Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 06/03/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI e l’arcivescovo di Canterbury insieme per il millennario di Camaldoli
  • Il Papa prega per la tragedia in Congo Brazzaville. Intervista con il nunzio, mons. Pawlowski
  • Il dolore del Papa per le vittime dell’incidente ferroviario in Polonia
  • Il Papa crea una nuova eparchia in India per la comunità cattolica siro-malabarese
  • Il Coro anglicano dell'Abbazia di Westminster canterà per la prima volta in San Pietro il 29 giugno
  • Mons. Chullikat alle Nazioni Unite: liberare le donne rurali dall'oppressione e dalla fame
  • Istituito dal dicastero della Cultura un Comitato per celebrare i 700 anni della morte di Dante
  • L’Eucaristia è amore in tutta la sua immensità: così il Papa nella prefazione al libro del card. Cordes
  • Alla Cattolica di Milano ciclo di incontri su "La Chiesa Cattolica: la questione della sovranità"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Migliaia di rifugiati fuggono in Siria. Gli Usa: isolare il regime
  • Violenza in Nigeria: 45 vittime in scontri interetnici
  • Militari arrestati in India: la Farnesina convoca l'ambasciatore di Nuova Delhi
  • Presidenziali Usa: è il momento del Supertuesday
  • Usa-Israele: strategie allo studio per fermare il nucleare iraniano
  • Nomadi, quando il lavoro non è solo integrazione. L'esperienza dell'"Antica Sartoria Rom"
  • Il significato della Croce al centro di un convegno all’Università europea di Roma
  • In un libro la storia di suor Emmanuelle, l'angelo fra le bidonville del Cairo
  • Nei cinema, l'ultimo film di Verdone "Posti in piedi in Paradiso"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Oltre 2.000 nuovi rifugiati siriani in Libano: l’accoglienza dei cristiani
  • Vescovi del Pakistan: le donne delle minoranze religiose discriminate due volte
  • Unione Europea: campagna contro la fame nel Sahel
  • Regno Unito: i leader religiosi per la tutela delle vittime di violenza domestica
  • Africa centrale: i vescovi su Nuova evangelizzazione e "Africae munus"
  • Sud Sudan: due radio cattoliche danno voce alle donne
  • India. Il cardinale Gracias: un giornalismo etico può salvare la società indiana
  • Filippine: carità di Quaresima per le vittime dei tifoni
  • India-Sri Lanka: seimila fedeli dei due Paesi insieme per la festa di S. Antonio
  • Sud Corea: la Chiesa si prepara al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione
  • Senegal: in Quaresima il cardinale Sarr chiede preghiere per il Paese
  • Kenya: dedicata alle piccole comunità cristiane la campagna di Quaresima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI e l’arcivescovo di Canterbury insieme per il millennario di Camaldoli

    ◊   Benedetto XVI visiterà sabato prossimo il Monastero di San Gregorio al Celio, in Roma, in occasione del millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli e in concomitanza della visita dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Il Papa riceverà in Vaticano il primate della Comunione anglicana la mattina di sabato. Quindi, alle 17.30, presiederà i Primi Vespri a San Gregorio al Celio per la Festa del Transito di San Gregorio Magno. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un grande momento ecumenico nel segno dei Camaldolesi, a mille anni dalla fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli da parte di San Romualdo. Con l’incontro tra Benedetto XVI e Rowan Williams, per la terza volta un Papa e un arcivescovo di Canterbury si incontreranno al Celio, nel monastero da cui Gregorio Magno scelse Agostino e i suoi 40 monaci per portare il Vangelo agli Angli. In un comunicato del priore di San Gregorio, si auspica che l’incontro tra il Papa e l’arcivescovo di Canterbury sia di stimolo “per tutti i fedeli, cattolici romani ed anglicani”, affinché visitando le Tombe degli Apostoli, “non dimentichino di rafforzare anche il loro impegno a dimostrare, con lo studio e con la condivisione nella carità, il loro desiderio” di raggiungere la piena unità dei cristiani. Significativamente, alla fine dei Vespri, è previsto che il Papa e l’arcivescovo di Canterbury si rechino nella Cappella di San Gregorio per accendervi una lampada. Si prevede inoltre che venga posta una croce di pietra celtica proveniente proprio da Canterbury e forse anche una icona. Si consolida dunque la lunga tradizione del legame tra la comunione anglicana e il monastero camaldolese romano, ancor più rafforzato dopo il Concilio Vaticano II. Celebrare il Millenario di Camaldoli sul Celio, si legge ancora nel comunicato, significa connotare profondamente la celebrazione stessa con i caratteri dell’ecumenismo”, che “fa parte integrante ormai dello spirito camaldolese contemporaneo”.

    Domenica 11 marzo, sempre nell’ambito delle celebrazioni, alle ore 16 vi sarà una Conferenza intitolata "Monachesimo e Ecumenismo" alla quale l’arcivescovo di Canterbury è ospite d’onore e svolgerà un intervento intitolato "Virtù monastiche e speranze ecumeniche". Dom Robert Hale, priore di New Camaldoli, risponderà con un intervento intitolato "I legami che uniscono la comunità monastica di San Gregorio al Celio con Canterbury e con la Comunione Anglicana".

    inizio pagina

    Il Papa prega per la tragedia in Congo Brazzaville. Intervista con il nunzio, mons. Pawlowski

    ◊   Benedetto XVI ha voluto esprimere il proprio dolore per la tragedia di domenica scorsa in Congo Brazzaville, che ha provocato almeno 236 morti e 2000 feriti per l’esplosione di un deposito di munizioni nella capitale. In un telegramma, il Papa “esprime profonda solidarietà alle famiglie delle vittime”, pregando al contempo perché “il Signore accolga i defunti nella sua pace e nella sua luce”. Il Pontefice si dice inoltre vicino al lavoro dei soccorritori e chiede a Dio "speranza e conforto" per i feriti e tutte le persone colpite dalla tragedia. Intanto, a Brazzaville, la Chiesa locale, assieme a numerose organizzazioni internazionali, è impegnata nell’assistenza agli sfollati. Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente a Brazzaville il nunzio apostolico, mons. Jan Romeo Pawlowski, che ha descritto la situazione in città:

    R. – In questo momento, la situazione è calma. Possiamo dire che non ci sono ulteriori pericoli per la popolazione. Purtroppo, a causa di questi eventi, tanta gente ha perso le case, ha perso i suoi beni e tanti si sono spostati nelle zone più sicure, anche perché una parte della città è praticamente tagliata fuori e non è accessibile a causa di queste esplosioni e i militari che lì operano non permettono a nessuno di accedere. Tanta gente si trova nei centri di accoglienza, che sono molto semplici, primitivi, creati nei campi sportivi e anche nei campi adiacenti alle nostre parrocchie cattoliche. E’ difficile fare le stime, ma credo che oltre tremila persone siano proprio in questi centri.

    D. – Si parla anche di una possibile emergenza sanitaria, di condizioni difficili negli ospedali e di assistenza, di cui c’è bisogno...

    R. – La situazione sanitaria, in generale, in questo Paese, è difficile, perché non ci sono abbastanza centri ospedalieri e centri di accoglienza, figuriamoci in queste circostanze di emergenza, dove si parla di oltre duemila, forse anche di più, di feriti, di cui moltissimi gravi. Bisogna temere poi che sotto le macerie ci siano ancora molti corpi, forse anche qualche ferito. Facendo molto, molto caldo si temono anche delle epidemie: perciò la situazione, se non critica, è davvero molto difficile.

    D. – In particolare, le strutture assistenziali della Chiesa cosa stanno facendo per venire incontro ai bisogni della popolazione?

    R. – Proprio questo: accoglienza, assistenza, accompagnamento. Inoltre, mettiamo a disposizione quello che c’è – cibo, acqua – comprese le piazze adiacenti alle grandi parrocchie, dove la gente può dormire e può anche cercare i suoi cari. Tante persone, infatti, si sono spostate in preda al panico e ci sono famiglie divise che non hanno notizie dei loro cari, bambini che hanno perso i genitori nel tumulto. Diamo inoltre, ovviamente, l’assistenza spirituale e la preghiera. Ieri stesso, io sono andato in alcuni posti dove la gente prega, chiede al Signore aiuto – e questo è molto bello – pur nella difficoltà, pur nella tragedia.

    D. – Qual è in questo momento la necessità più forte per la città e per il Paese?

    R. – Io credo che sia la solidarietà, quella spirituale ma anche la solidarietà dal punto di vista medico. Credo che non bisogna pensare soltanto a quello che è successo l’altro ieri. Tanti feriti dovranno restare in ospedale e nei centri per diverso tempo e ci sarà allora bisogno di medicinali, di cose di prima necessità. Questa, secondo me, è l’urgenza più grande, aggiungendo che le autorità si sono già rivolte ad alcuni Paesi, ad alcune organizzazioni umanitarie, con la richiesta di questo tipo di aiuto. (ap)

    inizio pagina

    Il dolore del Papa per le vittime dell’incidente ferroviario in Polonia

    ◊   Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime dell’incidente ferroviario in Polonia, accaduto sabato scorso a Szczekociny, presso Zawiercie, che ha provocato 16 morti e oltre 50 feriti. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato a mons. Józef Michalik, presidente della Conferenza episcopale polacca, il Papa esprime la sua vicinanza spirituale ai familiari delle vittime e partecipa al lutto di tutta la Polonia. Il Pontefice implora per i defunti il dono della Divina Misericordia e la vita eterna, mentre augura ai feriti un pronto e completo ristabilimento. Prega infine perché il Signore doni coraggio e pace a quanti soffrono a causa di questo tragico incidente.

    inizio pagina

    Il Papa crea una nuova eparchia in India per la comunità cattolica siro-malabarese

    ◊   In India, Benedetto XVI ha eretto la nuova eparchia di Faridabad dei Siro-Malabaresi e ha nominato primo Vescovo Eparchiale il Rev.do Mons. Kuriakose Bharanikulangara, del clero di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, finora Consigliere presso la Nunziatura Apostolica in Germania, conferendogli la dignità di Arcivescovo ad personam. Il Rev.do Mons. Kuriakose Bharanikulangara è nato il 1° febbraio 1959 a Karippassery, nell’Arcieparchia di Ernakulam-Angamaly (India). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 18 dicembre 1983 e gli sono stati affidati i compiti di Vicario Assistente nella parrocchia di Tripunithura e di Co-editore di Satyadeepam, il settimanale dell’Arcieparchia. Inviato a Roma, ha conseguito la licenza in Diritto canonico e il dottorato in Diritto canonico orientale. Ammesso all’Accademia Ecclesiastica Pontificia in Urbe, ha conseguito il diploma in giurisprudenza pastorale ed ha svolto il servizio diplomatico in diverse Rappresentanze Pontificie e ultimamente presso la Permanent Observer Mission all’ONU in New York, prima del trasferimento alla Nunziatura Apostolica in Germania in qualità di Consigliere. Oltre al malayalam e all’inglese, conosce l’italiano, il francese, il tedesco e lo spagnolo. Come nuovo Vescovo di Faridabad, col titolo ad personam di Arcivescovo, Mons. Bharanikulangara diventa membro del Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese.

    Il Papa ha voluto provvedere alla cura pastorale di numerosi fedeli siro-malabaresi erigendo la nuova Eparchia di Faridabad dei Siro-malabaresi, la cui sede è situata nello Stato di Haryana (nord dell’India). La circoscrizione conta 23 parrocchie e diversi centri pastorali, gestiti da 44 sacerdoti sia eparchiali sia religiosi. Sono operanti sul suo territorio cinque congregazioni religiose maschili ed otto femminili, con oltre 200 membri. Le scuole cattoliche sono tre e quattro gli ospedali dipendenti dall’autorità ecclesiastica. Sono attivi alcuni centri vocazionali giovanili e vari pensionati per giovani lavoratori. La Chiesa di Cristo Re in Faridabad diventa Cattedrale Eparchiale e nella stessa città ha la sua residenza il nuovo pastore.

    inizio pagina

    Il Coro anglicano dell'Abbazia di Westminster canterà per la prima volta in San Pietro il 29 giugno

    ◊   Per la prima volta nella storia, il celebre Coro dell’Abbazia di Westminster canterà nella Basilica di San Pietro. L’evento vedrà i cantori esibirsi insieme con i componenti del coro della Cappella Sistina sia il 28 giugno – durante i primi vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo che il Papa presiederà in San Paolo Fuori le Mura – sia il giorno dopo nella Messa presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

    La musica può essere un tassello importante nel grande mosaico dell’ecumenismo. Ed è ciò che promette l’evento della prossima fine di giugno, quando – su invito della Santa Sede – i membri del coro anglicano dell’Abbazia di Westminster fonderanno la propria arte polifonica, conosciuta in tutto il mondo, con quella del Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, diretto da don Massimo Palombella. Teatri d’eccezione di questo inedito storico saranno la Basilica di San Pietro, il 29 giugno, quando Benedetto XVI presiederà la Messa per i Santi Pietro e Paolo, e la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il giorno prima, per la celebrazione dei Primi Vespri della solennità. È stato il Papa stesso, informa un comunicato, a chiedere che la collaborazione musicale fra le due compagini “rifletta la vocazione cristiana del coro ed incoraggi il ricco scambio di esperienze tra le due tradizioni liturgiche e culturali. Poiché – viene colto nella nota – l’Abbazia di Westminster ha come titolo formale quello di ‘Chiesa collegiata di San Pietro’, il fatto che entrambi i cori celebrino insieme il loro patrono darà all’evento un’importante risonanza comune”. A sottolineare la tradizione romana saranno le partiture di due celebri compositori sacri, come Palestrina e Perosi, mentre i canti anglicani in lingua inglese – eseguiti all’inizio e alla fine di ciascuna liturgia – oltre a restituire le armonie di quella tradizione contribuiranno a rafforzare il senso di appartenenza alla “comune fede cristiana”.

    L’invito a recarsi a Roma scaturisce dalla visita che Benedetto XVI fece all’Abbazia nel settembre 2010, durante la sua visita in Gran Bretagna, che vide il Pontefice fermarsi in preghiera sulla tomba di Eduardo il Confessore, insieme con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, il quale si è detto “molto lieto del fatto che il Coro dell’Abbazia prenda parte alla celebrazione della Solennità di San Pietro a Roma”. “Celebrare insieme la sua testimonianza apostolica e il suo esempio – ha aggiunto – è un forte richiamo alla vocazione comune delle nostre Chiese ad essere fedeli, oggi, alla pienezza apostolica del Vangelo”. Anche il decano di Westminster, il rev. John Hall, ha definito “meraviglioso” l’invito ricevuto. “Mi conforta – ha confidato – questo segno del desiderio del Santo Padre di attingere alla ricca tradizione anglicana che caratterizza il culto quotidiano nell’Abbazia di Westminster. È quanto mai importante che i cristiani di differenti tradizioni preghino insieme e ricevano i doni gli uni degli altri”. Soddisfazione da parte della Chiesa cattolica londinese è stata espressa dall’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols. “Questo generoso gesto ecumenico della Santa Sede – ha affermato – è veramente benvenuto”, perché “esprime l’apprezzamento reciproco delle nostre tradizioni musicali e spirituali”.

    Nel quadro dei preparativi – informa il comunicato – il coro della Cappella Sistina visiterà Londra ed offrirà un concerto pubblico nella Cattedrale di Westminster la sera del 6 maggio. Mentre da parte sua, il Coro dell’Abbazia, durante la sua permanenza in Italia si recherà al Monastero Benedettino di Montecassino per cantare i Vespri e la Messa insieme alla comunità monastica del luogo in cui è sepolto San Benedetto, oltre ad effettuare anche altri concerti, tra cui un recital nella Basilica di Santa Maria Maggiore e un Vespro Festivo a Santa Maria sopra Minerva.

    inizio pagina

    Mons. Chullikat alle Nazioni Unite: liberare le donne rurali dall'oppressione e dalla fame

    ◊   Liberare le donne rurali da situazioni di perenne oppressione soprattutto nei Paesi più poveri del mondo, metterle in condizione di produrre impatto sulla società fornendo istruzione, servizi e molto altro. E’ la sfida emersa dalla 56.ma Sessione della Commissione sullo Status delle Donne (CSW) in corso a New York, dove Dianne Willman, membro della Missione della Santa Sede, è intervenuta per conto dell’arcivescovo Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di vetro. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Donne della terra, donne rurali, alle prese con sfide spesso insostenibili: la fame la povertà, le condizioni di lavoro deplorevoli, la discriminazione e lo sfruttamento e l’abuso soprattutto per le lavoratrici migranti, per non parlare della mancanza di accesso all’acqua o alle cure mediche. A loro, che costituiscono gran parte della popolazione mondiale, troppo spesso escluse dai processi di azione politica, è dedicato l’intervento dell’arcivescovo Francis Chullikat, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, alla 56.ma Sessione della Commissione sullo Status delle Donne (Csw), in corso a New York. L’obiettivo proposto è quello di migliorare la vita di queste persone, così da renderle in grado di assistere le loro famiglie, le comunità e dare un importante contributo alla società nel suo complesso. Ma come? Attraverso l’istruzione la formazione, la fornitura di risorse, l’erogazione di servizi, l’accesso ai sistemi finanziari e ancora alla tecnologia.

    La Santa Sede, dice il presule, continua a mantenere l’impegno a proteggere i più deboli e poveri, in vista del raggiungimento del bene comune. E’ attenta al ruolo centrale della famiglia, fulcro dello sviluppo integrale, e anche attraverso la Csw offre l’opportunità di esperienze da condividere e di buone pratiche da sviluppare. Uomini e donne questo in sintesi l’appello della Santa Sede sono chiamati a cooperare per superare pregiudizi e attuare politiche che rispettino la dignità della persona. La prossima Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si terrà a Rio de Janeiro il prossimo giugno, prosegue l’arcivescovo, offrirà un’altra opportunità per rafforzare l’attenzione sulle persone rurali, comprese le donne e le ragazze, e di aumentare il loro impegno nei processi di azione politica per il la costruzione di società sostenibili. Tutte loro d’altra parte, nelle parole del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, sono da considerare “potenti agenti in grado di implementare soluzioni sostenibili per far fronte agli impatti del cambiamento climatico e il degrado ambientale”.

    inizio pagina

    Istituito dal dicastero della Cultura un Comitato per celebrare i 700 anni della morte di Dante

    ◊   Un Comitato scientifico-organizzativo incaricato di realizzare eventi e iniziative celebrative in vista del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, che ricorrerà nel 2021. Lo ha istituito il Pontificio Consiglio della Cultura come “espressione della volontà della Santa Sede – si legge in una nota del dicastero – di celebrare degnamente, come già in passato, il Sommo Poeta”. Membri del neo Comitato sono personalità del mondo accademico e culturale italiano, specialisti del “Vate” fiorentino. Il cardinale Gianfranco Ravasi, nella sua veste di primo responsabile del Pontificio Consiglio della Cultura, è il presidente del Comitato, oltre a essere neopresidente della “Casa di Dante” di Roma. Ad affiancare il cardinale Ravasi sia nel Comitato sia alla Casa di Dante in Roma sarà il prof. Enrico Malato, presidente della Commissione scientifica preposta alle Edizioni nazionali dei Commenti danteschi e direttore della "Rivista di Studi Danteschi". Il Comitato si occuperà di curare le celebrazioni del 2021, realizzando uno o più eventi annuali come tappe di avvicinamento e preparazione al centenario.

    “La motivazione di fondo per la costituzione del Comitato – si legge nella nota ufficiale – è il profondo interesse della Chiesa per Dante, è la volontà della Chiesa, e quindi della Santa Sede, di proporre Dante come emblema di quel patrimonio culturale e artistico prezioso e necessario non solo per la Chiesa ma per tutta l’umanità”. Per questo, prosegue il comunicato, “la Santa Sede desidera essere anch’essa protagonista del Centenario Dantesco, nella speranza e con l’auspicio che lo studio e la conoscenza di Dante non siano relegati a una dimensione strettamente accademica e a circoli ristretti, ma trovino nuove opportunità di diffusione ad ampio raggio”.

    Una delle attenzioni del Comitato si rivolgerà quindi verso la scuola, “dove – si evidenzia – non poche volte la proposta delle opere dantesche risulta, a causa di metodi non adeguati o antiquati, poco adatta se non addirittura controproducente ad una efficace e adeguata conoscenza di Dante”. Le varie iniziative celebrative, dunque, avranno sia un taglio altamente scientifico – e “un particolare ambito di ricerca potrà essere – si precisa – quello degli studi teologici, finora poco attenti all’opera dantesca” – sia un approccio divulgativo, pensato per docenti delle scuole di vari livelli, ai quali si intende offrire “nuovi strumenti e metodologie di insegnamento utili a far appassionare i giovani alla figura di Dante”. (A cura di Alessandro De Carolis)

    inizio pagina

    L’Eucaristia è amore in tutta la sua immensità: così il Papa nella prefazione al libro del card. Cordes

    ◊   L’Eucaristia è amore in tutta la sua immensità: così Benedetto XVI nella prefazione al libro scritto dal cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum, e intitolato “L’aiuto non cade dal cielo. Caritas e spiritualità”, edito da Cantagalli. Nella sua prefazione, il Papa invita anche a vivere l’Eucaristia attraverso il servizio e la carità in comunione con Dio. Ce ne parla Isabella Piro:

    Spezzare il pane: un gesto “molto semplice e quotidiano”, scrive al Papa. Ma con Gesù esso diventa qualcosa di più e nell’ultima cena assume un nuovo significato, perché “in quell’ora Gesù non distribuisce solo pane, ma se stesso. Egli si dona”. L’Eucaristia è un gesto che “caratterizza e tiene unita” la Chiesa, che rappresenta “la condivisione e l’unione”, perché in virtù del pane spezzato e condiviso, “la comunità diventa una: tutti mangiano dello stesso pane”. E la condivisione, continua il Papa, è “comunanza e donazione” che soprattutto in Cristo raggiunge “una profondità mai immaginata prima”: Egli diventa “pane per la vita del mondo”.

    Per questo, quindi, scrive il Santo Padre, “l’Eucaristia è più di un semplice atto di culto”: in essa i cristiani possono vedere “un’immagine dell’ospitalità di Dio”, in cui il Figlio incarnato dona se stesso “come pane di vita”. Di qui, l’invito a proseguire lo “spezzare il pane” nella vita quotidiana, “nella disponibilità a condividere quanto si possiede, a donare e così unire”. Perché in questo gesto si manifesta “semplicemente l’amore in tutta la sua immensità”. Tuttavia, sottolinea il Papa, per compiersi l’Eucaristia deve avvenire “a tutti i livelli”: deve essere “servizio e dono nella vita quotidiana”, deve essere caritas “non solo come agire pragmatico”, ma legata “alle radici profonde della comunione con Dio”, del suo “amore partecipe per noi”.

    Infine, Benedetto XVI ringrazia il cardinale Cordes per aver raccolto “l’impulso” avviato dal Papa stesso con l’Enciclica Deus caritas est, e augura al volume scritto dal porporato “l’ascolto attento che penetra nei cuori” e “conduce ad agire con amore e ad una comunione profonda con Gesù Cristo”.

    inizio pagina

    Alla Cattolica di Milano ciclo di incontri su "La Chiesa Cattolica: la questione della sovranità"

    ◊   Primo incontro del ciclo “La Chiesa Cattolica: la questione della sovranità”, organizzato congiuntamente dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, Libera Università Maria SS. Assunta e dall’Università di Padova, ieri pomeriggio a Milano. Di fronte un giurista ed un ecclesiastico, il prof. Paolo Mengozzi e il cardinale Jean-Louis Tauran. Il servizio da Milano di Fabio Brenna:

    Chiesa, Santa Sede, Vaticano: spesso sono usati come sinonimi, ma ognuno di questi termini fa riferimento a profili diversi della comunità universale cattolica, e per ognuno di essi il diritto internazionale riconosce delle caratteristiche specifiche. Proprio della Chiesa, hanno ribadito il giurista e l’ecclesiastico, è il primato spirituale, che viene prima di ogni altra definizione e fonda la missione della Chiesa che prescinde da ogni ordine politico, economico e sociale, per essere eminentemente religioso.

    Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, già segretario per i rapporti con gli Stati, ha inquadrato quello della Santa Sede come un’autorità indipendente e morale impegnata a difendere e promuovere la libertà religiosa come fondamento di ogni altra libertà. Una sovranità che - come ribadito con forza dalla "Gaudium et Spes" - si pone a fondamento della promozione della dignità umana:

    “Questa sovranità della Santa Sede permette alla Chiesa cattolica di far sentire la voce della ragione e del cuore in mezzo a situazioni dove la persona umana viene minacciata o dimenticata”.

    Il prof. Paolo Mengozzi, avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha sottolineato come aldilà dei differenti approcci da parte degli Stati nel riconoscere la personalità internazionale della Chiesa, i principi cristiani - pur non riconosciuti nel Trattato europeo - si inverano nell’Unione stessa. Un cristianesimo, dunque, che permea le fondamenta degli Stati moderni, come ha evidenziato il cardinale Tauran:

    “Il cristianesimo ha dato il via a un umanesimo aperto alla trascendenza e questo umanesimo ancora oggi, malgrado il secolarismo e il relativismo, permette ai cristiani, ma direi a tutti i credenti, in generale, di ricordare a tutti la priorità dell’etica sulle ideologie del momento, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia”.

    Il confronto con il cardinale Tauran e il prof. Mengozzi è proseguito poi con le questioni poste dal vice prefetto della Biblioteca Ambrosiana mons. Pier Francesco Fumagalli; dal missionario del Pime padre Angelo Lazzarotto, dal giornalista Andrea Lavazza e dallo shaykh Adb-al-Wahid Pallavicini. (bf)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il viaggio di Benedetto XVI in Messico e a Cuba in alcuni articoli di presentazione.

    Precarietà al femminile: i dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla condizione occupazionale delle donne al tempo della crisi.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano la Russia: continuano le proteste dopo la vittoria di Putin alle presidenziali.

    Quel medievale che anticipa tutti i moderni: Inos Biffi sull'umanesimo cristiano di Tommaso d'Aquino.

    I ruggenti anni Venti del Quattrocento: Nicoletta Pietravalle sulla mostra alla Morgan Library di New York dedicata ai vestiti in voga nell’autunno del medioevo.

    Faccia a faccia in ricerca della stella polare: Ombretta Fumagalli Carulli sulla Chiesa e la questione della sovranità in un ciclo di incontri inaugurato all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Centocinquant'anni d'Italia e dell'“Osservatore”: Raffaele Alessandrini sulla mostra a Palazzo Giustiniani.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria. Migliaia di rifugiati fuggono in Siria. Gli Usa: isolare il regime

    ◊   Un cessate-il-fuoco umanitario, la liberazione di persone detenute arbitrariamente e l’astensione da ogni violenza. C'è questo al centro di una nuova bozza di risoluzione sulla crisi siriana che, elaborata dagli Stati Uniti, circola in queste ore al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma trova ancora l’opposizione della Russia. Intanto, non si arresta l’emorragia di profughi siriani verso il Libano: il regime starebbe bombardando anche le vie di fuga, intorno alla città di Homs. Escluso per ora l'intervento militare, il regime va isolato ostiene Washington. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Troppi i civili coinvolti, troppo scarso l’accesso ai servizi sanitari e al cibo: il governo siriano deve proteggere il suo popolo e le forze di opposizione astenersi dalle violenze. Come anticipato la settimana scorsa, trapelano oggi le linee della nuova bozza a firma Usa che include anche la cooperazione con l’Onu e la Lega Araba nella persona di Kofi Annan, che sarà a Damasco il 10 marzo prossimo. Ma Mosca fa ancora muro: il testo non è equilibrato – sostiene il viceministro degli esteri Gatilov – nonostante la pressione di Ue e Stati Uniti. Il prof. Massimiliano Cricco, esperto di area mediorientale all’Università di Urbino

    “Sicuramente la politica di Putin sarà più accorta adesso anche per via delle accuse di brogli, ma è logico che gli indirizzi strategici sulla Siria e sull’Iran si mantengono. Putin ha anche dichiarato che non vuole nessun ‘effetto Libia’, anche se poi in realtà in Siria di parla di un colpo di Stato dall’interno di matrice sunnita, con il beneplacito della Russia. Ovviamente, tutto questo ha un percorso ancora non ben chiaro. Nel frattempo, Putin non fa mistero di continuare ad appoggiare il regime siriano”.

    Anche la Turchia incita la pressione della comunità internazionale per trovare corridoi umanitari. La situazione, infatti, sta degenerando. L’ambasciatore britannico in Siria descrive le condizioni della città di Homs come quelle di una "mini Stalingrado", con violenze peggiori di quelle che l’Occidente può immaginare e crede che il regime di Assad cadrà entro la fine dell’anno. Ancora il prof. Cricco:

    “Realisticamente è possibile. Gli stessi siriani si preparano – diciamo – a una caduta del regime, che ormai è diventato sanguinario. Addirittura, anche il leader Hezbollah, Nasrallah, è pronto praticamente a una caduta del regime di Assad. A questo punto, bisognerà vedere chi raccoglierà realmente le redini del potere”.

    Oggi, sotto assedio il centro e il sud siriano, le province di Deraa e di Hama in particolare. Ma a preoccupare è soprattutto l’emorragia di profughi: l’Onu ne registra più di 1500, in maggioranza donne e bambini, solo nel vicino Libano nelle ultime 48 ore; più di 7.000 dall’inizio del conflitto. Anche su loro sembra accanirsi l’armata siriana che sta bombardando – secondo la testimonianze di un’Ong locale – le vie di fuga della città di Homs. “Assad pagherà per questa carneficina” dice la Turchia:

    “Addirittura, in una recente intervista c’è questo miliardario siriano, che è il cugino di Assad, che ribadisce che il regime è pronto a tutto, anche alla guerra contro il suo popolo, che viene visto come l’oppositore principale: quindi si parla di guerra civile”. (mg)

    inizio pagina

    Violenza in Nigeria: 45 vittime in scontri interetnici

    ◊   Ancora sanguinose violenze in Nigeria: 45 persone tra cui donne e bambini hanno perso la vita nelle ultime 24 ore, nello Stato federato centrale del Beneu, dove sono stati dati alle fiamme centinaia di ettari di terreno. Secondo testimoni si tratterebbe di scontri interetnici tra la tribù dei Tiv e quella dei Fulani che vivono nella regione, ma non si esclude la mano della setta radicale islamica dei "Boko Haram". Per un commento, Cecilia Seppia ha sentito Massimo Alberizzi esperto di questioni africane del "Corriere della Sera":

    R. – Questo sembra essere diverso dai precedenti attacchi. In realtà, sembra essere veramente un attacco interetnico, dovuto ad interessi economici. Infatti, i Fulani sono dei pastori nomadi che popolano il Nord di questi Paesi: della Nigeria, del Ghana, della Costa d’Avorio, arrivando fino in Mauritania. Essendo pastori sono sempre alla ricerca di nuovi pascoli. A Sud ci sono i musulmani, ma non sono in maggioranza, ci sono anche molti Fulani che sono cristiani e altrettanto i Tiv, che però sono invece dei contadini.

    D. – Potrebbe esserci, comunque, una violenza aizzata dalla setta radicale islamica dei "Boko Haram", anche questa volta, o è da escludere a priori?

    R. – No, non si può mai escludere niente e mai confermare niente se non ci sono prove, in effetti. Devo dire che non sembra che ci siano, proprio perché queste due etnie non sono omogenee, religiosamente parlando. Quindi sarebbero molto difficili scontri aizzati dai "Boko Haram". Però c’è da dire anche che gli scontri si possono aizzare non solo per motivi religiosi...

    D. – E' pur vero che nel Paese c’è il caos totale: la gente ha paura, dal Nord sta fuggendo verso il Sud, quindi questo attacco odierno si aggiunge ad una situazione già grave, che fa quasi gioco forza ai miliziani di "Boko Haram"?

    R. – Sì, certo, ma direi che storicamente è una storia che viene da lontano. Questo Paese ricchissimo ha 120 milioni di abitanti, la distribuzione delle ricchezze non è equa e pochissime famiglie si impadroniscono della ricchezza; la gente sta male, è povera ed è sempre in condizioni di povertà estrema. A questo punto c’è uno scontro che può prendere la religione come pretesto. Anche i "Boko Haram" sfruttano, utilizzano la religione. Le classi più diseredate, infatti, sono sensibili a quello che dice "Boko Haram", le promesse che fa, le promesse anche dopo la morte. Quando uno è disperato ovviamente si comporta disperatamente e cerca in qualche modo di uscire dal suo stato di disperazione. (ap)

    inizio pagina

    Militari arrestati in India: la Farnesina convoca l'ambasciatore di Nuova Delhi

    ◊   Nuova protesta dell'Italia contro l’India per il trattamento riservato ai due militari della Marina italiana: la Farnesina ha infatti reso noto che questa mattina il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha convocato l'ambasciatore indiano a Roma per presentare "la ferma protesta" del governo italiano contro il comportamento di Nuova Delhi nei confronti dei due militari. L’Italia, infatti, continua a ribadire la propria competenza giurisdizionale in base al diritto internazionale come spiega Umberto Leanza, ordinario di diritto internazionale presso l’Università di Tor Vergata, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Le Nazioni Unite hanno raccomandato delle misure operative anti pirateria. La prima è quella dell’invio di squadre navali militari nelle zone infestate dai pirati. L’altro tipo di misura raccomandato dalle Nazioni Unite è quello di imbarcare sulle navi mercantili dei gruppi di fuoco, militari o privati, a difesa della nave mercantile.

    D. – L’Italia non è l’unico Paese ad adottare questo tipo di misure ...

    R. – No. Tutti gli Stati, il cui traffico marittimo passa attraverso il Canale di Suez, hanno adottato analoghe misure.

    D. – Secondo il Diritto internazionale e il Diritto del mare di chi è la giurisdizione su queste navi?

    R. – In alto mare la giurisdizione è dello Stato della bandiera quindi - sia in acque internazionali che in mare libero - la giurisdizione è dello Stato della bandiera. A questo bisogna aggiungere anche un’altra circostanza, ovvero, quando si tratta di militari che sono organi dello Stato, la giurisdizione appartiene esclusivamente allo Stato nazionale.

    D. – Una controversia di questo tipo rischia di danneggiare il contrasto della pirateria?

    R. – Questo indebolisce moltissimo il sistema difensivo. Se si indeboliscono quelle misure che fino a questo momento sono state adottate, l’unica misura che resterà per potere debellare la pirateria sarà quella dell’attacco alle basi a terra dei pirati.

    D. – I casi che vengono registrati - simili a quanto avvenuto per la nave italiana - sono più di quelli che vengono denunciati?

    R. – Probabilmente sì. C’è un certo numero di casi che non viene denunciato. Specialmente quando la nave riesce a sfuggire: non tutte le volte, ma molte volte l’armatore non denuncia.

    D. – Quindi soprattutto nel caso di contractors è possibile immaginare che ci siano diverse vittime che non risultano?

    R. – Si, è possibile. (cp)

    inizio pagina

    Presidenziali Usa: è il momento del Supertuesday

    ◊   Momento cruciale per le presidenziali statunitensi di novembre. Oggi, gli elettori repubblicani votano infatti in dieci Stati, in quello che tradizionalmente viene chiamato Supertuesday, il "Supermartedì". La sfida è ancora tra Mitt Romney e Rick Santorum, con Newt Gingrich nel ruolo di outsider. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    È il giorno del Supertuesday, il momento più atteso delle primarie per le presidenziali americane di novembre. In palio, oltre 400 delegati distribuiti in 10 Stati. Per conquistare la nomination alla convention repubblicana di Tampa, in Florida ad Agosto, ne servono 1144. Negli stati del sud al voto oggi, in particolare Georgia e Tennessee, Newt Gingrich spera in una nuova rimonta. Ma gli occhi sono tutti puntati sull'Ohio, Stato chiave per vincere la corsa alla Casa Bianca. A Cleveland la sfida è ancora tra Romney e Santorum. L'ex governatore del Massachusetts punta sull'economia per rinforzare il suo status di front runner, di candidato favorito. Ecco un passaggio del comizio di Mitt Romney a Youngstown, in Ohio, prima del voto:

    “I want bring good jobs back here…
    Voglio riportare qui buoni posti di lavoro, voglio rivedere crescere i redditi. Voglio vedervi di nuovo fiduciosi che il futuro sarà meglio del passato. Io so cosa serve perché ciò avvenga: tecnologia, innovazione, creatività. Voglio che l’America torni ad essere il posto migliore per gli imprenditori, gli innovatori e per quanti creano occupazione. Voglio migliori posti di lavoro, aumentare i redditi. E’ questo quello che davvero conta”.

    L'ex senatore della Pennsylvania, Santorum, che ha battuto con forza sui temi etici, conta invece sul voto evangelico per avvalorarsi come l'alternativa conservatrice al moderato Romney. Gli analisti concordano tuttavia che neanche il Supertuesday metterà la parola fine alla corsa dei repubblicani che andrà avanti almeno fino al 3 aprile, giorno in cui si voterà in Texas. L'establishment del partito dell'Elefante teme che quella di Tampa possa essere una brokered conventon, in cui la frammentazione del voto nelle primarie impedisca ad alcun candidato di ottenere una chiara maggioranza di delegati. Uno scenario che andrebbe a tutto vantaggio di Barack Obama.

    inizio pagina

    Usa-Israele: strategie allo studio per fermare il nucleare iraniano

    ◊   Pieno sostegno degli Stati Uniti a Israele contro la minaccia dell’Iran di dotarsi dell’arma atomica. E’ quanto è emerso ieri dall’incontro a Washington tra il presidente americano, Obama, e il premier israeliano, Netanyahu. Ma a fronte di questo generico appoggio, il capo della Casa Bianca e il leader ebraico hanno messo in luce evidenti diversità nella strategia da adottare contro la Repubblica islamica. Intanto, Teheran stamani ha dato l’assenso agli osservatori dell’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica, a visitare il sito nucleare di Parchin. Dopo l’incontro di Washington, come potrà cambiare l’atteggiamento di Stati Uniti e Israele nei confronti dell’Iran? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, americanista de La Stampa, raggiunto telefonicamente a New York:

    R. - Adesso, la questione fondamentale è capire quali siano le “red lines”, i confini che praticamente l’Iran non deve oltrepassare per evitare che scatti un’azione militare. Da questo punto di vista, Stati Uniti e Israele sembrano avere ancora delle posizioni diverse: Washington pensa che le sanzioni economiche e la pressione diplomatica possa ancora avere un effetto per convincere gli iraniani a cercare di non costruire l’arma atomica, mentre per gli israeliani è importante che l’Iran non arrivi neanche alla condizione di poterla costruire. E’ su questa divergenza che si gioca il rapporto fra Stati Uniti e Israele sulla questione e gli sviluppi futuri su questa crisi.

    D. - Un eventuale attacco armato nei confronti dell’Iran non sarebbe un passo eccessivo di fronte alla mancanza di una prova provata che la Repubblica islamica stia realmente utilizzando il nucleare a scopi militari e non civili, come invece ha sempre affermato?

    R. - Questa probabilmente è la questione fondamentale che divide ancora gli Stati Uniti e Israele. Ma, naturalmente, anche per Washington un Iran in possesso dell’arma atomica non è accettabile e quindi, se l’amministrazione Obama arrivasse alla conclusione, attraverso il lavoro della sua intelligence, che effettivamente l’Iran ha deciso di procedere con la costruzione della bomba atomica - che è in grado di farlo e che lo sta facendo - probabilmente a quel punto anche per gli Stati Uniti un intervento militare - se la diplomazia fallisse nel cercare di impedire questo sviluppo - diventerebbe inevitabile. (mg)


    inizio pagina

    Nomadi, quando il lavoro non è solo integrazione. L'esperienza dell'"Antica Sartoria Rom"

    ◊   "Ho visto anche degli zingari felici" è il titolo di un originale seminario tenutosi nei giorni scorsi presso la Sala della Crociera di Roma. Nel tentativo di ribaltare la questione, si è scelto di partire, almeno una volta, non da cosa la società possa fare per i rom, ma da cosa i rom hanno da offrire alla società. Centro dell’incontro, l’esperienza della "Antica Sartoria Rom", una cooperativa di sarte modelle rom che produce capi di alta moda e abiti di scena per teatri dell’Opera di mezza Europa: sono loro ad aver fornito i vestiti ai cantanti lirici e ai danzatori che hanno aperto il convegno eseguendo arie tratte dalla "Carmen" di Bizet. Ora, la sartoria è a rischio chiusura: si ripongono speranze nella strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti ufficializzata il primo marzo. Il servizio di Luca Attanasio:

    D. – Carmen Rocco, direttrice dell’Antica Sartoria Rom: un primo risultato del seminario “Ho visto anche degli zingari felici”?

    R. – Tante persone, convinte del fatto che gli zingari vogliano lavorare, che non è vero che gli zingari stanno in giro ad elemosinare perché sono dei nullafacenti.

    D. – Come si è inserita nel mercato la vostra cooperativa?

    R. – L’Antica Sartoria Rom, finalmente si è guadagnata una nicchia di mercato e noi tentiamo in ogni modo di mantenerla. In questo momento, sta per realizzare i costumi per l’opera rossiniana dell’‘Italiana in Algeri’”.

    D. – Ma rischia di chiudere. Mancano la sede e i fondi per formare nuove sarte...

    R. – La nostra sede è del tutto fatiscente. Si allaga, è senza metà del soffitto e le fogne sono scoperte... Noi avremmo delle commesse: le persone in grado di fare questo genere di lavoro, su misura, ad altissima precisione attualmente, nell’Antica Sartoria Rom, sono tre che hanno ricevuto una formazione professionale adeguata per costumista-sarto. Senza fondi per la formazione non è possibile.

    D. – Signora Nadia Dumitru, lei ha imparato un mestiere…

    R. – Sì: mi sento una sarta, felice di questo lavoro. Non avrei mai pensato di diventare una sarta ed è una cosa molto bella. Fare vedere alle persone che siamo capaci di fare di tutto: molti non si fidano perché pensano che noi non vogliamo lavorare, che vogliamo soltanto “integrare”… Ma noi abbiamo la possibilità.

    D. – Dr. Monnanni, lei è direttore generale dell’Unar, l'Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali: la speranza di questo popolo risiede nella nuova strategia nazionale di inclusione…

    R. – Si tratta di un atto inedito con cui il governo italiano chiude una fase – quella dell’emergenza nomadi – per avviare una nuova politica, condivisa con le comunità rom e sinti e con tutta la società civile, per avviare un quadro strutturale di inclusione sociale e lavorativa dei rom e dei sinti.

    D. – Casa, istruzione, accesso ai servizi sanitari e lavoro…

    R. – Sono i quattro assi voluti dalla Commissione europea e sono i quattro pilastri dell’inclusione. Per la prima volta, l’Italia si dota di una cabina di regia guidata dal ministro Andrea Riccardi, che coinvolgerà il Ministero dell’interno, del Lavoro, della Salute e dell’Istruzione. L’inclusione sociale e lavorativa si realizza attraverso una costante presenza e un costante utilizzo di tutte le risorse, a partire da quelle comunitarie che sono per lo più inutilizzate. (gf)

    inizio pagina

    Il significato della Croce al centro di un convegno all’Università europea di Roma

    ◊   La Croce è simbolo del cristianesimo da due millenni, tuttavia, in ampi strati della cultura contemporanea la sua ricchezza sembra essersi opacizzata. A questo tema è stato dedicato il convegno “La Croce: da fondamento a problema?”, organizzato dall’Università europea di Roma. Eugenio Bonanata ha intervistato Isabella Becherucci, docente di Letteratura Italiana presso l’ateneo, sui valori che suscita la Croce:

    R. - Si possono vedere i valori in senso religioso, ma anche in senso laico. Sempre dal punto di vista della natura giuridica, è stato sottolineato come la Croce assecondi e non sia assolutamente in contrasto con la Costituzione italiana, in quanto i valori di cui è portatrice, anche in un mondo laico, sono quelli della solidarietà umana, della necessità di annullare un po’ il proprio io, il proprio interesse, a servizio della società e degli uomini. Quindi, il valore cristiano originario, che è il simbolo dell’amore di Dio che salva, anche in una visione laica, sposa e asseconda quelle che sono le finalità principali recitate nell’articolo 2 della Costituzione: i doveri di solidarietà sociali. La Croce infonde questo: l’annullamento del proprio interesse personale, a vantaggio della comunità.

    D. - Alla luce di quanto successo in passato in Italia e in Europa, l’esposizione nei luoghi pubblici della Croce pone ancora problemi di carattere giuridico?

    R. - È stato deciso che non li pone più. La risoluzione finale della Corte di Strasburgo è stata per la possibilità di esporla. Quindi mi sembra anche che la Corte di Strasburgo abbia deciso poi di permetterla, affermando che non ci sono né contraddizioni né nessun tipo di lesione della libertà personale.

    D. - Comunque, secondo Lei, c’è anche il problema dell’emarginazione della fede?

    R. - Togliendo l’esposizione del Crocifisso - come disse anche Andreotti - per il valore che ha nel senso religioso dovremmo eliminare anche il calendario, perché il calendario - quanto il Crocifisso, in fondo - racconta qualcosa. Peraltro è datato a partire dalla nascita di Cristo, come evento fondamentale della storia dell’umanità. Se si deve cancellare il Crocifisso, allora rifacciamo anche il nostro calendario.

    D. - Questo dibattito ripropone la questione della convivenza e della tolleranza?

    R. - Non c’è nessuna intolleranza. La Croce non implica l’intolleranza, assolutamente. Il segno stesso significa abbracciare gli uomini tutti. Quindi la lettura della Croce come segno di intolleranza non appartiene al segno ma gli è attribuita. E’ una lettura ideologizzata che attribuisce a questo segno una volontà di esclusione. Ma questo è un segno che abbraccia tutti gli uomini, l’amore non esclude. Quindi è un senso che vi è proiettato sopra, come un’ombra, qualcosa che non gli appartiene. (bi)


    inizio pagina

    In un libro la storia di suor Emmanuelle, l'angelo fra le bidonville del Cairo

    ◊   Una donna attraversata da pura felicità nel donare, dedicarsi agli ultimi in alcune delle zone più povere del mondo. Suor Emmanuelle, soprannominata da molti la "Madre Teresa del Cairo", città dove ha a lungo operato fra le bidonville, è la figura al centro del libro-intervista scritto da Angela Silvestrini per le edizioni San Paolo. Presentato ieri nella Sala Stampa Vaticana, prende il titolo dal nome della religiosa tracciando il profilo di una figura forte, dalla fede creativa, attraversata da un profondo gusto per la vita e le relazioni umane. Alla presentazione del volume c’era per noi Paola Simonetti:

    La gioia della fede e del suo esercizio è stata il paradigma della sua intera esistenza, spesa, fino alla sua morte nel 2008 all’età di quasi cento anni, al servizio degli ultimi in giro per il mondo: Istabul, Tunisi, Alessandra d’Egitto. Una vita, quella di Suor Emmanuelle, appartenente alle religiose di Nostra Signora di Sion, a cui è dedicato il volume di Angela Silvestrini, che prende titolo dal nome della religiosa, con un sottotitolo che ne evidenzia l’essenza di vita: “Sono una delle donne più felici della terra”. Un libro-intervista che rende testimonianza dell’opera di una donna forte, allegra, positiva, eppure dedita alla profonda obbedienza, attraverso aneddoti, incontri e interviste rilasciate all’autrice. Nata a Bruxelles nel 1908 entrò in convento all’età di soli 21 anni, per poi insegnare presso le scuole di Nord Africa e Medio Oriente, legate alla sua Congregazione. Suor Emmanuelle è nota soprattutto per le opere caritative svolte nelle bidonville del Cairo e in Sudan, dove ha vissuto per anni a stretto contatto con i poveri. “La cortesia, la gentilezza, l’amabilità erano tra le virtù che più colpivano chiunque l’avvicinasse anche per pochi istanti, così come la cura che poneva ad ogni incontro”, racconta nel testo l’autrice. “Amava incontrare, capire gustare la compagnia degli uomini e di Dio, non si doveva perdere neanche un minuto, lasciar cadere nessuna opportunità”. La pura felicità che attraversava la sua vita di religiosa al servizio degli ultimi, non conosceva ombre o fatica, perché - sottolinea Claudio Lurati, economo generale dei Comboniani intervenuto alla presentazione, era agganciata ai valori fondanti della sua fede

    “Uno è nell’obbedienza, perché la felicità non è una cosa che si conquista con una strategia, ma è qualcosa che viene dato. La seconda è che la felicità è indubbiamente legata all’amore. Suor Emmanuelle ha speso tutta la sua vita nella costruzione di relazioni, nell’incontrare persone… Questo è l’amore”.

    Una fede quella di Suor Emmanuelle spesa anche, e soprattutto, a favore del dialogo interreligioso, come ha sottolineato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio:

    “Ha sempre guardato gli altri, cioè i non cattolici, con simpatia. Ha saputo liberarsi dai pregiudizi e ha saputo guardare al cuore dell’uomo. Per lei non c’era l’islam, ma c’erano i musulmani. Non c’era l’ebraismo, ma gli ebrei. Ci sono uomini e donne da amare, da conoscere e da capire”.

    Una testimonianza forte, quella raccolta nel libro di Angela Silvestrini, utile a lettori di ogni età, come ha sottolineato la stessa autrice:

    “Penso che sia un libro che vada bene per tutti, uomini e donne di tutte le età. Lei insegna molto, anche a chi è anziano dice di non perdersi d’animo, di non rinchiudersi in se stesso, ma di andare verso gli altri, perché in questo modo si può essere veramente felici”. (mg)

    inizio pagina

    Nei cinema, l'ultimo film di Verdone "Posti in piedi in Paradiso"

    ◊   Carlo Verdone sbanca i botteghini italiani nell’ultimo fine settimana con la sua commedia “Posti in piedi in Paradiso”: un perfetto equilibrio e una grande umanità per raccontare tre difficili storie familiari con tre padri separati protagonisti e ancora una volta dare speranza ai giovani e alla società. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Sono tre padri poveri e soli, una separazione alle spalle più o meno dolorosa, un futuro incerto tra espedienti, contrasti con i figli e con le ex-mogli, nessuna certezza professionale. Insomma, sbarcano quotidianamente il lunario, ma non sanno che ne sarà della loro vita. Carlo Verdone è in gran forma: dirige una commedia che rispecchia le sue preoccupazioni di italiano e di padre, affronta problematiche sociali molto delicate, lo fa con il sorriso, ma senza risparmiare anche una velata tristezza. Abbiamo chiesto all’attore e regista perché un film in cui i protagonisti sono i padri separati:

    R. - Questo tema mi sembrava un tema molto attuale, mi sembra un’emergenza sociale grossa, un tema importante che creava, che ha creato, una categoria di nuovi poveri. Penso, però, che la commedia si esalti anche, in qualche modo, quando trova un tema forte, delicato. Ricordiamo sempre delle commedie del passato, dei nostri grandi autori del passato che hanno dato il meglio di loro stessi raccontando certe tragedie meglio di alcuni film drammatici. Quindi la commedia, se chiaramente scritta bene, diretta bene, interpretata bene può lasciare un buon segno.

    D. - Nonostante i rapporti compromessi, sono i figli ad aiutare i padri, a dar loro una speranza…

    R. - Sì e questo si nota soprattutto nella parte finale del film, quando ad un certo punto a tenere la mano ai padri in momenti di difficoltà ci sono proprio loro, i figli, che stanno accanto ai loro padri, quasi a dire che in un momento di grande Sos chi c’è accanto a loro? Ci sono loro. Questo per me significava quasi un affidare un futuro a loro; come a dire che tutto è in mano alle nuove generazioni che, fra l’altro nel mio film, sono rappresentate in maniera molto più matura dei loro padri e delle loro madri, quasi a non voler ripercorrere gli stessi errori che hanno fatto loro.

    D. - Nei suoi film la vita quotidiana è raccontata con i toni sorridenti della commedia…

    R. - Dietro una risata, c’è una tragedia; dietro a una tragedia, c’è anche un lato ironico, certo non sempre… Quindi è così: se io racconto la vita, se io racconto la realtà, la quotidianità non posso fare a meno di non notare che c’è anche un altro aspetto che non è tanto divertente…

    D. - Come artista e come padre, cosa teme oggi?

    R. - Io oggi sono molto preoccupato come padre, però ho due ragazzi pieni di motivazioni, con grande senso etico della vita… Però come vedo questa situazione? Mi fanno tenerezza, ma mi fa anche rabbia, perché questi ragazzi sono preparati e quindi questo è un tema che mi colpisce, perché li vedo con tanto entusiasmo, ma poi la vita gli riserva magari il nulla… Io mi auguro che questo periodo passi al più presto, perché io farò sempre il tifo per le nuove generazioni, sempre! Noi abbiamo dato, gli abbiamo in qualche modo passato il testimone: adesso sta a loro. (mg)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Oltre 2.000 nuovi rifugiati siriani in Libano: l’accoglienza dei cristiani

    ◊   A causa della violenza persistente, la popolazione civile siriana fugge verso il Libano: secondo le Nazioni Unite, 2.000 nuovi rifugiati hanno attraversato la frontiera negli ultimi due giorni. In questa fase, la comunità cristiana in Libano sta dando esempio di accoglienza e solidarietà. Padre Paul Karam, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Libano spiega all’agenzia Fides: “Abbiamo esperienza diretta di famiglie cristiane fuggite dalla Siria per la violenza o per l’oppressione del regime. Vi sono famiglie che hanno parenti in Libano, che sono rifugiate qui e vogliono cambiare vita, cercando lavoro. La risposta della Chiesa in Libano è stata l’accoglienza e la cura di queste persone: le ospitiamo nelle parrocchie, forniamo cibo e vestiario, le assistiamo a livello economico e ad inserirle nel tessuto sociale. Le famiglie cristiane siriane sono divise in varie parrocchie e diocesi. Sulle famiglie non cristiane non abbiamo notizie dirette, ma sappiamo che ve ne sono molte nel Nord e che il governo libanese ha chiesto alla popolazione di accogliere i rifugiati”. Sulla crisi siriana, padre Karam dice: “Come Chiesa ribadiamo che siamo contro la violenza. Vogliamo promuovere la pace e incoraggiare il dialogo. Per quanto riguarda i cristiani, il pericolo che incombe è uno scenario di tipo iracheno, in cui i cristiani siano costretti a fuggire dal Paese. Il rischio è che a un regime dittatoriale se ne sostituisca uno di tipo islamista, che imponga la sharia”. Per questo, aggiunge il direttore, “la giusta chiave di lettura è quella del dialogo e della pace, nel rispetto della dignità e dei diritti umani. Ogni azione politica deve essere ispirata al bene dell’umanità e della popolazione civile, e non generata da interessi particolari di gruppi o di nazioni”. (R.P.)

    inizio pagina

    Vescovi del Pakistan: le donne delle minoranze religiose discriminate due volte

    ◊   “Due volte discriminate ed emarginate”. È questa la condizione delle donne pakistane appartenenti a minoranze religiose, secondo un rapporto presentato dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana. Il rapporto, intitolato “La vita ai margini”, e di cui dà notizia l'agenzia Fides, si basa su interviste a oltre 1000 donne indù e cristiane delle regioni del Punjab e di Sindh, dove si concentra il 95% delle minoranze religiose. Secondo i dati, il 43% delle donne appartenenti alle minoranze è stata discriminata sul posto di lavoro per questioni religiose, il 76% ha invece denunciato molestie e violenze. Al centro del rapporto anche il minor tasso di alfabetizzazione di queste donne rispetto alla media nazionale (47% contro 57%), e le conversioni forzate: sono circa 100 i casi denunciati ufficialmente ogni anno. L’insieme di questi fenomeni si riflette sulle condizioni socioeconomiche delle donne delle minoranze, che restano ai margini della società e svolgono lavori umili, oltre che sui loro bambini. Tra le minoranze, infatti, il tasso di mortalità infantile è pari al 10,3%, mentre la media nazionale è dell’8,7%. (D.M.)

    inizio pagina

    Unione Europea: campagna contro la fame nel Sahel

    ◊   “Soccorrere le vittime della fame” nella regione del Sahel, “e reindirizzarle sulla via dell’autosufficienza”: è l’obiettivo dichiarato della campagna “Together We Can Save Lives” (Insieme possiamo salvare vite umane), lanciato dalla Commissione europea in collaborazione con la Fao, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e la Federazione europea delle leghe di calcio professionistico (Epfl). Il culmine della campagna, che prevede conferenze, incontri sportivi, incontri nelle scuole, sarà il fine settimana del 31 marzo e 1° aprile, in concomitanza con il ventesimo anniversario di Echo, la direzione generale per l’aiuto umanitario della Commissione. La campagna sarà richiamata nel corso delle partite di calcio in una ventina di Paesi europei, con 300 squadre professioniste coinvolte. Tra gli “ambasciatori” della campagna figura il calciatore spagnolo, noto in tutto il mondo, Raúl Gonzalez Blanco, assieme a David Richards, presidente della Epfl e della Premier League inglese, José Luis Astiazarán, presidente della Liga spagnola, e Tom Bender, membro del consiglio di amministrazione della Bundesliga tedesca. “Dobbiamo intervenire rapidamente nella regione del Sahel - spiegano a Echo -, dove milioni di persone soffrono la fame”. L’intento della Commissione è di sensibilizzare l’opinione pubblica e di portare nuovi aiuti materiali in Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, dove la carenza alimentare rischia di produrre centinaia di migliaia di vittime. (R.P.)

    inizio pagina

    Regno Unito: i leader religiosi per la tutela delle vittime di violenza domestica

    ◊   Il Caritas social action network di Inghilterra e Galles esprime soddisfazione per l’emendamento, approvato oggi dalla Camera dei Lord, al progetto di legge sulla violenza domestica. Tale emendamento, infatti, elimina la restrizione delle prove ammesse per concedere, alle vittime di abusi, l’aiuto legale. Se tale restrizione fosse stata approvata, non sarebbe bastato l’aver usufruito di un Centro di assistenza caritativo, inclusa una casa per donne maltrattate, né sarebbero stati sufficienti i referti medici o la presenza della polizia sulla scena dell’abuso domestico per ottenere assistenza legale. Il governo inglese ha così accolto l’appello lanciato solo ieri da dieci leader religiosi del Paese che avevano inviato una lettera al segretario di Stato per la Giustizia. Kenneth Clarke. A firmare la missiva, tra gli altri, mons. Peter Smith, arcivescovo cattolico di Southwark, rev. Timothy Stevens, vescovo anglicano di Leicester, e John Benjamin, rappresentante degli ebrei britannici. “Il progetto di legge – si leggeva nella lettera – priverà molte persone vittime di abusi domestici del sostegno legale necessario per ottenere ingiunzioni contro familiari violenti o per garantire la custodia dei figli”. Riconoscendo le violenze domestiche come “uno dei mali più grandi della nostra società”, i leader religiosi affermavano che la proposta normativa rischiava di minare i progressi ottenuti in quest’ambito dai vari governi che si sono succeduti nel tempo. La lettera degli esponenti religiosi seguiva la pubblicazione di una ricerca sugli abusi domestici realizzata da alcune organizzazioni caritative: secondo il rapporto, se il progetto di legge fosse stato approvato così com’era, il 46% delle vittime di violenza non avrebbe avuto più accesso all’aiuto legale. La missiva si concludeva quindi con l’affermazione che “il progetto di legge lascerà senza sostegno le vittime, anche quelle che sono ancora a rischio di ulteriori violenze”. Sulla stessa linea anche il Caritas social action network, il cui direttore generale, Helen O’Brien, affermava: “Secondo noi, queste restrizioni sono ingiustificabili e crediamo che il progetto di legge debba essere modificato al fine di proteggere le persone più vulnerabili della nostra società”. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Africa centrale: i vescovi su Nuova evangelizzazione e "Africae munus"

    ◊   Portare avanti il piano pastorale elaborato lo scorso anno alla luce dell’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus: è l’obiettivo principale dei vescovi dell’Associazione delle conferenze episcopali della regione dell’Africa centrale (Acerac) che si sono riuniti a Brazzaville, nella Repubblica del Congo. Vi hanno preso parte, riferisce il portale lasemaineafricaine.com, i presidenti delle conferenze episcopali di Gabon, Ciad, Camerun, Guinea Equatoriale e Congo. Tra gli argomenti discussi dai presuli il lancio del sito internet , il lavoro delle commissioni episcopali, i canali di diffusione di Africae munus, la fusione Acerac-Aceac, il Simposio Sceam-Ccee e ancora la costruzione della sede dell’Acerac a Brazzaville. Circa la missione della Chiesa, il presidente dell’Acerac mons. Louis Portella Mbuyu, vescovo di Kinkala, ha ricordato che anche nell’Africa centrale c’è da preoccuparsi anzitutto dell’annuncio a tutti della Buona Novella, vocazione primaria della Chiesa. Il presule ha aggiunto che l’impegno nell’evangelizzazione è anche ciò che raccomanda Benedetto XVI in Africae munus, sottolineando che la Chiesa deve essere in particolare presente là dove l’umanità conosce la sofferenza e che inoltre deve farsi eco del grido silenzioso degli innocenti perseguitati o dei popoli i cui governi ipotecano il presente e il futuro privilegiando interessi personali. Durante i lavori i vescovi dell’Acerac hanno infine parlato delle problematiche sociali legate alle attività delle industrie estrattive. (T.C.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: due radio cattoliche danno voce alle donne

    ◊   Una radio cattolica dà voce alle donne del Sud Sudan con programmi di informazione, formazione e intrattenimento. Come riferisce l'agenzia Fides, la Rete Cattolica di Radio Sudan, coordinata dai missionari comboniani, che hanno il sostegno del governo locale, ha l’obiettivo di promuovere i valori di convivenza pacifica tra uomini e donne in un Paese devastato da decenni di guerra. Da un anno a questa parte si è aggiunta alla Rete Radio Good News, che trasmette da Rumbek, ed è impegnata a raggiungere migliaia di donne della regione che vivono tagliate fuori non solo a causa della povertà ma anche perché non sanno né leggere né scrivere. Sono previsti 52 programmi settimanali, rivolti a queste donne emarginate, nel corso dei quali potranno raccontare problemi e inquietudini. Si calcola che ne saranno intervistate almeno 400. Si parlerà dei problemi che ogni giorno devono affrontare, della disuguaglianza nel lavoro e nell’ambito familiare, del matrimonio precoce, del matrimonio forzato, di poligamia, discriminazione, educazione delle bambine e di altri relazionati con il loro ruolo nei conflitti armati. Secondo i dati diffusi dal governo del Sudan del sud, nel 2011 l’80% delle donne sudanesi risultavano analfabete. Inoltre, nel Paese si registra un alto tasso di mortalità materna e di violenza di genere. Anche bambine di 13 o 14 anni vengono costrette a sposarsi senza dar loro alcuna possibilità di accedere all’istruzione o al lavoro. (D.M.)

    inizio pagina

    India. Il cardinale Gracias: un giornalismo etico può salvare la società indiana

    ◊   "I media hanno un ruolo indispensabile nella trasformazione sociale", e per questo "bisogna tornare a un'etica del giornalismo". Lo ha detto il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), all'inaugurazione del seminario nazionale del giornalismo su carta in India. La giornata si è svolta al St. Paul Media Complex di Bandra, a Mumbai. Organizzatori dell'evento, la Società San Paolo, l'ufficio per le Comunicazioni sociali della Cbci e il Media Desk dell'arcidiocesi di Mumbai. Tema del seminario era "La stampa in India - il mandato per la trasformazione sociale". La Società San Paolo - riferisce l'agenzia AsiaNews - sta preparando le celebrazioni per il centenario di beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina. "In qualunque mano si trovi - prosegue il cardinale Gracias - l'eccessiva libertà è pericolosa. Per questo è giusto che un giornalista si autoimponga delle regole da seguire. Pensiamo a Giovanni Paolo II: egli ha usato al meglio ogni risorsa offerta dal mondo della comunicazione, per comunicare l'amore di Dio". B.G. Verghese, ex giornalista dei quotidiani Hindustan Times e Indian Express, ha ripreso il tema dei diritti e dei doveri dei media. "I professionisti della comunicazione hanno un immenso potere, e tutti li temono. Questo investe la stampa di una grande responsabilità. L'80% di quello che accade nel nostro parlamento, si basa su quello che i nostri politici leggono sui giornali. La libertà di stampa è un tipo di libertà molto speciale, che non può diventare una licenza per manipolare la realtà". "I media - ha aggiunto il giornalista - devono fare da garanti dei valori della comunità, come la fratellanza, la dignità dell'individuo e la giustizia sociale. Le dinamiche sociali dell'India stanno cambiando: da centri agricoli, ad agglomerati urbani. La stampa deve essere credibile. E questo può accadere solo informando la gente, rendendola capace di partecipare allo sviluppo e alla trasformazione del Paese". (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: carità di Quaresima per le vittime dei tifoni

    ◊   "La gestione responsabile è apostolato". Questo slogan lancia la campagna dell'arcidiocesi di Manila, capitale delle Filippine, per il tempo di Quaresima. Lo scopo è raccogliere un fondo da utilizzare per le emergenze e le calamità naturali che sovente colpiscono il Paese. In una recente lettera ai fedeli intitolata Alay Kapwa 2012 (Offerta ai vicini, ndr) mons. Luis Antonio Tagle, ha invitato i cattolici a sostenere l'evangelizzazione nel periodo quaresimale, ma anche speciali iniziative di carità. Le offerte saranno destinate alle vittime del tifone Washi che, nel dicembre scorso, si è abbattuto sull’isola di Mindanao, e a quelle colpite dal tifone Ketsana, a Luzon nel 2009. Entrambe le tempeste hanno causato migliaia di morti e molti dispersi, oltre a ingenti danni economici, alle infrastrutture e all'agricoltura. L’agenzia di stampa Asianews riporta l’idea di mons. Antonio Ledesmam che vorrebbe creare case permanenti per gli sfollati: il governo ha fornito nove ettari, altri cinque ettari provengono dalla Xavier University, per un totale di circa 1500 nuove abitazioni. "Ecco, abbiamo bisogno di altri terreni - precisa mons. Ledesma - per altre 8.500 abitazioni" e conferma di sostenere con forza la politica governativa dei "prestiti a fondo perduto", per una situazione di emergenza che resta "il principale obiettivo" dell'arcidiocesi per il 2012. (M.P)

    inizio pagina

    India-Sri Lanka: seimila fedeli dei due Paesi insieme per la festa di S. Antonio

    ◊   Quasi 6mila fedeli indiani e srilankesi hanno partecipato, insieme, alla festa in onore di S. Antonio da Padova che si è svolta tra il 3 e il 4 marzo sull’isola srilankese di Kachchathive. Lo riferisce l'agenzia AsiaNews, che riporta anche i numeri di quanti hanno concelebrato, in modo simbolico, la messa domenicale: 40 religiosi dello Sri Lanka e 150 rappresentanti della Chiesa indiana del Tamil Nadu. La festa in onore del santo francescano portoghese, patrono dei pescatori e di quanti lavorano in mare, è tradizionalmente un’occasione per rinsaldare i rapporti di amicizia tra India e Sri Lanka. Religiosi e fedeli indiani, inoltre hanno espresso gratitudine per quello che hanno definito un “ottimo trattamento” ricevuto dalle autorità locali, pur dicendosi dispiaciuti per la decisione delle autorità indiane che hanno permesso ai soli fedeli del Tamil Nadu di partecipare. (D.M.)

    inizio pagina

    Sud Corea: la Chiesa si prepara al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione

    ◊   Uno sforzo di riflessione e un supplemento di “esame di coscienza”, per fare una “attenta diagnosi della situazione”; un rilancio della vera identità cristiana nel paese: in tal modo la Chiesa coreana si sta preparando alla prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre, sul tema “La nuova Evangelizzazione e la trasmissione della fede cristiana”. E’ quanto dice, in un messaggio inviato all’agenzia Fides, padre Thaddaeus Lee Ki-rak, eegretario esecutivo della Conferenza episcopale della Corea del Sud. Il religioso riferisce che “la Chiesa in Corea ha invitato i rappresentanti di ogni diocesi e numerosi esperti a redigere risposte adeguate alle domande presenti nei ‘Lineamenta’ del Sinodo”. La Chiesa in Corea, aggiunge, “in piena comunione con la Chiesa universale, prende in seria considerazione le modalità per affrontare le nuove sfide e la situazione attuale, leggendo i segni dei temi alla luce del Vangelo”. Lo stesso tema prescelto per il Sinodo, spiega il Segretario, “credo sia un segno dei tempi: il restauro di una identità cristiana autentica e la trasmissione dell’amore di Cristo agli uomini di oggi sono i mezzi per affrontare il secolarismo e il relativismo” che si avvertono con chiarezza anche nella società coreana. (D.M.)

    inizio pagina

    Senegal: in Quaresima il cardinale Sarr chiede preghiere per il Paese

    ◊   “Viviamo una Campagna di conversione personale e aiutiamo le nostre famiglie, le nostre comunità sacerdotali e religiose, le nostre comunità di base e le nostre comunità parrocchiali, a percorrere questo stesso cammino di conversione che ci conduce alle gioie della vittoria pasquale”: è quanto scrive in una lettera indirizzata a sacerdoti, religiosi e laici il cardinale Theodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, in Senegal, esortando a vivere seriamente il tempo di Quaresima, come itinerario di fede e momento favorevole di rinnovamento. Il porporato invita in particolare ad avere attenzione alle necessità dei bisognosi, a praticare una carità attiva e a vivere bene il sacramento della riconciliazione. A tal proposito l’arcivescovo di Dakar chiede ai sacerdoti di spiegare chiaramente ai fedeli la gravità dell’aborto e dell’apostasia, avendo misericordia per quanti manifestano pentimento e il desiderio di ritrovare la comunione ecclesiale. Sulla situazione attuale del Paese il porporato chiede preghiere”ogni giorno, per la pace degli spiriti e dei cuori, la pace sociale e la pace nel Casamance”. “Continuiamo ad operare, secondo le differenti maniere possibili, per svegliare ed educare le coscienze ad una cittadinanza responsabile” aggiunge il cardinale Sarr che ringrazia anche i responsabili e i membri della Commissione interdiocesana Giustizia e Pace e gli Scout e le Guide del Senegal per la campagna di sensibilizzazione portata avanti per le recenti elezioni presidenziali e per il loro impegno come osservatori durante le votazioni. Infine il porporato esorta tutti i sacerdoti “a guardarsi da qualunque presa di posizione partigiana in pubblico, e ad evitare qualunque proposito che si allontani dalla comunione con la parola pubblica dei vescovi”. “Invito tutti i sacerdoti – conclude il cardinale Sarr – a rendere testimonianza alla riconciliazione e alla giustizia attraverso la loro vita, e ad impegnarsi in una vera educazione del Popolo di Dio alla giustizia, all’unità e alla pace”. (T.C.)

    inizio pagina

    Kenya: dedicata alle piccole comunità cristiane la campagna di Quaresima

    ◊   È dedicata alle piccole comunità cristiane la campagna di Quaresima della Commissione episcopale Giustizia e Pace del Kenya. Per l’occasione, è stato pubblicato un apposito manuale suddiviso in tre sezioni: la prima affronta in generale il significato della Quaresima nella Chiesa cattolica; la seconda si sofferma sull’importanza e l’utilizzo delle offerte dei fedeli; la terza parte, infine, suggerisce alle piccole comunità cristiane come vivere concretamente la Quaresima, ad esempio attraverso incontri di meditazione sulla Bibbia o la proiezione di film sul tema quaresimale. Il periodo che precede la Pasqua, scrive nell’introduzione al manuale mons. Zacchaeus Okoth, presidente di Giustizia e Pace, “è un tempo da dedicare all’esame di coscienza per allontanare da noi ogni traccia di egoismo”. Ed è per questo, aggiunge, che “la Chiesa incoraggia l’elemosina e la cura gli uni degli altri”, perché “è proprio nell’elemosina che si incontra Cristo”. Inoltre, continua mons. Okoth, “il digiuno quaresimale aiuta le persone a superare gli egocentrismi, mentre l’elemosina ci richiama alla condivisione che deve segnare ogni giorno della vita cristiana”. E non solo: “Attraverso la campagna di Quaresima – scrive il presule – la Chiesa invoca la promozione dei diritti dell’uomo e del bene comune”. Infine, mons. Okoth conclude sottolineando come il manuale dimostri che “il futuro della Chiesa cattolica sarà costruito dal basso”, e ciò sarà possibile “attraverso l’esistenza di piccole comunità cristiane e la realizzazione della Chiesa stessa come una famiglia di comunità di credenti”, sulla linea “dell’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II”. (I.P.)
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 66

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.