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Sommario del 20/03/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cardinale Bertone sulla visita del Papa in Messico: porterà un messaggio di amore e ottimismo
  • Viaggio in Messico. Don Flores Navarro: la fede è viva nonostante problemi di povertà e violenza
  • Rinunce e nomine
  • Visita apostolica in Irlanda: rinnovare l’impegno contro la piaga degli abusi
  • Il "Cortile dei Gentili" a Palermo per affermare il dialogo e la lotta al crimine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Strage di Tolosa: un minuto di silenzio nelle scuole francesi. A Gerusalemme i funerali delle vittime
  • Iraq: oltre 40 morti e 200 feriti nel nono anniversario dell’intervento Usa
  • Entro il 2015 nascerà l’Unione eurasiatica
  • Gioco d’azzardo, oscura dipendenza: la politica si impegna a intervenire
  • Al via la Conferenza permanente "Religioni, Cultura e Integrazione"
  • La Fiera del libro per ragazzi di Bologna: tante novità per i mini-lettori
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Vietnam. Procede la Causa di beatificazione del cardinale Văn Thuận
  • Il Cairo. Folla enorme ai funerali di Papa Shenouda III
  • Primo Forum per la Riconciliazione del popolo coreano
  • L’Asia è il maggior importatore di armi al mondo
  • Africa. Migliaia di bambini e ragazzi continuano a morire per una “malattia misteriosa”
  • Messico: bambini di strada costretti a prostituirsi per mangiare
  • Taiwan: duecento catecumeni si preparano a ricevere i Sacramenti la notte di Pasqua
  • Il cardinale Bagnasco: serve un nuovo modo di pensare per superare la crisi
  • Austria. Il cardinale Schönborn: elezioni parrocchiali, segno di vitalità della Chiesa
  • Burkina Faso. Nasce la Commissione episcopale dei pellegrinaggi e dei Congressi eucaristici
  • Brasile. La Giornata mondiale della gioventù di Rio 2013 è già iniziata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cardinale Bertone sulla visita del Papa in Messico: porterà un messaggio di amore e ottimismo

    ◊   Preghiera quotidiana, revisione dei discorsi e un grande amore per la Madonna di Guadalupe: in questo modo Benedetto XVI sta trascorrendo i giorni che lo separano dall’inizio del suo 23.mo viaggio apostolico, che da venerdì prossimo al 29 marzo lo porterà prima in Messico e poi a Cuba. Per questo motivo, gli impegni settimanali del Papa – compresa l’udienza generale di domani – sono stati annullati. A descrivere in particolare i sentimenti del Pontefice in questa lunga vigilia prima della partenza per il Messico è stato il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, che ha concesso un’intervista a Valentina Alazraki, collega dell’emittente messicana Televisa:

    R. – La scelta del Messico, senza dubbio, è un grande atto di amore del Papa al Messico, questo grande Paese dell’America Latina, un grande Paese cattolico, un Paese in pieno sviluppo, un Paese però attraversato da problemi e da sfide formidabili, soprattutto le sfide della violenza, le sfide della corruzione, del narcotraffico, che esigono l’impegno di tutti, l’impegno di tutte le istanze religiose, civili, sociali per superare questa fase e per rifondare il Messico sui valori cristiani, che sono nel Dna del popolo messicano: i valori della pacifica convivenza, della fraternità, della solidarietà e dell’onestà. Quindi il Papa porta un messaggio di incoraggiamento in questa direzione e porta questo messaggio soprattutto ai giovani perché non si lascino scoraggiare, perché non si lascino catturare da facili mire, da facili orizzonti magari di guadagno e di arrivismo, ma si sentano impegnati a costruire una società solidale, una società onesta, una società dove ciascuno abbia il proprio posto, il proprio riconoscimento. Un messaggio di amore e di grande incoraggiamento e quindi di ottimismo, anche.

    D. – Eminenza, lei è stato in Messico, tra l’altro rappresentando proprio Sua Santità nell’Incontro Mondiale delle Famiglie: che Messico ha trovato? Che Chiesa ha trovato e pensa di ritrovare in Messico?

    R. – Specialmente in quella visita – e credo che la ritroveremo adesso: sappiamo quanto è amata la figura del Papa dal popolo messicano e senza parlare poi del recente pellegrinaggio delle reliquie di Giovanni Paolo II, che ha suscitato nel popolo una devozione straordinaria – ho trovato un grande entusiasmo, una grande fede. Una fede popolare, ma una fede solida, non superficiale. E da questo punto di vista credo che ancora adesso la fede non si sia affievolita, anzi: proprio di fronte ai problemi e alle sfide, c’è bisogno di un maggior radicamento nella fede e c’è bisogno di un aiuto dall’Alto e quindi di maggiore preghiera, ma anche di maggiore impegno personale. E credo che la Chiesa, nella sua struttura organizzativa, nei suoi pastori, nelle sue organizzazioni sociali e capillari, lavori in questa direzione.

    D. – Il Messico e la Santa Sede ormai quest’anno festeggiano i vent’anni del ristabilimento dei rapporti diplomatici. Come vede Lei i rapporti tra questi due Stati ed anche il rapporto tra lo Stato e la Chiesa?

    R. – I rapporti tra Stato e Chiesa in Messico si sono evoluti, senza dubbio, molto positivamente: se ricordiamo, nel secolo scorso, di tensioni ce n’erano… Anche se il popolo, sentiva la Chiesa come “cosa sua”, come anima del popolo, però politicamente, civilmente e strutturalmente c’era una contrapposizione, una tensione. Vent’anni fa si sono ristabiliti i rapporti diplomatici: questo è un segnale di rilevanza pubblica della Chiesa come tale. È un riconoscimento della funzione universale svolta dalla Chiesa e dalla Santa Sede. Si pensi anche allo sviluppo che ha avuto il Messico nella comunità internazionale, non solo nel Caribe e nell’America Latina, ma nella comunità internazionale, tra i “Venti” per dire. È significativo dunque che questi rapporti siano saldi e fruttuosi.

    D. – Ci sono cose da migliorare, secondo Lei?

    R. – Ci sono i temi che conosciamo: a parte queste sfide che abbiamo citato, ci sono i temi relativi ai valori irrinunciabili, ai valori etici, quelli che fondano la vita onesta. Non dico proprio la buona vita secondo il Vangelo, ma la vita onesta: mi riferisco ai temi della famiglia, della tutela della vita, delle libertà fondamentali. Ricordiamo che si sta discutendo e votando una legge di libertà religiosa. Se resiste il diritto alla libertà religiosa, anche gli altri diritti sono tutelati e protetti. Se cade il diritto alla libertà religiosa – questo diritto basilare, fondamentale – anche gli altri diritti vacillano. Questa è l’esperienza storica.

    D. – Pensando all’Incontro Mondiale delle Famiglie, queste minacce alla vita, alla famiglia cui lei accennava: si tratta di valori irrinunciabili, purtroppo insidiati anche da legislazioni che si sono modificate…

    R. – …Che sono andate in una direzione molto diversa. La famiglia, come unione tra uomo e donna, il matrimonio come unione tra uomo e donna secondo il progetto primordiale del Creatore: c’è un progetto di valenza naturale e quindi universale, che è tutelato dalle grandi religioni del mondo, non solo dal cristianesimo e non solo dalla Chiesa cattolica. E poi la tutela della vita, il “non uccidere”, non uccidere nemmeno nel seno materno il bambino non nato. Il non uccidere ha in Messico certamente un’eco molto dolorosa, perché purtroppo le uccisioni sono all’ordine del giorno, sono fatti quotidiani dolorosissimi. E quindi anche su questo punto, su questo comandamento del Decalogo, siamo tutti impegnati direi in prima fila.

    D. – Pensa che Sua Santità in qualche maniera farà un appello in questo senso?

    R. – Certamente toccherà questo punto, questo comandamento. E tutti – la Chiesa, le Chiese, le autorità civili – tutte le istanze sociali e politiche sono impegnate in questo campo. Vorrei dire questo: la prima missione della Chiesa è per l’appunto una missione educativa, quella di educare le coscienze. C’è un’espressione di Papa Benedetto XVI, molto bella, nella sua prima Enciclica Deus caritas est che dice: “La Chiesa vuol servire la formazione della coscienza e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e insieme la disponibilità ad agire in base a queste esigenze”. E’ un compito formidabile, questo: non è un compito, diciamo così, di carattere prettamente politico, ma pesa sulla politica. È insieme di formazione personale ed anche di formazione politica, formazione della società, perché si vuole plasmare una società che percepisca le esigenze della giustizia e voglia agire in base a queste esigenze.

    D. – Eminenza, Sua Santità non andrà a Guadalupe, ma andrà a Guanajuato, nel “cuore” geografico e spirituale del Messico. Perché questa scelta del Santo Padre?

    R. – Il Santo Padre ama la Madonna di Guadalupe, l’amata Patrona del Messico e dell’America Latina e di tutti i Paesi del Caribe dell’America Latina. E aggiungo che questo ricordo, adesso che sta preparando il viaggio in Messico, gli è visivamente presente ogni sera quando fa la passeggiata nei Giardini Vaticani e recita il Rosario: passa sempre davanti all’immagine della Madonna di Guadalupe e dell’apparizione a Juan Diego. Ma allo stesso tempo sappiamo i motivi di questa scelta del Papa. Una scelta, lo confesso, straordinaria, che mi ha subito colpito sin da quando ho sentito le motivazioni del Papa: Giovanni Paolo II, lo ricordiamo, desiderava tanto andare in pellegrinaggio a quel Santuario e non poté farlo per tanti motivi… Così Benedetto XVI ha detto: “Io devo realizzare questo desiderio di Giovanni Paolo II e andare io, come suo successore, a quel Santuario che è il cuore della fede eroica del popolo messicano”. Quindi, è un grande segno per il popolo messicano. Ed è un richiamo a una storia che è esemplare per tutte le Chiese locali del mondo, per tutti i Paesi, specialmente adesso che ci vuole eroismo per conservare e professare la propria fede cattolica. Vediamo che cosa accade anche in certi Paesi come in Nigeria, in Paesi dell’Africa, in altri Paesi... È dunque un grande gesto del Santo Padre, che io credo il popolo messicano saprà apprezzare pienamente.

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    Viaggio in Messico. Don Flores Navarro: la fede è viva nonostante problemi di povertà e violenza

    ◊   Il Messico, prima tappa dell'imminente visita pastorale di Benedetto XVI, è un Paese antico che guarda con fiducia e speranza al futuro. Una nazione dove tradizione e modernità si incontrano e si scontrano allo stesso tempo. Qual è, dunque, l’importanza che oggi viene attribuita nel Paese a valori e istituzioni fondamentali, come ad esempio la famiglia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Armando Flores Navarro, rettore del Pontificio Collegio messicano:

    R. – Penso che la sensazione sia di profonda speranza perché il Messico ama tanto il Papa e spera di ricevere da lui la conferma nella fede, e anche la conferma nella comunione e nella carità. Il Messico, i messicani e le messicane, amano il Papa da tanto tempo e si sono sentiti molto legati alla figura di Giovanni Paolo II, e con lo stesso spirito stanno aspettando adesso Benedetto XVI.

    D. – In Messico, valori come la famiglia quanto contano oggi?

    R. – E’ un valore molto importante. Penso che sia un valore molto caro alla Chiesa e molto caro anche alla cultura. C’è ancora la famiglia, ma ci sono anche delle sfide per la famiglia, con tutti questi mutamenti culturali, la globalizzazione e anche l’emergere di diversi modelli familiari come, ad esempio, quelli monoparentali. La famiglia, però, rimane sempre la struttura fondamentale nella società messicana.

    D. – Ci sono aspetti, oggi, nella realtà messicana che mettono in crisi i valori positivi che uno Stato moderno dovrebbe avere…

    R. – Adesso c’è l’emergenza della povertà, un aumento delle persone che vivono in situazione di precarietà. Anche la disuguaglianza sociale, con la non equa distribuzione dei beni, è brutale e tragica, e poi anche la situazione della violenza, attribuita al crimine organizzato: sono tutti aspetti che pongono sfide a tutti i settori della società.

    D. – Il parlamento messicano sta approvando la legge sulla libertà religiosa. Secondo lei, è un passo avanti importante in uno Stato democratico?

    R. – Senz’altro è un passo avanti molto importante, ma ancora c’è un dibattito: ci sono radici storiche di uno scontro tra la Chiesa e lo Stato, che non sono state ancora ben chiarite e nemmeno riconosciute da tutti, in Messico. Ma questa vicenda è un momento molto importante per fare un passo avanti.

    D. – La Chiesa cattolica raccoglie la stragrande maggioranza dei messicani: si vive la fede in modo molto intenso. E’ solo un fatto di tradizione o è qualcosa di più profondo?

    R. – Penso che sia una cosa più profonda, che poi si manifesta in una religiosità viva, in una pietà popolare molto viva. Poi c’è la vita di parrocchia, con i fedeli che tutti sono impegnati nella loro fede, e che ci parla di un senso profondo di religiosità non superficiale, di un vero attaccamento del cuore alla propria fede cristiana.

    D. – L’incontro con Benedetto XVI come lo immagina, lei?

    R. – Io lo immagino come un incontro molto vivace, anche molto emozionante per tantissima gente che si sposterà appositamente per vedere il Papa. Io mi auguro che non sia solo per vedere, ma anche per ascoltare questo Papa che con le sue parole, così sagge e profonde, può dare riferimenti importantissimi in un momento di confusione generale a causa delle note vicende di violenza, di povertà e di disuguaglianza, e che ci possa aprire prospettive di speranza e di impegno per il futuro prossimo, per la Chiesa in Messico. (gf)

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    Rinunce e nomine

    ◊   In Canada, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Montréal presentata dall’Em.mo Card. Jean-Claude Turcotte, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Montréal, S.E. Mons. Christian Lépine, finora Vescovo titolare di Zabi e Ausiliare di Montréal.

    Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rockford, presentata da S.E. Mons. Thomas George Doran, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo di Rockford (U.S.A.) Mons. David John Malloy, del clero dell’arcidiocesi di Milwaukee, finora Parroco della Saint Francis de Sales Parish a Lake Geneva.

    Sempre negli Stati Uniti, il Papa ha nominato Arcivescovo di Baltimore S.E. Mons. William Edward Lori, finora Vescovo di Bridgeport. Il Pontefice ha nominato Vescovo di Pensacola-Tallahassee il Rev.do Gregory Lawrence Parkes, del clero della diocesi di Orlando, finora Vicario Generale, Cancelliere per gli Affari Canonici e Parroco della Corpus Christi Parish a Celebration.

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    Visita apostolica in Irlanda: rinnovare l’impegno contro la piaga degli abusi

    ◊   I vescovi e i superiori religiosi d’Irlanda sono chiamati ad un rinnovato impegno per sradicare la piaga degli abusi su minori: è quanto sottolinea il documento vaticano pubblicato oggi al termine della visita apostolica in Irlanda che ha riguardato diocesi, istituti religiosi e seminari. La Santa Sede rinnova “il senso di sgomento” espresso dal Papa nella Lettera ai cattolici irlandesi, del 2010, e ribadisce la vicinanza più volte manifestata “alle persone vittime di tali atti peccaminosi e criminali”. La Sintesi dei risultati è stata pubblicata in Vaticano e contemporaneamente a Maynooth, vicino Dublino, dove si è tenuta una conferenza stampa dei vescovi irlandesi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La visita apostolica, evidenzia il documento, ha attestato “la gravità delle mancanze che hanno dato luogo”, in passato, ad una “non sufficiente comprensione e reazione” anche da parte di vescovi e superiori religiosi “al terribile fenomeno dell’abuso sui minori”. Al contempo, si legge, a partire dagli anni ’90, “sono stati compiuti passi in avanti decisivi che hanno portato ad una maggiore consapevolezza del problema e a profondi cambiamenti nel modo di affrontarlo”. Si raccomanda dunque a presuli e superiori di continuare nell’impegno di “accoglienza e assistenza alle vittime di abusi”. Viene inoltre annunciato che la Santa Sede e l’episcopato irlandese “hanno già iniziato una riflessione comune” sull’attuale configurazione delle diocesi, in visita di “rendere le strutture diocesane meglio idonee a rispondere all’odierna missione della Chiesa in Irlanda”.

    Le Linee guida per la protezione dei minori, enunciate nel 2008, viene poi osservato, “si sono rivelate uno strumento efficace per gestire le denunce di abuso e per accrescere la sensibilità dell’intera comunità in materia di tutela dei minori”. Si rammenta che esse prevedono, in particolare, “una stretta collaborazione con le autorità civili nella tempestiva segnalazione delle accuse” e il “costante rimando alla Congregazione per la Dottrina della Fede, per ciò che è di sua competenza”. Si annuncia inoltre che verranno “ulteriormente aggiornate” in base alle indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si aggiunge quindi la particolare utilità della verifica attuata dal “National Board for Safeguarding Children” in applicazione delle Linee guida. E si raccomanda che tale processo di verifica “venga a coprire il più rapidamente possibile” tutte le diocesi e gli istituti religiosi. Il documento esorta dunque i vescovi a “sviluppare una normativa per trattare i casi di sacerdoti o religiosi verso cui siano state avanzate accuse” anche se il Pubblico ministero “ha deciso di non procedere”. Al contempo, si dovranno stabilire “norme per facilitare il ritorno nel ministero dei sacerdoti falsamente accusati” di abusi su minori.

    La Visita ai seminari, prosegue il testo, ha potuto apprezzare l’impegno umano e spirituale dei formatori e la presenza di “chiare norme di tutela dei minori”. Per migliorare la qualità della formazione, viene raccomandato di far sì che essa “sia ispirata ad un’autentica identità sacerdotale”, che si rafforzi “la responsabilità dei vescovi nella gestione dei seminari”. E ancora che si introducano “criteri di ammissione più coerenti”, che i seminaristi risiedano in “edifici loro riservati” e che sia infine incluso nel loro percorso anche “una profonda formazione nelle materie di tutela dei minori”. Si invitano, infine, tutti gli Istituti religiosi “a predisporre un programma triennale di approfondimento del carisma” e a “sviluppare un’apertura pastorale verso coloro che soffrono le conseguenze degli abusi”.

    Il documento si sofferma poi sulle ferite che le dolorose vicende hanno aperto negli ultimi anni “nella comunità cattolica”. Emergono, però, anche segni di speranza come il “vasto coinvolgimento di sacerdoti religiosi e laici nel dare vita alle strutture di tutela dei minori”. E viene rivolto un appello “alla comunione ecclesiale”: tra i vescovi e il Papa, tra i vescovi e i sacerdoti, tra pastori e laici. Si indicano infine alcune priorità pastorali che “potranno guidare il rinnovamento: formazione nei contenuti della fede, valorizzazione dell’impegno dei laici, ruolo degli insegnanti di religione, apertura al contributo dei movimenti” e fedeltà al Magistero.

    Dal canto suo, durante una conferenza stampa, il cardinale Seán Brady, ha affermato che la comunità cattolica irlandese è grata al Papa per questa visita apostolica di natura pastorale. Un’iniziativa, ha detto, che assiste la Chiesa irlandese nel suo cammino di rinnovamento. Il presidente della Conferenza episcopale d’Irlanda ha ribadito il grande senso di “dolore e vergogna” dei presuli ed ha assicurato il massimo impegno per “rispondere adeguatamente alla situazione causata dai tragici casi di abusi su minori perpetrati da parte di sacerdoti e religiosi”.

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    Il "Cortile dei Gentili" a Palermo per affermare il dialogo e la lotta al crimine

    ◊   “Cultura della legalità e società multireligiosa” è il tema del prossimo Cortile dei Gentili, in programma a Palermo dal 29 e 30 marzo prossimi. Dopo Bologna, Parigi, Bucarest, Firenze, Roma e Tirana, l’iniziativa – promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura – farà tappa in Sicilia per rilanciare il dialogo tra credenti e non credenti sui grandi temi che interrogano il mondo contemporaneo. A presentare l’evento stamani in Sala Stampa Vaticana, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero promotore, insieme con mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e coordinatore dell’incontro, e Giusto Sciacchitano, sostituto procuratore nazionale antimafia. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Palermo crocevia di culture, religioni, tradizioni vocata al dialogo tra i popoli, ma anche luogo e simbolo della lotta al crimine organizzato. Ad aprire il Cortile dei Gentili la sera del 29 marzo nel Duomo di Monreale sarà la conferenza del cardinale Ravasi su “Società cultura e fede”. Una tappa Palermo “veramente significativa”, ha sottolineato il porporato:

    “Soprattutto perché si annoda attorno a un tema – come quello della legalità e poi anche del dialogo interreligioso – che è, direi quasi, incarnato nel terreno della Sicilia, nel terreno di Palermo. Pensiamo soltanto alla parola ‘mafia’, che è quasi l’antipodo della legalità, ma al tempo stesso sappiamo quanto questo modello in realtà sia universale. Tant’è vero che si usa parlare tranquillamente di mafie e di violazione della legalità in contesti diversissimi, con tipologie differenti. Un tema che vede coinvolto in maniera viva e sensibile non soltanto il credente, ma anche il non credente. E’ proprio uno dei 'Cortili' dove più facilmente il dialogo si potrà sviluppare".

    Gli ospiti del Cortile – filosofi, religiosi, giuristi, storici, letterati – si confronteranno quindi il 30 marzo a Palazzo Steri, nell’Università degli Studi palermitana. Quattro i temi in discussione: “Diritto divino e giustizia umana”, “Religioni e diritti umani”, “Pluralismo e universalismo”, “Religioni e spazio pubblico”. Tra i relatori, il cardinale Jean Louis Tauran, il filosofo Remi Brague, Giuliano Amato, Gian Enrico Rusconi, il medievista Henri Bresc e lo storico della mafia, Salvatore Lupo. A Palermo, si gioca la sfida “cultura contro incultura”, ha spiegato il vice procuratore antimafia Sciacchitano:

    “La mafia è sostanzialmente ‘incultura’, ‘anti-cultura’. La mafia si combatte con il diritto, con la parte repressiva, ma si combatte forse soprattutto con la cultura. Quindi, cultura contro incultura: ecco perché il Cortile a Palermo ha un significato veramente molto profondo. Se mettiamo insieme religione e diritto per affrontare non solo la mafia siciliana ma in questo senso la mafia internazionale, abbiamo dato io credo un significato molto profondo a questo incontro”.

    Un impegno per la legalità che la Chiesa intende rinnovare e rafforzare, ha aggiunto mons. Raspanti:

    “Che sia chiaro, e sempre chiaro, che una mentalità mafiosa siciliana o delle mafie in generale è assolutamente antitetica e contraddittoria con il Vangelo di Gesù Cristo che la Chiesa porta. Allora, vorremmo davvero che con il Cortile a Palermo ci fosse, anche nella prassi, una netta separazione e una netta spinta, e dunque un incoraggiamento, a capire come poter essere alleati nell’affermare la legalità. E se poi questo impegno si allarga oltre la Sicilia, ciò è proprio quello che noi desidereremmo”.

    Momento clou della due giorni, la serata del venerdì, aperta a tutti i palermitani: sul sagrato della cattedrale saranno il procuratore nazionale antimafia, Pietro grasso, i ragazzi di “Addiopizzo” e l’arcivescovo della città, Paolo Romeo. Testimonianze, musiche e balli per affermare l’impegno quotidiano per il dialogo e la legalità. Tra gli ospiti il cantante Amedeo Minghi.

    C'è anche una novità per il Cortile dei Gentili di Palermo, chesarà affiancato il 29 marzo da un "Cortile della Narrazione" nella sede dell’Università Lumsa, dove gli studenti si metteranno alla prova in una sessione di scrittura creativa sui temi della legalità, del dialogo e della multiculturalità. Vi sarà poi un "Cortile dei Bambini", che il 30 marzo disegneranno come vedono la loro isola su un lunghissimo foglio dispiegato sul sagrato della Cattedrale. E ancora, un "Cortile Web", che all'indirizzo "cortiledeigentili.com" accompagnerà tutto l’evento e permetterà di seguire in diretta la serata conclusiva.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Verso Messico e Cuba: all'angelus Benedetto XVI chiede preghiere per il prossimo viaggio e ringrazia degli auguri per il suo onomastico.

    In prima pagina, sintesi dell'intervista rilasciata dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, alla emittente messicana “Televisa” e al quotidiano “El Sol de México”.

    Nell'informazione internazionale, la Francia sconvolta dalla strage nella scuola ebraica.
    Il fondamentale diritto alla casa: l’intervento dell’arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite.

    Parole da mangiare spesso: Olivier-Thomas Venard sulla lettura della Sacra Scrittura.
    Davvero è stato il nuovo Newton? Giulia Galeotti sulla biografia di Steve Jobs.

    Oltre le porte del più ineffabile mistero: Patrizio Alborghetti sul libro dello Zohar e il misticismo ebraico medievale.

    Davanti a quel volto che ha visto Dio: Timothy Verdon e il Mosè di Michelangelo.

    Dolore e commozione per la morte del patriarca Shenouda III: nell'informazione religiosa, i funerali celebrati nella cattedrale copta ortodossa di San Marco a Il Cairo.

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    Oggi in Primo Piano



    Strage di Tolosa: un minuto di silenzio nelle scuole francesi. A Gerusalemme i funerali delle vittime

    ◊   Con un minuto di silenzio tutte le scuole della Francia alle 11 si sono unite all’omaggio che la città di Tolosa ha reso alle vittime della strage di ieri nella scuola ebraica, in cui sono rimasti uccisi un insegnante e tre bambini. Tantissima gente nella mattinata è sfilata nel cortile del Capitole, il Campidoglio della cittadina nel sud-ovest della Francia. Il presidente Sarkozy ha dichiarato che si farà tutto il possibile per prendere l'autore del massacro. Il servizio di Fausta Speranza:

    Si svolgeranno domani a Gerusalemme i funerali dell’insegnante di religione, dei suoi due figli e della figlia del direttore della scuola ebraica uccisi ieri a Tolosa. Le salme, trasferite a Parigi - ad accoglierle il presidente Sarkozy - partiranno oggi stesso per Gerusalemme. intanto, le forze dell’ordine sono mobilitate al livello più alto, con il codice antiterrorismo, per bloccare il killer che ha fatto strage nella scuola e che con tutta probabilità è la stessa persona che qualche giorno fa ha ucciso tre militari, tutti musulmani, sempre a Tolosa. E a sottolineare l’impegno delle autorità, la presidenza fa sapere che il ministro dell'Interno, Claude Gueant, rimarrà a Tolosa fino a quando la missione sarà compiuta. Resta lo sconcerto registrato a livello internazionale. Ancora presto per fare un’analisi di quanto accaduto, come spiega, nell’intervista di Fabio Colagrande, Victor Magiar, consigliere della Comunità ebraica di Roma e assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane:

    R. - Io direi che l’esperienza ci insegna che dobbiamo essere prudenti ed aspettare, prima di abbandonarsi ad analisi un po’ complesse. Aspettare lo sviluppo delle indagini e capire da quale mondo arriva questo attacco. Rimane il fatto che, particolarmente in Francia, ma generalmente in Europa, esiste oggi una pericolosa saldatura tra ambienti abbastanza pericolosi, ma molto lontani tra loro. Quindi c’è una saldatura tra un certo islamismo radicale, movimenti di estrema destra e addirittura -nel pregiudizio e nella lotta contro Israele- alcuni di estrema sinistra. Ci sono dei siti dove si incontrano queste tre anime. Devo dire che in un’Europa disordinata e presa dalla crisi, fenomeni di questo tipo, possono anche trovare seguito. Sono preoccupato per il futuro, perché non penso che questi episodi siano episodi nell’insieme isolati. Se un individuo può compierli da solo, probabilmente altri emuleranno tale gesto.

    D. - Qual è la strategia educativa, culturale per contrastare fenomeni come questi?

    R. - In realtà si potrebbero fare tante cose. Penso a quello che possiamo fare noi e con noi intendo il modo ebraico e le comunità ebraiche italiane. Da anni siamo impegnati in uno sforzo di relazione con le altre culture, con le altre minoranze e con il resto della società civile per promuovere la conoscenza e i momenti di incontro. Le nostre istituzioni, in diverse occasioni, si sono mosse in questo senso. Abbiamo inventato una bellissima giornata della cultura ebraica che si svolge a settembre in tutta Europa, in Italia sono più di 60 le città coinvolte, organizziamo occasioni di incontro… Cerchiamo soprattutto di spiegare, di dare l’immagine dell’ebraismo che poi è un’immagine positiva e solare. Però quando si combatte con il pregiudizio, bisogna sapere che la battaglia è abbastanza disperata, perché se uno ha in testa delle idee “strane”, è difficile smontarle. Noi dobbiamo avere l’onesta intellettuale di dirci che esistono dei pezzi di società malata che vivono di questo pregiudizio. Dobbiamo essere uniti nel combatterlo. Secondo me, la cosa più importante, è che si spieghi e che ci spieghiamo, che il fronte delle opinioni diverse ma democratiche, possano e debbano lavorare assieme per contenere tutte quelle opinioni e quelle espressioni “non gentili” di prepotenza, di predominio che ancora esistono nella società europea.

    D. - A prescindere da quanto ci diranno gli inquirenti su quanto accaduto a Tolosa, lei ci dice che però c’è una sottovalutazione dell’antisemitismo..

    R. - C’è una sottovalutazione. Il pregiudizio anti-ebraico è sempre diverso nel tempo. Oggi c’è una nuova composizione di questo pregiudizio che assume una forma politica più che razzista, come ad esempio è stato nello scorso secolo. Il tema dell’avversione agli ebrei, oppure il tema dell’avversione allo Stato degli ebrei, è il collante di tutte queste forze politiche e sociali intolleranti. La cartina di tornasole, in qualche modo, è avere un’idea degli ebrei come una minoranza minacciosa: vedere Israele come uno Stato minaccioso, magari razzista, è la più grande manipolazione. È importante capire che nell’era della globalizzazione, il tema della convivenza e del rispetto delle minoranze -perché siamo tutti ormai minoranze nel mondo- è la cartina di tornasole del nostro grado di civiltà. (bi)

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    Iraq: oltre 40 morti e 200 feriti nel nono anniversario dell’intervento Usa

    ◊   È di almeno 43 morti e 200 feriti il bilancio della catena di attentati che oggi ha sconvolto dodici diverse località del Paese del Golfo. Gli attacchi arrivano nel giorno del nono anniversario dell’inizio dell’intervento americano e a una settimana dal primo summit della Lega Araba, che sarà ospitato in Iraq da oltre 20 anni a questa parte. Il servizio di Marco Guerra:

    Autobombe, kamikaze, attacchi a colpi di arma da fuoco e agguati a personaggi delle istituzioni. Il terrorismo iracheno è tornato a colpire in ogni modo e lungo tutto il Paese, da nord a sud. L'episodio più grave è avvenuto Kerbala, città santa sciita, dove due esplosioni hanno causato almeno 13 morti. Duramente provata anche la capitale Baghdad: qui un'autobomba è esplosa nel parcheggio del Ministero degli esteri, uccidendo nove persone. E poi ancora Kirkuk con sette vittime e altre 14 esplosioni e attacchi ai posti di blocco tra Samarra, Latifiya, Hilla e altre località minori. Il terrorismo iracheno ha voluto dimostrare che il governo non è in grado di garantire la sicurezza, nonostante i massimo livello di allerta in vista del summit della Lega Araba che si terra a Baghdad dal 27 al 29 marzo, il primo nel Paese in oltre 20 anni. Una prova di forza che ancora una volta contribuisce a destabilizzare il precario scacchiere iracheno, come conferma don Renato Sacco, di Pax Christi, da sempre vicino alla comunità cristiana irachena:

    "L’Iraq è un paese ricco. Il crollo di Saddam, con l’invasione e la guerra, ha scoperchiato grossi interessi e adesso c’è in ballo la lotta per assestarsi, per controllare alcune zone dell’Iraq. L’Iraq è un mosaico e credo ci sia qualcuno che non vuole che resti un mosaico, ma che diventi monocolore, almeno a grandi pezzi. Qualcuno dice che si va verso uno sgretolamento del mosaico, verso un Iraq che non sarà più Iraq, ma una terra dominata da sciiti, sunniti e curdi".

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    Entro il 2015 nascerà l’Unione eurasiatica

    ◊   La Russia lancia l’Unione euroasiatica, pensata sul modello dell’Unione europea, con l’obiettivo di rafforzare l’integrazione tra le economie dei Paesi ex sovietici. L’accordo di massima è stato annunciato dal presidente uscente Medvedev in occasione del vertice della comunità economica eurasiatica svoltosi ieri al Cremlino. Prudenza è stata espressa dall’Ucraina, che prenderà parte ai lavori come osservatore, in attesa che venga risolta l’annosa questione della fornitura di gas russo. Giuseppe D’Amato.

    Primo gennaio 2015 questa è la data definita per far nascere l’Unione euroasiatica, al Cremlino tanti sorrisi e strette di mano. Alla riunione della comunità economica euroasiatica già esistente dal 1996 hanno partecipato i leader dei Paesi membri, Russia, Bielorussia, Kazakhstan Kirghizistan e Tagikistan ed in più quelli invitati come osservatori, ossia Armenia, Moldova ed Ucraina. L’integrazione, seguendo l’esempio dell’Unione europea, è l’idea base. Il russo Medvedev ha sottolineato che ha bisogno di finire un percorso prevedibile e che i Paesi oggi osservatori, entrando nella futura unione, avranno vantaggi considerevoli. I detrattori di questa operazione, cavallo di battaglia del premier Putin in campagna elettorale, parlano di tentativo di far rinascere una mini Urss.

    Sulle prospettive dell'Unione euroasiatica, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Evgeny Utkin esperto di economia russa e di questioni energetiche:

    R. - Secondo me come già hanno detto alcuni osservatori potrebbe assomigliare a quello dell’Unione Sovietica anche se lì avevamo la stessa valuta, il rublo. Qua si parla ancora solo di comunione economica, quindi si tratterebbe di estendere l’unione doganale, che già c’è dal primo gennaio 2012, con la Bielorussia, con il Kazakhstan e la Russia.

    D. - Anche se l’Ucraina ha una posizione diversa per quanto riguarda l’unione doganale…

    R. - Vorrebbe stare in unione sia in Europa che con la Russia. Però sia Medvedev sia Putin hanno detto che non si può stare col piede in due staffe: o l’uno o l’altro. Per quanto riguarda l’Ucraina c’è un discorso delicato anche per quanto riguarda i gasdotti che passano in quel Paese.

    D. - Quando si dice “sembra un tentativo di far ritornare ad una piccola Urss”, si vuole tornare ad un’unione politica oltre che economica?

    R. - Io penso che oltre l’economia ci sia anche la politica. Del distacco dell’Unione Sovietica hanno sofferto parecchi Paesi, un po’ meno quelli baltici che erano collegati più con l’Europa e che erano più lontani dalla Russia; gli altri hanno sofferto e non poco.

    D. - Già adesso c’è la comunità economica euroasiatica, nata nel 1996. Che differenza ci sarà tra questa realtà che già esiste e l’Unione euroasiatica?

    R. - Quella del ’96 è un’unione fantasma e anche la gente non capisce bene cosa significhi. Invece questa potrebbe essere più o meno come la comunità europea...

    D. - Questa realtà, se dovesse esistere nel 2015, come si porrebbe nello scacchiere internazionale?

    R. - Al momento l’America rimane il mercato primario però se si uniscono Russia, Ucraina i Paesi dell’ex Unione Sovietica, più qualche altro Paese - si parla anche di estendere ai cosiddetti “Shanghai group”, perfino la Cina… - questo rafforzerebbe la nuova realtà nei confronti di Stati Uniti e con l’Europa che si sta indebolendo sempre di più.

    D. - Chi ha interesse ad avversare questa realtà?

    R. - Ovviamente i Paesi baltici, che sono integrati già con l’Europa. Poi la Georgia che vive una situazione complessa. Altri Paesi invece stanno valutando, perfino la Moldova che è anche molto distaccata dalla Russia e che è più vicina alla Romania. Tutti stanno comunque valutando la convenienza ad aderire o meno a questo progetto. Bisogna sottolineare però che la data del primo gennaio 2015 è più un augurio, infatti questo organismo ha un lungo cammino davanti da fare. Ricordiamoci che ci sono voluti decenni per far nascere l’Unione Europea. (bf)

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    Gioco d’azzardo, oscura dipendenza: la politica si impegna a intervenire

    ◊   Le dinamiche legate al gioco d’azzardo e le proposte politiche per regolare un settore che crea dipendenza e danneggia il tessuto sociale. Se ne è parlato al convegno organizzato oggi a Roma “A che gioco giochiamo? Un’oscura dipendenza”. La proposta è partita dai parlamentari cattolici coordinati dall’on. Paola Binetti e ha visto la partecipazione di economisti, sociologi e del ministro della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    “L’azzardo è una piaga che corrompe costumi e società e che uccide. Cessino i provvedimenti farisaici e si lavori insieme a proposte concrete”. È duro l’intervento di mons. Alberto D'Urso, della Consulta nazionale antiusura, ma è condiviso da sociologi ed economisti che ormai scardinano luoghi comuni, tra cui anche quello che il gioco conviene allo Stato. Ormai si preferisce il termine di "ludopatia" perché - viene sottolineato - il gioco di per sé è svago e convivialità e non patologia compulsiva e isolante. L’on. Paola Binetti:

    “Il punto è riuscire a trovare in parlamento un equilibrio adeguato a contenere un fenomeno patologico, che sta crescendo fino a diventare vero e proprio fattore di instabilità sociale. Non è la crisi economica - secondo me - che spinge nei confronti del gioco. E' la crisi da mancanza di opportunità che spinge, questo è il dramma”.

    La vita è un azzardo fortunato: è questo il messaggio costante che va contrastato proponendo invece che la vita è costruzione e lavoro. Il ministro Andrea Riccardi:

    “L’azzardo è una cosa facile, è facile vincere: questo è il messaggio che viene trasmesso. Noi invece dobbiamo dire che la vita è lavoro e che il gioco è gioco e che le possibilità di vincere al gioco sono una su 100 mila, una su 10 mila o quelle che sono... In questo senso, chi gioca non deve essere attratto e non bisogna giocare sulle sue fragilità, ma deve essere responsabile”.

    Dal convengo emergono proposte di legge apposite: anzitutto porre un limite alla pubblicità - articolo già inserito nel Decreto interdirigenziale al vaglio del ministero dell’economia - fare cultura seria della probabilità di vincita e pensare a percorsi preventivi e assistenziali per i due milioni di persone oggi a rischio dipendenza. Ancora l’on. Paola Binetti:

    R. - In questo momento, il dibattito è molto vivo: è molto vivo sui media e molto vivo nella percezione che ce n’è in giro. Proprio per questo, è giunto il momento di passare da quello che possiamo chiamare un grado di sensibilizzazione generale a quello che è un progetto legislativo vero e proprio, che incida sui comportamenti e che vada - da un lato - ad avere una funzione di forte azione di prevenzione attraverso la formazione e che favorisca - dall’altro - una forte azione di controllo e, in qualche modo, di limite alla pubblicità che sta crescendo a velocità esponenziale e che richiami l’attenzione forte su tutti i servizi che possono essere offerti per questa sorta di nuovo modello di disintossicazione da dipendenza da gioco. Quindi, il disegno di legge che noi abbiamo presentato sia alla Camera che al Senato vuole toccare questi tre punti e ritiene indispensabile farlo in questo momento.

    D. - Tra le forze politiche, ieri anche il Pd ha presentato un disegno di legge, c’è un accordo, secondo lei? Perché nel tempo le idee ci sono state, però non si è mai arrivati a un punto…

    R. - Diciamo che in questo momento - e direi fortunatamente - ci sono dei disegni di legge che nascono in casa Pdl, dei disegni di legge che nascono in area centrista e dei disegni di legge che nascono in area Pd. Questi disegni di legge hanno indubbiamente una serie di punti di contatto, perché nascono dalla sensibilità del legislatore nei confronti dei cittadini e quindi direi che i grandi temi della prevenzione, del limite alla pubblicità e del potenziamento delle terapie sono punti di contatto presenti in tutti.

    D. - Come risponde a chi dice che il parlamento cerca di contrastare questo fenomeno e che però è anche vero che lo Stato si arricchisce con il gioco?

    R. - Diciamo che lo Stato se vuole arricchirsi con questo gioco, deve farlo giocando - lui stesso - in modo corretto e leale. Questo vuol dire informare correttamente i cittadini di quanti sono i margini reali e positivi di vincere: la suggestione pubblicitaria, invece, è quella che crea quell’atmosfera che ti fa sentire vincitore prima ancora che tu abbia giocato. Questa è una mistificazione. Lo Stato deve saper intervenire immaginando anche modelli di arricchimento personale diverso: questi sono troppo facili… Diciamo che lo Stato si giustifica rispetto a questa opzione non tanto per l’arricchimento che se ne procura, ma per il fatto che sottrae in questo modo il gioco all’illegalità. Lo sottrae a quella dimensione di “forze oscure” che in qualche modo ci sono nel nostro ambiente. Lo Stato, in questo modo, intendendo riappropriarsi per bonificare un tipo di gioco ne assume non soltanto l’aspetto - chiamiamolo - piacevole e virtuoso, ma ne assume anche tutta la drammatica potenzialità di rischio. Allora, lo Stato deve, in qualche modo, investire più seriamente nei processi di tipo terapeutico di disintossicazioni che vanno attuati. Quando lo Stato avrà fatto un bilancio reale di tutto questo - risparmio in pubblicità, investimenti in formazione e in prevenzione, investimenti in terapia - forse comprenderà che dopo tutto non gli conviene nemmeno così tanto fare quello che noi chiamiamo il “ruolo di biscazziere pubblico”. (mg)

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    Al via la Conferenza permanente "Religioni, Cultura e Integrazione"

    ◊   Si è svolta ieri la prima seduta della Conferenza permanente “Religioni, Cultura e Integrazione”, istituita dal ministro per la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi. Un incontro che ha visto la partecipazione di oltre 100 leader religiosi riuniti per cercare una via possibile e duratura alla convivenza pacifica e contro ogni forma di intolleranza e conflitto. Presente anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che a margine della Conferenza è tornata sulla questione immigrazione e ha ribadito: siamo pronti a collaborare in modo civile con i Paesi del Mediterraneo. Il servizio di Cecilia Seppia:

    La sfida è l’integrazione purchè sia reale e concreta, l’obiettivo è realizzarla partendo dalla religione e dall’impegno dei tanti rappresentanti delle comunità religiose che vivono sul territorio, dai musulmani agli ortodossi, dai buddisti ai sikh, chiamati a essere mediatori dell’unica via possibile al vivere insieme: ovvero il rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, ma anche l’accoglienza e l’accettazione delle differenze. Il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi:

    “C’è un vero problema di integrazione, che è la cultura: la cultura fa crescere l’integrazione. Le religioni restano diverse, ma attraverso la cultura - quindi attraverso la scuola, attraverso la creazione di una cultura comune - cresce il senso di comune appartenenza. Il presidente Napolitano, nel 2011, ci ha ricordato il valore dell’identità italiana e noi vogliamo che tutte le persone, anche di origine non italiana, partecipino a questo senso di identità. Io prevedo che i leader religiosi, quelli che hanno responsabilità nelle comunità religiose, aiutino, accompagnino il processo di integrazione, perché le comunità religiose, possono essere luoghi di grande socializzazione, prescindendo dalla fede, ma possono essere anche dei ghetti. Penso, per esempio, al problema delle donne: le donne sono delle grandi integratrici nella società, ma tante volte sono prigioniere della famiglia o di tradizioni che non sono consone alla storia del nostro Paese”.

    Altro obiettivo della Conferenza permanente, che si riunirà con cadenza mensile, è quello di superare il limite dell’emergenza che da sempre accompagna l’integrazione degli immigrati in Italia. Per farlo, spiega il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, bisogna riuscire a superare ogni pretesa di supremazia e a coltivare il dialogo, vero seme della conoscenza, parola che incontra l’altra parola:

    “Il confronto tra identità diverse dovrà respingere ogni pretesa di supremazia, che inevitabilmente porta al conflitto e alla chiusura settaria. Riesco a comprendere che di fronte a situazioni critiche la soluzione radicale, più lontana da orizzonti inclusivi, possa apparire talvolta quella più seducente, soprattutto se accompagnata dalla banalità del consenso. Abbiamo la responsabilità di continuare a coltivare il dialogo, per quanto difficile ed estremo questo ci possa sembrare”.
    Quale la ricetta del governo sul fronte immigrazione? Ancora il ministro Cancellieri:

    “L’intenzione è di fare quello che è dovere fare: offrire solidarietà là dove si può e offrire anche sicurezza: offire l’accoglienza dovuta, nel rispetto delle regole naturalmente”.

    Un’idea quella dell’istituzione di questa Conferenza che i rappresentati religiosi salutano con soddisfazione e con ottimismo, comprendendo anche la forte responsabilità a cui sono chiamati. Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente del Co.re.Is (Comunità religiosa Islamica):

    “Tramite questa responsabilità - che anche i leader religiosi, di tutte le comunità religiose, e i leader politici hanno di declinare gli insegnamenti spirituali e teologici per il beneficio dei fedeli, del popolo - la cosa bella sarà che se i leader religiosi sanno ben rappresentare la loro sacralità con le istituzioni laiche, altrettanto ci sarà una ricaduta dei fedeli nel sapere essere anche eccellenti cittadini”.

    Sentiamo poi il parere di mons. Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana (Cei):

    “Finora, sono stati fatti dei tentativi, direi, sporadici e poi - giustamente, anche per la rilevanza della comunità - ci si è rivolti alla comunità islamica. Mi pare che, intanto, uno dei pregi di questa Conferenza sia quello di aver individuato globalmente la questione delle minoranze religiose e di aver individuato nei leader religiosi dei fattori, degli attori di integrazione. Questo mi sembra un fatto decisamente positivo, che allarga in qualche modo l’orizzonte. Oltretutto, il peso delle appartenenze religiose, delle identità religiose, specialmente per chi è immigrato, è molto rilevante. Quindi, mi sembra che questo possa essere uno strumento per favorire l’integrazione”.

    Il desiderio di cooperare è evidente, ma in primo luogo ognuno di noi deve sentirsi accolto. Così si è epsresso il vescovo Siluan della diocesi ortodossa romena d’Italia:

    “Devo dire che, fino ad oggi, ci siamo sentiti integrati e accettati in Italia. L'incontrarci tutti quanti, però, accentua il fatto che ognuno rispetta l’identità dell’altro come la propria. E’ l’insegnamento del Vangelo, è l’insegnamento che noi proviamo a dare ai nostri figli, ai nostri bambini, ai nostri fedeli, non solo perché siamo fuori del nostro Paese, ma anche perché il mondo in cui viviamo è un mondo da salvare. Quindi, non pensiamo solo a noi, ma pensiamo a tutti quanti”. (ap)

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    La Fiera del libro per ragazzi di Bologna: tante novità per i mini-lettori

    ◊   Nella crisi del mercato dei libri brilla il segno più nel settore dell'editoria per ragazzi. Secondo l’Ufficio studi dell'Associazione italiana editori, negli ultimi dieci anni le 197 case editrici che hanno pubblicato libri per bambini hanno immesso sul mercato 2.317 novità e distribuito 19,9 milioni di copie. E proprio in questi giorni, i principali operatori del settore si sono dati appuntamento a Bologna per la 49.ma edizione della Fiera del libro per ragazzi. Il servizio di Cristina Bianconi:

    E’ in corso fino al 22 marzo la “Bologna Children’s Book Fair”, il più importante appuntamento per l’editoria mondiale per ragazzi giunto quest’anno alla quarantanovesima edizione. Numerosi gli incontri dedicati al settore con convegni, iniziative a supporto dei traduttori, un premio internazionale di illustrazione e la consegna del “BolognaRagazzi award”, il premio assegnato ai migliori libri illustrati che da quest’anno guarda al futuro con l’introduzione di una nuova categoria dedicata al settore emergente dell’editoria digitale. Anche quest’anno, come di consueto, il quartiere fieristico ospiterà la mostra degli illustratori, numerose opere di artisti già affermati e talenti emergenti selezionati da una giuria internazionale. Tra gli oltre 1200 espositori presenti figura la casa Editrice Piemme, che quest’anno celebra i 20 anni della nascita del “Il Battello a Vapore”, la collana leader nel settore dei ragazzi. Ascoltiamo Alice Fornasetti, senior editor della casa editrice:

    “Noi proponiamo un’apertura a una fascia d’età finora non contemplata dal nostro catalogo, cioè i bambini dai 3 anni in su, la fascia che noi chiamiamo ‘pre-scolare’, con due progetti per noi molto importanti: ‘Il mondo del signor Acqua’, di Agostino Traini e i libri dell’autore americano, Todd Parr, che escono in questi giorni, sempre rivolti ai bambini dai tre anni: sono da leggere assieme ai genitori o ai maestri dell’asilo e trattano argomenti importanti come la famiglia e la pace, in un modo adatto ai più piccoli. A livello di mercato e di economia, il settore dei ragazzi è un settore in crescita quindi questo ci fa ben sperare e proseguire fiduciosi con il nostro lavoro”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Vietnam. Procede la Causa di beatificazione del cardinale Văn Thuận

    ◊   La Causa di beatificazione del cardinale vietnamita Francis Xavier Nguyễn Văn Thuận, l’ex presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace scomparso nel 2002 per un tumore, prosegue il suo iter: una Commissione di inchiesta della diocesi di Roma – già recatasi in Francia, Germania, Stati Uniti e Australia – sarà in Vietnam dal 23 marzo al 9 aprile per ascoltare alcune testimonianze e raccogliere ulteriore documentazione. La visita – riferisce l’agenzia Eglises d’Asie – si articolerà in quattro tappe nelle diocesi in cui il porporato aveva vissuto per diverso tempo. La prima, dal 24 al 27 marzo, sarà Ho Chi Minh City (ex Saigon) dove, 37 anni or sono, l’allora mons. Thuận era stato nominato arcivescovo coadiutore, una settimana prima della caduta della città e della fine della guerra in Vietnam. Una scelta non gradita al nuovo regime, che lo aveva espulso dall’arcidiocesi, internato e quindi incarcerato senza processo per 13 anni fino al 1988 e costretto agli arresti domiciliari fino al 1991, quando dovette lasciare il Paese. Dopo Ho Chi Minh City, dal 28 al 31 marzo, la Commissione di inchiesta continuerà il suo lavoro nella diocesi di Nha Trang. In vista della visita, la diocesi ha istituito una sua speciale commissione, della quale fanno parte molti membri che hanno conosciuto personalmente il cardinale Thuân, che fu alla guida della diocesi dal 1967 al 1975, gli anni più drammatici della guerra in Vietnam. Dal primo al tre aprile, la delegazione sarà invece a Huê, città dove il cardinale vietnamita era nato il 17 aprile 1928 da una famiglia cattolica e dove era stato ordinato sacerdote nel 1953 prima di proseguire i suoi studi a Roma. La Commissione incontrerà una decina di testimoni e prenderà visione di diversi documenti sulla sua famiglia e sulla sua opera quando era vicario generale dell’arcidiocesi. Tra i testimoni figurano l’attuale arcivescovo di Huê Etienne, Nguyên Nhu Thê, suo amico fraterno. Con lui cinque sacerdoti diocesani che si considerano suoi figli spirituali, un anziano sacerdote, alcune religiose e tre laici membri dell’Istituto secolare “Ésperance” da lui fondato. La visita terminerà quindi ad Hanoi dove, dal 5 al 7 aprile, la delegazione diocesana ascolterà altre testimonianze di diverse persone che ebbero contatti con il cardinale Thuân durante i lunghi anni di prigionia nella capitale vietnamita e gli ultimi tre anni agli arresti domiciliari, prima dell’esilio a Roma. Qui, nel 1998, il Beato Giovanni Paolo II lo nominò presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace e nel 2001 lo elevò a cardinale. La fase diocesana del processo di Beatificazione del card. Thuân è stata aperta a Roma il 22 ottobre 2010. (EdA – L.Z.)

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    Il Cairo. Folla enorme ai funerali di Papa Shenouda III

    ◊   Decine di migliaia di persone hanno assistito al Cairo ai funerali del Papa Shenouda III di Alessandria, scomparso sabato all'età di 88 anni. Le esequie si sono svolte nella cattedrale di San Marco, mentre la ressa all’esterno almeno 34 fedeli sono rimasti feriti. Dopo il rito funebre, la salma è stata portata via in una bara bianca. Per domani, giornata di lutto nazionale, è in programma una cerimonia a Wadi el-Natroun, a un centinaio di chilometri dal Cairo, a cui saranno presenti le principali cariche istituzionali egiziane e dove avverrà la sepoltura nel monastero di Anba Bishoy, luogo in cui il papa copto era stato imprigionato sotto Anwar Sadat. Nel ricordare Shenouda III, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, lo ha definito “una figura importante per i cristiani di Oriente”. In un messaggio di condoglianze – riferito dal Sir – il presule scrive ancora: “Ha condotto la sua missione cristiana con ferma fiducia e profonda fede in mezzo ad un turbinio di avvenimenti che hanno segnato il mondo arabo e quello intero. Accompagnandolo con le nostre preghiere ricordiamo tutti i suoi immensi servigi alla sua Chiesa, al suo Paese e a tutti i cristiani del Medio Oriente”.

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    Primo Forum per la Riconciliazione del popolo coreano

    ◊   Esplorare prospettive, speranze e azioni per mettere in moto la riconciliazione del popolo coreano e la riunificazione delle due Coree: è l’obiettivo del “Primo Forum per la Riconciliazione”, lanciato dalla “Commissione per la Riconciliazione del popolo coreano”, in seno alla Conferenza episcopale della Corea, presieduta da mons. Lucas Kim Woon-hoe. Come riferito all’Agenzia Fides dalla Commissione, il Forum intende “aiutare la comprensione pubblica, preparandola alla riunificazione”, modulando con maggiore efficacia i movimenti per la riconciliazione e l'unità del popolo coreano, nonché gli aiuti umanitari verso il Nord. In un incontro tenutosi nei giorni scorsi, il Forum ha affrontato tre temi specifici: il processo di successione del potere in Corea del Nord, il cambiamento di atteggiamento della Corea del Nord, le relazioni internazionali di Kim Jong-un, in special modo il rapporto con la Cina. Peter Lim Eul-chul, professore all'Istituto per gli Studi dell'Estremo Oriente della “Kyungnam University”, ha sottolineato le caratteristiche della successione di potere di Kim Jong-un: la rapida successione, l’idolatria di massa, il ripercorrere le orme paterne. Lim ha previsto che Kim Jong-un rafforzerà la collaborazione economica con la Russia e la Cina per far fronte alle sanzioni della comunità internazionale. Hellen Im Soon-hee, ricercatrice dell'Istituto nazionale per l'unificazione della Corea, ha detto che nel popolo nordcoreano l'orgoglio nazionale e la fiducia nel leader sembrano indebolirsi, soprattutto a causa delle difficoltà economiche. Questo fatto può generare una visione positiva della società e della cultura sudcoreana e la necessità di aprirsi al mondo esterno. Secondo John Lee Young-hun, ricercatore all’Istituto “Supex Management”, la cooperazione economica tra Nord e Sud Corea non dà un grande contributo a migliorare la situazione economica della Corea del Nord. Secondo il ricercatore, nei prossimi mesi Pyongyang punterà a rafforzare il rapporto e il sostegno della Cina, in uno scambio che rifletta un interesse non solo economico, ma anche politico e militare.

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    L’Asia è il maggior importatore di armi al mondo

    ◊   L'Asia è il maggior importatore di armi al mondo: il volume delle importazioni dirette ad Oriente rappresenta il 44 % del volume totale del commercio. L'Europa importa per il 19 %; il Medio Oriente per il 17 %; le Americhe per l'11 e l'Africa per il 9 %. La Cina, maggior importatore per il 2006 e il 2007, è al quarto posto: lo scivolamento - riferisce AsiaNews - è dovuto al fatto che il Paese ha aumentato la produzione interna e le esportazioni. Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto dell'Istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma (Sipri) che ha monitorato il traffico di armi nel mondo nel corso del periodo che va dal 2007 al 2011. Il maggior importatore asiatico è l'India, con il 10 %; seguono la Corea del Sud con il 6 %, Cina e Pakistan entrambe al 5 % e Singapore con il 4 %. Queste cinque nazioni, insieme, rappresentano il 30 % delle importazioni mondiali di armi. Pechino, scrive il Rapporto, "ha diminuito le sue importazioni perché ha aumentato la produzione interna di armamenti. Sono aumentate nel contempo le esportazioni, soprattutto verso il Pakistan". Islamabad ha comprato dalla Cina 50 aerei da combattimento JF 17 e 30 aerei F-16, oltre a un considerevole numero di carri armati. Paul Holtom, direttore del Sipri, spiega: "In alcuni settori come quello del combattimento aereo, la Cina è in grado di soddisfare la propria richiesta per la maggior parte grazie alla produzione interna. L'India ancora no". Va poi sottolineato che il governo cinese continua anche per il 2012 la sua corsa agli armamenti: l'11 % del Prodotto interno lordo del Paese è destinato alle spese militari. Interessi economici, dispute territoriali e commesse sempre più ampie dall'estero spingono Pechino a continuare nella sua corsa. Negli ultimi 5 anni, la Cina ha raddoppiato il proprio volume di export rispetto al periodo che va dal 2002 al 2007. Le autorità cinesi guardano con attenzione agli Stati Uniti, che hanno rivolto all'Estremo Oriente i propri interessi strategici. Ni Lexiong, analista militare dell'Università di Shanghai, spiega: "La Cina sta mandando un avvertimento a Washington e Delhi, che si sono unite per restringere gli interessi di Pechino nell'area del Mar cinese meridionale e nel resto dell'area".

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    Africa. Migliaia di bambini e ragazzi continuano a morire per una “malattia misteriosa”

    ◊   Una malattia misteriosa sta mietendo molte vittime tra i bambini del Nord dell’Uganda, del Sud Sudan e della Tanzania. Si tratta di una pandemia mortale non ancora identificata e registrata per la prima volta nel 2003: la sindrome di Nod, o nodding disease. Finora – riferisce l’Agenzia Fides – gli esperti non sono riusciti a curarla né a contenerla. Colpisce solo i bambini tra i 5 e i 15 anni di età, provocando spasmi incontrollabili che arrivano a consumarli e ne causano la morte. Inoltre, le convulsioni da cui le vittime vengono colpite sono talmente forti da causare svenimenti, esponendoli di conseguenza a diversi incidenti, come ustioni o annegamenti, spesso cause principali del decesso. Attualmente – nonostante i dati riportati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle Malattie (Ccd) di Atlanta, negli Stati Uniti, parlino di 194 casi – sono migliaia i bambini e i ragazzi che ne soffrono. Inizialmente, il Cdc sospettava che si trattasse di una specie di isteria collettiva. Poco tempo dopo, dagli scanning cerebrali effettuati sui pazienti, è emerso che si tratta di una malattia che causa una forte atrofia cerebrale. Il numero dei casi va aumentando, e un medico americano che prese parte in Asia alla campagna globale contro l’influenza aviaria, è ora impegnato con le autorità ugandesi per combattere contro questa sindrome. Ha affermato che la nodding disease è la prima delle sei malattie misteriose che il Cdc sta studiando. A differenza dell’influenza aviaria, questa pandemia non mostra indizi di contagio da persona a persona, di conseguenza non sembra costituire una minaccia per la popolazione.

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    Messico: bambini di strada costretti a prostituirsi per mangiare

    ◊   È emergenza prostituzione minorile a Tapachula, citta messicana dello Stato meridionale del Chiapas. Secondo quanto riferisce Fides, almeno 80 minori che vagano per le strade del centro urbano facendo uso di droghe come marihuana e solventi. Il numero di questi piccoli disperati è in continuo aumento, dato che molti bambini non hanno famiglia né un punto di riferimento. Alcuni trovano rifugio presso il centro di accoglienza dell’Ejército de Salvación, ong fondata da volontari credenti di diverse denominazioni protestanti, dove tra i servizi offerti, vengono proposti corsi di alfabetizzazione e aiuti alimentari. Questi piccoli spesso vengono trovati per strada, all’alba, dai volontari che li invitano ad andare al centro di accoglienza. Dalle testimonianze raccolte dalla responsabile della casa, risulta che i minori escono con persone adulte per una cena e vengono sfruttati sessualmente in cambio di vestiti, denaro, cibo, telefoni cellulari o altri utensili di poco conto. Attualmente, sono assistiti in modo permanente tra i 10 e i 25 bambini, ai quali vengono dati istruzione, cibo e cure mediche. (M.G.)

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    Taiwan: duecento catecumeni si preparano a ricevere i Sacramenti la notte di Pasqua

    ◊   “Seguite sempre l’insegnamento di Cristo per realizzare l'alleanza che Dio ha stabilito con voi, facendovi sale e luce nel mondo”. È l’invito – ripreso dalla Fides – che mons. John Hung, arcivescovo di Tai Pei e presidente della Conferenza episcopale di Taiwan, ha rivolto agli oltre 200 catecumeni dell’arcidiocesi di Tai Pei che hanno celebrato gli scrutini nella prima domenica di Quaresima per prepararsi a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (il Battesimo, la Cresima e la prima Eucaristia) nella notte di Pasqua. I catecumeni, che stanno frequentando 25 corsi di catechismo parrocchiale, accompagnati dai loro catechisti, padrini e madrine, e da numerosi fedeli delle rispettive parrocchie, si sono radunati per “stabilire l'alleanza con Dio” davanti mons Hung, il quale ha regalato a ogni catecumeno una copia del libro di Papa Benedetto XVI “Gesù di Nazaret”, apponendo su ciascuno una dedica. Tra questi catecumeni, la cui età va dai 7 agli 80 anni, c’è un’intera famiglia di 4 persone, alcuni padri e figli, delle sorelle, tutti uniti dalla stessa vocazione: seguire la chiamata del Signore per avere la nuova vita nella notte di Pasqua. Grande fermento anche nella diocesi di Kao Hsiung, dove l’arcivescovo Peter Liu ha presieduto lo scrutinio dei 99 catecumeni delle 23 parrocchie della diocesi. Dopo il rito, mons. Liu ha regalato ad ognuno una copia del libro “Il Sacramento dell’Eucaristia” come segno di benvenuto a nome della comunità intera. (M.G.)

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    Il cardinale Bagnasco: serve un nuovo modo di pensare per superare la crisi

    ◊   La realtà lavorativa del Paese, e di Genova in particolare, vive “in un’ora invasa da scenari inediti e difficili sfide” e in un tempo “in cui le certezze di sempre sembrano messe in discussione e l’orizzonte appare poco chiaro”. Ad affermarlo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’omelia pronunciata ieri sera nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della Messa per il mondo del lavoro nella solennità di San Giuseppe. A quanti hanno competenze decisionali e dirigenziali, il porporato ha ricordato che “i cittadini vogliono vedere un orizzonte vero, non delle parole che si ripetono inconcludenti; avere certezze, non promesse, perché i tempi stringono e le ristrettezze diventano sempre più pesanti sulle spalle delle famiglie”. Il cardinale ha quindi indicato a Genova la via per uscire dalla crisi economica. La città, ha spiegato, ha bisogno di “coesione”, che è il risultato di “fiducia, sincerità e coraggio”, e “deve dismettere interessi individualistici o di parte e la sonnolenta inerzia”, insieme a “vecchi modi di pensare e vecchi costumi che, mentre cercano di mantenere se stessi, affossano Genova e con lei i suoi figli”. “Per creare futuro - ha sottolineato il porporato citato dal Sir - dobbiamo mettere in conto anche eventuali disagi temporanei, ma è la visione d’insieme, non il proprio particolare che deve ispirare e sostenere".

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    Austria. Il cardinale Schönborn: elezioni parrocchiali, segno di vitalità della Chiesa

    ◊   Le elezioni dei consigli parrocchiali in Austria, svoltesi domenica 18 marzo in tutte le diocesi del Paese, hanno registrato un’affluenza stabile: lo ha riferito ieri l’agenzia di stampa cattolica Kathpress citata dal Sir. La partecipazione dei cattolici austriaci alle elezioni si attesta intorno al 20-25%, un dato più elevato rispetto alla normale frequenza dei fedeli alle celebrazioni. Per il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca, le elezioni dei consigli parrocchiali sono “un segno di vitalità” della Chiesa e un “segno molto forte dell’importanza della fede nel nostro Paese”, ha detto ieri poco prima dell’inizio dell’assemblea plenaria della Conferenza, riunitasi a Tainach in Carinzia. Il cardinale Schönborn ha rivolto un saluto ai candidati, ringraziandoli per il contributo dato alla riuscita delle elezioni: “In tempi in cui anche il numero di cattolici praticanti è fortemente diminuito, i fedeli che si impegnano sono tanto più importanti”. I risultati delle consultazioni vengono attualmente discusse dai vescovi riuniti in Carinzia e verranno illustrati venerdì 23 marzo, al termine dell’incontro dei prelati.

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    Burkina Faso. Nasce la Commissione episcopale dei pellegrinaggi e dei Congressi eucaristici

    ◊   La Conferenza episcopale del Burkina-Niger (Cebn) si è dotata di una Commissione episcopale dei pellegrinaggi e dei Congressi eucaristici (Cepce). Questa nuova struttura, che porta a 23 il numero delle Commissioni episcopali locali, ha il compito di gestire, coordinare e organizzare le attività ecclesiali della Cebn. Come spiegano i vescovi del Paese, “la Cepce sarà un pilone portante per il coordinamento, la riflessione e lo scambio di informazioni su tutti i pellegrinaggi e i Congressi eucaristici sia nazionali che internazionali”. Voluto dai vescovi del Burkina-Niger sin dall’Assemblea ordinaria del febbraio 2011, svoltasi a Niamey, il nuovo organismo episcopale è stato creato in sostituzione del Comitato nazionale dei pellegrinaggi cattolici che dal 1997 ha gestito e organizzato 44 viaggi dei fedeli in diversi luoghi santi, con la partecipazione di oltre 3.500 pellegrini. Risultati certamente “soddisfacenti”, sottolinea la Cebn, ma che comunque necessitano di “una maggiore sinergia tra i presuli del Burkina Faso e del Niger”. La Cepce comprende un Consiglio esecutivo nazionale, presieduto dall’arcivescovo di Ouagadougou, mons. Philippe Ouédraogo, e tre Comitati. Il primo impegno della Commissione è stata l’organizzazione dell’ottavo pellegrinaggio nazionale al Santuario mariano di Yagma, svoltosi l’11 e il 12 febbraio scorsi. Ma per il prossimo anno, il calendario prevede, tra giugno ed agosto, otto pellegrinaggi internazionali in diversi Paesi, come la Terra Santa, l’Egitto, il Portogallo, la Costa d’Avorio, il Benin e l’Italia. Senza dimenticare il Congresso eucaristico internazionale che si terrà a Dublino dal 10 al 17 giugno. “Vogliamo credere – conclude l’abate Moïse Ouelgo, segretario generale della Cepce – che questa nuova struttura raggiungerà i suoi obiettivi e porterà molti fratelli e sorelle cattolici ad approfondire la propria fede grazie ai pellegrinaggi”. (I.P.)

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    Brasile. La Giornata mondiale della gioventù di Rio 2013 è già iniziata

    ◊   A poco meno di 500 giorni dal grande incontro mondiale della gioventù con Benedetto XVI, in Brasile già si vive il clima della Giornata Mondiale della Gioventù. In tutto il Paese la sua celebrazione è già cominciata con il cammino-pellegrinaggio della Croce della Giornata e dell’Icona della Madonna. Specialmente a Rio si vive l’ansia e la gioia della preparazione. I giovani che desiderano essere presenti a Rio dal 23 al 28 luglio 2013 hanno già incominciato a mobilitarsi. Lo si può notare, in modo singolare, attraverso la celebrazione mensile della Veglia di preghiera dei Giovani adoratori nel Santuario dell’Adorazione perpetua: la preghiera è seguita anche dai giovani di varie parti del Paese e del mondo grazie alla trasmissione in diretta effettuata dal canale Webtv Redentor (www.redentortv.br). Anche i volontari si stanno mobilitando: hanno già dato la loro disponibilità circa 12mila giovani. La campagna per il volontariato sarà lanciata nella città di Rio il prossimo 25 Marzo. Entro la fine del 2012 ci si aspetta un’adesione di 60mila giovani volontari di diverse provenienze: diocesani, nazionali e internazionali. Ci sarà poi la mobilitazione di chi accoglierà i pellegrini nella propria casa. La Campagna per l’Ospitalità è stata lanciata nella seconda domenica di Quaresima, con lo slogan “Fatevi milioni di amici”: l’immagine scelta per illustrare l’accoglienza del popolo brasiliano è quella di una famiglia normale che si arricchisce di due nuovi membri accolti tra i pellegrini della GMG. In tutti i settori della Commissione Organizzatrice Locale (COL) della GMG Rio2013, le attività si moltiplicano di giorno in giorno. Tra le novità si segnala l’esposizione di opere dei Musei Vaticani durante la GMG. Il 7 Marzo scorso è stato firmato un protocollo di intesa tra l’Istituto Giornata Mondiale della Gioventù e il Museo Nazionale di Belle Arti del Brasile (MNBA) per portare a Rio opere di artisti come Michelangelo e Caravaggio, che resteranno esposte dall’11 giugno al 15 settembre 2013. È in fase organizzativa anche una Mostra vocazionale: riunirà congregazioni, movimenti e nuove comunità che vorranno rappresentare in esposizione i loro carismi. Per la partecipazione a questo specifico evento occorre contattare tramite e-mail: feiravocacional@rio2013.com. Lo spirito che muove i giovani e la Chiesa per questa grande festa di fede e di testimonianza riflette quanto detto da Benedetto XVI nel suo Messaggio per la GMG di Madrid: “Cari giovani, la Chiesa conta su di voi. Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona un nuovo impulso. Perciò le GMG sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il Popolo di Dio”. (A cura del Programma Brasiliano)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 80

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