako. Alessandro Gisotti lo ha intervistato:

    R. – I giovani sono l’avvenire, il futuro della Chiesa e della società. Durante l’incontro col Papa hanno parlato molto bene, chiaramente e coraggiosamente delle loro paure, dei loro problemi, ma anche delle loro aspirazioni. E’ compito della Chiesa essere Chiesa madre. Noi vescovi siamo pastori e non dobbiamo vivere fuori, isolati. Siamo prima di tutto pastori. Dobbiamo ascoltare questa gioventù e fare qualcosa per loro, per aiutarli. In Iraq, la situazione è difficile: c’è un esodo continuo, perché la gente è stanca, non ha fiducia e non vede cambiamenti concreti. Purtroppo il governo, come sapete, oggi è diviso e questo non aiuta la sicurezza.

    D. – Il Papa ha lanciato un forte appello a cristiani e musulmani perché costruiscano insieme la pace …

    R. – Ora, bisogna tradurre tutto questo nella vita quotidiana. Cristiani e musulmani devono lavorare insieme. Abbiamo lo stesso avvenire, lo stesso futuro. Loro sono il 95 per cento e noi il 5 per cento. Che cosa possiamo fare? Promuovere la cultura del dialogo, della pace: questa è la nostra missione come cristiani. Forse questo potrà aiutare a cambiare anche la loro mentalità, il loro modo di reagire con violenza.

    Tanti i giovani cristiani giunti anche dell’Egitto. Ascoltiamo la testimonianza di uno di loro, Alain:

    R. – Siamo venuti qua per testimoniare veramente a tutto il mondo, a tutto il Medio Oriente, che noi siamo discepoli di Gesù Cristo. Noi abbiamo visto la morte e la resurrezione. Io non credevo di poter vedere tutta questa gente, libanesi ma anche egiziani e fedeli provenienti da tutto il Medio Oriente, partecipare in questa maniera. Io non ci credevo e questo mi dà una grande emozione, che mi rende veramente felice e contento di fronte a questo scenario: è l’emozione e l’amore per il Papa, che viene a consegnarci l’Esortazione apostolica per il Medio Oriente.

    D. – Un altro aspetto molto forte è che il Papa si è rivolto a tutti i giovani, sia cristiani che musulmani...

    R. – Sì, questo mi è piaciuto tantissimo e anche che abbia parlato di questa unità tra musulmani e cristiani. Ci sono sempre discussioni tra di noi e quindi quando il Papa ha parlato così, mi ha colpito tantissimo. Sono veramente felice di aver ascoltato queste parole.

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    Incontro ecumenico. Il patriarca Younan: testimoniare uniti Cristo in Medio Oriente

    ◊   Significativamente, l’ultimo evento del viaggio apostolico del Papa in Libano sarà l’incontro ecumenico, ospitato oggi pomeriggio nel Patriarcato siro-cattolico di Charfet. Sull’importanza che questa visita in Libano potrà dare all’impegno per l’unità dei cristiani, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato il patriarca siro cattolico Youssif Younan:

    R. - Noi abbiamo la speranza che aprirà una nuova strada per riconoscerci gli uni gli altri, per rispettarci, per arricchirci gli uni gli altri … Questa è la nostra speranza: che noi qui in Medio Oriente, come battezzati, non possiamo testimoniare la nostra fede, se non quando viviamo una vera comunione tra di noi. Prima di tutto le Chiese cattoliche, sicuramente diverse nei riti e nelle tradizioni, però chiamate a vivere la comunione vera dato che queste Chiese cattoliche sono unite alla sede romana. Poi, anche tra cattolici ed altri battezzati dobbiamo sapere andare oltre il passato – a volte triste - delle controversie teologiche, oltre le formule dogmatiche, per ritrovare il Signore che ci ha detto di amarci gli uni gli altri e di essere uniti in Lui. Quindi, noi non potremmo - come cristiani - vivere la nostra missione di evangelizzare, di testimoniare se non nella comunione vera. Qui c’è ancora da lavorare. Però, noi non possiamo lamentarci e dire, come alcuni fanno, che i cristiani devono unirsi: noi siamo già uniti, nella fede siamo già uniti. Poi, sul piano pastorale, abbiamo bisogno ancora di fare degli sforzi …

    D. - Il tema del Sinodo è stato “Comunione e testimonianza”. Ecco, quanto è importante la testimonianza comune dei cristiani nel rapporto, nel dialogo con i musulmani?

    R. - In Occidente non si comprende ancora quali sfide dobbiamo affrontare in questo mondo nel quale viviamo. Noi non abbiamo il permesso di evangelizzare, come lo avete voi nel mondo cosiddetto democratico oppure cosiddetto laico. Quindi, noi non dobbiamo ingannarci: certo, dobbiamo essere sempre fiduciosi nel Signore che ci ha promesso di essere con noi, però dobbiamo lavorare tutti, sia in Oriente sia in Occidente, affinché si possa arrivare a sistemi nei quali si rispetti la libertà vera di religione e di coscienza, libertà dell’espressione religiosa. Di questo abbiamo bisogno. E l’Occidente deve aiutarci a chiedere alle istanze internazionali di essere coerenti con i diritti dell’uomo. Noi viviamo nel XXI secolo, non viviamo più nel Medio Evo! Quindi, noi abbiamo bisogno che l’Occidente ci aiuti e che questo aiuto non si risolva in sforzi piuttosto ipocriti che dicono: “Voi vivete in questo mondo, dovete accettare la logica di questo mondo”. Va bene. Noi accettiamo la logica di questo mondo, ma vogliamo vivere la nostra fede. Ma non ce la lasciano vivere con libertà, e quindi non possiamo esprimere la nostra fede nella verità. E qui io mi richiamo a ciò che il Santo Padre ci ha insegnato e che ha scritto: proclamare la verità nella carità e vivere la carità nella verità.

    Sulla testimonianza comune dei cristiani in medio Oriente, ascoltiamo anche mons. Joseph Mouawad, vescovo della Curia Patriarcale Maronita:

    R. – I cristiani, soprattutto in Libano, sono chiamati ad essere sempre più uniti e la visita del Santo Padre li aiuta in questo, come li aiuta anche a riscoprire di nuovo la loro missione in Medio Oriente, che è quella di essere testimoni di Gesù Cristo, per trasmettere alla società del Medio Oriente la verità di Cristo e l’amore di Cristo, tramite la parola e l’azione.

    D. – La visita si conclude proprio con un incontro ecumenico. Come si guarda a questo momento?

    R. – Certamente in Oriente ci sono diverse Chiese – soprattutto le Chiese ortodosse – e ci sono comunità protestanti - e il Sinodo ha incoraggiato la Chiesa a promuovere di più le relazioni con gli altri cristiani.

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    Primo bilancio di padre Lombardi: il viaggio in Libano, un grande successo spirituale e umano

    ◊   Per un primo bilancio del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano ascoltiamo il commento del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. – Mi pare che il viaggio sia stato un gran successo, dal punto di vista spirituale, ma anche umano, sotto tutti i punti di vista in cui il viaggio si impegnava. C’era naturalmente un viaggio per il Libano che aspettava il Papa per un conforto nella sua unità, nella sua pace interna, per la convivenza delle sue diverse componenti, e certamente questo risultato è stato ottenuto. L’accoglienza riservata al Papa dimostrava il desiderio che da parte di tutti c’era di ricevere questo messaggio di pace e di stima e di incoraggiamento da parte del Papa. E quindi questo certamente è raggiunto. Anche dal punto di vista dell’invito alle diverse componenti della Chiesa cattolica, le comunità dei diversi riti che sono presenti nella Chiesa cattolica nel Medio Oriente, il messaggio è giunto ed è giunto con forza. Il Papa ha visitato i quattro Patriarcati orientali presenti a Beirut, ha parlato spesso della comunitarietà dell’impegno della Chiesa e ha avuto anche un momento ecumenico nel Patriarcato siro-cattolico con i cristiani delle altre confessioni. Dal punto di vista interreligioso, in particolare del rapporto con i musulmani, direi che è un viaggio molto fruttuoso, sia per l’incontro con i quattro leader di comunità musulmane – sunnita, sciita, drusa e alawita – sia anche per i continui riferimenti che il Papa ha fatto nei suoi discorsi alla ricerca di una buona intesa e collaborazione tra cristiani e musulmani: l’ha detto ai giovani, l’ha detto ai responsabili politici, l’ha detto a tutti. E questo è stato colto come un ritornello attraverso il viaggio del Santo Padre. E, secondo quello che mi dicono, i musulmani manifestano anche grande interesse per l’Esortazione post-sinodale, come documento che si rivolge anzitutto ai cristiani – evidentemente! – però che può essere molto interessante anche per loro. Per loro che si rendono conto di dover convivere non solo in pace esteriormente, ma con una crescente conoscenza e apprezzamento di quello che i cristiani credono e sono.

    D. – Il tema della pace è stato dominante, forte in tutto il viaggio; d’altronde, il motto stesso del viaggio è “La pace sia con voi”. Tanti gli appelli del Papa; alcuni – se vogliamo – inediti …

    R. – Sì. Evidentemente, la pace era il tema principale di questo viaggio. Il Papa ha detto: “Sono un pellegrino di pace”. E’ un pellegrino di pace per tutto il Medio Oriente, non solo per il Libano. Quello che, credo, sia un po’ da vedere è come l’eco di questo messaggio riesca a superare i confini del Libano ed essere ascoltato anche nella regione, viste le tensioni che si sono avute in questi giorni. Questa, però, naturalmente è una nostra grande speranza ed è bello che il Papa abbia avuto il coraggio di venire a dare questo messaggio di speranza proprio in un momento in cui invece c’erano preoccupazioni particolari. Queste possono in qualche modo attutire l’effetto del buon messaggio del Papa ma, allo stesso tempo, lo mettono in rilievo in modo particolare. Il Papa si è rivolto, come al solito, alla comunità internazionale che naturalmente deve essere coinvolta e corresponsabile; la comunità internazionale, poi, con tutti i suoi problemi e le sue divisioni: quindi, bisogna continuamente fare appello per una sua opera più unitaria e solidale. Ma c’è stato anche un appello abbastanza originale nell’Angelus, rivolto ai Paesi arabi come tali, in fraternità – perché si considerino, di per sé, fratelli. E questo è un appello alla loro responsabilità a operare più concordemente per la pace.

    D. – Da ultimo, in tutti i momenti della visita, ma soprattutto nella Messa e nell’incontro con i giovani si è visto l’entusiasmo ma anche la commozione, se così possiamo dire, nell’avere il Papa, il Papa che ha avuto il coraggio di venire in Libano … Penso che sia stato toccante anche per il Papa l’incontro con i giovani, di cui molti hanno anche situazioni di sofferenza …

    R. – La commozione è un motivo permanente che io vedo negli occhi delle persone durante tutti i viaggi del Santo Padre, perché tutti in tutte le parti del mondo si rendono ben conto che la venuta del Papa con l’impegno, la fatica, il coraggio, l’intensità spirituale con cui il Papa si fa presente, è un dono straordinario. Quindi, a volte basta un passaggio di pochi secondi del Papa che viene visto dalle persone lungo la strada, per creare una commozione indicibile e indimenticabile. Ma qui è chiaro che in Libano c’era poi il ricordo anche di altri incontri straordinari: quello dei giovani con Giovanni Paolo II se lo ricordano ancora oggi come un momento intensissimo. E siamo molto contenti che si sia potuta rifare questa esperienza per i giovani presenti e anche, attraverso la televisione, per il Paese. Perché i giovani sono il futuro, evidentemente, sono l’avvenire. Allora, il discorso che il Papa fa ai giovani cristiani, ma anche a cristiani e musulmani insieme, di avere speranza, di non andar via e di impegnarsi insieme per costruire un avvenire migliore per il loro Paese - con la resistenza a tutti i problemi che tutti i giovani in tutto il mondo incontrano, ma anche con la resistenza ai timori e agli scoraggiamenti che possono venire in una regione particolarmente provata - era un messaggio molto forte. I due giovani che hanno parlato al Papa all’inizio dell’incontro hanno espresso con molta efficacia come i giovani attendevano questo incontro. Speriamo che abbiano capito la capacità del Papa di dare loro risposte profonde, non superficiali, che esigono anche un impegno dei giovani adesso, nel loro futuro …

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    Oggi in Primo Piano



    Proteste nel mondo islamico: gli Usa evacuano le ambasciate in Tunisia e Sudan

    ◊   Non si allentano le tensioni nel mondo islamico in seguito alla diffusione del film blasfemo su Maometto. Manifestazioni di protesta si sono registrate questa mattina in Afghanistan, ad Herat e a Kabul, e in Turchia. Intanto gli Stati Uniti hanno evacuato le ambasciate in Tunisia e Sudan, mentre 50 persone sono state arrestate in Libia per connessioni con l'attacco al consolato Usa di Bengasi. “È probabile che i disordini nel mondo musulmano contro il film proseguano anche nei prossimi giorni”, ha affermato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Leon Panetta, “ma le violenze sembrano livellarsi”. Il servizio di Michele Raviart:

    Lo staff diplomatico“non essenziale” deve abbandonare le ambasciate di Tunisi e Khartoum, mentre i cittadini americani sono invitati a lasciare la Tunisia e a non partecipare a “nessuna manifestazione, neanche pacifica”. L’allerta del Dipartimento di Stato americano testimonia come rimanga alta la tensione tra Stati Uniti e mondo islamico dopo la diffusione del film “L’innocenza dei musulmani” e la morte a Bengasi dell’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens e altri tre connazionali. Bandiere a stelle e strisce bruciate e slogan inneggianti alla “morte dell’America”, hanno segnato le manifestazioni in Bangladesh e in Afghanistan, dove questa mattina a Kabul 1.500 studenti sono scesi in piazza per protestare contro il film anti-islam. Contestazioni dure ma senza vittime, al contrario di quelle che nei giorni scorsi avevano provocato due morti in Sudan e quattro vittime e 49 feriti in Tunisia, tra cui un militare del personale diplomatico dell’ambasciata di Spagna. E mentre in Indonesia è stato bloccato l’accesso a internet a 16 siti che ospitavano il film, in Iran una fondazione ha innalzato di mezzo milioni di dollari la taglia sulla testa di Salman Rushdie, vittima di una fatwa del 1988 per i suoi scritti. “Fin quando lo scrittore indiano non sarà ucciso”, riferisce l’agenzia iraniana Fars, “continueranno gli oltraggi all’Islam”.

    Per una riflessione sul film anti-islamico e sulla natura delle proteste che ha scatenato, Fabio Colagrande ha intervistato padre Samir Khalil Samir, docente dell’Università Saint Joseph di Beirut:

    R. – Questo film è una provocazione fortissima e trattandosi del fondatore dell’islam certamente è un attacco ai musulmani. D’altra parte, si deve dire che non è ammissibile che un attacco verbale o un film provochi una risposta di violenza fisica, di distruzione. Questo purtroppo sta succedendo troppo spesso nel mondo islamico. Devo notare che, per esempio, in India è successa una cosa simile in questi giorni, ma subito gli imam hanno detto di non reagire con la violenza fisica e ciò vuol dire, quindi, che c’è una presa di coscienza. Infine, un conto è che una persona, un gruppo o un regista abbia fatto una violenza visibile, verbale, non fisica, all’islam, e un conto è dire che l’America stia dietro a tutto. Questo è l’errore che si fa spesso da noi: generalizzare dicendo che sia l’America, che sia l’Europa, che sia l’Occidente oppure i cristiani. Questo appartiene ad una mentalità medievale e il senso della "Primavera araba" è proprio uscire da questa mentalità medievale.

    D. – Lei pensa che dietro a questi atti di violenza ci siano anche i piani di qualche organizzazione fondamentalista?

    R. – Certamente, perché quando hanno attaccato in Libia, sono venuti con le armi e non si fa per caso. Poi, mi domando se, per il fatto che sia accaduto l’11 settembre, non fosse voluto. La diffusione quasi simultanea di questo movimento dice che c’è un piano dietro: c’è gente pronta ad intervenire. I musulmani dicono: “Noi siamo musulmani, siamo religiosi, ma lasciateci vivere la nostra fede come la intendiamo, non venite ad obbligarci ad essere musulmani a modo vostro, a modo dei fondamentalisti, dei salafiti”.

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    Dopo le decisioni della Bce, la crisi in Europa è ad una svolta

    ◊   Più fiducia nell'eurozona e nell'euro in tutto il mondo: sembra essere questo il primo risultato delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea e dell’approvazione da parte della Corte Costituzionale tedesca del fondo salva Stati, nei giorni scorsi. Il presidente della Bce, Draghi, che è stato il promotore del piano di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, sottolinea che “i gestori dei fondi stanno riportando i loro soldi in Europa". Ma gli ultimi passi fatti in Europa rappresentano davvero una svolta nella crisi economica che si vive ormai da tre anni? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Paolo Guerrieri, docente di economia internazionale all’Università La Sapienza di Roma:

    R. – Sì, perché in qualche modo hanno la possibilità di aprire una prospettiva. Basta chiedersi cosa sarebbe successo se invece non fossero passate queste decisioni, cioè se la Corte avesse risposto di no e Draghi non avesse potuto andare fino in fondo. Però a questo punto s’apre naturalmente un percorso importantissimo perché quello che si è fatto è un passo nella giusta direzione ma adesso sta alla politica europea, ai politici europei: devono fare questo percorso dell’Unione bancaria, devono fare soprattutto questo percorso per rinsaldare il piano delle politiche economiche. C’è adesso il discorso di una maggiore integrazione economica al fondo del quale si intravede il discorso dell’integrazione politica che in qualche modo si muoverà in parallelo. Adesso non si può tornare indietro. Non si deve pensare che, siccome la Bce interverrà e siccome abbiamo tempo, possiamo rimandare ancora una volta. Questo è stato il modo con cui in altre due occasioni, altrettanto favorevoli, il tempo si è sprecato e ci siamo ritrovati con i problemi più gravi di prima. Bisogna cogliere questa opportunità.

    D. - Ci aiuta a vedere i prossimi appuntamenti che saranno una cartina tornasole per verificare se davvero si continuano a fare questi "compiti a casa" che vanno fatti…

    R. – I prossimi appuntamenti sono innanzitutto quello per la costruzione di quella che si definisce un’unione bancaria europea, che poi significa stabilire a livello europeo meccanismi di sorveglianza che sarà la Banca Centrale Europea ad esercitare. Naturalmente vanno accompagnati da misure di garanzia comune da dare nei depositi bancari. Si tratta di avere mezzi per intervenire per le banche che devono essere chiuse o devono essere ristrutturate ma fondi non da affidare ai politici locali ma anche questi in mano europea. Questo è un passaggio che in realtà avrà una scadenza molto ravvicinata, perché entro il 1° gennaio bisogna varare il primo tassello, cioè la sorveglianza europea che sarà gestita dalla Banca Centrale Europea. Si partirà con le banche dei Paesi che sono oggi sotto aiuto, cioè che sono sotto programma Ue. Poi si aggiungeranno le banche di tutti i Paesi, le banche grandi, quelle cosiddette “sistemiche” e poi si arriverà alla fine del 2013, inizio 2014, che tutte le banche europee saranno sotto questa sorveglianza. E’ importante per una ragione fondamentale: la crisi europea è soprattutto questa crisi gemella, cioè crisi dei debiti degli Stati, di cui conosciamo bene gli effetti degli spread che sono saliti alle stelle, ma è anche la crisi dei sistemi bancari. Sono due crisi gemelle che vanno viste e affrontate separatamente, perché finora si sono alimentate in maniera pericolosissima. L’Unione bancaria è il primo tassello perché attraverso la sorveglianza europea che si istituirà presso la Bce, attraverso il Fondo salva-Stati, anziché dare gli aiuti agli Stati e gli Stati aiutare le loro banche, si potrà aiutare direttamente le banche. Questo è fondamentale per cominciare a tagliare quel legame perverso tra crisi dei debiti sovrani e crisi bancaria. Quindi, tra gli appuntamenti, l’appuntamento fondamentale, la cartina tornasole, sarà per ora questa. Tra l’altro c’è una decisione presa a fine giugno dal Consiglio europeo che ha stabilito che non appena sarà varato questo primo passo della sorveglianza europea si potrà cominciare ad aiutare direttamente le banche senza passare per gli Stati. Le prime banche a dover essere aiutate saranno le banche spagnole perché questo è importante per il sistema bancario spagnolo ma in realtà per il sistema bancario di tutti i Paesi. Poi ci sono tante altre scadenze, ma io porrei l’enfasi maggiore qui perché, se non si riuscirà a trovare un reale accordo su questo punto, tutto il resto diverrà estremamente più difficile.

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    Giornata mondiale per la preservazione dello strato d'ozono

    ◊   Aumentare l’impegno nel salvaguardare il clima e l’ambiente, a partire dalla limitazione dei gas ad effetto serra. E’ questo uno dei temi rilanciato nell’odierna Giornata Internazionale per la preservazione dello strato dell’ozono promossa dall’Unido, l’agenzia dell’Onu per l’incremento dell’attività industriale. Attualmente sono 196 i Paesi che hanno ratificato il Protocollo di Montreal, sottoscritto nel 1987, che definisce le misure da adottare per eliminare l’immissione di sostanze nocive nell’atmosfera. Che cosa è stato fatto e che cosa c’è ancora da fare per vincere questa sfida che non trova ancora unanimità nella comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Vincenzo Tuccillo, vicepresidente nazionale di Ambiente Azzurro:

    R. - Questo è un problema nato tanti anni fa, da quando abbiamo iniziato a immettere nell’atmosfera floro-cloruri, per quanto riguarda la componente umana. C’è una componente che non viene mai detta, e sono le eruzioni vulcaniche che sono molto più grandi come efficacia sul buco dell’ozono; per la nostra parte, come usufruitori di un bene qual è la terra, con i protocolli che sono stati messi in essere, si sta facendo qualcosa. Purtroppo non tutti i Paesi hanno aderito e guarda caso sono i Paesi che maggiormente influiscono con le proprie tecnologie o con la massa di persone a danneggiare la protezione di ozono che ha la terra.

    D. - Gli sforzi per salvare il clima e l’ambiente ripropongono questo confronto tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo. Come affrontare in modo equo i sacrifici necessari a tutelare l’ambiente globale?

    R. - Finché ci sono Stati che hanno una popolazione e una capacità industriale superiore al miliardo di unità - come la Cina, l’India, la Russia ma anche gli Stati Uniti - che non sono favorevoli alle politiche di protezione, gli sforzi sono vanificati, comportano solo un grande aumento del peso economico sui vari Stati: benefici non ne abbiamo, a breve. C’è anche da dire che per quanto riguarda le immissioni nell’atmosfera possiamo rallentare un processo ma non lo possiamo fermare. Quindi dovremo fare una buona valutazione tra costi e benefici. Facciamo solo un esempio. Per quanto riguarda i prodotti biologici, il latte biologico: a parità di bovino, per produrre un litro di latte biologico ci vogliono quasi 4 volte le unità animali necessarie a produrre un litro di latte "normale". Le defecazioni dei bovini producono metano e il metano è uno degli elementi che danneggiano il buco dell’ozono, ed è causa poi dell’effetto serra.

    D. - Perché è importante che nell’atmosfera ci sia la giusta quantità di ozono?

    R. - L’ozono ci protegge dai raggi provenienti dal cosmo, con un effetto di riflessione; se non ci fosse, la vita sulla terra non sarebbe stata possibile. Diciamo che ponendoci sulla Terra, il Creatore ci ha messo anche in condizione di vivere e di vivere bene. Dobbiamo mantenere queste condizioni: fa parte del nostro impegno, soprattutto come cristiani e cattolici. Non dimentichiamo le sollecitazioni che più di una volta, già Giovanni Paolo II, ma poi Benedetto XVI, hanno fatto in tema ambientale.

    D. – Nel messaggio per questa giornata il Segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon parla di economia verde, di sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente. E’ realizzabile questo obiettivo partendo non tanto dall’impegno degli Stati ma dall’impegno che ognuno di noi, ogni cittadino del mondo, può mettere in pratica?

    R. – Assolutamente sì. Non si fa una politica ambientale se non la si fa dal basso. Le persone dovrebbero essere educate a rispettare e a usufruire al meglio dell’ambiente. Noi come associazione ambientalista abbiamo presente nelle nostre attività il sogno di San Pietro: questa grande tavola imbandita con ogni specie animale e vegetale dove nulla è impuro, e il comando "prendi e mangia". Il "prendi e mangia" vuol dire anche prendi, usufruisci e tutela, non consumare senza attenzione o addirittura stravolgendo quelli che son gli equilibri naturali con politiche insensate.

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    Palermo. Il cardinale Romeo ricorda don Puglisi: quando la fede diventa carità

    ◊   La fede di don Pino usciva dalla chiesetta di Brancaccio e rischiava di cambiare la realtà facendosi lievito di novità sulla strada. La mafia fu infastidita da questa ‘fede pericolosa’, che altro non fu se non una ‘fede incarnata’”. E’ un passo dell’omelia pronunciata ieri in cattedrale dal cardinale di Palermo, Paolo Romeo, nel 19° anniversario del sacrificio di don Pino Puglisi, durante la celebrazione di commemorazione, nel corso della quale sono stati ordinati sacerdoti quattro giovani diaconi. Da Palermo, Alessandra Zaffiro:

    Lo scorso 28 giugno Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto per il martirio di don Pino, ucciso ‘in odium fidei’, che consente di procedere alla sua beatificazione. Un percorso iniziato nel 1999 quando il cardinale Salvatore De Giorgi aprì la causa di beatificazione proclamando padre Puglisi ‘servo di Dio’. “Don Pino Puglisi, da sacerdote – ha proseguito l’arcivescovo di Palermo - continuò ad essere sempre discepolo. Fuggendo dalle logiche di successo, di consenso, di carrierismo, di affermazione. Riconosceva in esse un ostacolo al cammino di Cristo nella storia del mondo, e una tentazione di divenire autoreferenziali e tronfi, non più discepoli che seguono il Maestro, ma ’maestrini’ impantanati nelle sabbie mobili dell’egoismo. Il suo apostolato nei 33 anni di sacerdozio, si è compiuto in modo mirabile nel suo martirio. Il sorriso e la serenità di don Pino, in piazzale Anita Garibaldi, 19 anni fa furono ancora quelli dell’appassionato discepolo e sacerdote di Cristo”. “Nell’imminente apertura dell’Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, il martire don Pino - ha concluso il cardinale Romeo - ci sta davanti non per canonizzare l’antimafia, non come l’esempio di una “santa antimafiosità”, ma come esempio di un presbitero, che è discepolo innamorato di Cristo, ed apostolo innamorato della Chiesa. Un presbitero la cui fede diventa carità, che rigetta qualsiasi forma di male e che per questo è sempre scomoda. Una fede che “si” scomoda e “ci” scomoda perché richiama il banco di prova della nostra sequela professata: l’amore”. Don Pino Puglisi venne ucciso nel giorno del suo 56mo compleanno. Al suo assassino, Salvatore Grigoli, disse “Me lo aspettavo”. Padre Puglisi se lo aspettava, perché sapeva che con la sua opera all'insegna della legalità al fianco dei giovani, nella chiesa di quel quartiere degradato alla periferia di Palermo, Brancaccio, la mafia non gli avrebbe consentito di togliere manovalanza alla criminalità organizzata. “E se ognuno fa qualcosa”. Con questo messaggio, padre Puglisi fondò a Brancaccio il Centro Padre Nostro, presto punto di riferimento non solo dei ragazzi, ma di tante famiglie del quartiere che formarono anche un comitato intercondominiale. Per ricordare don Pino, il Centro Padre Nostro, che in questo inizio d’anno scolastico lancia intanto un appello per raccogliere materiale didattico, in collaborazione con Regione, Provincia e Comune, ha organizzato una serie di iniziative: lunedì scorso, la consegna di una medaglia del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai fratelli del sacerdote, Gaetano e Francesco Puglisi. Tra gli appuntamenti, veglie di preghiera, l’inaugurazione di un campo di calcetto, concerti e spettacoli teatrali anche nei penitenziari della città, Ucciardone e Pagliarelli.

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    Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato circa 6 miliardi di euro

    ◊   13.500 scuole paritarie in Italia garantiscono, ogni anno, un risparmio allo Stato di circa 6 miliardi di euro. Eppure la situazione economica non è facile tanto che ben 605 scuole nel settembre 2011 non hanno riaperto i battenti, riporta un articolo de “Il Messaggero di Sant’Antonio". A fotografare questa realtà è il rapporto “La scuola cattolica in cifre. Anno scolastico 2011-‘12”, curato dal Centro studi per la scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana, che uscirà ad ottobre. Debora Donnini ha intervistato il direttore dello stesso Centro studi, Sergio Cicatelli:

    R. – Noi stiamo monitorando la situazione da circa una quindicina d’anni e l’andamento sembra essere abbastanza chiaro: il sistema della scuola cattolica è fortemente sbilanciato sulla scuola dell’infanzia, che da sola rappresenta i due terzi dell’intero sistema della scuola cattolica; è fortemente sbilanciato sul Nord, dove troviamo circa il 60 per cento delle scuole cattoliche, mentre al Centro e al Sud la presenza è molto minore. C’è poi negli ultimi anni una crescita di forme di organizzazioni nuove, rispetto a quelle tradizionali degli Ordini, delle Congregazioni religiose. Stanno emergendo nuove forme di gestione, che nascono dall’iniziativa laicale. La grande trasformazione è proprio la presenza sempre maggiore di laici, non solo tra il corpo docente e non docente, ma anche all’interno degli organi di gestione.

    D. – Da un’elaborazione dell'Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche, emerge che, di fatto, la spesa pubblica per un allievo di scuola statale è di 6.635 euro, mentre per chi frequenta una scuola non statale lo Stato spende 661 euro all’anno. Quindi, c’è un grosso risparmio per lo Stato, per gli allievi che frequentano scuole paritarie, le quali percepiscono solo l’1% dei fondi statali per l’istruzione. Se c’è questo risparmio, perché a livello statale non s’incentivano le scuole paritarie?

    R. – Sì, purtroppo la storia è lunga e affonda le sue radici nella famosa clausola costituzionale del “senza oneri” per lo Stato, una clausola sulla quale si è equivocato parecchio. Oggi come oggi ci si è resi conto che le scuole paritarie sono tutt’altro che un onere, anzi sono un investimento. Quindi, c’è una convenienza per lo Stato a sostenere le scuole paritarie perché, con dei costi minori, si offre esattamente lo stesso servizio.

    D. – Secondo lei, perché appunto non incentivare queste scuole se, tra l’altro, la linea educativa da dare ai ragazzi è di fatto un diritto-dovere dei genitori?

    R. – Certo, qui entra in gioco la libertà di scelta educativa delle famiglie, che è un principio riconosciuto anche dalla legislazione italiana: favorire le scuole cattoliche, oltre che qualunque altra scuola di tendenza, significa soddisfare una domanda più che legittima, un diritto naturale delle famiglie a scegliere la linea educativa per i propri figli. Non s’intende assolutamente pensare di smantellare il sistema di scuola statale, che è servito negli ultimi decenni a superare l’analfabetismo di massa della popolazione italiana, però si tratta anche di riconoscere l’efficace partecipazione di altri soggetti non statali a questo sistema plurale di educazione.

    D. – C’è anche tutto l’ambito della formazione professionale, che è molto importante per introdurre le persone ad avere un mestiere, ad imparare un mestiere?

    R. – Certamente, non dobbiamo dimenticare che l’impegno della scuola cattolica, parlando di scuola cattolica in maniera allargata, arriva anche e si sviluppa con il sistema della formazione professionale di ispirazione cristiana, che interessa almeno 80 mila giovani, che si rivolgono a questo settore e che, tra l’altro, con le ultime riforme, possono assolvere l’obbligo di istruzione anche all’interno della formazione professionale. E’ un sistema estremamente ampio, che con l’appendice della formazione professionale raggiunge sicuramente gli strati di popolazione meno abbienti.

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    Collegio Romano: tra le tele di pittori famosi, le opere di artisti migranti africani

    ◊   Giovedì 6 settembre si è aperta a Roma, nella splendida cornice della seicentesca Biblioteca della Crociera, nel Collegio Romano, una mostra davvero singolare. Accanto a quadri di alcuni dei maggiori artisti italiani contemporanei come Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Mirella Bentivoglio, Piero Dorazio, Toti Scialoja, tra libri e trattati secolari dal valore inestimabile, sono esposti - fino all’8 ottobre - teli realizzati da Refugee Scart, un gruppo di artisti/artigiani provenienti dall’Africa Sub-Sahariana che ricicla tonnellate di plastica trasformandola in objets d’art. I rifugiati, simbolo estremo di migrazione, ma anche allegoria dello scarto delle società, dal rifiuto peggiore dell’uomo perché non riutilizzabile - la plastica - creano arte entrando con le proprie opere in uno spazio storico, cuore delle stratificazione della cultura d'occidente. Al microfono di Luca Attanasio, Seckou Camara, uno degli artisti di Refugee Scart, rifugiato guineano:

    R. – Vengo dalla Guinea Conakry e sono in Italia da un anno e due mesi, per problemi politici. Ho lasciato mia moglie, due sorelle e quattro figli in Senegal.

    D. – Quando è arrivato in Italia ha incontrato l’esperienza di Refugee Scart...

    R. – Nel mio Paese ero artigiano e quindi quando ho incontrato Marika Arese, l’iniziatrice di questo progetto, ho pensato di poter fare qualcosa con lei. E adesso con Refugee Scart sono riuscito a guadagnare un po’ di soldi per sostenere la mia famiglia. E’ un gran piacere lavorare con altri africani e con altre persone di questo Paese, che sono nostri amici e che ci aiutano in questo progetto. Per me è una cosa nobile che le famiglie aiutino i rifugiati e che noi si possa fare oggetti d’arte, lavorando per guadagnare soldi e contribuendo a questa società.

    D. – S’inaugura una mostra, che vede i vostri teli accanto a quadri dei maggiori artisti italiani contemporanei...

    R. – E’ un gran piacere; essere qui oggi è una consacrazione per noi rifugiati. Avere l’immondizia, che noi trasformiamo, vicino a questi libri, mi sembra fantastico.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: nuovi bombardamenti ad Aleppo. Confermata la presenza dei pasdaran iraniani

    ◊   Sono ripresi questa mattina i combattimenti in Siria tra ribelli e forze governative, all’indomani dell’incontro a Damasco tra il presidente Bashar Al-Assad e l’inviato dell’Onu Lakhdar Brahimi. A riferirlo sono i comitati di coordinamento dell’opposizione che segnalano bombardamenti ad Aleppo, nella provincia di Hama e in quella di Dayraz. Fonti vicine ai ribelli dichiarano di aver ripreso il pieno controllo del quartiere di Salahaddin ad Aleppo, “dopo una dura battaglia nella notte”, mentre l’Osservatorio nazionale per i diritti umani traccia il bilancio degli scontri di ieri: 140 persone sono morte in tutto il Paese di cui 86 civili, 32 soldati governativi, 13 ribelli e 5 disertori. Intanto per la prima volta il comandante dei Pasdaran iraniani, Mohammad Ali Jafari ha ammesso pubblicamente la presenze delle sue forze in Siria, confermando le indiscrezioni dei vari media internazionali, tra cui il Wall Street Journal. ''Aiutiamo la Siria in ambiti di consulenza e siamo onorati di poter fornire questo aiuto'', ha sottolineato Jafari, precisando che i suoi uomini forniscano solo sostegno economico e spirituale alle truppe di Assad e non abbiamo compiti militari. (M.R.)

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    Afghanistan: otto donne uccise in un bombardamento Isaf

    ◊   Otto donne sono state uccise e otto uomini sono stati feriti in un bombardamento delle forze internazionali dell’Isaf, ad est di Kabul. La Nato, nel confermare la notizia, ha offerto le proprie condoglianze ai famigliari delle vittime civili e ha specificato che il bombardamento era mirato ad annientare un gruppo di insorti. Un portavoce del governo provinciale ha riferito che il raid è stato effettuato nell’ambito di un’operazione internazionale non coordinata con le forze afghane. Una folla si è tuttavia radunata davanti all’ufficio del governatore, gridando slogan contro Stati Uniti e Israele. (M.R.)

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    Napoli: oltre 20mila giovani per "10 Piazze per 10 Comandamenti"

    ◊   Una Piazza del Plebiscito stracolma ha accolto ieri sera l’iniziativa nazionale "10 Piazze per 10 Comandamenti" promossa dal Rinnovamento nello Spirito (RnS). Arrivata anche a Napoli, la maratona di evangelizzazione ha riscosso un grandissimo successo e una straordinaria partecipazione popolare. Oltre 20.000 persone - riferisce l'agenzia Zenit - hanno riempito una delle più belle e delle più grandi piazze italiane. Serata di spettacolo e creatività dedicata al IV Comandamento “Onora il padre e la madre”. Lo spettacolo è stato condotto dalla “neo mamma” Caterina Balivo; a Lina Sastri è stata affidata la lettura dei 10 Comandamenti come brano di inizio serata e alcuni testi tratti da autori contemporanei. Sul palco anche il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha dettato un commento sul comandamento, e il saluto del sindaco Luigi De Magistris. Riflessioni sul comandamento affidate anche a Raffaele Bonanni (segretario della Cisl), a don Antonio Sciortino (direttore di Famiglia Cristiana) e a Stefano Zamagni (economista). Sul palco i cantautori Eugenio Bennato e Mariella Nava, che si sono esibiti con alcuni brani tratti dal loro repertorio. Durante la serata sono stati trasmessi i video messaggio ad hoc realizzati da Benedetto XVI e da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. La dichiarazione finale è stata tratta dagli Scritti dei Santi Alfonso Maria de’ Liguori e Giuseppe Moscati, elaborata dal presidente Martinez del RnS e proclamata dopo l’appassionato intervento conclusivo di quest’ultimo. Suggestiva e commovente l’immagine che faceva da sfondo: migliaia di fiaccole accese, che illuminavano Piazza del Plebiscito accompagnando la lettura di questo messaggio dedicato alla città e indirizzato a tutto il Paese. Prima della serata dedicata alle Dieci Piazze, proprio in Piazza del Plebiscito si è concluso il 5° Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la Famiglia, iniziativa storica del Rinnovamento nello Spirito Santo. Il Pellegrinaggio è iniziato nel pomeriggio in Piazza Dante dove, in precedenza, hanno tenuto il loro intervento Salvatore Martinez, presidente nazionale RnS; mons. Carlo Liberati, prelato di Pompei; Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale di Pastorale familiare della Cei. La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal cardinale Ennio Antonelli, già presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia: al termine della Messa ha avuto inizio il Pellegrinaggio. Generazioni diverse, unite in un corale gesto di preghiera si sono messe in cammino per testimoniare la bellezza della vita e l’originalità della famiglia cristiana. L’effige della Madonna di Pompei ha accompagnato il percorso durante il quale è stato recitato lo speciale “Rosario della Famiglia”, una selezione di sette misteri in cui è stato contemplato il cammino della famiglia cristiana. "Dieci Piazze per Dieci Comandamenti" non si ferma a Napoli: celebrata ieri anche a Verona in Piazza dei Signori, dove la riflessione ha riguardato il secondo Comandamento, l’iniziativa nelle piazze italiane continuerà in tutto l’Anno della Fede a Torino, Palermo, Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Milano e Bologna. (R.P.)

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    Festival della Dottrina sociale: mons. Moraglia ribadisce il primato dell'etica

    ◊   “Questa non è una delle tante crisi che giungono al termine di cicli che si susseguono regolarmente, ma si tratta piuttosto di una crisi epocale che richiede un ripensamento strutturale, una riconsiderazione del rapporto tra finanza ed economia, un ripensamento del lavoro, della produttività d’impresa, del profitto che non può essere a favore di alcuni e contro altri. Il profitto dovrà sempre più rispondere al bene comune di un’umanità globalizzata a livello di comunicazione, di finanza, di economia” ha detto mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, nel corso della sua relazione dal titolo: “Di fronte alla crisi economica e sociale: elementi di speranza e prospettive ricavate dal magistero sociale”, in occasione di uno dei due eventi d’apertura della seconda giornata del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa su: “La necessità di un pensiero diverso”, che si conclude oggi a Verona. Per mons. Moraglia - riferisce l'agenzia Sir - “siamo chiamati a guardare al futuro, nella logica del bene comune, non solo considerando la nostra generazione ma anche quelle che verranno dopo. Si tratta di capire quale sia lo sviluppo sostenibile, ponendo al centro di tutto, cosa che, finora, è stata fatta troppo poco, la persona non come pura astrazione ma nelle sue relazioni concrete, ad iniziare dalla relazione con la famiglia, caposaldo della dottrina sociale cristiana”. Il Patriarca di Venezia ha sottolineato che a suo avviso “solamente una risposta è in grado di determinare una reale inversione di rotta, in modo che, quanto si è verificato, non si ripeta: la risposta consiste nel porre, con determinazione, l’etica al centro di tutto” solo una “finanza, un’economia e un profitto legati all’etica possono garantire la centralità dell’uomo”. In questo ragionamento “l’etica è assolutamente essenziale per la sopravvivenza dell’umanità poiché tutte le azioni dell’uomo, alla fine, si rapportano al bene o al male, alla giustizia o all’ingiustizia e, in ultima istanza, si confrontano con la dignità della persona umana” infatti “tutto ciò che è male e ingiusto confligge con Dio, perché Dio è custode e garante dell’uomo e del suo mondo. E, quindi, ciò che è contro l’uomo è anche contro Dio”. In ultima istanza, per mons. Moraglia “sarebbe inaccettabile che la finanza, l’economia, il profitto, ossia quelle attività umane che si collegano al lavoro, uno dei beni essenziali nella vita delle persone, delle famiglie e della società, non avessero a che fare con l’etica” ed in questo ci è di sostegno l’insegnamento di Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate (n. 36), dove si legge che: “la sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all’attività dell’uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente ”. (R.P.)

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    Slovenia: al via la Settimana sociale sul dialogo tra generazioni

    ◊   In Slovenia domani prenderà il via la IV edizione della Settimana sociale dei cattolici, dal titolo “Chi da, chi riceve?”, in programma fino al 23 settembre. Quest’anno la Settimana è centrata sul dialogo intergenerazionale, la collaborazione reciproca tra giovani e adulti e sull’importanza della trasmissione del sapere e delle esperienze dagli anziani ai giovani. Gli organizzatori - riferisce l'agenzia Sir - sono movimenti laicali, parrocchie, Ong, membri della società civile e singoli individui. Saranno coinvolti anche i cittadini, invitati a preparare autonomamente incontri, tavole rotonde o dibattiti sul tema proposto. Saranno circa quaranta gli incontri, su tutto il territorio nazionale. Il tema di quest’anno - spiega in una nota la Conferenza episcopale slovena -“vuole essere un invito alla riflessione non solo sui nostri rapporti interpersonali ma anche per affrontare la crisi da una prospettiva ben diversa da quella proposta dai mercati finanziari. Allora la domanda ‘Chi da, chi riceve?’ nel contesto della collaborazione tra generazioni trova una risposta molto concreta: tutti diamo e tutti riceviamo qualcosa in cambio”. Ospiti della Settimana sociale, oltre a nomi di spicco del mondo cattolico, anche imprenditori, sociologi, ecologisti, politici e giornalisti. Anche quest’anno si ripete l’invito ai blogger di contribuire con almeno un post sul tema centrale. (R.P.)

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    Svizzera: Plenaria dei vescovi europei sulle sfide del nostro tempo

    ◊   Summit dei presidenti delle Conferenze episcopali in Europa a San Gallo, in Svizzera, per riflettere su “Le sfide del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali”. È l’annuale assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), l’organismo continentale che raccoglie i presidenti delle 33 Conferenze episcopali in Europa, gli arcivescovi di Lussemburgo, Principato di Monaco, Cipro dei Maroniti, l’eparca di Mukachevo (Ucraina) e il vescovo di Chişinău (Moldova). Si svolgerà dal 27 al 30 settembre a San Gallo (Svizzera) in occasione del 1400° anniversario dell’arrivo di san Gallo nell’omonimo cantone. Per quattro giorni - si legge in un comunicato del Ccee ripreso dall'agenzia Sir - i vertici della Chiesa cattolica in Europa si confronteranno, con l’aiuto di esperti, sugli aspetti sociali e spirituali delle sfide dell’Europa di oggi. Altri temi affrontati dai presidenti saranno: la questione della discriminazione dei cristiani in Europa e la persecuzione dei cristiani nel mondo; la questione della libertà religiosa; i lavori dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, l’Anno della fede e il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”. Saranno presenti ai lavori anche il prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet, e alcuni cardinali e prelati, responsabili di altri organismi ecclesiali continentali per l’America Latina (Celam) e l’Africa (Secam). (R.P.)

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    A Mazara del Vallo la prossima Assemblea dei vescovi del Maghreb

    ◊   “Costruire una risposta forte di fede alle sfide di oggi, che impongono una testimonianza vibrante e credibile di verità e di bene, da affrontare percorrendo come Chiesa le vie della fede e della carità, nella speranza”. Con queste parole mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, ha presentato in cattedrale il nuovo piano pastorale 2012-2013. “Nella situazione odierna non si può rinunciare a un piano pastorale” e, ricorrendo ad una metafora dal mondo marinaro e della navigazione, ha aggiunto: “Una Chiesa locale senza un Piano pastorale è come un’imbarcazione senza rotta e senza bussola”. Mons. Mogavero - riferisce l'agenzia Sir - ha anche annunciato l’imminente appuntamento dell’assemblea dei vescovi del Maghreb che si incontreranno, per la prima volta, dal 18 al 22 novembre a Mazara del Vallo. “Spero tanto - ha detto - che possiamo far sentire ai pastori delle Chiese della sponda sud del Mediterraneo la nostra vicinanza e l’affetto fraterno”. (R.P.)

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    Assisi: giovedì il meeting internazionale sull'ambiente "Nostra madre terra"

    ◊   "Mobilità sostenibile per la cura e la salvaguardia del creato", è il titolo del meeting internazionale sull'ambiente e la salvaguardia del creato 'Nostra madre terra' che per l'ottavo anno consecutivo il Sacro Convento di Assisi e l'Accademia Nazionale delle Scienze in collaborazione con le Ferrovie dello Stato Italiane organizzano presso la Basilica di San Francesco. L'evento - riferisce l'agenzia Zenit - si svolgerà giovedì prossimo nel Salone Papale ed è rivolto alla mobilità sostenibile per la cura e la custodia dell’ambiente, incontro che avverrà in occasione della “VII Giornata per la salvaguardia del creato”. Al convegno, moderato da Francesco Giorgino, giornalista Tg1, parteciperanno tra gli altri: il Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini, l'Amministratore delegato Ferrovie dello Stato Mauro Moretti e mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Ci sarà anche un video messaggio di Karl Falkenberg, direttore generale della Commissione Europea Ambiente. Ad aprire il convegno i saluti iniziali di mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, padre Giuseppe Piemontese, Custode del Sacro Convento di Assisi, Emilia Chiancone, presidente dell'Accademia Nazionale delle Scienze e Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria. "Sensibilizzare l'uomo contemporaneo sulle emergenze legate al rispetto dell'ambiente è un dovere. Riannodare questo aspetto, fonte della nostra bellezza che è Dio Padre, è un compito e un impegno" dichiara padre Enzo Fortunato direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi. Nostra Madre Terra è anche un programma televisivo prodotto dalla Custodia Generale del Sacro Convento di Assisi e condotto dal giornalista Fabrizio Gatta. Il programma verrà registrato giovedì prossimo alle 16.00 dalla piazza inferiore di San Francesco e andrà in onda su Rai 1 il 22 settembre alle 11.05. Sul palco si esibiranno: Desirè Capaldo, Vinicio Capossela, Pierdavide Carone, Piero Mazzocchetti e il Coro Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco d'Assisi diretto da padre Giuseppe Magrino. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 260

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.