![]() | ![]() |

Sommario del 14/03/2012
◊ All’udienza generale in Piazza San Pietro, Benedetto XVI si è soffermato sulla presenza orante di Maria nel cammino iniziale della Chiesa. Parlando ad oltre 20 mila fedeli, il Papa ha sottolineato che anche oggi siamo chiamati a seguire l’esempio della Madre di Gesù che ci invita a pregare sempre e non solo in situazioni di bisogno. A margine dell’udienza, il Pontefice ha benedetto la “fiaccola benedettina della pace” di ritorno da Malta. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Non si può “parlare di Chiesa se non è presente Maria”: è quanto sottolineato dal Papa all’udienza generale tutta dedicata al ruolo della Vergine nella vita della Chiesa. Ha così evidenziato che la “presenza della Madre di Dio” con gli Apostoli dopo l’Ascensione non è una semplice annotazione storica, “ma assume un significato di grande valore”, perché con Maria condivide “ciò che vi è di più prezioso: la memoria viva di Gesù nella preghiera”:
“Se non c’è Chiesa senza Pentecoste, non c’è neanche Pentecoste senza la Madre di Gesù, perché Lei ha vissuto in modo unico ciò che la Chiesa sperimenta ogni giorno sotto l’azione dello Spirito Santo”.
E ha rammentato come il Concilio Vaticano II abbia proprio voluto sottolineare in modo particolare questo legame “che si manifesta visibilmente nel pregare insieme di Maria e degli Apostoli, nello stesso luogo, in attesa dello Spirito Santo”. Il posto privilegiato di Maria, ha ribadito il Papa, è dunque la Chiesa:
“Venerare la Madre di Gesù nella Chiesa significa allora imparare da Lei ad essere comunità che prega: è questa una delle note essenziali della prima descrizione della comunità cristiana delineata negli Atti degli Apostoli”.
Spesso, ha osservato, la preghiera “è dettata da situazioni di difficoltà, da problemi personali che portano a rivolgersi al Signore per avere luce, conforto e aiuto”:
“Maria invita ad aprire le dimensioni della preghiera a rivolgersi a Dio non solamente nel bisogno e non solo per se stessi, ma in modo unanime, perseverante, fedele con un ‘cuore solo e un’anima sola’”.
Quindi, il Papa ha invitato i fedeli ad affidare a Maria “ogni fase di passaggio” dell’esistenza “personale ed ecclesiale”:
“Maria ci insegna la necessità della preghiera e ci indica come solo con un legame costante, intimo, pieno di amore con suo Figlio, possiamo uscire dalla ‘nostra casa’ con coraggio, per raggiungere i confini del mondo e annunciare ovunque il Signore Gesù, Salvatore del mondo”.
Al termine dell’udienza, il Papa ha benedetto la “fiaccola benedettina della pace” di ritorno da Malta, accompagnata dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, e dagli abati di Subiaco e Montecassino, Dom Pietro Vittorelli e Dom Mauro Meacci. Il luminoso simbolo spirituale del Santo Patrono d’Europa è tornato dunque a ribadire la sua missione di pace e solidarietà dei popoli di tutte le nazioni. Il Papa ha inoltre salutato il Patriarca di Bagdad dei Caldei, Emmanuel III Delly, e il suo vicario Shlemon Warduni. In questi giorni, ricorre il quarto anniversario dell’uccisione dell’arcivescovo di Mossul, mons. Rahho.
Il Papa benedice la campana del Congresso eucaristico di Dublino. Intervista con mons. Martin
◊ Un rintocco per chiamare idealmente i cattolici al prossimo Congresso eucaristico internazionale di Dublino. Dopo l’udienza generale di stamattina, Benedetto XVI ha voluto suonare personalmente la campana simbolo della 50.ma assise eucaristica, in programma nella capitale irlandese dal 10-17 giugno. A presentare la campana al Papa è stata una delegazione del Congresso, guidata dall’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin. Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, lo ha intervistato:
R. – La campana è quella che nei Paesi, e anche nelle città, convoca le persone: suona la campana e la gente è invitata, convocata, a venire, lasciando la vita quotidiana per un momento di preghiera, di raccoglimento. Questo per noi è ciò che il Congresso eucaristico dovrebbe fare nell’Irlanda di oggi: convocare le persone per un momento di rinnovamento spirituale, di rinnovamento della Chiesa irlandese. L’udienza di questa mattina dal Papa è anche un invito che va oltre i confini irlandesi, va alle altre Chiese, perché vengano per piccoli o grandi pellegrinaggi. E’ importante perché è un simbolo del sostegno, della solidarietà delle Chiese in diverse parti del mondo per la Chiesa in Irlanda, che ha attraversato un periodo difficile, ma che sta andando verso un periodo di rinnovamento. Il pellegrinaggio della campana – che ha visitato tante scuole, le isole, le parrocchie, le case di riposo per gli anziani – è cominciato esattamente un anno fa, in occasione della festa di San Patrizio. Due anni fa è stata pubblicata la lettera del Santo Padre ai cattolici irlandesi. I due processi di rinnovamento vanno insieme: quello interno alla Chiesa e la preparazione per il Congresso eucaristico. Il Congresso non è un evento che comincia il 10 giugno e finisce il 17 giugno, ma è un periodo di rinnovamento che è già cominciato e continuerà dopo.
D. – Quindi, si tratta di un momento di riconciliazione, in un periodo molto difficile per la Chiesa, che in qualche modo richiama anche l’altro Congresso, quello di Dublino nel ’32…
R. – Noi abbiamo celebrato il Congresso eucaristico del 1932 dieci anni dopo una guerra civile in Irlanda, molto brutale, che ha diviso comunità e famiglie. Il mio predecessore, nella sua veste di arcivescovo, ha cercato di evitare la guerra e si è impegnato a parlare con le diverse parti. Quella mediazione, però, fallì. Il Congresso del 1932 è stato allora un momento di grande riconciliazione della società. La nostra speranza è che anche in questa occasione il Congresso sia un momento di riconciliazione, di rinnovamento, per cercare di non abbandonare o negare il passato, ma creare un nuovo tipo di futuro. (ap)
Pullman si schianta in Svizzera: morti 22 bambini. Il cordoglio del Papa
◊ Strage di bambini in Svizzera: un pullman con due scolaresche del Belgio, di ritorno da una settimana bianca, si è schiantato ieri sera contro la parete di una galleria nel cantone del Vallese, nei pressi di Sierre. Ventotto finora i morti: fra di loro, 22 bambini. Altri 24 sono ricoverati in ospedale: alcuni lottano fra la vita e la morte. Tra le cause dell’incidente si ipotizzano un colpo di sonno dell'autista e l’alta velocità. Sul pullman viaggiavano 52 persone, in gran parte studenti dodicenni delle cittadine di Lommel e Heverlee, nelle Fiandre. Per tutta la notte 200 operatori hanno lottato per salvare vite; 12 ambulanze e 8 elicotteri hanno fatto la spola fra l'imbocco della galleria e gli ospedali più vicini. Il premier belga Elio Di Rupo ha parlato di tragedia nazionale. I vescovi belgi, unendosi al dolore di tutto il Paese, hanno assicurato la loro preghiera e il loro sostegno concreto. Una veglia di preghiera si tiene stasera nella cattedrale di Lovanio in Belgio: a presiederla l'arcivescovo di Malines-Bruxelles André-Joseph Léonard accompagnato dal nunzio apostolico in Belgio, mons. Giacinto Berloco. Durante la veglia, la lettura del messaggio di cordoglio e di sostegno di Benedetto XVI alle famiglie delle vittime e a tutte le persone coinvolte dalla tragedia. Il vescovo di Hasselt, Patrick Hoogmartens, si è recato questa mattina nella scuola di Lommel: Marie Duhamel lo ha intervistato:
R. – Mi sono recato nella scuola per parlare con i genitori dei bambini prima che partissero per la Svizzera. E’ stato un incontro senza tante parole, le persone piangevano … Alcuni di loro mi dicevano: “Dove è Dio?”. Io ho risposto che la mia certezza è che Dio è presente anche in questo momento nel loro cuore. Una donna mi ha detto che adesso possiamo soltanto pregare. Io spero che la fede possa aiutare i genitori, le famiglie e anche le due scuole. Sono contento che ci sia l’aiuto di tante persone.
◊ Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ordinario Militare per il Paraguay, mons. Adalberto Martínez Flores, finora Vescovo della diocesi di San Pedro (Paraguay).
In Ecuador, il Papa ha nominato Vescovo ausiliare di Portoviejo il rev.do Eduardo José Castillo Pino, del clero dell’arcidiocesi di Guayaquil, assegnandogli la sede titolare di Tarasa di Bizacena.
Il 3 maggio Benedetto XVI in visita all'Università Cattolica di Roma
◊ L'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma incontrerà il Papa. La Sala Stampa vaticana ha comunicato oggi che il prossimo 3 maggio, alle 11, Benedetto XVI si recherà in visita all'ateneo in occasione del 50.mo della fondazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia e vi terrà un discorso.
Dalla tv cubana il cardinale Ortega parla al Paese dall'ormai prossima visita del Papa
◊ Benedetto XVI sarà a Cuba come “pellegrino della carità”: così il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, in un videomessaggio diffuso ieri sera dalla tv ufficiale “Cubavisión”. Nel suo intervento, della durata di circa 20 minuti, il porporato ricorda l’impegno del Papa per la nuova evangelizzazione ed invita tutti i fedeli a partecipare numerosi all’incontro con Benedetto XVI, che sarà a Cuba dal 26 al 28 marzo. Il servizio di Isabella Piro:
“Il Papa viene a confermarci nella fede, viene a riaffermare i valori cristiani”: è questo il nucleo del videomessaggio del cardinale Ortega. Un messaggio appassionato, pronunciato a braccio, che spazia dal passato – dalla visita a Cuba di Giovanni Paolo II del 1998 – al presente, all’ultimo incontro con Benedetto XVI in Vaticano, durante il Concistoro del febbraio scorso. In quell’occasione, racconta il cardinale Ortega, il Papa lo salutò con affetto, dicendogli “Ci vediamo a Cuba!”. E il Pontefice visiterà l’isola come “pellegrino della carità”, dice il porporato, anche nell’ottica del suo impegno di “rinnovare la fede in quei Paesi già cristianizzati, ma che necessitano di una nuova evangelizzazione”. Una fede che a Cuba è rimasta “sopita”, continua l’arcivescovo dell’Avana, ma comunque “presente nel cuore delle persone”.
“Benedicto XVI es el Papa de la verdad porque...”
Il cardinale Ortega traccia poi un ritratto vivido di Benedetto XVI, descrivendolo come “il Papa della verità”, l’intellettuale, l’uomo che ha dedicato la propria vita alla vocazione teologica. E in quanto “ricercatore della verità”, continua il porporato, il Pontefice desidera che anche i fedeli cerchino la verità, oggi minacciata dal “relativismo, dal lassismo etico o dall’assolutismo”.
Sottolineando, inoltre, come la visita del Papa abbia un carattere “pastorale”, secondo il mandato del “Successore di Pietro”, il cardinale Ortega invita tutti i fedeli a partecipare numerosi agli incontri con il Pontefice. La visita papale, conclude, non sarà riducibile ad un punto di vista numerico o statistico, e resterà impressa nel cuore della popolazione...
“ ... será siempre tambien en nuestro corazón...”.
Intanto, proprio ieri, il governo cubano ha inaugurato un sito web dedicato al viaggio del Papa: in esso si possono trovare il programma ufficiale degli eventi, alcuni articoli di attualità e dati significativi per il mondo cattolico, come un video sulla Città del Vaticano. I visitatori del sito possono infine scaricare materiale audiovisivo sulla visita a Cuba di Giovanni Paolo II del 1998.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Senza Maria non c’è Chiesa: all’udienza generale il Papa parla della preghiera della Vergine.
Nell'informazione internazionale, in primo piano l'economia: Pechino studia riforme politiche per sostenere la crescita.
Quel continuo dialogo con il maestro Agostino: l'intervento del vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller, alla presentazione all’ambasciata di Germania presso la Santa Sede del primo volume delle opere di Joseph Ratzinger.
«Suprema lex» è la salvezza delle anime: il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, sul libro di Onorato Bucci «Gesù il Legislatore».
Per restare esemplari: Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, sui programmi di conservazione preventiva e manutenzione delle opere d'arte. Sul tema anche un articolo di Vittoria Cimino.
Nel mondo in cerca della vita: Gaetano Vallini sulla rassegna fotografica del National Geographic al Palazzo delle Esposizioni.
Chi ha paura del crocifisso: nell'informazione religiosa, le polemiche sulle discriminazioni di lavoratori cristiani in Gran Bretagna.
Nella vita della grande comunità ecclesiale: Manuel Nin su liturgia e Cammino neocatecumenale nell’insegnamento di Benedetto XVI.
Siria. Russia e Cina cambiano rotta. L'Italia sospende l'attività dell'ambasciata a Damasco
◊ La Siria continua ad essere terreno di scontri. Secondo fonti locali l'esercito, dopo un assedio di quattro giorni, ha assunto il pieno controllo della città di Idlib, nel nord del Paese. Scontri sarebbero in corso anche a Damasco e nella città meridionale di Deraa, cuore della ribellione. In questo scenario risultano anche dispersi un giornalista e un cameraman turchi. Proprio Ankara conferma che nel Paese c'è stato un afflusso di 5mila profughi in due settimane. Intanto tre attivisti del Gruppo di lavoro nazionale per la liberazione della Siria, una forza dell'opposizione affiliata al Consiglio nazionale siriano (Cns), hanno annunciato le loro dimissioni dal Cns, giudicato incapace di rappresentare le aspirazioni del popolo siriano. Sul fronte internazionale Russia e Cina fanno sapere di non essere schierati in favore del regime, ma del principio di giustizia internazionale; l'Italia ha sospeso oggi l'attività della propria Ambasciata a Damasco e avviato il rimpatriato dello staff della sede diplomatica. Itanto sul tavolo delle Nazioni Unite è arrivata la risposta del presidente Assad al tentativo di mediazione dell’inviato Onu-Lega Araba per la Siria Kofi Annan. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Claudio Lo Jacono presidente dell’Istituto per l’Oriente:
R. – Sono piuttosto pessimista sul documento presentato da Assad, che mi sembra più un tentativo di uscire da un accerchiamento, nel quale progressivamente si è chiuso il regime siriano, che un iniziativa ispirata alla buona volontà. Il presidente siriano ha avuto mille occasioni per arrivare ad un accordo, già nelle discussioni nell’ambito della Lega degli Stati arabi. Il fatto che ora esca con questo documento può essere sicuramente ispirato ad una certa sincerità, ma vorrebbe dire che le cose sono messe molto male per lui; altrimenti è una delle tante mosse per guadagnare tempo e per allontanare da sé le accuse dell’opinione pubblica internazionale.
D. – Il presidente Assad ha anche annunciato nuove elezioni legislative per il 7 maggio prossimo...
R. – Una mossa che non ha alcun senso logico. Queste elezioni, la mancanza di libertà, di movimento, di espressione sono inconciliabili. Le elezioni ancora una volta sono una mossa propagandistica per chetare in qualche modo l’opinione pubblica, che ormai ha di fronte a sé cifre da capogiro, confermate dalle stesse fonti arabe: da un minimo di ottomila morti, fino a diecimila morti, molti di più di quanti ne abbia avuti negli scontri con Israele negli ultimi tempi. Sono totalmente d’accordo con il commento fatto negli Stati Uniti, cioè che questo tentativo di indire delle elezioni, in un clima di guerra civile, ormai aperta, conclamata, non ha senso. Non si tratta più di terroristi, ma si tratta ormai chiaramente di un’insurrezione di una parte della popolazione sunnita contro un regime fortemente ispirato, anche ideologicamente, religiosamente, al gruppo alawita che è al potere da tanti decenni in Siria.
D. – Russia e Cina in queste ore, in sostanza, si sono dette d’accordo sul fatto che sia il popolo a dover decidere il futuro del Paese. Un cambiamento di rotta rispetto alle posizioni caute di qualche tempo fa...
R. – E’ un segno effettivamente di cambiamento. Si stanno rendendo conto che possono guadagnare in simpatia e solidarietà solo presso Assad. Tutto il mondo arabo, come la Lega araba e il mondo islamico, sta andando contro il regime al potere e mi sembra che sia un atto di real politik prendere atto di questo e cercare di cambiar rotta rispetto alle posizioni filo regime finora espresse. (ap)
Il Parlamento Europeo apre alle unioni omosessuali: il commento del prof. Giacobbe
◊ In una risoluzione approvata ieri dal Parlamento Europeo emergono passaggi che intendono promuovere il riconoscimento delle coppie omosessuali attraverso il superamento della definizione di famiglia quale unione tra uomo e donna. Il testo, votato da 361 sì, 268 no e 70 astenuti, è intitolato “Risoluzione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione Europea” ma ci sono almeno due passaggi che vanno oltre. Si legge che è inammissibile che alcuni governi “mettano in atto definizioni restrittive della definizione di 'famiglia' allo scopo di negare la protezione legale alle coppie dello stesso sesso e ai loro bambini”. C’è il paragrafo 5 che chiede alla Commissione di elaborare proposte per il “mutuo riconoscimento” delle famiglie omosessuali tra i Paesi che già le prevedono e il paragrafo 62 che propone al Consiglio di riaffermare il principio di non discriminazione “per orientamento sessuale”. Il testo è stato promosso dalla radicale di sinistra olandese Sophie in't Veld. L’emendamento presentato dal Partito popolare europeo per ribadire la competenza degli Stati membri in materia non è passato. Per capire le implicazioni e i significati del pronunciamento, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Giovanni Giacobbe, giurista, già presidente del Forum delle Associazioni familiari:
R. - Mi pare di poter sostenere che il Parlamento Europeo non ha competenza in materia di famiglia. Quindi, secondo me, questa risoluzione resta un mero atto politico di espressione di un indirizzo, che però non vincola i governi che fanno parte dell’Unione Europea. Tra l’altro, va premesso che bisognerebbe avere il testo di questa risoluzione per vedere com’è articolata precisamente. Sembrerebbe che vorrebbero vincolare i governi degli Stati Europei a dare un riconoscimento al matrimonio tra omosessuali.
D. – Diciamo questo: il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili …
R. – Quindi siamo nell’ambito di una risoluzione che non ha un’efficacia diretta...
D. – Però, come orientamento, come indicazione, come primo passo sul piano giuridico, che importanza ha questa risoluzione?
R. – Secondo me, ha un’importanza certamente dal punto di vista politico, perché esprime un indirizzo del Parlamento Europeo. Ma dal punto di vista degli effetti vincolanti, non produce nessun effetto vincolante per il nostro Paese, come per gli altri Paesi europei.
D. – Si dice che bisogna evitare la discriminazione nei confronti degli omosessuali e si devono riconoscere le unioni civili …
R. – Sono due concetti totalmente diversi. Che si debba evitare ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali è un principio pacifico, che è previsto dalla nostra Costituzione che stabilisce che non si possono discriminare le persone, tantomeno per le loro attitudini sessuali. Che la non-discriminazione implichi il riconoscimento del matrimonio, però, è un salto logico che non può essere condiviso.
D. – Ci aiuti anche a riflettere su questa espressione che si legge nella risoluzione del Parlamento Europeo: “ci si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di famiglia”. Sul piano giuridico che significa?
R. – Sul piano giuridico significa che, secondo questa risoluzione, si dovrebbe adottare un concetto di famiglia che comprenda anche le unioni tra omosessuali. Ora, tra l’altro, ci sono anche dei pronunciamenti della Corte Europea che hanno detto che una cosa è la famiglia, una cosa sono i rapporti tra omosessuali, o comunque le unioni cosiddette “di fatto”. Ma poi, per quanto riguarda l’Italia, noi abbiamo un vincolo costituzionale - l’art. 29 comma 1° della Costituzione - il quale stabilisce che la Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Ora, il concetto di “società naturale” ed il concetto di “matrimonio” - per una tradizione millenaria che risale al Diritto Romano - implicano che la famiglia presuppone l’unione tra un uomo ed una donna. Su questo, secondo me, non c’è possibilità di discutere nell’ambito dell’ordinamento italiano. (cp)
Somalia: gli Shabaab attaccano Mogadisco ed espellono Save the Children
◊ Nuove violenze in Somalia. Un’esplosione, probabilmente causata da un ordigno improvvisato, ha colpito stamani il compound presidenziale nella capitale Mogadiscio. Almeno 4 le vittime. A riferirlo la polizia locale e la missione Amisom dell’Unione africana, che proprio in queste ore ha reso noto come le proprie truppe si dislocheranno nelle regioni fino a poche settimane fa nelle mani dell’insurrezione armata. Ad aggravare lo stato di tensione generale, la rivendicazione dell'attentato da parte dei miliziani Shabaab, che proprio ieri sera avevano annunciato di voler costringere l’organizzazione Save the Children a lasciare le zone sotto il loro controllo. Il gruppo estremista islamico legato ad Al Qaeda già in passato aveva espulso diverse organizzazioni internazionali dai loro territori, tra cui la Croce Rossa, il Programma Mondiale per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite, l'Unicef e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. E l'allontanamento di tali realtà internazionali - spiegano gli esperti - ha contribuito, dal mese di luglio 2011, al peggioramento delle condizioni di vita somale. Giada Aquilino ha raccolto il commento di Filippo Ungaro, direttore comunicazione e campagne di Save the Children Italia:
R. – Ovviamente siamo molto dispiaciuti e rammaricati di questo, perché non riusciremo più a portare in quelle zone aiuti vitali, cruciali per tantissimi bambini e tantissime persone. Noi operiamo in Somalia da 20 anni, stiamo continuando ad operare in altre zone del Paese, compresi Mogadiscio e il Somaliland, ma purtroppo in alcune parti della Somalia centro-meridionale abbiamo ricevuto la comunicazione di interrompere il nostro lavoro. Solo nel 2011 abbiamo aiutato, in Somalia, mezzo milione di persone; questo, naturalmente, ci costringe a fermare i nostri programmi in tali zone, in un’area dove poi, oltretutto, ci sono una forte crisi alimentare e una grande siccità. Se non dovesse piovere in maniera adeguata in questa primavera, tantissime persone si troveranno di nuovo a dover affrontare un'emergenza alimentare notevole.
D. – Save the Children non è la prima organizzazione ad essere stata espulsa dagli Shabaab, dalla Somalia: ricordiamo la Croce Rossa, l’Organizzazione mondiale della sanità, il Programma mondiale per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite. Secondo lei, perché?
R. – Non lo sappiamo. Sappiamo senz’altro che la Somalia è un Paese in questo momento molto difficile, la situazione è complessa e delicata. Possiamo solo dire che sicuramente la serietà e la professionalità di un’organizzazione come Save the Children non sono assolutamente in discussione; Save the Children lavora in tutto il mondo in maniera indipendente, imparziale da qualsiasi tipo di parte politica, soltanto per rispondere ai bisogni della popolazione.
D. – Secondo i miliziani al Shabaab, Save the Children avrebbe distribuito quasi 5 mila confezioni di cibo in scadenza, destinato ai bambini. Qual è la replica dell'organizzazione?
R. – Save the Children lavora seguendo i più alti standard di risposta umanitaria. La nostra organizzazione esiste dal 1919 e quindi la nostra professionalità e la nostra dedizione nei confronti dei beneficiari sono fuori discussione. Per questo, non accettiamo questo tipo di critiche.
D. – E allora, a questo punto, i vostri operatori come si muoveranno?
R. – Al momento, in quella zona centro-meridionale della Somalia sono fermi nelle loro case; per fortuna, non hanno subito alcun tipo di minacce o violenze. Però, per il momento, gli uffici in quella zona sono chiusi. In altre aree continuiamo ad operare. Ovviamente, noi non ci fermeremo qui e cercheremo maniere adeguate per riavviare il nostro lavoro, perché abbiamo a cuore tantissime persone che hanno davvero bisogno di assistenza umanitaria. (gf)
L'incontro Merkel-Monti: la fase acuta della crisi è passata, la guardia resta alta
◊ “Sì alla tobin tax purchè sia europea e se ne valuti l’impatto su imprese e famiglie”. Così il premier italiano, Mario Monti, si è espresso ieri partecipando all’Ecofin di Bruxelles che ha anche dato il via libera al blocco di 495 milioni di euro di fondi europei all'Ungheria, a meno che non prenda misure per correggere il suo deficit eccessivo entro giugno. Nel pomeriggio, poi, Monti è rientrato a Roma per il vertice con la cancelliera Merkel, rimandato per ben due volte. Prima della cena al Quirinale, la conferenza stampa congiunta in cui non sono mancati i riferimenti alla politica internazionale. L’ha seguita per noi Gabriella Ceraso:
“Ja, recht herzlichen Dank …”
E’ cordiale l’incontro: le relazioni bilaterali sono di consolidata qualità. Lo dice la Merkel, lo ribadisce Monti annunciando il vertice intergovernativo con Berlino che si terrà la prossima estate. In primo piano c’è l’intesa sull’attenzione comune alla politica relativa alla crescita e all’occupazione, specie giovanile:
“Vogliamo tenere ferma la stabilità finanziaria e di bilancio, accentuare l’orientamento alla crescita, farlo in modo concreto”.
Obiettivi comuni sono i servizi, la mobilità del lavoro, l’innovazione tecnologica e il rafforzamento del mercato interno. Si ribadisce che la fase acuta della crisi è passata ma che non ci si può rilassare, né sul versante interno, né su quello internazionale.
La Merkel insiste sulla necessità per l’Europa di preservare la sua unità e la sua solidità e punta alla ratifica, al più presto, a livello parlamentare del fiscal compact e, a livello europeo, del Fondo salva-Stati permanente. Anche Siria e Iran hanno trovato spazio nell’agenda di Merkel e Monti: la speranza comune è che Teheran torni ad un vero negoziato e che l’Onu presto si pronunci sul regime di Assad. (gf)
Censis: la famiglia è il valore più importante per gli italiani
◊ La famiglia si conferma al centro degli interessi degli italiani. E’ quanto sostiene la ricerca del Censis intitolata “I valori degli italiani” presentata ieri a Roma. All’evento, nell’ambito del 150esimo dell’unità d’Italia, c’era per noi Eugenio Bonanata:
Fine dell’individualismo e riscoperta delle relazioni, a cominciare dalla famiglia che risulta il valore più importante per il 65% degli italiani. Sentiamo il presidente del Censis Giuseppe De Rita:
“La famiglia si conferma il perno, perché è quello che resta all’individuo che ha esaltato se stesso e si ritrova solo, al punto di dirsi: che cosa ho intorno? La cosa più importante che vedo – che almeno vedo fisicamente – è la famiglia. Tanto è vero che il valore più sentito è la famiglia di nascita, quindi proprio il nucleo fondante”.
La ricerca, che si basa sui risultati di un’indagine analoga condotta 20 anni fa, segnala che dal 2000 i matrimoni sono diminuiti del 23 per cento, sebbene il 76 per cento degli italiani ritenga che il matrimonio sia un vincolo da rispettare e il 56 per cento che dia più sicurezza alla coppia. Questa tendenza – come è noto – deriva anche dalla crisi economica. Tuttavia, l’analisi insiste sullo spostamento dell’interesse collettivo dall’"io" al "noi":
“Questo primato del soggetto è finito nel senso che non può dare più di tanto. E che si fa dopo la crisi del soggetto? Si ritorna a guardarsi intorno, a fare un discorso 'con': con la famiglia, con gli amici, con gli stranieri, con i turisti, non puoi più vivere da solo”.
Dunque, il tramonto dell’individualismo, che ha caratterizzato la società italiana nei decenni scorsi, apre le porte a nuovi valori imperniati sull’altro, sulla relazione e sulla responsabilità come la qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore per il bello:
“I valori della comunità, della vita in comune, della qualità della vita, della stessa bellezza, dello stesso rapporto con il territorio, della convivialità… Naturalmente, un ciclo di valori ha bisogno di 15.-20-30 anni per affermarsi. La stessa soggettività ha avuto bisogno di 30 anni per diventare così forte e oggi in fondo sta scadendo. Per il prossimo ciclo ci vorranno almeno una quindicina d’anni”.
Stop alla pubblicità in TV sul gioco d'azzardo: lo chiede il Consiglio nazionale degli utenti
◊ Soddisfazione per l’impegno preso dal ministro della cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, di regolamentare la pubblicità dei giochi d’azzardo: l’ha espressa Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli utenti, impegnato oggi a Roma nella conferenza stampa su “Pubblicità televisiva del gioco d’azzardo”. Cristina Bianconi lo ha intervistato:
R. - Il gioco d’azzardo fa male alla salute. Ma oltre a far male alla salute, fa male al portafoglio. Chi pensa di risolvere i problemi con il gioco, per comprare un’emozione, è indotto a spendere, provocando un danno notevole al suo patrimonio. Quindi bisognerebbe avere la consapevolezza che giocando si perde. La pubblicità che invoglia con il miraggio di una vacanza, di una rendita o di un milione di vincita, è una pubblicità che inganna perché induce ad un comportamento irrazionale. Poi oltre al danno economico e della salute, c’è anche un altro danno: il gioco sottrae tempo a tante altre attività, allo studio, alle relazioni… Dire gioco d’azzardo è un ossimoro, perché il gioco è svago, divertimento; l’azzardo è invece un pericolo.
D. - Faceva riferimento al problema degli spot pubblicitari che incitano al gioco…
R. – Bisognerebbe dire al giocatore: “Tieni presente che la probabilità di vittoria è una su un milione”. Questo per fargli capire il rischio a cui si espone. Ed è evidente che, soprattutto in televisione, non è possibile accettare “supinamente” questo bombardamento incessante di spot. Noi come Consiglio nazionale degli utenti, abbiamo chiesto esplicitamente, con una proposta di legge, di eliminare la pubblicità nella fascia che va dalle 8 di mattina alle 22.30 - la cosiddetta fascia protetta - perché a farne le spese sono soprattutto i minori che sono i più deboli e i più indifesi. (bi)
Chiara Lubich: a 4 anni dalla morte tante le iniziative per ricordarla
◊ Oggi, 14 marzo, è il 4° anniversario della dipartita di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, o Opera di Maria, tra le personalità più rilevanti della Chiesa del XX secolo. Molti gli appuntamenti promossi in tutto il mondo per ricordarla e per approfondire la dottrina scaturita dal suo carisma centrato sulla preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno”. A Roma, nel pomeriggio, alla Facoltà di Teologia Teresianum, la presentazione di un libro curato da Fabio Ciardi: “Il castello esteriore, il ‘nuovo’ nella spiritualità di Chiara Lubich”, costituito dalla raccolta di scritti del padre carmelitano, Jesus Castellano Cervera. Studioso appassionato della storia della spiritualità cristiana, p. Castellano aveva riconosciuto nel cammino spirituale proposto dalla Lubich, “ uno dei vertici e una delle sintesi della spiritualità cristiana di tutti i tempi” e una forma adeguata alle esigenze e alle domande proprie del cristiano di oggi. Ma quale aspetto l’aveva colpito di più? Adriana Masotti lo ha chiesto al padre Santino Bisignano, tra i relatori di questo pomeriggio.
R. – Credo che per comprendere il rapporto di Jesùs Castellano con la spiritualità dell’Opera, con Chiara in particolare, sia necessario guardare un momento alla sua vita, ancor prima di conoscere l’Ideale. Lui era colpito dalla preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno” e come San Giovanni della Croce l’aveva imparata a memoria e la ripeteva continuamente. Anche nel giorno della sua ordinazione sacerdotale lui ha ripetuto quella preghiera. Plasmato in questo modo dalla Parola di Dio, pensò che l’incontro successivo con il Movimento non fosse altro che una risposta a queste esigenze profonde che il Signore gli aveva posto nel cuore. Quindi, ciò che l’ha colpito di più è stato esattamente l’unità, è stata la certezza che lo Spirito Santo, attraverso i vari carismi, concorre a rendere più bella - come diceva lui - la Chiesa. Ed è questo che in fondo gli ha aperto l’animo: ha sentito che la spiritualità dell’Opera nutriva la sua spiritualità di carmelitano e gli offriva nuovi spunti, nuove idee, nuove ispirazioni per poter servire la Chiesa.
D. – A proposito di cose nuove: lui era cresciuto nella spiritualità di santa Teresa d’Avila, quindi aveva ben presente il cammino spirituale proposto dalla questa santa, “il castello interiore”. La novità trovata in questo incontro con Chiara è invece quella di un “castello esteriore”….
R. – Forse possiamo ascoltare direttamente padre Jesùs nel suo scritto, dove dice che Chiara non ha elaborato una teoria sul castello esteriore, ma ha offerto una vita, un’intuizione che ha concorso ad arricchire e a farci comprendere di più la stessa Chiesa. E si rifà a due testi della Parola di Dio. L’evangelista Luca: “Il Regno di Dio è dentro di voi”; quello che ha illuminato santa Teresa nel sentire questa presenza di Dio nella vita della persona e questo cammino verso la santità con le diverse tappe della vita spirituale. L’altro testo: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” - Matteo 18,20. Questo gli ha fatto sentire che oltre al cammino personale, c’è un cammino che facciamo come Chiesa, come corpo di Cristo, che genera una spiritualità di comunione, una spiritualità a corpo. E’ la presenza del Signore che costituisce la realtà di questo castello esteriore: la presenza del Signore che illumina e che guida. Per cui - come lui stesso sottolineerà - come santa Teresa ha mostrato le tappe del cammino spirituale, così vivendo insieme una santità collettiva, ci sono delle tappe nella vita spirituale, che poi Chiara descriverà. Il castello esteriore, scrive padre Castellano, è un’espressione del tutto nuova nella storia della spiritualità cristiana: certamente è un riferimento al castello interiore di Santa Teresa, ma porta con sé una novità che nasce dall’esperienza collettiva della spiritualità dell’unità vissuta prima di tutto da Chiara e da tutta l’Opera di Maria. Ma poi tutta la Chiesa è questo: la Chiesa nella sua organizzazione, nella sua struttura, nella sua vita. Per cui, quando Giovanni Paolo II, ha parlato della spiritualità di comunione, tutto questo ha avuto una forte risonanza in padre Jesùs Castellano e in Chiara Lubich.
D. – Possiamo dire, in conclusione, che padre Castellano ha dato molto al Movimento, ma ha dato molto anche alla Chiesa nell’aiutarla ad aprirsi ai nuovi movimenti e a capire che tra nuove realtà ecclesiali e antichi carismi ci può essere un rapporto e un reciproco arricchimento...
R. – Sì, certamente, lui era convinto di questo. Aveva una grande sensibilità verso l’azione molteplice dello Spirito: la Chiesa una e la Chiesa nella sua diversità, dove non sono le contrapposizioni, ma sono le diversità in comunione che arricchiscono. E lui si è posto al servizio dei vari movimenti. Basta vedere gli attestati al momento della sua morte, che sono venuti dalla Comunità di Bose, che sono venuti dai Neocatecumenali e da molti altri movimenti, che l’hanno sentito come un grande amico, che li ha aiutati a respirare, con una grande apertura ecclesiale, in comunione con tutti. (ap)
"Un gigante": presentato documentario in 3D su Papa Wojtyla in sinergia tra Rai e Ctv
◊ “Un gigante”, il titolo del documentario dedicato alla figura di Giovanni Paolo II, presentato stamane a Roma. L’opera in 3D è stato prodotta dalla Rai con la collaborazione del Centro Televisivo Vaticano, sotto la regia di Italo Moscati. Il filmato sarà trasmesso nello Speciale TG1, il primo aprile, alla vigilia del settimo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e in contemporanea in 3D sul canale digitale terrestre 501 in Hd-Alta Definizione e sul canale satellitare 101. Il servizio di Roberta Gisotti:
Ventidue minuti per raccontare la straordinaria avventura umana e spirituale di Karol Wojtyla. Un prodotto che segna una tappa importante nella collaborazione tra servizio pubblico e media vaticani, ha sottolineato il direttore generale della Rai, Lorenza Lei. Ma quale è stato l’apporto del Ctv, il Centro Televisivo Vaticano? Padre Federico Lombardi, direttore del Ctv:
"Il Centro Televisivo Vaticano, naturalmente, si sente impegnato a usare le tecnologie di avanguardia per la comunicazione televisiva. Noi abbiamo registrato tutta la Beatificazione di Giovanni Paolo II, come il più grande evento ecclesiale dello scorso anno, in 3D, con i nuovi mezzi di cui disponiamo, e abbiamo messo a disposizione della Rai le immagini insieme a quelle che pure la Rai ha prodotto. Il nostro scopo è quello non solo di essere presenti per la comunicazione religiosa e vaticana sulla frontiera delle tecnologie più avanzate, ma anche quello di riflettere e di sperimentare come il modo di esprimersi, di comunicare, che queste tecnologie permettono, si sposa con il messaggio che noi vogliamo dare. Cioè, noi vogliamo trasmettere una Messa?, vogliamo far partecipare gli spettatori ad un evento di carattere spirituale? Dobbiamo imparare il 3D per questo. Quindi, non solo cercando la spettacolarità, cercando di dire che siamo i più bravi, perché siamo quelli che usano le tecnologie più avanzate, ma usando lo strumento tecnologico per la nostra missione, per la comunicazione profonda dei contenuti di cui noi siamo portatori al servizio del pubblico".
Al regista Italo Moscati, il compito di ordinare i materiali, intrecciando per la prima volta le immagini in 2D della vita del Papa con quelle in 3D riprese nella Città del Vaticano, a Roma e a Cracovia:
“Il 3D è sempre una dimensione di effetti speciali. Ho dovuto inventare un modo diverso di fare il 3D: cercare la dimensione spirituale, religiosa, del Papa attraverso l'evocazione della sua vita. Ecco, ho cercato un’intimità con questo personaggio. Lo chiamo ‘personaggio’ perché in un film si diventa personaggi. Ma io ho cercato di farlo dimenticare come personaggio, anche se ho cominciato da lì per andare a esplorare attraverso le sue parole, e le emozioni che in qualche modo anche la musica crea in rapporto alle immagini, il senso di un’operazione che è comunque un’operazione di ricerca, sia per quanto riguarda le immagini che per i sonori. E che, comunque, anche se fossero state immagini note, trovassero nel modo del racconto una novità. Il narratore deve stare da un lato, deve mostrare, raccontare, senza prevaricare, cercando in qualche modo di trovare quella verità di una cronaca che però sia evocativa”.
Soddisfazione in casa Rai. Luigi Rocchi, direttore Strategie tecnologiche:
"Facciamo tesoro di questo rapporto di collaborazione che si è inaugurato proprio con padre Lombardi e che noi coltiviamo e sviluppiamo. Papa Benedetto ci ha stupito: la sua presenza su Twitter, soprattutto adesso per i 40 giorni della Quaresima, danno un importante segnale di grande attenzione alle nuove tecnologie e quindi un grande orientamento di questi messaggi soprattutto verso i giovani. E’ un’occasione straordinaria per la Rai e per le strategie tecnologiche di collaborare intensamente tutti insieme per il grande messaggio che deriva".
"Paolo di Tarso": nel libro di mons. Frezza l’Apostolo parla all'uomo di oggi
◊ “Paolo di Tarso. Confessioni”. È il titolo del libro, edito dalla Libreria editrice vaticana, scritto dal sotto segretario del Sinodo dei vescovi, mons. Fortunato Frezza. Il volume è stato presentato ieri pomeriggio presso la Sala Marconi della Radio Vaticana alla presenza, fra gli altri, del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete emerito della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Marco Guerra ha seguito per noi l’evento:
Un’autobiografia dell’Apostolo Paolo, che attraverso i suoi scritti racconta in prima persona la sua stessa vita, dagli inizi fino alla sua rinascita spirituale rappresentata dalla conversione al cristianesimo. È quanto illustra mons. Fortunato Frezza nel volume “Paolo di Tarso. Confessioni”. L’autore ha diviso il suo lavoro in due parti: nella prima si trovano i saggi dell’Apostolo, mentre nella seconda sono stati raccolti i testi biblici. Il libro risulta di particolare interesse perché per la prima volta Paolo non è descritto dall’esterno: mons. Frezza mette in evidenza, infatti, l’"io" narrativo dell’Apostolo delle genti e gli fa rivivere esperienze non esplicitate nei testi sacri, come la descrizione degli occhi del primo martire Stefano, che resteranno per sempre impressi nella memoria del suo persecutore. L’autore spiega così il perché di questo espediente letterario:
“Potremmo dire che è una conseguenza naturale della lettura attenta di Paolo, perché coinvolge, porta alla riflessione e spinge a entrare nella profondità del pensiero, per capirne la dinamica e quindi, inevitabilmente, è facile immedesimarsi con quello che Paolo dice di se stesso, di Cristo e della comunità. Chi legge con attenzione, difficilmente può arrestarsi sulla soglia, deve entrare per forza dentro l’anima di Paolo stesso”.
Sono parole accorate quelle che mons. Frezza mette sulla bocca dell’Apostolo e che fanno emergere l’incredibile attualità del messaggio paolino:
“Paolo è inesauribile: le sue vicende - prima come nemico di Cristo, poi come convertito da lui - le esperienze della sua comunità, la stessa vicenda della sua persona che ha dovuto affrontare infinità di difficoltà per annunciare Cristo fanno parte della storia viva della Chiesa. Ancora oggi, chi vuole veramente essere testimone di Cristo non può non somigliare a Paolo”. (cp)
Pakistan: petizione all'Onu per Asia Bibi. Un’altra cristiana accusata di blasfemia
◊ Nel giorno in cui in Pakistan un'altra giovane donna viene accusata di blasfemia, alle Nazioni Unite 50 attivisti per i diritti umani e personalità politiche di primo piano - fra cui un ex presidente dell'Assemblea Onu - lanciano una petizione al governo di Islamabad per la liberazione di Asia Bibi. Cristiana e madre di cinque figli, nel novembre 2010 Asia è stata condannata a morte in base alla "legge nera" ed è in attesa della sentenza di appello, rinchiusa in isolamento nel carcere femminile di Sheikhupura (nel Punjab). Per la sua liberazione si sono mobilitati anche il governatore del Punjab Salman Taseer e Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze religiose: entrambi sono stati assassinati lo scorso anno, per mano degli estremisti islamici. Anche Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione di Asia Bibi, provata nel fisico e nel morale dalla lunga prigionia. Al Palazzo delle Nazioni di Ginevra in Svizzera, sede europea della rappresentanza Onu, è in corso la 19ma sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si concluderà il 23 marzo prossimo. La petizione è stata illustrata ieri a oltre 400 attivisti per i diritti umani dalla giornalista di France 24 Anne-Isabelle Tollet, autrice del libro "Blasfema", in cui si racconta la storia di Asia Bibi. Fra i firmatari del documento in cui si invoca "l'urgente liberazione" della donna cristiana, vi sono anche Jan Kavan, presidente dell'Assemblea generale Onu nel 2002-3; l'attivista cinese Yang Jianli, prigioniera di coscienza e sopravvissuta al massacro di piazza Tiananmen; Christina Fu presidente di New Hope Foundation. Il documento denuncia anche le infime condizioni della cella in cui è rinchiusa la donna, che "può toccare le due pareti solo allungando le braccia". Da ultimo, i firmatari evidenziano gli abusi commessi in base alla "legge nera", pretesto per colpire rivali in affari e minoranze etniche e religiose. In conclusione, l'appello al governo della Repubblica islamica del Pakistan a "liberare Asia Bibi". Intanto in Pakistan un'altra giovane donna cristiana è stata accusata di blasfemia. La polizia del distretto di Bahawalnagar, a Lahore, ha incriminato la 26enne Shamim, madre di una bambina di cinque mesi, per "insulti al profeta Maometto". Il fatto è avvenuto lo scorso 28 febbraio, ma è emerso solo ieri mentre la giovane è ancora sotto la custodia delle forze dell'ordine. Secondo la famiglia, Shamim è stata "ingiustamente accusata" perché avrebbe rifiutato di convertirsi all'islam. La resistenza opposta ha spinto un gruppo di parenti - che di recente hanno abbracciato la fede di Maometto - a denunciarla in base alla "legge nera". (R.P.)
India: violenze di estremisti indù contro una ragazza convertita al cristianesimo
◊ Rekha è un ragazza che alcuni mesi fa ha scoperto il messaggio di Gesù Cristo e l’ha abbracciato nella sua vita. La sua conversione, però, non è stata accettata dai suoi genitori, di fede indù, e da altri membri della comunità del suo villaggio, Nutangram, nei pressi di Calcutta, nello Stato indiano del Bengala occidentale. E così, informano fonti locali dell'agenzia Fides, il 12 marzo scorso Rekha è stata picchiata ed espulsa dalla sua casa e dal villaggio solo a causa della fede cristiana. Secondo il racconto, alcuni mesi fa Rekha ha partecipato a una celebrazione liturgica presso la “Khodaejamat Church”, comunità cristiana protestante, e il suo cuore è stato toccato dalla grazia e dalla fede. Da allora frequenta regolarmente le funzioni religiose e il suo amore per Gesù è cresciuto. Il fatto è stato criticato dai familiari che l’hanno rimproverata e malmenata, senza riuscire comunque a distoglierla. Rekha infatti, non ha voluto cedere alle pressioni. Per questo l’hanno cacciata, e ora la ragazza ha trovato ospitalità presso una famiglia cristiana. “La storia è sintomo di come le conversioni al cristianesimo siano malviste e anche impedite nella società indiana” nota una fonte di Fides in India. Incidenti che riguardano il tasto sensibile della “conversione” continuano a verificarsi: il 4 marzo, in Karnataka, la polizia ha arrestato un Pastore battista, K. Manohar, dopo che alcuni estremisti indù avevano fatto irruzione in un assemblea di culto, picchiando i fedeli e accusandoli di “ conversione forzate e fraudolente”. Il Pastore è stato percosso e portato alla stazione di polizia di Ankola. Dopo alcune ore è stato rilasciato perché trovato innocente. (R.P.)
Amnesty: in Siria “torture sistematiche contro gli oppositori”
◊ Mette i brividi e indigna il rapporto di Amnesty International che documenta i metodi di tortura praticati dalle forze di sicurezza siriane alle vittime degli arresti di massa nel corso della rivolta contro il governo di Assad. Il documento, intitolato “Volevo morire: parlano i sopravvissuti alla tortura in Siria”, riferisce di interrogatori e pestaggi con bastoni, calci dei fucili e fruste, torture con scariche elettriche e tenaglie, abusi sessuali. Torture sistematiche, raccontate dai testimoni e dalle vittime incontrate dall’Organizzazione per i diritti umani in Giordania nel febbraio scorso, che hanno raggiunto, per Ann Harrison, vicedirettrice ad interim del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty, “un livello che non si vedeva da anni e che ricorda il periodo nero degli anni ‘70 e ‘80”. “L’obiettivo di questo sistema di interrogatori – afferma Harrison - è degradare, umiliare e mettere a tacere col terrore le vittime”. Le torture, secondo il rapporto di cui riferisce l'agenzia Sir, seguono in genere un modello stabilito. Molte vittime hanno dichiarato di “essere state picchiate al momento dell’arresto. Il pestaggio è proseguito con l’haflet al-istiqbal (festa di benvenuto), all’arrivo nel centro di detenzione, con percosse con bastoni, calci dei fucili, fruste e cavi di corda. I nuovi arrivati vengono solitamente lasciati in mutande e talvolta tenuti all’aperto anche per 24 ore”. Il momento di maggior pericolo è tuttavia quello dell’interrogatorio. Parecchi sopravvissuti alla tortura hanno descritto ad Amnesty International “la tecnica del dulab (pneumatico): il detenuto è infilato dentro a un pneumatico da camion, spesso sospeso da terra, e picchiato, anche con cavi e bastoni”. “Ampio” anche l’uso delle scariche elettriche, con “elettrodi e pungoli elettrici applicati alle parti del corpo” e di abusi sessuali. Per Amnesty International, le testimonianze dei sopravvissuti alla tortura costituiscono “un’ulteriore prova dei crimini contro l’umanità commessi in Siria”. Da tempo Amnesty chiede che la situazione della Siria venga deferita al procuratore della Corte Penale Internazionale ed esorta il Consiglio Onu dei diritti umani di prorogare il mandato della Commissione d’inchiesta sulla Siria. L’Organizzazione auspica, inoltre, che “la comunità internazionale voglia condividere la responsabilità di indagare e punire crimini contro l’umanità nei tribunali nazionali, attraverso processi equi e senza il ricorso alla pena di morte”. (M.G.)
Nicaragua: i vescovi contro il libero commercio della droga
◊ Il presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, mons. Socrates René Sándigo, vescovo di Juigalpa, si è pronunciato contro la depenalizzazione del commercio di droga in America centrale, in quanto, a suo avviso, le conseguenze sarebbero "peggiori" per la società. "La teoria che il consumo si riduce è falsa. Penso che sarebbe il contrario, verrebbe allargato l'uso, perché sarebbe più facile trovare la droga e, di conseguenza, stiamo esponendo la persona al deterioramento della sua salute" ha dichiarato il vescovo ad una televisione locale. "Se la società, guidata dagli Stati, diventa molto flessibile, si può raggiungere un punto di estrema dissolutezza che poi sarà difficile da controllare" ha sottolineato. "Dal momento che la droga non paga le tasse, saranno le stesse istituzioni governative a soffrire per questo mercato che non paga le tasse” ha concluso il presidente dei vescovi del Nicaragua. I Presidenti centroamericani si incontreranno il prossimo 24 marzo in Guatemala per discutere proprio sulla legalizzazione delle droghe. Secondo le informazioni raccolte dall'agenzia Fides, questa proposta è stata avanzata dal Presidente del Guatemala, il generale in pensione Otto Perez Molina, e i suoi omologhi della regione hanno accettato di discuterla. L’America centrale viene utilizzata come un corridoio per il traffico della droga prodotta in Sudamerica che va verso il Messico e gli Stati Uniti; negli ultimi anni il suo territorio è stato utilizzato dai trafficanti di droga anche come "magazzino" di tali sostanze illegali. (R.P.)
Sud Sudan: appello di Msf per i profughi in fuga dal Sudan
◊ Prima che inizi la stagione delle piogge è necessario incrementare l’assistenza umanitaria a 80 mila rifugiati sudanesi nei campi in Sud Sudan in fuga dalla regione del Blue Nile State, in Sudan, dove sono in corso combattimenti e bombardamenti. E’ l’appello lanciato da Medici Senza Frontiere (Msf), che sta rispondendo all’emergenza umanitaria lungo la frontiera tra Sudan e Sud Sudan con 50 operatori internazionali e 180 locali. Da novembre - riporta l'agenzia Sir - 80 mila rifugiati hanno trovato rifugio in una remota e arida regione del Sud Sudan, nei campi di Doro e Jamam. Ma è un ambiente difficile, dove la loro capacità di sopravvivenza è messa a dura prova. “Questi rifugiati possono contare ormai solo sull’assistenza umanitaria, visto che questa zona è senza acqua e senza cibo”, dichiara Julien Matter, coordinatore dell’emergenza per Msf. “Il numero dei rifugiati che fuggono qui è cresciuto ben al di sopra di ogni previsione e in un luogo così remoto sarà una sfida enorme quella di portare ciò che è necessario per sopravvivere, sia ora sia durante l‘imminente stagione delle piogge”. Anche oggi, vengono distribuiti meno di 8 litri di acqua al giorno, molto al di sotto dello standard minimo previsto nei campi rifugiati, pari a 15-20 litri al giorno. “Prima dell’inizio delle piogge - chiede Msf - è urgente garantire loro acqua, cibo, ripari”. (R.P.)
Mali: appello di pace dell'arcivescovo di Bamako per il conflitto nel nord
◊ “Il conflitto continua, ma posso dire che c’è una forte mobilitazione per calmare gli animi. Vi sono inoltre diversi esempi di solidarietà da parte della gente comune, sia nei confronti delle famiglie dei soldati uccisi o feriti, sia nei confronti degli sfollati” dice all’agenzia Fides mons. Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako, capitale del Mali, la cui area settentrionale è da tempo sconvolta dalla guerra condotta dal Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad (Mnla), che rivendica l’indipendenza dell’area. Secondo fonti di agenzia, le truppe dell’Mnla hanno rivendicato la conquista di Amachach, la località dove si trovava l'ultimo avamposto dell'Esercito maliano a difesa della città di Tessalit, non lontano dalla frontiera con l'Algeria. Nel nord del Mali è apparso pure un movimento radicale che afferma di essere affiliato ad un’ala di Al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi). “La comparsa di elementi legati al radicalismo ha di certo complicato ulteriormente la situazione del nord del Paese” riconosce mons. Zerbo. “I gruppi radicali islamici si aggiungono ai trafficanti di droga e di armi e agli indipendentisti. Vi sono dunque tre gruppi che rendono complessa una situazione che non è certo facile da gestire. Si tenga presente inoltre che questi gruppi armati agiscono in un territorio molto vasto che conoscono alla perfezione”. Mons. Zerbo non ha però perso la speranza della pace: “La comunità cristiana è impegnata in questi sforzi e prega incessantemente per la pace. Alla fine di ogni celebrazione e di ogni riunione, in tutte le chiese del Mali viene recitata la preghiera di San Francesco d’Assisi per chiedere al Signore il dono della pace”. Mons. Zerbo aggiunge: “noi rappresentanti della comunità cattolica, insieme ai responsabili della comunità musulmana e di quella protestante, abbiamo lanciato un appello alla calma, alla solidarietà ed alla preghiera”. L’arcivescovo di Bamako afferma inoltre che “i responsabili governativi hanno tenuto incontri con i leader religiosi ed esponenti della società civile per cercare di comprendere il problema delle rivendicazioni del nord, che si ripresenta ciclicamente, al fine di elaborare in futuro una soluzione”. Mons. Zerbo conclude lanciando un nuovo appello alla conversione dei cuori per riportare la pace: “Siamo in Quaresima: chiedo a tutti di far abitare nel proprio cuore la speranza e la fiducia in Dio. Ci stiamo preparando alla Settimana Santa: la Risurrezione di Gesù è per me il segno che un giorno anche noi riusciremo a venire a capo di questa situazione”. (R.P.)
Senegal: Wade chiede al cardinale Sarr preghiere per il buon esito del ballottaggio
◊ “Vi chiedo ancora una volta preghiere perché il secondo turno si svolga nel migliore dei modi”: è quanto ha detto il presidente senegalese uscente Abdoulaye Wade all’arcivescovo di Dakar, il cardinale Théodore Adrien Sarr, nel corso di una visita di cortesia. Il 25 marzo i senegalesi torneranno alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali e dovranno scegliere tra Wade e Macky Sall. E proprio in vista dell’appuntamento elettorale, riferisce il portale www.senkto.org, Wade ha chiesto al mondo cattolico preghiere perché il ballottaggio si svolga nella trasparenza e non si verifichino episodi di violenza. L’auspicio del presidente uscente è che i risultati del secondo turno elettorale siano accettati da tutti i senegalesi. “Vi assicuro che veglierò perché la campagna elettorale e il giorno delle elezioni possano svolgersi in un clima sereno e perché non si verifichino violenze” ha detto Wade al cardinale Sarr e ad alcuni rappresentanti del clero. Il porporato, da parte sua, ha assicurato che la comunità cristiana continuerà a pregare per le elezioni presidenziali e ha ricordato che dal mese di settembre in tutte le parrocchie del Senegal viene recitata, alla fine delle messe, una preghiera composta dai vescovi per il buon esito dell’importante appuntamento elettorale. (T.C.)
Congo: progetto Caritas per le vittime dell'Esercito di resistenza del signore
◊ La Caritas ha avviato un progetto di reintegrazione in favore di più di 28.000 vittime delle violenze dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) a Bondo e Butu, nel distretto di Bas-Uele della Provincia Orientale, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), il progetto mira a migliorare la sicurezza alimentare, permettendo di rilanciare l’agricoltura, attraverso la fornitura di attrezzature e sementi, nonché di migliorare l'accesso ai mercati attraverso la riattivazione di 84 km di strade. Secondo i dati dell’Ocha, dall’inizio del 2012 oltre 3.000 persone sono state costrette a sfollare a seguito di attacchi dell’Lra nei distretti di Bas-Uele e Haut-Uele. Dall’inizio dell’anno l’Lra ha condotto una ventina di attacchi nell’area, l’ultimo risale all’8 marzo scorso, con una persona uccisa e 17 rapite. L’Lra è balzato alle cronache mondiali grazie ad un video diffuso su Internet, intitolato “Kony 2012”, realizzato dalla Ong americana “Invisible Children”. Joseph Kony è il leader dell’Lra, ricercato dal 2005 dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità. L’Lra in particolare è tristemente famosa per i rapimenti di civili perpetrati durante gli assalti ai villaggi. Il gruppo, originario del Nord Uganda, ha esteso la sua zona d’azione al nord-est della Repubblica Democratica del Congo e ad alcune aree del Sud Sudan e della Repubblica Centrafricana. Secondo i dati dell’Ocha e dell'Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati), dal 2008 gli attacchi dell’Lra nella Rdc hanno causato lo sfollamento interno di 320.000 persone, mentre circa 30.000 cittadini congolesi hanno cercato rifugio nella Repubblica Centrafricana e nel Sud Sudan. (R.P.)
Africa: documentario sui rischi dei “viaggi della speranza” verso l’Europa
◊ “Dio dove sei?”, è il titolo del documentario che ha lo scopo di scoraggiare gli africani a compiere il viaggio nel deserto, pieno di insidie e pericoli, e la traversata in mare verso l’Europa, raccontandone le conseguenze tragiche e le difficoltà della sopravvivenza in Italia. La pellicola, che racconta il dramma dei 100.000 migranti che ogni anno scappano dall’Africa, è stata presentata a Roma dall’associazione “Casa Africa”, insieme ad una serie di proposte concrete per il “diritto all’espatrio con dignità”. Tra le proposte, esposte a parlamentari e rappresentanti di diverse religioni: abolire la tassa che i rifugiati, pur non disponendo di redditi da lavoro, sono costretti a pagare; organizzare corsi di formazione per costituire cooperative nei Paesi di origine; un fondo per l’espatrio di quelli che vogliono tornare al proprio Paese; aiuto allo sviluppo dell’Africa, mediante libera circolazione di merci africane in Europa; progetti per lo sminamento dei territori africani; collegamenti tra scuole e università europee ed africane. “Lo faremo vedere anche alle mamme, che spesso invitano i figli a partire – ha spiegato all'agenzia Sir, Gemma Vecchio, presidente di ‘Casa Africa’, di origine eritrea-etiope - Purtroppo chi emigra non racconta ai familiari le difficoltà che incontra durante il viaggio e poi in Europa. Con tutti i soldi pagati ai trafficanti avremmo potuto costruire scuole, ospedali e case in Africa”. Il video racconta anche la storia di un rifugiato politico nigeriano, fuggito dopo lo sterminio della famiglia del fratello per mano dei ribelli del Mend, nel Delta del Niger. Altre scene documentano la difficile vita dei richiedenti asilo e rifugiati in molte città italiane: chi non è accolto nei Centri del sistema Sprar vive spesso in baracche, tende e altri alloggi di fortuna, in condizioni igienico-sanitarie ai limiti della sopravvivenza. (M.G.)
Sudafrica: fervono i preparativi per il Congresso eucaristico di Dublino
◊ Saranno 25.mila i delegati di tutto il mondo presenti al Congresso eucaristico internazionale di Dublino, in programma dal 10 al 17 giugno, sul tema “L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi". Tra le migliaia di partecipanti, anche una delegazione sudafricana, Paese la cui Conferenza episcopale si è già attivata da tempo per prepararsi all’evento. In vista del Congresso, infatti, i presuli di Johannesburg hanno pubblicato un documento incentrato sul “rinnovamento eucaristico”. In esso, si invitano i fedeli “a penetrare sempre più profondamente nel mistero dell’Eucaristia, nel quale si incontra personalmente Gesù”. “L’Eucaristia è al cuore della Chiesa – scrive ai fedeli la Conferenza episcopale sudafricana – e come vescovi noi siamo chiamati, e chiamiamo voi a nostra volta, a continuare ad approfondire questo rinnovamento della celebrazione eucaristica”. Di qui, l’invito a dare alla domenica “il suo speciale significato nella vita di ogni cattolico”, anche usufruendo di strumenti aggiornati come il nuovo Messale in inglese e i dvd, realizzati dalla stessa Conferenza episcopale, sullo svolgimento del rito eucaristico. Particolare attenzione, poi, viene rivolta alle comunità rurali, in cui la celebrazione e la partecipazione alla Messa è difficile e poco sentita: “Chiediamo ai nostri sacerdoti – si legge ancora nel documento – di riflettere insieme ai membri di queste comunità rurali su cosa significhi e richieda la promozione della spiritualità eucaristica in tali ambiti”. Di qui, anche l’appello forte al “coraggio di vivere la verità e a viverla onestamente, supportata da quelle virtù che sono la parte principale della vita di Gesù: compassione e sete di giustizia”. Anche perché, sottolinea la Chiesa sudafricana, “in relazione al crollo della famiglia, a leggi ingiuste come l’aborto su richiesta e alla pubblica derisione di virtù evangeliche come la castità e la purezza di cuore, noi possiamo trovare nuova forza nell’incontro con Cristo-Eucaristia”. Infine, i vescovi di Johannesburg suggeriscono di intensificare alcune pratiche che possono aiutare i fedeli a comprendere la profondità del mistero eucaristico, come l’adorazione del Santissimo Sacramento, la celebrazione della Riconciliazione e le processioni eucaristiche. Il tutto con la speranza che “questo tempo di rinnovamento possa ispirare in molti giovani il desiderio di dedicare la propria vita al servizio sacerdotale”. (I.P.)
Nepal. Mons. Sharma: per combattere la corruzione urge una nuova Costituzione
◊ Il futuro politico del Nepal potrà essere roseo se “si contrastano efficacemente la corruzione e il clientelismo della politica, se le forze in campo si uniscono per il bene comune. Urge superare l’impasse e accordarsi per terminare i lavori della nuova costituzione, che tuteli i diritti e le libertà di tutti”: è quanto afferma, in un colloquio con l’agenzia Fides, il vicario apostolico del Nepal, mons. Anthony Sharma, mentre l’Assemblea costituente è impegnata nella redazione della costituzione. La Carta, dopo numerosi rinvii, dovrà essere ultimata entro la fine di maggio 2012, ridisegnando l’architettura dello Stato e le norme fondamentali. Sulla situazione politica, il vicario nota che “il nuovo Primo Ministro, Baburam Bhattarai, ha avuto una formazione cristiana, è persona di solidi valori morali e questo fa ben sperare per il futuro della nazione”. Ma, continua, “il problema è la coalizione che governa, fin troppo composita, e l’eccessiva frammentazione delle forze politiche: in un Paese piccolo abbiamo oltre 600 parlamentari e un esecutivo elefantiaco”. L’azione politica, nota mons. Sharma, è spesso viziata da “corruzione e clientelismo”, mentre “la società civile si lamenta che ben poco denaro pubblico finisce in sviluppo, lavoro, occupazione, aiuti alle famiglie”. Il Primo Ministro è condizionato – prosegue l’analisi del vicario – “perché tutti i partiti politici fanno il loro gioco, ma lo scopo sembra il potere e non l'impegno a migliorare le condizioni del popolo. Il desiderio sfrenato di potere e ricchezza è l’handicap più grave per il Paese”. Un passo urgente in questa fase, secondo il vescovo, è quello di ultimare la redazione della Costituzione. “L’opera è frenata dalle richieste dei partiti, condizionata dai piccoli gruppi: ognuno vuole ritagliarsi un suo piccolo spazio di potere. Vi sono altri tre mesi di tempo, ma molti sono pessimisti. La Corte Suprema ha stabilito che non vi potranno essere nuove proroghe. Se il lavoro non sarà ultimato, si aprirebbe una fase di grave incertezza e instabilità per il Paese: siamo molto preoccupati. La gente ha perso la pazienza e chiede un sussulto di coscienza alla politica”. Nella costituzione, ricorda il vicario, “la Chiesa ha chiesto la libertà religiosa, la laicità dello Stato, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo”. Tale fase di impasse politica e sociale, conclude, “ha un forte impatto sulla società. I prezzi sono molto alti, i salari sono bassi, povertà e scarso sviluppo affliggono il popolo. La Chiesa è impegnata nel sociale, insieme con le Ong locali, soprattutto per donne e bambini, in aree dove spesso i programmi di assistenza statale non arrivano”. (R.P.)
L’impegno dei vescovi dominicani per i fratelli di Haiti
◊ Cosa sta succedendo ad Haiti? È l’interrogativo posto alle autorità Port au Prince dal cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, arcivescovo di Santo Domingo, nel contesto dell'incontro svoltosi lunedì 12 marzo, fra le Conferenze Episcopali dei due Paesi dell'isola. Negli ultimi tempi sono stati infatti sollevati molti dubbi sulla ricostruzione post terremoto e sull’equa ripartizione dei fondi, notizie che sono poi state amplificate dai mass media. "E' importante sapere cosa stia realmente accadendo, perché ci sono notizie poco chiare o senza fondamento, ed è bene conoscere quali siano i veri problemi" ha detto il porporato – citato dall'agenzia Fides -, secondo il quale qualsiasi evento o fatto grave nel Paese vicino, influisce sugli abitanti della Repubblica Dominicana. Nell'agenda dei lavori dei vescovi della Repubblica Dominicana e di Haiti ci sono stati diversi temi, tra cui la presenza dei cittadini haitiani in territorio dominicano. Il cardinale Lopez Rodriguez ha poi riferito che “Haiti si trova in una situazione molto difficile” e i vescovi hanno fatto lo sforzo di venire ad incontrarsi con i Pastori dominicani, “per discutere la situazione interna che vive Haiti e proporre azioni che possano aiutare le persone di entrambe le nazioni, specialmente i più poveri e i più vulnerabili”. Il cardinale Lopez Rodriguez ha infine sottolineato che sia la Chiesa sia il governo dominicano hanno già inviato aiuti ad Haiti, e sono in attesa di inviare un secondo contributo ai vescovi di quella nazione. L’incontro tra le due conferenze episcopali non è una novità. Il programma iniziale era di un incontro di due giorni, ma i vescovi di Haiti hanno chiesto di ridurlo ad un giorno solo, per poter rientrare al più presto nel loro Paese. (M.G.)
Attentato alla moschea di Bruxelles: condanna della Chiesa cattolica e dei protestanti
◊ È unanime la condanna dell’attacco incendiario di lunedì sera alla moschea sciita di Anderlecht, quartiere della zona ovest di Bruxelles. Il lancio di una bomba molotov - riporta l'agenzia Sir - ha provocato la morte del’imam, un uomo di 46 anni padre di quattro figli, e distrutto gran parte dell’edificio religioso. Cordoglio e solidarietà vengono espressi anche dalle Chiese cattolica e protestante. “Nulla, assolutamente nulla può giustificare questo comportamento”, scrive mons. John Kockerols, vescovo ausiliare di Malines-Bruxelles e vicario generale di Bruxelles, esprimendo a nome della Chiesa cattolica di Bruxelles “profonda indignazione per l’attentato”. Dal presule “le più sincere condoglianze” alla famiglia della vittima e alla sua comunità. “La Comunità protestante esprime il suo dolore, i suoi pensieri e le preghiere per i fratelli e le sorelle della comunità musulmana in Belgio. Esprime la sua solidarietà verso questa comunità di fede e condanna ogni violenza politica e religiosa”, scrive Liagre Guy, presidente della Chiesa protestante unita del Belgio e co-presidente del Consiglio del culto protestante ed evangelico, in una lettera a Semsettin Ugurlu, presidente dell’Esecutivo dei musulmani del Belgio. Tutta la comunità protestante, conclude Guy, “chiede la benedizione di Dio su tutti i membri della comunità musulmana in Belgio che sostengono e accompagnano la vittima e la sua famiglia”. (R.P.)
Ucraina: il patriarca Shevchuk sulla cessione dei santuari nazionali
◊ Il patriarca Sviatoslav Shevchuk della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina (Ugcc) ha inviato una lettera al relatore parlamentare Volodymyr Lytvyn e ai deputati ucraini con la richiesta di ritirare dall’esame la proposta di legge 9690 sulle modifiche ad alcune leggi ucraine relative alla cessione dei beni culturali agli enti religiosi. Il leader della Ugcc - riferisce l'agenzia Sir - ritiene inaccettabile la cessione dei santuari nazionali, che appartenevano alla Chiesa unificata di Kiev, ad un’unica denominazione, cioè il Patriarcato di Mosca della Chiesa ortodossa ucraina. Questo modo di rispondere alle raccomandazioni europee sulla restituzione dei beni della Chiesa, si legge nella lettera, è una “distorsione dell’essenza della restituzione, che prevede la piena composizione dei problemi dei beni in modo da rettificare i danni materiali commessi da un regime ateo”. Sviatoslav Shevchuk avvisa che tali misure rappresentano “una chiara minaccia alla pace interconfessionale” raggiunta nello Stato negli ultimi anni. In tal senso, la questione della restituzione dei beni della Chiesa dovrebbe essere considerata “in modo totale, trasparente, da tutti i punti di vista e senza pregiudizi dal Consiglio pan-ucraino delle Chiese e degli enti religiosi, che rappresenta 18 tendenze confessionali e oltre il 95% dei credenti ucraini”. (R.P.)
Francia: sito dei vescovi sulla Dottrina sociale della Chiesa
◊ “Aiutare la Chiesa ad avere una giusta posizione all’interno della società”: questo lo scopo del sito Internet “Dottrina sociale della Chiesa cattolica” (http://www.discours-social-catholique.fr/), lanciato dalla Conferenza episcopale francese, in collaborazione con il Ceras, il Centro di azione e ricerca sociale della Compagnia di Gesù. A presentare l’iniziativa è stato mons. Jean-Luc Brunin, presidente del Consiglio Famiglia e società dei vescovi francese. “Si tratta – ha detto il presule – di evitare due ostacoli: quello di ridurre la riflessione sociale della Chiesa ad una semplice rilettura religiosa degli avvenimenti e quello di imporre alla società, senza ricercare il dialogo, l’approccio ecclesiale ai problemi”. Per questo, ha aggiunto mons. Brunin, “l’obiettivo del Consiglio Famiglia e società è quello di aiutare la Chiesa in Francia ad apportare il suo pieno contributo al centro dei dibattiti che scaturiscono in un contesto marcato dalla crisi economica, finanziaria, sociale e morale”. A nome dei vescovi francesi, mons. Brunin ha poi ribadito che “la Chiesa vuole anche contribuire a servire e promuovere il progetto di Dio sull’umanità. Essa è chiamata ad aprire prospettive verso una globalizzazione della solidarietà, verso un’ecologia umana e verso l’unità della famiglia umana”. Passando, quindi, ad illustrare le funzionalità del nuovo sito Internet, il presule ha sottolineato come esso metta “a disposizione di tutti, in mondo facile e documentato, il grande tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa”. L’accesso, ha spiegato mons. Brunin, “può essere sia tematico che cronologico per soddisfare le esigenze di una ricerca contestuale dei documenti”. Infine, il presule ha espresso l’auspicio che tale sito web sia “uno strumento prezioso per aiutare i cristiani e le Chiese locali ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione” che guarda anche al “dinamismo evangelico negli ambiti relazionali ed istituzionali della società, in cui annunciare la presenza del Regno di Dio”. (I.P.)
Messa del cardinale Bagnasco per i lavoratori dell’Ansaldo: equità per un società più umana
◊ Perseguire l’“equità” per “creare una società più umana e sicura”. È l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella Messa pasquale che ha celebrato presso la sede di Ansaldo Energia, azienda del Gruppo Finmeccanica, a Genova Campi. Il cardinale Bagnasco - citato dal Sir - ha infatti inserito “il significato profondo di questa celebrazione all’interno del momento in cui vive il nostro Paese, l’Europa, il mondo e la città”, un momento “di preoccupazione particolare, avvolto da incertezza”. Il presidente della Cei ha quindi ricordato che “affrontare i problemi del lavoro e risolverli nel modo giusto, secondo equità, significa farlo nell’interesse delle famiglie per creare una società più umana e sicura”. Per il porporato, inoltre, servono “luce e forza per affrontare le cose non con miopia o interesse particolare ma con prospettiva”. D’altra parte, “abbiamo bisogno di un supplemento di animo perché non basta individuare la via giusta, ma è necessario avere forza per camminare sulla via giusta”. In tal senso, serve “questo duplice dono, luce e forza ulteriore, per noi, per la vita personale, familiare, per la nostra azienda e per il mondo lavorativo del nostro Paese”. Per il cardinale, l’Ansaldo Energia è “un’azienda nota e cara a Genova e a tutti noi”. Alla celebrazione era presente, tra gli altri, l’amministratore delegato Giuseppe Zampini, il management ed una folta rappresentanza di lavoratori. A margine della celebrazione il cardinale ha parlato dei due marò detenuti in India. “Preghiamo il Signore - ha affermato - perché ispiri i responsabili a trovare le vie rapide e migliori perché si risolva questo delicato problema”. Parlando della messa pasquale per le forze armate che celebrerà tra poco nella cattedrale di San Lorenzo, l’arcivescovo di Genova ha concluso: “Pregheremo per loro, per le loro famiglie, i loro cari, e per i nostri militari in Italia e all’estero in queste difficili missioni di pace di ordine e di consolidamento”. (M.G.)
Gmg 2013: Fiera delle vocazioni per far conoscere il carisma delle diverse realtà cattoliche
◊ Stand delle varie associazioni, spazi per le confessioni, le liturgie, i concerti e una tenda per l’adorazione eucaristica. Questo e molto altro sarà allestito in occasione della Fiera delle vocazioni che si terrà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013, quando, per la Gmg, sono attesi 3-4 milioni di giovani. Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir, il Comitato organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù sta prendendo contatto con seminari, istituti e congregazioni religiose, movimenti e aggregazioni laicali e nuove comunità interessate a far conoscere ai giovani di tutto il mondo il loro carisma e vocazione. Per ospitare questo evento è stato scelto il quartiere di Urca, la piazza del generale Tibúrcio, luogo storico dove inizia il tratto della teleferica che sale sin su al “Pan di Zucchero”, uno dei simboli più noti di Rio. “Lo spirito della Fiera - spiega il diacono Arnaldo Rodrigues, uno dei responsabili del settore pastorale della Gmg - è quello di offrire ai giovani l’opportunità di un incontro con Dio e di pensare, quindi, alla propria vocazione”. “Le figure dei santi, i loro pensieri, con cui arricchiremo la Fiera, serviranno a suscitare domande interiori e a spingere i giovani ad interrogarsi sul vero senso da dare alla propria vita” conclude l’esponente del settore pastorale della Gmg. (M.G.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 74