Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • La preghiera di Benedetto XVI per maggio: più tutele e forza al ruolo della famiglia
  • Nomina
  • Scuola cattolica. Siglato Accordo tra S. Sede e il Land tedesco di Niedersachsen
  • Vaticano. Giustizia e Pace promuove una Conferenza contro la tratta di esseri umani
  • Il cardinale Filoni alle Pom: Anno della fede, nuova epoca per l'evagelizzazione
  • Fede e cinema: a Roma incontro con Ermanno Olmi alla Chiesa degli Artisti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Le elezioni in Europa tra crisi economica e anti-politica. L'analisi dell'economista Secchi
  • Italia, amministrative. Diotallevi: partiti in netta crisi, gli elettori cercano novità
  • Israele: governo di unità nazionale con Likud e Kadima
  • A Santa Maria Maggiore, la Messa per l’Europa promossa dal Ccee
  • XII Congresso europeo per la catechesi su iniziazione cristiana e nuova evangelizzazione
  • Custodire la vita tra fecondità e accoglienza: dal 12 maggio II Settimana del diritto alla famiglia
  • L'eredità di S. Francesco per la nuova evangelizzazione: mons. Eterovic e padre Cantalamessa
  • Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Liberati: una preghiera che entra nelle pieghe dell'attualità
  • I "vip" e la fede nell'ultimo libro di padre Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Cina: in migliaia al Santuario di She Shan per l’apertura del mese mariano
  • Iraq: Inaugurazione della “Chiesa dei martiri” a Kirkuk
  • Mons. Rai in Canada: il popolo libanese non può restare indifferente alla "primavera araba"
  • Birmania: Aung San Suu Kyi ottiene il passaporto. A giugno andrà in Norvegia
  • Indonesia: a Java estremisti islamici prendono di mira il Santuario della Vergine Maria
  • Africa orientale. “Embarghi troppo facili da aggirare” per il traffico di armi leggere
  • Mozambico: Messa per il missionario della Consolata ucciso giovedì scorso
  • Afghanistan e Nepal: morti e decine di dispersi per alluvioni ed esondazioni
  • Colombia: 46 morti e oltre 100 mila senza tetto per le piogge degli ultimi mesi
  • Bolivia: i vescovi chiedono di cessare coltivazione di coca e disboscamento
  • Brasile: i vescovi denunciano l'aumento della violenza nelle campagne
  • Filippine: soddisfazione dei vescovi per la crescita demografica nel Paese
  • India: in Kerala congresso missionario della Chiesa siro-malabarese
  • Burundi: progetto dei Gesuiti per la promozione della donna
  • Lourdes: attesi 12 mila militari per il 54.mo pellegrinaggio internazionale
  • Bulgaria: l’Ordine di Malta inaugura l'impianto di riscaldamento dell’ospedale di Iskretz
  • Svizzera: la Scalabrini-Fest dedicata al vivere la comunione tra le diversità
  • Il Papa e la Santa Sede



    La preghiera di Benedetto XVI per maggio: più tutele e forza al ruolo della famiglia

    ◊   “Perché siano promosse nella società iniziative che difendano e rafforzino il ruolo della famiglia”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di maggio, che sarà contraddistinto proprio dal Congresso mondiale delle famiglie e Milano. Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione su questa intenzione di preghiera al presidente del Forum per le Famiglie, Francesco Belletti:

    R. – Questa era una richiesta che risuonava già dalla Familiaris Consortio nell’81: questa necessaria attenzione della società al futuro della famiglia, perché la famiglia è - sia nella dinamica della Salvezza cristiana, sia nella logica umana – il primo ed insostituibile luogo di custodia della divinità dell’umano. Chiedere quindi che anche la società sostenga la famiglia, significa richiedere l’umanità, la libertà e la dignità di ciascuno. Questa intenzione del Papa intercetta anche una responsabilità di ciascuno di noi.

    D. – Le famiglie oggi più che mai hanno una grande responsabilità …

    R. – Sì, abbiamo una doppia responsabilità, oggi. Una è quella della testimonianza e della vita cristianamente vissuta. Evidentemente, ogni nostra famiglia deve essere una piccola chiesa domestica, deve saper essere un luogo di conversione di santità nella fatica quotidiana – da genitori, da figli, da anziani – testimoniando che la salvezza è possibile per tutti. E l’altra responsabilità probabilmente più nuova – più di questi ultimi nostri tempi – è quella di chiedere e di farsi sentire come attori della politica e della vita sociale. Non basta vivere bene la propria esperienza familiare, bisogna anche "fare pressione" sulla famiglia. In questo senso le associazioni familiari, i forum, tutta questa creatività di famiglie che si mettono insieme per chiedere politiche più efficaci, sono uno dei modi con cui essere responsabili per il bene comune.

    D. – Il Beato Wojtyla affermava che il "futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia". Questo è ancora più vero oggi in tempo di crisi. Una crisi che non è solo economica, anzi probabilmente è prima antropologica, culturale e poi economica...

    R. – Sì, anche nel nostro Paese abbiamo visto che davanti ai colpi di una crisi, che ha appunto tutte queste dimensioni, è la famiglia l’ultimo e più affidabile luogo di custodia dell’umano. Senza la capacità delle nostre famiglie di fare sacrifici, di accogliere le persone fragili, gli effetti della crisi sarebbero stati ancora più devastanti. Peraltro, questo ci dice anche, che alle famiglie non si può solo chiedere. Occorre che la grande fatica delle famiglie sia intercettata da un grande sforzo della società. Per questo, torniamo a quel tema di prima: la nostra responsabilità di famiglie cristiane è anche quella di farci sentire a livello sociale e politico, come rappresentanza.

    D. – Il Congresso mondiale delle famiglie di Milano si avvicina. Quali sono le sue speranze per questo grande evento ecclesiale?

    R. – Io ho un’aspettativa personale molto forte, ma la cosa più importante che ho nel cuore è che finito l’evento si cominci: che cioè non sia un appuntamento bello, di popolo, di massa – come sarà sicuramente – e invito tra l’altro tutte le famiglie italiane a fare i conti con questo appuntamento. Vediamoci a Milano, perché è importante testimoniare anche l’esistenza di un popolo nelle famiglie, ma soprattutto mi aspetto un grande mandato da Benedetto XVI, mi aspetto un compito che dal giorno dopo ogni famiglia possa concretizzare. Sul tema famiglia-lavoro-festa è facile pensare ai compiti della famiglia, soprattutto per riscoprire quel tempo della festa che è la memoria di Dio, ma è anche il tempo dello stare in famiglia, delle relazioni, perché non tutto sia commercio, non tutto sia merce e non tutto sia lavoro. Mi aspetto un compito!

    inizio pagina

    Nomina

    ◊   In Scozia, il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Saint Andrews and Edinburgh il Reverendo Monsignore Stephen Robson, del clero della medesima Arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tunnuna.

    inizio pagina

    Scuola cattolica. Siglato Accordo tra S. Sede e il Land tedesco di Niedersachsen

    ◊   La Santa Sede e il Governo del Land Niedersachsen a Hannover hanno firmato un oggi un Accordo che modifica del Concordato del 26 febbraio 1965, riguardante la scuola cattolica. “L’Accordo – spiega una nota ufficiale – aggiorna il paragrafo 6 dell'Allegato al Concordato e la relativa ‘Intesa d'Applicazione (Durchführungsvereinbarung)’ alla luce dell'attuale legislazione del Land Niedersachsen, che ha introdotto la qualifica di scuola superiore. Le modifiche vanno incontro alle attuali esigenze delle scuole cattoliche a regime concordatario”.

    Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, il nunzio Apostolico in Germania l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, mentre per il Land Niedersachsen, è stato il suio ministro-presidente, David McAllister. Per la parte ecclesiale, ha preso parte fra gli altri alla cerimonia mons. Norbert Trelle, vescovo di Hildesheim, e per parte statale, il ministro della Cultura del Land Niedersachsen insieme con alcuni alti funzionari.

    inizio pagina

    Vaticano. Giustizia e Pace promuove una Conferenza contro la tratta di esseri umani

    ◊   Prevenire, supportare, riabilitare le vittime della tratta. Sono i cardini della conferenza internazionale sul traffico degli esseri umani che si svolge oggi a Roma presso il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Presenti delegati provenienti da tutto il mondo. L’iniziativa è co-organizzata dal PCGP e dall’Ufficio per le Politiche Migratorie (OMP) della Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles. Per noi c’è Massimiliano Menichetti:

    Lituania, Nigeria, Thailandia, Sud Africa, Stati Uniti ed Europa: tutti insieme per lottare contro la tratta di esseri umani, un abominio che oggi conta schiavi e schiave in tutto il mondo. Il cardinale Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che ha aperto la conferenza internazionale, ha ribadito che bisogna combattere questa piaga, promuovendo i diritti fondamentali della persona e la conversione del cuore. Prostituzione, soggezione lavorativa, torture, espianto di organi da adulti e minori, sono solo alcune delle agghiaccianti forme che la tratta genera. La Conferenza, nella prima parte della mattinata, ha messo in evidenza la necessità di combattere la povertà, serbatoio di sfruttamento, e ha auspicato una rete mondiale tra Chiese e organizzazioni, capace di contrastare il fenomeno. Tre le linee tracciate dalla Chiesa: la prevenzione, il supporto pastorale e la riabilitazione delle vittime. Tutti hanno evidenziato la necessità di un maggiore impegno dei governi sul fronte interno ed internazionale per fermare questa drammatica realtà.

    inizio pagina

    Il cardinale Filoni alle Pom: Anno della fede, nuova epoca per l'evagelizzazione

    ◊   L’Anno della Fede, il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II e il lavoro profuso per la Chiesa in Cina. Sono questi i temi toccati, ieri pomeriggio, dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nell’intervento in occasione dell’apertura dell’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’evangelizzazione “non è opera di navigatori solitari”, ma accompagna il “cammino del popolo di Dio”. In questo Anno della fede, ha detto il porporato, si deve inaugurare “una nuova epoca dell’attività evangelizzatrice” attraverso “la riappropriazione della nostra fede” e “l’autentica testimonianza di vita”. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha quindi ricordato le parole di Benedetto XVI nell’omelia della Messa per l’inizio di Pontificato: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo – aveva detto il Papa – devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”.

    L’indifferenza verso Dio di tanti battezzati e l’urgenza di aprire questa nuova era – ha poi affermato il cardinale Filoni – hanno spinto il Papa a convocare il XIII Sinodo ordinario dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Un evento che ci tocca da vicino, perché “la cura pastorale ordinaria, la nuova evangelizzazione e l’evangelizzazione ad gentes sono parti di un ministero ecclesiale interconnesso e interdipendente”. “Se non vogliamo che la nostra cooperazione per la missione universale resti ai margini dell’azione ecclesiale – ha spiegato il porporato – noi dobbiamo inserirla nell’ampia missione della Chiesa locale, responsabile prima dell’attività missionaria, prendendo parte attiva al suo cammino missionario”. La ricorrenza del 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II – ha aggiunto il cardinale Filoni – deve costituire un’opportunità per rileggere i documenti conciliari e trovare sicuri orientamenti per la missione evangelizzatrice.

    Il porporato ha infine ricordato il lavoro per la Chiesa in Cina, “che attraversa un momento positivo per l’evangelizzazione, ma anche critico per le relazioni, rese problematiche nella nomina dei vescovi”. L’impegno è anche quello di far sentire la voce della Chiesa, tramite i moderni mezzi di comunicazione, a “quanti restano confusi” a causa di questa situazione. La Congregazione – ha concluso – è impegnata “a fare chiarezza e uscire da ambiguità che finora non hanno giovato alla Chiesa in Cina”.

    inizio pagina

    Fede e cinema: a Roma incontro con Ermanno Olmi alla Chiesa degli Artisti

    ◊   “In dialogo: fede e cinema”. È il titolo dell’incontro, svoltosi ieri a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato, in collaborazione con il Cortile dei Gentili del Pontificio Consiglio per la Cultura. All’evento, che rientra nel progetto “Una porta verso l’infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte”, hanno preso parte il regista Ermanno Olmi, padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico de "La Civiltà cattolica", padre Laurent Mazas, direttore del Cortile dei Gentili, e il giornalista Raffaele Luise. Sul dialogo tra fede e cinema, Giada Aquilino ha intervistato padre Virgilio Fantuzzi:

    R. – Il tema dell’incontro di ieri sera era proprio questo: cinema e fede. Ermanno Olmi ha iniziato a dire ciò che pensa di questo rapporto, parlando della fede. Lui è un credente, è noto come regista cattolico. Olmi è un cristiano che fa cinema, è un cristiano nella vita, vive una sua vita di fede in maniera concreta. E ieri, a Santa Maria in Montesanto, Olmi ha reso - a mio avviso - una bellissima testimonianza della propria fede. Quindi, più che parlare di cinema e fede in astratto, è stata la professione di fede di un uomo di cinema che poi mette la vita davanti al suo cinema: il cinema è in funzione della vita e non viceversa.

    D. – Come punto di riferimento, c’è stato il film di Olmi “Il villaggio di cartone”, dedicato al tema della carità nell’accoglienza agli immigrati, ai “diversi”, di una Chiesa quindi che si spoglia di tutto per accogliere l’immigrato. Che immagine ne emerge della Chiesa e dell’accoglienza?

    R. – Considero questo film come una attualizzazione della Parola del Vangelo. Una volta qualcuno ha chiesto a Gesù: chi è il mio prossimo? E Gesù ha risposto: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico”… è la parabola del Buon Samaritano. Il Buon Samaritano di oggi è quello che dedica la propria attenzione, le proprie cure agli ultimi della Terra. Il film è ambientato in una chiesa sconsacrata, abbandonata – si presume che sia in Italia meridionale – in un posto vicino al mare. E lì arrivano gli immigrati, gettati dagli scafisti sulla riva del mare. Persone che hanno superato tanti rischi prima di arrivare, che sono ricercati dalla polizia per essere rimandati al loro Paese. E a questo punto siamo ai nostri giorni: c’è qualcuno che proprio per il suo ruolo – perché sacerdote, delegato a rappresentare Gesù - cosa fa? Cosa farebbe Gesù ai nostri giorni, trovandosi in una situazione del genere? Basta aprire il Vangelo e in quei passi c’è scritto esattamente ciò che farebbe Gesù, ciò che Gesù suggerisce di fare ai suoi seguaci. E il film trasferisce tutto questo all’interno di una parabola. E’ un film molto bello, espressivo, a questo livello. Diciamo che il film non ha avuto, da parte del pubblico, il successo che avrebbe meritato e questo perché si direbbe che il pubblico odierno sia in realtà distratto da altri elementi, da altri fattori.

    D. – Tutto nasce da una burrasca vista come “un fatto liberatorio”, dice Olmi. Ci si libera da cosa?

    R. – Se c’è bisogno di liberarsi di qualche cosa, c’è bisogno di liberarsi dai pregiudizi che ci fanno considerare gli altri come persone lontane e quindi non degne della nostra attenzione.

    D. – Quello dell’immigrazione è un tema ricorrente, oggi, nel cinema?

    R. – Certo, sì. Oltre al film di Olmi “Il villaggio di cartone”, c’è anche un film recente di Emanuele Crialese che si chiama “Terraferma”, che tratta l’argomento dell’immigrazione. Stupisce che proprio al centro di entrambi i film ci sia un episodio particolare. E’ la storia di due ragazzine africane che - nei precedenti soggiorni nei campi profughi nell’Africa del Nord, dove sono state trattenute per mesi - hanno subito una violenza sessuale e quindi arrivano sulle sponde italiane in stato di avanzata gravidanza e partoriscono un bambino proprio lì. In Olmi, più esplicitamente, questa nascita diventa una natività: cioè, vedere la nascita di ogni uomo come una riproposta della nascita di Gesù.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale di Cristian Martini Grimaldi dal titolo “Nagasaki dei martiri”: dove il sacrificio dei cristiani s’intreccia alla tragedia del Paese.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’Odissea greca per formare il nuovo Governo.

    Dal risultato delle amministrative un messaggio all’Italia in un articolo di Marco Bellizi.

    Moro, Giobbe e l’Altare della Patria: in cultura, Claudio Toscani sui tre libri di Ferruccio Parazzoli (scritti dal 2003 al 2006) ora raccolti nella “Trilogia di Piazzale Loreto” e uno stralcio dal romanzo “Altare della patria. Adesso viene la notte”.

    Il cardinale Daniélou e la mistica: Ysabel De Andia sul teologo francese a confronto con i miti pagani.

    Una democrazia tutta al femminile: Giulia Galeotti sulla confraternita di Nostra Signora della Colonna.

    A lezione di filosofia da un Labrador: Silvia Guidi sulla vita vista da una singolare prospettiva.

    Un articolo di Andrea Gianni dal titolo “Da Torino a Milano una libreria per la famiglia”: l’Associazione Sant’Anselmo al Salone internazionale del libro.

    Dal Quotidiano in classe i cittadini di domani: annunciata davanti al presidente Napolitano la nascita del portale dei giovani italiani.

    Appello al popolo del Kenya per un futuro di pace: nell’informazione religiosa, il messaggio della Conferenza episcopale in vista delle prossime elezioni presidenziali.

    Nell’evangelizzazione si può osare di più: nell’informazione vaticana, l’invito del cardinale Fernando Filoni in apertura dell’assemblea delle Pontificie Opere Missionarie.

    Povertà e ingiustizia favoriscono la schiavitù: il cardinale Turkson sul traffico di esseri umani.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Le elezioni in Europa tra crisi economica e anti-politica. L'analisi dell'economista Secchi

    ◊   Il Vecchio Continente reagisce alla crisi economica e modifica il quadro politico in diversi Paesi. In Francia, innanzitutto, ma anche in Grecia, e per diversi motivi anche in Italia. Preoccupante, in taluni casi, la vittoria di partiti estremisti, accompagnata dalla caduta di quelli tradizionali. Come definire, complessivamente, il cambiamento in atto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Carlo Secchi, docente di Politica Economica Europea all’Università Bocconi di Milano:

    R. - E’ un chiaro sintomo del fatto che le pur necessarie politiche di rigore e di risanamento dei conti pubblici, attraverso la disciplina fiscale, non sono state percepite nella loro giusta dimensione da parte dell’elettorato: sui piatti della bilancia non sono stati correttamente messi i sacrifici cui si va tutt’ora incontro e i gravissimi rischi che si andavano altrimenti correndo.

    D. - Si può parlare in tutti questi casi di voto di protesta o c’è una richiesta di cambiamento reale, che va oltre?

    R. - In buona parte è un voto di protesta, perché non mi pare siano emerse proposte alternative. Certamente un voto che sottolinea anche la domanda di crescita: da parte di tutti coloro che hanno responsabilità. Si cerca il più possibile di coniugare effettivamente il rigore con le esigenze della crescita. D’altro canto senza crescita, abbiamo un boomerang sui conti pubblici a prescindere da ogni altro considerazione, in quanto il gettito fiscale ne soffre e la spesa pubblica tende a dilatarsi. Quindi il classico cane che si morde la coda!

    D. - Scendendo più nello specifico, la Germania - la "locomotiva di Europa" - cerca di ristabilire gli equilibri con la Francia: la Merkel insiste sul rigore mentre il socialista Hollande ha una visione differente. Su quali punti Parigi e Berlino potranno trovare un accordo?

    R. - Diciamo che la domanda di rigore da parte della Germania è coerente con l’attuale situazione in cui, nonostante il recente Trattato sulla disciplina fiscale - noto come “fiscal compact” - quello di inizio marzo, di fatto gli Stati rimangono in larga misura autonomi e quindi occorrono delle garanzie formali, procedurali che attuino poi dei comportamenti corretti, dei comportamenti virtuosi. Il passo in avanti che si può compiere è dal punto di vista politico, e cioè di misure nella direzione di una maggiore unificazione europea: se si va nella direzione di più Europa è anche possibile insistere meno sulle regole e dedicarsi di più ai comportamenti, che diventano responsabilità di autorità comuni.

    D. - In Grecia, altro Paese in cui si è votato, la situazione è differente: ovviamente qui la crisi ha avuto un forte impatto sui cittadini che hanno voluto punire i partiti tradizionali e ora vogliono un cambiamento reale. Si ascolteranno, secondo lei, le loro richieste?

    R. - Anche lì siamo in una situazione in cui chiaramente l’elettorato dimostra, attraverso la sua radicale protesta, di non aver capito il rischio di fronte al quale si trova il Paese a fronte dei sacrifici imposti. Rispetto alle tradizionali ricette, basate sulla svalutazione e sull’inflazione, qui si è dovuto - per conseguire gli stessi risultati in una situazione di cambi fissi - perseguire la strada delle riduzione dei redditi reali, dei prezzi e così via… Tutto questo non è stato assolutamente capito: è stato visto come quasi fosse una ingiustizia e non come l’amara medicina indispensabile per poter cercare di guarire. Che cosa farà la Grecia? Questo è difficile dirlo, ma la sensazione che si ha è quella di un elevato rischio di ingovernabilità. C’è da auspicare che prevalga un po’ di saggezza e che si mettano veramente in conto gli interessi di lungo periodo del Paese: la paventata uscita dall’Euro, di cui qualcuno parla, sarebbe un disastro per la Grecia in primis, ma anche per il resto dell’Europa. Una situazione certamente molto difficile, che dimostra come politiche di austerità o sono condivise o diventano un boomerang.

    D. - E veniamo all’Italia, dalle cui urne è uscito un voto di protesta: ma quanto questo risultato è stato determinato dalla crisi economica e quanto - secondo lei - dal vento dell’antipolitica che soffia nel Paese?

    R. - E’ un po’ tutte e due le cose. Io credo che i tradizionali partiti politici abbiano fatto di tutto per aggravare la propria situazione. Non riesco a capire, ad esempio, perché misure richieste a gran voce, come i tagli al finanziamento pubblico ai partiti, siano state rinviate a dopo le elezioni! C’è anche un voto di protesta, non delle stesse dimensioni di quello che avviene in altri Paesi, Grecia in primis, ma dove non si capisce che i sacrifici richiesti - seppur importanti - sono di nuovo per evitare guai molto, molto maggiori.

    inizio pagina

    Italia, amministrative. Diotallevi: partiti in netta crisi, gli elettori cercano novità

    ◊   Secondo molti osservatori, sono la crescita dell'astensionismo e il successo del "Movimento 5 Stelle" due dei dati più rilevanti che emergono dal primo turno delle elezioni amministrative che si sono svolte domenica e lunedì scorsi in Italia. Di parere diverso è il prof. Luca Diotallevi, sociologo e docente all'Università di Roma tre, vicepresidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali italiane. Fabio Colagrande lo ha intervistato:

    R. – Il dato che mi colpisce di più non è la crisi della politica e dei partiti, ma la crisi dei partiti tradizionali. Prendiamo il dato del partito che sembra essere andato meno peggio degli altri, il Pd. Il Pd quasi in nessun centro significativo riesce a imporre il proprio candidato sindaco, mentre conserva cifre modeste, ma certamente superiori rispetto a quel Pdl. I partiti tradizionali, e l’esempio del Pd mi sembra il più significativo, sono piccoli gruppi di persone che traggono vantaggio dalla spesa pubblica, ma che non riescono più a ricevere un mandato dai cittadini per governare. Questa crisi conosce i più diversi tentativi di soluzione, dall’espressione di un partito ormai tutt’altro che nuovissimo come Tosi a Verona – che però ha amministrato bene e vede confermato il proprio mandato, nonostante quello che stia succedendo alla Lega – a tentativi di ritorno dal passato, tipo Leoluca Orlando, a esperienze nuove tipo quelle di Grillo. Però, attenzione a parlare di antipolitica, crisi dei partiti in generale, il partito serve per competere. Sono i vecchi partiti che sono in crisi tutti, anche quelli che lo sembrano di meno.

    D. – In questa prospettiva possiamo leggere anche il crollo del Pdl?

    R. - Certamente. Ma guardate che i partiti crescono, muoiono e rinascono con grande facilità. Noi abbiamo due bacini elettorali sostanzialmente equivalenti, uno di riformismo moderato – quello che noi chiamiamo il centrodestra – e un altro, quello del centrosinistra, in cui le posizioni radicali in questo momento sono più forti delle posizioni riformiste. Il centro è sostanzialmente irrilevante e comunque elettoralmente più affine al centrodestra. E’ l'espressione politica di queste due aree che fa fatica, perché quelle tradizionali sono venute meno e non ci si sa riorganizzare. Né quello che si vede in giro sembra poter riempire questo vuoto se non in alcuni ridotti del nord, dove questa funzione è assolta dalla Lega.

    D. - Potremmo leggere questo risultato elettorale come una domanda di nuovo?

    R. – Certo, ma la politica funziona così. Sempre i cittadini chiedono nuovo. La parte sana della politica sono sempre gli elettori. Io farei fare ai nostri ascoltatori questa riflessione. Se noi prendiamo i risultati del primo turno in Francia e prendiamo i risultati delle elezioni in Grecia di domenica troviamo risultati molto simili. Perché la Francia però ci appare stabile e la Grecia tremendamente in crisi è capace di mettere in crisi tutta l’Europa? Perché il meccanismo elettorale francese, quello del doppio turno – molto simile a quello dei nostri sindaci, non dei consigli comunali – costringe poi gli elettori a scegliere tra due riformisti, Hollande e Sarkozy. Invece, il meccanismo sostanzialmente proporzionale della Grecia, o quello che ci stanno per riconsegnare i partiti dell’alleanza che sostiene Monti, genera invece per i cittadini ingovernabilità e irrilevanza ovviamente per i piccoli gruppi politici, sempre meno dotati di fiducia, capacità di sopravvivere mediando. Allora, la differenza non la fanno i cittadini che sono sempre in cerca di nuovo, ma la fanno i meccanismi che consentono loro di scegliere il meglio o di distribuirsi a caso.

    inizio pagina

    Israele: governo di unità nazionale con Likud e Kadima

    ◊   Svolta nella crisi politica in Israele che stava per sfociare in elezioni anticipate. In extremis è stato siglato oggi l’accordo per un governo – sempre guidato dal premier Netanyahu e dal suo partito Likud – che prevede l’ingresso nella maggioranza del partito centrista di opposizione Kadima. Si tratta praticamente di un esecutivo di unità nazionale, che avrà il compito di concludere la legislatura. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del quotidiano Il Messaggero:

    R. – Direi proprio di sì, perché rimangono fuori soltanto le opposizioni a sinistra e si consolida moltissimo il ruolo del premier Netanyahu e del suo governo, che era un governo di centrodestra e resta un governo tale, ma molto più forte, grazie all’appoggio di Kadima.

    D. – Che ricadute avrà ora questo governo sul dialogo con i palestinesi?

    R. – Teoricamente ci sono due possibilità per questo governo: fare la pace con i palestinesi o continuare a prendere tempo. Evidentemente, Netanyahu e Mofaz, nuovo leader di Kadima, hanno parlato del futuro e in qualche modo hanno deciso insieme di andare avanti fino alle elezioni dell’anno prossimo, senza anticiparle com’era stato in un primo momento previsto. L’altra ricaduta importante è che, con un governo di unità nazionale come questo, Netanyahu appare molto più solido e teoricamente può decidere o di andare a bombardare l’Iran, a causa del nucleare, oppure anche di non farlo.

    D. – Sussistono ancora delle "anime" contrarie al negoziato con i palestinesi all’interno di questo esecutivo?

    R. – Tutti dicono che vogliono negoziare con i palestinesi, ma sono i termini del negoziato che sono bloccati. Netanyahu ha sempre detto: “Io vado avanti fino ad un certo punto, poi basta”. I palestinesi, dalla loro, rifiutano questo ricatto, alla base del quale c’è il continuo aumento degli insediamenti israeliani nei Territori occupati, e al momento è tutto fermo. Questo blocco permarrà ancora a lungo, a meno che non vengano mandati, probabilmente dopo e non prima delle elezioni americane di novembre, dei segnali ai palestinesi che qualche cosa è cambiata veramente nella volontà del governo israeliano di arrivare ad una soluzione: ovvero due Stati per due popoli.

    D. – Proprio la costruzione di nuove colonie, secondo te, rimane un po’ il nodo cruciale da sciogliere, in qualche modo? Bisogna che Israele prenda una decisione?

    R. – Quantomeno deve prendere una decisione di immagine. Deve far vedere ai palestinesi che qualcosa sta cambiando, che accettano di dialogare almeno sui punti su cui insistono i palestinesi, per i quali sarebbe importantissimo definire subito le frontiere del nuovo Stato palestinese. Dopo di che, se gli israeliani vorranno continuare a costruire in quegli spazi già occupati, sarà un problema diverso. La comunità internazionale preme comunque per un accordo. Questa è una vecchia idea, anche del presidente americano Obama: quella di cominciare a definire le frontiere, per poi andare avanti con il resto.

    D. – La Primavera araba, la crisi siriana hanno messo un po’ in secondo piano la questione israelo-palestinese. Questa cosa come viene vissuta in ambito israeliano?

    R. – Direi che non si guarda più tanto ai palestinesi, ma si guarda invece con molta preoccupazione all’Egitto, soprattutto. Poco preoccupante quanto sta accadendo in Siria, perché lì c’è un caos interno che al momento non rischia di oltrepassare i confini. Al contrario è preoccupante il futuro dell’Egitto, sia perché non si sa che tipo di governo ci sarà ed anche per la confusione che c’è in questo momento, soprattutto nel Sinai, regione confinante con Israele, dove, per ammissione degli stessi egiziani, operano delle bande di qaedisti ed altri gruppi, che costituiscono un pericolo reale. Lieberman, il ministro degli Esteri israeliano, ha detto una decina di giorni fa che, secondo lui, in questo momento la questione dell’Egitto è addirittura molto più pericolosa della questione iraniana.

    inizio pagina

    A Santa Maria Maggiore, la Messa per l’Europa promossa dal Ccee

    ◊   Domani, Giornata per l’Europa, si celebrerà una Messa per il Vecchio Continente nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, alle ore 19.30. La celebrazione è promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), i cui membri sono in questi giorni a Roma per il XII Congresso europeo per la Catechesi. Alla Messa, presieduta dal presidente del Ccee, il cardinale Péter Erdő, sono attesi, tra gli altri, gli ambasciatori presso la Santa Sede dei Paesi europei. Philippa Hitchen ha chiesto al segretario generale dell’organismo ecclesiale, mons. Duarte da Cunha, di spiegare l’importanza di questa Messa per l’Europa:

    R. - Abbiamo pensato di fare una celebrazione per l’Europa, per la nuova evangelizzazione dell’Europa, in onore dei Santi Patroni del continente. La Basilica di Santa Maria Maggiore ci è sembrata una chiesa significativa per questo, permettendoci così anche di chiedere alla Madonna la protezione per questa grande missione, la missione della nuova evangelizzazione. Tutti i romani sono invitati a pregare insieme con noi per l’Europa, per la nuova evangelizzazione dell’Europa, ma anche per la pace, per la stabilità della vita europea, che sta vivendo oggi tante crisi.

    D. - E’ un momento anche per riflettere sulle radici di questa Europa cristiana?

    R. - E’ senz’altro un momento in cui, guardando proprio ai Patroni d’Europa - ai Santi Cirillo e Metodio, a San Benedetto, a Santa Caterina da Siena, a Santa Brigida di Svezia e a Santa Edith Stein - conosciamo le nostre radici lungo la storia, presenti e radicate in tutti i popoli europei, ciascuno nella sua diversità ma con tutto questo in comune. Pregare insieme in onore dei Santi Patroni ci fa quindi ricordare la nostra origine, il cuore della nostra unità, che è la santità.

    D. - Guardando anche avanti verso il Sinodo sulla nuova evangelizzazione…

    R. - In un certo senso, tutto quello che stanno facendo i vescovi in Europa è indirizzato alla nuova evangelizzazione e quindi anche alla preparazione del prossimo Sinodo. C’è una grande speranza, c’è un grande entusiasmo per questo Sinodo e per l’Anno della Fede. Con questa Messa, vogliamo chiedere anche alla Madonna una protezione speciale, affinché il Sinodo e i frutti del Sinodo possano essere veramente portatori di grande speranza e di entusiasmo per l’Europa.

    inizio pagina

    XII Congresso europeo per la catechesi su iniziazione cristiana e nuova evangelizzazione

    ◊   L’iniziazione cristiana nella prospettiva della nuova evangelizzazione. E’ questo il tema del dodicesimo Congresso europeo per la catechesi, aperto ieri pomeriggio e in corso a Roma fino al 10 maggio. Nella prima giornata dell’incontro, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, sono stati presentati anche i risultati di un’indagine sull’iniziazione cristiana tra i bambini e gli adolescenti europei. Dalle interviste a oltre 3600 persone, sono stati ricavati i temi principali per riflettere sull’argomento. Il servizio di Irene Pugliese:

    La famiglia, gli amici, la scuola e la loro influenza sull’iniziazione cristiana del bambino. Quindi, la comunità cristiana, i suoi membri e la sua vita liturgica. Infine, l’importanza del cammino personale del bambino nel suo avvicinamento a Dio. Sono questi i principali temi ricavati dall’indagine promossa dal Consiglio delle Conferenza episcopali d’Europa (Ccee), presentata ieri a Roma nell’ambito del XII Congresso europeo per la catechesi. Ad aprire i lavori dell’incontro, mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa:

    “L’importanza di questo Convegno europeo di catechesi sta innanzitutto nel mantenere fede a un impegno periodico, che permette di riflettere sullo stato della pratica e della riflessione sulla catechesi nei vari Paesi europei, per uno scambio, un intreccio, un incontro di arricchimento reciproco e di crescita in un continente che va sempre più unificandosi”.

    Ma oltre a rappresentare un’occasione di dibattito, il Congresso - ha aggiunto mons. Crociata - è fondamentale per il tema di cui tratta:

    “Un tema che mette insieme l’iniziazione cristiana - che è uno spazio, un luogo fondamentale di formazione catechistica - e la nuova evangelizzazione. La nuova evangelizzazione, come riproposta significativa a questi cristiani più raffreddati e più allontanati, deve fondarsi sulla vita ordinaria della Chiesa, in particolare nelle parrocchie e in particolare nell’iniziazione cristiana. Perché ciò che dà l’impronta al cristianesimo è la prima formazione e la vita ordinaria nel territorio, in maniera aderente agli ambienti, allo stile di vita e alle condizioni di vita delle persone, dei fedeli, dei credenti”.

    Al centro dell’incontro, dunque, il tema dell’iniziazione cristiana nella prospettiva della nuova evangelizzazione, con particolare attenzione ai bambini e giovani dai 7 ai 16 anni. Una fase della vita, importante, in cui sono molti i fattori che possono portare all’allontanamento dalla fede. Per questo, secondo mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, è fondamentale il compito della famiglia:

    “Il dinamismo della fede è un cammino di libertà, e quindi è perfettamente nelle previsioni che possa accadere un allontanamento, un’interruzione del dialogo con Dio. Tuttavia, è decisivo soprattutto in questa fase della vita – da 0 a 7 anni – e poi dopo anche nell’accompagnamento dell’adolescenza, l’accompagnamento della famiglia e dunque l’attenzione ai ragazzi ed ai giovani deve necessariamente spostarsi, anche in tema di iniziazione cristiana, sulla famiglia”.

    inizio pagina

    Custodire la vita tra fecondità e accoglienza: dal 12 maggio II Settimana del diritto alla famiglia

    ◊   La famiglia intesa come fonte di vita e speranza, un’esperienza bella e non un’emergenza cui fare fronte. E’ quanto vuole testimoniare, in 50 eventi in altrettanti Comuni italiani, la seconda settimana del Diritto alla famiglia dal 12 al 20 maggio, sul tema “Custodire la vita: tra fecondità e accoglienza”. A presentare l’iniziativa, oggi nella nostra emittente, la Federazione di enti no-profit Progetto famiglia. In calendario, la Giornata di preghiera internazionale per la famiglia, l’udienza dal Papa il 16 maggio e l’inaugurazione di una casa di accoglienza per gestanti a Salerno, intitolata a Santa Gianna Beretta Molla. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    La famiglia che non nega le difficoltà poste dal mondo di oggi, ma che si mette in rete con altre e affronta le sfide, vincendole. E’ questa la protagonista della Settimana che va dal 12 al 20 maggio. Il convegno iniziale a Napoli darà le direttive, ma poi in 50 Comuni e in collegamento con località di Francia, Ucraina, Polonia e Africa saranno le famiglie stesse a raccontarsi e a cercare il dialogo e il sostegno con gli enti pubblici. Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia:

    “Perché sentiamo che la società ha diritto ad avere famiglie feconde ed accoglienti e, viceversa, le famiglie hanno il diritto di trovare accanto a loro una società pro famiglia”.

    Unico il filo conduttore, l’attenzione alla vita nascente:

    “Rilanciamo con forza l’idea che la fecondità, non solo quella biologica, ma la fecondità sociale - quella che caratterizza le famiglie che si aprono, che si mettono in gioco, anche nei confronti di chi è vicino di casa o dei compagni di classe dei propri figli o altro - questa fecondità allargata è una forma di accoglienza, e in questa apertura la famiglia stessa si scopre feconda, si scopre arricchita”.

    Tra i nove i punti nodali da approfondire, spiccano il sostegno a una riforma dei consultori, a un fisco adeguato, alla cultura dei figli come dono, alla prevenzione e al sostegno economico dei nuclei familiari:

    “Se utilizziamo gli standard economici dell’Istat, praticamente una famiglia numerosa, una famiglia con quattro o più figli, rientra nella soglia della povertà relativa. Allora, è come dire che se fai i figli impoverisci. Di cosa impoverisci? E’ importante rileggere innanzitutto cosa si intende per ricchezza e dove va cercata. Accanto a questo, ovviamente, ci sono poi i bisogni concreti della quotidianità e vediamo che, paradossalmente, le famiglie più sclerotizzate, più affaticate, sono quelle che hanno meno figli. Il fil rouge, l’asse portante di tutta questa esperienza - che, ripeto, non è una riflessione teorica - è il vissuto quotidiano di centinaia e centinaia di famiglie: bisogna risolvere prima tutti i propri problemi e poi eventualmente aprirsi. Ma è nell’apertura che si costruisce e si scopre la soluzione dei problemi. Nessuno da solo ce la può fare”.

    Si discute, dunque, di problematiche concrete e trasversali a diversi settori della società. Ma sarà anche molto importante, dicono gli organizzatori, valorizzare esempi eroici per le famiglie, come quello di Santa Gianna Beretta Molla. Ancora Marco Giordano:

    “Questa testimonianza, in cui una donna, un medico, una mamma di famiglia dà la vita per la vita è un esempio concreto che stimola e che incoraggia. Sapere poi che, poco dopo questa nostra settimana, c’è un raduno mondiale di famiglie, mostra che se la famiglia fosse veramente in crisi, non si riuscirebbe neanche a metterla insieme e a radunarla. Allora, è l’espressione, il tripudio, di una ricchezza”.

    inizio pagina

    L'eredità di S. Francesco per la nuova evangelizzazione: mons. Eterovic e padre Cantalamessa

    ◊   “Nuova Evangelizzazione e Carisma Francescano”: se ne è parlato oggi durante una giornata di studio promossa dall’Istituto Francescano di spiritualità in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi in programma ad ottobre sul tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Tra i relatori, mons. Nikola Eterovic Segretario Generale del Sinodo e Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Dare una risposta adeguata ai segni dei tempi, promuovere una cultura più profondamente radicata al Vangelo: questa è la nuova evangelizzazione secondo i Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi, e questa è la sfida per la grande famiglia cristiana, la Chiesa, fatta di Ordini religiosi e di vita consacrata, ma anche di giovani, di laici, di Movimenti ecclesiali chiamati a essere protagonisti di un nuovo modo di annunciare Cristo e a diffondere nel mondo la gioia di essere suoi figli, come sapeva fare San Francesco. Quale dunque il contributo della spiritualità francescana alla nuova evangelizzazione? Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

    “Direi che Francesco è un evangelizzatore a tutto campo, basti pensare che si muoveva nell’ambito più popolare immaginabile nei villaggi dell’Umbria, delle Marche del Lazio. Poi, via via, ha spaziato fino ad arrivare in Francia, in tanti luoghi, e ha iniziato anche il dialogo interreligioso perché Francesco è il primo che è andato a parlare con il sultano d’Egitto in termini amichevoli, non di crociata. Quindi, per noi francescani è un’ispirazione e credo che il nostro contributo oggi sia quello di rimettere al centro di tutto questo sforzo non un’idea, non una strategia, ma la persona di Gesù Cristo: Gesù Cristo è la spiegazione di tutto, di Francesco, la sorgente da cui è venuto tutto, il suo rinnovamento personale, la sua azione, l’Ordine che ha fondato. C’è bisogno più di quanto noi pensiamo di rimettere al centro dell’evangelizzazione la persona di Gesù Cristo, non una memoria storica, ma una persona, il Gesù vivo, risorto, quello che si conosce solo nello Spirito Santo. Non sembra, ma Gesù Cristo è emarginato dal discorso attuale: nel dialogo con la scienza Gesù è assente, perché la scienza si occupa di un creatore, se il mondo è frutto del caso o di un disegno. Gesù è assente nel dialogo o la filosofia che si occupa di concetti metafisici, non di personaggi storici e naturalmente è assente nel dialogo interreligioso perché è la cosa che divide, mentre la fede cristiana è fede in Gesù Cristo morto e risorto. Francesco ci aiuta a fare sì che il movente taciuto o espresso di tutto sia Gesù Cristo”.

    Come Francesco 800 anni fa, così i giovani francescani in particolare devono sentire loro il mandato del crocifisso di San Damiano: “Va’ e ripara la mia casa”, con il coraggio dei primi cristiani ma non senza aver fatto una profonda esperienza di Dio. Prof. Paolo Martinelli, Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità.

    “Credo che l’importanza della presenza dei giovani sia come l’autenticità di prendere immediatamente contatto con la domanda che sta nel cuore dell’uomo. Credo che la gioventù, come diceva il beato Giovanni Paolo II, prima di essere un momento della vita è una condizione esistenziale, è un modo di sentire la vita, quindi il riferimento ai giovani è essenziale per ritrovare la freschezza della domanda di senso e di significato. Credo che sia veramente una grande e salutare provocazione, quella della nuova evangelizzazione, perché uol dire proprio non dare per scontata l’esperienza della fede,cioè che l’incontro con Cristo corrisponde ai desideri più profondi che l’uomo ha dentro di sé. E Credo che gli Ordini religiosi, le grandi comunità, le grandi spiritualità di fronte al tema della nuova evangelizzazione possono ritrovare ciò che di meglio c’è nella propria storia proprio come possibilità di fare esperienza di come Cristo possa rinnovare la vita dell’uomo”.

    Compito dei cristiani davanti alla nuova evangelizzazione è portare speranza e fare autocritica, essere uniti nel trasmettere la Parola di Dio, accettando di confrontarsi anche con l’ateismo più aggressivo o la secolarizzazione estrema. Quali gli scenari dove deve operare l’evangelizzazione del Terzo Millennio? Mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi:

    “Nei Lineamenta sono stati indicati vari scenari come la secolarizzazione, l’emigrazione, la sfida dei mass media, lo scenario economico in questo momento della crisi globale, lo scenario politico, però in modo particolare lo scenario antropologico, perché di fronte alla visione cristiana dell’uomo, creato all’immagine di Dio, oggi vengono proposte anche altre visioni riduttive dell’uomo che vorrebbero in qualche modo privarlo della trascendenza e a nostro avviso dell’aspetto essenziale dell’essere uomo creato per amare Dio e amare il prossimo e realizzarsi nella comunione con gli altri. Poi, c’è anche lo scenario religioso che possiamo dividere in scenario ecumenico e dunque il dialogo con le Chiese e le comunità cristiane che grazie a Dio dopo il Vaticano II ha dato molti frutti. Poi, anche, l’altro aspetto è il dialogo interreligioso basti pensare al dialogo della Chiesa cattolica con le grandi religioni non cristiane del mondo, pensiamo in modo particolare all’islam in alcuni paesi del Medio Oriente ma anche in altri Paesi dell’Asia e dell’Africa e che è molto attuale anche nei nostri Paesi occidentali”.

    Dunque, trasmettere, riportare la fede, anche sull’esempio di Francesco e di tanti altri Santi, ma anche di famiglie, educatori ed evangelizzatori che siano credibili in questo, testimoni in prima persona del Vangelo che ha bisogno di radicarsi in modo nuovo in un mondo diverso.

    inizio pagina

    Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Liberati: una preghiera che entra nelle pieghe dell'attualità

    ◊   “O Madre, (…) mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono”: sono alcuni versi della Supplica alla Madonna di Pompei che viene recitata ogni 8 maggio e nella prima domenica di ottobre nel Santuario campano, alla presenza di migliaia di fedeli. A presiedere la cerimonia di questa mattina è stato l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Nella sua omelia, il presule ha ribadito che i cristiani non sono "cittadini di serie B" e che l'uomo di oggi è in crisi perché ha messo Dio in disparte nella sua vita. Di qui, l'importanza della nuova evangelizzazione per comprendere che l'assenza di Dio è un dramma nell'umanità. Ma qual è il significato storico della Supplica? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Pompei:

    R. – La Supplica, che nasce nel 1883, dalla spiritualità di questo avvocato laico, Bartolo Longo, convertito alla fede dopo una giovinezza problematica e anche atea per qualche anno. Egli fonde praticamente nella preghiera, in questa invocazione accorata alla Madonna, non soltanto tutti i suoi problemi di uomo santo, ma di colui che, come tutti i Santi, rispecchia e vive la storia del suo tempo. Noi cristiani non dobbiamo essere spettatori di cronaca, ma dobbiamo essere costruttori di storia. Quindi, il significato storico della Supplica è avere interpretato la società e la Chiesa del suo tempo con una modernità di linguaggio sorprendente.

    D. - Cosa ci insegna quindi questa preghiera a Maria?

    R. – La mia sorpresa, in questo periodo di crisi economica e finanziaria, di mancanza di lavoro, di precariato, di incertezza sociale, è nel vedere che i pellegrini aumentano enormemente. Che cosa vengono a chiedere alla Madonna? Il coraggio, la forza di andare avanti, la sicurezza di trovare lavoro o chi, l’ha perduto, di ritrovarlo. La Supplica aiuta l’uomo, il credente del nostro tempo, a ritrovare la sua dimensione umana e come Bartolo Longo si abbandonava a Gesù per mezzo di Maria con una confidenza che ancora oggi ci sorprende per la sua freschezza spirituale, così fanno oggi i nostri fedeli. Quindi, la preghiera a Maria diventa il gesto di confidenza dei nostri contemporanei perché la Madonna ci ascolti e interpreti i problemi della nostra vita e ci indichi anche la strada per poterli superare. L’uomo oggi si sente solo, si sente anche abbandonato dalle istituzioni. La Supplica ci insegna che nella tenerezza dell’invocazione alla Madonna, noi la vogliamo coinvolgere assolutamente nei problemi della nostra vita.

    D. – Come si collega la tradizione della Supplica alla pietà popolare?

    R. - La pietà popolare è il nucleo non solo della storia della Chiesa, ma della Chiesa: non esiste la Chiesa senza pietà popolare. Cos’è la pietà popolare? È la folla dei fedeli che dicono di sì ogni giorno al Signore per mezzo di Maria e cercano di interpretare nella loro vita la volontà di Dio e di dire sì al Signore, che li chiama a portare avanti la vocazione di amore. La Supplica è dentro questa pietà popolare. Bartolo Longo scende nei problemi vivi della storia, della pietà popolare, e quindi diventa una "fotografia" dei credenti del nostro tempo. La Supplica fu anche chiamata dai Papi “l’Ora del mondo” perché in questa preghiera noi cogliamo la coscienza del nostro popolo, la pietà popolare. La Chiesa esiste perché c’è un popolo di Dio chiamato al Signore e dal Signore per mezzo di Maria che domanda il miracolo della fedeltà nei giorni difficili della vita.

    D. – Molti pellegrini arrivano dall’estero: è segno che la Supplica alla Madonna di Pompei travalica i confini nazionali italiani?

    R. – L’affetto alla Madonna di Pompei è universale, perché la Madonna di Pompei è il richiamo al Santo Rosario, quello che Bartolo Longo definisce nella Supplica “la catena dolce che ci unisce a Dio, il vincolo di amore che ci fa fratelli”. Attraverso il Rosario facciamo una somma, un riassunto di tutti i misteri della vita del Signore, e ci troviamo nelle braccia di Cristo - e lì ci ha condotti Maria - il Cristo vivente, vincente, capo della Chiesa, capo del Corpo mistico della Chiesa che siamo noi.

    inizio pagina

    I "vip" e la fede nell'ultimo libro di padre Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori"

    ◊   “Anche loro, inquieti cercatori” è il titolo del nuovo libro di padre Vito Magno, edito da Messaggero Padova e RaiEri, che raccoglie più di cento interviste a uomini e donne del mondo della cultura, dello spettacolo e della religione. Tra questi, anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Padre Vito Magno ne parla al microfono di Rosario Tronnolone:

    R. – Quella è un’intervista che io feci nel 2002: si parlava della Chiesa e del futuro, anche, della Chiesa. C’erano state anche simpatiche battute che il lettore ritroverà nel libro. Com’è nata questa idea? Sì, posso partire da una battuta, da Celentano che 40 anni fa cantava: “Neanche un prete per chiacchierare…”. Con lui non sono ancora riuscito, purtroppo, a chiacchierare, però con tanto personaggi famosi, sì. Si tratta di cantanti, di attori, intellettuali, scienziati, politici, ecclesiastici, calciatori, poeti e altri ancora. Nella mia vita sono stato sempre curioso di capire quanto una persona famosa conti davvero. Ricordo una frase di Niccolò Machiavelli, che diceva: “Ognuno vede quello che tu appari, pochi sentono quello che tu sei”. E ciò che appare di una persona, purtroppo, è solo la punta di un iceberg. Perciò ho cercato, questa volta, più da sacerdote che da giornalista, di scoprire l’altra faccia dei personaggi, la faccia dell’anima, della coscienza, quella che sfugge ai pettegolezzi, al gossip delle riviste patinate. E la mia fatica è stata allora quella di portare i famosi a guardarsi dentro e scoprire che senso danno alla loro vita, al mistero che li circonda.

    D. – E nel corso di queste interviste, ha trovato la fede dietro a queste apparenze dei personaggi che ha intervistato?

    R. – Direi di sì, nella maggior parte dei casi. Le risposte sono tanto più interessanti in quanto provenivano da persone che solitamente sono intervistate su tante tematiche ma ben lontane da quelle spirituali. E così, dalle 1.500 domande e risposte che costituiscono una mini-inchiesta sul senso della vita e sul rapporto dell’uomo con Dio, io direi che un buon 80 per cento dei famosi sono credenti – poi ci sono anche le statistiche, in genere, prodotte dagli istituti che di questo si occupano – anche se direi che sono poco praticanti, e anche se la loro religiosità è fortemente marcata da individualismo. Molti, per esempio, riconoscono di avere una fede vacillante. Alcuni dicono di essere non credenti, salvo poi a cadere in contraddizione nell’analizzare le loro idee, le loro opere. Lì si vede chiaramente che risentono della cultura cristiana in cui vivono. Tutti però riconoscono l’utilità della fede, e quindi verrebbe di dire, con le parole di Benedetto XVI, che il non credente inquieto è più vicino a Dio del cristiano di routine.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Cina: in migliaia al Santuario di She Shan per l’apertura del mese mariano

    ◊   In Cina, oltre 8 mila fedeli hanno preso parte all’apertura del mese mariano della diocesi di Shang Hai svoltasi nel santuario della Madonna di She Shan, indicato da Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007 come punto di riferimento per la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, da lui stabilita ogni anno per il 24 maggio. Secondo quanto riporta l’agenzia Fides, la celebrazione è avvenuta il primo maggio ed è stata guidata dal vescovo novantenne di Shang Hai, mons. Alios Jin Lu Xian. Il presule ha presieduto la solenne processione mariana, la recita del rosario e la Santa Messa, concelebrata da 15 sacerdoti, al termine della quale tutti insieme hanno recitato la preghiera alla Madonna di She Shan scritta da Benedetto XVI. Il giorno precedente, nella piazza del santuario di She Shan, si era svolta l’apertura del mese dedicato a Nostra Signora. Nel decanato di Pu Dong della diocesi di Shang Hai, che comprende la parte più industrializzata della zona, più di duemila fedeli hanno partecipato all’apertura del mese mariano il 2 maggio, nella parrocchia della Madonna di Lourdes. Durante il mese, ogni sabato si svolgerà una solenne processione mariana sulla piazza. Sul sito diocesano sono stati pubblicati anche il programma con gli orari, le indicazioni per le Messe e le altre celebrazioni, al fine di aiutare i fedeli diretti al santuario di She Shan a vivere bene, dal punto di vista spirituale, il loro pellegrinaggio mariano. (E. B.)

    inizio pagina

    Iraq: Inaugurazione della “Chiesa dei martiri” a Kirkuk

    ◊   Inaugurata lo scorso 5 maggio, a Kirkuk, in Iraq, la “Chiesa dei martiri” voluta da mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo della città. Lo scopo – riferisce l’agenzia Sir, che riprende la notizia del sito Internet baghdadhope - è quello di ricordare, i 37 cristiani uccisi a Kirkuk dal 2003 su un totale di 937 cristiani che hanno perso la vita in modo violento in tutto l‘Iraq nello stesso periodo. “937 martiri”, come li definisce mons. Sako che proprio a loro ha dedicato questa cappella, attigua all‘arcivescovado, che può ospitare fino a 70 persone e che servirà per la celebrazione della Messa quotidiana e per ospitare gruppi di preghiera e contemplazione. Alla fine di aprile il presule caldeo aveva organizzato e presieduto un incontro tra tutte le componenti etniche di Kirkuk per “costruire ponti per la pace". L‘incontro, appoggiato dall‘amministrazione cittadina, aveva avuto tra i risultati quello della formazione di un comitato composto da un cristiano, un curdo, un arabo ed un turcomanno con il compito di seguirne gli sviluppi. Il comitato si è già riunito ed è in preparazione un altro incontro tra le parti. (E. B.)

    inizio pagina

    Mons. Rai in Canada: il popolo libanese non può restare indifferente alla "primavera araba"

    ◊   Il patriarca maronita Bechara Rai ha esortato i libanesi “ad essere solidali con i fratelli del mondo arabo che si battono per la libertà”, senza tuttavia contribuire ad istigare le violenze in atto nei Paesi della 'Primavera araba'. “I libanesi non possono rimanere passivi di fronte ai preoccupanti eventi nel mondo arabo e devono veramente sperare che la libertà e la dignità diventino una realtà” nella regione, ha detto domenica il presule maronita a un ricevimento offerto dalla Foundation of Lebanese Diaspora a Montreal, in Canada, dove si trova da sabato per una visita pastorale alla comunità maronita canadese. “ Il nostro auspicio - ha aggiunto - è che il mondo arabo possa realizzare la cosiddetta 'Primavera araba' e soddisfare le sue aspirazioni di riforma politica, sociale ed economica”. In particolare, mons. Rai ha detto di sperare “in una primavera democratica” e in nuovo mondo arabo “che rispetti tutte le libertà pubbliche, i diritti umani e la dignità di ogni persona e che trovi il modo per separare lo Stato dalla religione”. Infine, un appello alla pace: “Siamo contro la violenza e la guerra che abbiamo vissuto sulla nostra pelle in Libano e che non auguriamo a nessuno”, ha detto il patriarca maronita. Al ricevimento di domenica – riferisce l’agenzia di stampa libanese Nna - erano presenti diversi esponenti politici canadesi, del mondo dell’informazione e vari leader cristiani e musulmani. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Birmania: Aung San Suu Kyi ottiene il passaporto. A giugno andrà in Norvegia

    ◊   In Birmania la giunta militare al potere ha rilasciato un passaporto alla leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi. Lo hanno riferito fonti del suo partito, la Lega Nazionale per la democrazia, dopo che nelle scorse settimane la donna aveva presentato la richiesta del documento. L’attivista 66enne ha già dichiarato che a giugno ha intenzione di recarsi in Norvegia per ritirare il Nobel per la Pace, conferitole nel 1991 quando si trovava agli arresti domiciliari. Tra le sue intenzioni c’è anche un viaggio in Gran Bretagna, dove visse prima di tornare in Birmania nel 1988. Dopo quella data fu detenuta per 15 anni. (E.B.)

    inizio pagina

    Indonesia: a Java estremisti islamici prendono di mira il Santuario della Vergine Maria

    ◊   “Non mostrate né rispondete con atti violenti anche se la tensione continua a crescere”. Così mons. Johannes Pujasumarta, arcivescovo di Semarang, città dell’isola di Java, ai fedeli del santuario della provincia di Yogyakarta dedicato alla Vergine Maria, che domenica è stato preso di mira da un folto gruppo di estremisti islamici. Secondo i contestatori - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’edificio non dispone dei permessi di costruzione previsti dalla legge; nonostante il tentativo di mettere i sigilli all’edificio, però, la polizia è riuscita a sventare l’attacco. Il luogo di culto ha subito negli ultimi tre anni una profonda opera di restauro e ha sempre richiamato una enorme folla di fedeli; inoltre, ha contribuito nel tempo alla crescita della comunità cattolica dell’arcidiocesi di Semarang. Per motivi di sicurezza, le autorità hanno deciso di sospendere una funzione religiosa in programma per la giornata di ieri e decine di poliziotti presidiano ora il santuario nel timore di nuove rivendicazioni. Non si tratta del primo episodio; già nei giorni scorsi tre chiese cristiane, due cattoliche e una protestante, avevano ricevuto a Java minacce e tentativi di assalti, con la necessaria chiusura a fedeli e pellegrini. (G.M.)

    inizio pagina

    Africa orientale. “Embarghi troppo facili da aggirare” per il traffico di armi leggere

    ◊   “Embarghi troppo facili da ignorare o aggirare da parte dei Paesi vicini”. Come riporta l’agenzia Misna, è questo che favorirebbe, secondo l’East Africa action network, il traffico illegale di armi leggere in Africa orientale. “Tutti i governi dei Paesi di questa Regione sono responsabili della situazione” ha detto Richard Mugisha, segretario dell’Organizzazione non governativa che tra i tanti obiettivi ha quello della lotta alla produzione e all’uso improprio di armi leggere. “Per assurdo - ha sottolineato alla presentazione dell’ultimo rapporto a Kampala, capitale dell’Uganda - alle frontiere il traffico di manghi è più controllato”. L’assenza di un trattato sul commercio delle armi che ne regoli la vendita “ha consentito a Paesi come Burundi, Kenya, Tanzania importazioni ed esportazioni nella totale illegalità”. “Un trattato regionale è reso ancora più urgente - conclude Mugisha - dalla presenza di scenari di guerra e di insicurezza in cui aumenta il rischio di violazione dei diritti umani”. Il rapporto rivela che nel corso del 2012, proprio la mancanza di una regolamentazione ha portato a vendite di enormi dimensioni in Siria, che ha importato 167 milioni di dollari di sistemi di difesa aerea e missilistica, oltre ad un milione di armi leggere e di piccolo calibro, Iran e Repubblica democratica del Congo. (G.M.)

    inizio pagina

    Mozambico: Messa per il missionario della Consolata ucciso giovedì scorso

    ◊   Si sono svolti ieri nella parrocchia di Santa Terezinha do Menino Jesus a Liqueleva, Maputo, una celebrazione eucaristica per padre Valentim Eduardo Camale, il missionario mozambicano della Consolata ucciso giovedì da un gruppo di malviventi entrati all’interno della sua casa. Lo riferisce all'agenzia Misna padre Fabio Malesa, confratello della vittima che era stato legato mani e piedi dai rapinatori e aveva poi dato l‘allarme cercando di prestare soccorso al più sfortunato missionario. “Oggi trasporteremo il feretro a Montepuez, nella diocesi di Pemba nel nord del Mozambico, dove vive la famiglia di padre Valentim” ha aggiunto il missionario. “I funerali si svolgeranno lì anche se non sappiamo ancora quando di preciso”. La polizia sta intanto proseguendo le sue indagini per accertare l’identità degli aggressori che hanno ucciso padre Valentim, perché aveva provato ad opporre resistenza, e portato via denaro, computer e cellulari. Padre Valentim Eduardo Camale era nato il 29 novembre 1963 a Intiquita-Montepuez, provincia di Cabo Delgado, in Mozambico. Aveva emesso la professione religiosa il 7 gennaio 1995 a Maputo ed era stato destinato al seminario di Kinshasa per la teologia. Già in Congo, da studente, durante uno stage pastorale in parrocchia, era stato assalito da un gruppo di ribelli. Era stato ordinato sacerdote a Montepuez Pemba da mons. Tomé Makhweliha, arcivescovo di Nampula, il 27 febbraio 2000. Dopo un breve soggiorno in Portogallo, aveva lavorato nella parrocchia di Santa Terezinha do Menino Jesus a Liqueleva, dove è stato ucciso. (R.P.)

    inizio pagina

    Afghanistan e Nepal: morti e decine di dispersi per alluvioni ed esondazioni

    ◊   Almeno 24 persone sono morte nel distretto di Sang Charak, provincia di Sari Pul, nel nord dell’Afghanistan, in seguito alle forti piogge che hanno colpito la zona dove non si erano mai verificati disastri naturali di questo tipo. Un centinaio di abitazioni e 500 capi di bestiame sono rimasti travolti. Tuttavia, secondo altre versioni - riferisce l'agenzia Fides - il numero delle persone scomparse sarebbe superiore: si parla di oltre 60. Le infrastrutture e le case precarie presenti in Afghanistan, in particolare nelle zone più remote, aggravano i rischi quando le piogge sono abbondanti. Inoltre, il disgelo primaverile è stato particolarmente problematico a causa delle forti nevicate invernali, le più pesanti degli ultimi 17 anni, secondo le autorità. Nel 2012 sono morte oltre un centinaio di persone nel paese, vittime di valanghe. Anche in Nepal, nonostante l’assenza di pioggia negli ultimi giorni, 60 persone risultano fra i morti e i dispersi dell’improvvisa alluvione dovuta all’esondazione del fiume Seti. I soccorritori stanno ancora scavando nelle macerie. La tragedia è avvenuta sabato vicino alla città turistica di Pokhara, 120 chilometri a ovest di Kathmandu. Seconda nel Nepal dopo Kathmandu, Pokhara è meta di turisti scalatori della montagna di Annapurna, la decima cima fra le più alte del mondo. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: 46 morti e oltre 100 mila senza tetto per le piogge degli ultimi mesi

    ◊   E' aumentato a 46 vittime il bilancio delle piogge che dallo scorso mese di marzo stanno colpendo la Colombia, dove secondo il rapporto dell'Unità Nazionale per la Gestione del Rischio di catastrofi (Ungrd) ci sono anche 113.602 senza tetto. Dai dati raccolti dall’Agenzia Fides, e in base al rapporto della struttura governativa, le precipitazioni hanno interessato 417 comuni di 28 dei 32 dipartimenti che compongono la Colombia. Le squadre di soccorso hanno segnalato 10 dispersi. Ci sono 483 case distrutte, mentre altre 18.096 sono dichiarate inagibili. Inoltre si contano 381 strade danneggiate, cosa che ostacola ulteriormente i soccorsi. Due settimane fa il Presidente colombiano, Juan Manuel Santos, aveva promulgato la legge di Gestione del Rischio di Disastri, iniziativa che mira a consentire allo Stato di rispondere e prevenire tragedie simili. In zone come Montería e Sincelejo l'acqua è arrivata all’altezza di un metro e mezzo, riuscendo ad entrare nelle case e a distruggere tutto. Oltre al pericolo conseguente allo sgretolarsi delle pareti degli edifici, la popolazione deve guardarsi anche dalla minaccia dei morsi dei serpenti che l’acqua trascina un po’ ovunque. Ieri un incidente del genere è capitato a due membri della polizia nazionale impegnati nel soccorso. (E.B.)

    inizio pagina

    Bolivia: i vescovi chiedono di cessare coltivazione di coca e disboscamento

    ◊   “La coltivazione di coca e il disboscamento devono cessare immediatamente”: è l’appello della Conferenza episcopale boliviana contro le piantagioni di coca e la dilagante deforestazione nel Paese sudamericano. Nelle nazioni andine - riferisce l'agenzia Sir - la coltivazione della coca è soggetta a restrizioni. Ma da alcuni anni il presidente boliviano Evo Morales caldeggia l’espansione delle piantagioni. “Noi vescovi boliviani abbiamo voluto scrivere una lettera pastorale in difesa dell’ambiente, della giustizia e dello sviluppo”, ha detto l’arcivescovo coadiutore di Santa Cruz de la Sierra, mons. Sergio Alfredo Gualberti, incontrando una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Il testo, intitolato “L’universo, un dono di Dio per la vita”, denuncia inoltre la grave “perdita di valori spirituali e umani e di quei principi etici e morali che sono stati e sono parte integrante della nostra identità”. Mons. Gualberti ha riferito che il governo boliviano è in procinto di approvare nuovi disboscamenti per costruire un’autostrada nel cuore di una riserva naturale. “La strada arriverebbe fino in Brasile, distruggendo gran parte dell’Isiboro Secure National Park: una regione riconosciuta ufficialmente territorio indigeno. L’inevitabile costruzione di strutture lungo il tracciato autostradale - ha spiegato mons. Gualberti - favorirebbe poi ulteriori deforestazioni e distruzioni ambientali”. (R.P.)

    inizio pagina

    Brasile: i vescovi denunciano l'aumento della violenza nelle campagne

    ◊   Un lieve calo del numero degli assassinii, ma anche un significativo aumento dei conflitti per la terra e delle minacce di morte contro i lavoratori e le lavoratrici rurali. È quanto registra il 27.mo rapporto annuale della Commissione Pastorale della Terra (Cpt) presentato ieri nella sede della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) a Brasilia alla presenza, tra gli altri, del segretario generale della Cnbb, mons. Leonardo Steiner, e del consigliere permanente della Cpt mons. Tomás Balduini. Il rapporto, che sarà consegnato al Segretario per i diritti umani della Presidenza del governo e al Ministro della Giustizia, riferisce di 29 vittime, contro le 34 dell’anno precedente, mentre le minacce di morte contro i contadini sono cresciute del 177,6 per cento rispetto al 2011. In significativo aumento inoltre i conflitti per la terra in Brasile. Un trend negativo che sembra continuare nel 2012. Nei soli primi quattro mesi dell’anno sono stati assassinati 12 contadini, contro gli 8 registrati nello stesso periodo del 2011. Inoltre lavoratori, indigeni, attivisti, sindacalisti e leader continuano a subire minacce per le azioni intraprese in difesa dei propri diritti. Nel complesso, l'anno scorso 600.925 persone sono state coinvolte in conflitti nelle zone rurali. In Amazzonia, dove le controversie coinvolgono agricoltori, minatori, indiani e coloni interessati a nuove terre per la coltivazione, sono stati registrati il 69 per cento dei conflitti, il 79,3 per cento degli omicidi e l'85 per cento delle minacce. La Commissione Pastorale della Terra è stata istituita dalla Conferenza episcopale brasiliana nel 1976 e dal 1985 pubblica ogni anno la sua relazione sulla violenza nelle campagne del Brasile. I dati sono ottenuti dalle notizie che provengono dalle 21 regioni in cui opera la CPT, da notizie giornalistiche, da relazioni sindacali e da bollettini locali. (L.Z.)

    inizio pagina

    Filippine: soddisfazione dei vescovi per la crescita demografica nel Paese

    ◊   La crescita economica delle Filippine è legata alla crescita demografica: così, nei giorni scorsi, il presidente del Paese, Benigno Aquino, si è espresso nel corso del Consiglio dei ministri. Un’affermazione salutata con soddisfazione dalla Conferenza episcopale locale, in prima linea nella difesa della vita sin dal concepimento e risolutamente contraria al Reproductive Health Bill, sul quale, nel Paese, è in corso un ampio dibattito da diversi anni. Il testo, attualmente in discussione in entrambe le Camere del Congresso, rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. In questo contesto, quindi, le parole del presidente Aquino riscontrano il sostegno dei vescovi: per padre Melvin Castro, segretario della Commissione episcopale per la famiglia e la difesa della vita, il fatto che il governi adotti un approccio più conforme agli insegnamenti “pro-vita” della dottrina sociale della Chiesa “non è niente di meno di un miracolo”. Dal suo canto, mons. Teodoro Bacani, vescovo emerito di Novaliches, si dice felice perché “i dirigenti del Paese, alla fine, realizzano che una crescita demografica è un bene per l’economia nazionale”. Sulla stessa linea anche mons. Camilo Gregorio, vescovo di Batanes, che sottolinea: “Non si può che essere soddisfatti per il fatto che il governo percepisca così le cose”. Tuttavia, aggiunge, “è importante continuare a condurre campagne discrete, ma risolute, a favore delle politiche “pro-vita”. Quindi, il presule rimanda alla lettera che la Conferenza episcopale delle Filippine ha pubblicato il 31 gennaio 2011, con il titolo “Scegliere la vita, rifiutare la legge sulla salute riproduttiva”: nel documento, i vescovi scrivono che le politiche di controllo delle nascite non sono il modo migliore per lottare contro la povertà, le cui cause si riscontrano non in un’ipotetica sovrappopolazione, ma “in alcune scelte errate in materia di sviluppo, politiche economiche mal progettate, in un contesto in cui predominano l’avidità, la corruzione, le disuguaglianze sociali, il mancato accesso all’educazione, la carenza di servizi economici e sociali e infrastrutture insufficienti”. (I.P.)

    inizio pagina

    India: in Kerala congresso missionario della Chiesa siro-malabarese

    ◊   Più di 6mila sacerdoti e religiose indiani in missione in un centinaio di Paesi nel mondo si sono riuniti nei giorni scorsi a Ramapuram, nel Kerala, per partecipare a un congresso missionario promosso dalla diocesi siro-malabarese di Palai. L’evento è stato organizzato nell’ambito delle celebrazioni dello speciale Anno Missionario indetto l’estate scorsa dall’arcidiocesi maggiore di Ernakulam-Angalmaly dei Siro-Malabaresi per il 50° anniversario della Missione di Chanda, la prima di questa Chiesa di rito orientale fuori dal Kerala, che ha segnato l’inizio dell’evangelizzazione del nord dell’India ad opera dei missionari keralesi. Al congresso – riferisce l’agenzia Ucan - sono intervenuti il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale Indiana (Cbci), che ha aperto i lavori, il cardinale George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angalmaly dei Siro-Malabaresi, il cardinale Telesphore Toppo, capo della Chiesa latina in India, l’arcivescovo maggiore dei siro-malankaresi Baselios Cleemis e il nunzio apostolico in India mons. Salvatore Pennacchio. Presenti anche una ventina di presuli da varie parti del Paese. L’incontro è stato un’occasione per ricordare il generoso contributo dato alla Chiesa universale dalla Chiesa in Kerala e dalla diocesi di Palai in particolare attraverso i tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose inviati in missione in India e nel mondo. La diocesi, che conta attualmente 400mila fedeli, ha dato 26 vescovi, quattro congregazioni religiose e la prima santa indiana, suor Alfonsa dell'Immacolata Concezione. Parole di apprezzamento e gratitudine per questo importante contributo sono state espresse da mons. Pennacchio e dal cardinale Alencherry che hanno invitato i partecipanti a continuare ad annunciare con coraggio il Vangelo nel mondo. Dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa indiana, quella siro-malabarese è la più missionaria. Numerosi missionari siro-malabaresi lavorano oggi fuori dal Kerala, in gran parte al servizio di diocesi latine. La Chiesa siro-malabarese ha poi fondato diverse diocesi del suo rito nel centro e nel nord dell’India in terre di missione dove non esistevano ancora comunità cristiane. (L.Z.)

    inizio pagina

    Burundi: progetto dei Gesuiti per la promozione della donna

    ◊   Aiutare le donne del Burundi a diventare protagoniste delle loro comunità: è questo l’obiettivo del progetto lanciato in questi giorni nel Paese africano dal Jesuit Refugee Service (Jrs). L’idea, portata avanti insieme alla diocesi di Rutana, coinvolge la zona di Kibimba e vede la creazione di un Centro didattico in cui le donne, giovani e meno giovani, possono frequentare corsi di alfabetizzazione, educazione civica, tecniche agricole e allevamento. E grazie alla partecipazione femminile, lo staff del Jrs mira a promuovere la sicurezza alimentare dell’intera popolazione e a rafforzare i rapporti tra le comunità locali e gli ex rifugiati, tornati in Burundi dopo anni di esilio in Tanzania. “Le donne sono la forza motrice della famiglia – spiega Herman Nakintije, direttore del progetto – Se vogliamo davvero perseguire lo sviluppo della società, dobbiamo concentrare i nostri sforzi proprio sulle donne: insegnando loro a leggere e scrivere, migliorando le loro tecniche di coltivazione della terra e di allevamento del bestiame, noi le aiuteremo ad offrire un’educazione migliore ai loro figli ed a produrre un cibo migliore per sfamare le famiglie”. Non solo, continua Nakintije: “Una volta migliorata la sicurezza alimentare, diminuirà il tasso di criminalità, scompariranno le tensioni tra la popolazione e migliorerà la qualità della vita”. Insomma, conclude il direttore del progetto del Jrs, “i benefici riguarderanno la società nella sua interezza”. Riservato a circa 150 donne di Kibimba, il centro didattico è dotato di terre, stalle e pollai per permettere alle partecipanti ai corsi di imparare praticamente sul campo le tecniche agricole e di allevamento. “Il nostro obiettivo – spiega Claudine Nsabiyuma, esponente del Jrs – è di aiutare le donne a vivere la loro vita in piena dignità e in armonia con il resto della comunità”. Se una donna - conclude - riesce a leggere il peso sulla bilancia del mercato, a contare i soldi, ad avere cura della salute dei propri figli, a superare le tensioni con il resto della popolazione, allora senza dubbio sarà una persona più felice e più consapevole delle proprie capacità e si potrà relazionare più facilmente con gli altri”. (I.P.)

    inizio pagina

    Lourdes: attesi 12 mila militari per il 54.mo pellegrinaggio internazionale

    ◊   Al via il prossimo 11 maggio a Lourdes il 54esimo pellegrinaggio militare internazionale, presieduto dal prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet. L’evento – riporta l’agenzia Sir - proseguirà fino al 14 maggio. Sono previsti oltre 12mila partecipanti con delegazioni da diversi Paesi europei come Italia, Croazia, Lituania, Belgio, Olanda, Polonia e Repubblica Ceca. “Il carattere internazionale dell’evento - spiega mons. Luc Ravel, vescovo ordinario militare per la Francia – non deve riassumersi nella sola adesione dei militari, ma deve vedere il loro pieno coinvolgimento nella preparazione e nelle celebrazioni”. Inoltre, durante il pellegrinaggio, si svolgerà un seminario sull’apporto dei cappellani militari nell’opera di pace all’interno delle nazioni che vede tra i relatori lo stesso cardinale Ouellet. Accanto ai riti mariani, come il Rosario e la visita alla Grotta e ai luoghi di Bernadette, ci sarà anche l’amministrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana. “Il crescente numero di catecumeni è il segno della vitalità della Chiesa dell'Ordinariato militare” sottolinea mons. Ravel. Un programma musicale, infine, farà da cornice all’evento; nelle piazze cittadine e nei luoghi della spiritualità, è atteso un festival di bande militari ed una sfilata fino alla Grotta delle apparizioni per chiedere il dono della pace. (G.M.)

    inizio pagina

    Bulgaria: l’Ordine di Malta inaugura l'impianto di riscaldamento dell’ospedale di Iskretz

    ◊   L’ospedale polmonare “Re Ferdinando I” di Iskretz, in Bulgaria, può usufruire oggi delle più moderne attrezzature per il riscaldamento a gas e per la produzione, a qualunque ora, di acqua calda ad uso dei degenti e del personale. È il risultato dell’opera portata avanti dall’Ordine di Malta a Sofia, in Bulgaria, con il contributo della Fondazione “Nando Peretti” presieduta dalla signora Elsa Peretti. Re Simeone II di Bulgaria, presente il 4 maggio all’inaugurazione assieme alla consorte, ha ringraziato i generosi donatori che già da anni rifornivano di gasolio il vecchio impianto di riscaldamento e si è complimentato con Renzo Martinelli, che ha diretto e realizzato i lavori. L’ambasciatore dell’Ordine di Malta in Bulgaria, Camillo Zuccoli, nel consegnare alla direttrice dell’ospedale, la dott.ssa Liudmila Todorova, la documentazione del nuovo impianto, ha sottolineato l’importanza del nosocomio, fatto edificare nel 1908 da Re Ferdinando; “il costruttore - ha detto l’ambasciatore – della Bulgaria moderna nelle infrastrutture civili, ospedaliere ed educative”. Gratitudine è stata manifestata dalla dott.ssa Todorova nel suo saluto ai reali, all’Ordine di Malta e a tutto il personale, per il sostegno decisivo alla struttura sanitaria. La nuova apparecchiatura include l’isolamento termico dell’edificio ai fini del risparmio energetico. (G.M.)

    inizio pagina

    Svizzera: la Scalabrini-Fest dedicata al vivere la comunione tra le diversità

    ◊   “Perché i colori di Dio trovino casa – in cammino verso la Pentecoste”. Questo il titolo della Scalabrini-Fest di Primavera 2012, che si tenuto dal 4 al 6 maggio a Solothurn in Svizzera, presso il Centro Internazionale di Formazione (Internationales Bildungszentrum) “G.B. Scalabrini” delle Missionarie Secolari Scalabriniane. All’evento – riferisce l’agenzia Fides - hanno partecipato circa 400 persone di 34 nazionalità, accomunati dal desiderio di vivere un’esperienza di Chiesa in cui la varietà dei “colori”, ovvero delle lingue, delle culture, delle età e delle condizioni di vita, insieme all'originalità e unicità di ciascuno, possono trovare spazio ed esprimersi nel servizio reciproco e nella comunione. Proprio il tema dei colori è stato del dialogo con il nuovo vescovo di Basilea, mons. Felix Gmür, che da poco più di un anno è alla guida della più grande diocesi della Svizzera. I colori – si è detto - sono riconoscibili solo come variazioni di luce e l’affermazione di Gesù: “Io sono la luce del mondo” ci rivela, nell’ambito della fede, quale sia la vera fonte di tutte le molteplici diversità che arricchiscono il volto della Chiesa e del mondo. Nei gruppi di scambio e in alcuni workshop si è discusso dell’impegno dei cristiani di testimoniare che è possibile vivere la comunione tra le diversità in un mondo che sembra spesso andare in direzione opposta, come rivelano ad esempio le migrazioni forzate o la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo ausiliare di Basilea, mons. Martin Gächter, e concelebrata da padre G. Bortolamai, missionario scalabriniano, padre Ihab, sacerdote iracheno e da alcuni altri sacerdoti svizzeri. (E.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 129

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.