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Sommario del 06/05/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Regina Caeli: la nostra libertà è essere di Cristo. Il sostegno a "Meter" che tutela i minori dagli abusi
  • Vaticano. Giuramento di 26 nuove Guardie Svizzere. Il saluto del Papa al Regina Coeli
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora sangue in Siria. Domani parlamentari, l’opposizione boicotta il voto
  • Nord Kivu. La guerra per le risorse mette a rischio la vita di 2 milioni di persone
  • Allarme Oms: nel mondo nascono 15 milioni di bimbi prematuri l'anno
  • I medici del Bambin Gesù al servizio dei piccoli del Sud del mondo
  • I flussi migratori descritti in un Atlante mondiale. Intervista con l'autrice
  • Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica
  • I 170 anni della morte di San Giuseppe Cottolengo, uno dei "Santi preti" dell'Italia dell'Ottocento
  • A San Sepolcro concerto per i mille anni della città aspettando l'arrivo del Papa
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Francia e Grecia alle urne: il voto di Atene preoccupa l’Europa
  • Italia, amministrative: alle 12 voto in calo del 2,5% rispetto all'ultima tornata
  • Nepal. Straripa il fiume Seti, si temono oltre 60 morti
  • Germania. Il 16 maggio al via la 98.ma edizione del Katholikentag
  • Vietnam: la Caritas attiva nella formazione di giovani di minoranze etniche
  • India: imprenditore cattolico fa costruire una chiesa per l’arcidiocesi di Bangalore
  • Papua Nuova Guinea: fermento per la Giornata nazionale della scuola cattolica
  • India: salpata la petroliera Enrica Lexie. Ancora in carcere i due marò
  • Serbia, giornata elettorale. Sfida Tadic-Nikolic per la presidenza
  • Germania: si vota al Nord per il rinnovo del parlamento. Disordini a Bonn
  • Congresso Acli: Andrea Olivero riconfermato presidente nazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Regina Caeli: la nostra libertà è essere di Cristo. Il sostegno a "Meter" che tutela i minori dagli abusi

    ◊   Un cristiano non può fare niente se non è unito a Cristo. Benedetto XVI lo ha riaffermato questa mattina nella riflessione che ha preceduto la recita del Regina Caeli in Piazza San Pietro. Al termine della preghiera, il Papa ha ricordato e salutato gli organizzatori dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma a fine mese a Milano, e ha ringraziato l’Associazione Meter per il suo impegno in difesa dei bambini vittime di violenze. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La libertà di scegliere può portare un uomo a fare grandi cose. La libertà di scegliere Cristo porta un uomo a fare cose più grandi di Lui. È una promessa del Vangelo ed è il senso della liturgia della quinta domenica di Pasqua, sulla quale Benedetto XVI ha imbastito la sua riflessione. Il tralcio unito alla vite che porta frutto, oppure il tralcio che non lo è e diventa sterile: per un cristiano, comprendere questa verità vuol dire aver capito l’essenza del suo cammino di fede. Aver capito che “il ramo unito e congiunto al tronco – secondo le parole di San Francesco di Sales citate dal Papa – porta frutto non per propria virtù, ma per virtù del ceppo”:

    “Nel giorno del nostro Battesimo la Chiesa ci innesta come tralci nel Mistero Pasquale di Gesù, nella sua Persona stessa. Da questa radice riceviamo la preziosa linfa per partecipare alla vita divina. Come discepoli, anche noi, con l’aiuto dei Pastori della Chiesa, cresciamo nella vigna del Signore vincolati dal suo amore”.

    La “vigna del Signore” è un’immagine cara a Benedetto XVI. Tuttavia, ha obiettato il Papa, a questo punto in qualcuno potrebbe nascere un problema. “Come è possibile tenere insieme la libertà dell’uomo” e il fatto di “non poter far nulla senza Dio”? Una domanda antica quanto il mondo, quella sul libero arbitrio, alla quale Benedetto XVI ha risposto ricorrendo alla saggezza spirituale di Giovanni il Profeta, un monaco del quinto secolo:

    “Se l’uomo inclina il suo cuore verso il bene e chiede a Dio l’aiuto, ne riceve la forza necessaria per compiere la propria opera. Perciò la libertà dell’uomo e la potenza di Dio procedono insieme. Questo è possibile perché il bene viene dal Signore, ma esso è compiuto grazie ai suoi fedeli”.

    È qui, dunque, il modo cristiano di intendere il dono e l’utilizzo della propria libertà. Affidandola, di più innestandola su quella di Cristo attraverso – ha ricordato il Papa – la preghiera e la partecipazione ai Sacramenti:

    “È indispensabile rimanere sempre uniti a Gesù, dipendere da Lui, perché senza di Lui non possiamo far nulla”.

    Il cielo basso e qualche spruzzata di pioggia non hanno impedito a Piazza San Pietro di presentare il colpo d’occhio di una notevole folla. Ad essa, Benedetto XVI si è rivolto dopo il Regina Caeli con saluti in sette lingue, aperti dal riferimento a un prossimo grande evento ecclesiale, il settimo Incontro mondiale delle famiglie a Milano:

    “Ringrazio la Diocesi ambrosiana e le altre Diocesi lombarde che stanno collaborando alla preparazione di questo evento ecclesiale, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, presieduto dal Cardinale Ennio Antonelli. Anch’io, a Dio piacendo, avrò la gioia di parteciparvi e per questo mi recherò a Milano dall’1 al 3 giugno”.

    E un ultimo, importante saluto è stato quello, “cordiale”, che il Papa ha voluto rivolgere all’Associazione "Meter", “che promuove – ha detto – l’impegno in favore dei bambini vittime della violenza”.

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    Vaticano. Giuramento di 26 nuove Guardie Svizzere. Il saluto del Papa al Regina Coeli

    ◊   Stamattina 26 nuove Guardie Svizzere hanno prestato giuramento in Vaticano, accompagnati dai propri familiari. La cerimonia si è svolta in Aula Paolo VI alla presenza delle alte cariche dello stato Elvetico e Pontificio e di numerosi cardinali e vescovi. Ai partecipanti Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto durante il Regina Coeli in San Pietro. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice. E’ la formula ripetuta da ciascun alabardiere - nella propria lingua madre - rinnovando così l’antico motto della Guardia Svizzera Pontificia:

    “Ich Hellebardier...”

    La solenne cerimonia ricorda i 147 soldati elvetici caduti eroicamente il 6 maggio 1527 durante il “Sacco di Roma”, per difendere Clemente VII dall’assalto dei Lanzichenecchi. Ai partecipanti ha rivolto il suo pensiero Benedetto XVI durante il Regina Caeli in Piazza San Pietro:

    “Un saluto speciale va alle nuove Guardie Svizzere e ai loro familiari, nel giorno della festa di questo storico corpo”.

    In Aula Paolo VI, c’erano tra gli altri il nuovo ambasciatore svizzero presso la Santa Sede, Paul Widmer, e il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Angelo Becciu. Nel suo discorso alle reclute, il comandante del corpo Pontificio, il colonnello Daniel Rudolf Anrig, si è soffermato sul tema dell’obbedienza:

    “Prestiamo, da uomini liberi, un servizio volontario per la Santa Chiesa, per il quale anche nella nostra patria sempre meno gente si impegna. Per servire il Sommo Pontefice sono necessari, da una parte, la convinzione che prestare servizio non equivale a lavorare e, dall’altra, la giusta mentalità della dedizione”.

    (rullo di tamburi)

    Nella sua riflessione, il cappellano delle Guardie Svizzere, mons. Alain de Raemy, ha ripreso le parole rivolte da Benedetto XVI ai sacerdoti durante l’omelia del Giovedì Santo:

    “Con questo impegno, diceva il Santo Padre ai sacerdoti, è richiesto un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione; è richiesto che io non rivendichi la mia vita per me stesso, ma la metta a disposizione di un altro, di Cristo, che non domandi dunque che cosa ne ricavo per me, bensì che cosa posso dare io per Lui e così per gli altri”.

    In precedenza, durante la Messa celebrata presso l’altare della Basilica di San Pietro, il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, ha ricordato alle nuove Guardie Svizzere l’importanza di essere testimoni di Gesù:

    “Il sentirvi uniti a Gesù vi fa vedere il vostro ruolo nella giusta prospettiva, nella sua dimensione spirituale ed ecclesiale, sia che siate al posto di guardia, sia che siate in riposo, magari in libera uscita”.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora sangue in Siria. Domani parlamentari, l’opposizione boicotta il voto

    ◊   Siria. Osservatori dell’Onu in azione per verificare il cessate il fuoco, ma attivisti riferiscono di duri scontri nella città di Deir al Zor ed Aleppo. Domani le elezioni parlamentari. Damasco incita al voto mentre l’opposizione annuncia la formazione di un Parlamento temporaneo il cui primo obiettivo sarà cancellare l’attuale Costituzione. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Mentre le squadre dell’Onu girano tra villaggi e città per monitorare la situazione il fronte dei combattimenti in Siria sembra di nuovo spostarsi a Deir al Zor, sul fiume Eufrate, zona ricca di petrolio. Qui i ribelli, armati di lanciarazzi hanno risposto al fuoco dei carri armati dell’esercito. Bombardamenti si registrano anche ad Aleppo ed Homs e gli attivisti parlano di almeno 17 morti nelle ultime 24 ore. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov ha ribadito l’mpegno di Mosca ad appoggiare la missione dell’inviato di Onu e Lega Araba Kofi Annan, invitando gli altri Paesi a comportarsi in modo analogo. Intanto, sul fronte politico si fa martellante in queste ore la campagna del governo in vista delle parlamentari di domani, altro terreno di scontro tra il regime e le forze di opposizione che hanno annunciato il boicottaggio del voto, parlando di “una farsa”. “Dobbiamo votare per l'unità del Paese”, recita invece uno degli slogan trasmessi in serie dalla tv di Stato di Damasco. Gruppi di opposizione hanno anche dichiarato la nascita di un parlamento alternativo che avrà il compito di riscrivere la Costituzione secondo il volere popolare.

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    Nord Kivu. La guerra per le risorse mette a rischio la vita di 2 milioni di persone

    ◊   E’ un conflitto sempre più dimenticato quello in corso da anni nel nord del Kivu, regione ricca di risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), a ridosso dei confini di Rwanda e Uganda. Nonostante gli accordi del 2009 per l’assorbimento dei movimenti di guerriglia nelle fila dell’esercito, nel nord del Kivu si continua a combattere per il controllo delle risorse. E a farne le spese sono ancora una volta gli abitanti civili, costretti a fuggire dalla guerra e dai soprusi. Lo spiega padre Loris Cattani, missionario saveriano della Rete Pace per il Congo, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) parla di un aumento degli sfollati nel numero di 241 mila in questi primi tre mesi dell’anno, per cui adesso gli sfollati nel Nord Kivu ammontano ad oltre due milioni.

    D. – Qual è la situazione nella regione?

    R. – Questa situazione si deve soprattutto alle operazioni militari che l’esercito congolese sta conducendo contro i gruppi armati nazionali, che non sono stati integrati nell’esercito regolare, e gruppi stranieri: in particolar modo, la Formazione democratica di liberazione del Rwanda e l’Esercito del signore ugandese.

    D. – Perché questa è una regione così strategica da un punto di vista militare?

    R. – Questa crisi che il Kivu sta vivendo – e che si cerca di far passare come la conseguenza di una diserzione di massa degli ex appartenenti al Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) – in realtà nasconde la questione del controllo della parte orientale della Repubblica Democratica del Congo da parte del regime rwandese. Fin quando non si risolve questo problema, sarà difficile che migliorino le condizioni. L’est del Kivu è molto ricco di minerali e gli stessi esperti dell’Onu incaricati per il Congo continuano a denunciare il commercio illegale dei minerali, che passa proprio attraverso il Rwanda e l’Uganda.

    D. – Quindi, in sostanza, è una situazione che può essere risolta soltanto con il contributo della comunità internazionale...

    R. – Io non so. La comunità internazionale, a dire il vero, è molto ambigua sulla questione. Sono anni che si parla di un “piano Cohen” e del “piano Sarkozy”, che teorizzano una condivisione delle ricchezze minerali e la creazione di un mercato comune. Un’ipotesi che ritengo corretta, certo, ma che deve rispettare i diritti del popolo congolese. Non si tratta di liberalizzare il commercio a favore di Paesi stranieri, a favore delle multinazionali. Si tratta di regolarizzare questo mercato e quindi renderlo trasparente.

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    Allarme Oms: nel mondo nascono 15 milioni di bimbi prematuri l'anno

    ◊   Per la prima volta, sono stati presentati i dati globali sulle nascite premature e sulle drammatiche conseguenze. In un Rapporto, Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Save The Children, March of Dimes Foundation e Partnership Globale per la Salute Materno Infantile, delineano un quadro drammatico e in crescita che vede coinvolti soprattutto Paesi in via di svliuppo come India, Cina, Nigeria, Pakistan. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Nel mondo, sono circa 15 milioni i bambini che, ogni anno, nascono prematuri. Oltre un milione di loro non riesce a sopravvivere, altri riportano danni permanenti che possono essere sia fisici che neurologici. I nati prima della 28.ma settimana richiedono le cure più intensive e costose: nei Paesi sviluppati sopravvivono nel 90% dei casi, nei Paesi in via di sviluppo la percentuale è invertita: ce la fa solo il 10%. Le nascite pre-termine rappresentano l’11,1% del totale delle nascite nel mondo, ma il 60% di queste si concentra in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana. Alberto Villani è primario dell’Unità operativa di Pediatria generale e Malattie infettive dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma:

    “Nei Paesi in via di sviluppo, le cause principali della prematurità sono rappresentate dalla povertà, dalla malnutrizione e da alcune malattie che, in quelle zone, sono molto diffuse: l’Hiv in particolare nei Paesi africani, mentre l’estrema povertà, la malnutrizione, il disagio sociale in alcuni Paesi asiatici come l’India o la Cina. L’Ospedale Bambino Gesù ha una serie di missioni internazionali, tra queste una in Tanzania: proprio questa è una zona nella quale c’è un’altissima incidenza di Aids e ci sono delle condizioni di estrema povertà. Lì,, effettivamente, il problema della prematurità è molto sentito, molto presente e purtroppo nel tempo con una tendenza verso l’aumento. Questo avviene sia nei Paesi in via di sviluppo, che in quelli sviluppati ed evoluti”.

    Nei Paesi occidentali, in quelli a reddito elevato, spesso la causa dei parti prematuri è da legare all’età avanzata della donna, ma non solo:

    “Questa è una causa. Un’altra causa è anche la plurigemellarità, che molto spesso è il frutto di gravidanze iniziate non naturalmente, ma con l’aiuto della tecnologia”.

    La nascita prematura è un killer sconosciuto, dichiarano gli autori del Rapporto: i parti pre-termine sono la causa di metà circa dei decessi neonatali e, dopo la polmonite, sono la causa principale delle morti sotto i 5 anni. Molti di questi bimbi, circa tre-quarti dei prematuri che non sopravvivono, dichiarano gli esperti, potrebbero essere salvati. Ma è soprattutto la prevenzione, dichiara l’Oms, l’aspetto principale sul quale lavorare:

    “Per prevenire la prematurità, quello che dovrebbe essere fatto, che è molto importante, è una maggiore tutela della maternità e quindi della gravidanza. Il prematuro è in genere il frutto di una gravidanza nella quale ci sono stati problemi. Quindi, la grande opera di prevenzione dovrebbe riguardare l'aspetto socio-ambientale e culturale. L’altro aspetto è che questi parti prematuri spesso non avvengono sempre nel luogo più indicato e quindi nei centri più qualificati per accogliere, ad esempio, i bambini nati prima delle 32 settimane e quindi fortemente pre-termine. Questa, ovviamente, rappresenta una condizione di grande svantaggio per il neonato, perché nascere in un luogo che non è qualificato per assistere al meglio un neonato prematuro non è certo una buona premessa affinché poi le cose vadano bene”.

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    I medici del Bambin Gesù al servizio dei piccoli del Sud del mondo

    ◊   All’Ospedale Bambino Gesù lo chiamano “un reparto grande cinque continenti”. Si tratta delle attività umanitarie internazionali che, dal 1994, impegnano molti medici dell’Ospedale pediatrico romano in missioni nel Sud del mondo. A guidare questo importante reparto, è il dott. Lorenzo Borghese che, al microfono di Alessandro Gisotti, racconta la sua esperienza al servizio dei bambini più bisognosi:

    R. – Sin da giovane, ho sempre avuto la voglia, il desiderio di conoscere diverse realtà in ambito sanitario, ma soprattutto dare una mano a quei bambini che hanno decisamente più necessità. All’epoca, però, ero molto giovane e l’inesperienza non era certamente un punto a favore per ottenere una destinazione con le organizzazioni internazionali. Poi, casualmente, 15 anni fa ho risposto ad una domanda per un periodo di lavoro in Afghanistan e dopo un anno sono stato assegnato in Cambogia, al confine con la Thailandia, per operare i bambini, vittime di esplosioni di mine. Da quell’esperienza, poi, non sono più tornato indietro. Oggi, dopo molti anni di lavoro in Paesi in via di sviluppo – in Asia, in Africa e in Centro America – lavoro con l’Ospedale Bambino Gesù, che ha proprio come filosofia di base aiutare i bambini poveri.

    D. – C’è una storia che, tra le tante, può sintetizzare in qualche modo il valore del suo impegno?

    R. – Le voglio raccontare una brevissima storia, che potrebbe dare una risposta alla sua domanda. Un giornalista capacissimo, inviato dal proprio giornale a vivere e raccontare un Paese difficile, al termine del primo mese scrive un pezzo emozionante, che fa aumentare le vendite, dopo sei mesi elabora una recensione, anch’essa di grande successo, un anno dopo, il nostro corrispondente, presenta un libro sulla propria esperienza e diventa un bestseller. Poi, seguono le giornate e il giornalista smette di scrivere, perché tutto ciò che aveva raccontato non corrispondeva più alla realtà, che aveva appena iniziato a comprendere. Questa storia, dunque, è una storia vera e mi fu raccontata da un giornalista di grande valore, che venne a visitarci al centro del Bambino Gesù in Cambogia. Io ne rimasi profondamente colpito, perché era proprio l’esperienza che avevo vissuto in quegli anni: all’inizio si vede tutto con occhi disordinati, poi ci si fonde con le realtà e le storie apparentemente strane, diverse dalle nostre, diventano la propria giornata di lavoro.

    D. – Quanto queste missioni l’hanno arricchita come uomo, oltre che come medico?

    R. – Vivere a stretto contatto per anni con popoli a cui mancano le necessità elementari – un tetto che non venga giù alle prime piogge, cibo anche per il domani, la possibilità di crescere i propri figli con adeguatezza, accudire la propria famiglia – ci rende partecipi e ci dà speranza, ma soprattutto toglie di mezzo quel brutto difetto che spesso si manifesta senza volerlo riconoscere: considerare per acquisito – forse anche con un pizzico di prepotenza – se le cose non vanno proprio nel verso giusto, aspetti semplici della nostra vita, senza riflettere che possono essere davvero complicati e difficili da ottenere per molte di quelle popolazioni. Penso, per esempio, al privilegio di bere un bicchier d’acqua dal rubinetto di casa, quando e come si vuole, oppure aprire un frigorifero quando si ha un po’ di fame.

    D. – Consiglierebbe questa esperienza a dei giovani colleghi?

    R. – Io penso che questa sia veramente la chiave di lettura per la nostra società. Dobbiamo trovare il sistema di indirizzare con amore i giovani verso questo tipo di lavoro, e sono certo, perché poi ho potuto verificare da questi ragazzi, che queste esperienze sono uniche nel loro genere: ne fanno dei ragazzi più completi, insegnano a dare. “Dai e ti sarà dato” è una gran bella verità, ma in qualche modo ha bisogno di essere sperimentata.

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    I flussi migratori descritti in un Atlante mondiale. Intervista con l'autrice

    ◊   Cambiano i fenomeni migratori: con la crisi crescono gli emigranti dall’Europa. E’ uno dei dati che emergono dal nuovo Atlante mondiale delle migrazioni, edito per la prima volta in italiano da Vallardi. Un altro elemento che emerge è che praticamente tutti i Paesi del mondo risultano interessati dalle migrazioni in un modo e in un altro. Su 6 miliardi di persone, i migranti sono 200 milioni. Delle caratteristiche a livello mondiale del fenomeno, e delle false convinzioni sul tema, Fausta Speranza ha parlato con l’autrice dell’Atlante, Catherine Wihtol De Wenden, docente in varie università europee tra cui La Sapienza di Roma:

    R. – Negli ultimi dieci anni, stiamo attraversando la seconda più grande ondata migratoria che i tempi contemporanei abbiano conosciuto. La prima ondata c’è stata tra il 1870 e il 1930. Durante questi ultimi dieci anni, abbiamo avuto una crescita dei flussi migratori molto importante, perché dieci anni fa avevamo circa 120 milioni di migranti. Adesso, ne abbiamo quasi il doppio, cioè più di 200 milioni di migranti internazionali. Questo è molto importante. L’altro fenomeno molto importante è che quasi tutte le regioni del mondo sono coinvolte, anche l’Europa, perché dieci anni fa potevamo individuare circa 20 Paesi da cui partivano emigranti e altri 20 Paesi di immigrazione, mentre adesso quasi tutti i Paesi del mondo sono interessati in un modo o in un altro al fenomeno migratorio.

    D. – In particolare, con la crisi che cambiamenti si registrano?

    R. – Una nuova migrazione di nuovi profili. Perché emigrano anche gli europei che hanno fatto, nella maggior parte dei casi, l’università e hanno un livello alto di conoscenza e anche di esperienza professionale. Dunque, questi nuovi movimenti vanno sempre verso certi Paesi europei come l’Inghilterra, ma anche verso il sud. Ad esempio, portoghesi e spagnoli vanno verso l’America Latina, gli inglesi vanno in Australia, i turchi diventati tedeschi, cioè figli di immigrati, tornano di nuovo verso Istanbul. Dunque, c’è una nuova tendenza di flussi Nord-Sud che si sviluppa nei Paesi del sud e non solo nel Mediterraneo del nord e Mediterraneo del sud, ma anche in Brasile, in Messico, in India e nel Sudest asiatico.

    D. – Un Atlante aiuta senz’altro a comprendere meglio il fenomeno migratorio di cui si parla tanto, ma se ne sa poco in realtà. Ci sono false convinzioni da sfatare?

    R. – Certamente. La maggior parte dei Paesi del nord pensano che sono i soli ad incontrare i flussi migratori. Invece c’è sempre più migrazione Sud-Sud: i Paesi del Sud sono Paesi di nuove migrazioni. Adesso, i flussi del Sud verso il Sud sono quasi lo stesso numero di quelli verso il Nord. L’idea che solo il Nord sia incluso in questa mobilità è totalmente falsa. L’altra idea totalmente falsa è che ci sono solo Paesi ricchi al Nord e poveri al Sud. In realtà, alcuni Paesi del Sud attraggono molti migranti perché offrono opportunità. In particolare, i Paesi del Golfo Persico e adesso anche Paesi emergenti come il Brasile, la Russia, la Cina, l’India sono anche diventati Paesi di arrivo.

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    Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica

    ◊   Ricordare ai fedeli l’importanza di destinare l’otto per mille alla Chiesa cattolica. Questo l’obiettivo dell’odierna Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, indetta in vista della scadenza della dichiarazione dei redditi. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Matteo Calabresi, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa:

    R. - L’otto per mille è un meccanismo che ci viene invidiato a livello mondiale, perché è una forza che interviene a livello capillare su tutto il territorio nazionale e nei Paesi del terzo mondo. Grazie a questi fondi, è possibile realizzare tantissime opere di carità, di culto e pastorale, oltre a sostenere anche i sacerdoti che molto spesso sono l’anima e il motore di tantissime opere sul territorio.

    D. – Lo strumento utilizzato dalle diocesi è il microcredito, giusto?

    R. – Più che microcredito possiamo parlare, forse, di contributi a fondo perduto. L’otto per mille, infatti, attraverso i vescovi – che sono poi coloro che li richiedono alla Conferenza episcopale – vengono realizzati tantissimi progetti. Tanto per fare qualche esempio: in Brasile c’è un centro di recupero per le ragazze vittime di prostituzione, dove dei sacerdoti Camilliani riescono ad accogliere queste ragazze, sottoporle a un primo screening di tipo medico-ginecologico, offrire loro un corso di formazione e aiutarle poi a trovare un lavoro che vada a sostituire quello della prostituzione.

    D. – Cosa dire dell’intervento realizzato in Italia?

    R. – E' lo stesso. All’Italia va la stragrande maggioranza di fondi per svariate destinazioni. Ad esempio, il "Progetto Policoro" è largamente finanziato dai fondi dell’otto per mille: si tratta di un progetto che, nel Meridione d’Italia, aiuta i giovani a fare impresa. In questo modo, i giovani possono unirsi attraverso le cooperative sociali, seguire dei corsi di formazione che li portano poi a inventarsi una professione. Dobbiamo proprio dire così: “inventarsi una professione”, in questo periodo di crisi.

    D. – Il sostegno interessa soprattutto i privati e le famiglie in difficoltà?

    R. – Assolutamente sì. Devo dire che ultimamente, purtroppo, attraverso la Caritas si registrano sempre più nuove povertà. Quelle persone che prima erano mediamente agiate, adesso si trovano in difficoltà a causa della crisi e sono costrette a rivolgersi a delle strutture Caritas. Per fare un altro esempio, la Fondazione anti-usura: ci sono persone che finiscono nel vortice dell’usura per vari motivi e riescono a rivolgersi alle strutture diocesane, che a loro volta riescono, in qualche modo, ad aiutarle sia materialmente e sia attraverso corsi di formazione e di introduzione al mondo del lavoro. Ecco, quindi, che in questo modo si cerca anche di fare un "recupero sociale".

    D. – E’ possibile seguire da vicino il modo in cui vengono impiegati i fondi dell’otto per mille?

    R. – Sì. Da due anni, il Servizio per la promozione della Cei si è impegnato in uno sforzo notevole: cartografare, rappresentare su una mappa interattiva dell’Italia, sul proprio sito Internet, tutti gli interventi effettuati grazie all’otto per mille a livello nazionale. C’è un sito apposito – www.8xmille.it, che è poi il sito ufficiale dell’otto per mille della Cei – sul quale è possibile vedere, attraverso una mappa online, una sorta di "Google Maps", tutti gli interventi presenti sul territorio con anche, dove possibile, le fotografie e le informazioni, ad esempio la cifra concessa e l’anno di erogazione. Si tratta quindi di uno sforzo propriamente quantitativo. Si può magari vedere il paese più vicino a dove si risiede e scoprire quali siano stati gli interenti fatti. Tra l’altro, c’è anche un’applicazione per iPhone e iPad che rende possibile utilizzare la funzione “Around Me”: se ci si trova da qualche parte, si può scaricare l’applicazione sul proprio iPhone e riuscire a scoprire se i fondi sono stati fatti "accanto alla persona".

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    I 170 anni della morte di San Giuseppe Cottolengo, uno dei "Santi preti" dell'Italia dell'Ottocento

    ◊   Modello insigne di carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà, San Giuseppe Benedetto Cottolengo è uno tra i veri portatori di luce all'interno della storia. Uomo di speranza, carità e amore: sono le parole del Santo Padre nell’Enciclica Deus Caritas est. Nei giorni scorsi, la città di Torino e tutta l'Italia hanno commemorato il 170.mo anno dalla morte del Santo. Giorgia Innocenti ne ha parlato con Giuseppe Tuninetti, docente di Storia della Chiesa contemporanea alla facoltà dell'Italia teologica dell'Italia Settentrionale:

    Incline fin dall’infanzia al servizio verso i più bisognosi, consacrato sacerdote a Torino, Giuseppe Cottolengo nasce a Bra il 3 maggio 1786, primogenito di 12 fratelli. Dopo aver letto la vita di San Vincenzo De Paoli, il Cottolengo comprende la sua vera strada: quella della carità. Nel 1828, apre le prime case della Divina Provvidenza, prima per i malati rifiutati da tutti, poi per le famiglie di handicappati, orfani, ragazzi in pericolo e invalidi. "Tutto - ripete - diventa possibile con un’illimitata fiducia nella Provvidenza Divina”:

    "Lui era figlio di un commerciante che proveniva dalla Provenza. Il papà aveva un senso degli affari e anche il Cottolengo lo aveva conservato. Sapeva abbinare la valorizzazione dei talenti, quindi il senso degli affari, con la fiducia nella Provvidenza. Ha messo in pratica il proverbio 'Aiutati, che Dio ti aiuta'. Non una fiducia cieca nella Provvidenza, che esentava dalla prudenza, dalla tensione, dall’impegno. Ma una fiducia nella Provvidenza accompagnata anche da tutto ciò che lui poteva fare con le risorse umane".

    Quando nel 1833, il re Carlo Alberto di Savoia erige l’Opera a Ente morale e lo nomina cavaliere dell’Ordine Mauriziano, il Cottolengo non esita a costruire il primo grande ospedale da 200 posti letto. Poi istituisce, sempre nel 1833, le Suore Vincenzine, nel 1841 le Suore della Divina Pastora e nel 1839 le Carmelitane scalze. Si può fare allora un collegamento tra l’opera del Cottolengo e quella dei Santi sociali piemontesi?

    "In comune hanno la sensibilità sociale, la sensibilità evangelica che respinge la pratica delle opere di misericordia. Ciascuno affronta una situazione particolare secondo le proprie attitudini e la propria sensibilità. Se il Cottolengo affronta il mondo della malattia, il Cafasso di quello delle carceri, don Bosco e Murialdo di quello giovanile, Faà di Bruno del mondo delle domestiche che migravano dalla campagna alla città. Ciascuno affrontava un aspetto particolare, ma in comune, c’è questa sensibilità non solo sociale ma evangelica, che li spinge a rimboccarsi le maniche, secondo le loro attitudini e secondo il bisogno concreto".

    Il 21 aprile del 1842, Cottolengo affida al canonico Anglesio, la direzione della sua Opera, per potersi ritirare presso il fratello canonico nella Collegiata di Chieri, cttà nella quale muore il 30 aprile di quell'anno.

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    A San Sepolcro concerto per i mille anni della città aspettando l'arrivo del Papa

    ◊   La Cattedrale di San Sepolcro festeggia, con un concerto affidato ai giovani, i mille anni dalla fondazione e si prepara ad accogliere domenica prossima Benedetto XVI che farà tappa qui durante la visita alla diocesi. Alle 17.15, l’Ochestra giovanile di Roma e due Cori locali saranno impegnati in un programma di musiche dal '700 ai nostri giorni. Cuore della serata l’opera “Un’ ansia di pace”, di Ada Gentile, su testi di Salvatore Quasimodo e Ivana Manni, interpretati dal figlio del poeta siciliano, Alessandro Quasimodo. Da San Sepolcro, il servizio di Gabriella Ceraso:

    La millenaria cattedrale di San Sepolcro è il cuore della città, rappresenta quell’identità civile e spirituale che la comunità vuole testimoniare al Papa quando giungerà qui in visita domenica prossima. La tradizione vuole, infatti, che la chiesa costruita nel 1012 sorgesse sulle reliquie miracolose del Santo Sepolcro, portate nella valle del Tevere da due pellegrini di ritorno da Gerusalemme. Devozione, spirito di accoglienza e soprattutto il legame con la Terra Santa sono dunque il collante di questa comunità, ieri come oggi. L'arcivescovo di Arezzo, mons. Riccardo Fontana:

    “E’ l’unica civitas della Toscana che nasce su un progetto teologico: costruire la città nuova a immagine di Gerusalemme, giustizia e pace. Le radici cristiane non sono un’appendice, un decoro: sono l'identità”.

    Sarà stasera la musica a celebrare questa fede millenaria che dalle proprie origini vuole anche trarre speranza per affrontare le sfide presenti e future. Per questo, in programma oltre a due tradizionali brani corali di musica sacra del 700 - l’"Allelujah" di Haendel e il "Confirma hoc Deus" di Salieri - protagonista sarà la musica contemporanea con l’opera più attesa, “Un’Ansia di pace”, di Ada Gentile, affidata all’Orchestra giovanile di Roma del maestro Vincenzo di Benedetto:

    “Vuoi per la presenza della voce recitante, vuoi per l’orchestrazione molto ricca, per la compresenza di un linguaggio molto moderno, ma anche di elementi tonali, insomma tutte queste caratteristiche rendono questo lavoro di immediato impatto comunicativo”.

    “L’ansia è l’anelito e insieme la speranza di pace cui aspira l’animo tormentato dell’uomo”, ci spiega Ada Gentile:

    “Il linguaggio non è semplice, ma ciò che voglio dire è questa proiezione verso un’ipotetica pace in ogni significato del termine. Ho usato la parola singola di Quasimodo, sottolineando la solitudine. Una solitudine che accompagna l'uomo - non solo oggi - con parole molto dure: sono versi che mettono in risalto il momento difficile che stiamo vivendo, anche se penso ci siano stati sempre momenti terribili, in qualsiasi epoca”.

    I testi di Salvatore Quasimodo e di Ivana Manni saranno recitati dal figlio del premio Nobel per la letteratura Alessandro Quasimodo:

    “Sono versi presi qua e là dall’opera di mio padre - 'Sono un uomo solo', 'Un solo inferno' - e sono versi abbastanza forti. Mi è piaciuta la scelta che ha fatto Ada Gentile, proprio perché ha capito, secondo me, il mondo di Quasimodo e quindi questo senso di difficoltà che si avverte nell’adattarsi alla vita di tutti i giorni, questo proclama quasi, che dice appunto: 'Voi non sapete chi sono! Io sono un uomo solo, anche se vivo in mezzo a milioni di persone e dentro di me c’è anche l’inferno, oltre a certi momenti di creatività, che forse sono l’unico momento in cui l’artista si placa'”.

    A chiudere la serata ancora con lo sguardo rivolto al futuro l’interpretazione della "Romanza in fa maggiore", op. 50 di Beethoven, di una giovanissima violinista romana, e l’energica "Danzòn n.2", del messicano Arturo Màrquez.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Francia e Grecia alle urne: il voto di Atene preoccupa l’Europa

    ◊   Presidenziali in Francia, politiche in Grecia per un appuntamento elettorale che potrebbe cambiare gli equilibri nell’Ue, condizionando le scelte per uscire dalla crisi e rilanciare la crescita. In Francia, dove le urne si chiuderanno alle 20, i riflettori sono puntati soprattutto sulla sfida tra Nicolas Sarkozy e Francois Hollande, quest’ultimo ancora favorito nei sondaggi e vincitore di misura al primo turno. I due contendenti all’Eliseo hanno già dato prova di visioni assai diverse dell’Europa, con il presidente uscente intenzionato a mantenere l’asse franco-tedesco e il candidato della gauche pronto a ridimensionarlo. Per non parlare del Fiscal Compact, il patto di bilancio sottoscritto da 25 Paesi Ue, tra cui la Francia, che Hollande si è detto pronto a rinegoziare, suscitando la dura reazione di Berlino. Leggermente in calo rispetto al 2007 l’affluenza alle urne che alle 12 si è attestata intorno al 30 per cento. Cruciale anche la tornata in Grecia, alle prese con le elezioni politiche anticipate, vero e proprio banco di prova per l’austerity varata dal premier tecnico Lucas Papademos e per rinsaldare la fiducia dell’Ue verso Atene. Secondo le ultime rilevazioni è in testa il partito di centrodestra Nea Dimocratica di Antonis Samaras seguito dai socialisti del Pasok di Evanghelos Venizelos, anche se le due formazioni potrebbero essere costrette a pensare ad una grossa coalizione. Si vota fino alle 19, 9,9 milioni gli aventi diritto chiamati ad esprimere il loro consenso. Ma il vero interrogativo riguarda il voto di protesta, che potrebbe travolgere i già fragili equilibri politici con pesanti effetti sui mercati europei. (C.S)

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    Italia, amministrative: alle 12 voto in calo del 2,5% rispetto all'ultima tornata

    ◊   Le prime ore di voto hanno subito mostrato una flessione nel numero degli italiani recatisi alle urne per le amministrative di oggi e domani, che vedono coinvolti 768 Comuni. Il dato ufficiale diffuso a mezzogiorno mostra che, rispetto all’ultima tornata, il 2,5% in meno di elettori si è recato alle urne, per la precisione il 13,6% contro il 15,48%. La cifra è stata pubblicata sul sito del Ministero dell’Interno, che ricorda che sarà possibile esercitare il diritto di voto fino alle 22 di stasera e dalle 7 alle 15 di domani. Grande attenzione da parte dei leader dei maggiori partiti, che monitorano dalle rispettive sedi l’andamento del voto, importante per valutare gli equilibri di forza anche in ottica nazionale. Intanto, per il decesso del candidato sindaco del Msi, Riccardo Raimondi, il prefetto di Roma, d'intesa con il Presidente della Corte d'Appello ha stabilito il rinvio a giugno delle amministrative per il Comune di Camerata Nuova, con eventuale turno di ballottaggio per l'8-9 luglio. Per effetto di questa decisione, il Viminale ha precisato in una nota che il corpo elettorale è di 7.197.945 persone, di cui 3.463.986 uomini e 3.733.959 donne. Le sezioni elettorali complessive sono 8.644.

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    Nepal. Straripa il fiume Seti, si temono oltre 60 morti

    ◊   Potrebbero essere 60 le vittime dell’improvvisa alluvione che, nonostante l’assenza di pioggia negli ultimi giorni, ha fatto straripare il fiume Seti, sommergendo un villaggio sotto il massiccio himalayano dell’Annapurna in Nepal. Lo ha riferito la polizia locale, precisando che finora sono stati trovati i corpi di 15 persone mentre i dispersi sarebbero 43. “Le possibilità di trovare sopravvissuti sono pari a zero”, ha detto Sailesh Thapa, responsabile della polizia.

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    Germania. Il 16 maggio al via la 98.ma edizione del Katholikentag

    ◊   Sarà la diocesi di Mannheim ad ospitare, dal 16 al 20 maggio prossimi, la 98.ma edizione del "Katholikentag", ovvero la manifestazione che i cattolici tedeschi portano avanti dal 1848 per riflettere sulla realtà della Chiesa e la situazione socio-politica del Paese. Il tema dell’edizione 2012 è “Osare un nuovo inizio” e – come ha spiegato Martin Stauch, direttore dell’Ufficio del Katholikentag – si vuol fare “riferimento alle svolte possibili nella società e al contributo che la Chiesa può dare al riguardo”. Ad inaugurare ufficialmente l’evento sarà una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Prevista inoltre la presenza del capo di Stato, Joachim Gauck, e della cancelliera, Angela Merkel. Attesi 60 mila partecipanti da tutto il Paese per un programma che prevede 1200 avvenimenti suddivisi tra momenti di preghiera, celebrazioni, concerti, dibattiti e conferenze. Ampio spazio, infine, verrà riservato al tema del dialogo. (I.P.)

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    Vietnam: la Caritas attiva nella formazione di giovani di minoranze etniche

    ◊   La Caritas della diocesi vietnamita di Kontum ha aperto diverse case di accoglienza per i bambini delle minoranze etniche, al fine di sostenere e rendere possibile un percorso di studi che li affranchi dalla condizione di estrema povertà in cui si trovano. La diocesi conta 300 mila cattolici – riferisce Asianews – su una popolazione di quasi due milioni di abitanti e i giovani rappresentano il 70% della popolazione. La zona è in condizioni di grave miseria e sono molto forti le differenze sociali tra poveri e ricchi e cresce sempre di più il numero di ragazzi delle minoranze costretti a lasciare la scuola. Nella realtà attuale, le popolazioni delle minoranze etniche si dedicano all'agricoltura, mentre praticamente sconosciuti sono i mestieri di falegname, muratore, sarto, meccanico o altro. Così, la Caritas organizza anche corsi di formazione per aiutarli a trovare lavoro e a inserirsi, passo dopo passo, nella comunità e nella società. Una recente ricerca condotta tra 500 studenti cattolici mostra una grande vitalità della fede: “Il numero di studenti cattolici che va a Messa la domenica arriva al 95,4%, con un 3,7% che vi va occasionalmente e solo uno 0,9% che non frequenta la Chiesa. Inoltre, il 77,8% dei giovani ritiene che seguire le indicazioni della fede sia molto importante, il 19,4% che è importante, il 2,8% che è poco importante. Nessuno ha detto che non è importante”. “Noi - dicono ad AsiaNews alcuni studenti - vogliamo dar vita a un gruppo di sostegno e aiuto reciproco. Vogliamo organizzare incontri, scambi di esperienze di lavoro vogliamo pregare insieme”. Un altro gruppo sottolinea “la necessità di avere aiuti da parte delle Chiese locali e dagli Istituti religiosi per imparare il catechismo, scoprire il messaggio di Papa Benedetto XVI, conoscere il punto di vista della Chiesa locale nell'attuale situazione sociale. Per essere testimoni nella nostra vita e per le altre persone”. (M.G.)

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    India: imprenditore cattolico fa costruire una chiesa per l’arcidiocesi di Bangalore

    ◊   Una struttura bianca dalle linee moderne che può accogliere almeno 1200 fedeli e impreziosita da una scultura in legno raffigurante l'Ultima Cena. Sono gli elementi distintivi della Holy Rosary Church di Venkatala-Yelahanka, nella diocesi indiana di Bangalore (Karnataka), appena donata dall’imprenditore cattolico Ronald Colaco, filantropo e presidente dell’International Federation of Karnataka Christian Association (Ifkca). Secondo quanto riferisce AsiaNews, per la prima volta in India un laico cattolico ha fatto costruire una chiesa per la sua comunità. Più di 2.500 persone, locali e di altre parti del Paese, hanno partecipato all'inaugurazione, durante la quale l'arcivescovo di Bangalore, mons. Bernard Moras, ha celebrato la Messa e benedetto la nuova chiesa, costata 27 milioni di rupie (circa 400 mila euro). Dopo la funzione, il prelato ha ringraziato e lodato il filantropo, definendolo un “luminoso esempio di armonia” all'interno della comunità. Di recente infatti, Colaco si è occupato della ristrutturazione dell'antico tempio indù di Hoysala, a Chikkajala. Colaco, presidente dell'International Federation of Karnataka Christian Association (Ifkca), è impegnato in molte attività caritative. Alla cerimonia ha raccontato di aver visto Dio in sogno, quattro anni fa, che gli chiedeva di costruire una chiesa. Qualche giorno dopo, ha scoperto che l'arcivescovo voleva erigere una nuova chiesa nella zona di Yelahanka. Così è nato il progetto, a cui ha contribuito tutta la famiglia Colaco. Istituita nel 1953, l'arcidiocesi di Bangalore copre un'area di 27.123 km e conta una popolazione di più di 16 milioni di persone. Di questi, 425 mila sono cattolici. Con la costruzione della Holy Rosary Church, le parrocchie sono diventate 135. (M.G.)

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    Papua Nuova Guinea: fermento per la Giornata nazionale della scuola cattolica

    ◊   Rafforzare l'identità delle scuole cattoliche nel Paese. È l’obiettivo della “Giornata nazionale della scuola cattolica”, recentemente istituita dalla Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, e che si terrà ogni anno il 15 maggio, in occasione della festa di San Giovanni Battista De La Salle, patrono degli insegnanti in tutto il mondo. Come riferisce l’agenzia Fides, non sarà un giorno di vacanza scolastica, ma studenti e insegnanti organizzeranno attività religiose, sociali ed educative nelle loro rispettive scuole. Nelle comunità della Papua e delle Isole Salomone sono già avviati i preparativi per la prossima Giornata, che coinvolge la Chiesa tutta, in quanto la missione in tali Paesi si svolge principalmente attraverso il servizio di istruzione. In Papua Nuova Guinea, vi sono tre tipologie di scuole: quelle pubbliche governative, quelle sotto il patrocinio della Chiesa cattolica e quelle gestite dalla Chiesa protestante. Gli istituti gestiti dalle Chiese danno un contributo fondamentale alla società, specialmente per lo sviluppo delle nuove generazioni. Il tasso di analfabetismo è tuttora molto alto: tocca il 28,6% degli uomini e il 44% delle donne con età superiore ai 15 anni. Le Chiese cristiane oggi gestiscono il 70% dell’istruzione impartita nel Paese e il loro apporto per lo sviluppo sociale e culturale della nazione è ampiamente riconosciuto. In particolare, i Fratelli delle Scuole Cristiane – noti anche come Lasalliani – presenti in 84 Paesi del mondo, sono giunti in Papua Nuova Guinea nel 1946. Attualmente, gestiscono il “Hohola Youth Development Center” a Port Moresby, la Mainohana Secondary School nella provincia centrale dell’isola, e insegnano presso il Saint Trinity Teachers College di Mount Hagen. La comunità cattolica in Papua è ben radicata e conta oggi circa 1,6 milioni di fedeli. (M.G.)

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    India: salpata la petroliera Enrica Lexie. Ancora in carcere i due marò

    ◊   Dopo 80 giorni di sosta forzata nel porto di Kochi, in India, la petroliera Enrica Lexie è salpata ieri in tarda serata con il permesso dalle autorità doganali e portuali indiane. Il mercantile con a bordo 24 uomini dell’equipaggio e quattro soldati dell’unità anti pirateria, non ha ancora raggiunto le coste dello Sri Lanka dove è diretta e dove dovrà essere sottoposta ad alcune riparazioni. Restano in carcere invece i due marò italiana accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Il prossimo 8 maggio, l’Alta Corte del Kerala esaminerà il ricorso di Roma per ottenere il riconoscimento della giurisdizione nazionale e quindi la possibilità di processare i due uomini secondo le leggi italiane. (C.S.)

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    Serbia, giornata elettorale. Sfida Tadic-Nikolic per la presidenza

    ◊   Tutta orientata alla sfida dell’integrazione nell’Ue, la consultazione in Serbia, dove si vota insieme per le presidenziali, le politiche e le municipali. Dalle urne uscirà l’esito della sfida tra i due principali schieramenti: quello riformista, europeista e filoccidentale che fa capo al presidente uscente Boris Tadic e l’altro conservatore e di ispirazione nazionalista guidato da Tomislav Nikolic. Tadic, 54 anni, leader del Partito democratico (Ds), e Nikolic, 60 anni, capo del Partito del progresso serbo (Sns), sono i due candidati principali dei 12 in lizza per le presidenziali, e secondo tutti i sondaggi saranno loro ad affrontarsi nel ballottaggio decisivo, il 20 maggio prossimo. Il presidente uscente, che punta a un terzo mandato, è dato in leggero vantaggio su Nikolic (36% rispetto al 35%), mentre al terzo posto in fatto di consensi figura il ministro dell’Interno, Ivica Dacic, leader del Partito socialista serbo (Sps). Nella campagna elettorale - dominata dai temi della crisi economica e dalla prospettiva di integrazione della Serbia nella Ue - Tadic ha insistito sull’importanza della continuità del programma di riforme, necessario a far proseguire il Paese verso l’Unione Europea, che ha concesso a Belgrado in marzo lo status di Paese candidato. Per le presidenziali e le legislative, voteranno anche circa 110 mila serbi del Kosovo, grazie all’opera di mediazione e facilitazione dell’Osce. (C.S.)

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    Germania: si vota al Nord per il rinnovo del parlamento. Disordini a Bonn

    ◊   Dalle 8 di questa mattina sono iniziate le operazioni di voto per il rinnovo del parlamento nello Schleswig-Holstein, Stato settentrionale della Germania. Circa 2,2 milioni gli elettori chiamati a votare fino alle 18. Grande attesa per l’esito del voto a Berlino, dove la Cdu, il partito della Cancelliera Angela Merkel, teme di perdere la guida di un altro stato e di dover passare le consegne agli schieramenti attualmente all’opposizione. Intanto, è di un centinaio di arresti e una trentina di poliziotti feriti il bilancio degli scontri a Bonn tra militanti neonazisti e un gruppo di salafiti, che protestavano per una mostra di vignette su Maometto. L’organizzazione di estrema destra Pro-Nrw da martedì scorso aveva infatti allestito nei pressi della Moschea della città una provocatoria esibizione di immagini considerate blasfeme per l’Islam, tra cui alcune vignette del disegnatore danese, Kurt Westergaard, già all’origine di un’ondata di violente proteste nei Paesi musulmani. (C.S.)

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    Congresso Acli: Andrea Olivero riconfermato presidente nazionale

    ◊   Con l’85,4% delle preferenze, l’assemblea dei delegati delle Acli ha riconfermato ieri Andrea Olivero alla guida delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. L’elezione è avvenuta nel corso del 24.mo Congresso nazionale in corso a Roma. Il punto di arrivo di un percorso territoriale caratterizzato da oltre tremila assemblee di circolo e più di 120 congressi provinciali e regionali. 42 anni, cuneese, alla guida delle Acli dal 2006, Andrea Olivero è il dodicesimo presidente nazionale nella storia delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che a più di 65 anni dalla fondazione contano oggi un milione di iscritti e 7500 strutture territoriali, con una presenza all’estero in 30 diversi Paesi. Dal 2008, Olivero è anche portavoce unico del Forum del Terzo Settore e membro del Forum del Progetto culturale della Cei, dell’Osservatorio nazionale dell’Associazionismo presso il Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia presso la Presidenza del Consiglio. Dopo il rinnovo del mandato, Olivero ha chiesto all’Associazione di rilanciare con forza la presenza dei circoli nei territori e ha proposto di lavorare, entro l’autunno, a un “piano per l’occupazione giovanile” per dare risposta concreta a un’istanza sociale che ha assunto in questi mesi una drammaticità crescente. Infine, ha lanciato l’iniziativa dei “Comitati territoriali per il bene comune” per mantenere - ha detto - “una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali di questa fase di transizione: la legge elettorale, il finanziamento pubblico, la riforma dei partiti e della politica”. (C.S.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 127

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.