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Sommario del 02/03/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Esercizi spirituali in Vaticano: riflessioni su povertà, castità e obbedienza
  • Rinuncia in Colombia
  • I vescovi cubani scrivono al Papa: la sua presenza rafforzerà le radici cristiane nell'isola
  • Mons. Tomasi: attacchi anticristiani aumentati del 309%, emarginazione della fede in Occidente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Un anno fa l'assassinio di Shahbaz Bhatti. Il fratello: i giovani vogliono seguire il suo esempio
  • Elezioni in Iran: 48 milioni di elettori al voto. L'opposizione invita al boicottaggio
  • Domani elezioni in Russia nel segno della contestazione a Putin
  • Siria: la Croce Rossa entra a Homs, teatro di altre vittime
  • Firmato il patto di bilancio Ue. La Merkel chiede prudenza. Monti: ora la crescita
  • Mons. D'Ercole sui giochi d'azzardo: non incoraggiare la pubblicità
  • Il nuovo Rito delle esequie: no allo spargimento delle ceneri del defunto
  • Aperto alla Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio". Intervista con mons. Dal Covolo
  • Convegno sui Padri della Chiesa: conoscerli è come conoscere gli Apostoli
  • L'amore coniugale come fonte di educazione nei "Dialoghi in cattedrale" al Laterano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Senato Usa boccia legge su libertà di coscienza. I vescovi: la Casa Bianca cambi rotta
  • Nicaragua. Appello della Chiesa per la situazione delle carceri nel Paese
  • Mons. Giordano: i cristiani siano protagonisti in Europa
  • Sri Lanka. Il cardinale Ranjith: “No a una risoluzione Onu sulla guerra in Sri Lanka”
  • Inghilterra: mons. Nichols riconferma “intenzione e scopo” delle “Soho Masses”
  • Congo: corsi di formazione per i detenuti di Buvaku
  • La Riunione: la disoccupazione giovanile ha raggiunto il tasso record del 50 per cento
  • Senegal. Il 4 marzo le diocesi celebrano la Giornata Caritas
  • Monreale, profonate tre chiese in meno di tre mesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Esercizi spirituali in Vaticano: riflessioni su povertà, castità e obbedienza

    ◊   Si avviano alla conclusione gli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. Questa mattina, l’autore delle meditazioni – il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya – ha proposto al Papa e ai membri della Curia Romana una riflessione su povertà, castità e obbedienza e sul tema della preghiera. La meditazione pomeridiana sarà incentrata invece sullo Spirito Santo. Gli esercizi spirituali termineranno domattina con la celebrazione delle Lodi e la meditazione conclusiva, in programma a partire dalle ore 9.00.

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    Rinuncia in Colombia

    ◊   In Colombia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Puerto Gaitán presentata per raggiunti limiti di età da mons. José Alberto Rozo Gutiérrez, S.M.M.

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    I vescovi cubani scrivono al Papa: la sua presenza rafforzerà le radici cristiane nell'isola

    ◊   Un viaggio che possa “rafforzare le radici cristiane della nostra nazione”. Con questo auspicio i vescovi cubani concludono il loro messaggio di benvenuto a Benedetto XVI, atteso in visita apostolica sull’Isola caraibica tra il 26 e il 28 marzo. I presuli descrivono un clima di “particolare entusiasmo” sia nelle parrocchie sia in quei “molti cubani che si identificano o si sentono parte della Chiesa cattolica” e che vedono nella visita del Papa la “realizzazione di un desiderio”. E questo, scrivono, “era anche il desiderio del Papa che, nonostante i limiti imposti dall’età e dalla grande responsabilità nella Chiesa e nel mondo, ha desiderato venire per accompagnare i cubani” nelle celebrazioni del quarto centenario della scoperta e della presenza dell’immagine di Nostra Signora della Carità, Patrona del Paese.

    Dopo aver ricordato le tappe del lungo pellegrinaggio dell’immagine mariana – che in tre anni ha attraversato tutta l’isola rinnovando sentimenti di “gratitudine e di riconciliazione tra tutti i cubani” – i presuli concludono proponendo, nei giorni precedenti l’arrivo di Benedetto XVI, una giornata dedicata alla preghiera eucaristica in tutte le comunità (15 marzo), un giorno di digiuno (16 marzo) e uno dedicato alle opere di misericordia, da offrire – concludono – “per i frutti spirituali della visita del Santo Padre”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Mons. Tomasi: attacchi anticristiani aumentati del 309%, emarginazione della fede in Occidente

    ◊   Peggiora nel mondo la situazione per la libertà religiosa: è l’allarme lanciato ieri a Ginevra da mons. Silvano Maria Tomasi nel corso della sessione del Consiglio per i Diritti Umani. Il presule, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite nella città elvetica, ha detto che sono circa 2 miliardi e 200 milioni i credenti che subiscono restrizioni religiose; inoltre, dal 2003 al 2010 sono aumentati del 309% gli attacchi terroristici contro i cristiani in Africa, Medio Oriente e Asia, mentre in Occidente c’è una cultura che tende ad emarginare sempre più chi crede in Cristo. Ascoltiamo l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - L’attenzione che viene data dai mezzi di comunicazione si concentra soprattutto sui casi eclatanti che toccano minoranze cristiane o altre minoranze religiose nei Paesi in via di sviluppo perché in queste situazioni la violenza è visibile, drammatica e crea sensazionalismo. Però, il problema non è limitato ai Paesi in via di sviluppo; anche nei Paesi occidentali, nei grandi Paesi ricchi, troviamo una tendenza che porta alla privatizzazione della religione e al rigetto culturale e alle volte a un’ostilità anche aperta all’esercizio del proprio diritto alla libertà di fede, alla libertà di credo, e quando tocca l’arena pubblica non si accetta volentieri, o addirittura si rifiuta completamente che le convinzioni religiose possano avere qualcosa da dire in questo campo.

    D. - Cosa fare per superare questa tendenza a emarginare il cristianesimo nella vita pubblica in Occidente?

    R. – Il primo passo è puntare l’attenzione sulle modalità quotidiane di convivenza che devono essere improntate a un rispetto reciproco e alla capacità di accettarsi nelle differenze che esistono. Poi, direi che un ruolo vitale, importante, è giocato dai mezzi di comunicazione, dalla formazione nelle scuole, dal tipo di manuali scolastici che devono riflettere un senso di accettazione reciproca piuttosto che insegnare l’odio verso gruppi diversi. Lo stesso per la televisione, per i telegiornali, per i giornali, in modo che venga disseminata una informazione corretta ed equilibrata su tutti i gruppi che compongono una società perché la mancanza di un’informazione e la mancanza di educazione facilita la manipolazione della gente per vantaggi politici immediati che poi portano all’abuso, addirittura, alle volte, alla persecuzione dei gruppi, soprattutto minoritari, di fede diversa. Infine, dobbiamo anche lavorare per una più grande giustizia sociale perché solo evitando l’estrema povertà, aiutando lo sviluppo, facendo in modo che tutte le persone possano partecipare nella gestione della vita pubblica, creiamo l’ambiente giusto per la libertà di religione.

    D. – Un anno fa veniva ucciso il ministro cattolico pakistano Shahbaz Bhatti, probabilmente da estremisti che volevano difendere la legge sulla blasfemia. Un suo pensiero…

    R. – Purtroppo la legge contro la blasfemia si presta a grandi equivoci perché punta a difendere una religione piuttosto che a difendere i diritti degli individui che praticano una fede. Quando noi mettiamo premesse di questo tipo, che puntano su concetti astratti invece che sui diritti delle persone concrete, apriamo la strada all’abuso. Abbiamo avuto casi di ragazze, per esempio, che vengono accusate di aver bestemmiato, di avere usato frasi improprie contro una religione in particolare; abbiamo casi di presunte offese al profeta Maometto e all’islam che portano a prendere queste persone, metterle in prigione, oppure forzarle a cambiare religione e questo utilizzando il meccanismo delle leggi contro la blasfemia. Sarebbe veramente una cosa giusta per il bene comune eliminare questo tipo di legislazione e, invece, affrontare il problema della convivenza, garantendo a ogni cittadino, a ogni persona che risiede nel territorio di uno Stato, il diritto fondamentale e inalienabile alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di pratica religiosa. (bf)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “Di generazione in generazione: una riflessione sulla fecondità e la famiglia”.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'economia: la quota delle riserve cinesi in titoli americani è scesa ai minimi dell’ultimo decennio.

    Un posto per tutti nella casa della madre: Fabrizio Bisconti su origini e sviluppi della basilica cristiana dalle «domus ecclesiae» alle chiese del V secolo.

    Rashi e la fiamma del fuoco: Giannantonio Borgonovo su uno studio sull’esegesi ebraica del libro dell’Esodo.

    Romantico e profetico: Roderick O’Donnell sul bicentenario della nascita dell’architetto inglese Augustus Welby Pugin.

    Se la crisi ci fa più ricchi: Nicola Gori intervista il vescovo Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica.

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    Oggi in Primo Piano



    Un anno fa l'assassinio di Shahbaz Bhatti. Il fratello: i giovani vogliono seguire il suo esempio

    ◊   Ricorre oggi il primo anniversario dell’assassinio di Shahbaz Bhatti, ministro cattolico pakistano per le Minoranze religiose. Fortemente impegnato per la difesa delle minoranze e per la revisione della Legge sulla blasfemia, dopo aver chiesto la liberazione di Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli condannata a morte in nome di questa norma, il 2 marzo 2011 veniva ucciso con 30 colpi di arma da fuoco. Vi riproponiamo un suo scritto, che appare come un vero e proprio testamento spirituale del ministro pakistano. Ce ne parla Alessandro Gisotti:

    "Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia – scrive Shahbaz Bhatti – ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita”. La mia risposta “è sempre stata la stessa: ‘No, io voglio servire Gesù da uomo comune’. Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù”. Voglio, scrive ancora il ministro cattolico, “che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita”. E ribadisce: “Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo Paese. Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia”. Gli estremisti, racconta poi Bhatti, “qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato”. Io, conclude, “ dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri".

    Numerose iniziative in tutto il mondo ricordano oggi la figura del ministro Bhatti: in Pakistan, dove si celebrano Messe di commemorazione in tutte le chiese del Paese, gli verranno intitolati un’università e un museo. Tante le voci della società civile pakistana, non solo tra i cristiani, che ricordano Bhatti come un grande leader politico impegnato fino al sacrificio estremo per la difesa della dignità dell’uomo. Sulla figura e l’eredità spirituale del ministro pakistano, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del fratello Paul Bhatti, consigliere speciale del primo ministro pakistano, raggiunto telefonicamente a Faisalabad:

    R. – L’eredità più forte è che portava avanti la causa dei più poveri Era la voce per la gente che non poteva parlare: difendeva i cristiani che venivano discriminati sulle diverse cose. Questa è la causa che ha portato avanti e questa causa l’ha ora lasciata a me. Pur essendo molto pesante, è – allo stesso tempo – molto gratificante per le cose che ha fatto, le cose che ha ottenuto. L’amore che ha dato a questa comunità è grande.

    D. – Le cronache, anche di questi ultimi giorni, parlano di cristiani accusati di blasfemia e di problemi: c’è tanto da fare…

    R. – Esatto, esatto. C’è tanto da fare e noi lavoriamo per la pace in Pakistan, perché è necessaria. E’ uno degli obiettivi, oltre a difendere una determinata comunità, contribuire alla pace e alla stabilità del Pakistan.

    D. – Quali sono le speranze, soprattutto per i giovani del Pakistan, in ricordo di suo fratello?

    R. – Le speranze sono buone, anzitutto riguardo alla dimensione cristiana, perché lui ha seguito Gesù Cristo con una fede così forte, che non ha avuto mai paura. In secondo luogo, è necessario insegnare oggi ai nostri giovani a proteggere ed essere più vicini a chi ha bisogno. Chi lo avrebbe immaginato: c’è un desiderio nei giovani di seguire l'esempio di mio fratello, sono ispirati dalla sua immagine. (mg)

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    Elezioni in Iran: 48 milioni di elettori al voto. L'opposizione invita al boicottaggio

    ◊   Circa 48 milioni di aventi diritto al voto sono convocati alle urne, oggi in Iran, per eleggere i 290 deputati del nuovo parlamento di Teheran. Oltre 2400 i candidati preselezionati dal Consiglio dei Guardiani, massima autorità religiosa e giuridica del Paese. All'appello a recarsi a votare lanciato dall'ayatollah Khamenei, ha fatto da contraltare oggi quello dell'opposizione, che ha invitato ancora a boicottare la tornata. Sul punto, Massimiliano Menichetti ha sentito l'opinione di Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all'Università Cattolica di Milano:

    R. – I cittadini saranno “spintonati” verso le urne perché queste elezioni, che non suscitano alcun interesse nella gran parte della popolazione iraniana, sono forse le peggiori elezioni dalla nascita della Repubblica islamica. Quasi tutti i candidati riformisti sono stati eliminati o hanno deciso di non partecipare. La manipolazione dei risultati e delle liste ha visto punte mai raggiunte prima dal regime. Quindi, sostanzialmente, è solo una disputa interna fra i gruppi conservatori in forte competizione tra loro: i cosiddetti “conservatori tradizionali” vicini all’ayatollah Khamenei, e i nuovi conservatori ultraradicali vicini ad Ahmadinejad.

    D. – I candidati sono stati pre-selezionati, lo ricordiamo, dal Consiglio dei guardiani, la massima autorità religiosa e giuridica del Paese. Però non si assiste a una presa di posizione forte nei confronti di questa situazione...

    R. – Non dimentichiamo anche l’ultima grande manifestazione di dissenso tenuta nel 2009, con le controverse elezioni che hanno riconfermato Ahmadinejad con milioni di iraniani scesi in piazza e per le strade che gridavano: “Dove è finito il mio voto!” Tutto questo è stato seguito da una repressione durissima. A migliaia furono carcerati, alcuni uccisi, violentati, torturati nelle carceri, i leader imprigionati... Nelle settimane prima delle elezioni si è assistito a un nuovo giro di vite. Tutto questo spinge gli iraniani all’unica forma di dissenso che hanno: non presentarsi alle urne.

    D. – La popolazione si dice preoccupata per un possibile attacco militare a causa delle posizioni sul fronte internazionale del presidente Ahmadinejad. Ci sono problemi anche sul fronte interno: qual è la situazione?

    R. – Il Paese, potenzialmente, ha grandi risorse, ma è fiaccato da una corruzione dilagante, da un sistema economico sclerotizzato e illogico, e soprattutto da queste sanzioni internazionali – quelle occidentali unilaterali – che sono sempre più efficaci e colpiscono duramente. I prezzi sono in vertiginoso aumento e molte fabbriche o ditte che lavoravano con gli occidentali hanno dovuto chiudere. Quindi, sta aumentando la disoccupazione o il sottoimpiego. Il governo populista sta spargendo somme in contanti per tamponare questa situazione, ma in realtà immettendo liquidità, produce della fiammate inflattive. E chi ha salari fissi, si trova in forte difficoltà. Questo vale anche per il ceto medio. Non sarà certo il Majles, il nuovo parlamento iraniano a prendere decisioni sui dossier chiave della Repubblica islamica. Il parlamento ha sempre avuto poteri limitati e questo ancor di più. (bi)

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    Domani elezioni in Russia nel segno della contestazione a Putin

    ◊   La Russia sceglie domani il successore del presidente Medvedev, con il superfavorito Vladimir Putin che le previsioni danno di ritorno al Cremlino, pur in un clima di forte contestazione nei suoi confronti. Quelle di domani in Russia, insieme con la tornata elettorale in Iran, sono appuntamenti fondamentali per gli equilibri internazionali. Sullo sfondo delle due consultazioni si muovono molte questioni, tra le quali la crisi siriana, che vede Teheran e Mosca assumere posizioni particolari nei confronti del governo del presidente Assad. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

    R. – Credo che queste consultazioni non avranno molta influenza sugli assetti dei rispettivi Paesi, né in quelli più globali, Siria compresa. Purtroppo, come sappiamo, sia in Russia che in Iran si disputano delle consultazioni, per così dire, scontate. Putin tornerà al Cremlino, e questa volta per sei anni e non per quattro. E sappiamo che in Iran chi oggi governa e comanda, governerà e comanderà anche dopo le elezioni. Quindi, possiamo aspettarci pochi cambiamenti.

    D. – Per quanto riguarda la Russia, perché l’opposizione a Putin non riesce a esprimere un candidato forte?

    R. – Credo che l’assenza di un personaggio di rilievo nell’opposizione russa sia dovuta all’assenza di una proposta alternativa forte. Per come sono le cose oggi, è veramente molto difficile ipotizzare per la Russia un cammino diverso dal programma proposto da Putin, basato in sintesi sul continuare a utilizzare le risorse naturali, sia per impedire il collasso del Paese, sia per ricostruire un ruolo e una stabilità interna e una posizione internazionale di un qualche peso.

    D. – Invece, per quanto riguarda l’Iran, quali gli effetti interni della crisi nucleare?

    R. – Qui, la questione è molto più complessa. Il tema del nucleare è in realtà uno degli elementi di coesione del regime iraniano. E’ diventato un fattore nazionalista, un fattore di raccolta del consenso. Noi, in Occidente, consideriamo poco questo aspetto. (bi)

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    Siria: la Croce Rossa entra a Homs, teatro di altre vittime

    ◊   Non si ferma la repressione del dissenso nella città siriana di Homs, dove i comitati d’opposizione denunciano l’uccisione di 19 persone da parte dell’esercito all’indomani del ritiro dei ribelli dal quartiere di Baba Amro, epicentro delle sommosse e da circa un mese sotto il fuoco pesante delle forze governative. E continua la pressione della comunità internazionale su Damasco: il presidente francese Nicolas Sarkozy, ha annunciato la chiusura dell’ambasciata in Siria, mentre il Consiglio europeo ha sollecitato nuove sanzioni contro il regime. Intanto, sul fronte umanitario si registra l’arrivo dei convogli della Croce Rossa Internazionale a Homs. Sugli aiuti Marco Guerra ha sentito Saleh Dabbakeh, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa in Siria:

    R. – This is not the first time…
    Questa in realtà non è la prima volta che la Croce Rossa entra ad Homs. Sarà probabilmente la prima volta che entreremo a Baba Amr per portare aiuti e assistenza umanitaria dopo circa tre settimane… Arriveremo lì probabilmente oggi. Abbiamo ricevuto ieri l’autorizzazione dalle autorità siriane per poter andare lì. Un convoglio è quindi immediatamente partito da Damasco. Vedremo una volta che saremo lì, perché la situazione non è ancora molto chiara… Una volta che saremmo a Baba Amr potremo avere il quadro preciso della situazione.

    D. – Che tipo di aiuti umanitari porterete nel quartiere di Baba Amr?

    R. – The team will bring the humanitarian assistance…
    L’équipe della Croce Rossa porterà assistenza umanitaria e tutto quando è immediatamente necessario e quindi medicinali, coperte, generi di prima necessità, ma anche cibo e latte per i bambini. Sono più di tre settimane che nessuno entra lì.

    D. – Come riuscirete a portare avanti il vostro lavoro?

    R. – Inside the country we have asked…
    All’interno del Paese abbiamo fatto appello a quella che abbiamo chiamato “tregua umanitaria”: un’interruzione quotidiana dei combattimenti in tutte le zone in cui si continua a combattere per almeno due ore, ogni giorno, così da permetterci di portare assistenza umanitaria, cosa che non è possibile durante gli scontri. Speriamo quanto prima di ricevere al riguardo una risposta positiva. (mg)

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    Firmato il patto di bilancio Ue. La Merkel chiede prudenza. Monti: ora la crescita

    ◊   Il picco della crisi è sostanzialmente superato, ora si può guardare di più alla crescita. Così si sono espressi a più voci i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea in chiusura del vertice di oggi a Bruxelles. La Germania frena gli entusiasmi ma premia la linea di austerità varata dal patto di disciplina di bilancio, firmato da 25 Paesi dell’Eurozona. In arrivo, entro giugno, una riforma dei sistemi fiscali, nuove misure di lotta all’evasione e finanziamenti di progetti chiave per le infrastrutture. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    L’austerità prevale a Bruxelles col “fiscal compact”: regola d’oro, deficit in equilibrio entro lo 0,5% rispetto al pil, nel caso in cui il deficit di un Paese superi la soglia del 3%, scatteranno sanzioni semiautomatiche. Chi non ratifica, non potrà ricorrere ad aiuti. “Una nuova fase”, “una fonte di stabilità”, secondo Commissione e presidenza Ue, non senza qualche perplessità. L’economista Giuseppe Ragusa:

    “E’ un passo avanti per l’Unione Europea, per l’unione monetaria. Il problema è: in una situazione di crisi, in una situazione di scarsa domanda aggregata, forse non è la scelta più adeguata in questo momento. Ma se non l’avessimo fatta adesso, forse domani gli Stati non sarebbero stati più disposti a farla. E’ una gestione di sovranità, quindi come tutte le gestioni di sovranità è molto difficile da approvare”.

    In difficoltà Spagna e Olanda, che non ottengono deroghe ai loro deficit eccessivi. Soddisfatta ma non entusiasta la Germania, che elogia il mega-prestito della Bce “purché – dice – non si trasformi in bolla di liquidità”, e premia le misure di Mario Monti, trampolino di lancio per risolvere la tensione nell’area:

    “Solamente tre mesi fa, stavamo parlando di quale fossero le probabilità di un default dell’Italia. In questo senso, l’Italia sicuramente rappresenta la nota positiva e anche un modello da seguire. Chiaramente, un modello difficilmente ripetibile perché ricordiamo che Monti, comunque, ha una forza politica che non gli viene dal consenso elettorale”.

    Avanti con la “tobin tax”, col mercato unico, con le riforme del sistema fiscale e con i progetti-chiave per le infrastrutture entro giugno: queste le intenzioni del Vertice che su occupazione e crescita, alter parole chiave, lascia spazio solo al dialogo, ma non alle misure. Ancora l’economista Ragusa:

    “Manca un piano di crescita nel lungo periodo. Sono tantissimi Paesi: ogni Paese ha una sua struttura produttiva diversa, problemi che sono diversi… L’unica cosa in comune è che in questo momento la situazione dell’occupazione in Europa è veramente drammatica. Però è chiaro – e l’esperienza dell’Italia in questi giorni ne è un esempio lampante – il problema del lavoro va affrontato dai governi nazionali”. (gf)

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    Mons. D'Ercole sui giochi d'azzardo: non incoraggiare la pubblicità

    ◊   Continua a far discutere la proposta del ministro Andrea Riccardi di vietare la pubblicità dei giochi d’azzardo. Lo scorso anno, questo settore ha fruttato 74 miliardi di euro e per il 2012 si prevede un giro d’affari di 100 miliardi di euro. Per la Confesercenti, si tratta di una vera malattia sociale. Sulla possibilità di vietare gli spot, Alessandro Guarasci ha sentito mons. Giovanni D’Ercole, segretario della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali:

    D. – Sicuramente, non è una pubblicità da incoraggiare. Suil proibirla, non saprei se spingermi fino a questo, perché in un mercato libero l’idea che si proibisca qualcosa qualche volta favorisce ancora di più. Certamente, però, se dobbiamo dare una valutazione dal punto di vista etico, il pensiero del ministro – soprattutto perché si esprime come persona a servizio della società – mi pare una preoccupazione giusta.

    D. – Potremmo pensare, quanto meno, a mettere in fascia oraria protetta queste pubblicità? Le vedono anche i minori che hanno qualche euro in tasca e così il rischio è che giochino anche loro...

    R. – Io credo che andrebbe eliminata, però, se viene fatta, non la posso impedire. Al massimo, io credo sarebbe utile che le associazioni di teleutenti, di telespettatori, si facessero promotrici e sollevassero il problema. In questo caso, si allarga molto di più la riflessione perché la pubblicità deve essere sempre valutata da ogni punto di vista e quindi i responsabili delle associazioni dovrebbero avere la loro parola.

    D. – Lei teme che il gioco d’azzardo scardini in qualche modo una parte della nostra società e metta in pericolo anche la coesione delle famiglie?

    R. – Un grido di allarme va lanciato e vanno prese tutte quelle misure per poter arginare questo rischio. Indubbiamente, a ognuno di noi – a noi sacerdoti, a noi vescovi – capita di vedere famiglie rovinate perché quando la febbre del gioco e soprattutto del gioco d’azzardo prende, non c’è limite: è un buco senza fondo. (bf)

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    Il nuovo Rito delle esequie: no allo spargimento delle ceneri del defunto

    ◊   Le novità, gli adattamenti riguardanti le celebrazioni funebri sono state al centro della presentazione stamani, nella sede della nostra emittente, della seconda edizione in lingua italiana del “Rito delle esequie”, volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana. La novità più significativa è legata alla cremazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La seconda edizione del “Rito delle esequie”, che presenta in questo ambito una revisione di tutti i testi biblici e di preghiera, risponde anche a un dominante orientamento di distacco della società nei confronti della morte. Mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali:

    “La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana, anche dal punto di vista percettivo, mentre proliferano le sue spettacolarizzazioni. I malati terminali spesso scompaiono nella solitudine degli hospice e si muore per lo più lontano dalla famiglia. Ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni, perché potrebbero rimanerne turbati e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è, invece, parte rilevante della vita”.

    Una prima novità presente nel volume “Rito delle esequie” riguarda il momento della visita alla famiglia, al centro di un paragrafo non presente nella precedente edizione. Mons. Angelo Lameri, dell’Ufficio Liturgico nazionale della Cei:

    “Per un sacerdote, è un momento di condivisione del dolore, di ascolto dei familiari colpiti dal lutto, di conoscenza di alcuni aspetti della vita della persona defunta in vista di un corretto e personalizzato ricordo durante la celebrazione delle esequie”.

    Una seconda novità riguarda la sequenza rituale, rivista e arricchita, nel momento doloroso della chiusura della bara:

    “Si è andati nella direzione di cercare di proporre dei testi anche adatti a diverse tipologie, diverse situazioni. Sono proposti dei testi che sono per una persona anziana, per una persona giovane, per una persona morta improvvisamente e così via. Si è cercato di essere attenti a questi vari contesti”.

    In riferimento al Rito delle esequie, un altro adattamento consente di pronunciare parole di cristiano ricordo del defunto nel momento del commiato. Un ulteriore adattamento riguarda la conclusione della celebrazione con l’introduzione della benedizione. Viene anche aggiunta una più ricca e varia proposta di formulari per la preghiera dei fedeli. Ma la novità più significativa è costituita dall’appendice dedicata alle esequie in caso di cremazione. Ancora mons. Angelo Lameri:

    “La denominazione 'appendice', oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina di riferimento, vuole richiamare il fatto che la Chiesa – anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei – continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella Resurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici. Va posta particolare attenzione, appunto, alla scelta dei testi più adatti alla circostanza. Eccezionalmente, i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nello stesso luogo della cremazione. Si raccomanda anche l’accompagnamento del feretro, per quanto possibile, al luogo della cremazione. Particolarmente importante, poi, è l’affermazione che la cremazione si 'ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero'. Da leggersi come conseguenza di quanto affermato al numero 165 dello stesso rituale a proposito della prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero. Sappiamo che queste due possibilità sono contemplate dalla legislazione civile italiana. Ma queste prassi, soprattutto quella dello spargimento delle ceneri in natura, sollevano non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana, soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche”.

    Il volume “Rito delle esequie”, vuole essere anche uno strumento per approfondire la ricerca sul senso della morte. Mons. Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato, presidente della Commissione episcopale per la liturgia:

    “Questo libro attesta la fede dei credenti e condivide il valore del rispetto e della pietas verso i defunti, il rispetto per il corpo umano, anche morto. Attesta l’esigenza forte di poter coltivare la memoria, di aver un luogo certo per deporre la salma o le ceneri, nella certezza profonda che questo sia autentica fede e umanesimo autentico”.

    Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Catella ha infine confermato che “vi è certamente un incremento delle richieste di cremazione”, sottolineando peraltro che “questo è l’esito anche di una forte azione pubblicitaria delle agenzie specializzate”.

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    Aperto alla Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio". Intervista con mons. Dal Covolo

    ◊   Nell’anno del 50.mo anniversario del Vaticano II, si è aperto ieri all’Università Lateranense il ciclo di conferenze "Rileggere il Concilio", in collaborazione con il Centre Saint-Louis de France e l’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. In ognuno dei sei incontri previsti, uno storico e un teologo prenderanno in esame importanti documenti conciliari: le quattro Costituzioni, il Decreto sull’ecumenismo, la Dichiarazione sulla libertà religiosa. A spiegare le finalità dell’intera iniziativa, al microfono di Davide Maggiore, è stato mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense, che ha presieduto la prima conferenza, dedicata alla Costituzione Sacrosanctum Concilium:

    R. - Di fronte a una situazione nella quale molti interpretano il Concilio in modi differenti, mi pare importante assumere elementi in più per poter dare una valutazione più sicura, più affidabile. E questo deve essere fatto proprio a un livello scientifico, quale quello di una Università pontificia.

    D. – Rileggere il Concilio significa anche inquadrarlo all’interno della grande tradizione della Chiesa, mostrando quelli che sono gli elementi di continuità con essa?

    R. – Questa è proprio la linea del Magistero del Papa Benedetto XVI che noi intendiamo convalidare attraverso questa ricerca – che si inaugura solo adesso, ma lo faremo nell’arco di questi anni – condotta sulla rivisitazione di archivi che finora non sono stati sufficientemente consultati.

    D. – Il Beato Giovanni Paolo II ha scritto: “Per molti il messaggio del Concilio Vaticano II è stato percepito innanzitutto mediante la riforma liturgica”, che è oggetto della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium”…

    R. – Ritengo che la Sacrosanctum Concilium vada ristudiata oggi e attentamente: la liturgia è centrale nella tradizione della Chiesa. C’è un’interazione reciproca tra il modo di celebrare e di pregare e i contenuti della nostra fede. (mg)

    A inquadrare dal punto di vista storico e spirituale la Sacrosanctum Concilium è stato, al microfono di Davide Maggiore, il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Lateranense e direttore del Centro studi e ricerche sul Concilio Vaticano II della stessa Università:

    R. – E’ stato il primo documento approvato dal Concilio, all’origine della grande riforma liturgica post-conciliare. Tuttavia, è un documento che è passato un po’ nell’ombra, rispetto ad altri, nei commenti fatti dopo il Concilio. Anche perché è stato superato dalla riforma che esso stesso ha suscitato negli anni che seguirono al Concilio. Dunque, mi sembra giusto iniziare questa rilettura dei grandi documenti del Concilio con questa Costituzione, Sacrosanctum Concilium.

    D. – La Sacrosanctum Concilium si inscrive nell’intera storia della Chiesa...

    R. – E’ ovviamente un posto particolare: occupa il movimento liturgico, che nacque alla fine del 1800, nelle gradi abbazie benedettine e che, dopo la Prima Guerra Mondiale, si spostò verso gli ambienti della Gioventù cattolica e poi anche verso le parrocchie. Lo stesso Pio XII dedicò una grande Enciclica, Mediator Dei, nel 1947, alla liturgia, che è una forma di riconoscimento di questo movimento liturgico, che troverà poi la sua consacrazione durante il Concilio Vaticano II.

    D. – Quali possono essere definiti i frutti più duraturi della Sacrosanctum Concilium?

    R. – Essa ha previsto una migliore partecipazione dei fedeli alla liturgia. La liturgia è la preghiera ufficiale della Chiesa, e dunque non riguarda solo il sacerdote ma l’intera comunità dei fedeli. Per questo, era anche importante introdurre, nella liturgia, le lingue volgari. (vv)

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    Convegno sui Padri della Chiesa: conoscerli è come conoscere gli Apostoli

    ◊   Ha preso spunto dai 35 anni della collana editoriale “Testi Patristici” di Città Nuova il convegno svoltosi ieri pomeriggio alle 15 alla Pontificia Università Lateranense e dedicato ai Padri della Chiesa. Patrologi ed esperti si sono confrontati sulle grandi figure del cristianesimo, offrendo risposte al questito di fondo del Convegno, ovvero “Come leggere i Padri oggi”. La stessa domanda Tiziana Campisi l'ha rivolta a padre Robert Dodaro, preside dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, tra i relatori del convegno:

    R. – I Padri della Chiesa sono gli scrittori ecclesiastici dopo il periodo cosiddetto "apostolico", quello in cui gli Apostoli ancora vivevano, insegnavano e scrivevano lettere e Vangeli. I Padri della Chiesa sono noti per la profonda scienza e sapienza divina, ma anche per la santità di vita: sono coloro che hanno interpretato le parole e gli scritti degli Apostoli, dei quali quindi trasmettono l’insegnamento.

    D. – Perché è importante conoscere i Padri della Chiesa?

    R. – Perché la nostra fede cattolica dipende molto dalla loro interpretazione dell’insegnamento degli Apostoli. I primi Padri hanno conosciuto gli Apostoli, quindi hanno potuto interpretare il loro insegnamento, la loro dottrina, i loro scritti, trasmettendoli da una generazione all’altra. E’ importante per conoscere il fondamento della fede cattolica, la fede in un solo Dio, la fede in Gesù Cristo, Dio e uomo, la fede in Cristo nostro Salvatore.

    D. – Come conoscere i Padri della Chiesa?

    R. – I Padri sono riconosciuti dalla Chiesa. Conosciamo le loro opere e studiamo i loro scritti. I nomi sono noti a tutti gli specialisti, naturalmente di teologia e di storia della Chiesa, ma man mano li hanno conosciuti anche i fedeli. Sant’Agostino mi viene subito in mente, però ce ne sono tanti altri: Sant’Ireneo, uno dei primi Padri della Chiesa e altri che sono stati Papi, come Papa Leone Magno, Papa Gregorio Magno: questi sono stati grandi Padri della Chiesa occidentale. Ma ci sono anche i Padri cappadoci – San Basilio Magno, San Gregorio di Nissa, San Gregorio Nazianzeno – che hanno formulato la base della nostra fede nella Santissima Trinità, in termini chiari, in termini che rimangono classici, per tutti i credenti, in tutte le epoche della Chiesa. Le opere dei Padri sono state pubblicate in diverse lingue ormai, esistono traduzioni delle opere dei Padri, e sono molto letti da coloro che vogliono tracciare le radici della spiritualità cristiana e cattolica, della sacra liturgia.

    D. - Lei è preside dell’Istituto Patristico Augustinianum, dove vengono studiati i Padri della Chiesa: ma la gente comune in che modo può accostarsi a loro?

    R. – Io direi di visitare le librerie, le tante librerie religiose cattoliche, e comprare le opere dei Padri che sono adesso disponibili anche in pubblicazioni molto economiche. Grazie al profondo lavoro di generazioni di patrologi e di teologi, abbiamo anche buone introduzioni ai Padri, manuali di Patrologia. Quindi, non manca alla gente e ai fedeli un mezzo per conoscere i Padri in modo diretto. Io mi auguro che nel prossimo futuro le parrocchie e le diocesi possano iniziare corsi di lettura delle opere dei Padri, perché molti dei problemi che sono attuali nella Chiesa trovano una risposta nella tradizione patristica. Quindi è importante per tutti – per il clero, per i fedeli laici – avere questo contatto con i Padri della Chiesa. (bf)

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    L'amore coniugale come fonte di educazione nei "Dialoghi in cattedrale" al Laterano

    ◊   Inaugurato ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma il consueto ciclo di incontri “Dialoghi in cattedrale”. Esponenti del mondo laico e ecclesiastico si confronteranno quest’anno sul tema dell’educazione. Argomento del primo incontro “l’amore coniugale sorgente dell’azione educativa per le nuove generazioni”. Il servizio di Michele Raviart:

    Il ruolo centrale dei genitori nell’educazione dei figli appare oggi in una posizione sempre più fragile, a causa di una crisi di valori che coinvolge tanto la società quanto il concetto stesso di coppia. Ad essere in discussione è la funzione della prima e più importante fonte di educazione, come ci spiega il cardinale vicario Agostino Vallini:

    “Ci pareva che uno dei primi argomenti sul tema dell’educazione non guardasse tanto all’educando quanto all’educatore e soprattutto alla funzione generativa di educazione che viene dalla vita della coppia: cioè, i genitori sono i grandi educatori , poi ce ne sono altri, però i primi e più grandi sono i genitori, con la loro vita e il loro amore”.

    In Italia il numero dei matrimoni è crollato del 40% dagli anni settanta e ad essere a rischio è il valore etico del rapporto di coppia, inteso come una paziente costruzione di un legame di comunione. In una società in cui essere adulti vuol dire solamente raggiungere l’indipendenza economica, a venir meno è la responsabilità verso la società, assunta pubblicamente con l’impegno del matrimonio. Prof. Eugenia Scabini, dell’Università Cattolica di Milano:

    “La Chiesa è l’unica voce seria e forte che richiama l’importanza del legame coniugale e lo richiama con molto realismo, invitando a un paziente recupero di questo legame, affidandosi al fatto che Dio ci ha amati per primi. Il problema è rendersi conto che i figli hanno bisogno non solo di un buon padre e di una buona madre ma di un buon rapporto tra padre e madre”.

    L’amore coniugale è il fondamento dell’amore per i figli, ma mentre quest’ultimo è avvertito giustamente come indissolubile, quello tra i coniugi è percepito come facilmente scioglibile. Viene quindi a mancare il sacrificio di sé all’altro, perlopiù limitato, da un punto di vista cristiano, da una visione esclusivamente mondana dell’amore. Per la Chiesa il matrimonio è “una reale partecipazione all’amore di Dio”, come ci spiega padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti:

    “Non è la famiglia il sacramento, ma l’amore coniugale è il sacramento. Il che vuol dire la partecipazione alla Pasqua di Cristo, all’amore di Dio che si realizza nel Triduo Pasquale. L’unica cosa che l’uomo veramente può trovare come un punto forte e solido è una comunione che riesce a far rinunciare a se stessi, a morire e resuscitare alla vita nuova. Penso che se a un figlio si trasmette un rapporto vero, non romantico, ma drammatico, come sono i rapporti, e lui vede che i genitori sono capaci di morire e resuscitare come mamma e papà della comunione allora si è trasmesso qualcosa di solido”.

    Il dono d’amore dei coniugi ai figli non nasce dal nulla, ma è la risposta al dono precedentemente ricevuto da Dio, indispensabile guida per educare i figli a superare le prove della vita e renderli “soggetti in crescita da introdurre nella realtà”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Senato Usa boccia legge su libertà di coscienza. I vescovi: la Casa Bianca cambi rotta

    ◊   Negli Stati Uniti, il Senato ha respinto, con 51 voti a 48, un disegno di legge per la protezione della libertà di coscienza, proposta dal senatore repubblicano del Missouri Roy Blunt. La misura, qualora approvata, avrebbe esentato i datori di lavoro dagli obblighi imposti dalla riforma sanitaria di Obama, che impone anche agli ospedali cattolici la copertura assicurativa per metodi contraccettivi e prodotti abortivi. In un comunicato, dopo la sconfitta al Senato, i vescovi Usa chiedono all’amministrazione di Washington di cambiare direzione e proteggere la libertà di coscienza. In particolare, il vescovo di Bridgeport, William Lori, presidente della Commissione sulla Libertà religiosa della Conferenza episcopale statunitense, afferma che i presuli “continueranno con forza a difendere i diritti della coscienza attraverso tutti i mezzi legali” possibili. E aggiunge: “Non ci fermermo fino a quando sarà ripristinato il diritto all’obiezione di coscienza e finché non sarà rispettato il Primo Emendamento del Bill of Rights”. Mons. Lori chiede dunque alla Camera dei rappresentanti di sostenere una legislazione a difesa della libertà di coscienza. Inoltre, il vescovo di Bridgeport sottolinea che i vescovi stanno valutando quali vie legali siano percorribili, affinché venga ripristinato il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza in materia sanitaria. (A cura di Alessandro Gisotti)

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    Nicaragua. Appello della Chiesa per la situazione delle carceri nel Paese

    ◊   Il presidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, mons. Sócrates René Sándigo Jirón, vescovo di Juigalpa, ha lanciato un appello al Ministero degli Interni perché consideri seriamente la situazione dei detenuti, i cui diritti umani vengono violati. Mons. Sándigo ha sottolineato che quanto successo nella prigione "Puertas de la Esperanza" a Esteli, dovrebbe essere preso in considerazione per evitare un altro incidente simile. Il 24 febbraio infatti 11 persone sono rimaste ferite per una rivolta dei detenuti a Estelì, 150 km al nord di Managua. Sembra che questo fatto sia stato provocato dalle parole di un politico, il quale ha dichiarato che i detenuti vivono nelle prigioni come in un albergo, mentre la rivolta dei prigionieri era proprio per protestare contro le deplorevoli condizioni in cui si trovano nel centro di detenzione. Secondo dati ufficiali diffusi dalla stampa, in Nicaragua ci sono circa 8.199 detenuti in otto centri penali con una capacità massima di 4.724 prigionieri, ciò dimostra un sovraffollamento del 73,5 per cento. "Siamo preoccupati perché le carceri sono piene, il numero dei detenuti supera la capacità di accoglienza e non si trovano certo nelle migliori condizioni, questo può causare un ‘effetto domino’ e sappiamo che le conseguenze possono arrivare perfino alla morte. Ecco il perché del nostro appello, fatto già da tempo, alle autorità, affinché prestino attenzione a tutto ciò per evitare una catastrofe che può nascere in qualsiasi carcere del paese" ha ribadito il presidente della Conferenza Episcopale parlando alla televisione locale. Dinanzi a questa situazione, secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, il vescovo ha chiesto alle autorità carcerarie di "Puertas de la Esperanza" di non agire nei confronti dei detenuti che hanno guidato la rivolta, in quanto ciò potrebbe causare nuove tensioni e quindi innescare reazioni che potrebbero portare nuovi problemi. "Riteniamo che non ci saranno rappresaglie contro i detenuti in rivolta, ma bisogna guardare il fatto come un invito al governo a dare una risposta positiva. Siamo disponibili ad aiutare questo processo di rinnovamento. Quando accadono queste cose, si creano aspettative anche fra i detenuti delle altre prigioni del Paese" ha detto mons. Sócrates René Sándigo Jirón.

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    Mons. Giordano: i cristiani siano protagonisti in Europa

    ◊   “È urgente che i cristiani e le Chiese diventino sempre più coscienti e competenti delle questioni che sono affrontate a livello europeo e siano protagonisti nei luoghi dove si prendono le decisioni”. Con queste parole mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, presenta - in un comunicato diffuso oggi dal Ccee e ripreso dal Sir - il significato dell’incontro dei presidenti di 9 Conferenze episcopali del sud-est Europa in programma a Strasburgo dal 5 all’8 marzo. “A Strasburgo - osserva mons. Giordano - si discute di libertà religiosa: la presenza dei simboli religiosi nello spazio pubblico, la discriminazione per motivi religiosi, i diritti delle minoranze, la dimensione religiosa del dialogo interculturale. C’è un dibattito fondamentale, molto delicato e anche pericoloso sulla realtà della famiglia, sui diritti dei bambini, sulla responsabilità dei genitori. La velocità della scienza e della tecnica impone sempre più grandi problematiche nel campo della bioetica e della protezione della vita. C’è un’Europa che s’interroga sulla gravità della crisi economica e finanziaria; sui rapporti con i “vicini di casa”: Medio Oriente, nord dell’Africa. Viviamo in un’Europa, dove la questione del rispetto dei diritti umani è lontana da esser una realtà ovvia”. Da qui, conclude mons. Giordano, l’importanza dei cristiani per promuovere e proteggere i diritti dell’uomo, lo stato di diritto e la democrazia alla base del Consiglio d’Europa”.

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    Sri Lanka. Il cardinale Ranjith: “No a una risoluzione Onu sulla guerra in Sri Lanka”

    ◊   No a una risoluzione Onu sui crimini di guerra commessi in Sri Lanka; no alla “indebita ingerenza nella sovranità nazionale”, da parte degli Stati Uniti che sostengono tale risoluzione. E’ quanto ha chiesto il cardinale Albert Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, intervenendo nel fervido dibattito, interno e internazionale, su come trattare le violenze che hanno caratterizzato specialmente le ultime fasi della guerra civile fra l’esercito regolare e i ribelli delle tigri tamil (“Liberation Tigers of tamil Eelam”). Come riferito da padre Cyril Fernando, portavoce dell'arcidiocesi di Colombo, secondo il cardinale Ranjith “il modo migliore per contrastare le ingerenze dei Paesi occidentali è attuare le raccomandazioni della speciale Commissione per la Riconciliazione (“Lessons Learnt Riconciliation Commission”), istituita dal governo nella fase postbellica. L'arcivescovo esorta il governo ad attuare “senza indugio” tali raccomandazioni, invitando tutta la popolazione, e ad escludere dal dibattito pubblico “ogni discriminazione razziale e religiosa”.Sull’urgenza di attuare tali “raccomandazioni” concorda un gruppo di Ong della società civile dello Sri Lanka. In particolare, fra le indicazioni emerse dalla Commissione, “restano urgenti la smilitarizzazione, la responsabilizzazione dell'amministrazione civile, il reinsediamento dei profughi tamil, lo scioglimento delle forze paramilitari, la liberazione delle persone detenute illegalmente, un serio impulso all’economia locale. Senza tali elementi tutti i discorsi di riconciliazione restano un inganno” afferma una nota inviata a Fides dalle Ong. “Una soluzione duratura all’annosa questione etnica – prosegue la nota – può essere raggiunta solo se il potere, compresi i poteri di polizia, sull’uso del territorio, l'autorità fiscale e di bilancio, sarà decentrato ai Consigli provinciali”. In questa affermazione, chiarisce il testo “ci riferiamo in particolare alle province settentrionali e orientali”, quelle a maggioranza tamil.

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    Inghilterra: mons. Nichols riconferma “intenzione e scopo” delle “Soho Masses”

    ◊   Una nota per mettere a tacere le critiche, assicurare il pieno rispetto dell’insegnamento della Chiesa cattolica, ma anche per riconfermare “l’intenzione e lo scopo” che hanno portato ciqnue anni fa la Chiesa cattolica di Inghilterra ad avviare una disposizione pastorale particolare verso le persone con un orientamento omosessuale. La disposizione pastorale – riferisce l’Agenzia Sir – è più conosciuta al grande pubblico come le "Soho Masses": sono Messe istituite nel 2007 dall’allora arcivescovo di Westminster, il cardinale Cormac Murphy O’Connor: vengono da allora celebrate due volte al mese nella Chiesa di “Nostra Signora” a Warwick Street e prendono il nome dal quartiere di Soho dove sono si trova la Chiesa. L’iniziativa ha recentemente attirato vivaci critiche in seguito alla Messa on line su Youtube di un breve video che ritrae un passaggio della Messa. In una nota diffusa il 28 febbraio, l’arcivescovo Vincent Nichols “conferma l’intenzione e lo scopo” della disposizione. E aggiunge: “Intenzione e scopo che sono stati chiaramente spiegati nel comunicato emesso dalla Diocesi di Westminster nel 2007 quando la disposizione ebbe inizio sotto la guida dell’allora cardianle Cormac Murphy O’Connor”. Nichols fa poi riferimento a un altro importante documento pubblicato nel 1997 dall’allora cardinale Hume e chiarisce che senza un’attenta lettura dei due documenti, “l’intenzione e lo scopo” delle messe di Soho non possono essere comprese. “Questi documenti – spiega – sottolineano tre fondamenti essenziali: la dignità di tutte le persone create da Dio; i principi morali concernenti la castità e l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità e la cura pastorale dei cattolici che hanno un orientamento omosessuale. Tutti coloro che prendono parte alla Messa sono chiamati a vivere l’insegnamento della Chiesa, attraverso una continua conversione di vita”. Di fronte quindi alle polemiche suscitate, l’arcivescovo assicura che “queste Messe sono celebrate in modo da garantire che il loro scopo sia rispettato e che non siano occasioni di confusione o di opposizione riguardo all‘insegnamento positivo della Chiesa sul significato della sessualità umana o agli imperativi morali che discendono da tale insegnamento, che noi sosteniamo e verso cui tutti noi cerchiamo di tendere". In una nota a margine del comunicato, l’arcivescovo Nichols aggiunge una considerazione riguardo al linguaggio da usare per definire l’omosessualità: “Qualunque sia il linguaggio utilizzato, vale la pena ricordare che la Chiesa si rifiuta di considerare la persona come un ‘eterosessuale‘ o un ‘omosessuale‘ e insiste sul fatto che ogni persona ha una fondamentale identità: è creatura di Dio e, per grazia, suo figlio ed erede della vita eterna”.

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    Congo: corsi di formazione per i detenuti di Buvaku

    ◊   Saponi prodotti dai detenuti del carcere centrale di Buvaku, nella Repubblica Democratica del Congo, distribuiti alla popolazione per prevenire il colera. Sono 1.400 i pezzi realizzati nell’istituto di pena grazie a corsi di formazione professionale avviati per impegnare i carcerati in attività produttive. Padre Adrien Tshichugi - cappellano dell’istituto penitenziario cui si deve l’iniziativa dei corsi - intervistato da Radio Okapi ha spiegato che sono 144 i detenuti coinvolti. Oltre a corsi di formazione professionale, sono stati attivati anche corsi di lingue. Si tratta di attività che nei luoghi detentivi allentano le tensioni, ha spiegato il cappellano, il quale nelle sue visite pastorali al carcere centrale di Buvaku si era reso conto della necessità di offrire ai carcerati la possibilità di esprimere le proprie potenzialità. Un modo per consentire poi, a quanti scontano la pena, di reinserirsi nella società. Per padre Tshichugi, è importante preparare i detenuti ad affrontare la vita dopo il carcere e consentire loro di sviluppare capacità e inventiva al fine di renderli coscienti di poter essere utili alla società. (T.C.)

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    La Riunione: la disoccupazione giovanile ha raggiunto il tasso record del 50 per cento

    ◊   Nella Riunione, isola dell’Oceano Indiano, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 50 per cento e si registra anche un elevato numero di analfabeti. E’ l’allarme lanciato dal segretario generale di "Secours catholique", Bernard Thibaud. “Occorre veramente investire sull’educazione – ha detto Thibaud – poiché essere illetterati è un handicap per l’avvenire”. Il segretario generale di "Secours catholique" ha spiegato inoltre che alla Riunione, come riferisce il portale della diocesi www.eglisealareunion.org, i più poveri hanno difficoltà nel procurarsi quotidianamente il necessario per sopravvivere e nel trovare alloggi. Sono soprattutto i precari con meno di 30 anni i più disagiati. “Le famiglie stesse in situazioni precarie – ha precisato Thibaud – non possono più provvedere ai bisogni dei loro giovani. Nell’insieme del territorio francese è la fascia dai 18 ai 25 anni la più precaria”. Thibaud ha presentato inoltre la campagna lanciata in vista delle prossime elezioni presidenziali e legislative in Francia, volta a interpellare gli attori politici sulle difficoltà sociali di numerose famiglie, allo scopo di aiutare i poveri, per costruire una società più giusta e più fraterna. A tal proposito, da un anno, alla Riunione, Secours catholique ha dato vita a dei “Gruppi di Parola” dai quali far elaborare delle proposizioni da trasmettere ai candidati alle elezioni. Germaine Bourdais, delegata dipartimentale di Secours catholique, ha precisato che l'organizzazione intende essere al fianco di tutti, senza distinzione tra le confessioni religiose. (T.C.)

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    Senegal. Il 4 marzo le diocesi celebrano la Giornata Caritas

    ◊   “Quest’anno, a partire dalla giornata Caritas, ci alzeremo e cammineremo con amore, volontà determinata e pieni di speranza per affrontare l’insicurezza alimentare che sta minacciando insistentemente molti senegalesi”: è l’esortazione di mons. Jean-Pierre Bassene, presidente di Caritas Senegal, contenuta nel messaggio – pubblicato sul portale www.caritas-senegal.org – per la Giornata Caritas 201,2 che sarà celebrata domenica prossima. Il tema della Giornata di quest’anno è “Alzati e cammina”. È una questione d’amore, di volontà e di speranza, e proprio spiegandone il senso mons. Bassene sottolinea che “alzarsi e camminare è un movimento umano che scaturisce dall’amore, amore di sé, amore del prossimo, amore della patria, segnata da povertà, sofferenza umana e molte violenze alla dignità della persona e al rispetto del bene comune”. Per il presidente di Caritas Senegal, “alzarsi e camminare” richiede speranza e fede in Dio e la ferma volontà di perseguire un ideale; significa liberarsi del pessimismo ed avanzare solidali, soprattutto nei confronti di quanti faticano per un pasto quotidiano, e a lungo termine significa dar vita a fondi per poter gestire le necessità delle diocesi. (T.C.)

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    Monreale, profonate tre chiese in meno di tre mesi

    ◊   Terzo furto nel comprensorio della diocesi di Monreale in meno di tre mesi. Dopo Terrasini e Carini, anche la chiesa madre di Cinisi è stata profanata. I ladri hanno forzato il tabernacolo centrale sull’altare e hanno rubato la pisside con le Ostie consacrate. Il furto - informa la diocesi - è stato portato a segno nel pomeriggio di mercoledì scorso quando, come ogni giorno, l’arciprete don Vincenzo Gaglio ha aperto la parrocchia alle 16 per permettere ai fedeli di pregare e alle 17 si è accorto che il tabernacolo era stato forzato. I carabinieri di Cinisi hanno subito aperto un’indagine ed effettuato i rilievi scientifici. “Un episodio inquietante ma non isolato”, si legge in una nota, in cui si ricorda che il 12 febbraio era stata presa di mira la chiesa delle Anime Sante di Terrasini: anche in quel caso è stata trafugata la pisside con le Ostie. Un altro episodio analogo si era già verificato lo scorso 23 dicembre a Villagrazia di Carini, nella parrocchia Maria Santissima delle Grazie. Tra le ipotesi degli inquirenti c’è quella delle sette sataniche. L’episodio ha particolarmente scosso la comunità. Rammaricato ma non scoraggiato anche padre Vincenzo Gaglio, arciprete di Cinisi, che ha detto: “Siamo rimasti allibiti dalla profanazione della chiesa ma il male non può vincere sul bene. Questi atti, anche se gravi, non turberanno il regolare svolgimento delle attività religiose”.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 62

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.