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Sommario del 27/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: l'unità di Pentecoste vinca la Babele delle divisioni e delle inimicizie
  • Il Papa al Regina Caeli: San Giovanni d’Avila e Ildegarda di Bingen saranno Dottori della Chiesa
  • Solidarietà del Papa ai cristiani del Medio Oriente in un Messaggio al Patriarca Mar Dinkha IV
  • Beatificata Madre Saint-Louis, fondatrice delle Suore della Carità di San Luigi
  • Il cardinale Scola apre con i volontari le celebrazioni per l'Incontro mondiale delle Famiglie di Milano
  • Oggi in Primo Piano

  • Condanna unanime per il massacro di Hula. Damasco: attacco terrorista
  • Brasile. La presidente Rousseff modifica il Codice forestale in difesa dell'Amazzonia
  • Pentecoste in Africa, le sfide di una Chiesa giovane: testimonianza dell'arcivescovo di Garoua, in Camerun
  • Festa dei Popoli a Verona per l'integrazione
  • Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Afghanistan: uccisi 6 bambini in un bombardamento. Autorità locali accusano la Nato
  • Mali. Ribelli Tuareg con al Qaeda per uno Stato islamico nel Nord
  • Minacce anarchiche contro le Olimpiadi di Londra 2012
  • L’Iran annuncia la costruzione di altre due centrali nucleari
  • Argentina. I vescovi al governo: stop alla corruzione, urge combattere la povertà
  • Gesuiti in Vietnam: puntare su istruzione e lotta alla corruzione
  • Repubblica Dominicana, si celebra la giornata contro la violenza domestica
  • Grecia: nuova iniziativa del Patriarca ecumenico di Costantinopoli per l’ecologia
  • Educazione: in Perù il congresso mondiale delle scuole agostiniane
  • La nuova evangelizzazione al centro della Pentecoste a Singapore
  • Filippine, la “Comunità Emmaus per il dialogo” riconosciuta associazione laicale della Chiesa
  • Musica e fraternità: a Rovereto premiato il vincitore del Concorso “Strumenti di pace”
  • Primi premi al 65.mo Festival di Cannes
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: l'unità di Pentecoste vinca la Babele delle divisioni e delle inimicizie

    ◊   “La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione umana” e si contrappone a Babele, dove l’uomo vuole fare a meno di Dio, diventando sempre meno capace di amare e, dunque, sempre meno uomo: è questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa nella Messa da lui presieduta nella Basilica Vaticana nella Domenica di Pentecoste. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Una chiara e intensa descrizione di ciò che è Babele e di ciò che è Pentecoste. Benedetto XVI, partendo dalle letture che propone la liturgia per questa Solennità, illustra quanto sta accadendo oggi, come ieri:

    “Assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi”.

    “Stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele” - afferma il Papa – laddove “gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare” di potersi mettere “al posto di Dio”. Ma ecco cosa accade a Babele:

    “Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale dell’essere persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme”.

    Un racconto biblico – nota il Papa – che vale ancora oggi: l’uomo domina le forze della natura, le manipola fino a “fabbricare” la stessa vita umana. “In questa situazione, pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo”. Ma ecco, di nuovo, Babele:

    “E’ vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro?”.

    “L’unità – prosegue il Papa - può esserci solo con il dono dello Spirito di Dio” che dà “un cuore nuovo e una lingua nuova, una capacità nuova di comunicare”. E’ “un fuoco d’amore, capace di trasformare”. E’ quanto accadde ai discepoli a Pentecoste:

    “La paura scomparve, il cuore sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza, in modo che tutti potessero capire l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto. A Pentecoste dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e comprensione”.

    La Chiesa, grazie allo Spirito, diventa “il luogo dell’unità e della comunione nella Verità”: “agire da cristiani – sottolinea allora il Papa - significa non essere chiusi nel proprio «io»”, ma "incontrarsi" e "accogliersi a vicenda”, diventando “capaci di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di profonda umiltà interiore”. “E così – spiega - diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pentecoste è la Pentecoste”:

    “Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce”.

    L’uomo, tuttavia, come afferma San Paolo, è caratterizzato “da un conflitto interiore, da una divisione, tra gli impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono dallo Spirito”, e noi – osserva il Papa – dobbiamo scegliere da che parte stare, non è possibile un compromesso:

    “San Paolo elenca le opere della carne, sono i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi; sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e cristiano, nell’amore. E’ una direzione che porta a perdere la propria vita. Invece lo Spirito Santo ci guida verso le altezze di Dio, perché possiamo vivere già in questa terra il germe di vita divina che è in noi. Afferma, infatti, san Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace» (Gal 5,22)”.

    Di qui l’invito del Papa, a conclusione dell'omelia, a passare dalla dispersione di Babele all’unità di Pentecoste:

    “Cari amici, dobbiamo vivere secondo lo Spirito di unità e di verità, e per questo dobbiamo pregare perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità, e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa”.

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    Il Papa al Regina Caeli: San Giovanni d’Avila e Ildegarda di Bingen saranno Dottori della Chiesa

    ◊   Al Regina Caeli successivo alla Messa di Pentecoste, il Papa ha annunciato che il prossimo 7 ottobre, San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen saranno proclamati Dottori della Chiesa universale. Nei saluti ai tanti fedeli radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha chiesto anche preghiere per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, che si apre a Milano mercoledì prossimo. Il servizio di Isabella Piro:

    Due “grandi testimoni della fede”: così Benedetto XVI definisce San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen, che il prossimo 7 ottobre saranno proclamati Dottori della Chiesa, proprio a segnare l’inizio del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova evangelizzazione e l’avvio dell’Anno della Fede, indetto per commemorare il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Giovanni e Ildegarda vissero in epoche e ambienti culturali diversi, dice il Papa, ma il loro esempio ed il loro insegnamento sono tuttora validi:

    "Ildegarda fu monaca benedettina nel cuore del Medioevo tedesco, autentica maestra di teologia e profonda studiosa delle scienze naturali e della musica. Giovanni, sacerdote diocesano negli anni del rinascimento spagnolo, partecipò al travaglio del rinnovamento culturale e religioso della Chiesa e della compagine sociale agli albori della modernità. Ma la santità della vita e la profondità della dottrina li rendono perennemente attuali: la grazia dello Spirito Santo, infatti, li proiettò in quell’esperienza di penetrante comprensione della rivelazione divina e di intelligente dialogo con il mondo che costituiscono l’orizzonte permanente della vita e dell’azione della Chiesa".

    Questi due Santi e Dottori, continua il Papa, “appaiono di rilevante importanza e attualità”:

    "Anche ai nostri giorni, attraverso il loro insegnamento, lo Spirito del Signore risorto continua a far risuonare la sua voce e ad illuminare il cammino che conduce a quella Verità che sola può renderci liberi e dare senso pieno alla nostra vita".

    Il Santo Padre, poi, si sofferma sulla Solennità di Pentecoste e ricorda la forza dello Spirito Santo:

    "Lo Spirito Santo, irrompendo nella storia, ne sconfigge l’aridità, apre i cuori alla speranza, stimola e favorisce in noi la maturazione interiore nel rapporto con Dio e con il prossimo. Lo Spirito, che «ha parlato per mezzo dei profeti», con i doni della sapienza e della scienza continua ad ispirare donne e uomini che si impegnano nella ricerca della verità, proponendo vie originali di conoscenza e di approfondimento del mistero di Dio, dell’uomo e del mondo".

    Dopo il Regina Caeli, nei saluti in varie lingue rivolti ai tantissimi fedeli presenti in una Piazza San Pietro calda ed assolata, Benedetto XVI ricorda il grande Incontro mondiale delle famiglie che si apre a Milano il 30 maggio e che accoglierà il Papa stesso nei giorni successivi:

    "Venerdì prossimo, 1° giugno, mi recherò a Milano, dove avrà luogo il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Invito tutti a seguire questo evento e a pregare per la sua buona riuscita".

    In particolare, nei saluti in lingua ceca, il Papa sottolinea l’Anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio, inaugurato in questi giorni a Roma, mentre in italiano il pensiero del Pontefice va alla Polizia di Stato, a 160 anni dalla fondazione, e ai malati, nell’odierna Giornata nazionale del sollievo per la promozione delle cure palliative:

    "Rivolgo un cordiale saluto (…) all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e alla Fondazione “Gigi Ghirotti”, alle quali esprimo apprezzamento per l’impegno di dare sostegno e speranza a tante persone nella sofferenza".

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    Solidarietà del Papa ai cristiani del Medio Oriente in un Messaggio al Patriarca Mar Dinkha IV

    ◊   In un Messaggio inviato al Patriarca della Chiesa assira d'Oriente, Mar Dinkha IV, in occasione dei 50 anni della sua consacrazione episcopale, il Papa ha ribadito la sua “solidarietà alle comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, pregando perché forme efficaci di comune testimonianza al Vangelo e collaborazione pastorale al servizio della pace, della riconciliazione e dell’unità possano essere approfondite tra i fedeli cattolici ed assiri”. Benedetto XVI ringrazia il Signore “per le tante benedizioni che ha riversato sulla Chiesa Assira d'Oriente”, attraverso il ministero del Patriarca”, a cui esprime la propria gratitudine per il suo “impegno a promuovere un dialogo costruttivo, una collaborazione fruttuosa e una crescente amicizia” tra le due Chiese. Ricorda quindi la sua presenza al funerale di Giovanni Paolo II e la visita, nel 1994, a Roma per firmare una Dichiarazione comune sulla cristologia. “La successiva Commissione Congiunta per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d'Oriente – scrive il Papa - ha dato molti frutti”. Benedetto XVI ha infine rinnovato l'auspicio, espresso durante la visita del Patriarca a Roma nel giugno 2007, che "il lavoro proficuo che la Commissione ha compiuto nel corso degli anni possa continuare, senza mai perdere di vista il fine ultimo del nostro cammino comune verso il ristabilimento della piena comunione ".

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    Beatificata Madre Saint-Louis, fondatrice delle Suore della Carità di San Luigi

    ◊   Oggi è stata proclamata Beata Madre Marie-Louise de Lamoignon, religiosa che visse ai tempi della Rivoluzione francese. Il Papa l'ha ricordata al Regina Caeli: "questa esemplare testimone dell'amore per Dio e per il prossimo" - ha detto - "ci insegna come, con l'aiuto dello Spirito Santo, possiamo aprire il nostro cuore delicatamente per raggiungere gli altri nella loro differenza, fragilità e povertà". Madre Marie-Louise, di origine nobile, contessa andata in sposa al cugino, una volta rimasta vedova prese i voti e nel 1803 fondò le Suore della Carità di San Luigi. A rappresentare il Papa nella Messa di Beatificazione a Vannes, in Francia, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. il servizio di Roberta Barbi:

    Il lusso e i fasti non la interessavano: fin da piccola Marie-Louise de Lamoignon era più propensa alla preghiera e alla vita spirituale che alle feste di corte. Secondo l’uso dell’epoca, sposò giovanissima il cugino, conte Molé di Champlâtreux e insieme con lui fece la scelta di una vita semplice e povera, nonostante le ricchezze non mancassero, in unione al popolo di Parigi, a un passo dalla Rivoluzione, che intorno al mondo dorato della nobiltà sprofondava, invece, sempre più nella miseria. Il cardinale Amato ci ricorda il particolare carisma della nuova Beata:

    “La Beata Mère Saint-Louis fece fruttificare le sue doti di natura e di grazia, parlando la lingua della carità evangelica, che invita concretamente a dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, a servire e aiutare i poveri, a istruire gli ignoranti, a educare i piccoli nella via della virtù”.

    La vita non risparmierà a Marie-Louise uno dei dolori più grandi: il marito sarà ghigliottinato ingiustamente durante il Terrore, il periodo più buio della Rivoluzione. Rimasta sola, il suo cuore guariva lentamente, consolato dal Signore che aveva sacrificato il Suo Figlio prediletto, e perdonò gli assassini del marito. Fu così che si avvicinò alla Croce, della quale si sentiva figlia, soffrendo per la sofferenza degli uomini, ma anche per la sofferenza di Dio e impegnandosi, sull’esempio di Cristo, ad amare “i suoi che erano nel mondo fino alla fine” (Gv 13,1). Questo chiedeva, alle sue sorelle delle Figlie della Carità, la congregazione da lei fondata: di formarsi sul modello di Maria ai piedi della Croce:

    “Le sue Figlie sono chiamate a imitare l’esempio e a condividere l’anelito alla santità e all’apostolato della carità della madre fondatrice. Mère Saint-Louis invita, poi, tutti noi a vivere la vita di grazia e a collaborare alla costruzione della civiltà dell’amore con la nostra personale santificazione”.

    Stringendo al petto il crocifisso dal quale non si separava mai, Madre Saint-Louis morì a Vannes nel 1825, lampada luminosa di carità e bontà, capace di indicare a tutti il cammino da seguire, come solo i Santi sanno fare: contrastando le opere della carne con le opere dello Spirito. E di Santi, la Chiesa oggi ha più che mai bisogno, come ha ricordato, infine, il cardinale Amato:

    “Oggi la Chiesa e la società hanno bisogno di Santi, che disintossicano l’umanità, avvilita dal male dell’idolatria, dell’inimicizia, della discordia, della gelosia”.

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    Il cardinale Scola apre con i volontari le celebrazioni per l'Incontro mondiale delle Famiglie di Milano

    ◊   Il cardinale Angelo Scola ha dato il via oggi nel Duomo di Milano alle celebrazioni per il settimo Incontro mondiale delle Famiglie che culminerà con la visita del Papa dal primo al 3 giugno. L’arcivescovo di Milano ha presieduto la Messa nel giorno di Pentecoste davanti agli oltre 5.000 volontari di questo importante evento ecclesiale. Dal capoluogo lombardo il servizio di Fabio Brenna:

    In Family 2012 si manifesteranno pienamente i doni dello Spirito donati con la Pentecoste. Il cardinale Angelo Scola ha consegnato il mandato agli oltre 5 mila volontari che costituiscono l’ossatura del VII Incontro Mondiale delle famiglie, che si è aperto con questo gesto in cattedrale, e che entrerà nel vivo martedì con il Convegno teologico-Pastorale fino alle tre intense giornate da venerdì primo giugno con il Santo Padre a Milano fra i pellegrini. Segni e frutto dello Spirito, ha ricordato l’arcivescovo nell’omelia, sono unità e missione, bisogni di questa Chiesa e più in generale dell’intera società:

    “Il settimo Incontro Mondiale delle Famiglie è un’occasione privilegiata per contemplare all’opera il dono dello Spirito attraverso l’unità - Chiese provenienti da più di 150 Paesi del mondo - e attraverso l’urgenza missionaria. Il gesto straordinario che tanta generosità vi domanda è per potenziare l’ordinario della vita della Chiesa, per far vedere che la Chiesa esiste solo per lasciar trasparire sul suo volto la bellezza del Dio vivo e la potenza dello Spirito che ogni giorno la rinnova nonostante i nostri limiti”.

    “Non dimenticatevi mai il perché e il per chi state collaborando a Family”, ha raccomandato ancora il cardinale Scola ai volontari; tutti, avendo presente questi fini, potranno vivere pienamente il settimo Incontro mondiale delle Famiglie e più in generale comunicare il “fervore dello Spirito”, l’effervescenza della vita che si manifesta con il rinnovarsi della Pentecoste nella Chiesa. Dopo il giro in Diocesi è rientrata oggi in Duomo, ed era presente, l’Icona della Famiglia, l’opera di padre Rupnik donata dal Papa per l’Incontro mondiale delle Famiglie.

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    Oggi in Primo Piano



    Condanna unanime per il massacro di Hula. Damasco: attacco terrorista

    ◊   Condanna unanime delle diplomazie di tutto il mondo per la strage di Hula, in Siria, in cui sono stati uccisi almeno 92 civili, fra i quali 32 bambini. Intanto prosegue lo scambio di accuse sulla matrice del massacro fra l’opposizione e il governo di Damasco, mentre sale l’attesa per l’arrivo in Siria, previsto per domani, dell'inviato speciale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan. I disertori dell'Esercito siriano libero annunciano rappresaglie contro le forze armate regolari. Da parte sua, il presidente Usa Obama - secondo il New York Times - opterebbe per una soluzione tipo Yemen, con l'esilio di Assad. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo il massacro di 92 civili nella città di Hula, causato anche da colpi di artiglieria pesante, si intensificano le pressioni di tutta la comunità internazionale sul presidente siriano Assad, affinché cessino le operazioni di repressione del dissenso. “Quelli che hanno perpetrato questa atrocità devono essere identificati e devono renderne conto” ha dichiarato il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il capo della diplomazia dell'Unione Europea, Catherine Ashton, ha puntato il dito contro governo di Damasco, parlando di “atto odioso commesso dal regime”, al quale ha poi chiesto l’immediata messa in atto del piano di pace in sei punti dell'inviato speciale dell'Onu, Kofi Annan. Il Kuwait, presidente di turno della Lega Araba, ha annunciato l'intenzione di convocare una riunione urgente dell'Organizzazione, mentre il segretario permanente Nabil al Arabi ha chiesto un intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Dal canto suo il governo siriano nega ogni responsabilità nella strage, afferma che si tratta di un “massacro terrorista contro la popolazione”, e annuncia la costituzione di una commissione d'inchiesta che pubblicherà i risultati in tre giorni. Intanto per domani è atteso l’arrivo in Siria dell’inviato speciale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan. Il piano messo a punto dall’ex segretario dell’Onu ora è messo in discussione anche dai militari disertori e dall’opposizione che chiedono un intervento diretto alle Nazioni Unite e dei “Paesi Amici” affinché lancino “raid aerei” contro le forze del presidente Assad.

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    Brasile. La presidente Rousseff modifica il Codice forestale in difesa dell'Amazzonia

    ◊   In Brasile la presidente Dilma Rousseff ha vietato parti di testo del nuovo Codice forestale recentemente approvato dal Parlamento. Una decisione che tutela la foresta Amazzonica. In tutto, il capo di Stato ha abolito 12 articoli e apportato 35 modifiche di contenuto che mirano all’esclusione del condono per i disboscatori. La normativa garantirebbe anche l'obbligo di recupero ambientale. Ora il testo modificato torna al Congresso. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il prof. Giulio Rizzo esperto dell’area brasiliana ed autore del libro “Amazzonia co yvy ore retama. Distruzione, sopraffazione, speculazione”, edito da Gangemi:

    R. – Indubbiamente questa decisione della Rousseff è un’evoluzione rispetto alla normativa esistente, la continuazione di un processo iniziato nel decennio passato da Lula, ed è indubbiamente il rafforzamento di un processo sociale che ha visto in Brasile, una quantità sempre crescente di organismi, di personalità attivarsi su questo fronte. La stessa Conferenza episcopale brasiliana ha denunciato questa situazione più volte. Il processo di oggi è un percorso che inizia molti anni fa, il Brasile è uno dei Paesi che ha una grande anzianità di riflessione sugli aspetti ecologico-ambientali e su quelli paesaggistici.

    D. – Questo, però, non ferma la fame di terreno che hanno i produttori di legno, gli allevatori e gli interessi internazionali...

    R. – I problemi più grandi sono lo sfruttamento del legno ed il pascolo. Non dimentichiamo che il costo di un ettaro di terra, in Amazzonia, è uguale al costo di un chilo di insalata. Questo spiega perché grandissime aziende hanno immense proprietà in Brasile, iniziando dalla Manasa - Madereira Nacional S/A (4.140.767 ettari); Jari Florestal e Agropecuária Ltda. (2.918.892 ettari); Aplub Agrofloestal da Amazônia (2.194.874 ettari); e via di seguito per arrivare a coloro che posseggono meno come Rômulo Bonalumi (406.121 ettari) e Mapel Marochi Agrícola e Pecuária Ltda (398.786 ettari). Si occupano tutte dello sfruttamento del legno, per non parlare poi di tutte quelle proprietà acquisite dalle industrie farmaceutiche per lo sfruttamento delle molecole presenti in molte piante brasiliane. Poi c’è la questione della pressione antropica dello sviluppo di nuove città. In questo scenario un organismo internazionale come la Banca Mondiale ha finanziato, per decine e decine di milioni di dollari, dagli anni Sessanta in poi, la cosiddetta ‘frontiera dell’avanzamanto bandeirantes’, in Amazzonia – ossia l’avanzamento dell’occupazione umana dell’Amazzonia -. Di fronte a tutto questo ci si rende conto che lo Stato brasiliano ed il governo federale hanno poche risorse per combattere interessi enormi, ma comunque lo fanno.

    D. – Un altro drammatico fenomeno è quello degli incendi...

    R. – Ogni giorno, in piena Amazzonia, vengono segnalati qualcosa come 200, 300 focolai di incendi. Questo è principalmente dovuto all’espansione agricola ed a quella legata all’allevamento dei bovini. Oggi, in Amazzonia, sono presenti 80 milioni di capi.

    D. – Poi c’è anche la coltivazione della soia...

    R. – Un’azienda prima di tutto deforesta: abbatte gli alberi per ricavarne legname. Dopodiché, ad avanzare sono gli agricoltori, soprattutto per quanto riguarda la produzione della soia. Finito questo, si brucia. E quando si è bruciato, per 20 anni su quel terreno non succede più niente, perché l’humus dell’Amazzonia è delicatissimo.

    D. – E’ in atto un duro braccio di ferro sul nuovo Codice forestale. Il vecchio, che è ancora in corso, che cosa diceva?

    R. – Diceva che un’azienda non può deforestare più del 50 per cento del suo possedimento. Ma io proprietario intestatario, dopo che ho deforestato questo 50 per cento, vendo l’altro 50 per cento a mio fratello, lui a sua volta può deforestare la sua parte. E questo discorso va avanti all’infinito. Se possiedo ad esempio tre milioni di ettari come una delle aziende prima citate, ne posso deforestare un milione e cinquecentomila, ossia un territorio grande due volte l’Italia.

    D. – Storicamente, quando si inizia a deforestare in un modo così massiccio?

    R. – Dobbiamo risalire ad Henry Ford, il padrone della Ford. Nel 1934, nel cuore dell’Amazzonia, fondò una città che si chiamava ‘Fordlandia’ per lo sfruttamento del caucciù. A quell’epoca il caucciù rappresentava una delle massime frontiere. Acquisì una quantità enorme di terreno ed iniziò questo sfruttamento. Morto il figlio, nel 1942, egli si disinteressò di ‘Fordlandia’, e nel 1945 cedette quest’enorme proprietà al governo brasiliano per la cifra simbolica di 250 mila dollari, a fronte di un investimento iniziale di 30 milioni di dollari. E da allora si continuò a deforestare e a fondare nuove città.

    D. – Da dov’è partita la distruzione di questo polmone del mondo?

    R. – E’ partita dagli Stati centrali del Brasile – Mato Grosso, Tocantins, Bahia e così via – e, pian piano, questa frontiera si è espansa verso il nord-ovest. Si tratta di un processo che nel corso di un secolo è avanzato di quasi 10 mila chilometri. E se si continua con questo ritmo, alla fine di questo secolo si raggiungerà la frontiera del Brasile, quella nord-ovest. E l’Amazzonia, a quel punto, non ci sarà più.

    D. - Qual è, quindi, l’auspicio di fronte a questa situazione?

    R. – L’auspicio è che il movimento dei ‘senza terra’, gli indios e i cosiddetti “derelitti dell’Amazzonia” non vengano lasciati soli a combattere contro degli interessi che sono sovrumani rispetto a loro. C’è un movimento, su internet, e le email che girano sono veramente tante, ma occorre anche che ci sia una pressione da parte di forti organismi internazionali. Perché un’organizzazione accreditata ed ascoltata come l’Unesco non fa una battaglia in questa direzione?


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    Pentecoste in Africa, le sfide di una Chiesa giovane: testimonianza dell'arcivescovo di Garoua, in Camerun

    ◊   La Chiesa in Africa celebra la Solennità di Pentecoste con una rinnovata speranza: nel continente infatti continuano a crescere il numero dei battezzati e delle vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Ma tante restano le sfide e le difficoltà. Davide Maggiore ha sentito in proposito mons. Antoine Ntalou, arcivescovo di Garoua in Camerun:

    R. – La difficoltà maggiore mi sembra, oggi, partendo almeno dall’esempio della mia Chiesa particolare, che sia quella di costruire prima di tutto l’unità interna tra i fedeli, perché appartengono a gruppi specifici. Quindi, fare la Chiesa, unire questo popolo e farne il popolo di Dio, mi sembra sia il primo problema, e soprattutto far sentire a questa gente che ormai appartiene ad una sola famiglia.

    D. – A questo proposito, una delle sfide per la Chiesa in Africa è anche quella del confronto con le diverse culture locali, quindi dell’inculturazione...

    R. – Ci sono problemi nell’incontro con le culture tradizionali. Posso fare l’esempio, che mi pare sempre simbolico, del matrimonio e della famiglia. Non è ancora facile integrare, dal mio punto di vista, il matrimonio e la famiglia cristiana nel nostro ambiente culturale. Quindi, per essere cristiano ci vuole veramente la conversione.

    D. – Quale contributo hanno dato alla crescita delle Chiese d’Africa i due Sinodi africani?

    R. – Un contributo immenso. Dopo la prima esperienza, l’assemblea del ’94, le nostre Chiese hanno visto un po’ meglio la direzione da prendere e questo ha aiutato la nostra gente a capire che la Chiesa siamo noi e dobbiamo, quindi, occuparcene. La seconda assemblea del 2009 ci ha aiutato un po’ di più a vedere che una Chiesa ha dei compiti da svolgere e che, qualunque sia la nostra ‘età’ spirituale, dobbiamo fare qualcosa per noi, ma anche per tutta la Chiesa.

    D. – L’Africa tradizionalmente viene vista come una terra di missione, ma il Beato Giovanni Paolo II nella “Ecclesia in Africa” ha invitato la Chiesa africana a diventare essa stessa missionaria. Come può essere realizzato questo obiettivo?

    R. – Basta far comprendere la necessità per la Chiesa di essere missionaria, altrimenti non è Chiesa. Se divento cristiano, significa che devo fare qualcosa per la missione. Nei fatti adesso si allarga un po’ – mi sembra – la nostra coscienza missionaria, nel senso che ci sono sempre più africani, preti, suore, frati e così via, che lasciano i loro Paesi, i loro ambienti per partecipare alla vita delle altre Chiese, cominciando con l’Africa stessa. Questo mi colpisce molto. Man mano che andiamo avanti, vediamo che oggi la missione viene integrata sempre di più nell’immaginario dei fedeli africani.

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    Festa dei Popoli a Verona per l'integrazione

    ◊   Nel giorno di Pentecoste, torna a Verona la “Festa dei popoli” alla sua XXI edizione. Si tratta di un’occasione di incontro e di festa tra cittadini veronesi e cittadini di origine straniera per pensare insieme percorsi di integrazione e di convivenza pacifica. Molte le espressioni ecclesiali e civili ad organizzare l’evento, tra questi il Centro Pastorale Immigrati-Migrantes, la Caritas e il Centro Missionario diocesani, i Comboniani, i Focolarini, l’Associazione degli immigrati, in collaborazione con il Comune. Tema di quest’anno: “Verona sono anch’io”. Al microfono di Adriana Masotti, don Giuseppe Mirandola, direttore del Centro Pastorale Immigrati:

    R. – Con questo titolo noi ci agganciamo alla campagna nazionale, che è stata fatta nei mesi scorsi - “L’Italia sono anch’io” - per quanto riguarda i diritti di cittadinanza degli immigrati. Volevamo continuare anche attraverso la nostra festa a sensibilizzare la realtà cittadina su questo tema e rilanciare la presenza degli immigrati in termini di cittadinanza, cioè di persone che partecipano effettivamente alla vita della società, perché siamo convinti che un cammino di integrazione si realizzerà in maniera matura, in maniera armonica, nella misura in cui le persone si sentono partecipi della vita ordinaria.

    D. – Sta dicendo che volete dire a tutti che l’immigrazione non va più vista come un’emergenza da arginare, da contrastare, ma bisogna guardare all’immigrato come ad uno di noi...

    R. – Certo, rischiamo di perdere tempo a dibattere ancora se l’immigrazione la vogliamo o meno, se gli immigrati ci sono utili o meno, ecc… Io credo che ormai questo dibattito sia superfluo. Dobbiamo invece interrogarci su come vogliamo vivere assieme e vogliamo avere anche un’attenzione particolare per quanto riguarda i figli degli immigrati, che sono arrivati in Italia da piccoli o che addirittura sono nati in Italia; come facciamo a chiamarli immigrati?

    D. – Ma oggi come vivono a Verona gli immigrati e che cosa chiedete voi anche all’amministrazione comunale?

    R. – Noi chiediamo che ci sia più attenzione nei confronti di questi nuovi cittadini, attraverso occasioni di incontro e di confronto. C’è a volte, nei confronti degli immigrati, quasi un senso di lasciar fare le cose – se uno lavora, se uno è regolare – perché poi, si pensa, l’integrazione verrà quasi spontaneamente. Ora, noi sappiamo che comunque vada l’integrazione ci sarà. Questo è la storia che ce lo insegna. Solo che possiamo accompagnare questo cammino, e magari anche accelerarlo, attraverso momenti di dialogo, di confronto, quindi, creando spazi di incontro e di scambio di opinione. Per noi è importante che l’amministrazione per esempio avvii un tavolo con i rappresentanti degli immigrati, non solo per risolvere dei problemi, ma anche proprio per mantenere un dialogo con questi nuovi cittadini, che presentano caratteristiche culturali, di vita, diverse da quella che era stata la nostra esperienza ordinaria fino a qualche anno fa.

    D. – Ma nel fare questo voi vi sentite di dover andare contro un muro, per abbattere i pregiudizi e altro, oppure c’è sensibilità nella gente a questo discorso?

    R. – Io penso che ci sia una certa generalizzazione nei confronti del fenomeno immigratorio. Quindi, tante volte si parla per sentito dire, si parla per slogan. Ora questo ingenera o superficialità nel cercare delle soluzioni o, dall’altra parte, sfocia in alcuni casi in forme xenofobe o razziste.

    D. – Alla festa partecipano anche esponenti delle religioni presenti a Verona. Questo cosa sta a significare?

    R. – La festa è stata voluta, fin dall’inizio, in occasione della Pentecoste, proprio per dire che non ci accontentiamo del celebrare, ma vogliamo dare un segno alla società civile che quello che celebriamo deve mostrarsi nella vita quotidiana. Il fatto poi che si coinvolgano le altre religioni, all’inizio della celebrazione, in uno spazio di preghiera, in cui ciascuna può presentare una breve riflessione o una preghiera o una benedizione, sta ad indicare che noi vogliamo camminare assieme. Certamente, in tutte le religioni, troviamo forme di estremismo, ma l’estremismo non appartiene alla religione autentica, all’esperienza dell’incontro con Dio, da qualsiasi parte essa provenga. Trovandoci assieme lanciamo anche questo messaggio alla città: che l’esperienza religiosa non è necessariamente motivo di divisione e di contrasto, anzi!

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    Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi

    ◊   Si celebra oggi in Italia la Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti. Sono migliaia i pazienti nelle liste d’attesa regionali. Aumentano i donatori, ma l’esigenza di disponibilità di organi e tessuti è sempre alta. Il prof. Salvatore Agnes, direttore dell’unità operativa del Centro trapianti del Policlinico Gemelli, spiega le circostanze in cui si effettua un trapianto e le prospettive della ricerca in questo campo. L’Intervista è di Eliana Astorri:

    R. - Ovviamente quando si parla di prelievo, in generale evidentemente, si allude al prelievo degli organi dal donatore morto, che tecnicamente viene definito “donatore cadavere”. È evidente che poi c’è tutta un’altra problematica che riguarda il donatore vivente e che, chiaramente, presuppone un tipo di rapporto donatore-ricevente completamente differente e procedure che sono altrettanto differenti. Peraltro, la donazione da vivente, interessa una minoranza assoluta dei trapianti che si possono fare, e quindi questo non è il cuore del nostro problema. Chi è il donatore cadavere? È un soggetto che è morto; è morto con un processo di morte iniziato dal suo cervello, ed essendo iniziato dal suo cervello, con esso, è morto tutto l’individuo. Però dopo la morte del cervello, quindi con l’individuo che viene definito morto, può sopravvivere il funzionamento di alcuni organi e questo normalmente per qualche ora. E allora, quando si definisce la morte dell’individuo in relazione alla morte del suo cervello, nelle ore successive, questo soggetto viene identificato come un potenziale donatore d’organi. In questo caso si può procedere, salvo tutte le problematiche legate al consenso e di burocrazia, al prelievo degli organi.

    D. - A che punto è il problema del rigetto? Negli anni si è ridotto questo pericolo?

    R. - Assolutamente sì. Diciamo che la trapiantologia ha una storia abbastanza recente; è una branca che nasce ed inizia a diffondersi sostanzialmente a partire dagli anni Sessanta. Allora, il rigetto era veramente un grande problema; poi c’è stata una prima svolta negli anni Ottanta, e successivamente questo problema si è ridotto sempre più. Non è scomparso, ma le moderne procedure e soprattutto i moderni presidi farmacologici, sono in grado di controllarlo in maniera tale che non costituisce più il problema centrale della trapiantologia.

    D. - E come si fa ad esprimere la volontà di donare organi o tessuti?

    R. - Intanto il problema è che la legge italiana presuppone che le persone abbiano, in qualche modo, espresso in vita il proprio consenso alla donazione, anche solo a livello verbale; i familiari dell’individuo che si trova in queste condizioni, quindi morto, possono testimoniare del consenso espresso in vita dal soggetto stesso. È chiaro che si può invece anche esprimerlo in modo differente, più chiaro, per esempio con una adesione alle varie associazioni, come quella all’Associazione italiana dei donatori d’organo. Non esiste ancora un meccanismo assolutamente stabilito, di espressione formale obbligatoria del consenso, però i modi ci sono.

    D. – Questa Domenica è la Giornata nazionale della donazione e del trapianto di organi e tessuti. Dalla sua esperienza, ha avuto modo di verificare se dopo queste giornate di sensibilizzazione, c’è stato un aumento di donatori?

    R. - Non è così diretto a mio modo di vedere, né noi potremo mai constatare di fatto, nel sistema sanitario una cosa di questo tipo. Però io posso testimoniare un trend: negli anni sicuramente grazie a queste iniziative o ad altre simili, la cultura della donazione si è molto diffusa, e non solamente tra la popolazione laica, dei non addetti, che comprende la stragrande maggioranza delle persone, ma si è diffusa anche nella classe medica, la quale, negli scorsi decenni, ha avuto bisogno di educazione alla donazione. I medici sono i primi che devono essere in grado di fare le diagnosi di morte cerebrale, che non è una cosa proprio per tutti, di identificare poi, i possibili donatori, e in qualche modo, di lavorare affinché questa donazione possa essere possibile. Quindi è una cultura che si è diffusa, e si è diffusa, sicuramente, anche grazie alle tante iniziative, e probabilmente anche grazie a queste giornate di riflessione.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Afghanistan: uccisi 6 bambini in un bombardamento. Autorità locali accusano la Nato

    ◊   Violenze senza fine in Afghanistan. Almeno otto civili, fra cui sei bambini, sono morti - affermano autorità locali - in un bombardamento aereo della Nato nell’est del Paese. La denuncia del massacro è stata fatta dal un portavoce della provincia di Paktia secondo cui le vittime appartengono tutte alla stessa famiglia. Al momento non ci sono né conferme né smentite da parte del comando Nato. Solo due settimane fa il presidente afghano Hamid Karzai aveva convocato il comandante dell'Isaf, il generale John Allen, e l'ambasciatore Usa, Ryan Crocker, per protestare contro questo tipo di incidenti. E nuove vittime si segnalano anche tra i militari del contingente internazionale. Quattro soldati dell’Isaf sono stati uccisi in attacchi separati con ordigni esplosivi nel sud dell'Afghanistan. Lo riferisce la stessa Isaf a Kabul senza precisare la nazionalità delle vittime. I militari stranieri morti in Afghanistan sono, secondo un calcolo non ufficiale, 33 dal primo maggio e 169 dall'inizio dell'anno.

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    Mali. Ribelli Tuareg con al Qaeda per uno Stato islamico nel Nord

    ◊   I ribelli Tuareg del Movimento nazionale per la liberazione dell'Azawad e il gruppo islamico legato ad al Qaeda, Ansar Dine - le due forze che controllano il Nord del Mali da circa due mesi - hanno annunciato la loro fusione e proclamato uno “Stato islamico” indipendente nella regione. Fra gli obiettivi dichiarati dei due movimenti c’è l'imposizione della legge coranica come “fonte del diritto”. L'accordo “vedrà anche la nomina di un’autorità esecutiva dello Stato dell'Azawad”, ha spiegato un portavoce dei Tuareg, riferendosi alle regioni settentrionali di Kidal, Gao e Timbuctu. Si tratta di un'area desertica più grande della Francia, conquistata dai ribelli ad aprile, approfittando del caos in Mali provocato dal colpo di Stato militare il 22 marzo, che ha portato alla destituzione dell’ex presidente, Toumani Touré. La dichiarazione d’indipendenza dei ribelli del Nord arriva a pochi giorni dall’aggressione e il ferimento del presidente di transizione del Mali, Dioncounda Traoré, che dovrebbe guidare il Paese per un anno. Traoré al momento si trova a Parigi per esami medici e dovrebbe rientrare nel suo Paese la prossima settimana. Dal canto loro le autorità transizione continuano comunque a proclamare la loro volontà di ripristinare il controllo su tutto il territorio nazionale. (M.G.)

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    Minacce anarchiche contro le Olimpiadi di Londra 2012

    ◊   Minaccia anarchica sulle Olimpiadi di Londra: la Federazione anarchica informale (Fai), il gruppo italiano che ha rivendicato l'attentato contro l'ad di Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, si è detto pronto ad azioni di "guerriglia" per disturbare i Giochi che si apriranno a luglio nella capitale inglese. A riferirlo è il Mail on Sunday, in un articolo in cui sostiene che gli inquirenti sospettano che il Fai si sia già reso responsabile di due azioni di sabotaggio Oltremanica. In particolare, spiega il domenicale britannico, si indaga sul danneggiamento dei sistemi di segnalazione della linea ferroviaria di Bristol, martedì scorso, e sul danneggiamento dell'antenna di una stazione di comunicazioni radio della polizia a Dundry Hill, sempre a Bristol. Le minacce del Fai contro le Olimpiadi sono riportate sul sito anarchico 325.nonstate e sono ritenute credibili dalla polizia. "Nel Regno Unito del controllo a orologeria e dell'addomesticamento", si legge nel comunicato del gruppo anarchico, "noi siamo alcuni dei 'non patrioti' che considerano le Olimpiadi 2012, con la loro ostentazione di ricchezza, francamente offensive. Non abbiamo inibizioni nel fare ricorso alla guerriglia per danneggiare l'immagine nazionale e paralizzare l'economia in tutti i modi possibili. Perché, per dirla semplicemente, non vogliamo ricchi turisti, vogliamo la guerra civile".

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    L’Iran annuncia la costruzione di altre due centrali nucleari

    ◊   L'Iran costruirà “altre due centrali atomiche”. È quanto annunciato all’agenzia iraniana Isna dal capo dell'organizzazione atomica della Repubblica islamica, Fereydoun Abbassi Davani. La stessa fonte ha precisato che uno dei due siti sorgerà a Busher, il cuore del controverso programma nucleare di Teheran, e che la prima centrale atomica iraniana già attiva a regime ridotto nella città portuale di Bushehr sarà consegnata dalla società costruttrice russa “a dicembre”. Infine, il capo l'Organizzazione iraniana per l'energia atomica ha dichiarato che non c'è ancora alcun accordo per consentire agli esperti dell’Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) di ispezionare il complesso militare di Parchin. Teheran sostiene che le notizie secondo le quali nel complesso vengono svolte attività nucleari si basano unicamente su rapporti di intelligence occidentali che non hanno fondamento.

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    Argentina. I vescovi al governo: stop alla corruzione, urge combattere la povertà

    ◊   La Chiesa argentina chiede al governo maggiore impegno per fermare la corruzione e combattere la povertà. In occasione della festa nazionale dell’indipendenza argentina, il 25 maggio, nella celebrazione del “Te Deum”, mons. Fernando Maletti, vescovo della diocesi di San Carlos de Bariloche, ha invitato i politici a non essere egoisti, a non considerare “solo l'accumulo di beni materiali, senza aprirsi alla solidarietà con gli altri”. Nella sua omelia, inviata all’Agenzia Fides, mons. Maletti ha detto: “La nostra nazione è un dono di Dio, non siamo ‘condannati’ a vivere insieme, ma siamo chiamati a vivere con gli altri: da qui la parola convivere”. I vescovi argentini – ha rimarcato – hanno dato un contributo alla riflessione sul futuro del paese: “Crediamo che la priorità nazionale è sradicare la povertà e proporre uno sviluppo integrale per tutti. Vogliamo essere all'altezza di questa sfida storica attraverso la giustizia e l’inclusione sociale, e questo dipende dell'impegno di ognuno di noi argentini”. Inoltre, nella capitale, in una cattedrale gremita, il cardinale Jorge Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha lanciato un monito sui livelli di corruzione presenti nel Paese. Come riferito a Fides, il cardinale ha affermato che “questo impedisce di costruire il progetto-Paese” e ha chiesto la convocazione a un dialogo nazionale che significa “sapere ascoltare, rinunciare, riconoscere i propri errori e fallimenti”. Nella sua omelia, il cardinale ha invitato i leader politici all'autocritica: “Nessuno vuole riconoscere ciò che è successo e i debiti da pagare a causa della corruzione. Stiamo per corrodere la fiducia sociale - ha concluso - e bisogna fare un esame di coscienza: perché tanta indifferenza verso i più deboli nella società?”.

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    Gesuiti in Vietnam: puntare su istruzione e lotta alla corruzione

    ◊   Il governo vietnamita dovrebbe concentrarsi nei prossimi anni sull'istruzione, sulla lotta alla corruzione, su una riforma legislativa e sulla tutela delle minoranze etniche e dell'ambiente: è quanto afferma il gesuita fratel Anthony Ba, in servizio presso il Centro studi “Alberto Hurtado” della Compagnia di Gesù a Ho Chi Minh City. Il Centro, riferisce l’agenzia Fides, propone analisi a livello politico, economico, sociologico, tecnologico, giuridico e ambientale. Secondo uno studio sul Paese elaborato dal gesuita, il Vietnam, grazie a un piano strategico di sviluppo, ha raggiunto alcuni obiettivi importanti, ma restano molte difficoltà e sfide da affrontare. Le priorità a livello sociale in Vietnam sono l’istruzione, l’impiego delle risorse umane e l’occupazione, le difficoltà dei gruppi etnici minoritari, i temi dell'immigrazione, ma anche le questioni legate alla presenza del cattolicesimo, fermento vivo nella società vietnamita. Proprio nel campo dell’istruzione, prosegue Fides, la comunità cattolica auspica di poter avere presto la possibilità di profondere un maggiore impegno, istituendo scuole e università, per dare un contributo significativo allo sviluppo del Paese. Anche perché, sottolinea fratel Anthony Ba, l’istruzione è uno dei settori-chiave per il futuro delle giovani e generazioni. (A.G.)

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    Repubblica Dominicana, si celebra la giornata contro la violenza domestica

    ◊   La festa della mamma, che la popolazione della Repubblica Dominicana celebra l’ultima domenica di maggio, sarà l’occasione per destare l’attenzione sull’annoso problema della violenza domestica. La Chiesa cattolica locale, riferisce Fides, ha espresso grave preoccupazione per l’aumento del fenomeno, che coinvolge spesso anche genitori e figli, e che a volte culmina nell’omicidio. “La situazione è pericolosa perché ci indica che stiamo andando verso un abisso morale e siamo sulla soglia di una crisi sociale” è l’allarme rilanciato dal settimanale cattolico “Camino”. Anche i vescovi del Paese, nel messaggio al Paese pubblicato a gennaio, si erano espressi sulla crisi morale ormai “radicata nell’anima nazionale”. Nell’ultimo decennio, la criminalità è quasi raddoppiata e, secondo gli analisti, viene attribuita al facile accesso alle armi, alla violenza legata al traffico di droga e alla disuguaglianza sociale. “I mezzi di comunicazione non ci permettono solo di essere testimoni di eventi belli ma ci portano dentro casa crimini strazianti e perversi” si legge nel testo che illustra il tema scelto per l’anno pastorale dell’anno in corso “In famiglia e fraternità cambieremo la società”. “La Chiesa per questo invita tutti gli uomini di buona volontà ad attuare azioni per tornare al rispetto della vita, alla tutela delle dignità dell’uomo e ai valori di amore e servizio vicendevole vissuti in famiglia”. (G.M.)

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    Grecia: nuova iniziativa del Patriarca ecumenico di Costantinopoli per l’ecologia

    ◊   Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli di nuovo in campo per l'ecologia: si terrà dal 18 al 20 giugno nella storica isola di Halki, in Grecia, il «Summit sulla responsabilità globale e la Sostenibilità ambientale» al quale parteciperanno ambientalisti, scienziati, giornalisti, teologi e professori universitari per una tre giorni di confronto tra esperti provenienti da tutto il mondo sui temi della biodiversità e la conservazione, l’energia e il cambiamento climatico, e l’economia e l’innovazione. In una lettera di presentazione dell'evento, lo stesso Patriarca Bartolomeo I sottolinea come il vertice di Halki «si svolge in vista del Conferenza Rio + 20 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile in programma a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno». L'incontro di Halki segue una serie di altri otto simposi internazionali che si sono svolti dal 1995 al 2009 nel Mar Mediterraneo e Mar Nero, sui fiumi del Danubio e delle Amazzoni, come pure nella regione artica e lungo il Mississippi. Il Patriarca aggiunge: «Il nostro sforzo nel corso degli ultimi due decenni è stato quello di promuovere il dialogo in tutto il mondo e la cooperazione tra i rappresentanti di varie discipline e religioni, per favorire la consapevolezza globale - ma anche i cambiamenti esigenti - dei valori e dei comportamenti legati alle questioni etiche e scientifiche sollevate dall’abuso dell'uomo sulla natura». «Noi crediamo - afferma il Patriarca - che ogni reale possibilità di invertire il cambiamento climatico e l’esaurimento delle risorse del pianeta richieda un cambiamento di valori e sistemi di credenze». Sarà il Patriarca Bartolomeo, spesso conosciuto come "il Patriarca verde" per il suo costante richiamo al primato dei valori spirituali nella determinazione etica ambientale, a presiedere e ad aprire il summit di Halki. Nel 2008, Batolomeo I è stato segnalato dal Time Magazine come tra le 100 persone più influenti del mondo per "definire l’ambientalismo come una responsabilità spirituale". La sessione finale del Summit sarà invece presieduta dal metropolita Giovanni Zizioulas di Pergamo. (F.S.)

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    Educazione: in Perù il congresso mondiale delle scuole agostiniane

    ◊   Duecentocinquanta educatori delle scuole agostiniane, provenienti da tutto il mondo, si incontreranno a Lima, capitale del Perù, dal 30 luglio al 3 agosto, per il congresso internazionale di educatori e scuole agostiniane promosso dall’Ordine di Sant’Agostino sul tema “Porta per il Vangelo, cammino verso il Regno”. “Lo scopo del convegno è comunicare le esperienze che viviamo nelle nostre scuole presenti in tutto il mondo”, spiega padre Alejandro Moral, uno dei padri agostiniani responsabili dell’organizzazione dell’evento. L’Ordine di Sant’Agostino – riferisce l’agenzia Sir - organizza il congresso internazionale ogni sei anni: vi partecipano docenti, educatori, insegnanti, allievi delle scuole agostiniane da ogni parte del mondo per mettere in comune le differenti esperienze educative ritrovando l’unità nella diversità. “L’obiettivo – spiega padre Moral – è comunicarci i lavori che stiamo facendo, poi evidenziarne gli aspetti comuni e affrontare in unità le sfide in ambito educativo che la Chiesa e il nostro Ordine ci invitano ad affrontare”. Il convegno si svolge quest’anno in America Latina. “Noi europei – avverte padre Moral - dobbiamo imparare che è anche necessario uscire dai nostri Paesi e andare a trovare la gente che sta facendo bellissime cose in altre nazioni”. (A.G.)

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    La nuova evangelizzazione al centro della Pentecoste a Singapore

    ◊   La nuova “primavera dello Spirito” è il tema della celebrazione che si è tenuta nella Solennità di Pentecoste, nella chiesa di Cristo Re a Singapore, presieduta dall’arcivescovo Nicholas Chia Yeck Joo. Per i fedeli cattolici dell’isola essa è legata ad un impegno di evangelizzazione che già sta portando frutti considerevoli, come riferito all’agenzia Fides dalla Chiesa locale. “Ogni battezzato è un evangelizzatore, questa è la nostra risposta come figlie e figli di Dio” ha detto l’arcivescovo, partecipando alle iniziative del “Team per la nuova evangelizzazione”, un gruppo di laici impegnati nelle Chiese locali nell’animazione missionaria, soprattutto del laicato. “Evangelizzare - ha sottolineato - è attirare le persone alla Verità”. Secondo un censimento governativo, la religione cristiana ha registrato a Singapore una forte crescita negli ultimi 10 anni e i cristiani sono attualmente il 18% della popolazione. (G.M.)

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    Filippine, la “Comunità Emmaus per il dialogo” riconosciuta associazione laicale della Chiesa

    ◊   Le chiamano “ancelle della Provvidenza”, “sorelle povere”, “fiammelle del dialogo”. Sono le donne della “Comunità Emmaus per il dialogo”, gruppo di laiche consacrate presente nell’isola di Mindanao nelle Filippine, che quest’anno festeggia il 25° anniversario della fondazione. Come riferito all’agenzia Fides, proprio in tale occasione, l’arcidiocesi di Zamboanga, dove è nata la comunità, l’ha riconosciuta come associazione laicale della Chiesa. In uno spirito di fraternità, queste donne si dedicano al servizio dei poveri, cristiani e musulmani, alla costruzione di ponti di amicizia e dialogo tra le due comunità che popolano il Sud dell’isola e all’educazione dei bambini. “Un segno importante nella Chiesa di oggi” è considerata questa associazione, dai diversi arcivescovi di Zamboanga che si sono succeduti negli anni; oggi, tutta la comunità locale esprime immensa gratitudine per queste “ancelle”, le quali operano a stretto contatto con l’esperienza del movimento per il dialogo islamo-cristiano “Silsilah”, avviato nell’arcidiocesi dal missionario del Pime, padre Sebastiano D’Ambra. Negli ultimi anni, inoltre, è nato anche il “Circolo Emmaus”, gruppo di laici cattolici, uomini e donne, che vivono nelle loro rispettive famiglie ma impegnandosi a seguire lo spirito della Comunità omonima, fatto di profondo amore per il prossimo. (G.M.)

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    Musica e fraternità: a Rovereto premiato il vincitore del Concorso “Strumenti di pace”

    ◊   La Maria Dolens – la Campana della pace ricavata dal bronzo dei cannoni che tuonarono nella “Grande Guerra”, e che ogni sera rintocca per 100 volte in memoria dei caduti di tutti i conflitti – è tornata a patrocinare una nuova edizione del Concorso “Strumenti di pace”. Ieri, nella sede della Fondazione “Opera Campana dei Caduti” di Rovereto, in provincia di Trento, una prestigiosa giuria internazionale, presieduta dal direttore del Settore Musica della Biennale di Venezia, Ivan Fedele, ha proclamato il giovane compositore vicentino, Leonardo Schiavo, vincitore dell’edizione 2012 del Concorso che premia la migliore partitura originale su un testo deciso dalla giuria. Per questa terza edizione del Concorso, erano stati indicati tre testi di altrettanti Premi Nobel per la Pace - Aung San Suu Kyi, Barack Obama e Lech Wałęsa: tre protagonisti della storia recente che con la loro testimonianza in difesa dei diritti civili e della democrazia ben si legano con lo spirito di un premio – e di un simbolo come la Campana dei caduti – che intende mettere il linguaggio della musica a servizio dell’ideale della pace e del dialogo tra i popoli. Leonardo Schiavo, con la sua “A poco a poco” si è aggiudicato la palma di miglior autore del Concorso ideato alcuni anni fa da Marcello Filotei, compositore e critico musicale de L’Osservatore Romano. Quelli della pace e della comprensione nel mondo – ha affermato il presidente della giuria, Ivan Fedele – sono principi che val la pena di sottolineare sempre, perché troppo spesso noi li diamo per scontati. Su questo fronte, dobbiamo essere vigilanti non solo a livello politico, sociale e individuale, ma anche nella nostra arte. Perché arte è sinonimo di libertà e non c’è pace senza libertà”. I testi dei tre Nobel hanno ispirato anche la composizione “Times like that”, creata per l’occasione dallo stesso Fedele. La sua e quella del 29.enne vincitore verranno eseguite il prossimo 6 luglio a Rovereto durante il concerto di gala della “Brussels Philarmonic – the Orchestra of Flanders” diretta da Michel Tabachnik, con la voce del soprano solista, Valentina Coladonato. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Primi premi al 65.mo Festival di Cannes

    ◊   In attesa del Palmarès ufficiale del 65.mo Festival di Cannes si conoscono i vincitori del Certain Regard, della Quinzaine des Réalisateurs e della Semaine de la Critique. Nel primo caso il premio è andato al messicano "Despues De Lucia" di Michel Franco, odissea di un’adolescente alle prese con il bullismo dei suoi compagni di scuola; nel secondo all’algerino "Le Repenti" di Merzak Allouache, cronaca dell’impossibile reinserimento sociale di un terrorista islamico pentito; nel terzo allo spagnolo "Aquí y allá" di Antonio Mendez Esparza, ritorno a casa di un emigrato, fra illusioni e amare verità. Anche la Giuria ecumenica annuncia il suo verdetto, dichiarando vincitore "The hunt" del danese Thomas Vinterberg e assegnando una menzione speciale a "Beasts of the Southern wild" dell’americano Behn Zeitlin. Era una scelta difficile, in quanto i criteri che determinano l’assegnazione del premio molto spesso non coincidevano con le scelte artistiche dei programmatori del festival. Se infatti la Giuria cercava delle opere umanistiche che toccassero la dimensione spirituale della nostra esistenza, quali la giustizia, la dignità degli esseri umani, il rispetto dell’ambiente, la pace e la solidarietà, pochi erano i film che contemplassero interamente tali valori. La scelta è dunque caduta su un’opera, che, proprio per la sua profonda riflessione sui meccanismi sociali e la dignità della persona, al di là delle sue qualità artistiche, si presenta come esemplare. Protagonista del film è un uomo tranquillo. Separato, con un figlio adolescente che vede un weekend su due, lavora in un asilo. Ama i bambini e i bambini lo amano. È una persona rispettata in seno alla sua comunità. Fino al momento in cui una bambina confessa di avere subito delle molestie sessuali e il corpo sociale identifica immediatamente il colpevole. Isolato, disprezzato, picchiato, minacciato di morte, l’uomo sa di essere innocente, ma non sa come difendersi, anche perché anche tutti gli altri bambini dell’asilo confessano di essere stati abusati nella sua cantina, descrivendola nei particolari. Sarà tuttavia questo dettaglio a salvarlo, perché la sua casa non ha una cantina ; e forse le molestie erano solo fantasie, indotte dalle paranoie pedofile dei genitori. Riabilitato e reintegrato nella comunità, l’uomo cerca di riprendere il corso della sua esistenza. Ma nulla sarà più come prima. Memore di un gran film quale "Furia" di Fritz Lang, Vinterberg compone un’opera di grande spessore morale, dotandosi di una sceneggiatura perfetta e di un interprete formidabile, capace di introiettare le sue emozioni per tutto il corso del film. Anche "Beasts of the Southern wild" è a suo modo un film speciale. Ambientato nel Sud degli Stati Uniti, in una zona indefinita posta alla foce del Mississippi, racconta della lotta disperata di una piccola comunità di emarginati per salvare il loro territorio dalla distruzione. Tutta la storia è vista attraverso gli occhi di una bambina, che commenta ogni evento con quella stupita sincerità di chi apre per la prima volta gli occhi sul mondo. Racconto epico, intessuto di toni di leggenda, il film trascina lo spettatore in un vortice di sensazioni e lo lascia incline alla solidarietà, di fronte alla indistruttible voglia di vivere dei protagonisti. (Da Cannes, Luciano Barisone)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 148

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.