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Sommario del 01/09/2012
Unanime affetto per il cardinale Martini. Benedetto XVI: ha servito con generosità Vangelo e Chiesa
◊ Tanto affetto e attestati di stima e gratitudine continuano a giungere in memoria del cardinale Carlo Maria Martini, spentosi ieri pomeriggio nella casa dei Gesuiti a Gallarate, in provincia di Varese, all’età di 85 anni. Il Papa lo ha definito “caro fratello” e “insigne pastore”. Il Duomo di Milano accoglie da mezzogiorno il feretro del porporato. Lunedì prossimo alle 16.00 i funerali. Il servizio di Sergio Centofanti.
La salma del cardinale Martini, accolta da tanti applausi, resterà esposta per l’ultimo saluto di fedeli e cittadini fino ai funerali, quindi anche durante la notte in una prolungata veglia di preghiera e canti. Il porporato, al termine delle esequie - cui parteciperà anche il premier Mario Monti - sarà sepolto nel Duomo in una tomba posta ai piedi dell'altare della Croce di San Carlo Borromeo. Carico di intensità il messaggio di cordoglio del Papa: “Pensando con affetto a questo caro fratello che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa - scrive Benedetto XVI al cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola - ricordo con gratitudine la sua intensa opera apostolica profusa quale zelante religioso figlio spirituale di Sant’Ignazio, esperto docente, autorevole biblista e apprezzato rettore della Pontificia Università Gregoriana e del Pontificio Istituto Biblico, e quindi come solerte e saggio” arcivescovo di Milano. Benedetto XVI sottolinea anche il “competente e fervido servizio da lui reso alla Parola di Dio, aprendo sempre più alla comunità ecclesiale i tesori della Sacra Scrittura, specialmente attraverso la promozione della Lectio divina”. Il Papa ricorda quindi la lunga infermità del cardinale Martini, malato di Parkinson, da lui vissuta “con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volontà del Signore”.
Il cardinale Martini nasce a Torino il 15 febbraio 1927. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, sacerdote a 25 – il 13 luglio scorso aveva celebrato il 60.mo dell’ordinazione - diventa prima rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana. Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo di Milano nel 1979, ruolo che ricopre fino al 2002, quindi lo fa cardinale. Insigne biblista, fra le sue iniziative più importanti ricordiamo l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola” per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina. Ascoltiamo dalla voce del cardinale Martini – raccolta da Fabio Colagrande nel 2005 - qual era il suo rapporto con la Parola di Dio:
“Direi che è un bisogno, una necessità ed anche una lotta, un po’ come Giacobbe lotta con l’Angelo, perché la Parola è sempre superiore a noi, la Parola - in qualche maniera - ci schiaccia, ci giudica, ci infuoca interiormente. Quindi, non è mai un tranquillo discorrere con la Parola; è un ascoltarla, per essere continuamente scossi e cambiati interiormente”.
Tra le altre iniziative, il grande convegno diocesano di Assago nel 1986 sul tema del “Farsi prossimo”, da cui nascono le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Celebre anche la “Cattedra dei non credenti” che volle a Milano per incontrare persone in ricerca della verità. Un dialogo che considerava molto importante:
“Sì, è un dialogo molto importante. Io parlo evidentemente, innanzi tutto, ai non credenti che però pensano, riflettono, hanno un forte senso di responsabilità, una coscienza dei valori; da loro ho certamente imparato molto. Si tratta di continuare a dialogare per riconoscere i desideri profondi del cuore umano, e quindi aiutare ciascuno a trovare la sua piena autenticità”.
Celebri restano ancora i suoi discorsi alla città di Milano e le sue Lettere pastorali. Toccanti le visite ai carcerati e gli incontri con i più poveri. E vivo nel ricordo di tutti resta l’episodio che vide alcuni terroristi delle Brigate Rosse consegnare al porporato un arsenale di armi. Finita la sua esperienza a Milano, il cardinale Martini riprende gli amati studi biblici vivendo a Gerusalemme, senza tralasciare il suo impegno per il dialogo ecumenico e tra le religioni. Questa una sua testimonianza nel gennaio del 2005:
“Io sono testimone, a Gerusalemme, di molte iniziative di dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani. Sono molti i gesti di buona volontà, di attenzione reciproca, anche se purtroppo non raggiungono il livello dell’opinione pubblica e quindi non sono valorizzati come dovrebbero a livello politico. Però ci sono le premesse per un dialogo reale che certamente porterà a risultati positivi: lo speriamo molto!”.
Tornato in Italia per farsi curare, il cardinale Martini risiede presso l’Aloisianum, istituto dei Gesuiti a Gallarate, riducendo via via la sua attività. Nel giugno scorso, durante l’Incontro mondiale delle famiglie, si reca a Milano, nonostante la malattia, per incontrare e riabbracciare Benedetto XVI.
Martini. Il cardinale Ravasi: fu profetico perché radicato nella complessità della storia
◊ Il cardinale Carlo Maria Martini è stato punto di riferimento anche per molti non credenti, mentre da più parti lo si considerava, in modo riduttivo, simbolo di una Chiesa "progressista". Su questi aspetti si sofferma, al microfono di Fabio Colagrande, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
R. – Questi schemi che si adottano effettivamente sono come degli stampi freddi che gelano l’incandescenza delle figure, delle situazioni, dei contesti. E’ fuor di dubbio che lo sguardo di Martini era certamente tendenzialmente uno sguardo verso l’oltre, che cercava di individuare i percorsi futuri. In questo senso, si può dire veramente che la sua funzione fosse “profetica”, e profeta di per sé è colui che è ben piantato nella Storia e ne intuisce i movimenti, le tensioni… Ecco, forse l’aspetto principale di questa definizione che viene data è invece un aspetto che dovrebbe essere un po’ di tutti i credenti ed i pastori, cioè la capacità di riuscire a individuare, e ad annodare come in una sorta di serie continua, le complessità delle situazioni. Qualche volta si diceva, per esempio, che Martini faceva delle dichiarazioni che erano in contrasto o, comunque, che erano un po’ oltre rispetto alla dottrina: le dichiarazioni, per esempio, su bioetica o su problemi di questo genere… In realtà, egli aveva una fede direi quasi rocciosa che però era estremamente attenta al fatto che i volti, la complessità della realtà, hanno tanti altri aspetti che devono essere considerati. Ecco, in questa luce credo si possa dire che il suo era uno sguardo che andava “oltre”.
D. – Nel telegramma di cordoglio per la morte del cardinale Martini, il Papa sottolinea in maniera particolare il servizio da lui reso alla Parola di Dio, “aprendo sempre più alla comunità ecclesiale i tesori della Sacra Scrittura”…
R. – Devo dire che questo è stato proprio il suo merito più tipico, quasi. Anche nei discorsi di Sant’Ambrogio, che ogni anno rivolgeva alla città di Milano in occasione della festa del Patrono, aveva sempre la capacità di partire dalla realtà, di mirare all’eterno camminando nel tempo, ma proprio mirando all’eterno, e lì c’era sempre la lampada accesa della Parola. Non per nulla, appunto, è stato fatto notare che anche il Papa ha citato alcune volte soprattutto la sua esperienza più significativa, che è stata quella della lectio divina biblica nell’interno del Duomo, irradiata poi nelle varie parrocchie e comunità di questa immensa diocesi. Quindi, direi che questo è proprio un tratto estremamente significativo e fondamentale, non perché era biblista ma perché in pratica faceva un po’ come i Padri della Chiesa, che avevano due caratteristiche: non parlavano "della" Bibbia, ma parlavano "la" Bibbia, usandola quasi in filigrana. La seconda caratteristica è che lui ha pubblicato molti libri, ma molti dei suoi libri sono effettivamente frutto del parlato, sono frutti orali – come capitava spesso ai Padri – dove altri raccoglievano il messaggio che veniva dato, sempre attorno alla Parola.
Il cardinale Martini nel ricordo di Bagnasco, Scola, Erdö e Paglia
◊ “Con la morte del cardinal Carlo Maria Martini scompare un Pastore solerte e intelligente, che con sapienza ispirata alla Parola di Dio ha retto la Chiesa Ambrosiana attraverso un lungo e difficile periodo storico”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, raggiunto dalla notizia della morte del card. Carlo Maria Martini. “Egli – continua il porporato - è divenuto così un educatore affidabile per tante generazioni che sono state da lui condotte all’incontro con Dio. La sua presenza all’interno della Conferenza Episcopale Italiana è sempre stata apprezzata, così come il suo servizio in seno alle Conferenze Episcopali d’Europa. Mentre esprimo al cardinale Scola le più vive condoglianze da parte della Chiesa italiana, mi unisco alla preghiera che sale a Dio per l’anima eletta del Cardinal Carlo Maria Martini”.
Grande commozione per la scomparsa del cardinale Martini nella diocesi di Milano. Giovedì sera, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, aveva invitato tutti i fedeli della Diocesi a pregare per il porporato in segno di affetto e di vicinanza. Ma ascoltiamo il cardinale Scola al microfono di Luca Collodi:
R. - Abbiamo appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale, e insieme, ci siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare la preghiera di gratitudine per la grande personalità del cardinal Martini e per il suo lungo ministero a Milano. Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo momento di passaggio del cardinal Martini, testimone di una vita offerta e donata a Dio secondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università e pastore. Personalmente, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero. Sono certo che ora il cardinal Martini accompagna dall’alto la Chiesa milanese e tutti gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi.
D. - Molti ricordano il cardinale Martini per la sua volontà di aprire ad un rapporto fiducioso con il mondo moderno...
R. - Certamente. Questo è stato uno degli aspetti che ha contraddistinto il suo ministero milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi -milanese- e non solo gliene daranno atto.
D. - Tra l’altro è stato uno dei primi ad aprire al dialogo anche con atei ed agnostici…
R. - È vero. Perché la proposta di Gesù Cristo è sempre, di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua peculiare sensibilità.
Tra gli estimatori del cardinale Martini, specie per l’influenza del suo pensiero in ambito europeo, c’è il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente della Conferenza episcopale del Paese, nonché presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa. L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. – Di lui conservo diversi cari ricordi. Uno è collegato al 25.mo anniversario del Pontificato del Beato Giovanni Paolo II, quando fu distribuita una bella edizione delle due lettere dell’Apostolo Pietro. L’edizione portava un saggio introduttivo, che era opera del cardinale Martini ed era stupendo. Un’altra impressione molto profonda l’ho avuta prima del primo Sinodo per l’Europa. Durante la preparazione, il cardinale Martini ha convocato a Milano tutti quelli che hanno partecipato a quei lavori e ha parlato per giorni di quello che pensava dell’Europa e della vocazione della Chiesa in Europa. Io lo stimo come mio predecessore anche nella funzione di presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa.
D. – All’Europa che cosa lascia il cardinale Martini, secondo lei?
R. – Certamente lascia l’amore verso la Parola di Dio, verso la Sacra Scrittura e anche verso l’uomo di oggi. Era sempre attento alle necessità, ai problemi degli esseri umani, della gente di oggi, e questa è un’eredità preziosa.
Tristezza mista a gratitudine: sono i sentimenti con i quali la Comunità di Sant’Egidio, in un comunicato, ricorda il cardinale Martini, la sua grande testimonianza di pastore e il suo amore per la Parola di Dio. La profonda conoscenza delle Scritture, da lui predicate negli anni Settanta nelle periferie di Roma insieme a Sant’Egidio quando era rettore della Università Gregoriana, il suo amore per i deboli e per i poveri, la sua passione per la pace e il dialogo, condivisi in tanti anni di amicizia, restano per tutti come preziosa eredità della sua passione evangelica per la Chiesa e per il nostro tempo. Al microfono di Francesca Sabatinelli, il ricordo di mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio:
R. – Il mio ricordo è quello di un uomo di Dio, di un uomo appassionato del Vangelo, e di un uomo che voleva portare il Signore accanto, anzi, nel cuore della gente. Io lo ricordo quando, allora giovane rettore del Biblico, diceva: ”Io parlo molto di evangelizzazione, ma faccio poco con i poveri. Io vorrei spendere almeno mezza giornata della settimana con i più poveri”. Questa affermazione poi divenne realtà. E lui trascorreva ogni giovedì pomeriggio con un anziano che era a Trastevere, lavando i piatti, pulendo per terra, andando a fargli la spesa. Ecco, questo Vangelo che arrivava attraverso i credenti nel cuore dei più deboli, dei più poveri, è uno dei segni più belli che ricordo del cardinale Martini, che poi ha vissuto tutto questo in maniera straordinaria divenendo arcivescovo di Milano.
D. - La commozione per la morte del cardinale Martini è stata condivisa da credenti e non ..
R. - Sì. Il cardinale Martini era un prete che aveva l’ideale di Paolo VI, cioè una Chiesa che sapesse parlare di Dio e del Vangelo all’uomo di questo tempo. Questo è stato il grande impegno del cardinale: cercare di dire il Vangelo di sempre con un linguaggio che l’uomo di oggi avesse potuto comprendere, perché la Parola di Dio deve entrare nelle parole degli uomini per fermentare. Ecco perché oggi piangono in tanti, credenti e non, la scomparsa di questo grande testimone. Pensiamo quando le Brigate Rosse consegnarono a lui un arsenale di armi, ecco, noi possiamo capire quanto c’è bisogno di uomini di questa caratura, di credenti con questa passione, con questa straordinaria intelligenza pastorale. Martini resta indubbiamente un grande maestro, e vorrei dire anche un grande italiano e, aggiungo, un grande europeo. Ricordo ancora con estrema nettezza quando, soprattutto da Milano in poi, lui credeva che l’Europa doveva conservare e proclamare con ancor maggiore forza il messaggio cristiano al mondo. E oggi, mentre il mondo sembra frantumarsi, l’Europa indebolirsi, il messaggio del cardinale Martini è come consegnato alle nostre mani, perché noi, a nostra volta, continuiamo lo sforzo, l’impegno, che lui non ha mai lesinato lungo tutta la sua vita, compreso il tempo della malattia.
D. - Il percorso del cardinale Martini si è intrecciato molte volte con quello della comunità di Sant’Egidio, soprattutto per quanto riguarda la promozione del dialogo tra le religioni ..
R. - Sì. L’incontro del cardinale Martini con la comunità di Sant’Egidio risale al 1974, quando lui, ricordo, teso a vivere la Chiesa secondo le immagini degli Atti degli Apostoli, voleva stare vicino ai poveri. Tutte le domeniche andava a celebrare la Messa in un locale, una ex pizzeria, con questa piccola comunità di Sant’Egidio, nei quartieri della Roma di allora, i quartieri di periferia. E poi, man mano, il legame con la comunità si è via via allargato con la vita stessa della comunità: gli incontri con gli altri credenti a partire dagli ebrei, dagli ortodossi ai protestanti, ma poi anche con il mondo islamico e anche con i non credenti, già negli anni ’80. In questo senso, la comunità perde un grande amico che comunque continuerà ovviamente a ispirare le migliaia di persone che già in questa vita hanno avuto in lui un punto di riferimento.
Il no di Martini all'accanimento terapeutico. Don Colombo: squallide strumentalizzazioni
◊ “Un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente né moralmente” quello tra il cardinale Carlo Maria Martini e i casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Così don Roberto Colombo, docente alla facoltà di medicina dell’ospedale Gemelli di Roma, commentando il grande rilievo dato da stampa e Tv sul rifiuto del cardinale, a metà agosto, di essere alimentato tramite sondino dopo che l’ultima crisi l’aveva reso non più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Una scelta determinata dall’avvicinarsi ormai imminente della morte di cui Martini era pienamente cosciente. Sentiamo don Colombo nell’intervista di Adriana Masotti:
R. – Il cardinale Martini soffriva da oltre 10 anni di una malattia neurodegenerativa, il morbo di Parkinson, che vede la comparsa periodica di crisi che, con il tempo, tendono ad aggravarsi. Da quanto ha dichiarato il suo medico personale, il professor Gianni Pezzoli, si è verificata un’ultima crisi particolarmente grave a metà agosto, e il cardinale non è stato più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Si è allora prospettata l’eventualità di una alimentazione per via enterale, attraverso un sondino. Il cardinale ha scelto di non farsi praticare questo trattamento considerato l’avvicinarsi ormai imminente del termine della sua vita. Questo è stato paragonato ad altri episodi, in particolare quelli che hanno riguardato Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Ma si tratta di un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente, né moralmente.
D. - Qual è la differenza tra questi casi?
R. - Dobbiamo dire, innanzi tutto, che l’accanimento terapeutico si configura come un intervento medico non più adeguato alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure perché appare troppo gravoso per le sue condizioni. Invece, nel caso della giovane Eluana, essa versava in una situazione clinica che era del tutto differente; non era in agonia, né stava per entrarvi, e per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata. Anche nel caso di Piergiorgio Welby, su richiesta dello stesso paziente, il respiratore gli venne staccato ben 45 anni dopo l’inizio della patologia; anche in questo caso, Welby, non si trovava in prossimità della morte. Si è dunque trattato di un’eutanasia volontaria.
D. – Quindi, secondo la Dottrina della Chiesa, questo “no” all’alimentazione attraverso il sondino, è lecito se ci sono queste condizioni di fine vita?
R. - Secondo la Dottrina della Chiesa, la rinuncia all’accanimento terapeutico non vuol dire procurarsi la morte o procurare la morte ad una persona. Si accetta semplicemente di non poterla impedire. Spetta al paziente, se ne è cosciente, in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere quando e come sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri all’approssimarsi del termine della propria esistenza terrena. Da quanto sappiamo, il cardinale Martini ha voluto sempre essere informato, in modo pieno e completo, sulla propria condizione di salute per poter prendere delle decisioni che fossero coerenti con la sua visione profonda ed evangelica della vita, e anche di fronte all’ultimo istante di essa, alla sua morte.
D. - Che dire allora dell’enfatizzazione di questa scelta del cardinale Martini da parte di alcuni?
R. - Ci pare che la morte di una grande figura, come il cardinale Martini, sia stata strumentalizzata per fini diversi che possiamo immaginare, ma che vogliamo giudicare come davvero squallidi.
Padre Lombardi: il cardinale Martini, un grande evangelizzatore
◊ L'annuncio del Vangelo è stato al centro dell'opera del cardinale Martini. Ascoltiamo in proposito il direttore della Sala Stampa vaticana, il padre gesuita Federico Lombardi:
La morte del cardinale Carlo Maria Martini è un evento che suscita grande emozione ben aldilà dei confini della pur vastissima Archidiocesi di Milano, che ha governato per 22 anni. Si tratta infatti di un vescovo che con la sua parola, i suoi numerosi scritti, le sue innovatrici iniziative pastorali ha saputo testimoniare e annunciare efficacemente la fede agli uomini del nostro tempo, guadagnandosi la stima e il rispetto di vicini e lontani, ispirando nell’esercizio del loro ministero tanti confratelli nell’episcopato in molte parti del mondo.
La formazione e la personalità di Martini erano quelle di un gesuita studioso della Sacra Scrittura. La Parola di Dio era il punto di partenza e il fondamento del suo approccio ad ogni aspetto della realtà e di ogni suo intervento, gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola la matrice della sua spiritualità e della sua pedagogia spirituale, del rapporto continuo, diretto e concreto, fra la lettura della Parola di Dio e la vita, del discernimento spirituale e della decisione alla luce del Vangelo.
Fu coraggiosa intuizione di Giovanni Paolo II mettere la ricchezza culturale e spirituale di colui che era stato fino allora uno studioso, Rettore del Biblico e poi della Gregoriana, al servizio del governo pastorale di una delle diocesi più grandi del mondo. Il suo fu uno stile di governo caratteristico. Nel suo recente ultimo piccolo libro – “il Vescovo” – Martini scrive: “Non pensi il vescovo di poter guidare efficacemente la gente a lui affidata con la molteplicità delle prescrizioni e dei decreti, con le proibizioni e i giudizi negativi. Punti invece sulla formazione interiore, sul gusto e sul fascino della Sacra Scrittura, presenti le motivazioni positive del nostro agire secondo il Vangelo. Otterrà così molto di più che non con rigidi richiami all’osservanza delle norme”. E’ un’eredità preziosa, su cui riflettere seriamente quando cerchiamo le vie della “nuova evangelizzazione”.
◊ “Let’s Bridge” è il titolo del Genfest 2012, il grande raduno giovanile organizzato dal Movimento dei Focolari e in corso fino a domani nella capitale ungherese di Budapest. E al ponte evocato dal titolo si ispira il Messaggio rivolto ai partecipanti da Benedetto XVI. Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa invita i giovani del Genfest a essere segno di unità per tutti i giovani del mondo. Intanto, al raduno oggi è il giorno di lancio di una importante iniziativa internazionale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
I ponti sul Danubio di Budapest, distrutti dal secondo conflitto mondiale e poi ricostruiti, sono il “simbolo eloquente” della “determinazione di costruire la pace su fondamenti duraturi”. Per dirigere gli sguardi dei 12 mila giovani del Genfest al futuro Benedetto XVI ricorda la storia. La storia dell’“unica unità” che quei ponti fecero di Buda e Pest – collegando l’uno all’altro i due antichi insediamenti. Ma anche la storia nata “dalle ceneri” della Guerra mondiale, purtroppo segnata nell’Europa dell’est da oppressioni totalitaristiche e, insieme, da “nuove possibilità di libertà e solidarietà fraterna dopo la fine della Guerra Fredda”. E infine la storia recente nella quale – scrive il Papa – “la comunità internazionale si è prefissata di eliminare una volta per tutte le condizioni che potrebbero condurre ad un futuro conflitto”.
L’augurio di Benedetto XVI ai ragazzi del Genfest di offrire “la mano dell’amicizia a quelli che provengono da altri contesti e culture, così da dare forma alla città terrena nell’unità e nella pace”, cade nel giorno in cui al grande raduno organizzato dal Movimento dei Focolari viene lanciato lo “United World Project”, con una originale iniziativa internazionale di fraternità. A parlarne è uno dei responsabili, Francesco Ricciardi, al microfono di Gabriella Ceraso:
“L’obiettivo è quello di mettere in rete le persone e chiedere un impegno personale a valorizzare la cosiddetta ‘regola d’oro’, scritta in tutte le culture del mondo, che è: Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Ma non ci fermiamo qui. Vorremmo la creazione di un Osservatorio internazionale e permanente sulla fraternità universale. Questo Osservatorio dovrebbe portare in evidenza tutte quelle esperienze che oggi già ci sono, non solo di singoli e di gruppi, ma anche politiche fraterne per portarle alle istituzioni pubbliche internazionali e testimoniare che il mondo tende per sua naturale vocazione ad essere uno”.
Il lancio del progetto è previsto per maggio 2013 e punta a ottenere attenzione in ambito Onu:
“E’ la nostra speranza. E’ partito un rapporto, già, con la Desa che è una delle agenzie che si occupano delle realtà giovanili a New York, e anche con altri uffici in Europa”.
Il Movimento dei Focolari ha maturato in 70 anni di vita un’articolata e profonda capacità di tessere reti di dialogo in ogni contesto geografico, culturale e religioso. Con risultati spesso sorprendenti anche in aree, come l’Africa, dove le condizioni umane di partenza sono spesso drammatiche. Ancora Francesco Ricciardi:
“Se parlo di Africa, viene alla mente la povertà, le guerre fra i popoli… Eppure, io ti posso testimoniare che il ‘Progetto Africa’, che nasce negli anni Sessanta, ha portato alla creazione di ospedali, piccole cittadine… Parliamo anche di un cambiamento radicale in popoli che prima, in qualche modo, avevano astio e oggi si sentono fratelli”.
Il Papa nomina il cardinale O'Connor suo inviato speciale in Bangladesh
◊ Il Santo Padre ha nominato il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, suo Inviato speciale alle celebrazioni del 125.mo anniversario dell’Arcidiocesi di Dhaka, in Bangladesh, e del IV centenario dell’evangelizzazione del territorio bengalese, previste nei giorni 9 e 10 novembre 2012.
Visita del cardinale Bertone al Santuario mariano di Montevergine
◊ Con la celebrazione eucaristica in occasione della Solennità di Santa Maria di Montevergine, ha raggiunto il suo culmine la visita del cardinale Tarcisio Bertone, segretario dello Stato Vaticano, presso l’omonimo Santuario, ad Avellino. Il porporato, arrivato ieri è stato ospite del Padre Abate Umberto Beda Paluzzi e di tutta quanta la comunità monastica benedettina. Ha pregato davanti all’urna contenente le Sacre Reliquie di San Guglielmo, Patrono dell’Irpinia e fondatore di Montevergine, quindi ha visitato la Cappella Angioina e la mostra “Pellegrini e Pellegrinaggio a Montevergine”. Durante la sua omelia di oggi, ha ripercorso la storia di questo importante luogo di fede, per far comprendere ancora di più ai tanti fedeli presenti e ai pellegrini che lo raggiungono ogni anno, il motivo e la radice della loro devozione mariana. Prendendo spunto dalle letture, ha parlato della maternità della Madonna. “Maria – ha detto il cardinale Bertone - è la Regina del cielo, che porta in braccio il Figlio di Dio, che è anche il suo Bambino, e che ha preso da Lei la natura umana, si è fatto uomo nel suo grembo, è cresciuto in età e sapienza, grazie alle sue premure materne”. “Ma – ha proseguito- i suoi meriti sono molto più grandi: si è resa disponibile alla volontà di Dio, ha posto se stessa al suo completo servizio”. “La santità e la grandezza di Maria – ha detto ancora il porporato- è proprio nel suo ruolo di collaboratrice di Dio, come dispensatrice di grazia e di misericordia per ogni devoto, che ricorre a Lei”.
Quindi si è soffermato sull’icona della Madonna di Montevergine. Tale immagine –ha aggiunto - “si caratterizza per gli occhi penetranti, benevoli e materni. Occhi che invitano alla preghiera, all’apertura del cuore. Sono occhi, che guardano non la massa, ma la singola persona che la prega e la guarda. Ogni devoto, ogni orante si sente oggetto di attenzione personale da parte della Madonna”. Infine ha concluso con un’esortazione affinchè la ricorrenza del VII Centenario del culto della Sacra Icona, la sua ricollocazione nella sua cappella storica e la celebrazione dell’Anno giubilare mariano, siano “un invito a rinnovare una più sincera e filiale devozione a Maria, perché aiuti a rafforzare la nostra fede a volte vacillante e ad ascoltare l’insegnamento del Figlio suo Gesù, trasmessoci dalla Santa Chiesa”. Altro auspicio espresso dal Segretario di Stato- che l’Anno giubilare mariano si intrecci armoniosamente con l’ “Anno della fede”, promulgato da Benedetto XVI, che prenderà inizio nell’ottobre prossimo. “Esso – ha detto- sarà un invito forte e pressante alla testimonianza, all’annuncio della fede, alla semina abbondante della Parola di Dio per una nuova evangelizzazione nel nostro tempo”. (A cura di Cecilia Seppia)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servitore generoso del Vangelo e della Chiesa: Il cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano.
L’insostenibile costo della fame: in prima pagina, un articolo sugli aumenti del prezzo del cibo.
Nell’informazione internazionale, la crisi in Siria: Mosca avverte la comunità internazionale che Assad non si ritirerà per primo.
Cerca nuovi spazi l’Egitto di Mohamed Mursi: un articolo di Francesco Citterich sulle missioni in Cina e in Iran del presidente egiziano.
Resistenza non armata: in cultura, Giovanni Preziosi sull’irruzione nazista nella certosa di Farneta nella notte tra l’1 e il 2 settembre 1944.
Non ci resta che ridere: Cristiana Dobner sull’umorismo, tema della giornata europea della cultura ebraica 2012.
Se l’importante è sembrare ricchi: Luca Pellegrini su “E’ stato il figlio”, il primo dei tre film italiani in concorso a Venezia.
Afghanistan: crudele violenza contro due bambini. L'esperto: i ribelli si rilanciano
◊ Una settimana di intensa violenza in Afghanistan. Dopo il massacro di 17 persone decapitate ad una festa giorni fa, è giunta notizia oggi di altri due bambini, di 12 e 6 anni, uccisi nello stesso modo nelle province, lontane fra loro, di Kandahar e Kapisa. Le forze di sicurezza afghane ed internazionali hanno effettuato undici operazioni militari in sette in cui sono morti 87 insorti. Del picco di violenza e della situazione di equilibri politici Fausta Speranza ha parlato con il prof. Marco Lombardi dell’Università Sacro Cuore di Milano, esperto di politiche di sicurezza:
R. – E’ sicuramente drammatico quello che è accaduto: sono state uccise delle persone – bambini e donne – perché partecipavano ad una festa. Questo ci fa pensare: è un segnale molto chiaro sulla linea di quello che gli “insurgents”, i ribelli, stanno facendo in questi mesi. Sostanzialmente si stanno posizionando ed è come se dicessero: “Guardate che non è cambiato niente. Magari sul piano militare, le abbiamo prese, ma fra un anno, un anno e mezzo, quando gli occidentali non ci saranno più, lo stile di vita tornerà ad essere quello di prima. Guardate che la musica occidentale non si ascolta, che le feste non si fanno, perché se si fanno queste cose, noi interveniamo”.
D. – Ci aiuta a capire qualcosa degli equilibri politici in questo momento in Afghanistan?
R. – Sì, perché entra evidentemente in gioco nel messaggio brutale che è stato dato. Sicuramente ci sono le diverse fazioni degli “insurgents” che stanno cercando di capire chi ha il peso per contrattare. D’altra parte, il dialogo è necessario. Il messaggio più forte che emerge in definitiva è: “Se non volete che le cose tornino esattamente come prima, troviamo un meccanismo, tra istituzioni legittimate dagli internazionali e istituzioni che non sono legittimate dagli internazionali, per aprire una forma di dialogo”. E solo con un accordo precedente - secondo me - all’abbandono da parte della compagine occidentale, che possiamo cercare di non far precipitare le cose fra un anno”.
D. – Ma chi sono gli attori in gioco in questo momento in Afghanistan? Lo ricordiamo?
R. – E’ una domanda difficilissima, nel senso che abbiamo sicuramente delle etichette. Abbiamo quelli che noi chiamiamo “insurgents”, che sono quelli che abbiamo sempre chiamato terroristi, ma che sono tutt’altro che omogenei al loro interno, sia per appartenenza religiosa sia per appartenenza tribale, sia per le spinte che stanno dietro a questi gruppi, molti dei quali fanno gli interessi di Paesi che sono attorno all’Afghanistan. Non dimentichiamo che attorno all’Afghanistan ci sono Paesi tutt’altro che “stabili”, o comunque interessati a combattere tra di loro: India, Pakistan, i Paesi ex sovietici del Nord. L’Afghanistan, in questo momento, è un enorme playground in cui molto spesso quelli che chiamiamo ribelli sono portatori di interessi di altri. Da qui la necessità, comunque, se non si vuole avere una regione sempre più esplosiva – non solo l’Afghanistan, ma tutta la regione – di avviare con calma, con i tempi che saranno necessari, dialoghi interni.
D. – Ci ricorda le scadenze dell’impegno della forza internazionale in Afghanistan?
R. – Sono varie, ma diciamo che il nostro appuntamento è – tra un anno, un anno e mezzo – l’abbandono delle forze consistenti e il mantenimento per almeno altri cinque o sei anni di interventi, che vanno sulla formazione dell’esercito, degli ufficiali, delle forze di polizia, dell’apparato giuridico ed altri tipi di interventi più orientati alla popolazione. Quindi, diciamo che diamo tempo un anno, un anno e mezzo, alle forze militari, per il ritiro, con un mantenimento poi di basso profilo, che continuerà ad esistere.
D. – Le sembra pronto il Paese all’abbandono delle forze militari internazionali?
R. – Direi proprio di no. Io sono convinto che con la situazione attuale – vediamo cosa succede nel prossimo anno – sarà difficile. L’Afghanistan tornerà ad essere quello che era dieci anni fa, dopo che ce ne siamo andati.
Siria. Violenti scontri ad Abu Dhuhur. Mosca: ingenue le richieste dell'Occidente ad Assad
◊ E’ battaglia in Siria allo scalo militare di Abu Dhunur tra Aleppo e Idlib. Anche oggi si registrano vittime dopo il massacro di 140 siriani uccisi ieri, tra cui 90 civili. Pechino chiede all’inviato speciale di Onu e Lega Araba, Brahimi, di proseguire sulla strada del dialogo, Mosca invece considera ingenue le richieste dell’Occidente a Damasco, tra cui il ritiro unilaterale delle truppe di Assad. Cecilia Seppia.
E' ormai la “battaglia dell'aeroporto”, lo scontro in atto da tre giorni attorno allo scalo militare di Abu Dhuhur, nel nord della Siria, tra Aleppo e Idlib. Qui anche oggi si registrano vittime mentre gli oppositori riferiscono di aver distrutto quattro jet e oltre dieci elicotteri posizionati sulle piste. I ribelli hanno fatto sapere di essere prossimi alla conquista di un rione cristiano di Aleppo. Bersaglio dell’opposizione anche un edificio nella base della Difesa aerea ad Abu Kamal, non lontano dal confine con l'Iraq, dove 16 militari delle forze governative sono stati catturati. La battaglia infuria pure a Day al Azor: tra le vittime di un attentato Kamikaze anche alcuni bambini. E mentre si aggrava di ora in ora la situazione umanitaria, forte preoccupazione è stata espressa da Pechino. “Il dialogo politico è l'unica e giusta strada per risolvere la lunga crisi siriana”. Ha detto ieri sera il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, in una conversazione telefonica con l’inviato speciale di Onu e della Lega Araba Brahimi. Dal canto suo il capo della diplomazia di Mosca, Lavrov definisce "irrealistiche ed ingenue" le richieste dell’Occidente a Damasco, come il ritiro unilaterale delle truppe o le dimissioni di Assad come precondizione per i negoziati. Poco fa l’agenzia ufficiale Sana ha riferito della liberazione di 225 persone da parte del regime, arrestate in questi mesi di violenza. Atroce però il video, diffuso su Youtube, in cui si vedono i soldati di Assad dare fuoco ad una abitazione, nel corso di esecuzioni sommarie a Damasco.
Pakistan. La piccola Rimsha resta in prigione: “Sta male, deve essere liberata”
◊ In Pakistan. Rinviata a lunedì la decisione del tribunale di Islamabad in merito al rilascio su cauzione per Rimsha Masih. La ragazzina cristiana, affetta da sindrome di down, accusata di blasfemia, in carcere dal 16 agosto. L’ennesimo rinvio si colloca in un clima di altissima tensione e di violenze nei confronti di cristiani e minoranze religiose ad opera di estremisti islamici. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il cattolico pachistano Mobeen Shahid, docente di pensiero e religione islamica alla Pontificia Università Lateranense e fondatore “dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia”, realtà voluta dal ministro cattolico per le minoranze pakistano, Shahbaz Bhatti, ucciso da fondamentalisti islamici nel 2011:
D. – Rimsha è in carcere dal 16 agosto. Quali sono le sue condizioni?
R. – Speriamo che possa essere al più presto liberata. Proprio stamattina, parlando con l’avvocato Tahir Naveed Chaudry, ho saputo che Rimsha sta molto male, stando lontana dai genitori, dal suo ambiente naturale, normale, dove quotidianamente vive con le sue abitudini. Rimsha, che è una bambina – teniamo presente – tredicenne, con disabilità mentale, comincia a stare molto male, dopo oltre due settimane di prigione.
D. – Il tribunale continua a rinviare però la decisione sul suo rilascio su cauzione. Come valutare queste decisioni?
R. – In un certo senso questo rinvio è positivo, perché la Corte vuole annunciare la propria sentenza con la maggiore prudenza possibile. Ma, d‘altra parte, è controproducente, perché l’avvocato di Ahmad, il giovane ragazzo che ha accusato Rimsha di aver bruciato un testo sacro, dice che “se serve possono nascere altri Mumtaz Qadri”. Questo tipo di frase detta dall’avvocato dell’accusatore stimola odio ed anche fanatismo verso le minoranze religiose.
D. – Mumtaz Qadri, ovvero la guardia del corpo che uccise il governatore del Punjab nel 2011, perché secondo lui era contro la legge sulla blasfemia...
R. – Quando ha ucciso il governatore Tassir, musulmano – teniamo presente – che aveva parlato a favore di Asia Bibi, per un emendamento nell’applicazione della legge della blasfemia, e secondo Mumtaz Qadri – un poliziotto – la legge della blasfemia riguardava l’onore del profeta Mohammed e per questo non doveva essere assolutamente toccata. L’avvocato di Ahmad, citando Mumtaz Qadri, stimola il fanatismo e l’odio religioso verso i non musulmani in Pakistan.
D. – Circolano notizie sul fatto che l’avvocato di Rimsha sarebbe stato sostituito...
R. – Questa è una falsa notizia, perché fino a stamani era sempre Tahir Naveed Chaudry, parlamentare dell’Apma, All Pakistan Minority Alliance, a sostenere e proteggere la famiglia di Rimsha e la bambina stessa.
D. – A Mehrabadi, il villaggio di Rimsha, molte famiglie cristiane sono fuggite. Qual è la situazione?
R. – Questi cristiani, 600 cristiani, che sono fuggiti dal quartiere di Rimsha, non si fidano, nonostante le rassicurazioni, non sapendo quando il vicino potrà diventare un omicida. Hanno visto come la polizia locale non sia riuscita a bloccare le folle che hanno dato fuoco ad interi villaggi. E tenendo presente che i cristiani sono una minoranza anche in questa città e che a coloro che volevano continuare a vivere in quella zona, i negozianti, che vendevano generi di prima necessità, si sono rifiutati di vendere il cibo, come possono pensare di tornare questi 600 cristiani? Quando nello stesso quartiere anche i commercianti si rifiutano di vendere generi di prima necessità ai cristiani, solo perché la loro fede è diversa.
D. – Lei conosce personalmente Paul Bhatti, il consigliere del ministro per l’armonia. Lui ha parlato di strumentalizzazioni della vicenda. A cosa si riferisce?
R. – Conosco molto bene Paul e con il fratello Shahbaz ho lavorato per venti anni. E’ successo un fatto vergognoso. Su Internet girano campagne che richiedono soldi a nome del padre di Rimsha. Sono campagne false. Questi tipi di iniziative sono delle truffe, invitiamo a fare molta attenzione. L’unica campagna, che non chiede soldi, ma chiede adesioni, è “Salviamo Rimsha Masih” dell’Associazione dei pakistani cristiani in Italia e che sta avendo un grande successo in tutit i continenti ad esempio si sono iscritti 100 parlamentari italiani, alcuni vescovi e donne musulmane degli Emirati Arabi. Questa campagna servirà per fare un appello al presidente della Repubblica del Pakistan, per chiedere la liberazione di Rimsha, in quanto bambina innocente.
D. – Drammaticamente dal Pakistan in questi giorni giunge una cronaca fatta di violenze e uccisioni nei confronti dei cristiani bambini e adulti. Qual è la situazione?
R. – Le minoranze religiose in Pakistan sono perseguitate, quindi i cristiani in Pakistan sono perseguitati. La condizione dei pakistani cristiani, delle minoranze religiose, è peggiorata da quando è stato ucciso Shahbaz Bhatti, ministro federale per le minoranze, che in tutte le occasioni in cui si verificava una grande discriminazione nei confronti delle minoranze, andava sul posto per la loro difesa e seguiva lo sviluppo di ogni dettaglio. Ora, l’anno scorso ci sono stati quasi mille casi di conversioni forzate e di omicidi, mentre quest’anno sono quasi duemila. Il fratello di Shahbaz, assieme al ministro Akram Masih Gill, stanno facendo di tutto, ma non riescono in quanto il Pakistan oggi è vittima dell’estremismo, in nome della religione. In realtà, l’estremismo non è legato a nessuna religione, perché è un fenomeno trasversale.
D. – In Pakistan sconta l’ergastolo anche Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli, arrestata nel 2010, con l’accusa di blasfemia. Oggi quasi nessuno più ne parla...
R. – Anche Asia Bibi, che era una donna matura, dopo tutto quel tempo di isolamento in una cella, quasi due anni, sta molto male. Teniamo presente che Asia Bibi è stata accusata dalla prima Corte del suo Paese e l’appello è stato fatto dall’Alta Corte di Lahore. Si spera sempre che ci possa essere un’udienza, ma a causa della mancata sicurezza, finora non è stata mai ricevuta. Asia Bibi è ancora nella cella d’isolamento e aspetta di essere sentita dall’Alta Corte di Lahore.
Alcoa-Carbosulcis. Mons. Zedda: serviva un impegno maggiore da parte di tutti
◊ La miniera della Carbosulcis non chiuderà il 31 dicembre. Atteso comunque da parte della Regione Sardegna un piano di riconversione del sito in carbone pulito. Più difficile la situazione dell’Alcoa. Dopo il "no" dell’azienda a rimandare la chiusura degli impianti, lo stabilimento di Portovesme da questo pomeriggio comincerà a fermare la produzione. Deluso il vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, intervistato da Alessandro Guarasci:
R. – Deluso in un certo senso sì, anche se in qualche modo, era da aspettarsi una posizione così dura di Alcoa: crea senz’altro dei problemi per una soluzione e per il futuro. Ci ritroviamo in continuazione a dover affrontare gli stessi problemi. Speriamo ci siano delle evoluzioni anche, spero, nell’atteggiamento di Alcoa stessa. Noi crediamo che anche gli imprenditori debbano avere una responsabilità non soltanto nei confronti della ricerca del profitto, ma anche nei confronti della situazione sociale.
D. - Secondo lei, manca una vera strategia per rilanciare, in qualche modo, la produzione in Sardegna, per dare anche più ricchezza a quest’isola?
R. - Sicuramente, non è semplice riuscire a mettere in equilibrio le esigenze reali del territorio e le possibilità, anche economiche, di affrontare questi problemi. Ma io speravo ci fosse un impegno maggiore e una presenza maggiore, anche per quanto riguarda la chiarezza nei confronti di Alcoa. E anche per quanto riguarda il Carbosulcis, si nota ancora una diffidenza reciproca tra governo e governo regionale. Questo è per un certo verso positivo, nel senso che è bene che ciascuno prenda le sue responsabilità, contemporaneamente potrebbe diventare un ostacolo in più nel cercare di affrontare le cose, e questo sarebbe a detrimento della soluzione da trovare.
D. - Se queste due vertenze non saranno risolte, soprattutto per la vostra zona, saranno anni difficili?
R. - Il pericolo è sempre in agguato, ed è quello di una mancanza di coesione sociale, di attenzione all’unità tra i diversi responsabili. Questo pericolo c’è sempre insomma. Quando si affrontano problemi del genere, la tentazione di salvaguardare gli interessi personali o di gruppi è sempre in agguato.
Giornata per la salvaguardia del Creato: sanare la terra è sanare il cuore dell'uomo
◊ “La crescita senza limiti non promuove uno sviluppo umano integrale. Noi dobbiamo intraprendere il cammino verso la giustizia e la pace per realizzare un’economia vantaggiosa per tutti e un’ecologia adatta all’ambiente naturale”. Questo è l’appello lanciato alla società e alle istituzioni dai partecipanti all’Incontro ecumenico interregionale che si è svolto questa mattina a Pian di Cansiglio, vicino Belluno, in occasione della settima Giornata per la salvaguardia del creato. All’iniziativa hanno aderito le diocesi di Trento, Belluno Feltre, di Como e di Bolzano. Il servizio di Marina Tomarro:
“Oggi c’è la lode umile e lieta al Creatore, che è un’assunzione ferma e cosciente del dono ricevuto per attuare il progetto che ci viene affidato da Dio”. Così, mons. Mansueto Bianchi, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana, ha aperto l’incontro ecumenico e interreligioso in occasione della settima Giornata per la salvaguardia del Creato. “Le ferite di questa terra – ha continuato il presule facendo riferimento al tema della Giornata, ‘Educare alla custodia del Creato per sanare le ferite della terra’ – sono il riflesso di quelle che l’uomo porta dentro di sé a causa del seme guasto dell’egoismo e dell’incoerenza. Perciò, ha spiegato, guarire la terra è sanare anche il cuore dell’uomo”. Anche l’archimandrita Evangelios Infantidis, vicario generale dell’arcidiocesi ortodossa di Italia e di Malta, ha invitato i cristiani ad essere uniti per la custodia dell’ambiente, per trasmetterlo alle generazioni future e fare la volontà di Dio in unione con tutto il mondo e con il Creato.
Alla celebrazione erano presenti anche molti giovani delle diocesi. Ascoltiamo la testimonianza di due di loro, Gianna e Federico:
R. – Nel mio piccolo, cerco di salvaguardare l’ambiente con le piccole cose, con i piccoli gesti: una raccolta differenziata ben fatta, oppure anche tenendo in considerazione, per esempio, quanto costa l’uso della macchina: quando usciamo la sera, cerchiamo di uscire in compagnia in modo da risparmiare anche nell’uso della macchina. Penso che anche questa sia una piccola attenzione.
R. – Vivendo concretamente l'ambiente montano, frequentandolo: questo è il modo migliore per promuoverlo, raccontando poi anche la propria esperienza concreta perché la montagna è un grande tempio, un tempio naturale. e prima o poi, tutti hanno bisogno della montagna, perché hanno bisogno di pace, di silenzio… Penso che posti più adatti non ce ne siano.
Tra i presenti, anche il gruppo di giornalisti dell’Associazione “Greenaccord” che ha concluso, proprio a Pian di Cansiglio, il cammino iniziato ieri dalle Dolomiti trentine. Ma come è andata? Ascoltiamo Martina Valentini, di “Greenaccord”:
R. – Il bilancio di questi due giorni tra Trentino e Belluno è sicuramente un bilancio positivo. Abbiamo fortemente voluto portare i giornalisti a fare questa esperienza importante a contatto con la natura, ma soprattutto a contatto con la montagna. Ed è importante per me, tra i giornalisti, soprattutto in questa occasione così importante come quella della Giornata della salvaguardia del Creato, un approccio importante in mezzo ai giovani in un contesto naturalistico affascinante, e soprattutto in una condizione di profonda riflessione e spiritualità. Quindi, l’adesione di importanti testate cattoliche e non, l’adesione di molti giovani ha permesso un confronto ed un approccio integrato di riflessione, di confronto. E’ un’esperienza sicuramente unica.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ In questa 22.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui alcuni farisei e scribi criticano Gesù perché i suoi discepoli mangiano senza aver fatto le rituali abluzioni e prendono il cibo con mani impure. Ma il Signore ricorda che l’impurità nasce dentro il cuore:
«Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Una questione cruciale nella prima parte del Vangelo: che cosa è veramente la volontà di Dio: le tradizioni, le abitudini, i riti fissati e ripetuti, oppure le sfide della vita, le emozioni del cuore, le intuizioni dell’intelligenza? Nel caso concreto narrato valeva di più la ritualità delle abluzioni e pulizie o la fame di chi voleva mangiare? O più in profondità: per onorare Dio bastano i riti, le tradizioni e le abitudini osservate con scrupolo o ci vuole la lealtà del cuore, la purezza di coscienza, la santità della vita? Gesù invita oggi ad andare all’essenziale, a togliere di mezzo falsi problemi di apparenza e di perbenismo, ipocrita religiosità incartapecorita nelle ritualità vacue. Il male vero è quello che si annida nel cuore: dove attecchisce l’ipocrisia, l’egoismo dell’avidità, il perbenismo di facciata, la stoltezza e la gelosia, l’acquiescenza alla falsità e all’illegalità. Da un cuore malato escono molti mali, che inquinano il vivere e trasformano l’effimero in durevole, il superfluo nell’essenziale. La vigilanza sul cuore è l’invito di Gesù, ma anche le altre letture di questa domenica insistono su un cuore che ascolta la verità della Parola e la mette in pratica con retta coscienza.
India: commemorazione dei martiri cristiani nel Madhya Pradesh
◊ I cristiani di Madhya Pradesh hanno celebrato la Giornata dei Martiri cristiani indiani. Questa particolare commemorazione si suddivide in due giornate. La prima, tenuta il 26 agosto scorso, è la giornata in cui i fedeli offrono preghiere per coloro che hanno sacrificato la propria vita per amore di Cristo. La seconda, il 30 agosto, in cui viene ricordata la sofferenza che la comunità cristiana in India sopporta in nome della religione, richiamando la sofferenza del Signore Gesù Cristo sulla croce. Viene inoltre ricordato San Tommaso che, nel 52 d. C., giunse in India dove fu martirizzato. Da allora sono numerosi i seguaci di Cristo morti per salvare la fede e molti di loro sono venerati come Santi. Come riporta l’agenzia Zenit, questo è il terzo anno in cui viene commemorato l’eroico sacrificio di questi cristiani che hanno sacrificato la propria vita per la fede, in particolare quello dei cristiani di Kandhamal. “Il martirio è divenuto fondamentale nella vita della Chiesa sin dall’inizio del cristianesimo” afferma Jerry Paul, il segretario di Stato generale dell’Isai Mahasangh (Ims), l’ente promotore dell’iniziativa. Un ricordo speciale è andato alle donne e ai bambini, sui quali le sofferenze si sono sempre concentrate in modo particolare. (L.P.)
Il metropolita di Poznan: conoscere il Concilio e il Catechismo
◊ L’11 ottobre, in ogni cattedrale della Polonia e in molte parrocchie si celebrerà una Messa solenne e i Vespri per l’apertura dell’Anno della Fede. Durante la liturgia, saranno portati in processione una copia decorata dei documenti del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa cattolica. L’arcivescovo Stanislaw Gadecki, metropolita di Poznan, presidente della Conferenza episcopale polacca e della Commissione per la pastorale, ha dichiarato che “per un anno intero, in tutte le chiese polacche, in uno degli altari laterali sarà esposto il libro con i documenti del Concilio Vaticano II e il libro del Catechismo della Chiesa cattolica”, che resteranno disponibili per tutto l’Anno della Fede e che ricorderanno ai fedeli l’importanza di questi di ciò che, come osserva l’agenzia Zenit, è considerato quasi una sintesi del cristianesimo moderno. “Vogliamo – prosegue l’arcivescovo – invitare i fedeli di ogni parrocchia a capire e realizzare sul serio gli insegnamenti contenuti nei documenti del Concilio Vaticano II e nel catechismo della Chiesa cattolica. Durante l’anno – conclude – i fedeli professeranno il credo in modo solenne”. (L.P.)
Uruguay: l’invito dei vescovi a riscoprire i documenti conciliari e il Catechismo
◊ Riscoprire i documenti conciliari e il Catechismo della Chiesa cattolica “che costituiscono i testi fondamentali per confermare, comprendere e approfondire ciò in cui crediamo”. È l’invito dei vescovi dell’Uruguay attraverso una lettera pastorale diffusa in questi giorni. Nella lettera si osserva che la scelta dell’11 ottobre come data di inizio dell’Anno della Fede “non è casuale”, poiché coincide con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, “un evento memorabile che continua ad essere un faro luminoso nel cammino di rinnovamento e fedeltà della Chiesa di oggi”, ma anche con i venti anni del Catechismo della Chiesa cattolica “il cui obiettivo è insegnare ed educare tutti i fedeli alla verità, alla vitalità e alla bellezza della fede”. “Siamo profondamente convinti – continuano i vescovi – che nel turbinio di notizie e avvenimenti della vita quotidiana le nostre comunità e il nostro popolo abbiano un grande desiderio di ascoltare l’annuncio del Cristo Risorto, sempre vicino al cuore che cerca risposte appaganti alle debolezze e alle incertezze che affliggono la condizione umana. La fede che grazie a Dio professiamo – sottolinea ancora la lettera – ci permette di testimoniare che abbiamo trovato una nuova luce e un livello di certezza, fortemente ancorato a Gesù Cristo, che è la Via, la Verità e la Vita”. La fede va, però, “coltivata, alimentata, formata nel corso di tutta la nostra vita”, per questo i vescovi invitano a studiare e conoscere i documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo. Il documento ricorda inoltre la centralità dell’Eucaristia e “la partecipazione frequente e fedele alla Messa che nutre e accresce la nostra fede, apre la nostra speranza e accende la nostra carità”. (L.P.)
Tanzania: cliniche rurali per salvare la vita di tante mamme e dei loro piccoli
◊ La regione di Kigoma, in Tanzania, è diventata una delle prime località dell’Africa orientale in grado di formare operatori sanitari nelle cliniche rurali operative nel Paese. Questi centri – secondo quanto riporta l’Agenzia Fides – sono in grado di offrire assistenza a circa 50 mila persone che vivono in ogni distretto amministrativo, non tutti attrezzati per fare interventi chirurgici, ad eccezione del Centro sanitario di Kakonko, dove solo da un po’ di tempo è possibile operare ed eseguire parti cesarei. Nella regione, grazie agli interventi della Fondazione Mondiale Lung, sono stati ristrutturati cinque centri. Diversi operatori sanitari sono stati formati in chirurgia di base, consentendo a tante donne di partorire in sicurezza e, di conseguenza, salvando la vita a loro e ai loro figli. Da quando, nel 2010, il centro ha iniziato ad assistere le donne incinta, il numero di parti è aumentato da 20 a 120 al mese, con una media di sei parti cesarei alla settimana. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la mortalità media nei Paesi in via di sviluppo è di 240 ogni 100 mila nati vivi, contro 16 ogni 100 mila nelle nazioni del Nord industrializzato. Il tasso più alto di mortalità materna nel mondo si registra nel sud Sudan, con oltre 2 mila morti ogni 100 mila nati vivi. In Tanzania è di 578 decessi ogni 100 mila nati vivi. All’inizio degli anni 80, la regione di Kigoma aveva l’indice più alto del paese, con 933 ogni 100 mila. Ma da allora sono state lanciate una serie di iniziative che hanno ridotto la mortalità a 186 ogni 100 mila nati vivi nel 1991. Tutti i centri sanitari dispongono di ambulanze grazie alle quali poter trasferire subito i casi complicati negli ospedali di distretto o quelli regionali. (C.S.)
Haiti: un bambino su dieci costretto al lavoro forzato
◊ Sono circa 225 mila i bambini costretti al lavoro forzato, principalmente bambine tra i 5 e i 17 anni ad Haiti. Secondo gli ultimi dati denunciati dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), un bambino su dieci è costretto al lavoro forzato e la situazione va continuamente aumentando da quando l’isola è stata colpita dal violento terremoto del 2010, che ha causato oltre 200 mila morti. Questi bambini, vittime invisibili e vulnerabili, sono chiamati in creolo restavek e, come riporta l’agenzia Fides, vengono impegnati prevalentemente come domestici e in molti casi anche sfruttati sessualmente e sono costretti a lavorare dalle 10 alle 14 ore al giorno. (L.P.)
Militari italiani pellegrini in Terra Santa dal 28 dicembre al 4 gennaio 2013
◊ Si terrà dal 28 dicembre al 4 gennaio prossimi il Pellegrinaggio militare nazionale in Terra Santa. È una delle iniziative in programma per l’Anno della Fede. Ad annunciarlo è stato l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare, che afferma: “In ascolto di Papa Benedetto, nell’Anno della Fede, desideriamo riscoprire e rinnovare la testimonianza della nostra vita cristiana vivendo il pellegrinaggio in Terra Santa, luogo che per primo ha visto la presenza di Gesù, il Salvatore, e di Maria, Sua e nostra Madre. La terra di Gesù – prosegue il presule – è davvero il luogo dove scopriamo di essere intessuti di fragilità e grazia, di dolore e divisione, ma allo stesso tempo è il luogo dove rinasce il coraggio della gioia che vince sulla tristezza, della vita dopo la morte”. (L.P.)
Dal 5 all’8 settembre Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa a Bose
◊ La ventesima edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa si terrà nella Comunità di Bose, dal 5 all’8 settembre prossimi, e sarà dedicato all’“Uomo custode del creato”. “Nella tradizione cristiana d’oriente e d’occidente abitare la terra è un compito e un dono affidato agli uomini, custodi ma al tempo stesso ospiti della creazione”; è quanto si legge in un comunicato diffuso da Bose per presentare i quattro giorni d’incontri e dibattiti, aperti al pubblico, in cui si approfondirà la dimensione teologica e spirituale del rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda, interrogandosi sui valori che possono ispirare scelte responsabili di fronte alla crisi ecologica, provocata dall’uomo stesso, che sta causando ferite irreversibili alla vita sul nostro pianeta. Al convegno, che sarà inaugurato dal priore di Bose, Enzo Bianchi, sono attesi metropoliti e vescovi delle Chiese ortodosse e della Chiesa cattolica, rappresentanti della Chiesa d’Inghilterra e della Riforma, del Consiglio ecumenico delle Chiese e del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, accanto a teologi e scienziati provenienti da tutto il mondo. (L.P.)
Dall’1 al 7 settembre a Napoli il World Urban Forum
◊ Inizia oggi a Napoli il sesto "World Urban Forum", al quale prenderà parte anche Amnesty International che chiede di “rispettare il diritto all’alloggio e porre fine agli sgomberi forzati nel mondo, Italia inclusa. Milioni di persone sono costrette a vivere in condizioni abitative inadeguate, senza accesso ad acqua potabile, servizi igienici e altre forniture essenziali, negli insediamenti informali dei Paesi poveri come dei Paesi ricchi. Sono costantemente a rischio di sgombero forzato, una pratica illegale che comporta la perdita dei beni personali, dei legami familiari e dell’accesso al lavoro, alla scuola e ai servizi sanitari”. Ma, come riporta l’agenzia Sir, "ActionAid" porta all’attenzione dei partecipanti anche il problema della sicurezza delle donne: “Nei Paesi in via di sviluppo la rapida crescita delle città avviene spesso senza un piano urbanistico istituzionalizzato. Le città – sostiene Rossana Scaricabarozzi, responsabile dei diritti delle donne per ActionAid – sono spesso impreparate ad accogliere un flusso crescente di persone e l’assenza di servizi e infrastrutture adeguate colpisce in modo particolare le persone più povere e soprattutto le donne. Al loro arrivo in città – prosegue – spesso vengono relegate nei quartieri più poveri e degradati dove sono esposte a forme di violenza come furti, scippi e molestie, fino allo stupro”. (L.P.)
Grande successo per la versione per iPad della rivista "Terrasanta"
◊ Pubblicata per la prima volta nel 1921, “Terrasanta” è “la rivista italiana sul Medio Oriente per antonomasia” che, da oltre novanta anni racconta le speranze e i problemi di chi abita quest’area del mondo. Come osserva il Sir, consente, a chi si è già recato in Terra Santa o progetta di visitarla un giorno, di rimanere informato su questa terra e su coloro che, nonostante le molte difficoltà, continuano ad abitarla”. Sono le parole del direttore Giuseppe Gaffulli, che racconta l’enorme successo ottenuto per il primo numero per iPad della rivista, scaricato da centinaia di utenti residenti in varie parti del mondo. “Tanto interesse per la Terra Santa – prosegue Gaffulli – soprattutto da parte di missionari, è comprensibile: da una parte c’è l’amore per la Terra di Gesù, dall’altra questa terra condivide alcune problematiche con molti Paesi di Missione”. (L.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 245