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Sommario del 01/06/2012
◊ Guardare oltre le apparenze e credere che – nonostante le tribolazioni - c’è sempre la vittoria di Gesù Risorto: è questo l’invito lanciato ieri da Benedetto XVI dalla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani a conclusione del mese di maggio. In precedenza il cardinale Angelo Comastri aveva presieduto la processione partita dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini e il Rosario, cui hanno partecipato alcune centinaia di fedeli. Il servizio di Tiziana Campisi:
Imparare da Maria: ad essere umili, ad abbandonarsi fiduciosi al progetto d’amore di Dio. E’ questo l’invito rivolto dal Papa a cardinali, vescovi, sacerdoti, consacrati e laici che hanno percorso i viali dei Giardini Vaticani recitando il Rosario. Benedetto XVI ha esortato a volgere lo sguardo alla Madre Celeste perché…
“ … la sua fede ci invita a guardare al di là delle apparenze e a credere fermamente che le difficoltà quotidiane preparano una primavera che è già iniziata in Cristo Risorto”.
Nella mite serata resa suggestiva dai flambeaux dei fedeli, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano che ha presieduto la celebrazione, ha invitato a pregare per l’Incontro mondiale delle famiglie apertosi mercoledì a Milano ed ha anche assicurato al Santo Padre l’accompagnamento spirituale dei credenti. A loro Benedetto XVI ha ricordato la gioia che ha caratterizzato Maria dopo l’annunciazione, esternata ad Elisabetta e conosciuta nel corso dei secoli attraverso il Magnificat:
“Il Magnificat è il canto di lode che sale dall’umanità redenta dalla divina misericordia, sale da tutto il popolo di Dio; in pari tempo è l’inno che denuncia l’illusione di coloro che si credono signori della storia e arbitri del loro destino”.
Quindi ha aggiunto che la letizia della Vergine, “frutto dello Spirito Santo” è distintivo fondamentale del cristiano:
“Essa si fonda sulla speranza in Dio, trae forza dalla preghiera incessante, permette di affrontare con serenità le tribolazioni”.
Infine il Papa ha augurato che quella stessa “letizia spirituale, traboccata dal cuore ricolmo di gratitudine della Madre di Cristo” sia “più consolidata”, “specialmente” in tutti coloro che in Vaticano servono la Chiesa universale.
Il Papa a Milano per l'Incontro mondiale delle famiglie
◊ Benedetto XVI arriva questo pomeriggio a Milano in occasione del settimo Incontro mondiale delle famiglie che sarà lui stesso a concludere domenica prossima. Oggi, al Fieramilanocity, sono terminati gli interventi delle sessioni plenarie del Congresso internazionale, con una serie di interventi sul tema della celebrazione della domenica. Il servizio del nostro inviato a Milano, Alessandro De Carolis:
I luoghi-fulcro dove Benedetto XVI transiterà da questo pomeriggio sono ormai presidiati da una parte di quei 10 mila membri delle forze dell’ordine disposti per la sicurezza della visita. Milano respira da questa mattina il clima di attesa: dal Duomo, al Teatro alla Scala, al Parco di Bresso, dove la festa delle famiglie con il Papa toccherà il suo culmine domani sera – e dove Benedetto XVI presiederà la Messa di domenica – è un brulicare di agenti e volontari. Diverso il clima che fino a poco fa si respirava alla Fiera di Milano, dove il Congresso internazionale sulla famiglia ha celebrato le ultime battute, almeno per ciò che riguarda gli incontri generali del mattino.
A tirare le somme davanti a circa 4 mila persone è stato il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia. Tornando sulle tematiche sviluppate in modo specifico dagli oltre 100 relatori intervenuti al Congresso – qui in Fiera e altrove in città e nella regione – il porporato ha ripetuto che in un contesto culturale “in cui la persona è ridotta a individuo, la società a gioco d’interessi, la felicità a piacere, la verità a opinione”, la famiglia può ridursi “a semplice coabitazione di individui nella stessa casa, secondo una molteplicità di modelli, stimati equivalenti tra loro”:
“Solo curando la qualità delle relazioni e restituendo il primato all’amore e alla comunione, la famiglia, il lavoro e la festa potranno ritrovare la loro autenticità e armonizzazione. Per superare la crisi, sembra necessaria, a livello globale, una rivoluzione culturale, antropologica, prima che economica”.
Scrutando sulla falsariga degli interventi di ieri il legame tra famiglia e lavoro, il cardinale Antonelli ha detto che “la famiglia è amica delle imprese” e che, “al di là dell’equità fiscale, dovrebbe essere sostenuta con un disegno organico di politica familiare” che ne “tuteli l’identità e i diritti”:
“Nella misura in cui sa offrire un capitale umano di qualità, la famiglia diventa soggetto produttivo di valore economico per il sistema. Dovrebbe dunque essere tassata, tenendo conto sia dei redditi che delle persone a carico, un po’ come le imprese che vengono tassate sulla base dei guadagni al netto dei costi di produzione. (...) L’obiettivo centrale e unificante dovrebbe essere il sostegno da dare alle relazioni che strutturano la famiglia e la rendono risorsa sociale: sostegno cioè alla stabilità della coppia e alla sua missione procreativa ed educativa”.
Poco prima, il cardinale statunitense, Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, con un intervento brillante – ricco di aneddoti di vita vissuta e spesso sottolineato dagli applausi delle 4 mila persone presenti – ha messo in luce i molti modi in cui la famiglia è invitata a celebrare la festa, invitando i genitori a darne per primi testimonianza ai figli. “Senza l’Eucaristia domenicale, ha detto, noi cristiani “perdiamo la nostra identità”. Eppure, ha denunciato con vigore, oggi non è raro il caso in cui la religione finisce per essere “triviliazzata” e il parlare politicamente corretto contagia perfino chi deve proclamare “la verità”:
“Tutti vogliamo che la Messa sia celebrata con dignità e bellezza. Ci preme molto che la gente capisca il significato dei riti e la ricca storia della nostra tradizione. Ma tutto questo non è sufficiente. Abbiamo bisogno di insegnare alla gente come pregare, allora la Messa avrà senso. Allora cominceremo a penetrare il mistero. Senza l’Eucarestia della Domenica noi perdiamo la nostra identità”.
Anche il vescovo Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione organizzatrice dell’Incontro milanese, aveva riflettuto in apertura di mattinata sul fatto che l’uomo moderno ha creato il “tempo libero e ha dimenticato la festa”. Nella vita di tante persone oggi, ha proseguito, ci sono sostanzialmente due fasi: il tempo del lavoro, sempre più invadente, e quello del non-lavoro, spesso vissuto come un tempo “commerciale”. Per i cristiani, ha affermato, fare festa è invece raccogliersi con Cristo occorre “difendere la domenica come giorno che salva l’umanità”, che “riunisce la famiglia rigenerandola”. Per questo motivo, ha concluso, “la domenica non ha prezzo”.
La testimonianza del figlio di Gianna Beretta Molla e dei bambini del "Family 2012"
◊ Il 28 aprile 1962, all’età di soli 39 anni, si spegneva la vita di Gianna Beretta Molla. Madre di tre figli in tenera età e in attesa della quarta, decise di rinunciare a curare un tumore all’utero che l’aveva colpita per non arrecare danni al feto. Una scelta consapevole – la Beretta Molla era medico di professione e cristiana impegnata – che la porterà nel 2004 alla canonizzazione. Ieri pomeriggio, nell'ambito dell'Incontro Mondiale delle Famiglie - in un incontro a Varese - il figlio maggiore, Pierluigi Molla, ha raccontato come sua madre seppe conciliare i doveri della professione con la vita familiare, grazie alla sua fede. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:
R. - Mia mamma lo visse con molta naturalezza. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte di mia madre, e se penso a lei, ripenso ad una figura di estrema modernità, perché aveva saputo coniugare e far coesistere, con estremo equilibrio, i suoi impegni professionali e la sua vita familiare; quello che poi oggi è uno dei temi e dei focus dell’Incontro mondiale delle famiglie. Già cinquant’anni fa, mia madre con estremo equilibrio e naturalezza, certamente c’era riuscita ad armonizzare queste due dimensioni. Questo è il ricordo che ho di lei, ed è quello che ho avuto attraverso il ricordo di mio padre in particolare.
D. - La prima mamma canonizzata, cristiana impegnata, medico, donna certamente dei nostri tempi, della nostra epoca, Gianna Beretta Molla dice con la sua vita, come la Chiesa ripete sempre a tutti i cristiani, che la santità è davvero per tutti...
R. - Certamente. Mamma è un esempio straordinario di come l’aveva definita il cardinale Martini “La Santa della quotidianità”. La cosa veramente particolare è che, attraverso l’eccellenza nella sua professione, la sua storia è venuta alla luce, ed è stata conosciuta dalla Chiesa. Il primo riconoscimento di mia mamma venne dato dalla provincia di Milano, nel dicembre del 1962, pochi mesi dopo la sua scomparsa, per la sua attività professionale. Alla cerimonia era presente l’allora cardinale Montini, futuro Paolo VI, che venne a conoscenza della storia della mia mamma e da lì diede avvio, impulso, agli eventi che seguirono.
D. - Oggi in molte parti del mondo, specie nel mondo occidentale, si preferisce rinunciare ai figli per avere più spazio per sé. Sua mamma rinunciò a se stessa per dare spazio a voi, ai suoi figli: questa testimonianza, cosa dice oggi alle famiglie del mondo?
R. - Mamma è stata, fino in fondo, coerente con la sua Fede, a tutto quello che proveniva dall’educazione che aveva ricevuto. É stata coerente in modo normale perché, per lei, il diritto alla vita di mia sorella era esattamente equivalente al diritto che avevamo noi da nati. Fondamentalmente, lei si è sacrificata perché era convinta, che in quel momento, era lei l’unico strumento per poter far sì che il diritto alla vita di mia sorella si manifestasse. É stata una scelta di coerenza con quello che era stata la sua vita e tutto quello che aveva realizzato e vissuto fin dalla sua infanzia.
D. - Vostra mamma vi ha dato la vita in tanti modi; ve l’ha data nella carne, ma anche nello spirito. Come vivete voi questa realtà?
R. - Certamente è un’esperienza straordinaria. Aver avuto una mamma eccezionale, una mamma il cui ricordo si è rinnovato per tanti anni, perché attraverso tutto il processo di Beatificazione è stato sì un rinnovo del dolore, ma fondamentalmente, un sentirla presente sempre. Poterla festeggiare il giorno dei Santi, invece di commemorarla il giorno dei defunti, è una grande grazia.
Durante i giorni del Congresso internazionale, un altro Congresso “parallelo” e vivacissimo si è svolto in delle aree appositamente attrezzate all’interno della Fiera di Milano. Si tratta del Congresso vissuto dai bambini e dai giovani, con un apposito programma imperniato sui valori umani e cristiani insegnati attraverso il gioco. Il nostro inviato, Alessandro De Carolis, ha chiesto ad alcuni ragazzini perché sono venuti a questo incontro:
R. - Io per conoscere altri bambini e per fare un’esperienza nuova.
D. - E tu?
R. - Io anche per conoscere la città, nuove persone, e per fare nuove amicizie.
D. - Avete parlato dell’accoglienza. Per te cosa significa accogliere l’altro?
R. - Per me significa fare del bene all’altro, aiutare il prossimo…
D. - Avete cominciato a fare nuove amicizie, nuovi incontri?
R. - Sì, sì. Io ho dovuto fare il traduttore ad un mucchio di persone.
R. - Io sì, con molti bambini che mi hanno aiutato ed altri che ho aiutato io.
D. - I vostri nomi, Davide e ... ?
R. - Noemi.
D. - Facciamo i cavalieri e cominciamo con Noemi. Che cosa hai capito dell’accoglienza?
R. - Che bisogna essere gentili con gli altri.
D. - Ci sei riuscita?
R. - Penso di sì.
D. - Davide, ti stai divertendo?
R. - Sì, molto. Abbiamo giocato a gruppi e poi abbiamo anche visto alcuni pezzi del Vangelo e della Genesi.
D. - Che cosa hai capito di quello che hai visto?
R. - Ho capito che incontrare persone di nazionalità diverse è una cosa molto importante.
D. - Quindi, ti stai facendo nuovi amici?
R. - Sì, ne ho uno che è inglese.
D. - Che cosa avete fatto insieme?
R. - Abbiamo giocato insieme e abbiamo parlato della nostra vita.
Il direttore artistico della Scala, Lissner: attendiamo con gioia il Papa “musicista”
◊ Uno dei momenti più significativi della prima giornata del Papa a Milano sarà la visita al Teatro alla Scala, dove stasera si terrà un concerto in suo onore. Sulla presenza del Pontefice nel luogo simbolo della musica classica, Antonella Palermo ha intervistato Stéphane Lissner, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano:
R. - Prima di tutto direi che tutto il Teatro è, ovviamente, molto onorato della visita del Santo Padre, perché è chiaro che, in un momento anche di crisi, di grande difficoltà, è un evento straordinario sia per il nostro Teatro, sia per la città di Milano. Dico la città di Milano perché, ovviamente, si sa come è tanto legata la Scala alla sua città. Per noi, quindi, è un onore e un evento veramente fantastico che, per di più, al di là di Milano, attraverso ovviamente la televisione, il concerto della Nona di Beethoven, la presenza del Papa, il suo discorso sul palcoscenico tutto questo sarà diffuso nel mondo intero.
D. - Benedetto XVI, infatti, non solo assisterà al concerto di cui gli farete omaggio, ma pronuncerà anche un discorso proprio da questo palcoscenico. Che messaggio vi attendete?
R. - Ci aspettiamo, ovviamente, un discorso sulla pace, perché è un momento di grande violenza nel mondo, di grande confusione e soprattutto dove ci sono sempre più persone che hanno tante difficoltà a vivere, tante persone sempre più povere che sono in grandi difficoltà: basta guardare in Italia tutte le famiglie che sono in grandi difficoltà. E’ chiaro che la presenza del Papa e il suo discorso saranno ovviamente molto attesi.
D. E’ nota la spiccata sensibilità musicale di Benedetto XVI…
R. Questo, ovviamente, è grazie alla sua nazionalità tedesca: da quattro secoli, grandi Paesi come Italia, Francia e Germania sono naturalmente i tre grandi Paesi della musica classica. E quindi è vero il fatto che il Santo Padre è un musicista ed è chiaro che noi, che cerchiamo sempre di essere all’altezza dell’evento dal punto di vista musicale, questa volta dovremo esserlo ancora di più!
D. - Come avete scelto il programma della serata dedicato al Papa?
R. - C’erano due possibilità: o prendere quattro - cinque pezzi italiani diversi, per fare un programma, oppure fare la Nona di Beethoven, con l’Inno alla Gioia, ovviamente. E quindi abbiamo optato per questa scelta, insieme al nostro direttore musicale, Daniel Barenboim, ed un cast eccezionale, con due grandi artisti italiani – Barbara Frittoli e Daniela Barcellona – ed altri due artisti come John Botha e René Pape.
D. - Quindi perché questa scelta?
R. - Ci sono alcuni vincoli, come ad esempio la durata: deve essere un concerto che non vada troppo al di là di un’ora, un’ora e dieci minuti. E poi abbiamo pensato, anche attraverso l’idea della famiglia, che l’Inno alla Gioia è un po’ il prolungamento delle tre giornate dell’Incontro mondiale delle famiglie. Poi, è chiaro che è stata una scelta legata alla grande musica tedesca. Ci sono ovviamente tante motivazioni: il messaggio, naturalmente, deve essere un messaggio universale.
D. - L’arte musicale avvicina alla fede, secondo Lei?
R. - Sì, è un linguaggio universale. La musica, così come la pittura ad esempio, sono delle arti che hanno una qualità, più di altre forse, che permette loro di essere capite da tutti. E questo naturalmente è un punto importante. Barenboim ha deciso di formare un’orchestra con musicisti palestinesi, arabi, israeliani, proprio per mettere insieme questi due mondi che non riescono a parlare insieme, a trovare la pace. Poi, io direi anche che dal punto di vista del nostro momento così difficile, della crisi attuale, è anche per noi un segnale da dare per confermare che la musica è anche un “cemento sociale”: riesce a mettere la gente insieme e questo, in questo momento, è ancora più importante.
D. - Un’ultima domanda riguarda proprio i tagli alla cultura che portano in uno stato di grande sofferenza chi è chiamato a promuoverla. Lei come valuta l’interesse e il contributo da parte della Chiesa oggi nella diffusione della cultura musicale, in particolare, soprattutto tra le giovani generazioni?
R. - Ancora una volta, in questi momenti di difficoltà, è chiaro che si sa bene che la gente ha bisogno sempre più di cultura, sempre più di riflessione, che sono fondamentali in questo momento, perché non basta soltanto divertirsi e andare avanti soltanto con un’idea di leggerezza: la leggerezza è importante, però ci vuole anche attraverso l’arte e la cultura, la possibilità di riflettere e di cercare di diminuire l’egoismo, l’individualismo della gente di oggi. Per questo, prima ho parlato di “cemento sociale”: perché la cultura riesce, giustamente, a mettere la gente insieme e a farla riflettere insieme, a partire da un libro, da una musica, da una mostra…Tutto può aiutare. E quindi è dovere dello Stato, è dovere di tutti, naturalmente, aiutare lo sviluppo della cultura e permettere che un Paese come l’Italia, che ha uno dei più bei patrimoni del mondo, usi questo patrimonio e permetta a tutti, soprattutto a chi non può permettersi di andare all’Opera o di andare ad un concerto, di aprire le porte di tutto questo patrimonio, perché la cultura deve essere per tutti.
D. - Dalla Chiesa vi sentite sostenuti abbastanza?
R. - Ha sempre avuto, con il nostro Teatro e con la nostra cultura in Italia, un atteggiamento molto forte ed è stata sempre vicina all’arte e alla cultura. Quindi mi sembra che da secoli sia così.
Festa delle famiglie: editoriale di padre Lombardi
◊ Sull’Incontro mondiale delle famiglie ascoltiamo la riflessione del nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Ho celebrato il 50° di matrimonio di due sposi che si sono veramente voluti bene e si vogliono bene oggi come e più del primo giorno. E’ una delle feste più belle a cui abbia partecipato. Questi sposi hanno avuto il dono di stare insieme per tanto tempo, altri sono stati separati prima – fisicamente – dalla morte, ma hanno vissuto la stessa esperienza anche se per un tempo più breve. Non tutto è stato facile, ma la volontà di fare il cammino insieme non è mai venuta meno, e la vena dell’amore e dell’unione profonda non si è mai esaurita. E’ una cosa possibile, è una cosa reale, la si trova in mezzo a noi. Penso che sia l’esperienza più bella che sia offerta alle donne e agli uomini di questa terra nell’ambito dell’ordine normale delle cose e della vita; esperienza completa, umana, cioè fisica e spirituale insieme, che tende naturalmente a diffondersi dando altra vita e gioia attorno a sé. Che cosa di meglio possiamo augurare ai giovani e alle persone a cui vogliamo bene? E allora, non dovremmo aiutarli davvero a guardare in questa direzione e a desiderare di poter realizzare, se non perfettamente almeno con sufficiente serenità, questo ideale? Perché dobbiamo far credere loro che è una cosa dell’altro mondo, che è impossibile?
Forse molti l’avrebbero voluta e non l’hanno avuta, ma la sofferenza e la delusione non devono impedire di continuare a guardare insieme nella direzione giusta, perché solo così c’è più speranza e probabilità di arrivarci. E del vero amore tutti possiamo godere, anche quando è vissuto dagli altri. Insomma, non bisogna sminuire il valore dell’amore profondo e fedele fra un uomo e una donna: quando lo si vede e lo si trova diventa evidente che è una delle cose più belle del mondo. Chi ci guadagna a non volerlo riconoscere? Chi cerca la felicità per altre strade è libero di farlo e di venirci a raccontare che cosa avrà trovato. Ma questa è la strada maestra offerta alla grande maggioranza delle donne e degli uomini di questa terra, attraverso tutte le epoche. Per il loro bene, per la loro felicità, dobbiamo aiutarli a trovarla e a percorrerla per tutto il tempo che sarà loro donato in questo mondo. E così forse potranno anche capire meglio come continua la vita nell’altro: Amore. E’ il senso della festa di Milano.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Benedetto XVI a Milano per l'Incontro mondiale delle famiglie.
In prima pagina, un editoriale di Inos Biffi dal titolo “Dove è Pietro, là è la Chiesa: Ambrogio e Roma”.
Nell'informazione internazionale, in rilievo la Siria: nuove violenze a Hula, mentre l'Onu lancia l'allarme sul rischio di una guerra civile.
Quando Ambrogio ridisegnò Milano: Fabrizio Bisconti sulle tipologie architettoniche in voga nella tarda antichità.
La vita condivisa: Cecilia De Carli su una mostra dedicata ai gesti della famiglia nelle immagini dell'arte.
Se lo storico va a caccia di reliquie: Giuliano Zanchi su un saggio di Charles Freeman.
Ulisse con la cinepresa: Emilio Ranzato sul percorso artistico di Carlo Verdone e sulla nostalgia della famiglia nei film del regista romano.
Nel servizio vaticano, la veglia mariana con il Papa al termine del mese di maggio.
Il valore universale della famiglia: nell'informazione religiosa, a Sidney un incontro tra cristiani, musulmani ed ebrei.
Terremoto in Emilia: l'impegno della Chiesa, di Caritas e del Movimento cristiano lavoratori
◊ “Ce la faremo”. E’ l’incoraggiamento lanciato alle popolazioni terremotate dell’Emilia, dal capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, nel messaggio per la festa della Repubblica di domani. Ribaditi vicinanza e impegno ad una terra che ha perso vite e patrimonio e che Napolitano visiterà il 7 giugno prossimo. Intanto, le scosse proseguono e la paura cresce anche per gli episodi di sciacallaggio, segnalati nelle strade e sul mercato con la speculazione alle aziende danneggiate. Ma la macchina della solidarietà è sempre più efficace. Un nuovo sostegno arriva dalla Cei e anche l’Ue promette fondi alle imprese. Gabriella Ceraso:
La terra trema ancora in Emilia, fino a questa mattina più di 30 scosse. La gente resta fuori di casa. Oltre alla tendopoli, sceglie di dormire in macchina. 30mila le richieste di verifiche di agibilità. Intanto fuori uso circa 200 scuole, disabitati i principali borghi. A fare paura oggi anche gli episodi di sciacallaggio su cui sta indagando la Procura di Bologna. “Non mancheranno impegno e solidarietà dello Stato dopo questo dolore”, promette oggi Napolitano, ma tra la gente, grazie al volontariato, questo già si sperimenta. La testimonianza di Ferruccio Ferrante, responsabile comunicazione Caritas, che ha avviato una grande raccolta di fondi:
“Domenica 10 giugno, Corpus Domini, è stata indetta dalla Conferenza episcopale italiana, in tutte le chiese una colletta straordinaria i cui proventi verranno poi destinati alle Caritas attive sul territorio. L’attività principale è stata, da subito, quella dell’ascolto per dare alle persone la possibilità di sfogarsi, di relazionarsi. Poi gli aiuti immediati. Ma soprattutto si richiederà una presenza a medio e lungo termine per la ricostruzione del tessuto socio-economico, ma anche per la riaggregazione della comunità”.
“Occorre al più presto far partire le attività produttive" a fronte di 5 miliardi di euro di perdite e di 13mila posti di lavoro a rischio, sottolinea Mario Bortolotti presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl):
“Bisogna riportare i capannoni e soprattutto le macchine, alle attività produttive. Questo è sicuramente l’aspetto più grave perché richiede dei tempi certamente non brevi, mentre invece le attività produttive hanno delle tempistiche strettissime”.
Intanto c’è chi, pur avendo perso tutto col sisma, lavorano per i più deboli. E’ il caso di don Ferdinando Gallerani, parroco di Mirabello:
“La mia chiesa è distrutta, è crollata. Adesso stiamo pensando ai bambini, all’asilo. Le scuole sono state già chiuse quindi siamo qui per mettere in ordine. Abbiamo allestito una tenda, affinché i genitori possano andare a lavorare ed affidare i bambini alle suore per farli giocare e tenerli occupati con diverse attività. Insieme al Comune, abbiamo sistemato gli anziani della nostra casa di riposo. Si fa quello che si può”.
Somalia: summit a Istanbul per contrastare pirateria, terrorismo e siccità
◊ Stabilità del Corno d’Africa, sicurezza nel Mediterraneo e lotta alla pirateria. Questi i temi centrali della Seconda conferenza internazionale sulla Somalia che vede riuniti ad Istanbul i leader di 54 Paesi. La sessione ufficiale del vertice è stata aperta stamane dal presidente turco Erdogan e dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Il servizio di Stefano Leszczynski.
La comunità internazionale aiuterà la Somalia a dotarsi di tutti gli strumenti necessari a portare a compimento il processo di transizione istituzionale e a dotarsi di forze di sicurezza capaci di riportare il Paese verso lo stato di diritto. Il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon nel suo intervento di apertura dei lavori del vertice di Istanbul, cui prendono parte i leader di 54 paesi, ha esortato alla solidarietà internazionale per contrastare la piaga del terrorismo, della pirateria e della siccità che affligge ormai da anni la Somalia. Il summit fa seguito alla Conferenza di Londra del 23 febbraio scorso, che aveva stabilito aiuti finanziari per il contrasto della pirateria e un incremento del contingente militare dell’Unione africana per respingere le milizie filo qaediste degli al Shebab. A Roma invece s’incontreranno tra il 2 e il 3 luglio i membri dell'International Contact Group. Tra i punti in esame spicca nella giornata odierna la discussione relativa agli aiuti finanziari e di cooperazione. Dal 1991, anno della caduta del presidente Siad Barre, la crisi somala è costata quasi 1,5 milioni di morti, 800mila profughi e 1,5 milioni di sfollati su una popolazione totale di 9,5 milioni. La speranza di vita media nel Paese è di 50 anni e un bambino su quattro muore nei primi cinque anni di vita. Esclusi dal summit i rappresentanti delle due regioni somale che si sono autoproclamate autonome, il Somaliland e il Puntland. Il resto della Somalia, invece, al momento è formalmente retta da un governo di transizione con un debolissimo controllo del territorio. La fase di transizione dovrebbe concludersi il 20 agosto, dopo la formazione in giugno e luglio di istituzioni 'regolari' e l'adozione di una costituzione, con l'elezione del nuovo presidente della Repubblica somala. La situazione nel Paese rimane tuttavia incerta a causa della guerra in corso con le formazioni islamiche integraliste degli al Shebab che puntano al controllo di aree sempre più vaste del Paese.
Nuove stragi in Iraq. A Baghdad, la sfida del diritto umanitario
◊ Non si arrestano gli attentati in Iraq. Nelle ultime 24 ore oltre 20 persone sono rimaste vittime di nuove stragi in varie città del Paese, circa 60 i feriti. In questo scenario proseguono le gare per l’appalto dello sfruttamento petrolifero, ieri un gruppo guidato dalla compagnia russa Lukoil, insieme al partner giapponese Inpex Corporation si è aggiudicata un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar, nel Sud del Paese. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
La violenza non abbandona l’Iraq. Secondo dati ufficiali nel mese di aprile, 126 persone sono morte a causa di azioni dei terroristi. E non calano le tensioni politiche, in particolare per il processo in corso a Baghdad, contro il vice presidente sunnita Tareq al Hashemi, appartenente allo schieramento rivale del premier sciita Maliki e accusato di avere “commissionato” alle sue guardie del corpo atti di terrorismo. Nonostante tutto però si continua ad alimentare la speranza per il futuro del Paese. Eco positiva sta avendo il documento firmato a Kirkuk, nel nord del Paese, a fine aprile - da oltre 50 intellettuali, leader politici e religiosi iracheni, durante il convegno: "Costruire ponti per la pace", promosso dal locale arcivescovado caldeo. Un documento che afferma la volontà di convivenza, rispetto e dialogo. E a tracciare linee in questa direzione c’è anche l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, con sede a Sanremo, che in questi giorni proprio a Baghdad ha avviato il quarto corso sui diritti umani e diritto internazionale umanitario. Ai nostri microfoni il responsabile comunicazione e assistente al segretario generale, Gianluca Beruto:
R. – Questo progetto consiste in un corso di formazione per circa 40 esperti, consiglieri giuridici, funzionari governativi di varie sezioni del Ministero degli esteri, del Ministero degli interni e di quello che tutela la donna. Tutti loro apprenderanno le nozioni fondamentali del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Temi che sono di fondamentale importanza in uno scenario sempre più caratterizzato da violazioni in questo senso: creare una consapevolezza, promuovere un dialogo più che l’utilizzo della forza armata – sebbene questa, purtroppo, a volte sembri inevitabile – è molto importante.
D. – Gli iracheni stessi come vedono questa iniziativa?
R. – Sono entusiasti di poter beneficiare di programmi di questo genere. La stessa Nato opera nel campo del training: la Nato Training Mission in Iraq (Ntm-I) opera nel campo della formazione in senso lato e quindi non soltanto nel settore "specifico" del diritto umanitario, ma anche nella promozione di progetti volti all’educazione scolastica, di progetti che mirano alla promozione di capacità anche pratiche di professioni e quindi lo sviluppo di progetti nel campo dell’agricoltura, nel campo della medicina… Quindi la formazione, in ogni senso, è importante in questi Paesi in transizione, che passano da una situazione di piena conflittualità ad una situazione di relativa stabilità. L’iniziativa dell’Istituto internazionale di diritto umanitario (resa possibile grazie agli sforzi del Ministero degli esteri italiano ed all’ambasciata in Iraq) s’inquadra, dunque, in un processo portato avanti dalle organizzazioni internazionali quali la Nato, le Nazioni Unite e gli stessi governi. Importante è che ci siano attività volte alla diffusione, alla promozione e alla formazione di tutti coloro che sono coinvolti, in qualche modo, ad operare nelle istituzioni preposte anche alla salvaguardia dei diritti fondamentali.
In questo quadro complesso si tratta anche per l’oro nero, continuano a Baghdad le gare per ottenere gli appalti per lo sfruttamento petrolifero. Si stima che nel Paese risieda la quarta riserva di greggio al mondo. Ieri, nella quarta sessione, un gruppo guidato dalla compagnia russa "Lukoil" ha ottenuto, insieme al partner giapponese "Inpex Corporation", un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar, nel Sud del Paese. Dei 12 blocchi un altro è andato alla "Pakistan Petroleum" e un altro ancora ad un consorzio che vede riunite aziende del Kuwait, Turchia ed Emirati Arabi. Grande esclusa la statunitense "ExxonMobil", che avrebbe già concluso accordi con il Kurdistan. E mentre il ministro del Petrolio, Abdul Kareem Luaibi, ha dichiarato ai giornalisti che l'Iraq ha iniziato a preparare la quinta tornata di gare che sarà lanciata nei prossimi mesi, si apprende che saranno circa 60 i lotti di prospezione già disponibili per l’appalto.
Unione Europea divisa sulla crisi. Fuga di capitali dalla Spagna
◊ In attesa dell’esito del referendum irlandese sul fiscal compact, il patto europeo sulla stabilità, l’area euro si interroga sulla crisi economica, alla luce del recente allarme sul ritiro dei capitali dalle banche, che, dopo la Grecia, nei giorni scorsi ha riguardato anche la Spagna. Anche i Paesi orientali, sinora in grande progresso, denunciano un rallentamento. In India le opposizioni hanno dato vita ad una vibrante protesta di piazza per il vistoso aumento del carburante. Giancarlo La Vella ha intervistato Giacomo Vaciago, docente di Economia internazionale all’Università Cattolica di Milano:
R. – Sono problemi diversi. L’Asia ha frenato, perché altrimenti sarebbe cresciuta troppo, ma vari Paesi hanno già annunciato che nei prossimi mesi torneranno ad accelerare. Inoltre, abbiamo gli Stati Uniti in pericolosa campagna elettorale, dove Washington rischia nuovamente di paralizzarsi, come accadde un anno fa. Infine, l’Europa è divisa, soprattutto i 17 Paesi della zona euro. Noi siamo in moneta comune, non abbiamo un governo federale, ma siamo governati dalla capacità di cooperare dei 17 governi dei 330 milioni di europei che sono già sulla stessa barca. E’ come se su una nave ci fossero 17 comandanti: se si mettessero d’accordo, la nave potrebbe andare avanti; in caso contrario starebbe ferma o andrebbe allo sbaraglio. I padri fondatori dell’Europa lo sapevano benissimo. Sono partiti dalla moneta, sperando fortemente che i governi avessero poi la capacità di progredire verso una unione prima o poi anche politica. E in questi anni, purtroppo, di fronte alla grave crisi, i 17 governi, che condividono la responsabilità di guidare la barca della moneta comune, non sono stati all’altezza. Ogni Paese è tornato ad essere separato dagli altri: non so in quanti si stiano rendendo conto di questo, cioè che stiamo drammaticamente disfacendo i progressi degli ultimi dieci anni!
D. – Come in Grecia, anche in Spagna c’è l’allarme sul ritiro dei capitali. E’ solo un timore momentaneo, oppure stanno arrivando altri problemi?
R. – Attenzione: sono i capitali internazionali quelli che sono scappati. I cittadini, invece, hanno fatto poco ricorso a questo estremo rimedio. Quando questo succede, si è prossimi alla fine: a quel punto, un’economia moderna non funziona più! Cioè, torniamo al baratto …
D. – E’ un’economia, quella odierna, che risponde ancora alle leggi della domanda e dell’offerta? Perché, pur diminuendo la domanda a causa della forte tassazione sui cittadini, i prezzi sui beni non accennano a scendere?
R. – Bisogna distinguere. Sui prezzi delle materie prime, il rallentamento dell’economia si è subito visto. Nei grandi mercati globali tutte le materie prime fungono fortemente da termometro della domanda. Poi si arriva ai manufatti industriali e quindi al cittadino. Anche nei negozi, quando le cose vanno male, gli sconti aumentano, perché chiaramente l’economia sta soffrendo e, pur di vendere, tutti accettano margini ridotti. Il cittadino, però, se perde il posto di lavoro, non lo consola sapere che nei negozi i beni sono più economici.
D. – Costo del lavoro molto più alto che nei Paesi orientali, senza però la capacità di produrre più prodotti di qualità appetibili per il mercato: è questo oggi uno dei mali dell’Europa, secondo lei?
R. – Assolutamente sì! L’innovazione, la ricerca scientifica, i miglioramenti nel capitale umano sono la ricetta giusta. Noi non possiamo riposare sui passati successi, perché non è mai accaduto nella storia dell’umanità che tanti Paesi al mondo crescessero tutti nello stesso momento. Nei secoli scorsi, si cresceva a turno: prima l’Inghilterra, poi la Germania, poi gli Stati Uniti … Adesso, tutto il mondo corre. Quelli che avevano più reddito e civiltà già da tempo ora devono continuamente rinnovarsi, perché altrimenti c’è il rischio che vengano eliminati …
Presidenziali Usa: entra nel vivo la sfida tra Romney e Obama
◊ Entra nel vivo la sfida per la Casa Bianca, dopo che l’ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, ha conquistato, martedì scorso, la nomination a candidato presidenziale del partito repubblicano. Dal canto suo, l’ex segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, si è schierata con Romney, mentre i sondaggi vedono la sfida del 6 novembre quanto mai incerta. Per un commento su questa fase delle presidenziali Usa, Alessandro Gisotti ha intervistato Alia K. Nardini, americanista del Centro Studi “Tocqueville-Acton”:
R. – Si entra nel vivo della campagna elettorale statunitense e si vede prima di tutto dagli stop elettorali: questa è una strada che sia Obama sia Romney hanno intrapreso oramai a pieno ritmo, utilizzando i media per lanciare i messaggi più “forti” per conquistare la propria parte di elettorato e – si spera – ovviamente anche quella centrista, necessaria poi dopo per avere la presidenza. Cosa sta facendo Romney? Prima di tutto, sta presentando Obama come il "fautore" della crisi, o comunque come colui che l’ha aggravata senza essere assolutamente in grado di invertire tutti i trend negativi, dall’economia alla disoccupazione, in America. La seconda stategia di Romney è puntare sul rilancio del settore privato, quindi presentarsi come colui che è veramente in grado di rilanciare l’economia perché è esperto: chiaramente, Romney non può negare di avere un patrimonio economico consistente, però questo viene presentato come una credenziale per il candidato repubblicano. Quindi, pensa che così può convincere gli elettori di essere veramente capace di gestire le questioni economiche.
D. – Pur vincendo con largo anticipo le primarie repubblicane, Romney non ha però conquistato il cuore della base del Partito repubblicano. Questo quanto potrà influire sull’esito del voto del 6 novembre?
R. – Ci sono due problemi che Romney deve affrontare. Uno è appunto il cuore dei repubblicani; il secondo è il voto ispanico: sono due ambiti nei quali Romney sta facendo veramente molta fatica. Quanto questo peserà sarà dato sostanzialmente anche dalla scelta del vice presidente, che è un argomento del quale oggi, in America, si parla molto. Serve avere un candidato forte con la base, un candidato viscerale che sia in grado di parlare alla gente comune e soprattutto di conquistare la fiducia della classe media, cosa che Romney sta faticando ad ottenere, con questo candidato eventualmente Romney potrebbe cementare la base del Partito repubblicano.
D. – Obama ha chiamato al telefono Romney per congratularsi per la nomination; ha auspicato un dibattito civile … Tuttavia, si capisce già che invece la sfida, il confronto sarà molto aspro …
R. – Certamente. Infatti, questo denota proprio le grandi capacità strategiche e politiche di Obama che da un lato richiama il fair play e dall’altro attacca Romney a tutta forza, presentandolo come quel candidato che non ha assolutamente pensato al benessere della gente comune. Obama certamente sa come trovare i giusti toni per – da un lato – tendere la mano all’avversario, ma dall’altro attaccarlo sui temi che potranno metterlo in difficoltà.
Gran Bretagna: aumentano gli aborti multipli tra le adolescenti
◊ Degli oltre 38mila aborti effettuati da adolescenti nel Regno Unito durante il 2010, 5300 hanno riguardato teenagers che avevano già abortito almeno una volta. Sono dati del Ministero della Sanità britannico, anticipati dal Daily Telegraph. Lo studio, rileva casi di giovanissime arrivate fino alla settima interruzione volontaria di gravidanza e ha scosso l’opinione pubblica: c’è chi giudica fallimentare la strategia del governo di contrastare il fenomeno attraverso la diffusione gratuita di contraccettivi. Al microfono di Paolo Ondarza Josephine Quintavalle, membro della Pro Life Alliance di Londra:
R. – E’ ormai chiaro che queste giovani considerano l’aborto come fosse una forma di contraccezione, hanno perso completamente il senso di quanto avviene nell’aborto.
D. – Eppure, da cinque anni, il governo britannico promuove una campagna in favore della contraccezione, con distribuzione gratuita di contraccettivi tra le adolescenti. Una strategia che non funziona?
R. – Innanzitutto la contraccezione, specialmente fra i giovani, non sempre viene utilizzata correttamente, ma poi, soprattutto, sappiamo benissimo che la contraccezione non è infallibile.
D. – Tra l’altro l’indagine fotografa una diminuzione del numero degli aborti, ma non tiene conto di chi assume la pillola del giorno dopo o quella dei cinque giorni dopo, la EllaOne…
R. – Gli aborti sono in diminuzione solo tra le giovanissime, perchè se si guarda fra le donne fra i 20 e i 30 anni il numero degli aborti non sono diminuiti. E’ vero, queste statistiche non raccolgono informazioni sul consumo della pillola del giorno dopo e tanto meno dell’EllaOne. Noi abbiamo chiesto che venissero presi in considerazione. Siamo certi che ci sia stato un enorme aumento nel consumo di queste pillole, che noi rifiutiamo di chiamare contraccettive.
D. – Il fenomeno degli aborti multipli ha aperto un dibattito nell’opinione britannica, interrogando anche chi si è sempre detto favorevole all’aborto. C’è una contraddizione, secondo voi, in tutto questo?
R. – Certo, perché se viene legittimato l’aborto, un aborto, che male c’è se ne vengono compiuti sette? Questa è la contraddizione dell’Inghilterra: quando uno vuole avere un figlio, c’è tutta l’assistenza dello Stato, è un diritto, anche per le coppie omosessuali. Ecco la contraddizione: uccidiamo 550 vite ogni giorno in Inghilterra, ma allo stesso tempo si permette il ricorso a qualunque mezzo pur di dare un figlio a chi lo vuole.
D. – Va ricordato che in Gran Bretagna si può abortire anche a gravidanza avanzata…
R. – Gli aborti dopo la 24.ma settimana, fortunatamente, sono rari: ma in queste stesse statistiche relative al 2011 ci sono stati 29 aborti che sono avvenuti dopo la 32.ma settimana di gravidanza. Questo è barbarico e non è degno di uno Stato civile!
D. – Voi denunciate anche aborti da parte di donne che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita e poi hanno cambiato idea. Si ha l’impressione che l’aborto venga considerato come una soluzione facile…
R. – L’aborto è molto facile, ma è tristissimo pensare che uno chieda superficialmente la fecondazione assistita e poi cambia idea…. E’ un orrore quanto sta avvenendo in Gran Bretagna. Noi abbiamo le statiche peggiori di Europa!
D. – A fronte di queste statistiche, c’è un movimento o una coscienza pro-life che sta crescendo in Inghilterra?
R. – Sì, io lavoro in questo campo da tantissimi anni e negli ultimi due anni, finalmente, si comincia a vedere qualche progresso. Adesso che possiamo vedere in uno schermo l’immagine del bambino nell’utero, finalmente la gente ha cominciato a capire di più cosa accade nell’utero della donna… Questo è quello convince! Direi che il movimento della vita in Inghilterra sta facendo dei progressi e gli abortisti sono molto nervosi: finalmente assistiamo a cambiamenti. So che non potremo ottenere l’abolizione dell’aborto in pochi anni, ma finalmente l’uomo sta cominciando a prendere coscienza, che l’indifeso va difeso e non ucciso!
Vienna: Congresso di "Caritas Internationalis" contro la fame nel mondo
◊ E’ in corso oggi e domani a Vienna il Congresso internazionale sulla fame nel mondo e la sicurezza alimentare, organizzato da Caritas Austria, Caritas Europa e Caritas Internationalis, dal titolo “Un futuro senza fame”. Oltre 700 i partecipanti, da tutto il mondo. Un evento “per cercare soluzioni globali e durature alla situazione di 925 milioni di persone che nel mondo ancora soffrono la fame”, spiega Caritas internationalis. A Vienna sono presenti una trentina di relatori di fama mondiale: inizialmente era prevista la partecipazione di Kofi Annan, inviato speciale di Onu e Lega Araba in Siria, ma ha dovuto disdire. Al suo posto parla Tesafai Tecle, ex-vice direttore generale della Fao (Food and Agriculture Organization). Oggi interviene il commissario europeo Kristalina Georgieva e il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internationalis. "Ogni dodici secondi un bambino muore di fame. La fame non è inevitabile, le cause sono sociali, economiche e politiche" afferma il proporato. Gli obiettivi dell'evento, nell’intervista di Fausta Speranza con Thorfinnur Omarson di Caritas Europa:
R. – The aim is to make more...
L’obiettivo è quello di informare di più sul problema della fame nel mondo. Come è noto, ci sono un miliardo di persone nel mondo che soffrono per la fame, mentre un terzo del cibo viene sprecato. Quindi, questo è un fenomeno globale ed è un problema globale che deve essere affrontato. Si tratta di uno degli elementi alla base dell’intero lavoro della Caritas: combattere la povertà e la fame.
D. – Parliamo molto della crisi economica ma forse stiamo sostanzialmente dimenticando la povertà...
R. – Yes, that’s what we experience as well…
Sì, questo è quello che sperimentiamo anche noi. Qui a Bruxelles, per esempio, abbiamo incontri per discutere della crisi economica e su come uscirne, come migliorare la crescita economica e cose del genere. Ma siamo abbastanza certi che un’eventuale crescita economica non risolverà immediatamente il problema della fame; altri disordini devono essere affrontati ed ecco perché non dobbiamo dimenticare questo serio problema.
D. – Cosa si può fare?
R. – Caritas has put ....
La Caritas ha fatto, tramite anche questo Congresso, diverse richieste, proposte a coloro che prendono le decisioni sia a livello globale che a livello europeo e anche nazionale. Prima di tutto è molto importante che ciascuno riconosca il diritto al cibo per tutti. Questo deve essere riconosciuto a livello globale e rispettato. Inoltre, è importante il supporto alle attività agricole a livello familiare. Dobbiamo evitare il venir meno degli alimenti per il cambiamento climatico, che è un problema sempre più grande ogni anno. Quindi, ci sono molte cose che dobbiamo affrontare.
D. – Cosa dire sulle cause strutturali della fame?
R. – The causes are so diverses...
Le cause sono così varie. Caritas ha già accolto l’adozione da parte della Fao di linee guida riguardanti la proprietà terriera, in modo che vengano assicurati i diritti sulle terre da parte della popolazione locale e che siano protetti dal “land grabbing”, presente in vaste aree nel mondo, cioè lo sfruttamento in affitto delle terre. La Caritas chiede una struttura responsabile che segua le eventuali proteste nel momento in cui si decide per le terre, in modo che, in caso di violazioni, vengano riconsegnate, secondo la legge, ai legittimi proprietari. Questo è un problema in molti Paesi del mondo.
Siria: ennesimo venerdì di violenze. L’opposizione denuncia decine di vittime
◊ Ancora violenze in Siria nell’ennesimo venerdì di proteste contro il governo del presidente Assad. Gli attivisti segnalano 15 vittime nei pressi di Homs a seguito di nuovi bombardamenti dell'esercito. Altre 9 vittime civili sono segnalate, sempre dall’opposizione, nei dintorni della città meridionale di Deraa, teatro in queste ore di scontri tra esercito e ribelli, mentre 12 operai che si recavano al lavoro in una fabbrica a Qusair sono stati fermati sul bus sul quale viaggiavano e fucilati dalle forze filo-governative. Intanto a Ginevra è riunito in sessione speciale il Consiglio Onu sui diritti umani per esaminare una risoluzione di condanna della Siria dopo la strage di 108 persone la settimana scorsa nella località di Hula. In apertura dell’incontro è stato letto un messaggio dell'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay, per il quale “ad Hula sono ravvisabili crimini contro l’umanità”. Pillay ha inoltre lanciato un appello alla comunità internazionale ad appoggiare il piano di pace dell’inviato Kofi Annan per porre fine alla crisi in Siria e a chiedere un'indagine immediata sulla strage di Hula, pena “un vero e proprio conflitto” nel Paese, con ripercussioni in tutta la regione. Infine si registrano le dichiarazioni del ministro degli Esteri, britannico William Hague, secondo cui “tutte le opzioni" d'intervento vanno considerate in Siria, ma ha aggiunto che ancora non si è allo stadio di considerare un azione militare. (M.G.)
Siria. La denuncia del patriarca Gregorio III: “Cristiani vittime del clima di terrore”
◊ Rapimenti notturni con pagamenti di riscatti fino a 200mila dollari, case confiscate o fatte saltare in aria da parte di bande sunnite, continue incursioni nei quartieri cattolici e fedeli cristiani usati come scudi umani durante gli scontri tra ribelli ed esercito. È quanto sta subendo la comunità cristiana in Siria a causa del caos della guerra civile in corso. La denuncia arriva direttamente dal Patriarca melchita di Antiochia, Gregorio III Laham, secondo il quale nella contrapposizione tra governo e opposizione “si è inserito un terzo elemento che punta soltanto a sovvertire la legge”. Tutto questo – aggiunge il patriarca – produce “un vero e proprio esodo dei cristiani”. Gregorio III Laham esorta quindi l’immediata applicazione del piano di pace dell’inviato delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e boccia l’ipotesi di nuove sanzioni contro il governo del presidente Assad. (M.G.)
Israele-Gaza. Sparatoria lungo il confine: morti soldato israeliano e militante palestinese
◊ È di nuovo alta tensione nei Territori al confine fra Israele e la Striscia di Gaza. Stamani un miliziano palestinese si è infiltrato nel Negev israeliano nei pressi del kibbutz Nirim. Secondo radio Gerusalemme, l’uomo intendeva compiere ''un attentato grave, come il rapimento di un militare o di un civile''. Il miliziano è stato subito localizzato e nel successivo scontro a fuoco è stato ucciso, dopo che a sua volta aveva colpito a morte un sergente della Brigata Golani. Nelle ore seguenti alcuni colpi di mortaio sono stati sparati da Gaza verso lo Stato ebraico mentre l'aviazione israeliana ha condotto almeno un raid nel territorio controllato da Hamas che ha portato al ferimento di quattro palestinesi, uno dei quali versa in condizioni gravi. In un comunicato il portavoce militare israeliano ha ribadito che Israele non è disposto a tollerare incidenti del genere e che considera Hamas responsabile della escalation, in quanto quella organizzazione detiene a Gaza un controllo assoluto. (M.G.)
Egitto: l'esercito revoca lo stato di emergenza dopo 31 anni. Il Paese è ancora nel caos
◊ Il Consiglio supremo dei militari revoca lo stato di emergenza entrato in vigore nel 1981 dopo l'assassinio del presidente Anwar al-Sadat. Ieri, l'esercito ha assicurato in un comunicato che si atterrà alla sua responsabilità di difendere la popolazione finché il potere non verrà trasferito nelle mani di un'amministrazione civile. La revoca della legge era una della richieste fondamentali dei giovani di piazza Tahrir, ma fonti dell'agenzia AsiaNews sostengono che la decisione dei militari è prematura. "L'esercito - affermano - ha sbagliato a revocare lo Stato di emergenza e non sono chiare le ragioni che lo hanno condotto a questa decisione in questo preciso momento storico. Il Paese è ancora nel caos e rischia di cadere nelle mani degli islamisti, che si sentono già al di sopra della legge e hanno dato il via a una nuova rivoluzione". Con la fine dello stato di emergenza i militari hanno assicurato il rilascio di 500 detenuti arrestati seguendo le norme della legge ora abrogata. Per 31 anni, essa ha consentito a esercito e polizia di incarcerare i sospetti senza prove e di svolgere processi davanti a tribunali speciali. In tre decenni oltre 10mila persone sono state arrestate senza processo. Molte di loro sono a tutt'oggi in carcere o scomparse. "Il ritorno a leggi civili è positivo - sottolineano le fonti - ma solo in teoria". Il testa a testa per la poltrona di presidente in corso fra Mohamed Mursy (Fratelli musulmani) e Ahmed Shafiq (ex premier di Mubarak) spaventa la minoranza copta, che si trova a dover sostenere un ex membro del regime per evitare che il Paese cada nelle mani degli estremisti islamici. Essi continuano a compiere attacchi contro i cristiani che restano impuniti. "I cristiani - affermano le fonti - hanno paura dell'ascesa degli islamisti. Ogni giorno decine di famiglie fuggono dall'Egitto. Esse erano vessate anche durante lo stato di emergenza, ma con la sua fine chi garantirà alle minoranze la sicurezza sufficiente per sopravvivere, soprattutto nelle aree dove imperversano i salafiti?". (R.P.)
America Latina-Usa: la Chiesa condanna le leggi contro l'immigrazione
◊ I vescovi cattolici Latinoamericani e degli Stati Uniti d’America, al termine dell'incontro sulle migrazioni e la mobilità umana celebrato a Santo Domingo, hanno condannato le leggi definite "ingiuste" contro l'immigrazione, proposte negli Stati di Arizona e Alabama degli Stati Uniti, che inducono alla xenofobia e ledono il diritto della Chiesa a servire i migranti. I partecipanti, nel documento stilato dopo la riunione regionale - riferisce l'agenzia Fides - parlano della "sofferenza terribile" che subiscono le persone che cercano di entrare negli Stati Uniti dall'America Centrale, attraverso il territorio messicano. "In America Centrale e in tutto il Messico, i migranti diventano preda degli appartenenti alla criminalità organizzata, in particolare subendo il reato del sequestro, per estorcere denaro alle loro famiglie", affermano i vescovi e i partecipanti alla riunione, ricordando i recenti massacri di clandestini che si sono verificati nelle città messicane vicine al confine con gli Stati Uniti. Hanno inoltre denunciato che sono in aumento permanente in questa zona la tratta degli esseri umani e la schiavitù sessuale e lavorativa, soprattutto di bambini e donne. "Siamo preoccupati per la situazione dei minori non accompagnati, separati dalle loro famiglie, sottoposti a questo viaggio con molti rischi, e per l'aumento drammatico di deportazioni dagli Stati Uniti e Messico, che hanno portato ad una ancora maggiore separazione delle famiglie" denunciano. Critiche sono espresse anche nei confronti del governo degli Stati Uniti per l’applicazione delle leggi sull'immigrazione, "che portano ad abusare dei diritti fondamentali e alla proposta di leggi statali ingiuste, come quelle dell'Arizona e dell'Alabama, frutto del timore della presenza dei migranti". Il documento conclude ribadendo la volontà di proseguire gli sforzi per raggiungere una riforma globale dell'immigrazione negli Stati Uniti che rispetti i diritti dei migranti, eviti la separazione delle famiglie e riduca le deportazioni. (R.P.)
Irlanda: attesi 25mila pellegrini al Congresso Eucaristico internazionale
◊ Oltre 200 interventi e 160 workshop tra tavole rotonde, gruppi di riflessioni e concerti, animati dalla presenza di circa 25mila pellegrini. Sono i numeri del 50.mo Congresso Eucaristico internazionale, che si svolgerà dal 10 al 17 giugno a Dublino, presentati dai vescovi irlandesi in conferenza stampa a margine dell’Assemblea plenaria che si è conclusa mercoledì scorso. I presuli, riporta l'agenzia Sir, hanno riferito che sono 7.000 i pellegrini che arriveranno nella capitale irlandese in rappresentanza di 123 Paesi del mondo: saranno presenti delegazioni dal Giappone alla Tanzania, ma anche da Emirati Arabi e Taiwan. Circa 80 mila persone sono invece attese per la Statio Orbis, la cerimonia conclusiva che si terrà domenica 17 giugno a Croke Park e sarà presieduta dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, nominato dal Papa come legato pontificio per la celebrazione del Congresso eucaristico. Congresso Eucaristico che sarà preceduto domani, dal pellegrinaggio “Dublin camino” che toccherà le 7 chiese più antiche della capitale. Il cammino sarà guidato dall’arcivescovo cattolico di Dublino, mons. Diarmuid Martin, e dall’arcivescovo anglicano, Michael Jackson. Dal 6 al 9 giugno sarà poi la volta del Simposio teologico internazionale, con 320 partecipanti attesi, e vedrà tra gli altri come relatori il cardinale Kurt Koch (Pontificio Consiglio unità dei cristiani) e il cardinale honduregno Rodriguez Maradiaga. (M.G.)
Canada: la Chiesa mobilitata per il Sahel
◊ La Conferenza episcopale canadese (Cecc/Cccb). insieme alll’organizzazione cattolica canadese per lo sviluppo e la pace (Occdp), ha lanciato una vasta campagna nazionale a favore della regione africana del Sahel dove milioni di persone sono minacciate da una carestia causata da siccità, povertà cronica, deportazioni e conflitti. Rispondendo all’appello rivolto dal Santo Padre Benedetto XVI alla comunità internazionale, la Caritas Internationalis, insieme alle Caritas nazionali, tra le quali appunto Occdp, si è già mobilitata per sopperire ai bisogni più urgenti della popolazione e prevenire un disastro umanitario in Africa occidentale. In particolare, Sviluppo e Pace – riferisce il sito della Cecc, ripreso dall’Apic - in collaborazione con la Banca dei cereali del Canada, sta contribuendo alla distribuzione di derrate alimentari coordinata dalle Caritas di Mali, Niger e Burkina Faso, tre dei Paesi colpiti. Secondo le previsioni della Caritas Internationalis la crisi alimentare raggiungerà il culmine tra marzo e settembre in Burkina Faso, Mali, Gambia, Mauritania, Niger, Senegal, Chad , il nord della Nigeria e del Camerun, a causa delle scarse piogge seguite da grandi siccità, ma anche dell’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Ad aggravare ulteriormente la situazione della sicurezza alimentare contribuisce anche il rientro degli emigrati da Libia e Costa d’Avorio, come pure gli effetti della precedente crisi del 2010. Attualmente sono stimate in 15 milioni, di cui un milione di bambini, le persone a rischio fame e malnutrizione nella regione. La Conferenza episcopale canadese ha quindi deciso di organizzare una speciale colletta nelle parrocchie. (L.Z.)
Aung San Suu Kyi: “In Myanmar è ancora lunga la strada verso la democrazia”
◊ Non guardare con “sconsiderato ottimismo” alle riforme in Myanmar: è questo che ha affermato con convinzione questa mattina Aung San Suu Kyi nel suo intervento al Forum economico mondiale a Bangkok. Secondo la leader dell’opposizione birmana c’è ancora molta strada da fare verso la democrazia e il processo non è ancora “irreversibile”. La Suu Kyi ha poi invitato gli investitori esteri a prestare attenzione al popolo birmano, per garantire loro un miglioramento nella qualità della vita attraverso nuovi posti di lavoro ed evitare di alimentare corruzione e disuguaglianze. Ha sottolineato, inoltre, la necessità che il Myanmar possa prender parte ad un “mondo più prospero e pacifico”, concludendo il suo intervento con un richiamo alle autorità birmane. La parlamentare ha precisato, infatti, che “esistono già buone leggi in Birmania ma non disponiamo di un sistema giudiziario pulito e indipendente. Fino a che non vi sarà questo tipo di sistema – ha infine affermato – non hanno alcun senso nemmeno le migliori leggi del mondo”. Il Forum economico mondiale che si sta svolgendo in Thailandia è un appuntamento internazionale a cui partecipano 630 delegati provenienti da 50 nazioni, che si stanno confrontando sul tema “Plasmare il futuro della Regione attraverso la connettività”. Particolare interesse ha suscitato la presenza di Aung San Suu Kyi, poiché la visita a Bangkok è per lei il primo viaggio all’estero dopo 24 anni di confino forzato in patria. (A.C.)
Filippine: stop alla tratta di esseri umani. L’appello della Chiesa
◊ “Stop alla tratta di esseri umani”: questo l’appello lanciato dalla Chiesa filippina per bocca di mons. Broderick Pabillo, presidente del segretariato nazionale per l’azione sociale, la giustizia e la pace (Nassa). In particolare, il presule ha invitato le diocesi, le parrocchie e le comunità ecclesiali del Paese a moltiplicare gli sforzi e ad intraprendere iniziative contro la tratta nel Paese. “Fa parte della missione della Chiesa agire in questo campo – ha detto mons. Pabillo – e tutti noi dobbiamo risvegliare le coscienze della comunità su questo tema”. Le iniziative possono essere diverse, ha proseguito il presule: si va dall’affissione di striscioni o manifesti contro la tratta a percorsi di educazione e informazione su tale problema, per finire con la diffusione di materiale che promuova la sensibilità sociale della popolazione. “Dobbiamo fermare la tratta – ha ribadito il presidente del Nassa – Molti bambini e ragazzi e molte donne hanno subito esperienze di violenza e sfruttamento sessuale a causa del traffico di esseri umani”. “Questo commercio illegale di uomini – ha continuato il presule – è una forma moderna di schiavitù che sfrutta, in particolare, i deboli ed i poveri, ingannandoli con false promesse e trasformandoli in prede di attività delittuose, come il lavoro forzato o la prostituzione, privandoli dei diritti umani”. Per questo, mons. Pabillo ha richiamato l’importanza della vita umana, sottolineando come essa non sia “una merce da vendere per affari o per guadagno. La vita umana deve, invece, essere riconosciuta nella sua dignità e va quindi promossa, rispettata, protetta e sviluppata fino al raggiungimento della sua pienezza”. Infine, il presule ha chiesto al governo di mettere in atto ogni risorsa per fermare i trafficanti e sottoporli a giudizio: “Dobbiamo combattere contro l’aumento del traffico di esseri umani – ha concluso – Ma non si tratta di un compito o di una responsabilità esclusiva del governo, bensì di tutti”, poiché “ogni cittadino deve dare il suo contributo nella lotta alla tratta e bisogna unire le forze nel proteggere e difendere la vita ed i diritti umani”. (I.P.)
Indonesia: oltre 20 Chiese cristiane chiuse dalla polizia nel mese di maggio
◊ Continuano le limitazioni imposte alle comunità cristiane di Sumatra, a causa delle pressioni esercitate da gruppi islamici radicali sulle autorità governative. In diverse diocesi dell’isola – riferisce l’agenzia Fides – sono in atto intimidazioni ai gruppi cristiani, attraverso la mancata autorizzazione per l’utilizzo dei luoghi di culto e l’esplicito divieto di riunirsi a pregare. Sono 23 le Chiese che sono state chiuse nel mese di maggio dagli agenti di polizia locale. Di queste, 11 appartengono alla Gkppd (Protestant Christian Church of Pakpak Dairi); 6 alla Chiesa Evangelica di Indonesia; 3 sono le Chiese cattoliche, 2 sono della Chiesa metodista Gmi (Gereja Methodist Indonesia); una della Chiesa Hki (Huria Kristen Indonesia). Nella settentrionale provincia di Aceh, dove è in vigore la legge islamica, l’arcidiocesi di Medan incontra le maggiori difficoltà. Il sacerdote cattolico padre Teguh Bernard O Carm spiega che “alcune comunità protestanti vogliono lottare contro i radicali islamici per impedire tali abusi e questo potrebbe causare violenza e conflitti. Noi – prosegue padre Bermard – stiamo cercando di ottenere un incontro con i leader tribali locali e con le autorità civili, per dialogare e sollevare le questioni del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa”. (A.C.)
Pakistan: convegno sul ruolo attivo della donna nella società
◊ 130 donne cristiane si sono riunite in Pakistan per dibattere sul ruolo femminile nella società. Questo il tema al centro di un Convegno organizzato a Lahore, martedì scorso, dall’associazione Shaad (Social Harmony Awarness and Development). Nell’incontro si è discusso in particolare sulla partecipazione delle donne al processo elettorale, richiamando il loro diritto a votare e ad essere elette per assumere un ruolo più attivo nella società. In un’intervista rilasciata all’agenzia AsiaNews, l’attivista Guina Yousaf sottolinea che “di norma, alle donne è impedito di esercitare il diritto di voto dalle loro famiglie. Per questo – ha aggiunto - è fondamentale educare le donne ai loro diritti e incoraggiarle a rivendicarli”, perché la Costituzione ratificata dal Pakistan nel 1973 garantisce uguali diritti ai cittadini senza distinzioni di genere, etnia o religione. Il numero delle donne nei registri elettorali è sottostimato, dichiara il direttore esecutivo di Shaad, Younas Akhtar, riferendo che queste vengono ostacolate quando cercano di votare e vengono cacciate dai seggi. La situazione, infatti, sembra peggiorare negli anni: nel 2002 le donne erano il 40% degli elettori, numero che è sceso al 30% nel 2007. Il problema di fondo sono i “valori patriarcali, una legge discriminatoria, politiche inadeguate”, commenta Lillian Younas, vicepresidente di Shaad: le donne dipendono dagli uomini della propria famiglia anche per ricevere la carta d’identità. (A.C.)
Honduras: giovani in marcia per fermare la violenza nel Paese
◊ Circa 4.000 giovani honduregni parteciperanno ad una marcia che partirà l’8 giugno da Tegucigalpa ed arriverà il 10 giugno nel comune di Talanga, nella stessa regione centrale dell’Honduras Francisco Morazán, per chiedere al governo di disarmare la popolazione civile e di fermare la violenza nel paese, che registra una media di 19 morti al giorno. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la marcia (di circa 50 chilometri) dal titolo "Samaritani per amore", è organizzata dalla pastorale giovanile dell'Arcidiocesi di Tegucigalpa con l’invito a partecipare a tutti i giovani della zona. Uno degli organizzatori della marcia, Marvin Cruz, ha detto alla stampa locale che durante la marcia si farà richiesta al governo del presidente Porfirio Lobo "il disarmo dei civili e di fermare la violenza in Honduras", che nel 2011 ha registrato un numero annuale di omicidi pari all’86,5 per ogni 100.000 abitanti, secondo i dati forniti dalla Commissione dei Diritti Umani (Cdh). La marcia, coordinata anche dal parroco di Talanga, padre Miguel Mejia, vuole essere una manifestazione di fervore religioso ed "un'opportunità per accrescere la consapevolezza degli honduregni sulla possibilità di cambiare il clima di violenza che subisce l’Honduras", secondo gli organizzatori. "Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica e tutti i cittadini, far vedere che non tutti i giovani sono dei criminali" ha detto Marvin Cruz, che ha voluto notare che questa non è l'unica iniziativa per chiedere la pace nel Paese. Ci sono stati infatti altri eventi e marce nel comune di Cedros, a est della capitale honduregna, a Danlí, a Juticalpa (est), a Choluteca (sud), a Comayagua (al centro) e ad Esperanza. Sempre dai dati della Cdh (Commissione dei Diritti Umani), si apprende che la violenza in Honduras ha lasciato 46.450 morti tra il 2000 e il 2011, di cui 12.838 registrati nei primi 23 mesi del governo del presidente Lobo. Secondo le statistiche dell'Osservatorio sulla violenza dell'Istituto universitario della Democrazia, Pace e Sicurezza, l’80% delle persone che muoiono sono giovani e il 78,6% degli omicidi è commesso con armi da fuoco. (R.P.)
Nicaragua: nella Festa della mamma i vescovi difendono la vera famiglia
◊ “Noi vescovi del Nicaragua vogliamo presentare, a nome e per conto della Chiesa cattolica del nostro Paese, un tributo sincero di amore per tutte le madri del Nicaragua, e in particolare riconoscere quante hanno fatto delle loro case santuari di vita, scuole di religione e veri luoghi di amore, proprio in mezzo ad una società in conflitto e perfino, per molti aspetti, avversa al piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”. Inizia così il "Messaggio della Conferenza episcopale del Nicaragua per la festa della mamma" che si è celebrata in Nicaragua il 30 maggio. I vescovi ricordano nel messaggio, inviato all’agenzia Fides, che la celebrazione nazionale della festa viene da una tradizione cattolica, che la pone proprio a chiusura del Mese Mariano. Inoltre riguarda anche la famiglia, “e questo è anche il motivo per cui seguiamo da vicino, nella preghiera e nell'atteggiamento di discernimento alla luce della Parola di Dio, il dibattito sul nuovo codice della famiglia che si sta svolgendo in questi giorni in seno all'Assemblea nazionale” si legge nel documento. A questo proposito i vescovi denunciano i Paesi o i gruppi economicamente potenti di fare pressioni sui legislatori per fare in modo che il nuovo codice della famiglia accetti il cosiddetto “matrimonio” e l'unione di fatto tra omosessuali. Comunque "riconosciamo con soddisfazione che, nonostante le pressioni", i deputati nicaraguensi hanno mantenuto nel nuovo Codice il principio che "la vera famiglia ha come fondamento l'unione stabile tra un uomo e una donna" affermano i vescovi. Così “la Chiesa cattolica in Nicaragua darà, dinanzi al mondo, una testimonianza di rispetto dei valori cristiani in ciò che riguarda il matrimonio e la famiglia". (R.P.)
Scontri in Kosovo: ferito un militare americano e alcuni civili serbi
◊ Un militare della Kosovo Force (Kfor), la forza militare della Nato, è rimasto ferito questa mattina insieme ad alcuni manifestanti serbi durante gli scontri scoppiati nel nord del Kosovo. Il conflitto è esploso nel tentativo di rimuovere una delle barricate erette dalla popolazione serba per protestare contro la presenza di posti di blocco kosovari alla frontiera. La notizia è stata confermata da Uwe Nowitzki, portavoce della Kfor, il quale ha aggiunto che le truppe Nato si comportano seguendo il principio di un utilizzo minimo della forza, ma a volte per autodifesa ne viene fatto un uso adeguato. La situazione rimane tesa, anche a causa del divieto di circolazione, in vigore da oggi, di mezzi di trasporto con targhe serbe relative a località kosovare. Le autorità di Pristina hanno annunciato che tutte le auto che non rispettano le disposizioni saranno sequestrate e i loro proprietari denunciati. (A.C.)
Guinea Bissau. La Chiesa protagonista della mediazione tra le parti dopo il colpo di Stato
◊ Mantenere aperta la porta del dialogo per trovare soluzioni quanto più inclusive tra le diverse parti politiche. È il lavoro della Chiesa della Guinea Bissau, il Paese africano scosso dal recente colpo di Stato che ha portato al potere il governo di transizione avallato dalla Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao). Monsignor José Lampra, vescovo ausiliare di Bissau - sentito dalla Misna all’indomani delle nuove sanzioni (mirate contro alcuni individui) decise dall’Unione Europea – spiega che “il principio è quello di tener conto delle differenti sensibilità”. “E’ un fatto - sottolinea il presule - che il governo attuale è stato costituito in accordo con la Cedeao ed è altrettanto vero che il Paigc (al potere fino allo scorso aprile) non lo ha legittimato”. La Guinea Bissau si stava preparando per il secondo turno delle elezioni presidenziali che il 29 aprile avrebbero dovuto vedere di fronte il candidato del Paigc ed ex primo ministro, Carlos Gomes Junior, e il candidato del Partito di rinnovamento sociale Koumba Yala. Il 12 aprile però i militari hanno organizzato un golpe arrestando primo ministro e presidente e sospendendo le garanzie costituzionali. Alla transizione si è arrivati dopo l’intervento della Cedeao che ha anche inviato un contingente militare di circa 600 uomini. (M.G.)
“Noi vescovi del Nicaragua vogliamo presentare, a nome e per conto della Chiesa cattolica del nostro Paese, un tributo sincero di amore per tutte le madri del Nicaragua, e in particolare riconoscere quante hanno fatto delle loro case santuari di vita, scuole di religione e veri luoghi di amore, proprio in mezzo ad una società in conflitto e perfino, per molti aspetti, avversa al piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”. Inizia così il "Messaggio della Conferenza episcopale del Nicaragua per la festa della mamma" che si è celebrata in Nicaragua il 30 maggio. I vescovi ricordano nel messaggio, inviato all’agenzia Fides, che la celebrazione nazionale della festa viene da una tradizione cattolica, che la pone proprio a chiusura del Mese Mariano. Inoltre riguarda anche la famiglia, “e questo è anche il motivo per cui seguiamo da vicino, nella preghiera e nell'atteggiamento di discernimento alla luce della Parola di Dio, il dibattito sul nuovo codice della famiglia che si sta svolgendo in questi giorni in seno all'Assemblea nazionale” si legge nel documento. A questo proposito i vescovi denunciano i Paesi o i gruppi economicamente potenti di fare pressioni sui legislatori per fare in modo che il nuovo codice della famiglia accetti il cosiddetto “matrimonio” e l'unione di fatto tra omosessuali. Comunque "riconosciamo con soddisfazione che, nonostante le pressioni", i deputati nicaraguensi hanno mantenuto nel nuovo Codice il principio che "la vera famiglia ha come fondamento l'unione stabile tra un uomo e una donna" affermano i vescovi. Così “la Chiesa cattolica in Nicaragua darà, dinanzi al mondo, una testimonianza di rispetto dei valori cristiani in ciò che riguarda il matrimonio e la famiglia". (R.P.)
Rwanda: primo incontro dei vescovi con il nuovo nunzio apostolico
◊ Collaborazione nel segno della speranza: queste le linee che guideranno i rapporti tra la Conferenza episcopale del Rwanda (Cepr) ed il nuovo nunzio apostolico nel Paese, mons. Luciano Russo. Il presule, nominato il 16 febbraio scorso, si è insediato ufficialmente nel Paese africano il 23 maggio ed ha incontrato per la prima volta i vescovi locali. Salutando i membri della Cepr, mons. Russo ha sollecitato una “franca collaborazione”, ribadendo la disponibilità della nunziatura stessa. Dal suo canto, il presidente della Chiesa rwandese, mons. Smaragde Mbonyintege, ha sottolineato come l’arrivo del nunzio rappresenti “un grande motivo di speranza” per le diocesi locali, in particolari per quelle con sede vacante. Quindi, mons. Mbonyintege ha ricordato che il Rwanda, sebbene sia un Paese martoriato dal genocidio del 1994, avverte molto l’operato di Dio: “La Chiesa rwandese è forte e fragile allo stesso tempo – ha detto il presidente della Cepr – perché ha un gran numero di fedeli cattolici, serviti da un numero sufficiente di sacerdoti giovani e nutrita di molte vocazioni sacerdotali e religiose. Ma, al contempo, essa è fragile a causa della mancanza di esperienza di alcuni preti e della fede incerta della maggior parte della popolazione”. Infine, mons. Mbonyintege ha invitato mons. Russo a visitare le diocesi del Paese, invito che il nuovo nunzio ha promesso di realizzare quanto prima. (I.P.)
Polonia: festa missionaria dedicata al Beato Giovanni Paolo II
◊ “Costruiamo il ponte missionario con il Beato Giovanni Paolo II” è il tema su cui si è incentrato il IX Congresso nazionale organizzato dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (Poim) in Polonia. All’incontro che si è svolto a Varsavia il 26 maggio hanno partecipato circa 1.700 ragazzi delle diverse diocesi polacche. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dal direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) della Polonia, padre Tomasz Atlas, tra gli ospiti del Congresso figuravano la signora J. Baptistine Ralamboarison, segretario generale della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria; padre Gary Howley, direttore nazionale delle Pom in Irlanda; Jackie Pallas, segretario nazionale dell'Infanzia Missionaria in Irlanda; Berna Whiteley, segreteria dell'Infanzia Missionaria in Irlanda, oltre a missionari provenienti dai territori di missione. Questa giornata è stata una grande festa missionaria per i bambini e per i catechisti. Tutti hanno potuto apprendere notizie e informazioni sulle missioni, scegliendo tra le proposte di giochi interessanti organizzati da diverse congregazioni e gruppi missionari. L'Eucaristia, presieduta da mons. Kazimierz Romaniuk, vescovo emerito della diocesi di Varsavia-Praga, è stata al centro del Congresso. Il direttore nazionale della Pom in Polonia nella sua omelia ha incoraggiato i bambini e i ragazzi che partecipavano al Congresso, ad essere missionari ancora più zelanti, per portare Gesù ai bambini che gli sono vicini e ai fratelli e sorelle dei Paesi di missione. (M.G.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 153