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Sommario del 07/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alle nuove Guardie Svizzere: siate fermi nella fede e disponibili verso il prossimo
  • Altre udienze e rinuncia in Messico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il socialista Hollande nuovo presidente francese, sconfitto Sarkozy
  • La crisi economica influenza le elezioni politiche in Grecia: bocciati i grandi partiti tradizionali
  • Siria alle urne, bassa l’affluenza. Ancora violato “il cessate il fuoco”
  • Russia: Putin ha giurato per il terzo mandato presidenziale
  • Sottovalutare il ruolo della famiglia, un errore di strategia: così, il prof. Cozzi sulle parole del cardinale Bagnasco
  • San Filippo Apostolo e la tomba ritrovata. Il racconto della scoperta a Hierapolis
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Elezioni in Grecia: per i vescovi cattolici è "difficile formare un nuovo governo"
  • Indonesia. Minacce estremiste ad Aceh: le autorità chiudono tre chiese
  • Pakistan: i cattolici piangono suor Alessia, da 61 anni missionaria nel Paese
  • El Salvador: la Chiesa incoraggia il dialogo delle istituzioni per combattere la violenza
  • Messico: i vescovi condannano gli atti vandalici contro la cattedrale di Culiacan
  • Perù: 50 anni dalla canonizzazione di San Martino di Porres
  • Kenya: emergenza profughi nella missione di Camp Garba
  • Golpe in Guinea Bissau: la condanna dei Paesi di lingua portoghese
  • Etiopia: progetto di salute pubblica per la riduzione della mortalità materna e infantile
  • Europei di calcio: i vescovi tedeschi chiedono all'Ucraina il rispetto dei diritti umani
  • Diritti umani dei migranti in Europa: al via studio Onu
  • Terra Santa: a Betlemme la Custodia ricorda Papa Wojtyla e l'assedio della Natività
  • La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web del Santuario di Cafarnao
  • Cooperazione internazionale: in corso “Piemonte chiama mondo 2012”
  • Roma: il 9 maggio al Colosseo fiaccolata per i cristiani perseguitati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alle nuove Guardie Svizzere: siate fermi nella fede e disponibili verso il prossimo

    ◊   Il segreto del vostro lavoro in Vaticano è seguire Cristo: è quanto affermato da Benedetto XVI alle nuove Guardie Svizzere Pontificie, ricevute in Sala Clementina con i familiari all’indomani del giuramento. Il Papa ha ribadito l’importanza della loro missione al servizio della Chiesa e di quanti si recano in pellegrinaggio alla Tomba degli Apostoli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Siate attenti gli uni agli altri” e “conservate lo stile di carità evangelica nei confronti delle persone che ogni giorno incontrate”: è l’esortazione che il Papa ha rivolto alle nuove Guardie Svizzere in un discorso in tre lingue: tedesco, francese ed italiano. Il Pontefice ha ricordato che il loro lavoro “si colloca nel solco di una indiscussa fedeltà al Papa che è divenuta eroica” durante il Sacco di Roma del 1527. Quindi, ha enumerato le qualità che dovrebbero sempre contraddistinguere ogni componente del Corpo delle Guardie:

    “Festigkeit im katholischen Glauben…”
    “Fermezza nella fede cattolica, fedeltà e amore verso la Chiesa”, “diligenza e perseveranza nei piccoli e grandi compiti quotidiani, coraggio e umiltà, altruismo e disponibilità”. Di queste virtù, ha osservato, “dev’essere colmo il vostro cuore quando prestate il servizio d’onore e di sicurezza in Vaticano”:

    “Le secret de l’efficacité de votre travail ici au Vatican…”
    “Il segreto dell'efficacia del vostro lavoro qui in Vaticano – ha soggiunto – come pure di ogni vostro progetto” è “il costante riferimento a Cristo”. Questa, ha detto, “è anche la testimonianza di non pochi vostri predecessori, che si sono contraddistinti non solo nello svolgimento del loro lavoro, ma anche nell'impegno di vita cristiana”. Ed ha auspicato che le nuove Guardie possano “rispondere pienamente alla chiamata di Cristo seguendolo con fedele generosità:

    “Pour donner de l’amour aux frères…”
    “Per dare amore ai fratelli – ha poi affermato – è necessario attingerlo alla fornace della carità divina, grazie a soste prolungate di preghiera, al costante ascolto della Parola di Dio, e ad una esistenza centrata tutta sul mistero dell'Eucaristia”. Quindi, ha rivolto un affettuoso saluto in italiano:

    “Cari amici! Profittate del tempo che trascorrete qui a Roma, per crescere nell'amicizia con Cristo, per amare sempre di più la sua Chiesa e per camminare verso la meta di ogni vera vita cristiana: la santità”.

    Il Papa ha infine pregato la Vergine Maria, onorata in modo speciale nel mese di maggio, affinché le Guardie Svizzere possano “sperimentare ogni giorno di più quella comunione profonda con Dio", che "inizia sulla terra e sarà completa nel Cielo".

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    Altre udienze e rinuncia in Messico

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo di presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America (Regione XIV), e quindi l’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran, in visita di congedo. Ali Akbar Naseri.

    In Messico, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ecatepec, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Onésimo Cepeda Silva.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Responsabilità e promessa per tutti: nell'informazione vaticana, la lettera del Papa al presidente della Conferenza episcopale tedesca sulla traduzione delle parole "pro multis" nelle preghiere eucaristiche della messa.

    Se il tralcio resta unito alla vite: al Regina Caeli Benedetto XVI parla dell'incontro delle famiglie a Milano e incoraggia l'impegno per i bambini vittime di violenze.

    Nell'informazione religiosa, un articolo sui 350 anni del Book of Common Prayer, testo base della Comunione anglicana.

    Nel solco di un'eroica fedeltà al Papa e alla Sede Apostolica: l'udienza del Pontefice alla Guardia Svizzera Pontificia.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il voto in Francia e in Grecia.

    Straniero nel mondo e perciò sempre giovane: in cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi sul convegno, a Roma, "Monoteismo e Trinità nel teologo Erik Peterson".

    La mia carrozza per il Papa: Giulia Galeotti sulla contessa Teresa Spaur che accompagnò Pio IX nella fuga notturna da Roma a Gaeta.

    Un articolo di Uwe Michael Lang dal titolo "Attenti a non svilire le parole": il nuovo "Roman Missal" e la questione decisiva del tradurre i testi liturgici.

    Andrea Possieri, storico (juventino) su Gianni Brera e la metafora dell'Italia.

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    Oggi in Primo Piano



    Il socialista Hollande nuovo presidente francese, sconfitto Sarkozy

    ◊   E’ Francois Hollande il nuovo presidente francese. Confermate le previsioni nel ballottaggio di ieri, che ha visto prevalere il leader socialista sul capo di Stato uscente, Nicolas Sarkozy, con il 51.6% delle preferenze. Ad Hollande, che ha subito chiesto di rivedere, all’insegna dello sviluppo, il patto europeo per uscire dalla crisi, sono giunte le congratulazioni del cancelliere tedesco, Angela Merkel, del presidente e del premier italiano, Napolitano e Monti. Commentando l'esito del voto, mons. Bernard Podvin, portavoce della Conferenza episcopale francese, ha espresso la speranza che il presidente Hollande possa realmente avviare un lavoro di coesione, necessario soprattutto su quelle tematiche, come il fine vita o le unioni gay, sulle quali la Chiesa ha sempre esposto chiaramente le proprie posizioni. Da Parigi, ci riferisce Francesca Pierantozzi:

    Esplode la Place de la Bastille: 31 anni dopo la storica vittoria di Francois Mitterand, un altro presidente socialista arriva all'Eliseo. Francois Hollande ha vinto e diventa il settimo presidente della quinta Repubblica. "Sarò il presidente di tutti": queste le prime parole di Hollande, che ha parlato prima da Tulle, il suo feudo elettorale nel centro della Francia, ed é poi volato a Parigi per abbracciare le 100 mila persone riunite alla Bastiglia. "L'Europa ci guarda", ha aggiunto Hollande, che vuole rinegoziare il patto di bilancio europeo, per ridare all'Europa anche una dimensione di crescita. La prima telefonata al nuovo presidente, dopo quella di Sarkozy, é stata quella della cancelliera tedesca Angela Merkel, che lo ha invitato a Berlino. Hollande si metterà subito a lavoro: l'investitura, probabilmente, sarà anticipata all'11 maggio e poi, subito, ci sarà la formazione del nuovo governo, prima di volare a Berlino e partecipare al vertice informale dell'Unione, a fine mese. Poi al G8 ed al summit della Nato, a Chicago. Tra un mese altre elezioni, quelle politiche, che dovrebbero dare al nuovo presidente una maggioranza di sinistra anche all'Assembée nationale. Nicolas Sarkozy, per il momento, si é tirato fuori dai giochi politici: in un discorso alla Mutualitè, sala del quartiere latino, Sarkozy, commosso, si é assunto tutte le responsabilità della sconfitta. Ha detto di volersi impegnare per il suo Paese, ma in un modo diverso, ed ha rivendicato il suo bilancio all'Eliseo: "Tutte le mie energie", ha detto, "le ho messe per proteggere i francesi".

    Hollande avrà ora la forza politica e le capacità per dare nuvo impulso alla Francia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, inviato a Parigi per il quotidiano "Avvenire":

    R. – Lo aspettano delle sfide molto difficili. Si chiude finalmente una lunghissima ed aspra campagna elettorale, che è stata segnata non solo da polemiche ma anche da rotture: una campagna che ha messo in evidenza soprattutto una grande inquietudine, una grande paura, che serpeggiano nell’elettorato francese. Lo si è visto dall’avanzata dell’estrema destra ed anche dell’estrema sinistra. Quindi, è chiaro che il segno di cambiamento che Hollande porta, dovrà essere adesso concretizzato nelle riforme; ed è la cosa più difficile, perché molte promesse che ha fatto - i suoi famosi 60 punti di impegno – esigono, prima di tutto, che a livello dell’economia si taglino le spese pubbliche e questo, per un governo socialista, è qualche cosa che va un po’ contro la sua natura. Insomma, diciamo che ci si aspetta un certo aggiustamento rispetto alle promesse, perché i vincoli sono molti e la crisi si fa sentire anche in Francia. Quindi, vedremo quali saranno le decisioni di Hollande, al di là delle prime misure che ha annunciato, misure abbastanza popolari, forse un po’ demagogiche: ad esempio, vorrebbe bloccare il prezzo della benzina, tagliare il costoso appannaggio dell’Eliseo e altre misure di questo tenore.

    D. – Hollande, leader oggi indiscusso in Francia, riuscirà ad essere leader anche in Europa e a mutare l’attuale politica di sacrifici, in politica di investimenti e sviluppo?

    R. – Questo è stato detto molto prima delle elezioni e ieri François Hollande l’ha ribadito chiaramente, dicendo che vuole essere una svolta per la Francia, per questo grande Paese dell’Europa, cofondatore e motore della comunità, insieme con la Germania in questi 60 anni di vita della comunità europea. Insomma, Hollande vuole lanciare un segnale perché cambi tutto il continente, in chiave anti-tedesca, o meglio anti Merkel e anti rigore. Sulla piazza della Bastiglia, ieri sera, Hollande alle decine di migliaia di sostenitori ha detto che bisogna finirla con questo mito del rigore. Ma, ovviamente, bisognerà vedere come ora questa promessa si concretizzerà. Lo capiremo già tra pochi giorni, quando, invitato dalla cancelliera Merkel a Berlino, si parlerà del patto di bilancio, che Hollande ha dichiarato di voler ridiscutere, o almeno rettificato dalla Francia, così come da altri Paesi europei.

    D. – Uno sguardo ora al candidato sconfitto: con questo risultato Nicolas Sarkozy paga il clima di insoddisfazione imperante che c’è in Francia, ma anche in tutto il continente europeo?

    R. – Sì certamente, paga questo clima. Diciamo che la crisi colpisce il governo in carica. Lo abbiamo visto, infatti, in tanti altri Paesi. Su Sarkozy, perché le grandi speranze che lui aveva suscitato cinque anni fa, andando all’Eliseo, sono state un po’ deluse e non tanto perché non sono state fatte delle riforme. In fondo, il governo francese ha saputo reggere meglio di altri Paesi alla crisi, ma un po’ per lo stile della sua persona, per il suo carattere un po’ troppo impulsivo, a volte arrogante, ed è questo che non gli è stato perdonato. Bisogna dare atto a Sarkozy, però, che ieri sera è uscito di scena con grande dignità, quando ha parlato pochi minuti dopo le otto, già si conosceva il verdetto, che poi alla fine è risultato molto stretto. Nicolas Sarkozy, è uscito con grande dignità, assumendosi tutta la responsabilità della sconfitta, ma soprattutto ha invitato i suoi sostenitori ad avere rispetto del nuovo presidente: Hollande non è più un avversario, ma adesso è il èresidente della Repubblica e quindi di tutti i francesi, e Sarkozy ha detto che tornerà ad essere un francese in mezzo agli altri, cioè ha annunciato praticamente che lascerà la vita politica.

    D. – Guardando anche al risultato delle elezioni in Grecia e in attesa dell’esito delle amministrative italiane, quale segnale sta arrivando dai cittadini europei?

    R. – Un segnale di grande scontento, ma anche confusione, nel senso che non è molto chiaro che cosa bisogna fare. Certo, ormai tutti – dal presidente della Bce, Mario Draghi, fino all’ultimo cittadino d’Europa – capiscono che la cura che è stata tentata davanti alla crisi globale, che colpisce ormai non più solo le finanze, ma anche la vita quotidiana di ognuno improntata solo al rigore, alle tasse ed ai tagli, non va più bene. Questo orami lo dicono dal nostro capo di governo, a tutti gli altri e Hollande l’ha detto in modo chiaro, in modo onesto, in modo forte: sta qui un po’ il segreto del suo successo. Ora bisognerà che l’Europa si ritrovi unita, al di là delle inevitabili polemiche in campagna elettorale e si pensi davvero a coniugare il risanamento con il rilancio.

    D. – Dovremo aspettarci un ammorbidimento delle “misure draconiane” finora adottate?

    R. – Un ammorbidimento? Non lo so; bisognerebbe aspettarsi che finalmente queste misure per la crescita, che finora sono state indicate un po’ troppo genericamente, diventino realtà: passino dalle parole ai fatti, e qui ovviamente è la sfida più difficile. Hollande, dalla sua, ha fatto tante promesse e bisognerà vedere se riuscirà a coniugare il risanamento con il rilancio, perché altrimenti è chiaro che la situazione – non solo economica, ma anche la demoralizzazione del nostro continente – purtroppo si aggraverà.

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    La crisi economica influenza le elezioni politiche in Grecia: bocciati i grandi partiti tradizionali

    ◊   Elezioni politiche, ieri, in Grecia, che – condizionate dalla grave crisi economica in atto – bocciano i partiti tradizionali e determinano l’enorme vittoria della sinistra radicale. E per la prima volta, un partito dichiaratamente filo-nazista entra in un Parlamento europeo. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Le previsioni della vigilia sono state confermate. I greci, insomma, hanno punito i grandi partiti tradizionali, Nea Dimokratia e Pasok, rei di aver contribuito a determinare la crisi economica del Paese e soprattutto di aver appoggiato le misure di austerità concordate con la comunità internazionale. Di qui l’exploit della sinistra radicale, contraria a tutto questo, ma favorevole alla permanenza di Atene nell'euro, e dell'estrema destra xenofoba e filo-nazista, che parla di frontiere minate e misure rigidissime contro gli immigrati. Un Parlamento, quello uscito dalle urne, estremamente frammentato, che mette la parola fine al bipartitismo, ma che nei fatti riconsegna il potere nelle mani proprio dei 2 partiti storici, che insieme conquistano 151 seggi su 300; una maggioranza risicata, insomma, ma sempre maggioranza, per governare insieme. Commentando il risultato, il leader del partito socialista Venizelos ha auspicato che all'indomani del voto si possa formare un “governo di unità nazionale”. Lo stesso ha detto Samaras, leader di Nea Dimokratia, al quale - se le proiezioni dovessero essere confermate - il presidente della Repubblica Papoulias darà l'incarico di formare una coalizione di governo. Tre giorni di lavori politici intensi, in cui si giocherà il futuro della Grecia.

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    Siria alle urne, bassa l’affluenza. Ancora violato “il cessate il fuoco”

    ◊   In Siria massima allerta nel giorno delle elezioni parlamentari le prime dopo l’entrata in vigore del multipartitismo. Le opposizioni chiedono il boicottaggio delle consultazioni non considerate realmente democratiche. Circa 15 milioni i siriani chiamati alle urne dalle 7.00 di questa mattina fino alle 22.00. Oltre 7.100 i candidati che si contendono i 250 seggi dell'Assemblea del Popolo fino ad ora predominio del partito Baath, lo schieramento arabo socialista, dell’attuale presidente Bashar al Assad. E in questo scenario non si fermano scontri e manifestazioni contro il regime. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Damasco Cristiano Tinazzi, giornalista freelance, che sta seguendo le consultazioni

    R. - Al momento l’affluenza non è alta: siamo sicuramente sotto il 10 per cento. Diverse persone sentite in mattinata, sia alawiti sia cristiani, che certamente non sono nella lotta armata contro Assad, si sono chiesti perché dovessero votare e se questo sarebbe servito realmente a qualcosa. Questa domanda è un po’ il dubbio che hanno tutti perché esiste un opposizione, ma non si riesce nei fatti a mettere in discussione il capo dello Stato.

    D. – Queste consultazioni si svolgono in un clima di violato cessate-il-fuoco?

    R. – Ieri hanno combattuto nel sud del Paese, ad Arezor, al confine con l’Iraq. Il cessate-il-fuoco è violato da entrambe le parti: non è soltanto l’esercito siriano che fa operazioni di repressione, perché il cosiddetto l’Esercito di Liberazione siriano e i gruppi di opposizione sono diventati ormai parte attiva della lotta armata. Certo è che la tensione è alta, si temono attentati… Speriamo che questo non succeda.

    D. – Lì a Damasco, com’è la situazione?

    R. – Qui a Damasco è molto tranquilla, ma se si va nei sobborghi della periferia, come a Douma o in altre zone, dove non c’è un controllo forte del governo come ad Homs o ad Hama, la situazione è diversa. Ieri siamo stati a Al Zabadani con le Nazioni Unite e lì la gente, tra l’altro in maggioranza sunnita e con forti influenze salafite, è totalmente contro: non so neanche se oggi hanno allestito un seggio e non credo che andranno a votare.

    D. – I 24 osservatori dell’Onu stanno anche monitorando, in un certo qual modo, le elezioni?

    R. – No, questo non rientra nelle loro priorità: anche perché sono pochissimi e non riuscirebbero comunque a coprire tutti i seggi. Ci sono degli osservatori, ma non sono indipendenti: fanno sempre parte di gruppi che, si dichiarano dell’opposizione più moderata, ma sono comunque – diciamo - vicino al governo.

    D. – Le opposizioni sono per il boicottaggio: cosa emergerà da queste consultazioni?

    R. – Difficile dirlo, ci vorranno giorni per i dati definitivi e saranno resi noti dal Ministero degli Interni e quindi bisognerà capire la validità. Certo è che l’affluenza sarà differente da zona a zona. Se Damasco, comunque, vedrà una buona affluenza dimostrerà il fatto che le città costiere – come anche Aleppo e quelle più popolose – rimangono fedeli al governo. In altre zone non ci sono neanche le condizioni di sicurezza per far sì che ci sia un voto libero: in molte parti si combatte ancora e questo viene rilevato sempre dagli osservatori delle Nazioni Unite. Oggi qualcuno si aspetta anche qualche flash mob, qualche manifestazione di dissenso a Damasco o comunque nella periferia… Staremo a vedere.


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    Russia: Putin ha giurato per il terzo mandato presidenziale

    ◊   Cerimonia d’insediamento oggi al Cremlino, dove Vladimir Putin ha giurato per la terza volta come presidente della Russia. Intanto, ieri e oggi decine di migliaia di persone hanno manifestato a Mosca, ma sono state violentemente disperse dalle forze dell’ordine. Centinaia gli arresti. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Trentuno salve di cannone hanno salutato la fine della cerimonia di insediamento di Vladimir Putin. Rigido il protocollo. Tutto era calcolato al secondo: dall’entrata del neopresidente nel grande Palazzo del Cremlino ai due brevi discorsi. “Questa è l’inizio di una nuova tappa storica per il Paese”, ha esordito il presidente uscente, Dmitrij Medvedev, che ha ringraziato chi lo ha sostenuto in questi difficili quattro anni. L’ormai ex capo del Cremlino ha sottolineato che “lo Stato non può funzionare senza dialogo col popolo”. Dopo il giuramento sulla Costituzione, Vladimir Putin ha preso la parola ricordando come la sua vita è stata completamente dedicata “al servizio della Patria” e del suo popolo. Riferendosi a Medvedev, che verrà nominato primo ministro, ha segnalato i meriti del presidente uscente nel campo della modernizzazione del Paese, ma presto egli dovrà affrontare “prove assai complesse”.

    Uno degli obiettivi per la Russia nei prossimi sei anni è quello di diventare leader in Euro-Asia. Ossia, il progetto di creare sull’esempio dell’Unione Europea una comunità economica delle Repubbliche ex sovietiche. Putin intende poi rafforzare la democrazia e la libertà, ma è necessario che tutti abbiano fiducia e credano nella Patria.

    Contemporaneamente alla cerimonia di insediamento, come riferiscono le agenzie di stampa, un centinaio di persone, tra cui l’ex vicepremier Nemtsov, sono state fermate in piazza del Maneggio, di fronte al Cremlino. In una Mosca spettrale, ancora provata dagli incidenti di ieri con decine di feriti e centinaia di arresti, oltre un migliaio di oppositori di Putin hanno inscenato una nuova manifestazione di protesta non lontano da piazza Pushkin. La loro richiesta è sempre la stessa: elezioni libere.


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    Sottovalutare il ruolo della famiglia, un errore di strategia: così, il prof. Cozzi sulle parole del cardinale Bagnasco

    ◊   La famiglia continua ad essere il presidio che regge il tessuto della società. Lo ha messo in evidenza, ieri, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco che ha parlato della famiglia, del fatto che la società non deve contribuire a renderla fragile, del lavoro di domenica. Ma anche della necessità di introdurre l’etica nelle leggi dell’economia. Un richiamo è arrivato anche dal cardinale vicario Agostino Vallini. Su questi interventi Debora Donnini ha chiesto un commento a Tommaso Cozzi, docente di etica sociale ed economica all’Ateneo "Regina Apostolorum" e di economia aziendale all’Università di Bari:

    R. – Credo che, nel sottovalutare il ruolo della famiglia, si stia commettendo un errore che proprio noi economisti definiamo come “errore di prospettiva e di strategia”: se non ricordiamo che la famiglia rappresenta sia l’ambiente naturale in cui si sviluppano equilibrio e stabilità emotiva sia la capacità di aggregazione e di relazione, si tende a costruire una famiglia come un insieme di individui fortemente disgregati sia tra di loro che dal punto di vista interiore.

    D. – Il discorso del cardinale Bagnasco si è anche soffermato sull’importanza dell’etica nelle legge dell’economia, richiamandosi a Giuseppe Toniolo. In che senso questo si può fare concretamente? Come portare cioè l’etica nell’economia?

    R. – Politiche che sostengano la famiglia diventano importanti non solo per la famiglia stessa, ma per l’intera società civile. Se le famiglie non crescono, se le famiglie non funzionano si bloccano i meccanismi più elementari dell’economia, nel senso che ci si chiede chi consumerà, chi produrrà capitale sociale? Non dimentichiamo che il sistema valoriale – e qui mi ricollego anche al pensiero di Toniolo - e quindi anche il senso morale si apprendono in primo luogo nella famiglia. Da tale orientamento scaturiscano, di conseguenza, anche le scelte effettuate da ciascuna persona nel quotidiano, anche quelle di carattere economico: come spendere il denaro…

    D. – Il cardinale Bagnasco ha parlato anche del pericolo dell’antipolitica…

    R. – L’antipolitica fa parte di ciò che stiamo vivendo in questo particolare momento storico: l’antipolitica si rivolge anche contro la famiglia, perché nel momento in cui noi utilizziamo il termine “politiche per la famiglia” è evidente che l’antipolitica così come tocca il sistema, per esempio, legislativo, il sistema economico, non può non toccare anche la famiglia.

    D. – Ieri, anche il cardinale vicario Agostino Vallini ha chiesto che, benché il governo sia impegnato in un difficilissimo lavoro di risanamento, si compia ogni sforzo presso le parti politiche che lo sostengono in Parlamento per abbattere le spese non necessarie e i privilegi che ancora persistono…

    R. – Io credo che un problema evidente sia la necessità di effettuare interventi di tipo economico-finanziario con un attento discernimento. Non si possono tagliare indiscriminatamente le spese e quindi anche quello che è a sostegno alla famiglia e alla persona in quanto tale: penso, ad esempio, al sistema sanitario che sicuramente ha grossi problemi; penso al sistema di welfare che ha sicuramente grossi problemi. Tagliare però in maniera mirata è indispensabile; tagliare indiscriminatamente può sicuramente portare a delle tensioni sociali. Se parallelamente ai tagli massivi che si stanno effettuando, si insiste ulteriormente sulla pressione fiscale si toglie la possibilità alle persone di una prospettiva futura. Quando il cardinale Bagnasco ha affermato, con riferimento per esempio al lavoro domenicale, che viene sacrificata la dinamica di aggregazione, ci ritroviamo non con una famiglia più agiata, ma con delle persone e delle famiglie più agitate: questo senza che poi l’apertura domenicale delle attività economiche dia dei risultati di rilievo.

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    San Filippo Apostolo e la tomba ritrovata. Il racconto della scoperta a Hierapolis

    ◊   Nei giorni scorsi, la Chiesa ha celebrato la memoria di Filippo, uno dei dodici Apostoli. Scarne notizie su di lui sono ricavabili dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli, mentre fonti della tradizione lo indicano come evangelizzatore a Oriente, in particolare nella Frigia, storica regione oggi corrispondente alla Turchia. E proprio a Hierapolis, località della Frigia meridionale, Filippo vive gli ultimi anni prima della morte, nell’anno 80 dopo Cristo. Da 1500 anni le sue spoglie riposano a Roma, ma la prima sepoltura dell’Apostolo è stata oggetto di lunghe ricerche, coronate da successo la scorsa estate. Principale artefice del rinvenimento è stato il prof. Filippo D’Andria, direttore della missione scientifica a Hierapolis. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

    R. – La tradizione della presenza dell’Apostolo Filippo è molto antica. Una tradizione già consolidata nel II secolo, quindi pochi decenni dopo la morte. Nel 190 dopo Cristo, siamo già sicuri che questa tradizione della presenza dell’Apostolo, del “Martyrion” e della tomba a Hierapolis, è stabilita e tutta la ricerca archeologica sul terreno è stata poi portata avanti dalla missione archeologica italiana fondata nel 1957 da un ingegnere del politecnico di Torino, il prof. Paolo Verzone, che già si era posto la domanda di dove fosse questa tomba di cui parlano le fonti letterarie e aveva identificato un luogo su una bellissima collina, proprio fuori le mura della città di Hierapolis, all’interno di un paesaggio straordinario veramente intenso. Su questa collina aveva identificato il “Martyrion”, cioè una chiesa costruita sopra un luogo che evidentemente conservava delle memorie. Però, le ricerche di Verzone non hanno portato alla scoperta della tomba e anche io – quando sono diventato direttore della missione nel 2000 – ho cercato con i mezzi anche tecnologici, con le prospezioni geofisiche, di verificare se nel “Martyrion” di San Filippo ci fosse qualche cavità, in particolare sotto l’altare. Ma non ho avuto nessun tipo di risposta.

    D. – Per questo ha deciso che il sito dove rivolgere l’attenzione doveva essere altro?

    R. – Infatti, era un altro. Tuttavia, questa indicazione ci è venuta dal lavoro sistematico che i nostri topografi hanno fatto con l’impiego delle immagini satellitari, del telerilevamento, e abbiamo capito che la Chiesa ottagonale, il “Martyrion” di San Filippo, era al centro di un più grande complesso monumentale e da queste prospezioni sono venute le tracce di un altro edificio che poi abbiamo compreso essere una seconda chiesa, a poca distanza dall’altra ottagonale, coperta da un immane cumulo di pietra che aveva scoraggiato chiunque da iniziare gli scavi. Abbiamo capito che questa seconda chiesa doveva darci risposte, perché c’era molto marmo lavorato, c’erano iscrizioni già in superficie. Ci siamo concentrati in questo luogo e con nostro stupore è venuto fuori in effetti che si trattava di una seconda chiesa, a tre navate, edificata nel V secolo ma attorno a una tomba romana del I secolo.

    D. – Quindi, questa scoperta vi ha confermato che eravate sulla buona strada?

    R. – Sì. Con il procedere degli scavi del mese di agosto, settembre dello scorso anno, è venuta alla luce una chiesa ricchissima, con mosaici parietali, con marmi, con iscrizioni… Ma la cosa più strabiliante è venuta nella zona dell’altare dove abbiamo identificato un tipico altare martiriale, costruito sopra una cavità dove chiaramente il corpo del santo è stato portato quando hanno costruito la Chiesa, per essere poi trasferito nel loculo sotto l’altare.

    D. – Da ciò che avete scoperto finora, che idea si è fatto della vita di questa prima e antichissima comunità cristiana in Anatolia?

    R. – Era una comunità molto vivace molto attiva. Tra l’altro, siamo in una regione in cui il dibattito teologico inizia molto presto. Pensate che proprio di fronte a noi c’è Laodicea, una delle sette città dell’Apocalisse di San Giovanni. Di fronte c’è la grande montagna su cui è costruita la città di Colosse, la città della lettera di San Paolo ai Colossesi, e inoltre su questa montagna c’è una grotta da cui nasce il culto dell’Arcangelo Michele. Quindi, tanti temi del cristianesimo nascono proprio in questa valle del Lykos, in questa regione che è dominata dalla città di Hierapolis, che non a caso significa “città santa”.


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    Nella Chiesa e nel mondo



    Elezioni in Grecia: per i vescovi cattolici è "difficile formare un nuovo governo"

    ◊   “La gente ha fame e questo voto rischia di non segnare svolte positive. Gli elettori hanno sfiduciato i due grandi partiti, Nuova Democrazia e Pasok, che per anni hanno governato il Paese portandolo al disastro in cui ci troviamo oggi”. Il frammentato quadro politico emerso all’indomani del voto in Grecia preoccupa mons. Francesco Papamanolis, presidente dei vescovi cattolici del Paese ellenico (Ceg), che all'agenzia Sir prevede “nuove elezioni in giugno”. Sconfitti i due principali partiti che avevano sostenuto il piano di austerity della Troika (Bce, Fmi e Ue) Nuova Democrazia (centro-destra) e Pasok (socialisti), gli elettori “per protesta” hanno scelto formazioni di sinistra come Syriza o altre di estrema destra come Alba dorata. “Ora - dice l’arcivescovo - sarà difficile formare un governo. La situazione si è fatta difficile anche perché in Grecia non abbiamo mai avuto un governo di unità nazionale”. Per mons. Papamanolis potrebbero pesare i veti incrociati tra i partiti: “Syriza e Nuova Democrazia hanno detto, prima del voto, di non voler collaborare. Lo stesso per il Pasok. Tuttavia è presto per parlare e bisogna attendere le dichiarazioni dei vari leader per capire quali saranno le loro decisioni. Non escludo nuove elezioni a giugno”. “La Troika ci ha portato alla miseria - denuncia il presule - la gente ha fame, e noi non abbiamo più nulla da dare a chi bussa alla nostra porta. Le tasse che ci hanno imposto sono arrivate al 48%, da un anno all’altro. Prima del piano di risanamento, infatti, le chiese non erano tassate. I nostri proventi arrivano solo dalle nostre proprietà, non ci aiuta nessuno. L’anno passato come diocesi di Syros avevamo la possibilità di pagare le tasse, quest’anno non potremo farlo. Lo stesso vale per Atene ed altre diocesi. La diocesi di Corfù, grazie ad un accordo, ha ottenuto una rateizzazione del pagamento delle tasse in 60 mesi. E già incombono le tasse per l’anno in corso. Si soffre la fame e non abbiamo di che fare la carità. Va un po’ meglio per la Chiesa ortodossa che riceve aiuti dalle altre chiese. Dalle diocesi ortodosse americane sono giunti, al vescovo di Atene, 500 mila euro. Stessa cifra è stata raccolta a Cipro. Ci sono poi gli armatori che aiutano la Chiesa nella carità. Noi non abbiamo armatori”. Inoltre, per l’esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, mons. Dimitrios Salachas il voto di ieri è “un chiaro e netto voto di protesta e, cosa più grave forse, caratterizzato da forte astensionismo indice di disaffezione e scarsa fiducia nella politica da parte di moltissimi cittadini. Una cosa è certa - sottolinea l'esarca - questo voto non risolve i problemi del nostro Paese. Quello che si vede oggi è una Grecia scoraggiata, divisa e priva di speranza davanti alla crisi economica e sociale che ha richiesto tasse e austerity volute dalla troika Ue, Bce e Fmi. Non so cosa potrà fare un parlamento così frammentato in tanti partiti e segnato da risorgenti nazionalismi”. (R.P.)

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    Indonesia. Minacce estremiste ad Aceh: le autorità chiudono tre chiese

    ◊   Le continue proteste di una frangia estremista musulmana hanno portato alla chiusura di tre luoghi di culto cristiani nella provincia di Aceh, la sola in tutta l'Indonesia in cui vige la Shariah (la legge islamica). Secondo i movimenti radicali le chiese erano abusive e hanno invocato - dietro minaccia - l'intervento delle autorità. L'amministrazione locale ha usato il pretesto della presunta mancanza del permesso di costruzione, per mettere i sigilli agli edifici. Uno dei tre è una piccola - storica - cappella cattolica, aperta da quasi 40 anni e gremita di fedeli durante le celebrazioni. Pur essendo un'area a larghissima maggioranza musulmana, la provincia di Aceh è sempre stata caratterizzata da uno "spirito di tolleranza" ed è il "primo caso" di intervento delle autorità contro luoghi di culto della minoranza cristiana. Il primo maggio scorso l'intervento delle autorità ha portato alla chiusura dei tre edifici cristiani ad Aceh: la chiesa cattolica di Napagaluh, a Singkil, nel sotto-distretto di Danau Paris; la Gereja Kristen Protestant Pakpak Dairi, anch'essa a Napagaluh e la chiesa cattolica di San Paolo, nel villaggio di Lae Balno. Un funzionario del distretto di Singkil spiega che, alla base del provvedimento, vi sarebbe per tutti gli edifici la mancanza del permesso di costruzione (Imb, Izin Mendirikan Bangunan). La chiesa cattolica di Napagaluh, in realtà, è una "piccola e storica" cappella per la preghiera - undung-undung in lingua locale - aperta nel 1974 e frequentata da decine di fedeli ogni settimana per la celebrazione di riti e funzioni. In 38 anni non si sono mai registrati incidenti, proteste o tensioni con la popolazione della zona, in larghissima maggioranza musulmana. Il provvedimento di chiusura è il risultato di una lunga serie di proteste promosse, negli ultimi tempi, da movimenti estremisti islamici della zona. Fra questi il Singkil Muslim Forum, che denuncia "il proliferare" delle chiese cristiane nella regione. In particolare puntano il dito contro la realizzazione di 27 case di preghiera quando, secondo un "accordo consensuale" raggiunto nel 2001 fra cristiani e musulmani, il numero previsto è di una sola chiesa permanente e di quattro undung-undung. La chiesa cattolica di Napagaluh rientra nella giurisdizione della parrocchia di Tumbajae Manduamas, appartenente alla diocesi di Sibolga, suffraganea dell'arcidiocesi di Medan (isola di Sumatra). (R.P.)

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    Pakistan: i cattolici piangono suor Alessia, da 61 anni missionaria nel Paese

    ◊   Era “la Madre Teresa del Pakistan”. Così il vicario apostolico di Faisalabad, padre Khalid Rashid Asi, ricorda suor Alessia, missionaria da 61 anni nel Paese, scomparsa pochi giorni fa. Come riporta l'agenzia AsiaNews, nel corso dei funerali, alla presenza di oltre 350 tra sacerdoti, consorelle, catechisti, membri della società civile e semplici fedeli, è stato sottolineato “il servizio reso all’umanità” da questa religiosa italiana che ha dedicato l’intera esistenza ai poveri, agli emarginati, con una particolare dedizione ai disabili. Nata il 18 novembre del 1923 in una piccola frazione in provincia di Verona, ha preso i voti fra le suore domenicane e nell’ottobre del 1951 è arrivata per la prima volta in Pakistan; dal villaggio cattolico di Khushpur, nel Punjab, è stata trasferita dopo quattro anni a Francisabad e infine a Faisalabad, dove ha diretto l’istituto “Miss haq home” dedicato ai bambini handicappati. “La scomparsa di suor Alessia è uno shock e una perdita immane per la Chiesa”, ha detto la consorella suor Sosan Buta aggiungendo: “continueremo la sua missione”. “Era più pakistana di noi” aggiunge suor Sabina, educatrice alla scuola del Sacro Cuore di Faisalabad, ricordando la gentilezza e la devozione verso il prossimo che ha contraddistinto l’opera quotidiana di suor Alessia. “Era colma di amore materno, per tutti noi. Era una vera discepola di Santa Caterina, possa la sua anima riposare in pace”. (G.M.)

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    El Salvador: la Chiesa incoraggia il dialogo delle istituzioni per combattere la violenza

    ◊   L'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha approvato l'avvio del dialogo del Presidente, Mauricio Funes, con diversi settori del Paese, al fine di raggiungere un accordo per porre fine alla violenza sociale che vive la nazione. "Il dialogo ci sembra un'iniziativa molto buona, mi congratulo con lui e gli auguro successo" ha detto l'arcivescovo nella sua solita conferenza stampa dopo la Messa domenicale celebrata nella cattedrale. Mercoledì scorso il Presidente Funes ha iniziato una serie di incontri con uomini d'affari, e venerdì 4 maggio con i direttori dei mezzi di comunicazione per incoraggiare un patto di pace. Il Presidente ha preso questa iniziativa sfruttando l'atmosfera meno tesa che il Paese sta vivendo dal 9 marzo, dovuta ad una tregua tra le bande Mara Salvatrucha e Mara 18. Il Presidente sta cercando soprattutto di creare opportunità di lavoro per i giovani, in modo di prevenire l’emigrazione o l'affiliazione alle bande criminali. L'arcivescovo ha fatto notare che "è legittimo che il Presidente promuova il dialogo", e ha aggiunto che sarà "un processo lungo e difficile" e questo "richiede una maggiore disponibilità di tutti per poter uscire da questa grande disgrazia che è la violenza in cui vive il Paese". Con la tregua tra le bande, ottenuta dopo la mediazione del vescovo castrense mons. Fabio Colindres, e dall’ex-deputato ed anche ex-comandante della guerriglia, Raul Mijango, gli omicidi sono calati da 15 a 5 al giorno. Mons. Escobar Alas ha anche detto che la Chiesa ha "accolto bene" l'annuncio fatto dalle bande che ci sarà un "fermo definitivo" al reclutamento forzato dei giovani, e la dichiarazione delle scuole come "centri di pace", in modo di non assediarle. Secondo i dati ufficiali, pubblicati dalla stampa locale, le prigioni di El Salvador ospitano circa 10.000 membri delle bande, mentre nei quartieri e nelle strade ci sono altri 50.000 membri. (R.P.)

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    Messico: i vescovi condannano gli atti vandalici contro la cattedrale di Culiacan

    ◊   L'ufficio stampa della diocesi di Culiacan e la Conferenza episcopale del Messico hanno pubblicato ognuna un comunicato, inviato all’agenzia Fides, in cui deplorano gli atti vandalici commessi il 4 maggio contro la cattedrale di Culiacan, dedicata a Nostra Signora del Rosario, durante i quali sono state distrutte immagini sacre, e bruciate tende e tovaglie dei diversi altari del tempio. Il Governatore della regione ha dato disposizione per proteggere altri luoghi di culto. “Condanniamo questi atti che offendono la sensibilità e la fede dei credenti. Chiediamo al Signore che la pace e la concordia si manifestino in questo territorio del nostro Paese e si chiariscano questi spiacevoli eventi” scrive mons. Victor Rene Rodriguez Gomez, vescovo ausiliare di Texcoco, segretario generale della Conferenza episcopale. L’ufficio stampa della diocesi di Culiacan ricorda nel suo comunicato che “la cattedrale è il più importante simbolo per i fedeli cattolici di questa diocesi, ed è anche un riconosciuto patrimonio culturale della città di Culiacan. Come istituzione religiosa, siamo addolorati per quello che è successo e abbiamo fiducia nelle istituzioni di polizia, comunali e statali, che si sono impegnate a unire gli sforzi per chiarire i fatti al più presto possibile”. Pochi giorni fa, nella stessa diocesi di Culiacan, un parroco era stato aggredito a coltellate mentre era in chiesa, e il vescovo aveva denunciato la violenza crescente. (R.P.)

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    Perù: 50 anni dalla canonizzazione di San Martino di Porres

    ◊   In occasione dei 50 anni dalla canonizzazione di San Martino de Porres, i Domenicani, Ordine cui apparteneva, hanno preparato un programma speciale per festeggiare questo evento con iniziative che si protrarranno fino a dicembre. La nota inviata dalla Conferenza episcopale del Perù all'agenzia Fides informa che le celebrazioni hanno avuto inizio sabato scorso, quando, per la prima volta nella storia, le reliquie di San Martino de Porres sono uscite dal convento di Santo Domingo per essere portate in processione nella cattedrale di Lima. Nei giorni seguenti le reliquie raggiungeranno le principali città del Perù. Ieri, domenica 6 maggio, si è tenuta una solenne Concelebrazione eucaristica nella cattedrale di Lima, presieduta dal cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima. Dopo la Messa si è snodata una affollata processione per le vie principali di Lima. Nell’ambito delle celebrazioni, il 5 maggio è stata inaugurata una mostra iconografica su San Martino de Porres, presso il Convento del Santissimo Rosario. Inoltre, l’11 maggio, avrà luogo la presentazione del libro "Iconografia di San Martino de Porres" sempre nello stesso Convento. San Martino de Porres (1579-1639) venne canonizzato a Roma, dal beato Papa Giovanni XXIII, il 6 maggio 1962, definito “Martin della Carità" e dichiarato “Patrono della Giustizia sociale". I Domenicani hanno preparato una serie di iniziative speciali che si terranno fino al 9 dicembre, che mirano a evidenziare la vita cristiana e religiosa, la carità, la giustizia e la verità del “Santo Moreno”. San Martin de Porres è molto conosciuto in America come il “Santo della Scopa”, fu il primo Santo di colore, in quanto figlio illegittimo di un aristocratico spagnolo e di una ex schiava nera d'origine africana. Anche il Papa ha ricordato ieri l'anniversario dopo la preghiera mariana del Regina Caeli. (R.P.)

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    Kenya: emergenza profughi nella missione di Camp Garba

    ◊   “La situazione nei campi profughi è drammatica, gli aiuti governativi alquanto insufficienti, tutti hanno paura di recarsi nella zona, manca quindi l’essenziale, soprattutto l’acqua, aumentando il rischio di epidemie e morte soprattutto tra i più indifesi, i bambini”. E’ l’appello che il Superiore generale dei Missionari della Consolata, padre Stefano Camerlengo, ha fatto pervenire all’agenzia Fides, descrivendo la situazione in cui si trovano i missionari della Consolata che operano nella parrocchia di Camp Garba, nella diocesi di Isiolo (Kenya). Spesso le tribù di nomadi del Nord del Kenya si scontrano, a volte anche in modo violento, per il possesso del bestiame e per assicurarsi il diritto al pascolo – racconta il Superiore generale -, ma recentemente, interessi di politici locali, hanno trasformato la convivenza tradizionale delle varie tribù, in sopraffazione e violenza, per togliere le terre ai popoli nomadi con la prospettiva di arricchirsi in accordo con potenze economiche internazionali. La Commissione Giustizia e Pace della Regione Kenya, in un suo recente rapporto, ha documentato come dall’ ottobre 2011 a oggi, in tre diversi occasioni, i Borana hanno attaccato insediamenti Turkana, uccidendo 20 persone, distruggendo 150 case, bruciando i raccolti e disperdendo le loro mandrie di cammelli. “I sopravvissuti hanno trovato rifugio nelle scuole, nelle chiese e nelle cappelle della missione, e in campi profughi allestiti nel territorio della parrocchia – prosegue padre Camerlengo -. Altri ancora sono fuggiti nei vicini centri abitati, ritenuti più sicuri. La stima approssimativa delle persone assistite nel territorio della parrocchia è di circa 3.300 persone. Mi auguro che al più presto si possano far sedere allo stesso tavolo i capi delle parti in conflitto, per raggiungere un accordo di pace, di riconciliazione e di perdono, e si riprenda così al più presto la convivenza pacifica, nel pieno rispetto dei diritti di tutti". (R.P.)

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    Golpe in Guinea Bissau: la condanna dei Paesi di lingua portoghese

    ◊   La Comunità dei Paesi di lingua portoghese (Cplp), in una riunione a Lisbona, ha condannato il golpe organizzato in Guinea Bissau nell’aprile scorso e chiesto il ripristino dell’ordine costituzionale nello Stato africano. Come riferisce l’agenzia Misna, la Cplp più indirettamente ha preso le distanze dalla Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) che - secondo alcuni osservatori - ha ammorbidito le sue posizioni nei confronti dei golpisti, accogliendone di fatto alcune richieste in occasione del suo recente vertice a Dakar. I rappresentanti dei Paesi lusofoni hanno quindi proposto la formazione di un gruppo di contatto sotto il coordinamento delle Nazioni Unite e con delegati di Unione Africana, Cplp e Cedeao, sostenendo inoltre il regime di sanzioni imposto da Bruxelles e che ha colpito sei esponenti della giunta al potere. Invocata poi la necessità di rilanciare una riforma delle forze armate della Guinea Bissau e di combattere l’impunità e la minaccia costituita dal narcotraffico in Africa occidentale. (G.A.)

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    Etiopia: progetto di salute pubblica per la riduzione della mortalità materna e infantile

    ◊   E’ stato appena inaugurato a Wolisso, in Etiopia, un nuovo Progetto di sanità pubblica per la riduzione della mortalità materna e infantile in 4 paesi africani. Finanziato dalla cooperazione italiana, e avviato a gennaio 2012 dall’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, il servizio ha preso il via dall’Health post di Walu Soma, una delle 86 unità periferiche che operano nel territorio di Wolisso, e viene offerto anche alle comunità più remote. La cerimonia inaugurale - riferisce l'agenzia Fides - è proseguita presso l’Ospedale St. Luke che, sorto nel 2000 come dono della Conferenza episcopale italiana alla Chiesa etiope, e realizzato e diretto dal Cuamm, effettua annualmente oltre 74 mila visite ambulatoriali, quasi 10 mila ricoveri e 3 mila parti. Tanti interventi e tanti leader del settore pubblico e privato non profit per raggiungere un unico obiettivo: nessuno deve più morire finché dà la vita. Un impegno in un territorio di oltre un milione di abitanti, tra i più poveri del mondo. “Partorire in casa deve essere una scelta non una dolorosa necessità per mancanza di soldi o di servizi”, ha detto il Ministro della salute etiope, ringraziando per la grande iniziativa. Anche il presidente della Conferenza episcopale dell’Etiopia ed Eritrea, mons. Souraphiel Berhaneyesus Dmerew, ha espresso la necessità di dare priorità alle mamme, ai bambini, ai poveri, oltre che gratitudine per questo nuovo programma, garantendo la migliore collaborazione tra governo e Chiesa. (R.P.)

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    Europei di calcio: i vescovi tedeschi chiedono all'Ucraina il rispetto dei diritti umani

    ◊   Rispettare i diritti umani prima che prenda avvio il campionato europeo di calcio 2012. È la richiesta indirizzata al governo ucraino che arriva dai vescovi tedeschi in merito alla detenzione dell’ex premier Yulia Tymoshenko. Come riferisce l'agenzia Sir, l’ex presidente della Commissione per la pastorale della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo Franz-Josef Bode, si è detto convinto dell’urgenza del dibattito sui diritti umani, elogiando la scelta del presidente tedesco Joachim Gauck di aver annullato, pochi giorni fa, la sua visita in Ucraina. Al tempo stesso, però, per i presuli sarebbe sbagliato privare il Paese del diritto di ospitare gli Europei. “La decisione di organizzare il campionato potrebbe essere un segnale positivo” ha detto mons. Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg. Anche padre Hans-Gerd Schütt, che fornisce assistenza pastorale agli atleti tedeschi, non si è detto d’accordo con un’eventuale modifica dell’agenda del campionato. “Se si applicassero criteri politici durante l’organizzazione degli eventi sportivi - ha detto - molti Paesi dovrebbero essere esclusi dalle competizioni. Lo sport, invece, cerca di unire le persone al di là dei limiti delle divisioni”. (G.M.)

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    Diritti umani dei migranti in Europa: al via studio Onu

    ◊   Al via oggi lo studio di un anno di Francois Crepeau, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti, per valutare l'impatto delle politiche migratorie nella regione euro-mediterranea sui diritti umani dei migranti, con particolare attenzione alla gestione delle frontiere esterne dell'Unione Europea. La missione dell’esperto delle Nazioni Unite – informa un comunicato dell’Onu - comincia con un viaggio di tre giorni a Bruxelles: in programma incontri con diversi funzionari dell'Unione Europea, per discutere politiche, direttive e agenzie coinvolte nella gestione delle frontiere, e colloqui con rappresentanti delle organizzazioni della società civile. Crepeau proseguirà poi il suo studio in Turchia, Tunisia, Grecia e Italia. “Insieme allo sviluppo della convenzione di Schengen e all’acceso dibattito politico che circonda il tema delle migrazioni in Europa, lo scopo dello studio è di esaminare i meccanismi e gli approcci secondo l’ottica dei diritti umani, ricordando che le politiche di sviluppo decise a Bruxelles impattano sui migranti che si trovano alle frontiere”, ha spiegato Crepeau. L’inviato del Palazzo di Vetro prenderà pure in esame le direttive comunitarie e le politiche nazionali in vigore sul regime dei visti e sul controllo ai confini. Valuterà inoltre le politiche di gestione delle migrazioni, le pratiche d’intercettazione via terra e mare, i regimi e le condizioni di detenzione, il rimpatrio e la riammissione. Il progetto dell’Onu si concluderà con un rapporto finale elaborato da Crepeau, che sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a giugno 2013. (G.A.)

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    Terra Santa: a Betlemme la Custodia ricorda Papa Wojtyla e l'assedio della Natività

    ◊   Sabato scorso la Custodia di Terra Santa ha ricordato a Betlemme, Giovanni Paolo II ad un anno dalla beatificazione e il decimo anniversario dell’assedio della basilica della Natività, dal 2 aprile al 10 maggio 2002. Era in corso la seconda intifada (la rivolta palestinese che si è protratta dal 2000 al 2004) quando l’edificio sacro venne utilizzato come rifugio da decine di uomini armati palestinesi, in fuga dall’esercito israeliano che era entrato in città. Per 39 giorni, rievoca il portale terrasanta.net, gli israeliani assediarono la basilica e proprio in questo contesto fu fondamentale il ruolo di Giovanni Paolo II che, incoraggiando i frati della Custodia nello svolgere l’importante ruolo di mediazione tra i nemici, si prodigò instancabilmente con discorsi pubblici e pressanti appelli ai politici, per una conclusione pacifica della vicenda. Il ricordo di Papa Wojtyła si è tenuto al Convention Palace Ortas dove è stato presentato al pubblico il diario dei 39 giorni d’assedio di padre Ibrahim Faltas, che all’epoca dell’assedio alla basilica, trovandosi nell’attiguo convento di Santa Caterina, si prodigò perché israeliani e palestinesi trovassero un accordo. (T.C.)

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    La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web del Santuario di Cafarnao

    ◊   La Custodia di Terra Santa lancia il nuovo sito web del Santuario di Cafarnao www.cafarnao.custodia.org, seconda tappa del progetto di rinnovamento degli spazi on line sui santuari, dopo quello dedicato alla basilica del Santo Sepolcro. Aggiornato nella grafica e nei contenuti, in quattro lingue diverse (italiano, inglese, francese e spagnolo), esso offre la possibilità a pellegrini e appassionati di conoscere la “Città di Gesù” attraverso più sezioni tematiche che accompagnano il visitatore in un suggestivo viaggio virtuale. Alla voce “Storia e archeologia” è possibile trovare contributi sugli scavi realizzati dai francescani e sulla riscoperta della casa dell’apostolo Pietro; la sezione “Visita” permette, attraverso virtual fotografici e ricostruzioni 3D ricavate dallo studio delle indagini archeologiche, di avere uno spaccato completo del luogo, dalle origini ad oggi. Per la prima volta, accanto al “viaggio fotografico”, sono stati introdotti i tour ricostruttivi della casa di Pietro, attraverso i quali è possibile comprendere lo sviluppo del Luogo Santo nelle sue fasi principali. Nella parte dedicata alla “Spiritualità” vengono offerti spunti di riflessione su eventi legati alla vita di Gesù. Completa il pellegrinaggio virtuale la parte delle “Testimonianze”, una raccolta di passi scelti tra le pubblicazioni di viaggiatori e archeologi antichi e più recenti, che offrono curiose occasioni di lettura a quanti desiderano approfondire la conoscenza di Cafarnao. Il progetto di rinnovo dei siti internet è guidato dal segretario custodiale, fra Silvio Rogelio De La Fuente e coordinato da don Paolo Padrini. Nel prossimo trimestre verranno lanciati i siti dei santuari del Getsemani, della Natività e dell’Annunciazione. (G.M.)

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    Cooperazione internazionale: in corso “Piemonte chiama mondo 2012”

    ◊   Per il sesto anno consecutivo, le 30 associazioni che aderiscono al Consorzio delle Ong piemontesi (www.ongpiemonte.it) promuovono per tutto il mese di maggio l’iniziativa “Piemonte chiama mondo 2012”. Si tratta di 36 eventi pubblici che si svolgono sul territorio regionale per parlare di temi legati alla cooperazione e alla solidarietà internazionale, degli squilibri tra nord e sud del mondo e dei diritti umani. La kermesse è promossa in collaborazione con enti locali, associazioni, ong, parchi, università e molti altri enti impegnati in progetti di cooperazione internazionale e di educazione per una cittadinanza mondiale. In questa edizione, al centro delle iniziative figurano i diritti dell'infanzia, la lotta alla tratta e al turismo sessuale, la salute materno infantile, l’immigrazione, lo sviluppo sostenibile, l’agricoltura contadina: il tutto con momenti di dibattito e approfondimento, spettacoli, proiezioni, mostre fotografiche. Riflettori puntati quindi su Brasile, Burkina Faso, Haiti, Tunisia, Venezuela, Tanzania, Nicaragua, Senegal, Sud Sudan, Etiopia e altri Paesi in cui operano le associazioni piemontesi. (G.A.)

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    Roma: il 9 maggio al Colosseo fiaccolata per i cristiani perseguitati

    ◊   Una fiaccolata di solidarietà per tutte le comunità cristiane oggetto di persecuzione e discriminazione nel mondo. Dopo l’ennesima strage di fedeli cristiani in preghiera in Nigeria, è l’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica di Roma. La manifestazione avrà luogo mercoledì 9 maggio, alle ore 20.30, a piazza del Colosseo a Roma, nella Giornata in ricordo delle vittime italiane del terrorismo. Nell’occasione verranno spente le luci del Colosseo per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica di fronte ad una vicenda per la quale “non possiamo e non dobbiamo rimanere indifferenti”, si legge in un comunicato degli organizzatori. Ogni giorno, sottolineano i promotori dell’iniziativa, “assistiamo a nuovi atti di terrorismo e di inaudita violenza contro le comunità cristiane nel mondo. Particolarmente grave è la situazione in Nigeria dove la violenza - aggiungono - non ha risparmiato i luoghi sacri, uccidendo decine di fedeli inermi, tra cui donne, anziani e bambini”. “Invitiamo tutti i cittadini - proseguono - a manifestare con noi solidarietà e vicinanza a queste comunità cristiane perseguitate e a respingere e condannare ogni forma di fanatismo ed estremismo religioso”. (G.A.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 127

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.