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Sommario del 29/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il dolore del Papa per le stragi in Siria, appello della Santa Sede per la fine delle violenze. La testimonianza del nunzio a Damasco
  • Incontro Mondiale delle Famiglie. Il cardinale Scola: la presenza del Papa sarà un dono straordinario
  • Indagini in Vaticano. Padre Lombardi: prova difficile, affrontata con spirito di fede
  • Pubblicate le norme per il discernimento delle presunte apparizioni
  • Nomine
  • Il cardinale Turkson: la Chiesa è costruttrice di pace per sua natura
  • Visita di una delegazione ceca alla Prefettura degli Affari economici della Santa Sede
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuove forti scosse in Emilia, numerose vittime. Vicinanza del Papa alle popolazioni colpite
  • Egitto nel caos: migliaia di manifestanti a Piazza Tahrir contro i risultati delle presidenziali
  • Rapporto Unicef: minori in povertà, 30 milioni nel mondo sviluppato
  • Anarco-insurrezionalisti italiani minacciano attentati alle Olimpiadi di Londra
  • In un libro mons. Pagano racconta la storia di un monastero sul Monte Soratte
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Afghanistan: ucciso il numero due di Al Qaeda
  • Sudan: riprendono ad Addis Abeba i colloqui di pace tra Nord e Sud
  • Il Rwanda smentisce di appoggiare la guerriglia congolese
  • Nigeria: documento di mons. Onaiyekan sulla crisi con Boko Haram
  • Honduras: il dramma dei migranti rimpatriati a forza nel loro Paese
  • Bolivia: il cardinale Terrazas esorta a non farsi giustizia da sè
  • Indonesia: a Java premio islamico ad un missionario irlandese, apostolo dei poveri
  • India: in Andhra Pradesh no al 4,5% di posti riservati a cristiani e musulmani poveri
  • Sri Lanka: 5mila cattolici, musulmani e indù difendono il vescovo di Mannar da accuse “ignobili”
  • Senegal: forte appello all’unità al termine del pellegrinaggio mariano a Popenguine
  • Lavoro: il britannico Guy Rider è il nuovo direttore dell’Ilo
  • Ambiente e sviluppo: a giugno conferenza Onu in Brasile
  • Assisi: spot Tv dei Frati francescani per aiuti umanitari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il dolore del Papa per le stragi in Siria, appello della Santa Sede per la fine delle violenze. La testimonianza del nunzio a Damasco

    ◊   “La recente strage di Hula, con la morte di un centinaio di persone tra cui numerosi bambini, addolora e preoccupa profondamente il Santo Padre e l’intera comunità cattolica, nonché la comunità internazionale, che ha condannato unanimemente l’accaduto”. Così, un comunicato della Sala stampa vaticana pubblicato ieri, con cui “la Santa Sede esorta le parti interessate e tutta la comunità internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per risolvere la crisi attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Appello, infine, alla cessazione di ogni forma di violenza e ai leader e credenti di diverse religioni perché si promuova la pace per “il bene di tutta la popolazione”.

    Intanto, dalla Siria, giunge la notizia che ad Hula sarebbero state eseguite numerose esecuzioni sommarie da parte di alcune milizie filo-Assad. Secondo il portavoce dell'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani, Rupert Colville, i sopravvissuti testimoniano che solo una ventina delle 108 vittime "dell'atroce massacro" sono state uccise da ''colpi di artiglieria e dal fuoco sparato dai carri armati''. Anche nelle ultime ore si contano numerosi morti: almeno 32 nel Nord della Siria. La Germania, l'Italia e la Francia hanno ritirato i propri ambasciatori, mentre il premier turco Erdogan afferma che "c'è un limite alla pazienza per la crudeltà del regime siriano". Da ieri, è a Damasco, Kofi Annan, inviato speciale dell'Onu che oggi ha avuto un colloquio con il presidente Assad. Della vicinanza del Papa e delle speranze di pacificazione in Siria, Fausta Speranza ha parlato con il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, raggiunto telefonicamente nella capitale siriana:

    R. – Aiuta sempre molto sentire la vicinanza del Santo Padre, sentire questi messaggi, sentire il suo dolore, e anche i segni di speranza cui fa appello per uscire da questo ciclo infernale di violenza. A questi appelli del Papa, a questi messaggi si è abbastanza attenti qui. Questa mattina ho ricevuto una lettera in arabo. L’ho fatta subito tradurre ed era di semplici cittadini musulmani, che avevano saputo che il Santo Padre, oltre alla sua vicinanza, di fronte alle sofferenze del popolo siriano aveva voluto dare anche un segno concreto di aiuto attraverso il Pontificio Consiglio "Cor Unum". Qui sono attenti a questi segni concreti, a questi messaggi del Papa. Certamente è molto incoraggiante per i cristiani sentire questa vicinanza per fatti quasi giornalieri, perché purtroppo le notizie che giungono al Papa, come a tutti noi, non sono buone. Gli atti di violenza sono dolorosissimi per tutti quanti e per noi, che viviamo qui e che vediamo come si svolgono le cose di giorno in giorno, c’è anche la preoccupazione, la paura che ad un atto di estrema violenza ne succedano subito altri di pari violenza.

    D. – In queste ore a Damasco c’è il mediatore dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, incaricato di elaborare il piano che ha dato vita ad una tregua, poi però purtroppo non rispettata. Si rinnova la speranza in una mediazione?

    R. – Bisogna tenere in vita questo piano di Kofi Annan, perché altrimenti non si riesce a vedere un’alternativa. Se in queste tre, quattro settimane non ci fossero stati questi quasi 300 osservatori, ci si può chiedere cosa sarebbe successo. Probabilmente ci sarebbe stata più violenza e una violenza più forte. Quindi, bisogna sostenere il piano di Kofi Annan veramente a tutti i costi. Oggi, Annan incontra le autorità e da quello che ho visto dovrebbe incontrare anche la società civile e probabilmente anche i capi religiosi. Bisogna continuare, anche a piccoli passi, per raggiungere le piccole cose che si possono raggiungere, e bisogna farlo a tutti i costi.

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    Incontro Mondiale delle Famiglie. Il cardinale Scola: la presenza del Papa sarà un dono straordinario

    ◊   Alla vigilia dell’inizio del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, il cardinale Angelo Scola e il cardinale Ennio Antonelli hanno inaugurato oggi a Milano la Fiera Internazionale della Famiglia. L'evento è stato seguito per noi da Fabio Brenna:

    Cento stand per raccontare le buone pratiche a riguardo della famiglia. E’ la Fiera che inaugurata oggi fa da prologo al VII Incontro Mondiale delle Famiglie ed è il frutto del lavoro di riflessione e discernimento iniziato nell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico. Domani si apre il convegno teologico pastorale: tre giorni di riflessione e dibattito sul tema generale dell’incontro “La famiglia, il lavoro, la festa”. Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha annunciato qui a Milano che il Papa ha deciso di concedere l’indulgenza plenaria a coloro che parteciperanno a questo Incontro, che da venerdì a domenica ospiterà proprio Benedetto XVI.

    Dunque, in una Milano che comincia a riempirsi di genitori e figli dei cinque continenti – e dove da giorni la gigantografia con il volto del Papa pende sulla facciata del Duomo – si vive oggi la vigilia del Congresso internazionale che dà il via al settimo Incontro mondiale delle Famiglie. Sono oltre 1500 i giornalisti che ne seguiranno gli eventi, soprattutto la conclusione che vedrà la presenza del Papa tra venerdì e domenica prossimi. Il nostro inviato nel capoluogo lombardo, Alessandro De Carolis, ha chiesto all’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, con quali sentimenti la Chiesa ambrosiana si sia preparata ad accogliere i protagonisti del raduno:

    R. – Credo che la parola più giusta, da parte mia, in ogni caso quella che sento in profondità, è la parola “gratitudine”. Questa occasione - che il Santo Padre ci ha offerto e che il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha programmato - ha favorito, nella nostra realtà diocesana e anche in tutta la società civile, una presa di coscienza approfondita del bene preziosissimo che è la famiglia. E si è messo, così, al centro della realtà ecclesiale e civile, questa realtà costitutiva, indispensabile e genetica di effettive personalità mature, capaci di essere buoni cristiani e buoni cittadini. Ho visto questo dato crescere ed è imponente la stessa eco che tutti gli strumenti di comunicazione stanno dando a questo evento che rimette al centro la famiglia fondata sul rapporto stabile, aperto alla vita, dell’uomo e della donna. Quindi, non si può non essere grati perché è un bene di cui tutti gli uomini fanno esperienza ed è qualcosa che dobbiamo custodire per il presente e per il futuro che si mostra così carico di travaglio e di fatica.

    D. – “Il lavoro e la festa” è il binomio-guida del prossimo Raduno. In un momento di crisi economica acuta come quella attuale, in cui si tende a dilatare all’eccesso i tempi del lavoro, parlare di “tempo della festa” sembrerebbe quasi una provocazione. Qual è, allora, la testimonianza che vogliono dare le famiglie cristiane?

    R. – Vogliono innanzitutto partire da un’unità profonda, radicata: se riflettiamo bene, ognuno di noi ogni giorno è chiamato a giocarsi con gli affetti, con il lavoro e con il riposo. Da questo punto di vista, la scelta del tema e il lavoro di riflessione che faremo su di esso, e di preghiera, di meditazione, di scambio artistico, si rivela, secondo me, in un certo senso proprio in questa epoca di fatica, una grande offerta a ogni persona, a ogni uomo, a ogni realtà associata, affinché riscoprendo in profondità in queste espressioni dell’unità dell’io – gli affetti, il lavoro, la festa – si ritrovi anche l’energia per affrontare le grandi contraddizioni in cui siamo immersi. Di questi tre elementi, nessuno può fare a meno e la famiglia è quella che li custodisce e li alimenta. Quindi, proprio perché la prova è molto forte, io credo che il settimo Incontro possa dare speranza e fiducia anche in un momento così difficile.

    D. – L’Incontro mondiale delle famiglie vedrà rappresentate un’ottantina di nazioni, almeno. Questo vuol dire, per l’appunto, un orizzonte molto ampio di ciò che la famiglia che crede è e intende essere, lì dove vive. Come si lega questo evento all’apertura dell’Anno della Fede?

    R. – Secondo me, questo evento può rappresentare una premessa decisiva, nel senso che può aprire gli animi alla questione numero uno che è, come ha detto il Santo Padre, la questione della fede. Quando il Papa ha parlato della crisi dell’Europa, ha ricordato tutte le contraddizioni di carattere sociale, culturale che l’Europa attraversa, ma ha detto che, alla sua radice, questa crisi è una crisi di fede. Perché la fede è messa in questione: noi cristiani siamo chiamati ad affrontare tutte le domande che i nostri fratelli uomini ci pongono circa il contenuto del dono della nostra fede che, non per nostro merito, abbiamo avuto dall’offerta totale della propria vita che Gesù ha compiuto. Ci ha consentito di chiamare Dio “Padre”, ci ha dato il senso del rapporto giusto tra l’uomo e la donna, ci ha incorporati a Lui nell’Eucaristia, da cui viene la Chiesa come una comunità di fratelli, ci ha dato il senso e il gusto del lavoro, ci aiuta a riposare e ci spalanca alla condivisione del bisogno più radicale degli ultimi e degli emarginati. Ci dà il senso del bello, del buono e del vero. Quindi, la famiglia, che deve diventare sempre più un soggetto ecclesiale, è una riscoperta della fede cui il Santo Padre ha voluto dedicare il lavoro del prossimo anno pastorale.

    D. – Mi collego proprio all’Incontro che sarà suggellato, a Milano, dalla presenza di Benedetto XVI: cosa significa, questo, per le famiglie che saranno a Milano ma anche per la Sua arcidiocesi?

    R. – Questo è un dono straordinario! Cioè, il fatto che il Santo Padre venga per ben tre giorni evidentemente rappresenta un’occasione straordinaria per quel risveglio di fede e di vita cristiana di cui sentiamo il bisogno. Infatti, il ministero di Pietro è quello di confermare i fratelli nella fede. Il Papa è costitutivamente già dentro la vita della nostra Chiesa, come di tutte le Chiese particolari: non a caso, noi ogni giorno, durante la Santa Messa, preghiamo per il Papa. Ma questa sua presenza straordinaria, avrà – ne sono certo, lo vedo dall’intensità con cui si sta preparando questo Incontro, con cui si vanno coinvolgendo le parrocchie, le associazioni, i gruppi, i movimenti – come esito una modalità ordinaria di vivere la sua testimonianza e il suo Magistero che non può che essere, oltre che un caposaldo, un bene per la Chiesa e per la Chiesa non soltanto milanese.

    Da mesi, centinaia di famiglie milanesi e lombarde hanno dato disponibilità ad aprire le porte delle proprie case per ospitare – non di rado a proprie spese – le famiglie partecipanti all’Incontro in arrivo dall’estero. Tra queste c’è una coppia di pensionati, Gianni e Lidia Pisan, del Movimento di Comunione e Liberazione, che vive a Cassano Magnago in provincia di Varese e che accoglierà una famiglia ugandese. L’inviato Alessandro De Carolis ha raccolto la loro storia:

    R. – (Lidia) Io ero disponibile ad accogliere una famiglia per l’Incontro mondiale con il Papa, e mi è venuto in mente che poteva essere una bella idea ospitare una famiglia ugandese, che altrimenti non avrebbe avuto possibilità di partecipare ad un incontro di questa portata. Conoscevo da anni solo il marito - si chiama Joseph – così io gli ho scritto e lui subito si è dichiarato felicissimo di poter partecipare a questo evento. Mi ha detto, però, che avevano difficoltà economiche a pagarsi il biglietto del viaggio, quindi ci siamo interessati e gli abbiamo detto: “Te lo offriamo noi”. Gli amici che hanno saputo della nostra storia, ci hanno anche dato un contributo, quindi anche noi siamo stati aiutati. Ci sono state poi varie difficoltà burocratiche, ad esempio nel fare il passaporto per la moglie che non era mai stata all’estero. Ma adesso finalmente le cose sono a posto, quindi saranno qui di sicuro.

    R. – (Gianni) Si fa tutto quello che è necessario, come tenere i contatti con altre persone e da noi le disponibilità erano state date di un centinaio di famiglie. Ciò che mi ha colpito fin dall’inizio – quando l’abbiamo conosciuto anni fa – è stata l’esperienza di Joseph, di etnia hutu, che era scappato dal Rwanda all’epoca del genocidio, era stato educato in Inghilterra ed era diventato pilota di aereo. Poi, però, si era rifugiato in Uganda per non andare a bombardare la sua gente, e questo mi aveva colpito particolarmente. Mi dicevo: uno che ha la possibilità di viver bene penso non sia una cosa da poco... Così, nel tempo, abbiamo continuato questa nostra amicizia.

    D. – La famiglia in crisi, la “coppia che scoppia”: questi cliché mediatici riflettono purtroppo anche delle realtà di fatto. Secondo voi, dove brilla ancora la bellezza della famiglia?

    R. – (Gianni) Queste situazioni di difficoltà delle famiglie capitano ovunque: io credo che l’unica cosa che salva non siamo noi stessi, ma il fatto di sentirsi parte di una dimensione ecclesiale. Ci è stato insegnato a non fidarci delle nostre forze, ma a far conto su Chi dirige queste nostre azioni. In sintesi, a non far sì che Gesù Cristo sia solo una parola.

    R. – (Lidia) La bellezza sta nel fatto che, nonostante la situazione sia spesso così grave, ci siano comunque esempi di famiglie che testimoniano, così come è loro possibile, unità e bellezza, appunto. Potrebbe essere di stimolo e di aiuto per le coppie che magari sono separate o sono in difficoltà a chiedersi: “Perché non è possibile anche per me fare una vita così?”. Non c’è bisogno di fare tanti discorsi: quando si vede una cosa bella, si desidera che lo sia anche per sé.

    D. – Cosa vi aspettate dall’incontro tra voi famiglie a Milano e dall’incontro di tutte voi con il Papa?

    R. – (Lidia) Innanzitutto, ci aspettiamo una parola di speranza ed un sostegno nella fede. Sì, ci aspettiamo grandi cose…

    R. – (Gianni) Quello che mi aspetto è che questa mobilitazione favorisca la testimonianza di ciò che la Chiesa ha da dire – e senz’altro con questo Papa ha molto da dire: che proviamo ad aiutarci un po’ tutti e che ci facciamo formare alla fede, che penso sia il grande problema dei nostri giorni.

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    Indagini in Vaticano. Padre Lombardi: prova difficile, affrontata con spirito di fede

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto oggi in sala stampa un briefing con i giornalisti sulle indagini in corso relative alla vicenda della diffusione di documenti vaticani riservati. La conferenza è stata seguita per noi da Giancarlo La Vella:

    Padre Lombardi, in apertura di conferenza stampa, ribadisce innanzitutto la preoccupazione della Chiesa per le drammatiche notizie che giungono dalla Siria, ma anche il dolore e la partecipazione per i nuovi eventi sismici che hanno colpito oggi il modenese. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha sottolineato come il Pontefice sia stato particolarmente colpito da queste due vicende:

    “É giusto esprimere tutta la nostra partecipazione al dolore di queste popolazioni e il desiderio che si cerchino subito soluzioni pacifiche. E così pure il terremoto di questa mattina ci ha molto colpiti nuovamente ed emozionati tutti. Anche su questa vicenda c’è naturalmente grande dolore e partecipazione da parte del Santo Padre e di tutti noi”.

    Il sisma – ha detto ancora padre Lombardi – non causerà, allo stato attuale, alcuna modifica nel programma dell’imminente viaggio papale a Milano in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie. Quindi, sulle vicende dei documenti vaticani sottratti dall'aiutante di camera del Pontefice, Paolo Gabriele, il direttore della Sala Stampa vaticana ha affermato che Benedetto XVI sta seguendo con attenzione una vicenda che lo colpisce profondamente e anche da molto vicino. Confermata la volontà di Gabriele di collaborare con la magistratura vaticana; smentita invece la notizia che tra il materiale riservato, trovato in casa dell’inquisito, siano stati scoperti plichi pronti per essere inviati a specifici destinatari. Smentita altresì la notizia dell’interrogatorio di cinque cardinali. Il Papa e la Curia – ha concluso padre Lombardi – stanno vivendo la vicenda come una prova difficile, ma affrontata con spirito di fede e di verità.

    “Cerchiamo di reagire nel modo corretto, facendo un cammino, anche difficile, di verità per ristabilire la fiducia e il buon funzionamento del governo della Chiesa e delle sue istituzioni. È indubbiamente una prova impegnativa per il Papa e per la Curia romana. Ci auguriamo che possa essere superata adeguatamente”.

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    Pubblicate le norme per il discernimento delle presunte apparizioni

    ◊   Discernere le presunte apparizioni attribuite ad origine soprannaturale è “un compito esigente” della Chiesa: lo afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi giorni ha pubblicato, sul sito www.vatican.va, le “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”, già emanate nel 1978 dallo stesso dicastero. Oltre al testo in latino, sono state ora divulgate le traduzioni ufficiali in cinque lingue. Ad accompagnare la pubblicazione delle “Norme” è una prefazione del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Levada. Il servizio di Isabella Piro:

    È attuale la problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella missione della Chiesa: lo scrive il cardinale Levada, nella sua prefazione alle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni. Tale normativa, risalente al 1978 e quindi al Pontificato di Paolo VI, era stata destinata solo ai vescovi, ma successivamente era apparsa, senza autorizzazione, in alcune opere. Ed è per questo che ora viene pubblicata ufficialmente dalla Congregazione stessa.

    Il cardinale Levada richiama alcuni passi della "Verbum Domini", l’Esortazione apostolica post-sinodale siglata da Benedetto XVI nel 2010, in cui il Papa sottolinea la differenza tra l’unica rivelazione pubblica, ovvero la Parola di Dio che esige la nostra fede, e le rivelazioni private, che sono vere e credibili solo se orientate a Cristo e rimandano alla Sua Rivelazione. Una rivelazione privata, dunque, è un aiuto alla fede; la sua approvazione ecclesiastica ci dice essenzialmente che essa non contrasta con la fede e con i buoni costumi e che i fedeli possono aderirvi in forma prudente. Essa può aiutare a vivere e comprendere meglio il Vangelo nell’epoca attuale, perciò non va trascurata, ma non è obbligatorio farne uso e, in ogni caso, deve trattarsi di un “nutrimento della fede, della speranza e della carità”.

    Per questo, la Congregazione pubblica ufficialmente le Norme, conclude il cardinale Levada: perché esse aiutino “l’impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell’esigente compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi o fenomeni di presunta origine soprannaturale”. L’auspicio è che il testo possa essere utile anche a “teologi ed esperti” del settore, in un ambito che oggi “necessita di una riflessione sempre più approfondita”.

    Riguardo ai contenuti delle Norme stesse, in sintesi, ricordiamo che essi indicano i “criteri per giudicare, almeno con una certa probabilità, il carattere delle presunte apparizioni e rivelazioni”. Tali criteri sono divisi tra “positivi” - ad esempio la certezza morale o almeno la grande probabilità dell’esistenza del fatto, acquisita tramite una serie indagine, l’equilibrio psichico del soggetto e la sua rettitudine di vita - e criteri “negativi”, come errori dottrinali attribuiti a Dio, la ricerca di lucro, le malattie psichiche del soggetto o atti immorali da lui compiuti.

    Infine, si definiscono le competenze di intervento, ribadendo in sostanza che spetta all’Ordinario del luogo il compito di informarsi con tempestività e procedere con cura ad un’indagine, mentre la Conferenza episcopale locale e la Congregazione per la Dottrina della Fede interverranno successivamente, su richiesta dell’Ordinario stesso o di un gruppo qualificato di fedeli; la motivazione di questi ultimi, però, non deve avere origini da ragioni sospette.

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    Nomine

    ◊   Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato arcivescovo di Denver S.E. Mons. Samuel J. Aquila, finora Vescovo di Fargo.

    Sempre negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Buffalo, presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Edward U. Kmiec, in conformità al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Buffalo S.E. Mons. Richard J. Malone, finora Vescovo di Portland.

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    Il cardinale Turkson: la Chiesa è costruttrice di pace per sua natura

    ◊   Nuove sfide per l’opera di costruzione della pace del mondo cattolico. Ne discutono per due giorni oltre 50 esponenti internazionali della Chiesa, riuniti presso il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Alla realizzazione del simposio, che s’inserisce nelle iniziative per il 50.mo anniversario dell’Enciclica “Pacem in terris” hanno collaborato la "Caritas Internationalis" e il "Catholic Peacebuilding Network". Al cardinale Peter Turkson, presidente di "Giustizia e Pace", Stefano Leszczynski ha chiesto quale sia l’impegno della Chiesa nella promozione della pace:

    R. - La Chiesa, per sua stessa natura, è un “peace-builder” e il suo fondatore era un “peace builder”; la Chiesa inoltre ha la peculiarità di possedere tantissimi strumenti per facilitare la ‘costruzione della pace’. La sua universalità, il suo messaggio, i suoi pastori sono tutti elementi che contribuiscono a realizzare questa vocazione della Chiesa di “costruttore di pace”. Io mi auguro che nel corso di questo seminario (New Challenges for Catholic Peacebuilding, 29-30 maggio a Roma; ndr) avremo occasione di sentire gente che si trova in prima linea, che è davvero coinvolta in situazioni di conflitto e di costruzione della pace, come un vescovo dell’Uganda, o della Nigeria del Nord, e tante altre persone che sono convenute qui e possono condividere con noi la loro esperienza. Credo che, alla fine, saremo in grado di poter rafforzare quelli che rischiano di perdere la speranza e di rafforzarci anche nel nostro desiderio di essere “costruttori di pace”.

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    Visita di una delegazione ceca alla Prefettura degli Affari economici della Santa Sede

    ◊   Il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, riceverà domani la visita del Comitato parlamentare per il Bilancio della Camera dei Deputati della Repubblica Ceca, guidato dal suo presidente Pavel Suchánek e accompagnato da Pavel Vošalík, ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Le carte rubate del Papa: in prima pagina, il direttore a colloquio con il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Angelo Becciu.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la Siria: il dolore e la preoccupazione di Benedetto XVI per la strage perpetrata a Hula.

    Il terremoto che ha colpito ancora l'Italia settentrionale.

    Newman guida d'oltremanica: in cultura, Matthew Fforde spiega come il teologo ispirò l'alta cultura britannica che dalla metà del XIX secolo cercò di arrestare la decristianizzazione.

    La versione di Schillebeeckx: Riccardo Burigana sul Vaticano II nel diario del domenicano olandese.

    Nell'informazione vaticana, il documento (emanato il 25 febbraio 1978) dall'allora Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, con il quale si stabilivano le norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, e la prefazione firmata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Levada.

    Ricchezza della fede radicata nel popolo: intervista di Nicola Gori all'arcivescovo di Malta, Paul Cremona, in visita "ad limina Apostolorum".

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    Oggi in Primo Piano



    Nuove forti scosse in Emilia, numerose vittime. Vicinanza del Papa alle popolazioni colpite

    ◊   In Emilia Romagna, la terra continua a tremare. Un lungo sciame sismico è iniziato intorno alle 9 con una scossa di magnitudo 5.8, ed è continuato fino alle 13 con altre 40 scosse, le ultime di intensità ancora superiore a 5. Ripercussioni in tutto il Nord Italia fino in Austria. L’epicentro nel modenese, con un bilancio ancora imprecisato di vittime - almeno 13 i morti - diversi feriti e dispersi, mentre si continua a scavare tra le macerie. Vicinanza e partecipazione, ha detto padre Federico Lombardi, viene espressa alle popolazioni colpite da Benedetto XVI. E la vicinanza dello Stato ai terremotati è espressa dal premier Monti e dal presidente Napolitano. Il governo riferirà nel pomeriggio. Scuole e uffici sono chiusi da Bolzano a Milano, a Imperia a Firenze. Paura e gente in strada anche a Venezia. Viabilità ferroviaria compromessa tra Emilia e Veneto. Squadre specializzate stanno arrivando da diverse regioni e la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro come primo contributo. Al microfono di Gabriella Ceraso, la testimonianza di mons. Antonio Lanfranchi, vescovo di Modena- Nonatola:

    R. – C’è stata una forte scossa appena dopo le 9: si è avvertita in termini forti anche a Modena centro, ma ha avuto il suo epicentro nella zona di Medolla e Cavezzo, che è la zona che già era stata colpita, con crolli di capannoni, ulteriori danni alle chiese – qualcuna di quelle che erano ancora in piedi è crollata – e un danno ulteriore alle abitazioni che avevano tenuto finora. E purtroppo, ci sono anche delle vittime: dicono otto-nove vittime. La gente ha molta paura. In alcuni capannoni, infatti, soprattutto degli artigiani, era ripreso, il lavoro …

    D. – La gente era già impaurita da prima… non si era ripresa...

    R. – La gente aveva dimostrato molta voglia di ricostruire. Ogni paese, ogni parrocchia aveva trovato una modalità, e questo serviva molto, anche, a dare speranza e ad unire gli animi.

    D. – Sia il cardinale Antonelli sia il cardinale Scola, da Milano, hanno manifestato la loro vicinanza; anche il capo di Stato ha detto: “L’Italia ce la farà, si riprenderà e lo Stato sarà presente” …

    R. – Sì. Noi, qui, come diocesi abbiamo celebrato anche la Veglia di Pentecoste proprio a Finale, con una grandissima partecipazione: erano più di mille persone. E’ stato un grande segno di unità e questo ha fatto bene alla popolazione. C’è proprio bisogno di sentire che non sono abbandonati.

    D. – I danni maggiori sono alle chiese: a Mirandola è crollato addirittura il duomo …

    R. – Sì: sono andato a far visita a tutti, e da quello che mi risulta il duomo è andato proprio distrutto; distrutta la chiesa principale di San Felice, diverse chiese di Finale, di Medolle … più di 30 chiese sono state distrutte o semidistrutte.

    D. – Cosa fare? Lei che cosa dirà alla gente?

    R. – La prima parola è la vicinanza e il coraggio, la seconda è la speranza che si traduca in volontà di costruire. La terza è la solidarietà di popolo e di comunità, e il popolo modenese in questo è molto sensibile, si dà da fare …

    Sulla natura e sugli effetti della sequenza sismica in corso in Emilia, l'opinione di Stefano Gresta, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Diciamo che fin dal primo minuto abbiamo detto che una sequenza sismica come quella che è iniziata due domeniche fa si evolve con terremoti che in genere hanno magnitudo inferiore a quella della scossa principale, ma qualche scossa può anche avere magnitudo superiore. Sequenze di questo tipo purtroppo possono durare settimane o mesi. E’ un problema ovviamente per chi vive nella zona dell’epicentro. Chi lo ha risentito in aree lontane magari si è spaventato, ma non c’è da temere nelle aree lontane dall’area centrale.

    D. – Il terremoto che c’è stato tra Calabria e Basilicata ha qualcosa a che vedere con questo movimento del Nord Italia?

    R. – No, assolutamente. Ieri c’è stata una scossa di magnitudo superiore a 4; stanotte una scossa di magnitudo 2.8 nella zona del Pollino, al confine, come diceva lei, tra Basilicata e Calabria. Ma in quella zona, da più di un anno e mezzo, c’è un’attività sismica con queste caratteristiche.

    D. – Suggerimenti per scuole, uffici, qual è la cosa migliore da fare, secondo voi?

    R. – Sul posto esistono squadre di operatori della protezione civile e degli enti locali, che valutano caso per caso quello che è lo stato dei diversi edifici. Se gli edifici non hanno subito lesioni con scosse come quelle che abbiamo osservato in questi giorni, l’attività dal mio punto di vista può continuare normalmente.

    D. – Continua ad essere, comunque, un movimento superficiale... non un movimento di profondità?

    R. – Diciamo che la profondità è tra i cinque e i dieci chilometri. Il processo di rottura della crosta terrestre sta continuando. Le scosse di questa mattina erano un pelo più ad Ovest rispetto al baricentro della sequenza. Il che significa che la rottura si va a completare su tutto quel fronte, che avevamo individuato fin dai primi giorni, dalla città di Modena alla città di Ferrara.

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    Egitto nel caos: migliaia di manifestanti a Piazza Tahrir contro i risultati delle presidenziali

    ◊   Egitto nel caos. Piazza Tahrir, al Cairo, è tornata a ripopolarsi di migliaia di manifestanti, dopo l’annuncio dei risultati delle presidenziali, che hanno visto la vittoria del leader dei "Fratelli Musulmani", Morsi, e dell’ex premier di Mubarak. Shafiq, il cui ufficio elettorale è stato incendiato nella notte. Saranno loro a contendersi il ballottaggio. Chiunque sarà il vincitore, dunque, non rappresenterà le istanze di tutti coloro che nei mesi scorsi hanno manifestato fino a determinare la caduta di Mubarak. Salvatore Sabatino ha chiesto a Vincenzo Strika, direttore dell’Istituto per l’Oriente, se c’è il rischio, a questo punto, che l’Egitto possa davvero infiammarsi:

    R. – Speriamo di no, anche perchè l'Egitto è un Paese che ha già tanti problemi. La comunità internazionale dovrebbe intervenire per mantenere buoni rapporti, incoraggiare l’economia, perché poi tutte queste rivolte sono incominciate come “rivolte del pane”: quando si tocca l’essenziale degli alimenti, la gente protesta, se la prende con chi è al governo. La periferia del Cairo, ad esempio, è una cosa tremenda: molti anni fa, il quartiere di Embaba, che è un quartiere periferico, praticamente fu sedato con l’intervento di 15 mila militari. Sono in quartieri come questi che i problemi economici sono enormi ed hanno un gran peso per la stabilità.

    D. – I generali che in principio erano visti come i modernizzatori dell’Egitto, oggi sono una casta ricchissima di privilegiati che detiene tutto il potere politico ed economico di questo Paese …

    R. – E' vero. Rilanciano anche l’industria militare, in collaborazione con gli Stati Uniti … Gli Stati Uniti hanno cercato di guidare questi cambiamenti politici. Qualcuno ha detto: sostituiamo i vecchi generali con quelli più giovani. La politica americana tende alla democrazia e la democrazia dovrebbe – teoricamente – mantenere stabilità, e questa è una cosa bella. Però, la stabilità della democrazia c’è fino a quando non c’è forte disoccupazione.

    D. – L’Egitto è stato da sempre l’ago della bilancia per l’intera area mediorientale. Questi cambiamenti potranno influire sugli equilibri già fragili dei Paesi che lo circondano?

    R. – Certamente sì. Naturalmente, non bisogna dimenticare che esistono anche altri Paesi importanti nell'area, come l’Arabia Saudita, che – insomma – ha un suo peso, un peso economico, non indifferente, e che tra l'altro ha legami con i "Fratelli musulmani" anche egiziani, che ricevono fondi da quella parte …

    D. – Invece, sul fronte israelo-palestinese?

    R. – Non esistono le condizioni per una nuova guerra; esistono le condizioni per situazioni di attrito. Probabilmente sono già incominciate le prime tensioni, tipo gli attentati al gasdotto che viene dal Sinai verso la Giordania e Israele: lì ci sono stati, mi sembra, tre attentati. E’ una pace non-pace.

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    Rapporto Unicef: minori in povertà, 30 milioni nel mondo sviluppato

    ◊   La povertà tra i bambini e gli adolescenti in aumento nel mondo sviluppato, e l’Italia è tra i Paesi fanalino di coda. Lo rivela il rapporto dell’Unicef presentato stamane a Roma. In apertura dell’incontro il messaggio del presidente del Consiglio italiano, Mario Monti. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Scrive il premier Mario Monti: “proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere tra le priorità di ogni governo”. A leggere il suo messaggio è stato il presidente dell’Unicef Giacomo Guerrera, rimarcando poi che l’Italia è tra i Paesi dove l’intervento della politica è stato in realtà negli anni scorsi ininfluente per il benessere dell’infanzia: se la Germania è scesa dal 17 all’8,5 per cento nel tasso di povertà infantile l’Italia è calata dal 16,2 al 15,9, quasi nulla. Al di là delle parole si aspettano dunque fatti e non solo dai politici italiani se in tutti i Paesi considerati - 35 tra i più sviluppati - vi sono 30 milioni di minori che vivono in povertà, e 13 milioni sono quelli che abitano nell’Unione Europea. Considerato che la ricerca Unicef poggia su dati del 2009 possiamo di certo immaginare che questi dati complessivi siano in difetto, alla luce della crisi economico-finanziaria globale. Investire nella protezione e nello sviluppo dei bambini e degli adolescenti – ci ricorda l’Unicef – non solo “è eticamente corretto, ma anche vantaggioso in termini economici e sociali”. E dunque conclude la ricerca “lasciare che i minorenni crescano in condizioni di povertà comporta svantaggi personali per il bambino e alti costi sociali ed economici futuri in termini di salute e sicurezza sociale”.

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    Anarco-insurrezionalisti italiani minacciano attentati alle Olimpiadi di Londra

    ◊   Sulle Olimpiadi di Londra si allunga l’ombra del terrorismo; non quello di Al Qaeda, ma della Federazione anarchica informale (Fai), il gruppo italiano che ha rivendicato l'attentato contro l'amministratore delegato di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi. Annunciata una “guerra di bassa intensità” per disturbare la manifestazione sportiva. Ad annunciarlo la stampa britannica, che ha parlato pure di un'azione di sabotaggio che la scorsa settimana ha gravemente danneggiato i servizi ferroviari da e per Bristol. Sull’attendibilità di questa minaccia, Salvatore Sabatino ha sentito Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Sudi Lotta al Terrorismo:

    R. - Gli anarchici, intanto, hanno una loro storia in Grecia, in Italia, in Francia, ma anche in Spagna. Sono gruppi che hanno una sorta di legame tra loro, anche se poi producono terrore in maniera autonoma, e ogni gruppo ha una sua impostazione, e regole di carattere interno che li rende molto differenti. Per cui un possibile processo di insicurezza sulle Olimpiadi ovviamente pesa. Credo che questa sia una minaccia che sta in piedi.

    D. - Questi gruppi stanno alzando la testa in Europa, nei Paesi che, non a caso, subiscono maggiormente la crisi economica. Oltre alla crisi, ci sono altri motivi che possono essere cause scatenanti di questo fenomeno?

    R. - L’elemento scatenante è sempre l’insicurezza sociale, ovviamente aggravata da circostanze drammatiche come quelle attuali. Quindi tanto più forte è l’insicurezza sociale ed economica, tanto più forte è la loro dimensione che produce insicurezza.

    D. - Soffermandoci sull’Italia: c’è il pericolo che si creino innesti tra questi gruppi e le organizzazioni mafiose?

    R. - Il Fai non ha mai avuto elementi di contiguità con la mafia. Però c'è da dire che in Italia, i grandi momenti di transizione politica, sono stati sempre segnati in maniera irrimediabile da una stagione stragista. La gestione della paura è una strategia tradizionale per orientare il consenso politico. Nel ’92-’93, ad esempio, passavamo dalla Prima alla Seconda repubblica. Anche oggi, passiamo dalla Seconda alla Terza. Sono tutti momenti di passaggio importanti, per cui a mio avviso, nei prossimi mesi potranno crescere gli attentati e potrà crescere un nuovo leader, oppure un leader di nuovo, e ovviamente in un clima di confusione generale, bastano poche parole semplici dai toni forti, per spostare l’attenzione e governare l’emozione.

    D. - Invece le grandi organizzazioni terroristiche internazionali, possono trovare terreno fertile in questi gruppi?

    R. - A mio avviso, ad esempio, Al Qaeda, non approfitta dei grandi eventi, come le Olimpiadi in questo caso, per attaccare. Al Qaeda stessa produce il grande evento mediatico. Per cui le Olimpiadi dovrebbero essere sicure.

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    In un libro mons. Pagano racconta la storia di un monastero sul Monte Soratte

    ◊   “Vita reclusa sul Monte Soratte” è il titolo del libro scritto da mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, che è stato presentato nei giorni scorsi a Sant’Oreste, paese vicino Roma che sorge alle pendici del monte. La presentazione è avvenuta in occasione della Festa della Madonna di Maggio, una delle più sentite dalla popolazione che da sempre è devota a Maria. Come e perché è nato questo libro? Benedetta Capelli lo ha chiesto allo stesso mons. Sergio Pagano:

    R. – L’idea è nata da una ricerca che io stavo compiendo per altri documenti nel nostro fondo dell’Abbazia delle Tre Fontane. Mi sono imbattuto nella regola originale, sottoscritta dal famoso cardinale Alessandro Farnese, per le monache di Santa Croce di Sant’Oreste. Poiché si tratta di una regola rarissima scritta per monache da un cardinale di quella statura, come era il cardinale Farnese, ho approfondito la ricerca. Ho cercato nello stesso fondo delle Tre Fontane la storia del monastero, ho approfondito la sua fondazione attraverso l’archivio di Stato di Roma, mi sono recato all’archivio comunale di Sant’Oreste, ed è venuta fuori la storia di questo singolare monastero di monache che è stato fondato nel 1571 ed è esistito fino all’estinzione, nel 1908.

    D. – Qual è secondo lei l’aspetto di questa storia che la rende così affascinante?

    R. – Anzitutto la particolarità di questo monastero perché pur essendo monache che professavano la regola agostiniana si trovavano in un monastero che non era soggetto al vescovo ma soggetto all’abate commendatario, in tal caso al cardinale commendatario dell’Abbazia delle Tre Fontane. Queste monache quindi sono di origine locale, è un monastero sorto a Sant’Oreste che non ha avuto altre filiazioni, è nato e si è estinto lì. Ha conosciuto una buona fortuna perché dal 1571 in poi ha avuto una lunga storia durata fino al 1908; venne soppresso per 14 anni durante l’età napoleonica ma dopo riprese la sua attività nel 1814. Ha avuto una grande presenza di monache, pur essendo un monastero locale arrivò a contare tra il ’600 e il ’700 fino a 26-28 monache provenienti dal Lazio ma anche dalla Toscana, dalla Campania… E ha giovato al paese, al borgo di Sant’Oreste, e Sant’Oreste ha giovato al monastero. C’era un’osmosi tra questo centro di spiritualità, con queste donne che avevano una regola di clausura molto severa, e la stessa cittadinanza di Sant’Oreste che a loro aveva donato vigne, terre, castagneti, possedimenti. Viceversa le monache avevano accolto nel loro monastero le figlie di questa terra, le ragazze che non potevano sposarsi o per mancanza di dote o per scelta religiosa, etc. Quindi è un caso molto tipico, non dico unico, perché in Italia ne conosciamo altri, ma insomma un caso tipico che mi sembra sia bene studiare.

    D. – Si può dire che questo monastero sia stato un seme gettato in quel territorio che già in passato aveva avuto luminose figure di santi come San Silvestro, Benedetto del Soratte, e che quindi in un certo senso ha accresciuto il fervore religioso di quel posto?

    R. – Sì, questo è molto vero perché fu un centro di spiritualità, non l’unico perché appunto sopra al monastero, verso la cima del Soratte, c’è il famoso eremo di San Silvestro. Ma Sant’Oreste ha avuto anche figure di ecclesiastici molto degni, il cui riflesso noi lo troviamo nell’archivio proprio delle Tre Fontane perché, come ho detto, l’abate aveva piena giurisdizione ecclesiastica su questo territorio. Quindi, queste monache sono state un centro di spiritualità e direi anche di cultura perché facevano il cucito, lo vendevano per proventi ovvi, per mantenimento non solo di Sant’Oreste ma di tutta la zona vicina; facevano piatti anche tipici da come risulta dalle regole, di cui si avvantaggiavano le feste locali quando c’erano; educavano le fanciulle del luogo quando entravano in monastero come educande con una certa serietà, si potrebbe dire, continuità. Per me è stato un polmone quella comunità sempre in osmosi tra la vita civile e la vita religiosa.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Afghanistan: ucciso il numero due di Al Qaeda

    ◊   Un alto esponente di Al Qaeda è stato ucciso in un’operazione militare in Afghanistan. Si tratta di Sakhr al-Taifi, considerato il numero due nel Paese asiatico delle rete terroristica creata da Osama Bin Laden. Diversi i particolari forniti a Kabul dall’Isaf, la forza internazionale sotto comando Nato. L’operazione, che si è avvalsa di un consistente sostegno aereo, è avvenuta domenica scorsa nel distretto di Watapur, nella provincia orientale di Kunar. Nel raid ha perso la vita anche un secondo terrorista di al Qaida, Saudi Sakhr al-Taifi, che dirigeva gli attacchi contro le forze della coalizione e dell'esercito afghano e che faceva da tramite tra i vertici della rete in Pakistan e i miliziani che operano in Afghanistan. L’Isaf precisa ancora che l’azione militare ha avuto come obiettivo esclusivamente i due leader, evitando qualsiasi coinvolgimento di civili. L’episodio avviene pochi giorni dopo il vertice Nato di Chicago, nel quale è stato ufficializzato il disimpegno graduale dal Paese delle forze internazionali a favore di quelle afghane sino al ritiro definitivo nel 2014. (G.L.V.)

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    Sudan: riprendono ad Addis Abeba i colloqui di pace tra Nord e Sud

    ◊   Decisiva ripresa oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, dei colloqui di pace tra Sudan e Sud Sudan. Una tappa importante verso la distensione tra Karthoum e Juba, che dal luglio scorso, con l’indipendenza del Sud, continuano a dar vita ad un sanguinoso conflitto per il controllo delle zone petrolifere di confine. Nell’occasione il portavoce dell’esercito sudanese ha dichiarato che l'esercito di Karthoum si ritirerà dalla regione contesa di Abyei, aderendo alla richiesta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il Sudan aveva invaso l’Abyei nel maggio del 2011, causando la fuga di decine di migliaia di civili. Dalla sua, il Sud Sudan torna ad accusare il governo del Nord dei continui bombardamenti sul proprio territorio; un atteggiamento incomprensibile, proprio perché alla vigilia dei colloqui di pace promossi ad Addis Abeba dall’Unione Africana. Comunque da ambo le parti si esprime un cauto ottimismo per l’esito dei negoziati. Ricordiamo che il Sud Sudan si è definitivamente separato da Karthoum nel luglio dello scorso anno, dopo l'accordo di pace del 2005, che pose fine alla guerra civile costata la vita a quasi due milioni di persone. (G.L..V.)

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    Il Rwanda smentisce di appoggiare la guerriglia congolese

    ◊   Il governo del Rwanda ha smentito con una nota del Ministro degli Esteri, Louise Mushikiwabo, le affermazioni contenute in un rapporto riservato delle Nazioni Unite sul reclutamento di cittadini rwandesi da inviare in rinforzo al movimento di guerriglia M23 che opera nel nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. L’M23 è descritto come un movimento formato da soldati congolesi disertori. Secondo quanto riporta la Bbc, che ha reso noto il rapporto, “le Nazioni Unite hanno interrogato 11 combattenti che hanno abbandonato le loro posizioni nelle foreste tra la Rdc e il Rwanda. Il rapporto descrive questi disertori come cittadini rwandesi reclutati in Rwanda con il pretesto di unirsi all’esercito nazionale, compreso un minore” spiega l’emittente televisiva. "Alcuni combattenti hanno detto che sono stati reclutati nel mese di febbraio", ha detto la Bbc. Gli scontri tra le Forze armate congolesi (Fardc) e l’M23, costituitosi ufficialmente il 6 maggio, sono concentrate nel territorio di Rutshuru, a nord di Goma, e più precisamente in una zona circoscritta nei pressi del confine con il Rwanda e l'Uganda. Le affermazioni del rapporto riservato dell’Onu hanno avuto ampia eco sulla stampa congolese. “Classificato come riservato, il rapporto delle Nazioni Unite ha portato alla luce, il gioco pericoloso del Rwanda si presenta come la principale causa di insicurezza che regna costantemente nella parte orientale della Rdc. Questo documento rafforza le conclusioni del rapporto Mapping sul saccheggio delle risorse della Rdc, anche questo commissionato dalle Nazioni Unite” scrive il quotidiano “Le Potentiel” di Kinshasa. (R.P.)

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    Nigeria: documento di mons. Onaiyekan sulla crisi con Boko Haram

    ◊   “I conflitti definiti come religiosi sono spesso il risultato di manipolazioni politiche e di rivalità fra gruppi contrapposti; questo spiega anche perché la religione può diventare facilmente un catalizzatore di emozioni al servizio di qualsiasi tipo di causa”. Spiega così, mons. Onaiyekan, la situazione di conflitto che la popolazione Nigeriana sta vivendo in questo periodo storico. In un documento intitolato “Il conflitto e la pace in Nigeria: il ruolo della religione tra disperazione e speranza”, l’arcivescovo di Abuja fa un’analisi della situazione sociale e politica della Nazione africana. Centrale nella sua tesi è la riflessione sulla crisi nei rapporti con la setta musulmana Boko Haram, organizzazione terroristica che mira ad imporre la legge islamica nel Paese. Secondo mons. Onaiyekan, il conflitto religioso è strumentalizzato ai fini della conquista di un’egemonia che mina la convivenza pacifica tra le fedi. Il documento, presentato a Nairobi, in Kenya, durante un incontro del Consiglio africano dei capi religiosi, contiene un appello al governo in carica affinché promuova e favorisca il dialogo tra i soggetti politici per fronteggiare questa minaccia alla Nazione. Dal 2009 i numerosi attentati attribuiti al gruppo armato Boko Haram hanno causato oltre 1200 vittime. Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha ieri annunciato ulteriori investimenti sulla sicurezza da parte del governo, mirati a superare a breve la crisi. (A.C.)

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    Honduras: il dramma dei migranti rimpatriati a forza nel loro Paese

    ◊   "Sono la povertà, lo status sociale e la violenza i fattori che continuano a spingere i nostri compatrioti a lasciare il Paese, seguendo un percorso pericoloso, pieno di dolore e sofferenze", ha detto suor Valdete Wilemann, responsabile del Centro per i Migranti Ritornati (Camr), che si trova nei pressi dell'aeroporto di Toncontin, Honduras, descrivendo il dramma delle persone che cercano una nuova vita all’estero, ma che sono poi rimpatriate a forza nel loro Paese. La religiosa - riporta l'agenzia Fides - ha ricordato che questo anno è cresciuta la deportazione dei migranti rispetto allo scorso anno: “abbiamo registrato un aumento del 10,46% delle espulsioni per via aerea; questo significa che sono rientrate circa 2.500 persone in più rispetto all’anno scorso". Secondo suor Valdete i migranti fuggono la corruzione e le estorsioni delle quali sono vittime in Honduras, per poi cadere nelle reti dei trafficanti di esseri umani che operano in Guatemala e Messico, tappe obbligate per raggiungere via terra gli Stati Uniti. Secondo quanto comunica il settimanale Fides dell’Honduras, citando i dati raccolti dalla Pastorale della Mobilità Umana, sono 1.500 le famiglie honduregne alla ricerca di parenti scomparsi durante i “viaggi della speranza” verso il Nord America. Suor Valdete appartiene alle Suore Missionarie Scalabriniane, che sono responsabili della Pastorale della Mobilità Umana a livello nazionale. La congregazione gestisce inoltre tre case di accoglienza per i migranti deportati. (R.P.)

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    Bolivia: il cardinale Terrazas esorta a non farsi giustizia da sè

    ◊   Il cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz, ha condannato con forza la piaga della “giustizia fai da te”. "Ci fa veramente paura sapere quando viene linciata una persona, come se fosse un valore il fatto che ogni comunità possa assumere la legge nelle proprie mani, è orribile togliere la vita ad un altra persona e ciò che è peggio ancora, se poi si dice che è stato un errore", ha detto il cardinale nell'omelia di domenica scorsa, riferendosi all'esecuzione di due persone la scorsa settimana, tra le quali un poliziotto nella città di Ventilla. In questo ultimo caso gli stessi autori dell’omicidio hanno ammesso che la vittima è stata uccisa per errore, per vendicare un torto che era stato commesso da un’altra persona. Nella zona da tempo la popolazione tende a farsi giustizia da sé e non di rado a fare le spese della furia popolare sono persone innocenti. Il cardinale ha inoltre lamentato la crescita di bande giovanili in diverse città: diversi di questi gruppi sono costituiti da bambini che sfuggono al controllo dei genitori o che occupano il tempo libero in modo sbagliato. "E' doloroso vedere come aumentano le bande, è un fenomeno che da tempo avrebbe dovuto essere affrontato da coloro che hanno una responsabilità verso la società. Ma piuttosto che contare il numero delle bande, ciò che ci deve preoccupare in modo grave è che in questi gruppi vi sono bambini, ragazzi e ragazze di età compresa tra 11 e 12 anni", ha affermato il cardinale Terrazas. Secondo uno studio del locale Servizio di Politiche Sociali, pervenuto all'agenzia Fides, vi sono in Bolivia 2 milioni 800 mila bambini che vivono in una situazione di rischio, vittime di abusi, della povertà estrema e dell’abbandono in strada. (R.P.)

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    Indonesia: a Java premio islamico ad un missionario irlandese, apostolo dei poveri

    ◊   In una nazione in cui le divisioni confessionali "sono in continua e forte ascesa", una persona come padre Carolus diventa "un buon esempio" di come "un missionario straniero possa mostrare il suo impegno amorevole verso gli altri, a dispetto della loro identità islamica". Con queste motivazioni il prof. Syafi'i Maarif, studioso e fondatore del Maarif Institute, ha assegnato l'edizione 2012 dell'omonimo premio a padre Charles Patrick Edward Burrows, missionario degli Oblati di Maria Immacolata di origine irlandese (è nato a Dublino), che dal 1973 vive a Cilacap, nella provincia dello Java centrale, sud-ovest dell'Indonesia. Il sacerdote ha dedicato particolare attenzione al lavoro missionario degli abitanti poveri di Segara Anakan Delta, una zona litoranea a grandissima maggioranza musulmana, assai povera e priva delle risorse di base. Syafi'i Maarif è una figura di primo piano nel panorama culturale indonesiano: decano dell'Università degli studi islamici a Yogyakarta ed ex presidente dell'organizzazione musulmana moderata Muhammadiyah, la seconda per importanza del Paese, ha deciso di dar vita anche all'istituto Maarif per la cultura e l'umanità, impegnato nel lavoro di integrazione, dialogo interreligioso e nella promozione della cultura nazionale. Ogni anno - riferisce l'agenzia AsiaNews - il Centro assegna il Maarif Award, concesso a personalità che si distinguono per il loro lavoro a favore dello sviluppo dell'Indonesia. Fra i motivi che hanno portato alla scelta di padre Carolus, missionario Omi, vi è proprio "l'impegno totale" e appassionato alle sorti degli abitanti di Segara Anakan, senza differenze, favoritismi o emarginazione nonostante siano a larghissima maggioranza di fede musulmana. Il sacerdote ha ricevuto il premio lo scorso fine settimana, durante un evento pubblico che si è tenuto nella capitale Jakarta. Il sacerdote irlandese, promotore della Social Bina Sejahtera Foundation, è la terza personalità cattolica a ricevere il prestigioso riconoscimento dopo padre V. Kirjito - arcidiocesi di Semarang - e padre Yoseph Suyanto Pr, anch'egli di Semarang. Fajar Riza Ul Haq, direttore del Maarif Institute, elogia "l'impegno" del sacerdote nel lavoro di caritativa e nel miglioramento della società sulle basi "del pluralismo", grazie alle quali egli "ha saputo costruire ponti" fra culture. Padre Carolus ha infatti realizzato scuole e centri di aggregazione, senza mai sfruttare la sua condizione di sacerdote per attirare a sé le persone. "Ha una pazienza infinita e una profonda umiltà" conclude la signora Atiek Wibisono, cattolica di Cilacap. (R.P.)

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    India: in Andhra Pradesh no al 4,5% di posti riservati a cristiani e musulmani poveri

    ◊   L'Alta corte dell'Andhra Pradesh rigetta una proposta del governo centrale dell'India, che impone di riservare alle minoranze religiose delle Others Backward Class (Obc) il 4,5% di posti in scuole statali e istituti pubblici. Secondo il tribunale dello Stato, la proposta del governo dell'Unione viola le credenziali laiche del Paese, perché si basa su motivazioni religiose. Per legge, alle Obc (categoria di persone considerate inferiori da un punto di vista economico e sociale) spetta il 27% di posti nel settore pubblico. Il 21 dicembre 2011, il governo centrale ha emesso una nota in cui chiedeva agli Stati di riservare il 4,5% della quota complessiva alle minoranze religiose, per lo più cristiani e musulmani. Le Obc - riferisce l'agenzia AsiaNews - si distinguono dalle Scheduled Caste (Sc, dalit o "fuori casta") e dalle Scheduled Tribe (St, indigeni tribali): l'appartenenza a queste categorie non dipende dalla fede religiosa, ma da fattori sociali, economici ed educativi radicati nel tempo. Secondo Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), la motivazione dell'Alta corte è solo "un altro modo per discriminare ed emarginare i dalit cristiani e musulmani", che in Andhra Pradesh rientrano anche nelle Obc. In India, l'art. 3 della Costituzione sulle Sc riconosce diritti e facilitazioni di tipo economico, educativo e sociale solo ai dalit indù, buddisti (dal 1956) e sikh (dal 1990). (R.P.)

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    Sri Lanka: 5mila cattolici, musulmani e indù difendono il vescovo di Mannar da accuse “ignobili”

    ◊   Oltre cinquemila persone tra cristiani, musulmani e indù, sia laici che religiosi, hanno partecipato a un raduno per esprimere sostegno e solidarietà a mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar (Northern Province), contro le offensive dichiarazioni di Rishard Bathiudeen, ministro per l'Industria e il Commercio. In una recente seduta parlamentare, il politico ha accusato il vescovo di fomentare la popolazione tamil contro i musulmani della zona, paragonandolo al Ven. Innamaluwe Sumangala Nayak Thero, monaco del Tempio d'oro di Dambulla, che a fine aprile ha sostenuto l'attacco di alcuni buddisti a una moschea. Il raduno - riporta l'agenzia AsiaNews - si è tenuto domenica davanti alla cattedrale di St. Sebastian di Mannar. Provenienti da varie parti dello Sri Lanka, i partecipanti al raduno hanno sottolineato "lo straordinario coraggio" di mons. Joseph, in ogni sua opera. A conclusione del programma, le persone hanno lanciato un appello al ministro, affinché presenti le sue scuse ufficiali al prelato. Makkal Caddar, un imam in pensione, sottolinea: "Le dichiarazioni del ministro, un musulmano, sono da condannare. Apprezziamo quello che fa il vescovo per tutta la gente di Mannar". Per suor Jacintha, delle Suore della Carità, i commenti del politico "puntano a distruggere l'armonia tra la popolazione". "Ammiriamo davvero - spiega Mano Iankaran Sharma, un indù - quello che mons. Joseph fa. La sua dedizione è incredibile. Egli agisce nell'interesse di ciascuno di noi: tamil, singalesi, cattolici, indù, musulmani. Non ho mai visto nessun sacerdote indù agire allo stesso modo". (R.P.)

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    Senegal: forte appello all’unità al termine del pellegrinaggio mariano a Popenguine

    ◊   Con un forte appello all’unità “indispensabile al progresso spirituale”, allo sviluppo economico e al consolidamento delle giovani democrazie africane si è concluso domenica scorsa il 124° pellegrinaggio al Santuario mariano di Popenguine, in Senegal, iniziato il 26 maggio. 100mila fedeli senegalesi e dai Paesi vicini, ma anche esponenti della comunità musulmana locale e rappresentanti delle istituzioni erano presenti alla Messa conclusiva dell’evento dedicato quest’anno al tema “Affinché siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, ed io in te”, tratto dal Vangelo di Giovanni. E proprio sulla necessità dell’unità si è incentrata l’omelia affidata a mons. Ernest Sambou, vescovo di Saint-Louis. “Siamo tutti nati nell’unità, anche se è difficile trovarla e quando la raggiungiamo è fragile e di breve durata”, ha detto il presule che ha sottolineato che ”solo Dio può aiutare gli uomini a vivere nell’unità”. Mons. Sambou, citato dall’agenzia di stampa senegalese Aps ripresa dall’Apic, ha poi espresso l’auspicio che la Chiesa possa contribuire a creare un’autentica unità tra le diverse etnie che compongono la società senegalese e i Paesi vicini, una unità - ha detto - che deve essere vissuta “non solo in circostanze particolari ed eccezionali, ma sempre”. Egli ha quindi denunciato i mali che insidiano l’unità nelle società africane: dalla divisione del mondo tra chi ha e chi non ha, all’”egoismo e la sete di potere”, alle ingiustizie sociali ed economiche, alla degenerazione della politica che dovrebbe essere al servizio del bene comune, ma che viene invece usata per dividere. Ma la più grave insidia – ha aggiunto - viene oggi dal dominio mondiale della finanza che con il denaro controlla i governi senza avere alcuna legittimazione democratica. Mons. Sambou ha anche denunciato il fenomeno l’accaparramento delle terre strappate ai popoli africani dalle grandi multinazionali straniere con la complicità delle classi dirigenti locali. Infine, un appello per la fine dell’ancora irrisolto conflitto nel Casamance, la regione del Senegal meridionale dove da 30 anni combatte il Movimento separatista delle Forze democratiche del Casamance. (L.Z.)

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    Lavoro: il britannico Guy Rider è il nuovo direttore dell’Ilo

    ◊   Guy Ryder è il nuovo Direttore Generale dell’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite con sede a Ginevra. È stato eletto ieri dal Consiglio di Amministrazione dell’organizzazione, succedendo così Juan Somavia. 56 anni, britannico, laureato alle Università di Cambridge e Liverpool, Ryder è stato dal 2002 al 2006 Segretario Generale delle Confederazione internazionale dei sindacati liberi (Cisl Internazionale, in inglese Icftu) e dal 2016 al 2010 il primo Segretario Generale della Confederazione internazionale dei Sindacati (istituita a Vienna nel 2006). È il decimo direttore generale a prendere le redini dell’Organizzazione nei suoi 93 anni di storia e inizierà il suo mandato quinquennale nell'ottobre del 2012. (L.Z.)

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    Ambiente e sviluppo: a giugno conferenza Onu in Brasile

    ◊   Si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Uncsd), chiamata anche “Rio+20” per ricordare il ventennale dal primo Vertice della Terra di Rio 1992. Già in passato questo genere di incontri hanno indicato ai diversi Governi le linee guida per definire scelte in favore della sostenibilità dello sviluppo. Alla conferenza parteciperanno non solo leader mondiali ma anche rappresentanti della società civile, della comunità scientifica, di organismi non governativi, dei lavoratori e dei sindacati, per delineare obiettivi condivisi e individuare i mezzi per ottenere una crescita economica che sia socialmente equa. I temi portanti del confronto, infatti, saranno legati alla sostenibilità ambientale e alla green economy, in relazione anche al benessere sociale e alla lotta alla povertà, questioni che in questi grandi incontri, troppo spesso vengono affrontate parlando solo di salute riproduttiva, programmi di pianificazione familiare, controllo della crescita demografica e uguaglianza di genere, rischiando così di incoraggiare linee di condotta dei singoli governi a sostegno di politiche favorevoli al controllo delle nascite tramite aborto, contraccezione e sterilizzazione. L’incontro di Rio dovrà chiarire ciò che le Nazioni Unite intendono parlando genericamente di “diritti riproduttivi” e “dinamiche demografiche”. (A.C.)

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    Assisi: spot Tv dei Frati francescani per aiuti umanitari

    ◊   Un sms al 45502 di 2 euro, per ragazze madri e bambini africani: questo l’appello dello spot che verrà lanciato dai frati del Sacro Convento di Assisi per promuovere una campagna di solidarietà innovativa per i seguaci di Francesco. Animatori dello spot - riferisce l'agenzia Sir - sono lo statunitense padre Martin, l‘indiano padre Daniel, e gli italiani padre Egidio e Loreto, protagonisti di un messaggio televisivo nazionale che invita a partecipare a una raccolta di fondi per progetti benefici: il primo sarà realizzato in Sud Sudan, a Rajaf vicino alla capitale Juba, dove verrà creata una struttura di recupero per ragazze di strada. Il secondo progetto interesserà le missioni francescane Kenya a Ruiri, dove i frati minori conventuali realizzeranno una struttura che possa aiutare i ragazzi in difficoltà a studiare. Inviando l’sms al numero suddetto verranno donati 2 euro per le finalità di aiuto a ragazzi e ragazze africane. “È la prima volta che fratelli del Sacro convento - ha sottolineato il direttore della sala stampa, padre Enzo Fortunato - partecipano in prima persona a una campagna di solidarietà, una delle più significative di questi ultimi anni, tesa a sostenere progetti umanitari in realtà drammaticamente povere e bisognose e dell‘aiuto di tutti”. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 150

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