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Sommario del 11/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Stragi in Siria: condanna del Papa, necessario impegno congiunto della comunità internazionale
  • Il Papa alle Pom: campagna mondiale di preghiera del Rosario per l’evangelizzazione
  • In udienza dal Papa un gruppo di presuli Usa
  • Stasera il concerto in onore del Papa, diretto da Muti, offerto dal capo di Stato italiano
  • Arezzo in attesa di Benedetto XVI. Intervista con il vescovo, mons. Fontana
  • Il cardinale Sarah apre l'Incontro regionale di Caritas Europa a Varsavia
  • Verso l'incontro mondiale di Milano. Il cardinale Turkson: senza la famiglia non c'è la società
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Chiude il Forum economico mondiale sull'Africa di Addis Abeba
  • Rom e Sinti in Italia, superare pregiudizi e discriminazioni
  • Mons. Mennini insignito del prestigioso premio ecumenico "La Rosa d'Argento di San Nicola"
  • Pastorale universitaria. Settimana della scienza e della comunicazione: etica e new media
  • Aperto il Salone del Libro di Torino: in costante crescita i lettori del libro religioso
  • Cinema. Esce "Sister", umana lotta per la sopravvivenza di due fratelli
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Il patriarca Gregorios III: "Barbarie senza precedenti, il mondo dica basta"
  • Congresso europeo per la catechesi: “L’iniziazione cristiana va vissuta nella comunità”
  • Benin: i vescovi africani del Secam incontrano il presidente dell'Unione Africana
  • Nigeria: nel nord del Paese massacrata una famiglia cristiana
  • Mali: le scuole di “Sos Villaggi dei Bambini” accolgono 134 bambini in fuga dal nord
  • Etiopia: domani l'inaugurazione della chiesa dedicata a Santa Bakhita
  • Tensione Cina-Filippine: manifestazione a Manila davanti all’ambasciata cinese
  • Italia. Ottava Giornata nazionale del pellegrino: il cardinale Vallini presiederà la Messa
  • Regno Unito: i cattolici pregano per i 60 anni di regno della Regina
  • Opera don Guanella: domenica prima edizione della Mami Run, corsa di solidarietà
  • Il Papa e la Santa Sede



    Stragi in Siria: condanna del Papa, necessario impegno congiunto della comunità internazionale

    ◊   Il Papa, insieme a tutta la comunità cattolica, esprime “una ferma condanna e la commossa vicinanza” alle famiglie delle vittime dei “tragici attentati che ieri hanno insanguinato le strade di Damasco”. Lo riferisce il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. “Questi attentati – sottolinea il portavoce vaticano - dovrebbero spingere tutti ad operare una svolta per un rafforzato impegno nel dare attuazione al Piano Annan, che è stato accettato dalle parti in conflitto. Gli attentati di ieri attestano inoltre che la situazione in Siria richiede un impegno congiunto e deciso da parte di tutta la comunità internazionale perché si ponga in atto quel Piano e al più presto siano inviati altri Osservatori. È sempre più attuale – conclude padre Lombardi - l’appello formulato dal Santo Padre il giorno di Pasqua: Occorre intraprendere senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione”.

    Intanto, le autorità di Damasco e l'opposizione si rimpallano le responsabilità dei due attentati che ieri hanno causato 55 vittime nella capitale. Dopo la dura condanna dell’Onu, oggi anche la Cina critica fortemente la violenza terroristica. Ieri sono rimaste ferite anche circa 300 persone mentre la risposta repressiva dei militari e della polizia ha fatto registrare altre vittime – almeno 20 - al centro e nel nord ovest del Paese.

    Il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, ha dichiarato alla Misna che “violenza chiama violenza e quanto successo a Damasco è una pagina triste e dolorosa di un conflitto che man mano che passa il tempo diventa sempre più difficile da risolvere”. “L’impressione - ha spiegato - è che gli attentati compiuti ieri siano strumento di una forza che intende compromettere gli sforzi di pace portati avanti in questo momento e su cui tanta speranza è stata riposta dalla popolazione”. A preoccupare il nunzio è la notizia delle armi che continuano ad affluire in Siria. Del dolore e sconcerto della gente ci parla il padre gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore del Monastero siriano di Deir Mar Musa, raggiunto telefonicamente dalla collega del programma francese della nostra emittente, Mathilde Auvillain:

    R. - Sicuramente la società locale è nuovamente sotto shock. Abbiamo ricevuto telefonate da parte di molte persone, sia per assicurarci che stavano bene anche se toccate ma in modo non grave dall’evento, sia per chiedere informazioni. D’altra parte il quartiere dove sono avvenuti gli attentati è vicino ad un quartiere che conta una grande presenza cristiana. Tutta la popolazione è sotto shock, e tutti si chiedono quale sia la logica aberrante che si nasconde dietro queste azioni più che condannabili. Naturalmente non hanno niente a che vedere con qualunque obiettivo di sviluppo e riforma della società locale, ed è impossibile allo stato delle cose, capire chi si nasconda dietro queste esplosioni.

    D. - Il capo degli osservatori dell’Onu, Robert Mood, ha chiesto aiuto alla comunità internazionale...

    R. - In un certo senso la collettività internazionale, quindi i Paesi di questa regione, per interessi regionali globali, si sono interessati alla Siria in un modo che certamente non ha aiutato, che radicalizza le posizioni e porta ad uno scontro più violento. Quindi in un certo senso si potrebbe anche dire: “Lasciateci in pace”. Ma sotto un altro punto di vista, sono perfettamente d’accordo con il generale Mood. Io ho sempre chiesto nei mesi scorsi che la collettività internazionale esprimesse una responsabilità intera, completa, nei confronti di questi eventi. La Siria è diventata il ring di un pugilato regionale pericolosissimo e quindi la collettività internazionale deve esprimere una solidarietà responsabile ed efficace. La scelta degli osservatori disarmati dell’Onu è giusta, ma non siamo ancora a 300; e 300 sono pochissimi. Qui c’è bisogno di un lavoro capillare con altissima capacità investigativa, per garantire ai siriani, da un lato, una vera e propria libertà di opinione, di espressione, e di manifestazione e, dall’altro, di lavorare per estirpare la violenza terrorista nel Paese da qualunque parte essa sia espressa.

    Il Patriarca melkita Gregorios III Laham parla di “barbarie senza precedenti” e lancia un appello perché “il mondo dica basta”. Anche la cattedrale melkita è stata danneggiata ieri dalle esplosioni a Damasco. Gli osservatori Onu continuano il loro lavoro mentre la popolazione è spaccata: è quanto, al microfono di Fausta Speranza, racconta Cristiano Tinazzi che ha appena lasciato la Siria:

    R. - La missione degli osservatori viene percepita in modo positivo, ma al momento siamo ancora sui 100-120 osservatori. Bisognerà aspettare la fine del mese per averne 300 sul territorio e quindi per vedere quanto e come si riuscirà poi a monitorare la situazione in tutto il Paese e a far mantenere il cessate-il-fuoco. La volontà delle Nazioni Unite è chiara: comunque gli osservatori non tornano indietro! Certo è che la situazione adesso non è tra le migliori, soprattutto nella zona di Dara, per quello che sono riuscito a vedere: a Dara ho visto una forte presenza di militari, anche molto giovani, soldati di leva, armati pesantemente, con mitragliatrici pesanti, come se dovessero affrontare una guerriglia; ad Homs, invece, gli ultimi armati che si trovano ancora in alcuni quartieri sotto il controllo dei ribelli finiranno presto – credo - di combattere…

    D. - Quindi ad Homs la gente si è arresa?

    R. - Diciamo che Homs è chiusa in un sacco: tutte le vie di accesso sono controllate; hanno problemi di rifornimento. La città è disabitata. Ci sono alcuni quartieri dove ancora ci sono combattimenti: anche lì ci sono le Nazioni Unite, ma non possono fare niente se non rilevare le violazioni del cessate-il-fuoco, che chiaramente vengono da entrambe le parti. La novità è che in tante zone i mezzi pesanti non si vedono. E’ chiaro che se gli osservatori dell’Onu passano e poi non passano per tre giorni, i siriani hanno tutto il tempo di far riuscire i carri armati dai posti dove erano stati nascosti.

    D. - Che cosa dici della disperazione e della preoccupazione della gente?

    R. - Da quello che ho capito, nel poco tempo che sono riuscito a rimanere - soltanto pochi giorni - ho trovato una popolazione divisa: molti hanno appoggiato e appoggiano la sollevazione, soprattutto tra i sunniti, ma molti non appoggiano questo tipo di sollevazione, una sollevazione che è poi diventata armata. Condividono le richieste, le istanze di maggiore democrazia e il riconoscimento dei diritti civili, ma non accettano in nessun modo la lotta armata e questo soprattutto da parte delle minoranze, come quella cristiana, che si trovano nel Paese. Questo sta portando quasi a una scissione all’interno del Paese.

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    Il Papa alle Pom: campagna mondiale di preghiera del Rosario per l’evangelizzazione

    ◊   Nei nostri giorni, la missione “ha bisogno di una preghiera più intensa”: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani, in Vaticano, alle Pontificie Opere Missionarie (Pom), guidate dal cardinale prefetto di “Propaganda Fide”, Fernando Filoni. Il Papa ha dunque incoraggiato un progetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che prevede una campagna di preghiera del Rosario per dare nuovo impulso all’annuncio del Vangelo. Il Pontefice ha poi ribadito che ogni uomo e ogni popolo ha diritto di ricevere il Vangelo della verità. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La missione ha oggi “bisogno di rinnovare la fiducia nell’azione di Dio”, ha bisogno “di una preghiera più intensa”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che si è detto lieto di incoraggiare il progetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie, in sostegno dell’Anno della Fede:

    “Tale progetto prevede una campagna mondiale che, attraverso la preghiera del Santo Rosario, accompagni l’opera di evangelizzazione nel mondo e per tanti battezzati la riscoperta e l’approfondimento della fede”.

    Il Papa non ha disconosciuto che l’annuncio del Vangelo “non poche volte comporta difficoltà e sofferenza”. Anche in questa fase di cambiamenti politici, economici e culturali, ha osservato, i messaggeri del Vangelo che annunciano speranza e pace, “continuano ad essere perseguitati” come il Signore:

    “Ma, nonostante i problemi e la tragica realtà della persecuzione, la Chiesa non si scoraggia, rimane fedele al mandato del suo Signore, nella consapevolezza che ‘come sempre nella storia cristiana, i martiri, cioè i testimoni, sono numerosi e indispensabili al cammino dell’evangelo’”.

    Ha, dunque, ribadito che Gesù, “il volto umano di Dio”, deve essere il centro dell’annuncio nell’opera missionaria e di evangelizzazione. “Ogni uomo e ogni popolo – ha soggiunto – ha il diritto a ricevere il Vangelo della verità”:

    “L’evangelizzazione, che ha sempre carattere di urgenza, in questi tempi spinge la Chiesa ad operare con passo ancora più spedito per le vie del mondo, per portare ogni uomo alla conoscenza di Cristo”.

    “Solo nella Verità, infatti, che è Cristo stesso – ha ammonito – l’umanità può scoprire il senso dell’esistenza, trovare salvezza, e crescere nella giustizia e nella pace”. Infine, ha rivolto parole di incoraggiamento a quanti sono impegnati in prima linea nell’opera di “animazione e formazione missionaria”:

    “Siate sempre più espressione visibile e concreta della comunione di persone e di mezzi tra le Chiese, che, come vasi comunicanti, vivono la stessa vocazione e tensione missionaria e, in ogni angolo della terra, lavorano per seminare il Verbo di Verità in tutti i popoli e le culture”.

    Il Papa non ha, infine, mancato di ricordare con cordoglio padre Massimo Cenci, sottosegretario di “Propaganda Fide”, improvvisamente scomparso stanotte. “Il Signore – ha detto il Pontefice – lo ricompensi per tutto il lavoro da lui compiuto in missione e a servizio della Santa Sede”.

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    In udienza dal Papa un gruppo di presuli Usa

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza un gruppo di presuli della Conferenza dei Vescovi degli Stati Uniti d’America (Regione XIV), in visita ad Limina.

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    Stasera il concerto in onore del Papa, diretto da Muti, offerto dal capo di Stato italiano

    ◊   La bellezza di partiture che interpretano le profondità dell’anima e il prestigio degli strumenti che saranno utilizzati per eseguirle. C’è tutto questo nel concerto che questa sera il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, offrirà a Benedetto XVI per il settimo anniversario di Pontificato. Alle 18, in Aula Paolo VI – dopo un breve incontro tra il Papa e il presidente in una saletta attigua – l’Orchestra e il coro del Teatro dell’Opera di Roma eseguiranno il “Magnificat” in sol minore (RV 611) di Antonio Vivaldi e lo “Stabat Mater” e il "Te Deum" di Giuseppe Verdi. Di assoluto prestigio anche la direzione del concerto, affidata al direttore onorario a vita del Teatro dell’Opera di Roma, il Maestro Riccardo Muti, per la prima volta davanti a Benedetto XVI. Sotto la sua bacchetta, si esibirà anche il mezzosoprano Daniela Barcellona, solista nel “Magnificat” vivaldiano.

    Per l’occasione, alcuni organismi – tra cui la Fondazione Antonio Stradivari – hanno messo a disposizione dell’Orchestra due preziosi violini e un violoncello del ‘700 e una viola risalente ai primi del ‘600. Il concerto in onore del Papa sarà trasmesso in diretta tv dai Rai 5 e dal Centro Televisivo Vaticano e in streaming grazie a Telecom Italia. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Arezzo in attesa di Benedetto XVI. Intervista con il vescovo, mons. Fontana

    ◊   "Un appuntamento con la storia". Il vescovo di Arezzo, Cortona, San Sepolcro, mons. Riccardo Fontana, definisce così la visita che Benedetto XVI effettuerà domenica prossima nella sua diocesi. Intanto questa mattina, in una conferenza stampa tenuta nella curia aretina, è stato riferito ai media che saranno circa 30 mila i fedeli in arrivo la Toscana, ma anche dalle regioni vicine, che domenica prossima, al Parco del Prato, cuore verde della città, parteciperanno alla Messa presieduta dal Papa. Con loro anche i monaci di Camaldoli e 15 frati del Santuario del La Verna, che il Papa visiterà nel pomeriggio. A vigiliare sulla sicurezza della folla 350 uomini della forze dell'ordine. Sulle poche ore che separano ormai Arezzo dall'arrivo del Pontefice Paolo Ondarza ha intervistato mons. Fontana:

    R. - E’ tutto pronto. Aspettiamo il Papa che arrivi, nella certezza che sarà un importante evento di Chiesa.

    D. - C’è un filo conduttore che lega le tre tappe?

    R. – Necessariamente sì: l’identità della nostra Chiesa. Arezzo è una patria medievale dove è nata la partecipazione delle persone alla vita pubblica. Diceva il Beato Giovani Paolo II che l’impegno nella vita pubblica è la forma più alta di carità. San Francesco alla Verna ha il dono delle stimmate, cioè di assomigliare a Gesù, che è un ideale fortissimo: perché è inutile che entriamo dentro la vita pubblica se poi non assomigliamo a Gesù, se non ci portiamo il contributo della fede. Sansepolcro è la città fondata da due pellegrini, Arcano ed Egidio, reduci da Gerusalemme, che vogliono costruire una Gerusalemme sulle rive del Tevere sul fiume di Roma e là edificano il Sansepolcro. Esattamente mille anni fa comincia questa avventura alla ricerca della giustizia e della pace e il legame con il Santo Sepolcro. Naturalmente, sui temi della giustizia e della pace noi aspettiamo che il Papa ci dica parole definitive e alte.

    D. – Se dovesse farsi portavoce di un messaggio che la sua gente vuole rivolgere al Papa, cosa direbbe?

    R. – Che parli a nome dei poveri, faccia sentire la voce di chi non ha voce, a chi può sanare questa situazione pesantissima in cui non c’è lavoro e tutti pensano a se stessi invece che al bene comune. Papa Benedetto ha detto parole altissime su questo argomento. Noi ci aspettiamo che faccia suonare ancora la voce della Chiesa.

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    Il cardinale Sarah apre l'Incontro regionale di Caritas Europa a Varsavia

    ◊   La crisi “culturale e antropologica” che sta vivendo il mondo non richiede “solo il fornire un’assistenza finanziaria e materiale per soddisfare un certo tipo di disagio, ma piuttosto il restituire alla persona umana la sua dignità”. Lo ha affermato da Varsavia, il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Robert Sarah, che nella capitale polacca ha inaugurato oggi i lavori dell’incontro regionale della Caritas Europa, in programma fino a domani. Vi prendono parte presidenti, segretari e direttori delle 47 organizzazioni membri. Il cardinale Sarah ha commentato così il tema dell’incontro, “Care and migration”, al microfono dell’inviato della Radio Vaticana, padre Tadeusz Cieslak:

    “Il tema di questo incontro è molto importante e attuale. Spero molto che nella discussione e nel condividere i pareri riusciremo a trovare la metodologia per accogliere questi migranti, che si trovano in diversi Paesi europei. Come presidente di Cor Unum, voglio esprimere la presenza della Chiesa soprattutto al fianco delle persone che soffrono. E fra coloro che soffrono ci sono anche i migranti: la loro è una sofferenza che nasce dall'aver lasciato il proprio Paese e dal vivere lontano dalla famiglia con l’angoscia di sapere se si sarà accolti o meno. Per questo, Cor Unum è molto vicino a queste persone e io sono molto contento di poter incoraggiare le Caritas ad affrontare questo problema con grande apertura e con grande serietà. Siamo qui per cercare di promuovere tutti i popoli ad avere un solo cuore capace di vedere la miseria e di aprirsi per condividere la sofferenza degli altri. Ringrazio per questo la Caritas polacca e la Caritas Europea".

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    Verso l'incontro mondiale di Milano. Il cardinale Turkson: senza la famiglia non c'è la società

    ◊   La crisi deve portare ad una società sostenibile. E’ l’auspicio del cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha partecipato a Milano all’incontro in preparazione di Family 2012, il VII incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a fine mese nele capoluogo lombardo. Il servizio di Fabio Brenna:

    E’ sulla sostenibilità che, secondo il cardinale, si gioca la scommessa della ripresa, sul superamento della deriva della speculazione finanziaria. La ricchezza vera è quella che produce progresso sociale, si alimenta di principi basati sul valore della condivisione, dell’equità e della coscienza sociale. In questa prospettiva solidaristica, che promuove senso di appartenenza ed integrazione, l’individuo non si sentirebbe più solo di fronte alla prova, e nemmeno l’istituto familiare, indebolito dalla crisi. Sarebbe riacquistato il senso di comunità, capace di prevenire atti estremi di disperazione che hanno portato alcune persone perfino al suicidio. Il cardinale Turkson:

    "Queste persone che arrivano al suicidio dovevano contare sulla solidarietà della società. Per questo siamo una società: possiamo aiutarci l’uno con l’altro, sennò noi siamo soli".

    Le giornate milanesi che metteranno al centro la famiglia e che vedranno la presenza per tre giorni di Papa Benedetto XVI, serviranno anche a far riscoprire la forza e la vocazione originale insite nell’istituto famigliare. Ancora il porporato:

    "Io mi auguro tanto che la famiglia riesca a scoprire il suo valore, perché senza la famiglia non c'è le società, non c’è la Chiesa. Le sfide che ci circondano sono tantissime, le minacce sono tante, quindi spetta a noi mantenere questa forma tradizionale di trasmettere la vita".

    Il vice-direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, intervenuta al dibattito, ha riconosciuto come la reazione delle famiglie italiane alla crisi abbia dimostrato che sono state la principale rete di sicurezza: “in questa fase”, ha detto, “si può parlare di famiglia-welfare”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il messaggio di Cristo è profezia e liberazione: l'udienza del Papa ai direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la condanna internazionale degli attentati di Damasco.

    Da Buchenwald al Vaticano II: in cultura, Giancarlo Rocca su fonti storiche francescane e dibattito conciliare.

    Di quanto silenzio ha bisogno la parola: il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, all'incontro "Comunicazione e silenzio".

    Ildegarda e la scintilla di fuoco: Michela Pereira sulla santa mistica medievale che fu anche scienziata e musicista, e stralci delle due catechesi tenute da Benedetto XVI (il primo e l'8 settembre 2010) su Ildegarda e ora raccolte nel volume "Sante e beate. Figure femminili del medioevo" introdotto da Lucetta Scaraffia.

    Un articolo dal titolo "Che cos'è la canonizzazione equipollente".

    Quel piccolo mondo che racconta il mondo: un incontro a Siena su "L'Osservatore Romano" e la cultura ai tempi di internet.

    La libertà religiosa, priorità dei vescovi statunitensi: nell'informazione religiosa, un articolo sull'assemblea generale dal 13 al 15 giugno ad Atlanta.

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    Oggi in Primo Piano



    Chiude il Forum economico mondiale sull'Africa di Addis Abeba

    ◊   Si chiude oggi, 11 maggio, ad Addis Abeba il Forum Economico Mondiale sull’Africa. Settecento tra esperti, imprenditori e dirigenti politici hanno cercato di delineare nei tre giorni di lavori le linee guida per lo sviluppo del continente. E mentre la crisi delle economie occidentali continua, l’Africa attrae investimenti esteri in modo crescente. E’ quanto spiega nell’intervista di Davide Maggiore, il giornalista esperto di Africa del “Sole 24 Ore”, Riccardo Barlaam:

    R. – Alcune banche internazionali, come JP Morgan, Crédit Suisse, Barclays, Bank of China, stanno aprendo succursali in questi ultimi mesi, soprattutto in Sudafrica, perché cercano business, attratte da questi tassi di crescita che – in termini assoluti – sono bassi rispetto ai Paesi occidentali, ma comunque di rilievo se si considera che quest’anno il Pil africano in media cresce del 5,4 per cento secondo le stime del Fondo monetario internazionale (Fmi). Barclays, che in Africa è presente in diversi Paesi, ha 22 mila impiegati tra la sua banca e le banche controllate. Il fenomeno è successivo a quello dell’espansione cinese in Africa negli ultimi 10-15 anni, che ha cambiato un po’ le carte in tavola. E’ di qualche giorno fa la notizia che il Congresso americano ha approvato una legge bipartisan sulle esportazioni dagli Stati Uniti: loro prevedono nei prossimi dieci anni di triplicare le esportazioni verso i Paesi africani e credo che la concorrenza dei Paesi occidentali nelle partnership con questi Paesi, che hanno tutto da sviluppare, sia positiva perché aiuta la Cina a non avere appetiti neocoloniali.

    D. – In questo processo, giocano un ruolo anche i fondi speculativi?

    R. – Per ora, per fortuna, no perché non ci sono grandi mercati finanziari. Il lavoro che fanno le banche anche di finanziare, di aiutare gli investimenti, prestare capitali, cercare di espandersi pian piano con la rete nei vari Paesi, è più un supporto dell’economia. Per ora la finanza, per fortuna, mi sembra ancora marginale.

    D. – Non c’è il rischio che questo sviluppo economico si traduca in uno sviluppo a "macchia di leopardo", tanto per quanto riguarda le aree geografiche quanto per benefici che potrebbero riguardare le sole élite?

    R. - Quando si parla di sviluppo in Africa ovviamente non si può pensare a uno sviluppo con i canoni occidentali. L’Africa è un continente dove il 70 per cento della popolazione vive in aree rurali, nei villaggi. L’Africa è come un treno dove ci sono vagoni che sono drammaticamente all’ultimo posto, pensiamo alla Somalia. In ogni caso, negli ultimi 15 ann, c’è stato un miglioramento, direi generale, delle condizioni. Il problema di questo sviluppo è che sia ordinato e che quindi non si creino, come sta succedendo, le megalopoli, le baraccopoli di persone che scappano dalle campagne e vanno verso le città, ma si cerchi di favorire anche uno sviluppo ordinato, per cui le persone riescono a lavorare anche nelle campagne.

    D. - Quali sono le "locomotive" di questo possibile treno africano?

    R. – Il Sudafrica è senz’altro una delle locomotive, come pure l’Egitto che si trova in un difficile momento di transizione, come l’Angola nella cui capitale una camera d’hotel costa più che a New York. O come la Nigeria devastata da questi problemi interni… Accanto a questi ce ne sono altri come il Mozambico, il Botswana, il Ghana che è il Paese che in assoluto ha avuto un aumento del Pil l’anno scorso più elevato al mondo, oltre il 20 per cento.

    D. – Tra le storie di successo africane, c’è anche la comparsa di magnati locali che hanno accumulato patrimoni molto elevati…

    R. – Ci sono tanti miliardari africani. A Lagos, in Nigeria – dove c’è già una concessionaria di auto inglesi, di Aston Martin e di Lamborghini – hanno aperto una filiale Porsche e contano di vendere almeno 100 Porsche all’anno nel Paese Sempre in Nigeria, ci sono marchi occidentali come Moet & Chandon, Louis Vuitton… I nuovi ricchi e questa classe media – i manager delle telecomunicazioni o manager nati accanto alle società pubbliche di diversi Paesi africani – la prima cosa che fanno è cercare di imitare il peggio dell’Occidente e il peggiore consumismo. Ovviamente, i marchi cosiddetti del lusso fanno il loro lavoro e sbarcano anche loro come le banche in Africa in cerca di affari.

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    Rom e Sinti in Italia, superare pregiudizi e discriminazioni

    ◊   Rom, Sinti e Camminanti in Italia sono circa 200mila. Le condizioni in cui vivono e il riconoscimento della loro identità e cultura sono molto problematiche. A sottolinearlo è un’indagine conoscitiva svolta dall’Opera Nomadi, associazione di volontari volta a promuovere la comprensione e all'accoglienza dei diversi, presentata a Roma insieme a Migrantes e la Società italiana medicina migrazioni. Il servizio di Irene Pugliese:

    Sono stati definiti la minoranza più numerosa dell’Unione Europea, ma in Italia rappresentano solo lo 0,3 percento della popolazione. Sono meno di 200mila, ma non esiste alcuna norma che preveda e disciplini l’inclusione e il riconoscimento delle popolazioni Rom nella società civile. Il grido di allarme proviene dall'Opera Nomadi che ha svolto un’indagine conoscitiva sulla situazione di queste popolazioni in Italia. Al centro della relazione, la discriminazione razziale, l’habitat e la questione principale del lavoro. Suor Etra Modica è la responsabile ufficio mobilità etnica dell’Usmi, l’Unione superiore maggiori d’Italia:

    "Bisogna partire proprio da quello che loro hanno come stile di vita, che è poi quello dei piccoli raccoglitori o della raccolta del ferro. Ci sono adesso dei buoni progetti che stanno iniziando – portati avanti anche da Migrantes – perché diventino attività lavorative, quindi una forma di riscatto ed una forma anche di integrazione".

    Sono molte le informazioni sbagliate che circolano su queste popolazioni. Sono pochi gli italiani a sapere che la maggior parte di loro sono ormai diventati stanziali. Pochi a sapere che la metà dei Rom sono cittadini italiani e che sono un popolo di giovanissimi: il 60 per cento ha meno di 18 anni e il 47 per cento ha tra i 6 e i 14 anni, l’aspettativa di vita è bassa, l’età media si aggira sui 40/50 anni. Ed è solo andando oltre al pregiudizio e lavorando a stretto contatto con loro che si ottengono i risultati sperati. Ancora suor Modica:

    "Molto spesso le istituzioni si occupano dei Rom, ma non c’è questa partecipazione, questo loro protagonismo. Invece le religiose, li hanno sempre resi attivi, protagonisti della loro storia, delle scelte, nelle risoluzioni dei conflitti, questo essere proprio 'con' Rom e Sinti. Se c’è un trattamento di parità - dove noi siamo uguali, dove non sei l’estraneo, pur portando una cultura che può rimanere 'estranea' se non la conosciamo - la condivisione è paritaria ed il loro coinvolgimento è diretto. Poi naturalmente l’integrazione passa per le strade che valgono anche per noi: la scuola, il rispetto delle regole, il lavoro... soprattutto questo, trovare con loro soluzioni".

    Ma la risoluzione del problema dell’integrazione e di quello lavorativo non può che partire dalla questione abitativa, come spiega Carlo Stassola, delegato della Fondazione Migrantes:

    "Il passaggio verso un lavoro può passare solamente attraverso un superamento del campo, quindi le politiche lavorative possono essere fatte, se accompagnate da politiche di superamento del campo. Se questo viene fatto – insieme a politiche di inserimento scolastico, di superamento di quelli che sono i pregiudizi e gli stereotipi dei Rom – si possono conseguire, come in altri Paesi – pensiamo alla Spagna – dei successi".

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    Mons. Mennini insignito del prestigioso premio ecumenico "La Rosa d'Argento di San Nicola"

    ◊   L’Università svizzera di Friburgo ha insignito nei giorni scorsi l’arcivescovo Antonio Mennini, nunzio apostolico a Londra, del prestigiosa “Rosa d’Argento di San Nicola”, importante riconoscimento in ambito ecumenico. Per otto anni, mons. Mennini – in veste di arcivescovo della Madre di Dio a Mosca – è stato artefice di un fruttuoso dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa russa. Il collega della redazione tedesca della nostra emittente, Mario Galgano, ha chiesto a mons. Mennini un commento sul conferimento di questa onorificenza:

    R. – I feel myself quite little in front of this honour…
    Mi sento molto piccolo di fronte a questo grande onore, ma comprendo che non è riferito solo a me, ma in modo particolare a tutte le persone che hanno lavorato con me e per me al fine di migliorare i rapporti tra gli ortodossi e i cattolici in Russia. Quando ho lavorato in Russia sono stato fortunato: ho trovato persone, a cominciare dai miei superiori della Segreteria di Stato, che condividevano il desiderio di migliorare ulteriormente i già buoni rapporti tra cattolici e ortodossi. E siamo riusciti a costruire una nuova atmosfera, per cui anche la gerarchia ortodossa non dice più che esistono problemi tra cattolici e ortodossi in Russia. Quando arrivai in Russia, la prima cosa che feci fu offrire agli ortodossi la possibilità di inviare i loro studenti e i loro seminaristi all’estero, presso le nostre Università Pontificie. Ciò è stato di grande aiuto perché ha dato loro la possibilità di conoscere anche la nostra ricchezza spirituale, di riconoscere come la Chiesa cattolica sia parte della stessa tradizione spirituale.

    R. – Well, I see that the first challenge is the risk to loose hope…
    Mi sembra che la prima sfida sia quella di non perdere la speranza. Se guardiamo a tutto quello che è stato fatto in Russia… Ad esempio, grazie agli amici di “Comunione e Liberazione” abbiamo potuto stabilire rapporti stretti tra una scuola ortodossa e una scuola cattolica italiana. Ma ci sono tante cose che sono in movimento. Questa è la prima sfida. La seconda consiste nel fatto che dobbiamo credere di più, come ha detto il Santo Padre durante gli ultimi Vespri in occasione della Festa dei Santi Pietro e Paolo: perché l’ecumenismo è nel cuore della preghiera di Gesù, del Figlio al Padre. E vorrei concludere dicendo che non sappiamo come né quando, ma prima o poi questa preghiera sarà esaudita dal Padre…

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    Pastorale universitaria. Settimana della scienza e della comunicazione: etica e new media

    ◊   Capire come il progresso tecnologico abbia modificato la condizione operativa e mentale dell'uomo. Questo è l’obiettivo principale della Settimana delle scienze della comunicazione, promossa dall’Ufficio diocesano di Pastorale universitaria, che si è aperta in questi giorni a Roma. L’iniziativa che ha come tema conduttore “Innovazione tecnologica, comunicazione e l'uomo”, coinvolge tutte le Università della capitale. In particolare, il rettorato dell’Università di Roma Tre ha ospitato un convegno sull’etica dei media. Marina Tomarro ne ha parlato con Gianpiero Gamaleri, docente a Roma Tre, e tra gli organizzatori della Settimana:

    R. – La Settimana delle comunicazioni sociali nasce dalla lettera che tutti gli anni il Santo Padre invia ai fedeli, ma anche a tutta la società, per far capire l’importanza della comunicazione nella società contemporanea e viene letta da diversi atenei che si sono impegnati a fare una riflessione sul tema che viene proposto.

    D. – Durante questa settimana si parlerà molto di innovazione tecnologica. L’innovazione tecnologica, i nuovi social network, quanto hanno cambiato la vita dell’uomo in questo momento, secondo lei?

    R. – Si parla sicuramente di innovazione tecnologica, però non bisogna trascurare che lo spunto da cui parte la riflessione in diversi atenei è il testo del Papa nel quale si parla di silenzio e parola nella società contemporanea. Quindi, il tema dei social network è affrontato in un punto della Lettera in cui si dice che perfino i versetti biblici potevano essere assimilati a dei "tweet" e quindi il parlare per piccoli frammenti è un valore molto importante che può avvicinare gli uomini tra di loro.

    D. – Secondo lei, quali sono i rischi a cui l’uomo può andare incontro con l’uso di queste nuove tecnologie?

    R. - Io darei una riposta su che cosa bisogna pagare riguardo ai social network: cosa cioè si rischia di perdere ma anche di guadagnare. Mi riferirei a un passaggio, sempre nella Lettera del Santo Padre, dove si parla del rischio di perdere un po’ di interiorità. Questa possibilità di interagire in qualsiasi momento della giornata attraverso il computer, attraverso l’i-pad, attraverso anche i cellulari, e riempirci di parole e di messaggi, non ci consente gli spazi di silenzio che sono fondamentali sia per l’interiorità sia – come è detto anche nella Lettera – per imbastire un vero dialogo. Perché il vero dialogo poggia anche sulla capacità di ascolto.

    D. - Anche la Chiesa si è adattata ai nuovi mezzi di comunicazione. Questo, secondo lei, può essere un nuovo modo di poter aiutare la nuova evangelizzazione?

    R. – Credo che questo sia fondamentale, perché così come la Chiesa ha valorizzato il canto, la scrittura o anche poi la radio, la televisione, oggi si trova a dover valorizzare necessariamente anche i nuovi mezzi. Naturalmente con quella misura e quella capacità di equilibrio tra silenzio e parola che la Lettera del Papa ci indica.

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    Aperto il Salone del Libro di Torino: in costante crescita i lettori del libro religioso

    ◊   “Il digitale non è uno strumento da usare bene o male, è un mondo nuovo che si aggiunge a un mondo antico e bisogna fare in modo che non lo distrugga ma che tutti e due crescano”. A sottolinearlo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Paolo Peluffo, intervenuto ieri all’inaugurazione del XXV Salone del Libro di Torino, dedicato alle nuove tecnologie applicate ai libri. Il mercato dei libri digitali – stando ai dati AIE (Associazione Editori Italiani) – è ancora piccolo ma in linea con gli altri Paesi Ue (+0,9% nei primi mesi di quest’anno, rispetto al 2011). Ma qual è il trend dell’editoria cattolica? Antonella Palermo lo ha chiesto a Giorgio Raccis, direttore del Consorzio dell’editoria cattolica:

    R. - I dati sulla lettura confermano, anche quest’anno - con valutazioni evidentemente relative al 2011 - che c’è una costante crescita dei lettori del libro religioso. Nella sensazione degli operatori del settore ci appare in espansione un lettore che chiede al libro di argomento religioso più che altro un senso alla vita e quindi una ricerca che non necessariamente è religiosa nel senso confessionale del termine, ma più legato ad aspetti di antropologia e di spiritualità.

    D. - Guardando alla vendita e ai fatturati, cosa si può dire?

    R. - Fino a tutto il 2011 l’editoria cattolica ha tenuto bene rispetto alla crisi economica che, invece, nel mercato generale del libro aveva cominciato a colpire già dai primi mesi del 2011. A tutto il 2011, il saldo delle vendite dell’anno era ancora leggermente superiore a quello delle vendite del 2010; dal gennaio del 2012 anche il settore dell’editoria religiosa ha risentito in maniera forte della crisi con una diminuzione in percentuale abbastanza consistente. Comunque possiamo dire che confrontando queste percentuali negative, l’editoria religiosa e cattolica in generale riesce ad attutire il trend negativo, rispetto a quello più generale del mercato.

    D. - La presenza per la prima volta al Salone di Amazon, ma anche di Google Books, che tipo di ricadute ha sul vostro segmento specifico?

    R. - Nell’editoria cattolica, molti editori - e questo è un dato positivo - ma anche molte strutture distributive, come quella della San Paolo, del Messaggero di Sant’Antonio, quella dell’Edc, oggi - a mio avviso proprio di fronte a concorrenti che sull’’organizzazione e sulla logistica, come Amazon e come Google, puntano e quindi la qualità di servizi - occorre che queste strutture distributive dell’editoria cattolica si coalizzino: non dico che si fondano, ma che comunque trovino dei meccanismi di sinergia. Dall’altra parte la loro presenza anche in Italia con proposte di testi in lingua italiana, credo che possa funzionare da acceleratore rispetto alla produzione di E.book che oggi in Italia, specialmente poi nel settore cattolico religiose, è veramente poca cosa.

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    Cinema. Esce "Sister", umana lotta per la sopravvivenza di due fratelli

    ◊   Applauditissimo Orso d'Argento al Festival di Berlino, elogiato dalla critica e amato dal pubblico, esce oggi "Sister" della regista franco-svizzera Ursula Meier: un film dolente, acerbo, viscerale, nel quale protagonisti sono due giovani che vivono l’angoscia dell’esistenza e il baratro spaventoso tra ricchezza e povertà. Il servizio di Luca Pellegrini:

    In una stazione sciistica delle Alpi, il dodicenne Simon ruba ai turisti ricchi per sopravvivere e tenere in piedi un simulacro di rapporto con la giovane sorella. Con lei condivide l’anelito alla sopravvivenza, la resistenza nel quotidiano con le sue necessità: il pane, un letto, una carezza. E in fondo, anche il disprezzo per le ingiustizie che segnano le loro vite: i ricchi lassù sciano, i poveri quaggiù sopravvivono, un baratro di differenze e di stili di vita spaventosamente li separa. Tutti sono complici, tutti sono vittime: ladri e derubati, l'immoralità del furto e quella della povertà. Un film che prima di tutto, come spiega la bravissima regista, pone l’attenzione sulla famiglia:
    R. – C’est vrai que j’ai une tendance, effectivement, à tirer…E’ vero che in effetti ho un po’ la tendenza a chiamare in causa sostanzialmente la famiglia disfunzionale, come in "Home", dove i personaggi non svolgono i ruoli che dovrebbero ricoprire in una cosiddetta famiglia “normale”. E’ vero che oggi la famiglia è l’ultimo bastione comunitario al quale le persone si appigliano e nel quale credono. Una volta, quando si chiedeva alle persone quale fosse la cosa più importante, rispondevano: “Il lavoro”. Oggi rispondono: “La famiglia”. In questo tempo di divorzi, di famiglie separate e ricomposte, questa cosa mi intriga. Ho giocato con questa immagine ideale della famiglia che maltratto e che faccio diventare disfunzionale: mi piace questo rapporto in fondo molto strano e molto complesso.

    D. – Per lei è molto importante la scelta dei luoghi, che in questo caso connotano la verticalità dei piani in cui si dipana la storia...

    R. - Et c’est vrai que c’est une région, j’ai tourné dans une région en Suisse…
    E’ vero, è una regione… Ho girato in una regione della Svizzera che mi affascina, in realtà. C’è una vallata industriale ed è sufficiente seguire i fumi delle fabbriche che si mescolano alle nuvole: alzi la testa e lassù c’è un altro mondo. C’è un mondo fatto di stazioni sciistiche, opulento, ricco, una sorta di Disneyland dei giorni nostri. Ed è vero che mi sembrava che la semplicità dello sguardo dicesse molto sul mondo contemporaneo. E poi, con l’economia del cinema è molto semplice nella sua verticalità e dice molto del mondo di oggi.

    D. – Lei si concentra molto sui sentimenti dei due giovani, la loro rabbia, il loro dolore, ma non manca anche la critica sociale.

    R. – Mais … c’est vrai que le film pour moi c’est avant tout une histoire d’amour. …
    Per me il film è prima di tutto una storia d’amore. E’ la storia di questo ragazzino che ha una terribile carenza di affetto, che si sente abbandonato, che prova a trattenere la sorella, che cerca di colmare questo vuoto affettivo come può, cerca di trattenerla con il denaro, con questa attività un po’ esuberante, il furto, per non morire. Perché è in una fase di sopravvivenza affettiva, fisica ed economica… E’, in definitiva, un ragazzino che cerca di sopravvivere. Ma lo potrei inserire in un contesto sociale, in una realtà sociale: questo film, per me, è un racconto. Potrei dire, un racconto sociale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Il patriarca Gregorios III: "Barbarie senza precedenti, il mondo dica basta"

    ◊   “Eravamo in preghiera nella cappella della cattedrale quando un forte boato ha mandato in frantumi tutti i vetri. Le mura della sala sono state come scosse da uno spostamento d’aria improvviso, abbiamo pensato a un terremoto”: è ancora incredulo mons. Gregorios Laham III, patriarca dei greco-melkiti di Antiochia e di tutto l’Oriente mentre descrive all'agenzia Misna gli attimi di terrore che hanno accompagnato ieri mattina il duplice attentato nella capitale siriana. La cattedrale di Bab Sharqi, alla fine della ‘via Recta’, che conduce alla cappella di Anania (il martire cristiano che fece recuperare la vista a San Paolo) si trova a due forse tre chilometri dal luogo dell’esplosione che ha causato decine di morti e oltre 300 feriti. “Alla televisione hanno mostrato le immagini di un immenso cratere, automobili e palazzi divelti, sangue dappertutto. Il pullmino dei bambini che vengono a scuola da noi era passato per quella strada appena 10 minuti prima. È un miracolo che non siano rimasti coinvolti” racconta il religioso, presidente dell’assemblea della gerarchia cattolica siriana, condannando “un atto di barbarie senza precedenti in Siria, che ha mostrato il vero volto delle forze che si agitano dietro quest’assurda guerra di propaganda”. La voce del patriarca, scossa dall’emozione nel giorno del peggior attentato della storia recente del paese si leva anche contro il mondo che “non ascolta le grida di angoscia del popolo siriano”. Come nel caso della vicina Palestina, “anche in questo angolo, finora inviolato della Terra Santa, scorre oggi il sangue di gente innocente” avverte il patriarca, sottolineando che “da 63 anni la Terra Santa attende la pace, nel silenzio e nell’indifferenza del mondo, che finora ha concesso solo parole vuote”. È arrivato il momento “di finirla con le parodie di una politica dal volto doppio, le cui promesse non mantenute e i cui interessi inconfessabili bruciano come sale sulle ferite aperte di un’intera regione del mondo” insiste mons. Laham. “Il mondo – conclude – non può permettere che l’odio e la guerra inghiottano il Medio Oriente in un gorgo senza fondo. È ora di dire basta”. (R.P.)

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    Congresso europeo per la catechesi: “L’iniziazione cristiana va vissuta nella comunità”

    ◊   “L’iniziazione cristiana è sì un’esperienza personale, ma non può essere vissuta pienamente se non all’interno della comunità. È la comunità che catechizza”. Questo si legge in un passaggio del comunicato diffuso dal Ccee, e citato dall'agenzia Sir, al termine del XII Congresso europeo per la catechesi, che si è svolto a Roma dal 7 al 10 maggio proprio sul tema dell’iniziazione. L’incontro ha visto la partecipazione di circa 60 delegati tra vescovi, esperti e direttori nazionali di uffici e organismi responsabili della catechesi nelle Conferenze episcopali in Europa. “La catechesi”, si legge ancora, “non è unicamente rivolta ai bambini ma coinvolge tutti. Catechisti e ‘catechizzandi’ ne sono, al tempo stesso, attori e oggetti”. In particolare, nonostante le difficoltà della situazione attuale “caratterizzata da molti elementi di rottura con il passato e dalla secolarizzazione”, i catechisti sono “persone entusiaste, appassionati comunicatori del Vangelo”. I partecipanti hanno anche ricordato che “la catechesi è frutto di una fede vissuta, capace di trasmettere la bellezza di Dio, è esperienza di Dio”. (G.M.)

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    Benin: i vescovi africani del Secam incontrano il presidente dell'Unione Africana

    ◊   Una delegazione di vescovi africani del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) ha incontrato ieri il presidente dell’Unione africana (Ua) Thomas Yayi Boni, presidente del Benin, il quale ha condannato “l’intolleranza religiosa che assume dimensioni politiche in Africa”. “La maggior parte delle sfide che deve affrontare l’Africa - ha osservato Yayi Boni - sono dovute alla mancanza di rispetto per la libertà di religione e di appartenenza politica e alla mancanza di buon governo, democrazia ed elezioni giuste e trasparenti”. E’ quanto riferito da una nota ufficiale del Secam giunta oggi all'agenzia Sir, che sintetizza i contenuti dell’incontro svoltosi ieri a Cotonou, in Benin. La delegazione era guidata da mons. Nicodème Anani Barrigah-Benissan, vescovo di Atakpamé, presidente della Commissione episcopale Giustizia e pace del Togo. I vescovi hanno chiesto di ottenere lo Statuto di Osservatori presso l’Unione Africana, visto “il contributo notevole della Chiesa e il ruolo che essa svolge nello sviluppo dell’Africa in materia di educazione, agricoltura, sanità e negli altri ambiti socioeconomici e politici”. Il presidente Yayi Boni ha rassicurato la delegazione dicendo che presenterà questa istanza al prossimo summit dell’Ua in Malawi a luglio. Tra le richieste dei vescovi africani, anche un appello per promuovere “elezioni giuste e trasparenti” e la presentazione di una campagna che chiede a tutti i Paesi africani la ratifica della Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo. Yayi Boni ha inoltre invitato il Secam a presiedere la conferenza organizzata insieme al Celam (Conferenza dei vescovi dell’America Latina), Caritas internationalis e Cidse a margine del Summit delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno prossimi (Rio+20). (R.P.)

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    Nigeria: nel nord del Paese massacrata una famiglia cristiana

    ◊   Non si fermano le violenze anticristiane nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana. Mercoledì una famiglia cristiana di sette persone è stata sterminata in villaggio poco lontano dalla città di Jos, capoluogo dello Stato federale del Plateau. Secondo fonti della polizia locale riportate dal quotidiano “Avvenire”, la famiglia è stata sorpresa mentre dormiva e massacrata a colpi di machete da un commando di etnia Fulani, pastori nomadi di confessione musulmana. Nelle ultime due settimane oltre venti persone di confessione cristiana native della zona sono state uccise da bande di Fulani. Sempre mercoledì a Maiduguri, capoluogo dello stato nord-orientale di Borno, un commando del gruppo integralista islamico Boko Haram è entrato in un mercato ed ha ucciso due commercianti. Ne è seguito un conflitto a fuoco con la polizia terminato con l’uccisione di un terrorista e l’arresto di altri due. (M.G.)

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    Mali: le scuole di “Sos Villaggi dei Bambini” accolgono 134 bambini in fuga dal nord

    ◊   Sono 134 i bambini che, fuggiti con le loro famiglie dalla situazione di anarchia che caratterizza il nord del Mali, hanno trovato accoglienza nelle scuole di Mopti, Sanankoroba e Kita, dell’organizzazione “Sos Villaggi dei Bambini”. Oltre all’uniforme, hanno ricevuto il materiale scolastico, la possibilità di un pasto al giorno e di cure mediche di base, misure che andranno a ridurre l’onere per i familiari sfollati. Del gran numero di persone costrette a lasciare le loro case a causa del controllo delle truppe armate su diverse città, solo a Mopti più di 4.500 persone sono alla ricerca di un riparo e di cibo. La maggioranza sono bambini che, dopo essere stati separati dai loro genitori o affidati dai genitori a parenti o amici stretti, hanno subito un lungo ed estenuante viaggio verso il Sud. I piccoli che invece, a seguito dei combattimenti, sono stati evacuati dal villaggio “Sos” di Socoura, nel centro del Paese, rimarranno ancora un anno nei due Centri di accoglienza presenti al Sud. Intanto il numero di rifugiati nei Paesi limitrofi al Mali continua ad aumentare. A questo si aggiunge la crisi alimentare nel Sahel, che si aggraverà fino al mese di settembre e colpirà Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad; le difficoltà maggiori per le famiglie sono rappresentate dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, dall’energia elettrica fornita a singhiozzo, dalla mancanza di sicurezza. Dopo gli scontri verificatisi nei primi giorni di maggio, a circa dieci chilometri da Bamako, la situazione del Paese resta fortemente instabile. (G.M.)

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    Etiopia: domani l'inaugurazione della chiesa dedicata a Santa Bakhita

    ◊   È tutto pronto nella diocesi di Gambella, all’estremità occidentale dell’Etiopia, per l’inaugurazione della chiesa dedicata a Bakhita, la santa sudanese. L’appuntamento è domani a Bunga Gambella, una cittadina a 30 chilometri dal capoluogo regionale e dalla sede della diocesi, in un’area di pianure e paludi che sfumano nel Sudan. “L’inaugurazione della chiesa – dice all'agenzia Misna il vescovo, mons. Angelo Moreschi – segue la conclusione dei lavori al mulino e la consegna del pozzo a mano”. La chiesa sarà un nuovo punto di riferimento per una comunità di circa 5000 persone, di religione cristiana o musulmana, per lo più di etnia Nuer e Anuak. In molti casi si tratta di contadini che coltivano sorgo, sesamo, granturco o piante di mango. “I programmi della diocesi – sottolinea ancora mons. Moreschi – prevedono la distribuzione gratuita di sementi per il ‘guaro’, l’appezzamento di terra attorno alle capanne”. Tra gli impegni della Chiesa locale c’è anche l’assistenza ai sud sudanesi in fuga dai conflitti armati nella loro nuova patria, in particolare nelle regioni di Jonglei e di Upper Nile. “Stiamo organizzando – conclude il vescovo – l’invio di camion carichi di aiuti verso i campi allestiti lungo il confine: gli arrivi sono tra i 500 e i 1000 al giorno”. (M.G.)

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    Tensione Cina-Filippine: manifestazione a Manila davanti all’ambasciata cinese

    ◊   Resta alta la tensione tra Cina e Filippine a seguito della controversia che vede contrapposti i due Paesi asiatici per le dispute in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews, centinaia di filippini hanno manifestato oggi davanti all'ambasciata cinese a Manila, denunciato il comportamento della leadership cinese che viene accusata di “imperialismo”. Dal canto suo il governo filippino ha preso le distanze dalla manifestazione e le forze di sicurezza hanno predisposto un rafforzamento del cordone attorno all'ambasciata cinese, stanziando un centinaio di agenti; tuttavia, non si hanno finora notizie di incidenti. La protesta pacifica che si è tenuta oggi nella capitale delle Filippine arriva dopo la decisione delle autorità cinesi di sospendere i viaggi turistici nell'arcipelago e di boicottare i prodotti alimentari - su tutti la frutta - di origine filippina in territorio cinese. Preoccupata dal timore di un conflitto, anche l'India - che mostra sempre più attenzione all'area Asia-Pacifico – è intervenuta nello scontro fra Manila e Pechino, invitando le parti alla moderazione. Il portavoce del ministero per gli Affari esteri di New Delhi ha dichiarato che “è di vitale interesse per la comunità internazionale mantenere la pace e la sicurezza nella regione”. Lo scontro che oppone Manila e Pechino nel Mar Cinese meridionale si è acuito lo scorso otto aprile, quando la marina filippina ha tentato di bloccare pescherecci cinesi che avevano varcato il confine che segna la porzione di mare al centro della contesa. Da qui l'intervento di navi da guerra cinesi, a protezione delle imbarcazioni e degli "interessi" nazionali. Da allora vi è un clima di forte tensione nella zona e a nulla sono valsi gli sforzi diplomatici messi in campo dalla comunità internazionale. Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale, di cui è ricco il sottosuolo. (M.G.)

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    Italia. Ottava Giornata nazionale del pellegrino: il cardinale Vallini presiederà la Messa

    ◊   Il trasporto della statua pellegrina della Madonna di Fatima dal Santuario del Divino Amore alla Basilica di San Giovanni in Laterano, il concerto-meditazione con la recita del Santo Rosario curato da “Frammenti di Luce” e la Santa Messa presieduta dal cardinale Vallini presso la Basilica lateranense scandiranno l’VIII Giornata nazionale del Pellegrino in programma per domenica 13 maggio. L’evento è stato organizzato proprio nel giorno dell’anniversario della prima apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli della cittadina portoghese di Fatima, avvenuta il 13 maggio del 1917. La caratterizzazione mariana di questa giornata – si legge in una nota degli organizzatori -, che da sempre è momento privilegiato di preghiera e di condivisione gioiosa dell’esperienza del pellegrinaggio, si farà sentire sin dal suo inizio, previsto per le ore 16:00, con l’accoglienza della Statua Pellegrina della Madonna di Fatima. Quest’anno la “Peregrinatio Mariae” con la venerata Immagine della Madonna Pellegrina del Santuario di Fatima, iniziata il 14 aprile andrà avanti fino al 5 agosto, toccando le Comunità diocesane delle Regioni Lazio, Campania, Puglia, Umbria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna. La Giornata nazionale del Pellegrino proseguirà con un concerto-meditazione con la recita del Santo Rosario curato da “Frammenti di Luce”, un vero e proprio progetto che si inserisce nel cammino della Chiesa e che vuole essere strumento di evangelizzazione attraverso i canali dell’arte in tutte le sue manifestazioni (musicale, pittorica, poetica, fotografica), nella consapevole convinzione che il patrimonio artistico ispirato dalla fede cristiana è un formidabile strumento di catechesi. La Giornata si concluderà con la Santa Messa, presieduta dal cardinale Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, in programma alle ore 18:00. (M.G.)

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    Regno Unito: i cattolici pregano per i 60 anni di regno della Regina

    ◊   Un cuore saggio e intelligente, gloria e una lunga vita. Nella lettura del terzo libro dei Re, che i vescovi cattolici hanno chiesto di fare, in tutte le chiese, il prossimo 3 giugno, è Salomone a ricevere questi doni da Dio, ma il paragone con la Regina Elisabetta che festeggia, proprio in quel fine settimana, i suoi sessant’anni di regno, è evidente. Il Regno Unito si prepara con quattro giorni di festa, dal 2 al 5 giugno, a raccogliersi attorno all’unico sovrano ad aver raggiunto questo traguardo dopo la regina Vittoria. Un momento importantissimo di unità nazionale per una sovrana ancora popolarissima che, proprio lo scorso febbraio, all’inizio dei festeggiamenti per il Giubileo, ha difeso la Chiesa anglicana dicendo che la fede rappresenta una guida importante per la vita personale e un fattore di unità per le comunità. Per questa sovrana, dichiaratamente religiosa, che ha saputo fare della sua fede cristiana un punto di riferimento, i cattolici diranno una preghiera, domenica 3 giugno prima della benedizione finale. “O Dio Onnipotente ti preghiamo che la tua serva Elisabetta, nostra Regina che, grazie alla tua Provvidenza, ha ricevuto il governo di questo regno, possa continuare a crescere in ogni virtu’”, così recita la preghiera, “e che, imbevuta della tua grazia celeste, possa essere preservata da tutto ciò che è malvagio e, benedetta dal tuo favore, possa, con il suo consorte e l’intera famiglia reale arrivare alla tua presenza attraverso Colui che e’ la via, la verità e la vita e che vive e regna con te”. (R.P.)

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    Opera don Guanella: domenica prima edizione della Mami Run, corsa di solidarietà

    ◊   In occasione della festa della mamma, al via domenica, a Roma, la prima edizione della Mami Run, manifestazione sportiva promossa dall’Opera don Guanella in favore del Centro di riabilitazione di via Aurelia Antica, che ospita 400 tra ragazzi e giovani abbandonati, anziani e disabili. Come riporta l'agenzia Sir, saranno due i percorsi che si snoderanno dentro la città: uno competitivo di 8,5 chilometri, a numero chiuso per i primi 500 iscritti, l’altro di 3 chilometri, amatoriale, per tutta la famiglia. Entrambi prenderanno avvio, per poi ritornarvi, dalla sede del Centro guanelliano e prevedono un passaggio all’interno di Villa Pamphili. “Una corsa per la vita, in particolare per chi si trova in difficoltà e rischia di veder cancellati i servizi essenziali di cui necessita, una corsa da affrontare con il cuore”. Così don Fabio Lorenzetti, direttore del Centro di riabilitazione. A causa della stretta finanziaria che ha ampiamente coinvolto anche la sanità, molti dei servizi offerti dal Centro rischiano di saltare. “La Mami Run è solo una delle iniziative - sottolinea Lorenzetti - che metteremo in atto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione delle persone in difficoltà e delle tante famiglie, già provate dal dolore, che hanno diritto ad un sostegno concreto”. Pieno appoggio all’iniziativa è arrivato dal Forum delle famiglie del Lazio. (G.M.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 132

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.