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Sommario del 09/09/2012
◊ Non rassegnarsi alla violenza e all’esasperarsi delle tensioni: con queste parole il Papa annuncia il suo imminente viaggio in Libano e ricorda il dolore delle popolazioni in tutto il Medio Oriente. Nelle parole di Benedetto XVI stamane all’Angelus anche la riflessione a partire dalla guarigione di Gesù al sordomuto dal Vangelo odierno con l’invito a liberarsi dal peccato che rende ciechi e muti. E un incoraggiamento per gli sforzi di dialogo in Colombia. Il servizio di Fausta Speranza:
"J’aurai l’heureuse occasion de rencontrer le peuple libanais et ses autorités, ainsi que les chrétiens de ce cher pays..."
“Avrò la felice occasione di incontrare il popolo libanese e le sue autorità, oltre ai cristiani di questo caro Paese e quelli provenienti dai Paesi vicini. Non ignoro la situazione spesso drammatica vissuta dalle popolazioni di questa regione da troppo tempo straziata da incessanti conflitti”. Così Benedetto XVI nei saluti dopo l’Angelus, in francese, annuncia il suo imminente viaggio in Libano, ricordando che firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale, frutto dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, svoltosi nell’ottobre del 2010. Da Benedetto XVI parole forti sull’angoscia di molti:
"Je comprends l’angoisse de nombreux Moyen-orientaux plongés quotidiennement dans des souffrances ..."
“Comprendo – dice - l’angoscia dei molti medio-orientali quotidianamente immersi in sofferenze di ogni tipo, che affliggono tristemente, e talvolta mortalmente, la loro vita personale e familiare”. In particolare un “preoccupato pensiero” per coloro che, “alla ricerca di uno spazio di pace, abbandonano la loro vita familiare e professionale e sperimentano la precarietà degli esuli”. “Sembra difficile trovare delle soluzioni”, riconosce il Papa che però con forza ribadisce che “non ci si può rassegnare alla violenza ed all’esasperazione delle tensioni”. Il Papa raccomanda: “L’impegno per un dialogo e per la riconciliazione deve essere prioritario per tutte le parti coinvolte, e deve essere sostenuto dalla comunità internazionale, sempre più cosciente dell’importanza per tutto il mondo di una pace stabile e durevole nell’intera regione”. “Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione nel Medio Oriente nel suo insieme, - aggiunge - si colloca sotto il segno della pace, facendo riferimento alle parole del Cristo: “Vi dò la mia pace”.
Sempre all’Angelus il Papa spiega il senso più profondo della guarigione del sordomuto operata da Gesù e riportata dall’odierno vangelo. Per guarire il sordomuto – ricorda - Gesù pronuncia la parola ‘effatà’, che significa ‘apriti’. Il sordomuto prima “era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare” – spiega il Papa - e poi la guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo”. E dunque Benedetto XVI spiega “che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso”.
“C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il cuore”.
E’ proprio questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri.
“Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri”.
Per questo motivo – ricorda - la parola e il gesto dell’effatà sono stati inseriti nel Rito del Battesimo.
Tra i saluti in varie lingue, in inglese il pensiero del Papa ai pellegrini legati all’Università di Maria negli Stati Uniti. In spagnolo un incoraggiamento particolare ai dialoghi in corso tra il governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie, con la partecipazione di delegati stranieri, per cercare di porre fine agli scontri da decenni in Colombia, con l’auspicio che si proceda sulla via del perdono e della riconciliazione nella ricerca del bene comune. In polacco, l’annuncio della II Settimana dell’Educazione che, per iniziativa della Conferenza dell’Episcopato Polacco, inizierà tra poco in Polonia, con l’augurio che “essa ravvivi la cooperazione tra la famiglia, la scuola e la Chiesa, per garantire ai bambini e ai giovani una solida formazione intellettuale, culturale, spirituale e cristiana”. Poi, un cordiale saluto ai cattolici e a tutti i cittadini del Kazakhstan, dove il Papa ricorda che il Cardinale Sodano, quale suo Legato, celebra oggi la Dedicazione della nuova Cattedrale di Karaganda, e ai fedeli di Leopoli dei Latini, in Ucraina, che ieri, alla presenza dell’altro Legato del Papa, il Cardinale Tomko, hanno commemorato il sesto centenario della fondazione di quella Arcidiocesi. Infine un saluto con affetto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare la comunità del Seminario Minore di Padova, il gruppo parrocchiale di Petrella Tifernina, il Coro «La Preara» di Lubiara di Caprino Veronese, l’Associazione «Calima» di Orzinuovi e il Rotary Club di Acireale.
◊ Non solo i cristiani, ma anche i musulmani aspettano con trepidazione l’arrivo del Papa in Libano. Segno tangibile di questa attesa è la veglia di preghiera che si terrà la sera del 12 settembre a Beirut con la partecipazione di cristiani e musulmani. Uno dei momenti più significativi del viaggio sarà, poi, l’incontro di Benedetto XVI con i leader musulmani, la mattina del 15 settembre. Sui sentimenti che accompagnano i libanesi in questi ultimi giorni di attesa prima dell’inizio del viaggio apostolico, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Marwan Tabet, coordinatore della visita papale:
R. – Everyone in the country are waiting...
Tutti nel Paese stanno aspettando questa visita. Le persone all’inizio, due mesi fa, non credevano che il Papa sarebbe venuto in Libano, fino a quando padre Lombardi ha confermato ufficialmente che la visita si sarebbe fatta. Tutta la Chiesa si sta muovendo: tutte le municipalità e i gruppi sociali stanno lavorando. Anche i leader politici si stanno preparando. Si stanno svolgendo incontri giorno e notte, 24 ore al giorno, per essere sicuri che ci si stia occupando di tutti i dettagli. Come Chiesa cattolica in Libano, siamo pronti a dare il benvenuto al Papa! Tutti i luoghi di preghiera dell’evento sono già stati preparati in ogni aspetto. Per riassumere, posso dire al nostro Santo Padre che è davvero il benvenuto in Libano, che stiamo aspettando con impazienza la sua venuta nel territorio libanese.
D. – Bisogna poi ricordare che questo è un evento sicuramente per il Libano, ma anche per tutto i popoli del Medio Oriente…
R. – Absolutely, this is an event for all the people...
Assolutamente! Questo è un evento per tutti i popoli mediorientali. Finora abbiamo un buon numero di persone in viaggio per il Libano. Le linee aeree mediorientali hanno previsto offerte speciali per le persone che vorranno venire in Libano dalla Giordania, dall’Egitto, dall’Iraq e dalla Siria. E noi speriamo che molte persone risponderanno a questa possibilità, a questa organizzazione.
D. – Lei ha incontrato molte persone durante questi mesi per questo evento. C’è qualcosa che l’ha toccata, qualcosa che esprime al meglio la speranza legata a questa visita?
D. – Yes, I would say what touched me...
Sì, quello che mi ha toccato è il fatto che tutte le confessioni in Libano siano pronte a dare il benvenuto al Papa e che molte iniziative siano state prese dai nostri fratelli musulmani in Libano, per dare il loro concreto benvenuto alla visita del Papa. Abbiamo cominciato a vedere in molte zone, che sono profondamente musulmane o dove la maggior parte delle persone sono musulmane, le foto del Papa, le bandiere. Mi ha davvero colpito quando ho sentito al telefono i leader musulmani che ci chiedevano come potessero aiutarci a rendere la visita del Papa un successo.
Videomessaggio del Papa per l'iniziativa "Dieci piazze per dieci Comandamenti"
◊ Il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato un videomessaggio di saluto ieri ai partecipanti all’iniziativa “Dieci Piazze per Dieci Comandamenti” del Rinnovamento nello Spirito Santo. L’evento, patrocinato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha preso il via a Roma in Piazza del Popolo, e durante l’Anno della Fede coinvolgerà altre dieci città italiane. Il servizio di Davide Maggiore:
Le “Dieci Parole” del Decalogo, ha detto Benedetto XVI nel suo messaggio, sono una sorta di «codice etico» “per costruire una società in cui il rapporto di alleanza con il Dio Santo e Giusto illumini e guidi i rapporti tra le persone”:
“Che senso hanno queste Dieci Parole per noi, nell’attuale contesto culturale, in cui secolarismo e relativismo rischiano di diventare i criteri di ogni scelta e in questa nostra società che sembra vivere come se Dio non esistesse? Noi rispondiamo che Dio ci ha donato i Comandamenti per educarci alla vera libertà e all’amore autentico, così che possiamo essere davvero felici”.
I Comandamenti – ha proseguito il Pontefice - sono un segno dell’amore di Dio Padre, del suo desiderio di insegnarci il “discernimento del bene dal male, del vero dal falso, del giusto dall’ingiusto”. Se l’uomo ignora i comandamenti, dunque, si allontana anche “dalla vita e dalla felicità duratura”, ha ricordato il Santo Padre:
“L’uomo lasciato a se stesso, indifferente verso Dio, fiero della propria autonomia assoluta, finisce per seguire gli idoli dell’egoismo, del potere, del dominio, inquinando i rapporti con se stesso e con gli altri e percorrendo sentieri non di vita, ma di morte”.
A questo proposito – ha detto Benedetto XVI - le “tristi esperienze della storia”, soprattutto durante il Ventesimo Secolo, restano “un monito” per l’umanità intera. E’ invece Gesù con la sua Croce e Risurrezione, che “porta a pienezza la via dei Comandamenti” e porta anche “al superamento radicale dell’egoismo del peccato e della morte”:
“Solo l’accoglienza dell’amore infinito di Dio, l’avere fiducia in Lui, il seguire la strada che Egli ha tracciato, dona senso profondo alla vita e apre a un futuro di speranza”.
La via dell’amore tracciata dai Comandamenti e perfezionata da Cristo, ha concluso il Papa, “è l’unica capace di rendere la nostra vita, quella degli altri, quella delle nostre comunità, più piena, più buona e più felice”. L’auspicio di Benedetto XVI è che l’iniziativa “Dieci Piazze per Dieci Comandamenti” susciti un rinnovato impegno nel testimoniare questa via.
Il cardinale Sodano in Kazakhstan per la dedicazione della nuova cattedrale di Karaganda
◊ Il legato del Papa in Kazakhstan, il cardinale Angelo Sodano, ha portato alla diocesi di Karaganda il saluto e la benedizione del Santo Padre, in occasione della dedicazione della nuova cattedrale, intitolata a nostra Signora di Fatima. Nella sua omelia il Decano del collegio cardinalizio ha ricordato "l’ora di grazia” che vive la diocesi e il Paese, “dopo un lungo periodo di grandi sofferenze”, sotto la dominazione comunista dell'Urss. La nuova cattedrale, ha spiegato il porporato, “è un luogo privilegiato ove noi possiamo rendere pubblicamente il culto a Dio e ricevere da lui luce e forza per il nostro cammino”, ricordando anche la visione della scala di Giacobbe, simbolo della “scala della preghiera”. “Ogni chiesa materiale – ha poi ricordato il card. Sodano - ci richiama verso una realtà ben più alta”, quella “del tempio spirituale costituito da ogni credente in Cristo”. Il legato del Papa ha invocato poi la protezione della Vergine Maria sulla comunità cristiana del Kazakhstan, e ha concluso la sua omelia augurando ai fedeli che la cattedrale superi i secoli, diventando “un faro di luce” per le generazioni future, “per tutto il Paese e anche per l’Europa e per l’Asia”.
Il cardinale Angelo Sodano, al microfono di Olga Sakun, del programma in lingua russa di Radio Vaticana, si è soffermato inoltre sull’importanza che la Vergine di Fatima ha per i fedeli del Kazakhstan:
“I cattolici di queste terre, che hanno visto giungere la libertà, sono riconoscenti a Maria, la Madre della Chiesa, che si è ricordata a Fatima di queste terre così tribolate. Era giusto che i cattolici costruissero questa chiesa e a Lei la dedicassero. Questa è una cattedrale e anche un santuario mariano che ricorderà – qui nell’Asia Centrale e non solo in Kazakhstan - la presenza di Dio in queste terre e la presenza di Maria, Sua Madre, Madre di Misericordia e che dal cielo continuerà a pregare per la libertà religiosa di questi Paesi. Io sono lieto anche per la devozione che ho alla Madonna di Fatima, una devozione che ho imparato dal compianto Papa Giovanni Paolo II, di veder dedicata a Maria questa bella chiesa”.
◊ “Lode a Colui che è Santissimo nell’alto dei cieli. E lode sia nelle profondità. Bellissimo in tutte le sue parole, ma ben più in tutte le sue vie!”. Il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone attinge alle parole del Beato oratoriano John Henry Newman per esprimere la gioia nell’apertura dell’omelia pronunciata in occasione dell’ordinazione episcopale di mons. Edoardo Cerrato a nuovo vescovo della Chiesa di Ivrea, avvenuta venerdì 8 settembre a Roma in Santa Maria in Vallicella, chiesa madre degli oratoriani, della cui confederazione padre Edoardo è stato procuratore generale per 18 anni. “L’odierna celebrazione avviene nella festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria, titolare di questo splendido tempio di Santa Maria in Vallicella, cuore del carisma di san Filippo Neri, qui sepolto”, ricorda il cardinale Bertone che invita a guardare alla nascita di Maria come compimento della “eterna elezione divina” e come “preparazione della rinascita dell’uomo mediante la grazia soprannaturale”. “La festa di oggi costituisce, pertanto – prosegue il porporato -, un invito a fare memoria del dono gratuito che Dio elargisce a ciascuno, come fece a Maria”. Un dono di grazia “che viene dato al vescovo, mediante l’Ordinazione episcopale – sottolinea il Segretario di Stato - e per poterne cogliere il significato dobbiamo meditare le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. “Un amore – spiega il cardinale Bertone - che si traduce nell’ansia di portare a Cristo tutte le persone e di aiutarle nelle loro, spesso faticose, situazioni di vita”. Il cardinale Bertone, rivolgendosi direttamente a mons. Cerrato, che prenderà possesso della diocesi il 7 ottobre, esorta quindi “osare nel nome di Cristo”, correndo anche “il rischio dell'incomprensione e dell'ostilità, forti della testimonianza sempre attuale di san Filippo Neri”. Il porporato rivolge anche una supplica particolare a Maria Nascente “riconosciuta nella preghiera della Chiesa come “speranza e aurora di salvezza al mondo intero”, affinché sia lei “la stella luminosa che guida il cammino del nuovo vescovo”. “Caro mons. Edoardo, ti accompagnino allora in questo percorso da Roma a Ivrea la Madonna e san Filippo Neri – conclude il cardinale Bertone –, all’intercessione di questi celesti protettori affidiamo nella preghiera la tua persona e la tua nuova missione ecclesiale”. (M.G.)
◊ Si è concluso a Yaoundé, in Camerun, il Congresso panafricano dei laici cattolici, aperto il 4 settembre scorso con il titolo “Essere testimoni di Gesù Cristo in Africa oggi”. Al termine dei 5 giorni di lavori, cui hanno preso parte oltre 250 delegati provenienti da tutto il continente africano, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, dicastero promotore dell’evento, ha sottolineato la straordinaria esperienza di comunione ecclesiale vissuta in questi giorni ed ha invitato i fedeli laici ad essere ‘ambasciatori di Cristo’ nel mondo. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Concludendo i lavori del Congresso panafricano dei laici cattolici il cardinale Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ha parlato di una vera e propria “epifania della Chiesa in Africa”, un continente che nonostante le sfide ed i gravi problemi che lo affliggono ha rivelato “tante risorse spirituali, una grande vitalità umana e religiosa e un forte dinamismo missionario del proprio laicato”. “Essere testimoni di Cristo nel cuore del mondo – ha notato il porporato – non è cosa facile”, infatti “esige il coraggio di andare controcorrente rispetto alle tendenze culturali dominanti”. Il compito affidato ai laici da Cristo, dunque, è quello di costruire il regno di Dio nel mondo in cui vivono, “cioè nella famiglia, nel lavoro, nell’economia, nella vita pubblica, nella politica e nella cultura”. A questo scopo, ha ribadito il cardinale Rylko, è fondamentale puntare sulla formazione di un laicato maturo e questo rappresenta “un diritto e un dovere della Chiesa”. Bussole indispensabili per i laici ‘ambasciatori di Cristo’ nel mondo sono – nelle parole del cardinale – “la Dottrina sociale della Chiesa e il Catechismo della Chiesa cattolica”, senza trascurare la fede, vero fondamento su cui poggia tutta l’esistenza del cristiano. Il processo di evangelizzazione dell’Africa vede sempre i laici in prima linea, talvolta in Paesi afflitti dalle guerre, di qui la vicinanza spirituale del presidente del Pontificio Consiglio per i laici “a tutti i cristiani d’Africa che soffrono a causa dell’intolleranza religiosa, dell’odio e della violenza”. La messe evangelica nell’intero continente è enorme – nota il porporato – ed è proprio per questo che il dinamismo missionario sviluppato dalla crescita dei ‘Movimenti ecclesiali’ si rivela fondamentale in Africa, così come il ruolo delle parrocchie definite dal cardinale Rylko “vere palestre di vita cristiana”. “L’espressione più alta dell’amore al prossimo – ha concluso – è proprio annunciare Cristo e il suo Vangelo”.
Siria. Mons. Tomasi: cambiamenti politici necessari, ma senza la violenza
◊ Ennesima giornata di violenze in Siria, dove l’opposizione parla di “decine di morti e feriti” provocati dai nuovi bombardamenti sui quartieri di Aleppo controllati dai ribelli. La Tv di Stato dà notizia invece di un attentato contro bus nei pressi di Homs, nel quale hanno perso la vita almeno 4 persone. Intanto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, conferma le forti distanze con Mosca sulla crisi siriana. E il conflitto in Siria con le sue emergenze umanitarie sarà al centro della 21.ma Sessione del Consiglio dei diritti umani che inizia domani a Ginevra, in Svizzera. Partecipa anche l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu della città elvetica, mons. Silvano Maria Tomasi. Sergio Centofanti lo ha intervistato:
R. - Si vedono solo macerie in tante zone del Paese. Primo punto, che si è obbligati a notare, è l’enorme quantità di sfollati. Si parla di un milione di sfollati, tra interni ed esterni: 230 mila tra Turchia, Giordania, soprattutto, Libano e Paesi vicini alla Siria. Poi, il problema per la comunità internazionale è di trovare le risorse per un aiuto umanitario a queste persone. L’ammontare degli aiuti – si parla di milioni di dollari - richiesto per rispondere in maniera minima a queste esigenze continua a salire e con la crisi economica si vede la fatica da parte della comunità internazionale di mostrare la sua solidarietà. Il problema di fondo, però, è di far cessare la violenza, perché la violenza non porta a nessun risultato positivo. Anche i cambiamenti sociali, che sono necessari, i cambiamenti politici, dovranno in qualche modo essere negoziati con l’aiuto e il sostegno della comunità internazionale, dove per ora ancora manca una convergenza di vedute e di sforzi.
D. – Cosa può fare la comunità internazionale?
R. - Quello che rimane da fare è aumentare la buona volontà di tutti, perché la violenza cessi e perché le forze esterne alla popolazione della Siria non siano un elemento di destabilizzazione, ma piuttosto diano l’occasione a quanti le appoggiano di sedersi attorno ad un tavolo, per negoziare una via d’uscita ed evitare tutte queste vittime, spesso bambini. La tensione che persiste in Siria avvelena poi tutto il clima di relazioni in Medio Oriente e questo incoraggia espressioni d’intolleranza che portano a conseguenze veramente disastrose. Abbiamo visto che è stata bruciata la porta del Monastero trappista di Latrun, in Israele, con slogan contro Cristo e contro i cristiani. E’ un caso tra altri, che però mostra come la percezione di queste violenze, di questo clima d’intolleranza, faciliti – primo - la percezione che tutto quello che riguarda l’Occidente s’identifichi con i cristiani e soprattutto con la Chiesa cattolica, cosa assolutamente non vera e che non corrisponde alla realtà, e – secondo - che aumentare la pressione o, addirittura, la persecuzione contro i cristiani, sia una risposta quasi normale in queste circostanze. Alla fine, dunque, le vittime sono le minoranze religiose: i cristiani, ma anche altri.
◊ La comunità cristiana di Terra Santa resta in allerta dopo l’ultima aggressione contro il Monastero trappista di Latrun, a 15 km da Gerusalemme: nei giorni scorsi il portone è stato incendiato mentre sui muri sono stati scritti messaggi blasfemi. Non si tratta solo di un semplice atto di provocazione da parte di gruppi oltranzisti ebrei, afferma Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente, al microfono di Emanuela Campanile:
R. – No, qui siamo veramente a gesti di violenza. Poche settimane prima c’era stato un vero e proprio assalto, non contro le persone, ma contro le cose, a Betfage, in un complesso residenziale cristiano, in una zona araba di Gerusalemme Est. Si tratta veramente di raid e non di semplici provocazioni, ma la cosa più grave è che purtroppo sono violenze ripetute. E’ ormai dall’inizio del 2012 che di tanto in tanto accadono questi episodi.
D. – Le autorità israeliane si sono pronunciate in proposito?
R. – C’è stata una condanna immediata da parte di tutti, a partire dal premier Netanyahu. Ci sono stati molti gesti di solidarietà da parte degli israeliani, che si sono recati a Latrun per testimoniare la loro vicinanza ai monaci trappisti, anche perché Latrun è davvero una realtà molto nota in Israele e uno dei posti dove si è più all’avanguardia nel dialogo ebraico-cristiano, per cui brucia ancora di più questo tipo di attacco. Il problema, però, molto grave, che hanno sottolineato i vescovi della Terra Santa, e l’Assemblea degli ordinari cattolici che ha emesso questa volta un comunicato molto fermo, è il fatto che ci sono queste prese di posizione e di condanna, anche molto forti, ma il problema è che i responsabili di questi atti non vengono mai assicurati alla giustizia. Non c’è stato alcun processo, alcuna indagine che abbia portato alcun frutto e questo – denunciano i vescovi – è molto grave, perché dà l’idea delle connivenze su cui questi movimenti violenti possono contare, soprattutto all’interno dell’esercito e della polizia israeliana.
D. – C’è un po’ l’intento di negare la presenza dei cristiani in Terra Santa?
R. – Assolutamente sì. Il problema è l’atteggiamento che sta dietro, che porta appunto a guardare alla presenza dei cristiani come ad una presenza ostile, come ad una presenza che rappresenta una minaccia nei confronti dell’attaccamento alla terra da parte degli ebrei e, come sottolineano i vescovi e il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, è il tipo di mentalità che sta dietro e che purtroppo viene propugnata da troppe parti in alcuni tipi di scuole in Israele.
D. – Quindi si sta registrando un’escalation anche d’insofferenza in alcune persone...
R. – Io ho l’impressione che piuttosto siamo di fronte ad un nodo che viene al pettine, perché questo atteggiamento di ostilità in alcune frange – ripetiamolo bene, non stiamo parlando dell’atteggiamento generale della popolazione di radice ebraica in Israele, ma di alcune fasce ben precise all’interno del movimento più oltranzista dei coloni – è un fatto che dura da tempo. E’ venuto il momento di affrontare questo problema in maniera seria.
Al via a Sarajevo l’incontro mondiale delle religioni organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio
◊ Si apre oggi a Sarajevo l’incontro mondiale delle religioni organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Fino a martedì la capitale della Bosnia Erzegovina, nel ventennale dalla guerra che ha sconvolto questa terra, ospiterà personalità religiose, politiche, e della cultura di tutto il mondo. Ieri un forte messaggio ai partecipanti tutti è stato lanciato dal cardinale arcivescovo della città, Vinko Puljic, nel corso della messa nella cattedrale della città. Il servizio della nostra inviata, Francesca Sabatinelli:
Le diversità non sono uno svantaggio ma una risorsa, che può far rifiorire un deserto causato dalla guerra, che può far sperare in un futuro migliore. Il cardinale arcivescovo di Sarajevo Vinko Puljic nella sua omelia ieri ha parlato come “uno che è sopravvissuto” alla “brutale guerra” che ha massacrato Sarajevo e la Bosnia tutta, che ha ferito le persone, oggi sfiduciate e insicure. ''La preghiera è stata forza per sopportare gli orrori della guerra, però adesso sempre di più si stende la nuvola della disperazione”, ha detto, “ecco perché è importante che da questa città parta il grande messaggio di speranza, di energia positiva, che dice: le diversità non sono un svantaggio, ma una risorsa”. Il cardinale Puljic ha quindi concluso con un richiamo, “la convivenza del singolo e dei popoli innanzitutto deve fondarsi sui “diritti dei popoli”, ciò che Sarajevo aveva insegnato al mondo fino allo scoppio della guerra. Quella convivenza di cui questa terra era stata esempio si è ritrovata ieri pomeriggio nella cattedrale cattolica, quando per partecipare alla messa ha fatto il suo ingresso Irinej, un patriarca serbo-ortodosso per la prima volta in questa città dalla guerra. “E’ passato molto tempo dalle divisioni fra cristiani, ma la casa divisa – ha detto– è destinata a distruggersi. Questo ci chiede di essere più vicini”. Ha poi lanciato il suo appello: “che Sarajevo non rimanga senza i cristiani. Solo così si potrà salvare quello che si è ereditato e lo si potrà lasciarlo alle generazioni che verranno”. Con l’assemblea inaugurale di oggi pomeriggio si apre ufficialmente l’incontro di Sarajevo, vi prenderanno parte tra, gli altri, il premier Mario Monti e il presidente del consiglio d’Europa Van Rompuy, e verrà letto il messaggio di saluto di Benedetto XVI. Ascoltiamo ora il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo:
R. - Sarajevo è la città che ha aperto e chiuso il XX secolo: la prima guerra mondiale è iniziata a causa di un attentato a Sarajevo, mentre il secolo si è concluso con la guerra dei Balcani, e Sarajevo è stata una delle città simbolo di quella guerra. Allora, si sono strumentalizzate tutte le religioni per fomentare lo scontro tra le tante popolazioni che compongono il mosaico dei Balcani, oggi essere a Sarajevo ha proprio il significato di dire che nel nuovo secolo le religioni non possono essere altro che strumento di pace e l’esempio migliore per costruire una società del vivere insieme.
D. - Ma il messaggio delle religioni quali strumento di pace in che modo potrà insinuarsi nella società bosniaca, che ancora oggi presenta ferite non rimarginate?
R. - Nella preparazione dell’incontro di Sarajevo sono avvenuti dei fatti positivi di grande valore, di grande rilievo, ad esempio il fatto che le comunità religiose abbiano lavorato insieme a Sant’Egidio, con grande armonia, per costruire queste evento. La presenza del Patriarca serbo-ortodosso da Belgrado, accanto al Gran Muftì di Bosnia, al capo della comunità ebraica di Bosnia, del cardinale Puljic, arcivescovo della città, sta proprio a significare questo. Io ritengo che dopo 20 anni in cui questi capi religiosi non si erano mai riuniti insieme a Sarajevo e, soprattutto, in cui non avevano mai fatto qualcosa in comune, questo sia il primo grande segno positivo, anche a livello immaginario e popolare, che arriva come messaggio.
D. – Del resto è la prima volta che la comunità di Sant’Egidio organizza questo incontro lavorando assieme alle altre religioni…
R. - Sì, normalmente gli incontri sono organizzati dalla comunità insieme alla Chiesa locale. Qui, grazie all’intelligenza, alla fede e alla lungimiranza del cardinale Puljic, tutte le religioni presenti in Bosnia sono state implicate su un piede di parità nell’organizzazione.
D. - Subito dopo la guerra ci fu un importante esodo dei cattolici, che nel tempo è divenuto un’emorragia: riuscirà questa presenza a tornare a quella di una volta?
R. - Se noi siamo a Sarajevo è anche per dire ai cattolici che c’è spazio anche in una situazione di minoranza e per dire alle altre comunità che devono essere rispettose di questa antica presenza. Oggi Sarajevo è soprattutto una città musulmana e il tema delle religioni e del dialogo si vede più nei monumenti che non nella presenza delle persone. Ecco, la Chiesa non è un monumento: è il popolo di Dio, una Chiesa viva, e noi speriamo fortemente che dando un grande segno di incoraggiamento con l’incontro di Sarajevo si possano spingere tanti a ripensare la loro scelta e a tornare a Sarajevo e in Bosnia.
D. - Si nota una forte presenza di personalità provenienti dal Libano. Il motivo è nell’imminente viaggio di Benedetto XVI, che è proprio a ridosso dell’incontro di Sant’Egidio?
R. - Il Libano è sempre presente, da anni, negli incontri di Sant’Egidio, perché è una terra così cara a noi cristiani, alla tradizione orientale, e rappresenta realmente un laboratorio dell’incontro tra le religioni e tra i popoli. Giovanni Paolo II diceva: “Il Libano è un messaggio”. Sono anni che personalità libanesi, di tutte le comunità religiose, sono presenti ai nostri incontri e quindi tanto più a Sarajevo la loro presenza ha un significato, alla vigilia del viaggio del Papa.
D. – Questo di Sarajevo è un appuntamento che tende le braccia all’Europa sin dall’assemblea inaugurale, dove interverranno Mario Monti e Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio d’Europa…
R. - L’Europa ha vissuto con grande sofferenza l’ultima guerra dei Balcani e l’Europa vuole essere fortemente presente con Mario Monti e con Herman Van Rompuy per dire che i Balcani sono Europa e che i Balcani possono diventare anche un modello per tutta l’Europa su come costruire nel futuro una società del vivere insieme. L’Europa vuole soprattutto aiutare i Balcani a vivere ancora di più un tempo di pace e di prosperità.
La Russia protagonista al Forum dell'Apec
◊ Il presidente cinese Hu Jintao ha fatto appello a tutti i Paesi dell'Asia Pacifica a preservare la pace e la stabilità nella regione. Lo ha fatto al summit annuale del forum dell'Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) che si è aperto ieri sull’isola di Russkij nei pressi di Vladivostok, in Russia. Le diverse tensioni riemerse di recente nella regione in merito a conflitti territoriali vecchi di decenni hanno gettato un’ombra sul summit dell'Apec, che riunisce 21 nazioni che affacciano sull'oceano Pacifico. Da parte sua, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un discorso inaugurale in cui ha teso la mano all’Oriente, in un momento di grande sviluppo per il continente asiatico. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fernando Mezzetti, esperto di Asia:
R. - Putin cerca di presentarsi sullo scacchiere del Pacifico come una potenza del Pacifico, dopo aver trascurato tutta quell’area negli ultimi 20 anni, dal crollo dell’Unione Sovietica. Si ripresenta sulla scena come potenza del Pacifico, ma ciò suscita molti sospetti.
D. - Il Pacifico è diventato un terreno di tensioni anche commerciali, oltre che politiche. Non a caso il presidente cinese, Hu Jintao, ha fatto appello a tutti i Paesi dell’Asia Pacifica al fine di preservare la pace e la stabilità nella regione. Quali sono gli elementi che possono far scendere queste tensioni?
R. - In quell’area ribollono tensioni non soltanto di tentazioni protezionistiche, come la Cina proclama. Ci sono forti diffidenze verso la Cina cresciuta militarmente, economicamente, politicamente e che fa incombere il suo peso su tutti i Paesi vicini per dispute territoriali. Tutti si rivolgono, quindi, agli Stati Uniti, e non si rivolgono alla Russia per bilanciare la Cina.
D. - Non è un caso, forse, che l’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) sia stato organizzato proprio in questi giorni, in cui il presidente americano - solitamente presente - è impegnato in una difficile campagna elettorale, dunque forzatamente assente…
R. - E’ chiaro che è stato organizzato in questo periodo proprio per non avere come contraltare in questa riunione gli Stati Uniti. Il dominus - non soltanto perché è il padrone di casa - è Putin, che non ha davanti a sé un presidente americano. Sapevano perfettamente che in un periodo come questo, nessun presidente americano ricandidato - qual è Obama - avrebbe lasciato gli Stati Uniti per andare in una città sperduta come Vladivostok; Mosca lo ha fatto proprio per dominare incontrastata. È andata lì Hillary Clinton, ma è chiaro che dal punto di vista protocollare non è il presidente.
D. - L’Europa guarda con grande interesse all’Asia; dal punto di osservazione asiatico, invece, il vecchio continente - almeno si ha questa impressione - è comunque sempre più lontano…
R. - E’ sempre più lontano in termini politici, perché queste tensioni territoriali che stanno montando nell’area - territoriali e di politica di fondo con il protagonismo e l’assertività cinese - in Europa hanno poca eco. Però, economicamente l’Europa per la Cina conta. L’Unione Europea, di per sé, è il maggiore partner commerciale della Cina; infatti, Pechino cerca di avere rapporti bilaterali, per esempio coltiva bene quelli con la Germania. Con l’Unione Europea nel complesso ha rapporti solo protocollari, ma poi coltiva rapporti commerciali bilaterali.
A chiusura del festival di Venezia, assegnati i premi: Leone d'oro al coreano "Pietà"
◊ Assegnati ieri sera i Premi della Mostra del Cinema di Venezia, a chiusura di un festival di notevole spessore artistico e culturale che ha programmato una serie di film spesso concentrati sulla crisi mondiale e le sue ripercussioni sociali. Leone d’Oro al coreano Kim Ki-duk e al suo violento e profondo "Pietà". Immotivata la mancanza dello splendido e originalissimo film del filippino Brillante Mendoza, considerato il titolo più bello della Mostra, tenuto in considerazione dalle giurie di ispirazione cattolica. Il servizio di Luca Pellegrini:
Un attento sguardo critico ha portato le giurie che s’ispirano ai valori della cultura cattolica ad assegnare il loro premi scegliendo tra una rosa di titoli aperti ai segnali di spiritualità provenienti da culture lontane, ma diretti da registi di formazione profondamente diversa. Alcuni sono stati decisi in linea con la premiazione ufficiale, che è risultata però soggetta alle volubili decisioni degli illustri giurati. Il Premio SIGNIS, legato all’Associazione Cattolica Mondiale della Comunicazione, ha espresso un verdetto singolare, premiando un film che è stato giustamente assai poco apprezzato dalla critica, "To the Wonder" di Malick. Più attenti e coraggiosi i giurati del Premio Nazzareno Taddei, istituito sei anni fa in memoria del gesuita studioso di cinema, che all’unanimità hanno riconosciuto il valore estetico e narrativo di "Pietà" di Kim Ki-duk, film che riassume in sé tutti i grandi temi che hanno quest’anno contraddistinto la Mostra: la società e il male che la debilita, le atrocità di un capitalismo spietato, la crisi colta da prospettive diverse. Il violento film del regista coreano ha meritato il Leone d’Oro, segno che le tensioni che lo attraversano e le sue immagini spesso strazianti hanno lasciato un segno su tutti. La Navicella- Venezia Cinema della Fondazione Ente dello Spettacolo è andato, splendida scelta, a "Thy Womb" del filippino Brillante Mendoza, che sorprendentemente e ingiustamente è stato del tutto ignorato dalla giuria ufficiale. Una assenza grave, perché questo film, pur adottando un registro etnografico, trascende la sfera del naturalismo e si fa vera poesia, mettendo in scena un atto d'amore totale e non scontato. Il Leone d’Argento è andato a "The Master" di Paul Thomas Anderson, pellicola di grande attualità che esplora il mondo delle sette, concentrandosi sul rapporto tra un maestro e un discepolo psicologicamente succube e ai due protagonisti, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix è stata assegnata la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Premio Speciale della Giuria, incomprensibile verdetto, al controverso e sgradevole "Paradise: Faith" dell’austriaco Ulrich Seidl, che mette in scena isterismi religiosi di tipo patologico, immagini al limiti dell’osceno, non un film sul fanatismo, ma su una malattia che invade la mente di una donna disturbata.
Iraq: attentati in tutto il Paese, oltre 50 morti
◊ È di oltre 50 morti e 250 feriti il bilancio degli attacchi che hanno colpito in questo fine settimana diverse città dell'Iraq. L’attentato più grave in un mercato vicino al mausoleo del’imam sciita Ali al Sharki, nel sud, dove l’esplosione di due auto bomba ha ucciso 14 persone, ferendone 60. Undici soldati hanno invece perso la vita a Balad, a 70 chilometri da Baghdad. Tra le altre città colpite Kirkuk, Bassora e Nassiryia.
Afghanistan: nuovi attacchi kamikaze a Kabule Farah. Decine le vittime
◊ Orrore senza fine in Afghanistan. Un ragazzo di appena 14 anni si è fatto esplodere nei pressi del quartier generale Isaf a Kabul uccidendo almeno 6 civili, fra cui diversi ambulanti bambini. È ancora incerto invece il bilancio delle vittime dell’attacco congiunto di tre kamikaze a Farah City contro la casa del governatore locale. Secondo un'agenzia di stampa locale ci sarebbero numerosi morti.
Colombia: Farc rinunciano a richiesta di tregua per partecipare a negoziati di pace
◊ I guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) rinunciano ad esigere un cessate il fuoco nel Paese per partecipare ai negoziati di pace, previsti a partire da ottobre. Lo ha annunciato un portavoce dello stesso gruppo rivoluzionario marxista in un'intervista pubblicata ieri dal quotidiano El Tiempo. La richiesta di un cessate il fuoco era stata rifiutata dal presidente colombiano Juan Manuel Santos, che ha invece chiesto all'esercito di proseguire le sue operazioni fino al raggiungimento di un accordo definitivo con le Farc.
Medio Oriente: razzi da Gaza sul Neghev, un morto in Cisgiordania
◊ Ancora tensione in Israele e nei territori palestinesi: un razzo sparato da Gaza è caduto sulla città di Beer Sheva, provocando alcuni feriti. Nel timore di nuovi attacchi, il sindaco locale ha deciso la chiusura di tutte le scuole. Un secondo razzo ha colpito la cittadina di Netivot, che si trova, come Beer Sheva, nella regione del Neghev. In Cisgiordania, intanto, si cerca il veicolo palestinese che ha travolto e ucciso un israeliano, abbandonando poi la zona. La vittima, secondo la stampa locale, sarebbe un addetto alla sicurezza. (D.M.)
A Verona il II festival della Dottrina sociale della Chiesa
◊ Dal 14 al 16 settembre si terrà a Verona il II Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, dal titolo “Crisi, significati, riferimento: la necessità di un pensiero diverso”. Scopo di tale iniziativa è favorire un confronto tra quanti, lasciandosi orientare dalla forza ispiratrice dell’insegnamento della Chiesa, operano responsabilmente nell’attuale situazione economica e finanziaria. Come riporta l’agenzia Zenit, il percorso di questa tre giorni, ispirato all’enciclica “Caritas in veritate” di Papa Benedetto XVI, si sviluppa intorno a tre punti principali: l’importanza di un’analisi dei motivi dell’attuale crisi, il significato che in essa si può scorgere e la necessaria chiarezza circa il riferimento interpretativo. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione G. Toniolo, La Società, rivista di dottrina sociale della Chiesa, Rinnovamento dello Spirito Santo, l’Associazione Papa Giovanni XXIII, il Collegamento Sociale Cristiano e l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Co-organizzatore è il Comune di Verona che ospita l’evento. (L.P.)
Francia: il 14 ottobre al via la Settimana missionaria mondiale
◊ “Andate e fate discepoli tutti i popoli”: su questo tema – lo stesso scelto da Benedetto XVI per Giornata mondiale della gioventù 2013, in programma a Rio de Janeiro – si svolgerà, dal 14 al 21 ottobre prossimi, la Settimana missionaria mondiale. L’evento, informa una nota, è organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie (Pom) e “vuole essere l’occasione di un grande movimento di solidarietà, finanziaria e spirituale, verso le 1035 diocesi più bisognose del pianeta”. La Settimana, inoltre, racchiude alcuni momenti salienti della vita della Chiesa: l’Anno della fede, che avrà inizio proprio ad ottobre e che commemora i 50 anni del del Concilio Vaticano II; il 150.mo anniversario, caduto il 9 gennaio scorso, della morte della Venerabile Pauline Jaricot, fondatrice di Propaganda Fide, che è all’origine della Pom; il Sinodo generale dei vescovi dedicato al tema della Nuova evangelizzazione, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre, ed i 170 anni dell’Infanzia missionaria, uno degli organismi componenti le Pom. E sarà proprio l’Infanzia missionaria a lanciare il primo fumetto giapponese, i così detti ‘manga’, in lingua francese: intitolato “Le ali del sole”, esso racconterà il viaggio di tanti giovani attraverso il mondo per diffondere il messaggio di salvezza del Vangelo. Ad accompagnare il fumetto, ci sarà un CD musicale contenenti cinque canti sul tema della missione per i bambini ed i ragazzi. (I.P.)
Cina: il programma della diocesi di Xian Xian per l’Anno della fede
◊ Fede, testimonianza ed evangelizzazione sono i tre punti cruciali del programma della diocesi di Xian Xian (oggi Cang Zhou), nella provincia dell’He Bei della Cina continentale, per l’Anno della fede. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, la diocesi, che è famosa in Cina e nel mondo per la devozione dei suoi fedeli, ha risposto all’appello del Papa pubblicando il programma dettagliato dell’Anno della fede che avrà inizio l’11 ottobre. La diocesi ha formato una apposita Commissione per la Celebrazione dell’Anno della fede guidata dal vescovo diocesano, mons. Giuseppe Li Lian Gui. Secondo il programma stilato, la solenne apertura dell’Anno avverrà in comunione con la Chiesa universale, l’11 ottobre; durante le vacanze del Capodanno cinese saranno organizzati dei corsi di formazione permanente per sacerdoti e suore; dal 15 al 18 marzo 2013 si svolgerà il Congresso dei membri delle associazioni cattoliche della diocesi; il 20 luglio sarà celebrata solennemente la festa dei 56 Santi Martiri della diocesi; il 17 agosto il Congresso dei giovani della diocesi; dal 19 al 20 ottobre, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, si terrà un Congresso sull’Evangelizzazione; il 23 novembre la solenne chiusura dell’Anno della fede. Durante questo anno inoltre i due vicari della diocesi andranno nelle parrocchie per presiedere corsi di catechismo e momenti di condivisione delle esperienze di fede; i sacerdoti e le suore sono invitati ad approfondire i documenti del Concilio, il Catechismo della Chiesa cattolica e soprattutto la Lettera apostolica “Porta fidei”, per poi trasmetterne i contenuti ai fedeli. La diocesi infine pubblicherà un libro sulla Storia dei suoi 56 Santi Martiri. La diocesi di Xian Xian (oggi Cang Zhou), che era l’antico vicariato apostolico di Tcheli-Sudest, oggi ha 75.000 fedeli, quasi 100 sacerdoti, 206 fra chiese e cappelle. La comunità cattolica locale ha inviato decine di sacerdoti e suore a studiare all’estero, con l’aiuto della comunità cattolica universale. Ogni anno sono oltre un centinaio i catecumeni che diventano membri della comunità cristiana. (R.P.)
Repubblica Ceca: il Pellegrinaggio delle nazioni a Maria Hilf
◊ Il tradizionale “Pellegrinaggio delle nazioni in onore della Beata Vergine Maria” si terrà a Maria Hilf sulle montagne di Jesenik il 15 settembre. Organizzato dalla custodia di questo rinomato luogo di pellegrinaggio, l’evento, che ha come tema principale “Uniti dalla fede e dall’amore”, culminerà con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia (Germania), e concelebrata da mons. Frantisek Václav Lobkowicz, vescovo di Ostrava-Opava (Repubblica Ceca) e da mons. Alfons Nossol, arcivescovo di Opole (Polonia). Il programma prevede anche la recita del rosario, una Via crucis e una cerimonia per accogliere solennemente le reliquie del beato Giovanni Paolo II, affidate dal cardinale Stanislaw Dziwisz ai rappresentanti di Maria Hilf, nella chiesa locale di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani e Protettrice della Vita. Maria Hilf è non solo un tradizionale luogo di pellegrinaggio, ma anche un luogo di memoria, che – secondo i custodi – “dovrebbe ricordare alla gente di tutto il mondo che non si può essere felici e vivere in pace se non si protegge e non si rispetta la vita dal concepimento fino alla morte naturale”. (I.P.)
Milano: all'Università Cattolica mostra sulla Beata Teresa di Calcutta
◊ L’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con l’Associazione Centro Studi “Tutti Più Educati”, ospita dal 10 al 21 settembre, nel primo chiostro di largo Gemelli, “Beata Teresa di Calcutta. Vita, spiritualità e messaggio”, mostra ufficiale realizzata dal “Mother Center” delle Suore Missionarie della Carità attingendo al loro archivio fotografico e documentale con immagini e scritti inediti. La mostra - informano i promotori - si inaugurerà l’11 settembre alle ore 16.30 con un incontro in Aula magna per approfondire i temi della solidarietà sociale. Dopo il saluto del prorettore vicario dell’Università Cattolica, Franco Anelli, suor Cyrene, madre provinciale delle Missionarie della Carità, e padre Sebastian Vazhakala, superiore generale dei Missionari della Carità contemplativi, parleranno dell’operato degli ordini costituiti dalla santa. Seguiranno - riporta l'agenzia Sir - un contributo di Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica della Cattolica, e un intervento di Pietro Petraroia, docente di legislazione dei beni culturali in Cattolica. All’apertura della mostra (ore 17.30) presenzierà l’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola. Alle ore 18.30 seguirà nella Basilica di Sant’Ambrogio la celebrazione della messa. (R.P.)
Australia: il 21 settembre al via l’incontro della Pastorale giovanile
◊ Un sostegno per crescere nella fede attraverso un’attenta formazione e anche avvalendosi di tutte le nuove tecnologie informatiche, dei nuovi linguaggi telematici. Educare le nuove generazioni sul tema dei diritti umani, dell’impegno alla difesa della vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Un cammino non facile ma necessario - riferisce L’Osservatore Romano - offerto ai giovani australiani per aiutarli a divenire sempre più «fedeli e credibili» testimoni del Vangelo, cittadini consapevoli, protesi al bene comune. Queste, in sostanza, le finalità dell’incontro dell’Australian Catholic Youth Ministry Convention (Acymc) che si svolgerà, dal 21 al 23 settembre, nella diocesi di Wollongong e al quale parteciperanno 450 giovani responsabili dell’animazione nelle diocesi, parrocchie, scuole, università, movimenti e comunità religiose di tutto il Paese. Un incontro di comunione, di fraternità e di preghiera anche in vista della prossima Giornata mondiale della gioventù 2013 che si svolgerà in Brasile sul tema: «Andate e fate discepoli tutti i popoli». Nel frattempo, fervono i preparativi per il primo Festival nazionale della gioventù che la Chiesa in Australia si appresta a realizzare dal 5 al 7 dicembre del 2013. L’evento si svolgerà presso il St. Patrick Campus dell’università cattolica australiana di Melbourne e sarà lanciato ufficialmente nel corso di una conferenza stampa il prossimo 21 settembre. L’appuntamento prevede 3 giorni intensi scanditi da momenti di preghiera e di riflessione, seminari, manifestazioni musicali e mostre. All’evento, il più grande raduno giovanile in Australia dopo la Giornata mondiale della gioventù del 2008 di Sydney, sono attesi almeno quattromila partecipanti. «Il festival — ha spiegato monsignor Anthony Colin Fisher, vescovo di Parramatta e responsabile della pastorale giovanile della Conferenza episcopale australiana — offrirà ai giovani cattolici australiani l’opportunità di incontrare Cristo attraverso la Chiesa e ai vescovi l’occasione per ascoltare e condividere le problematiche e le preoccupazioni del mondo giovanile. Il progetto per la realizzazione del festival — ha concluso il presule — è da tempo allo studio della commissione pastorale dei vescovi e del consiglio dei giovani cattolici australiani». (I.P.)
Vietnam: messaggio dei vescovi agli studenti cattolici per il nuovo anno scolastico
◊ Più di 22 milioni di studenti vietnamiti hanno iniziato, due giorni fa, il nuovo anno scolastico: circa 4 milioni negli asili e 15 milioni alle scuole elementari e superiori, cui si sommano gli oltre 3 milioni iscritti al college e all’Università. A tutti loro è giunto, come di consueto, il messaggio del Capo dello Stato, Troung Tan Sang, il quale ha esortato gli studenti “a riscoprire e promuovere la tradizione del buono studio, ad imparare dai buoni esempi ed a dare il meglio di sé per ottenere buoni risultati, con cui contribuire alla costruzione di un Paese prospero”. In particolare, agli studenti cattolici è giunto anche il messaggio di mons. Thomas Vu Dinh Hieu, presidente della Commissione per l’Educazione cattolica della Chiesa locale: partendo dalla citazione delle cinque virtù di Confucio - gentilezza, rettitudine, sobrietà, saggezza e credibilità – il presule ha poi invitato i giovani a “crescere nella fede e nell’educazione della Chiesa cattolica, affinché possano essere testimoni di Cristo e del Vangelo nelle loro scuole”. Il messaggio di mons. Vu Dinh Hieu è stato diffuso su tutti i siti web vietnamiti cattolici, nei corsi di catechismo e nelle newsletter parrocchiali. (I.P.)
A Vienna il VI Congresso mondiale di Preghiera per la vita
◊ “Ecco tua madre” (Gv 19,27) sarà il tema del VI Congresso mondiale di preghiera per la vita che si terrà a Vienna dal 4 all’8 ottobre. I relatori, spiegano gli organizzatori, “con un sincero desiderio di promuovere la protezione e la dignità della vita umana, aiuteranno i partecipanti ad approfondire le loro conoscenze sul tema attingendo da una vasta gamma di informazioni d’attualità, di esperienze pratiche e di conoscenze acquisite”. Tra i relatori - riferisce l'agenzia Sir - anche mons. Peter Stephan Zurbriggen, nunzio apostolico in Austria; mons. Andreas Laun e mons. Klaus Küng, membri del Pontificio Consiglio della famiglia; mons. Philip J. Reilly, fondatore dell’associazione pro-life “Helpers of God’s Precious Infants” (Aiutanti dei preziosi bambini di Dio) negli Usa; il portoghese Nuno Prazeres, segretario dell’Apostolato mondiale di Fatima; Ewa Kowalewska, direttrice di “Human Life International” in Polonia. Il programma prevede non solo relazioni e gruppi di lavoro ma anche messe quotidiane, adorazioni eucaristiche, momenti di preghiera e riflessioni su temi quali il diritto dei cattolici di opporsi a politiche o leggi che contraddicono la legge di Dio e le conseguenze dell’aborto. Il 6 ottobre i partecipanti al congresso prenderanno parte ad una veglia di preghiera e reciteranno il rosario di fronte alla più grande clinica austriaca specializzata in aborti. (R.P.)
I vescovi dell’Africa Orientale si preparano al Sinodo sulla nuova evangelizzazione
◊ Fervono i preparativi, in tutte le Chiese particolari del mondo, per l’imminente Sinodo generale dei vescovi, che si terrà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre, sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Anche la Chiesa dell’Africa Orientale, dunque, si prepara a questo momento forte della vita ecclesiale: dal 3 al 5 settembre, infatti, a Nairobi, si sono riuniti i presuli delegati dell’Amecea, l’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa dell’Est, che conta otto Paesi membri (Tanzania, Uganda, Kenya, Zambia, Etiopia, Malawi, Eritrea e Sudan, con Gibuti e Somalia come affiliati). Tanti i temi al centro dell’incontro: l’analisi dell’Instrumentum Laboris, ovvero del “documento di lavoro” che farà da guida all’Assemblea sinodale; le attuale tendenze della società e la loro influenza sulla missione dell’evangelizzazione; le strategie che la Chiesa può attuare per toccare il cuore delle persone; le nuove frontiere della comunicazione. Su quest’ultimo argomento, in particolare, è intervenuto mons. Martin Kivuva, presidente della Commissione episcopale del Kenya per le Comunicazioni sociali: con il supporto di una presentazione interattiva, il presule ha richiamato l’importanza, per i sacerdoti, di essere ‘amici’ dei mass media e di non fuggire le nuove tecnologie. “Se non siamo in comunicazione – ha sottolineato mons. Kivuva – saremo travolti da essa”. Di qui, l’esortazione ad introdurre corsi di comunicazione nei seminari, affinché i futuri sacerdoti e religiosi siano pronti ad interagire e ad usare i mass media nell’opera di evangelizzazione. “La Chiesa oggi – ha concluso mons. Kivuva – deve essere là dove sono i mezzi di comunicazione”. All’incontro di Nairobi era presente, tra gli altri, il vicepresidente dell’Amecea, mons. Emmauel Obbo, vescovo di Soroti, in Uganda. (A cura di Isabella Piro)
Libano: l'11 settembre a Beirut le catechesi del Papa tradotte in arabo da Oasis
◊ In vista dell’imminente visita papale di Benedetto XVI in Libano, la Fondazione internazionale Oasis presenta l’11 settembre a Beirut un volume con le catechesi del Papa sulla preghiera tradotte in arabo. Il volume, dal titolo «Rabbi, ‘allim-nâ an nusallî» As-Salât fi ta‘lîm al-Bâbâ Benedictus XVI [« Signore, insegnaci a pregare ». La preghiera nell’insegnamento di Benedetto XVI, (traduzione araba delle catechesi del Santo Padre), coedizione Éditions de la Librairie Pauliste di Jounieh e Marcianum Press di Venezia, sarà presentato presso l’Università Saint Joseph, in collaborazione con la locale Facoltà di Scienze Religiose, nel Campus di Scienze Umane (rue de Damas, http://www.usj.edu.lb). Alla presenza del nunzio apostolico, mons. Gabriele Giordano Caccia, parteciperanno esponenti della realtà civile ed ecclesiale libanese. Tra questi - riferisce l'agenzia Sir - mons. Paul Matar, arcivescovo maronita di Beirut e presidente della Commissione episcopale dei mezzi di comunicazione; Hicham Nachabe, Président de l’Université Makassed et de l’Institut des Etudes islamiques; padre Gabriel Hachem, professore della Facoltà di Teologia Classica e dell’Issr. Questo è il secondo libro curato da Oasis per promuovere la conoscenza dell’insegnamento del Papa in lingua araba e segue quello del 2010 sulle catechesi dedicate a S.Paolo. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 253