Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/01/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella logica di Dio l’autorità non è potere ma servizio: così il Papa all’Angelus. Poi il pensiero ad alcune ricorrenze e il lancio delle colombe della pace con l'Acr
  • "Illustre uomo cattolico di Stato": così il Papa ricorda Scalfaro, ex presidente della Repubblica italiana, morto a 93 anni, nel telegramma alla figlia. Telegramma alla figlia e a Napolitano dal card. Bertone. Ai nostri microfoni il ricordo di padre Lombardi
  • Oggi la beatificazione di Hildegard Burjan, sposa, madre e parlamentare. Il cardinale Schönborn: la santità è possibile in politica
  • La conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
  • Comunicato congiunto sull’incontro bilaterale tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina per l’elaborazione di un accordo
  • Oggi in Primo Piano

  • Lunedì l'atteso vertice europeo sui temi economici
  • Violenze sulle donne in Pakistan: la testimonianza di una suora di Faisalabad
  • Giornata mondiale della lebbra, oltre 14 milioni le persone guarite negli ultimi 25 anni
  • Giornata di intercessione per la pace in Terra Santa: la storia di Angelica Calò Livnè
  • La credibilità dell'informazione al centro del convegno Ucsi a Caserta
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: si combatte a Damasco dopo la sospensione della missione della Lega Araba
  • Indonesia: a ottobre la prima Giornata indonesiana della Gioventù
  • Ecuador: tanti i minori a rischio nella città di Guayaquill
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella logica di Dio l’autorità non è potere ma servizio: così il Papa all’Angelus. Poi il pensiero ad alcune ricorrenze e il lancio delle colombe della pace con l'Acr

    ◊   L’autorità non è potere ma servizio: all’Angelus il Papa invita a non dimenticare la logica di amore di Dio che si distingue dalla sete di successo e che “risana dal peccato”. Un pensiero alla festa della Presentazione del Signore al tempio, Giornata Mondiale della Vita Consacrata, che si celebrerà il 2 febbraio e il ricordo di Hildegard Burjan che verrà proclamata Beata oggi pomeriggio. Ma anche una parola sulla Giornata mondiale dei malati di lebbra e sulla Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa. E poi il tradizionale lancio delle colombe per la pace con i ragazzi dell'Azione Cattolica. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Spesso per l’uomo l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo”. Lo ricorda Benedetto XVI spiegando che la logica di Dio è diversa:

    “Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è l’Amore.”

    “L’autorità divina non è una forza della natura”, afferma il Papa.

    “È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato.”

    Il Papa ricorda che giovedì prossimo si celebra la Giornata Mondiale della Vita consacrata:

    "Invochiamo con fiducia Maria Santissima, affinchè guidi i nostri cuori ad attingere sempre alla Misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità."

    Poi, dopo la preghiera mariana, il ricordo di Hildegard Burjan, laica, madre di famiglia, vissuta tra Ottocento e Novecento e fondatrice della Società delle Suore della Caritas socialis, proclamata Beata a Vienna:

    “Lodiamo il Signore per questa bella testimonianza del Vangelo!”

    Ma anche una parola forte sulla Giornata mondiale dei malati di lebbra.

    “Nel salutare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, vorrei far giungere il mio incoraggiamento a tutte le persone affette da questa malattia, come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio.”

    E una preghiera nella Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa.

    “In profonda comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terra Santa, invochiamo il dono della pace per quella Terra benedetta da Dio.”

    Nei saluti in varie lingue, in francese l’incoraggiamento a riconoscere la “fedeltà instancabile di Dio” e a sperimentare quanto “la sua Parola rende liberi e ci invita a uscire dal silenzio”. In inglese, l’auspicio che “nonostante le distrazioni della vita e l’apparente progredire del male, possiamo continuare a riporre fiducia in Gesù, Via, verità e Vita”. In tedesco, la citazione delle parole della laica proclamata Beata: ‘So per certo che esiste una sola vera felicità, ed è l’amore di Dio! Tutto il resto può dare soddisfazione, ma avrà valore soltanto se verrà da questo amore, se sarà fondato in esso’. “Lei – dice il Papa - ha vissuto di questo amore e in quanto fondatrice della Società delle Suore “Caritas Socialis” ha riunito attorno a sé donne che fino ad oggi continuano a voler essere sorgenti di quell’amore, per portare consolazione ed aiuto a persone sofferenti”. In spagnolo, l’invito a “rispondere alla Parola di Dio con una preghiera sincera, costante, umile”. In polacco un riferimento alla Giornata della vita consacrata con una preghiera per le vocazioni, sottolineando l’importanza del ministero di religiose e religiosi, la loro attività apostolica e caritativa nella Chiesa”. In italiano il saluto ai ragazzi dell’Azione cattolica che, con i loro educatori e familiari, hanno dato vita alla “Carovana della Pace”.

    “Vi ringrazio e vi incoraggio a portare dappertutto la pace di Gesù.”

    Due bambini, un maschietto e una femminuccia, sono accanto al Papa per il tradizionale lancio delle colombe. La bimba, leggendo un comunicato, ricorda l’impegno nell’ambito dell’AC a riflettere, anche nel silenzio, sul valore della pace, ricordando bambini che nascono in situazioni di difficoltà e raccontando dell’iniziativa per un centro di detenzione alternativo al carcere per ragazze minorenni promosso in Bolivia. E al Papa chiede:

    “Ti chiediamo di pregare insieme con noi per i nostri genitori, educatori e sacerdoti affinchè ci formino a essere testimoni e operatori di pace”.

    Il Papa libera le colombe, “come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero” e visto che in un primo momento sembrano voler ritornare all'interno, scherzosamente afferma: "Vogliono stare nella casa del Papa".

    In piazza San Pietro erano presenti tra gli altri oltre 2000 bambini dell’Azione Cattolica diocesana, partecipanti alla Carovana per la Pace. Ma come educare questi piccoli alla promozione della pace? Marina Tomarro ha raccolto le voci di alcuni educatori con loro in piazza.

    R. – Intanto, imparando a stare tra di loro, in pace. La condivisione, il rispetto vicendevole, l’ascoltarsi sono la base per un rapporto pacifico. E poi, facciamo degli adulti migliori! Chissà che non si possa avere un mondo migliore …

    R. – Credo che il modo migliore sia cercare di condividere insieme questa dimensione, che è irrinunciabile. Dalla famiglia, prima di tutto, e poi nelle attività a cui avviamo i nostri figli, cercando di condividerla, cercando di dare un esempio. La pace, secondo me, va promossa in ogni tipo di manifestazione.

    D. – Il Papa vi ha chiesto di essere voi stessi portatori di pace. In che modo rispondete al suo invito?

    R. – Io provo a promuovere la pace nel mio piccolo, naturalmente, aiutando i bambini e facendo agli altri quello che vorrei fosse fatto a me.

    R. – Cercheremo di essere portatori di pace vivendo una vita cristiana.

    R. - … facendo del bene agli altri …

    R. - … migliorando …

    R. - … aiutando gli altri: quando qualcuno è in difficoltà ed ha bisogno di aiuto …

    R. - … facendo piccoli gesti si ottiene tanto!

    R. – … aiutando gli altri, chi ne ha bisogno, e aiutando sempre tutti!

    E sul significato della Carovana della pace ascoltiamo Benedetto Coccia, presidente dell’Azione Cattolica di Roma.

    R. – La Carovana della Pace nasce nel 1978 ed è il momento conclusivo del mese della pace, che tutta l’Azione Cattolica dedica alla riflessione sul tema della pace; nasce per consentire ai ragazzi di testimoniare per le strade di Roma la loro volontà di pace, di impegnarsi a favore della pace.

    D. – Qual è il tema di questa edizione?

    R. – Il tema di questa edizione è la giustizia e la pace. I ragazzi sono stati chiamati a considerare alcune situazioni di mancanza di giustizia, in particolare nei riguardi dei loro stessi coetanei, e si impegneranno per risolverle.

    D. – In che modo si può spiegare ai ragazzi il bisogno di pace?

    R. – Il bisogno di pace è un bisogno che i ragazzi hanno insito nel loro cuore. Bisogna aiutarli a capire che la pace da un lato è un dono di Dio che va chiesto con la preghiera, e dall’altro è anche il frutto dell’impegno degli uomini. E quindi, loro sono chiamati a pregare per chiedere al Signore la pace, ma anche ad impegnarsi fattivamente per costruirla. (gf)

    inizio pagina

    "Illustre uomo cattolico di Stato": così il Papa ricorda Scalfaro, ex presidente della Repubblica italiana, morto a 93 anni, nel telegramma alla figlia. Telegramma alla figlia e a Napolitano dal card. Bertone. Ai nostri microfoni il ricordo di padre Lombardi

    ◊   E’ scomparso all’età di 93 anni Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica italiana dal 1992 al 1999. Papa Benedetto XVI esprime, in un telegramma, le sue più sentite condoglianze alla figlia dell’ex presidente, ricordandolo come un “illustre uomo cattolico di Stato”, che “si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell’Italia”. A firma del cardinale di Stato Tarcisio Bertone, due telegrammi: uno alla figlia e uno al capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano, in cui il porporato ricorda il “fedele servitore delle istituzioni e uomo di fede".

    Una vita al servizio dello Stato, Scalfaro era stato membro dell’Assemblea Costituente del 1946 e aveva ricoperto più volte il ruolo di ministro e di sottosegretario. Divenuto presidente della Camera nell’aprile 1992, fu eletto al Quirinale un mese più tardi, pochi giorni dopo la strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Falcone e gli agenti della scorta. In ricordo del presidente Scalfaro, il direttore della nostra emittente, padre Federico Lombardi porge un piccolo omaggio che definisce "personale e riconoscente”:

    Vorrei ricordare semplicemente due aspetti della vita e della personalità del Presidente Scalfaro. E’ uno degli ultimi e più eminenti rappresentanti di quella generazione che nel fiore delle sue forze si impegnò generosamente per la ricostruzione del Paese alla fine della tragedia del fascismo e della guerra, e lo fece con intensa passione ideale, serietà culturale e assoluta integrità morale, come testimonianza dell’impegno sociale e politico che scaturiva da una fede profonda e vissuta quotidianamente. Per questo fu un punto di riferimento importante, insieme ad altri, prima in Piemonte e poi nel Paese intero, non solo per i cattolici, ma per tutti coloro che vivevano il servizio all’Italia con grande rigore morale anche in tempi in cui questo diveniva purtroppo gradualmente assai più raro. A quella generazione di politici cattolici, che conobbi e ammirai in Piemonte nella mia prima giovinezza - e quindi al Presidente Scalfaro -, resterò sempre immensamente grato per la fiducia che seppero ispirarci nel valore di un impegno sociale, civile e politico, leale e disinteressato.

    Inoltre è una persona che non ha mai tenuta nascosta la sua fede cristiana, la sua piena partecipazione alla vita della Chiesa cattolica, e perfino la sua schietta devozione mariana. Così ha dimostrato efficacemente come si può essere allo stesso tempo profondamente credenti e convinti assertori – e nel suo caso anche massimi garanti - dei valori comuni fondanti della vita civile e politica del Paese, nel rispetto del pluralismo delle posizioni.

    Giorgio Napolitano, che si è recato stamane a casa di Scalfaro per un saluto, ricorda oggi “con profonda commozione” il suo predecessore, definendolo “un amico” e un esempio di “coerenza ideale e integrità morale”, in particolare per aver affrontato la presidenza con “fermezza e linearità”, in uno dei periodi “tra i più difficili della storia italiana”. Lo stesso Scalfaro parlava così del ruolo di Presidente della Repubblica:

    “Dev’essere dentro, come impegno. Ma dev’essere sempre al di sopra. Essere ‘al di sopra’ vuol dire fare ogni sforzo, con i limiti umani, per rispettare la verità, quindi dare torto anche agli amici o dare ragione all’avversario quando ce l’ha”.

    Fortemente critico sulla crisi dei valori della società contemporanea, Oscar Luigi Scalfaro interveniva così ai microfoni del nostro Alessandro Guarasci, in un'intervista ad aprile scorso:

    "In tutti i dibattiti, e sono molti, che ho con giovani e non giovani, do una mia definizione sulla realtà in cui viviamo: noi siamo nella miseria più profonda, culturale e morale. Dobbiamo avere la certezza assoluta che la verità vincerà sulla menzogna e il bene vincerà sul male. Questa sofferenza durerà ancora? Temo di sì, però dobbiamo avere dentro di noi questa certezza assoluta che la vittoria non può essere né del male, né dell’ipocrisia, né di questa serie di marciume che si è moltiplicato in questi anni anche da noi!".

    I funerali di Oscar Luigi Scalfaro avranno luogo in forma privata domani pomeriggio nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma. Il saluto al presidente potrà essere reso, sempre nella giornata di domani, nella vicina chiesa di Sant'Egidio dalle ore 10.30 alle ore 13.30.

    inizio pagina

    Oggi la beatificazione di Hildegard Burjan, sposa, madre e parlamentare. Il cardinale Schönborn: la santità è possibile in politica

    ◊   Nel pomeriggio, nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, proclamata Beata Hildegard Burjan, laica, madre di famiglia, attivamente impegnata in politica e fondatrice delle Suore della Caritas Socialis. A concelebrare il rito, il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, e – in rappresentanza del Papa - il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Grande festa in Austria per la Beatificazione di Hildegard Burjan: nata nel 1883, tedesca di origine ebraica, si converte al cattolicesimo; una volta sposata si trasferisce a Vienna, dove è eletta deputato nel parlamento austriaco. Vive l’attività politica come un servizio al Vangelo, a favore dei lavoratori oppressi, sulla scia dell’Enciclica sociale Rerum novarum di Papa Leone XIII. Nel 1912 fonda l’Associazione delle operaie cristiane a domicilio, aiuta le popolazioni affamate, crea una rete di assistenza alle famiglie, combatte il lavoro minorile. Nel 1919 fonda le Suore della Caritas Socialis. In tutto questo Hildegard vive pienamente la famiglia: ha una bella figlia, Lisa, che per motivi di salute, i medici le avevano consigliato di abortire incontrando il suo netto rifiuto. E’ abituata a dare la vita ogni giorno. Vede il volto di Gesù nei più poveri e nei sofferenti, è assetata di giustizia: “con il denaro e le piccole elemosine – diceva – non si aiutano le persone, ma bisogna ridare loro la fiducia che sono qualcuno e sono in grado di fare qualcosa”. Hildegard – ha affermato il cardinale Christoph Schönborn - è la dimostrazione che la santità è possibile in politica:

    R. – Es ist möglich, in der Politik Heilig zu werden. …
    E’ possibile diventare santi in politica. Ed è una grandissima gioia il fatto che con Hildegard Burjan venga beatificata la prima donna eletta democraticamente. Determinante per essere santi è la credibilità. La credibilità che nasce dalla coerenza tra fede professata e vita vissuta: il fatto che tra quello che “si crede” e la vita vissuta ci sia una vera identità. Nulla testimonia più chiaramente la fede che la vita, l’azione convincente. E indubbiamente è stato proprio questo che ha reso Hildegard Burjan convincente. Hildegard era una donna di una fede profondissima, che viveva della sua fede, è stata una donna eccezionale, una vera cristiana.

    D. – Hildegard ha dunque testimoniato il Vangelo con le sue opere ...

    R. – Sie hat vor allem mit der Tat das Evangelium verkündet. …
    Soprattutto con l’azione ha annunciato il Vangelo. Oggi si parla tanto di “nuova evangelizzazione. Molti si chiedono: cosa significa, in realtà? Credo che la beatificazione di Hildegard Burjan arrivi al momento giusto, per sottolineare proprio che il nocciolo della questione è l’azione. Hildegard è una cristiana che convince senza tante parole, perché agisce. Nella nostra epoca dobbiamo imparare di nuovo a capire cosa significhi essere discepoli. E per fare questo non abbiamo bisogno di teorie, ma di esempi, di persone che parlano con i fatti. Cosa significa essere discepoli di Gesù, oggi? Basta guardare Hildegard Burjan: ecco cosa significa essere cristiani! (gf)

    inizio pagina

    La conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

    ◊   L’ecumenismo ha vissuto una prima stagione, quella post-conciliare, che ha permesso di riavvicinare la Chiesa cattolica alle altre Chiese cristiane, dopo divisioni lunghe secoli. In tempi più recenti, invece, è cominciato un periodo in cui il rapporto ecumenico trae forza dalla continuità con cui esso viene sviluppato, più ancora che dai grandi eventi. È la convinzione di mons. Mansueto Bianchi, presidente Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei che, al microfono di Luca Collodi, traccia un bilancio della recente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:

    R. – Effettivamente, nell’intervento del Papa quello che colpisce, parlando della vicenda dell’unità dei cristiani e del cammino dell’unità, sono quelle che chiamerei le “virtù del quotidiano”: la pazienza, il coraggio, la generosità, la preghiera, l’impegno a riconoscere e a esprimere gli spazi di comunione possibili. Queste sono appunto le virtù del quotidiano perché, terminata – per così dire – la grande stagione dei gesti simbolici dell’ecumenismo, che frantumava e spezzava le croste di gelo durate secoli, comincia poi il cammino più quotidiano, più prosaico, in cui le difficoltà oggettive vengono messe all’ordine del giorno, si pongono sul tavolo dell’incontro, del confronto, della discussione. Questo può far sembrare che la vicenda ecumenica entri in un’impasse, entri in una specie di rallentamento o addirittura di freno, ma in realtà non è così: il cammino si fa – per così dire – più ritmato; trova un passo più quotidiano, più normale e diventa anche fatica e impegno – come dice il Santo Padre –il coraggio e la pazienza della vicenda di ogni giorno. Questo è un aspetto che nell’intervento del Papa mi ha molto colpito poiché focalizza, con molta precisione, la situazione del dialogo ecumenico in questo tempo.

    D. – Mons. Bianchi, perché l’unità tra i cristiani è così importante, anche guardando al tempo corrente, alla crisi, al sociale…

    R. – Perché chiese disunite, e talora chiese conflittuali, sono una controtestimonianza del Vangelo che vogliono annunciare e sono un segno contrario rispetto al progetto uomo, a quel progetto di umanità, di città, di civiltà, che ci portiamo dentro, che è ispirato al dono del Vangelo e che vogliamo cercare di far germinare, di far fiorire, di far sorgere dentro la convivenza delle persone. In una stagione di globalizzazione, la vicenda della Chiesa non può presentarsi come vicenda disarticolata, frantumata, atomizzata, men che meno come vicenda competitiva o addirittura rissosa, perché sarebbe un naufragare con i fatti quell’annuncio che noi portiamo con le parole.

    D. – A che punto è questo cammino tra i cristiani? Che passi in avanti, ad oggi, sono stati fatti?

    R. – E’ un dialogo sincero, un dialogo approfondito, un dialogo animato dalla buona volontà degli interlocutori e delle chiese che li sostengono e che stanno con loro e dietro di loro; ma è un dialogo che sta facendo i conti con l’oggettività delle differenze e con l’oggettività delle disunioni che esistono tra le Chiese. Quindi, al di là di quelle che sono le intenzioni, al di là di quello che è lo slancio del cuore, che è sempre importantissimo come motore della vicenda dell’unità, insieme alla preghiera e alla richiesta del dono di Dio, si stanno facendo i conti e si focalizzano quelle che sono oggettivamente le distanze. Questo naturalmente rende più faticosa, anche concettualmente, la vicenda dell’unità, ma la rende anche più realistica ed apre la possibilità di fare passi di avvicinamento che non sono – per così dire – soltanto simbolici e quindi in un certo senso spingono in avanti, anche se faticosamente e lentamente, il cammino dell’unità. (mg)

    inizio pagina

    Comunicato congiunto sull’incontro bilaterale tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina per l’elaborazione di un accordo

    ◊   In seguito alla ripresa dei negoziati bilaterali tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, un incontro ufficiale ha avuto luogo nella sede del presidente palestinese a Ramallah il 28 gennaio 2012.

    I colloqui sono stati co-presieduti da mons. Ettore Balestrero, sotto-segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati e dal ministro Ziad Al-Bandak, consulente del presidente dell’Autorità Palestinese per i rapporti con i cristiani.

    La parte palestinese ha consegnato alla delegazione della Santa Sede una risposta alla bozza di accordo proposta dalla Santa Sede in un incontro precedente, e i colloqui hanno avuto luogo in un’atmosfera positiva per rafforzare ulteriormente le relazioni speciali tra le due parti. Le delegazioni si sono accordate per costituire gruppi tecnici per continuare il lavoro sulla base della bozza, in vista di una sessione plenaria nella Città del Vaticano, prevista in un prossimo futuro.

    La delegazione della Santa Sede era composta da: l'arcivescovo Antonio Franco, delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina; mons. Maurizio Malvestiti, sotto-segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. Alberto Ortega, consigliere di nunziatura della Segreteria di Stato; mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, consigliere della delegazione apostolica di Gerusalemme.

    La delegazione palestinese era composta dal dr. Nabil Shaath, membro della Commissione centrale di Al-Fatah, dal dr. Bernard Sabella, membro del Consiglio legislativo palestinese, dal sig. Issa Kassissieh, vice-capo del Dipartimento dei negoziati dell’Olp, e dal sig. Wassim Khazmo, consigliere politico dell’Unità di sostegno ai negoziati dell’Olp.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Lunedì l'atteso vertice europeo sui temi economici

    ◊   Lunedì a Bruxelles, l’atteso Consiglio europeo sui temi economici. Poco prima dell’avvio del vertice dei capi di Stato e di governo dei 27, si incontreranno la cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Sarkozy e il premier italiano Monti. Delle misure in discussione, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Guerrieri, docente di economia internazionale all’Università La Sapienza di Roma:

    R. – Innanzitutto, devono decidere per quanto riguarda questo famoso “Fiscal Compact”, o accordo sulle regole di bilancio: una maggiore disciplina nella conduzione delle politiche fiscali e quindi un maggior rigore nel bilancio pubblico. Secondo aspetto importantissimo, però, è che devono decidere degli strumenti per difendere i mercati dei debiti sovrani dei Paesi più esposti, come Italia e Spagna. In pratica il rafforzamento delle risorse a disposizione del cosiddetto “fondo salva-Stati”, cioè mezzi di liquidità internazionale per i Paesi europei, sufficienti ad evitare attacchi speculativi. Terzo capitolo importantissimo: non basta il rigore, non basta la liquidità, ci vuole la crescita. E’ molto importante che si sottolinei che l’Europa è coinvolta sul piano della crescita. I Paesi devono fare i loro compiti a casa – e noi ne sappiamo qualcosa – ma senza un’azione dell’Europa che rilanci alcune iniziative per la crescita, per l’occupazione, non ci sarà possibilità di un aggiustamento in positivo. Di nessun singolo Paese.

    D. – Sullo sfondo c’è la situazione in Grecia, che definiremmo proprio in bilico. Ma in questo momento, bisogna parlare anche di Spagna, che sta raggiungendo il record di disoccupazione e che ha visto fallire la compagnia Spanair…

    R. – Il problema della Spagna è un problema anche nostro ed è il problema della Grecia. C’è una larga parte dell’Europa che sta conoscendo una fase recessiva che si sta aggravando. E allora, questo problema è il terzo pilastro del quale abbiamo parlato. Il rigore delle riforme che vanno fatte a livello nazionale è importante; la liquidità del “fondo salva-Stati” è importante proprio per scongiurare i gravi problemi che abbiamo a breve. Ma senza un forte rilancio sul piano delle scelte su come mitigare la recessione e creare le condizioni per un rilancio della crescita in Europa, rigore e liquidità – purtroppo – non saranno sufficienti. Ci sono alcuni segnali importanti – l’intervento di Angela Merkel al Forum di Davos di qualche giorno fa – che lasciano intravedere la possibilità che si incominci a parlare concretamente di misure politiche per la crescita in Europa.

    D. – A proposito di Davos: il cardinale del Ghana, Peter Kodwo Appia Turkson, ha chiesto provocatoriamente un Forum mondiale dell’etica economica. Quanto ci sarebbe bisogno di etica?

    R. – Io credo che ci sia bisogno assolutamente di porre mano a quella che è stata una delle componenti della grande crisi e delle ragioni per cui non usciamo da questa grande crisi, che è un deficit morale del sistema economico internazionale. Un deficit morale inteso come una straordinaria “predicazione”, attuazione dell’individualismo, della fiducia dei mercati e delle forze di mercato, completamente dissociato – poi – dalla responsabilità delle proprie azioni. Ci si è illusi che il mercato potesse in qualche maniera, proprio attraverso l’individualismo, supplire alla politica dei beni pubblici. In realtà, noi stiamo pagando oggi proprio questo eccesso di individualismo, perché non è vero che poi chi ha sbagliato si sia fatto carico dei propri errori: questi errori sono ricaduti su tutti noi, e proprio sui ceti più poveri e che avevano più bisogno di aiuto. Quindi, io credo che sia molto importante ripartire ristabilendo fortemente questa necessità di regole per il funzionamento anche dei mercati, regole altrettanto necessarie – se non addirittura più necessarie – delle logiche, invece, che riguardano il funzionamento dei singoli mercati. (gf)

    inizio pagina

    Violenze sulle donne in Pakistan: la testimonianza di una suora di Faisalabad

    ◊   “In Pakistan le donne imparano fin dalla tenera età che gli uomini hanno il diritto di picchiarle e maltrattarle”. A parlare è una suora pakistana, che opera in un centro della diocesi di Faisalabad, sostenuto anche da ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’. La religiosa assiste ragazze, donne e perfino bambine vittime di violenza, non soltanto in ambito familiare. Per motivi di sicurezza ha scelto di rimanere anonima, ma non per questo tace sui casi di abusi e sulle violazioni dei diritti umani nel Paese asiatico, proprio quando - come ha riportato nei giorni scorsi l’agenzia Fides - non cessa di crescere il bilancio delle vittime in Pakistan per la controversa legge sulla blasfemia e mentre le minoranze religiose continuano a soffrire per l’estremismo dilagante. L’esperienza della suora di Faisalabad, nell’intervista di Giada Aquilino:

    R. – I work with the women in Pakistan ...
    Lavoro con le donne in Pakistan che necessitano di un certo aiuto legale e, se si trovano in qualsiasi problema, noi forniamo loro l’aiuto di cui hanno bisogno.

    D. – Lei si prende cura di donne che si trovano in quali condizioni?

    R. - Mostly Christians. We don’t know how many women ...
    Sono donne per la maggior parte cristiane. Non sappiamo esattamente quante donne, perché dipende da quante persone vengono da noi. Chiunque venga, noi l’aiutiamo. Qualche volta si tratta di donne picchiate dai loro mariti o che hanno subito violenza domestica, qualche volta si tratta di molestie sessuali e anche di matrimoni forzati.

    D. – Che tipo di futuro aspetta le donne violentate?

    R. – Not much. There's no chance because in Pakistan ...
    Non un grande futuro. Non hanno chance perché in Pakistan una volta che le persone sanno che la donna è stata violentata, per lei poi è molto difficile trovare un marito. Soprattutto le persone che vivono lì intorno non accettano che questa donna entri nelle loro case come nuora. Qualche volta sono sposate a qualcuno che è lontano o è già vedovo o a uomini in età avanzata o che non hanno figli e cercano una moglie.

    D. – Di quanti casi si è occupata?

    R. – We cannot say every month ...
    Non possiamo dire ogni mese, non possiamo dire ogni settimana. A volte quattro o cinque ragazze cristiane, ma la gente non ne parla. La maggior parte delle volte si dice alla ragazza di stare zitta, perché è un grande tabù nella nostra società e verrebbe emarginata. A volte non lo dicono nemmeno alle madri, che nonostante siano così vicine non sanno nulla di quello che sta accadendo alla figlia.

    D. – Le donne vittime di violenza sono spesso trattate in base alla legge sulla blasfemia. Cosa succede?

    R. – Yes, because it is ...
    Sì, perché se la denuncia contro l’accusato arriva in tribunale, l’accusato o le persone a lui vicine vanno dalla famiglia della vittima e dicono: “se voi continuate con queste accuse, noi vi accuseremo di altri reati”.

    D. – Qual è la situazione della legge sulla blasfemia per i cristiani in Pakistan?

    R. – I think the law has been misused …
    Penso che la legge sia stata usata impropriamente, perché è stata usata come arma contro i cristiani. Quindi, non è che tutti i musulmani la pensino così, ma ci sono alcuni individui che per loro stessi usano impropriamente la legge. Per i cristiani e per le minoranze in Pakistan è come una spada che pende sulla loro testa costantemente. Quindi, quando siamo fuori non parliamo molto, perché qualcuno potrebbe usare quello che diciamo contro di noi. Non c’è libertà per nessuna minoranza, e quindi anche per i cristiani quando girano per strada.

    D. – Qual è l’impegno della Chiesa cattolica per le donne violentate?

    R. – Catholic Church is very active...
    La Chiesa cattolica è molto attiva. Abbiamo anche un programma tramite il quale parliamo alle donne dei diritti umani, della dignità femminile. La Chiesa cattolica fornisce strutture per quelle donne che sono state picchiate o hanno subito qualsiasi altra violenza. Quindi, la Chiesa cattolica non fornisce loro solo un aiuto, ma anche cure e un riparo. (ap)

    inizio pagina

    Giornata mondiale della lebbra, oltre 14 milioni le persone guarite negli ultimi 25 anni

    ◊   Si celebra oggi la Giornata mondiale dei malati di lebbra, lanciata nel 1954 dal giornalista e scrittore francese Raoul Follereau. Nel mondo questa malattia colpisce, ancora oggi, una persona ogni tre minuti ed è presente in diversi Paesi poveri e in vari Stati in via di sviluppo, tra cui India e Brasile. Nel 2010 sono stati identificati oltre 228 mila nuovi casi. Sono più di 14 milioni le persone guarite negli ultimi 25 anni e, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo sono circa 2 milioni i malati con gravi disabilità legate al morbo di Hansen. La lebbra, in realtà, non è letale se si interviene precocemente. Ma se è una malattia curabile, perché non viene debellata? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al presidente dell’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo), la dottoressa Anna Maria Pisano, medico cooperante in Africa per circa 10 anni con diverse Ong:

    R. - Ci sono tanti motivi per cui non viene debellata. La cosa peggiore della lebbra è che è una malattia emarginante. Da diverso tempo, trent’anni circa, la lebbra si può curare perfettamente con un trio di farmaci e si può curare molto bene. E’ però presente in Paesi molto poveri e quindi insieme alla povertà c’è l’emarginazione e insieme all’emarginazione c’è anche la difficoltà di raggiungere queste persone. E c’è anche il problema che la lebbra è una malattia con un tempo di incubazione lunghissimo, da uno fino a più di vent’anni. Per questo, tutte le possibili infezioni devono essere seguite. Tanti casi restano assolutamente non curati perché un paziente che viene scoperto con la lebbra, viene ancora isolato dalla famiglia e dalla società in questi Paesi.

    D. – “Perché il malato di lebbra cessi di essere lebbroso - ricordava Roul Follerau - bisogna guarire quelli che stanno bene, bisogna guarire quelle persone terribilmente fortunate che siamo noi da un’altra lebbra molto più contagiosa e più miserabile: la paura”. Come si guarisce dalla paura, dall’indifferenza verso questa malattia?

    R. - L’indifferenza: effettivamente noi cerchiamo di chiudere gli occhi davanti a queste cose. La lebbra è una malattia che si nasconde e quindi se non la vogliamo vedere, non la vediamo. E dalla paura, perché c’è sempre questa paura del contagio, che in realtà non esiste più: la lebbra è una malattia pochissimo contagiosa e il contagio è possibile solo senza un minimo di attenzione e di igiene. Ma il contagio della lebbra viene superato completamente con una settimana di terapia. Quindi è una malattia che, adesso, si può vincere molto bene, senza problemi. Però la gente si ricorda del malato di lebbra con tutte le disabilità, dei disastri che la lebbra fa a livello del viso, delle mani. E’ una malattia che rovina e rende veramente disabile il paziente. Tra l’altro, ho conosciuto malati di lebbra, per esempio in Ghana, dove sono stata due anni a lavorare con loro: sono persone eccezionali che convivono con la loro malattia in modo assolutamente sereno, cercando di rifarsi una vita, di continuare a lavorare nonostante le disabilità… Siamo stati abituati ormai nella nostra vita ad essere, per esempio, il più autonomi e più efficienti possibile, senza disabilità… La lebbra è una malattia che fa paura perché ricorda la morte, ricorda la distruzione. Come si vince la paura? Si vince col nostro avvicinarci al fratello, col nostro amore, con la nostra considerazione, minima, verso le persone. Si vince ricordandosi che tutti quanti, anche i lebbrosi, sono uomini come gli altri. Roul Follerau diceva: “Facciamo in modo che il malato di lebbra sia un uomo come gli altri, che ad un certo punto può veramente essere lui artefice della società”.

    D. - Una malattia come la lebbra si vince anche dando un piccolo, importante contributo: con poco più di 10 euro al mese si può finanziare, ad esempio - tramite l’Aifo - la cura completa di una persona affetta dal morbo di Hansen…

    R. - La lebbra è una malattia che può essere curata molto bene, quando ad un certo punto ci sono solo piccole macchie, dopodiché una persona guarisce completamente. La lebbra, anche la peggiore, si può curare veramente con poco. Un malato di lebbra che è guarito ma che rimane invalido, ha bisogno di essere reinserito in società e quindi ci sono i gruppi di aiuto. E con tutte queste iniziative di microcredito, riescono a reinserirsi nella famiglia, nella società e, addirittura, riescono a diventare protagonisti. Questi malati di lebbra che si riuniscono proprio in gruppi riescono a diventare uomini come gli altri.

    D. – Chi non è mai stata indifferente ai malati di lebbra, oltre alla vostra associazione, è anche la Chiesa missionaria che offre concrete possibilità di recupero, di reinserimento nella società…

    R. – I missionari sono stati i primi che si sono attivati per i malati di lebbra. I malati di lebbra appaiono nel Vangelo varie volte, Gesù li avvicina… La nostra associazione, l’Aifo, i primi rapporti li ha avuti con i missionari e buona parte dei rapporti li ha tutt’ora con i missionari. In India, dove io sono andata da poco, abbiamo 29 progetti, tra India e Bangladesh. Sono tutti progetti con suore e padri delle missioni che seguono veramente, con grande amore e con grande capacità professionale, queste persone. (bf)

    inizio pagina

    Giornata di intercessione per la pace in Terra Santa: la storia di Angelica Calò Livnè

    ◊   Come ha ricordato il Papa all'Angelus, si celebra oggi la quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa: in 2500 città di tutti i continenti, migliaia di persone pregano per la pace e la riconciliazione nella Terra di Gesù e nel mondo. E da un kibbutz dell'Alta Galilea arriva la testimonianza di come la pace sia possibile. A parlare è Angelica Calò Livnè, fondatrice del Teatro dell'Arcobaleno, una compagnia di ragazzi ebrei, cattolici e musulmani impegnati ad abbattere i muri del pregiudizio e dell'incomprensione. L'intervista è di Emanuela Campanile:

    R. – Sono andata a vivere in un kibbutz ed è una vita completamente diversa da quella che avevo a Roma. Il nostro kibbutz si trova al confine con il Libano e questa è la prima cosa che ha cambiato completamente la mia vita: dalla lingua al modo di pensare, al modo di vivere, al vivere in una comunità. Già dal primo momento ho deciso di studiare teatro, perché credevo che fosse un ottimo splendido strumento per l’educazione. Vivendo in un posto come quello in cui vivo, dove sono circondata da, perlomeno, otto etnie diverse e culture diverse, ho deciso di aprire appunto questa Fondazione, per educare al dialogo attraverso le arti.

    D. – Moltissimi i ragazzi che si fanno coinvolgere in queste iniziative. E le loro famiglie?

    R. – I genitori sono molto, molto contenti, molto orgogliosi che gli sia data questa opportunità. Da quando c’è questo teatro in questi dieci anni, noi siamo andati decine di volte da loro e loro sono venuti da noi a cena; ci invitano ai loro matrimoni così come noi li invitiamo alle nostre feste. Ci sono, però, molte persone che sono ancora molto contrarie al fatto che i palestinesi si incontrino con noi. Ci sono molte correnti negative.

    D. – L’iniziativa della quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa cade quasi in coincidenza con la Giornata della memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto. Perché è importante ricordare?

    R. – Te lo dico attraverso una testimonianza personale. Io sono andata due volte con i miei ragazzi, i ragazzi del movimento giovanile, a fare un viaggio, un pellegrinaggio in Polonia e il posto più terribile dove siamo arrivati è stato Majdanek, che è uno dei campi di sterminio meno conosciuti, perché Birkenau, Auschwitz e Treblinka sono conosciuti da tutti. Tu arrivi e, dopo aver fatto un giro, aver visto i forni crematori, vedi una piazza enorme, coperta da un tetto e piena di ossa frantumate. Questo perché? Perché le ossa nel forno crematorio non si disintegrano. Quindi, dopo aver bruciato queste persone, prendevano le ossa e le raccoglievano tutte in questo grande contenitore. Tu le guardi e dici: “Dio mio, ma come può succedere una cosa del genere?” Sopra c’è un’iscrizione che dice: “Chi non ricorda la storia, chi non conosce la storia, è destinato a ripeterla”. (ap)

    inizio pagina

    La credibilità dell'informazione al centro del convegno Ucsi a Caserta

    ◊   “La banalizzazione” da parte dei media “nell'affrontare i problemi, anche i più tragici, è diseducativa e irrispettosa”. Così il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Oggi, intanto, a Caserta il Congresso dell’Ucsi, l'Unione Cattolica Stampa Italiana, sul tema: “La credibilità dell’informazione in Italia: verso un giornalismo di servizio pubblico”. Ma oggi il bene comune è davvero prioritario per chi opera nei media? Paolo Ondarza lo ha chiesto ad Andrea Melodia, presidente dell'Ucsi:

    R. – La crisi generale del Paese è anche legata ad un modo di raccontarci che non sempre rispecchia la verità, che non genera coesione sociale, insomma: che genera più divisione che unità. Il problema, comunque, si risolve soltanto con un supplemento di responsabilità, di professionalità e di competenza da parte di tutti.

    D. – Viviamo un momento di crisi anche politica: una politica che negli ultimi anni è stata caratterizzata da uno scontro violento, amplificato spesso dalla stampa …

    R. – Assolutamente sì. Io credo che la responsabilità principale, da questo punto di vista, forse più ancora che della stampa venga dalla televisione. La televisione ha aiutato in negativo la politica a farsi raccontare come spettacolo: non si guarda più alla politica per le sue capacità di decisioni ma per il modo con cui essa stessa si racconta.

    D. – Illuminante, in proposito, la riflessione di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali: “Occorre ritrovare il tempo del silenzio – ha detto il Papa – per dare valore alle parole” …

    R. – E’ vero. E’ vero che il silenzio diventa oggi sempre più una necessità interna alla pratica della comunicazione. Silenzio significa riflessione, comprensione, capacità di discernere. Se non riusciamo a realizzare questo, comunichiamo veramente male: comunichiamo cose inutili, cose che sono da buttar via. (gf)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: si combatte a Damasco dopo la sospensione della missione della Lega Araba

    ◊   Si combatte in Siria alla periferia orientale di Damasco, dove l’esercito fedele al presidente Bashar Al-Assad sta cercando di riconquistare le zone occupate dai ribelli. Si tratta dell’azione “più intensa vicino alla capitale dall’inizio della rivolta”, ha denunciato alla Bbc Rami Abdul Rahman, capo dell’Osservatorio siriano sui diritti umani. Questa mattina almeno cinque civili sono stati uccisi nel quartiere di Ghoula, dove sono arrivati circa 2.000 soldati, sostenuti da carri armati e blindati. Nella notte l’artiglieria del regime ha bombardato i sobborghi di Saqba, Hammouriya e Kfar Batnba, causando 12 morti e 30 feriti. “La metà delle vittime sono civili, gli altri sono disertori”, rendono noto attivisti antigovernativi. Questa “recreduscenza della violenze” è alla base della decisione della Lega Araba di sospendere la propria missione in Siria. “Gli osservatori rimarranno nel Paese, ma bloccheranno temporaneamente ogni attività” - ha annunciato un responsabile dell’organizzazione panaraba - in attesa della decisione definitiva che sarà presa il prossimo 5 febbraio. Intanto le autorità di Stato siriane, "dispiaciute e sorprese" del ritiro, giudicano il provvedimento della Lega Araba "un tentativo di influenzare le decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Sul fronte diplomatico, infatti, proseguono le trattative con la Russia per raggiungere un accordo su di una risoluzione comune del Consiglio di Sicurezza contro Bashar Al-Assad. Mosca, finora contraria ad ogni sanzione politica ed economica verso Damasco, si è detta disponibile a negoziare, sebbene le proposte finora avanzate dai Paesi arabi e occidentali siano state più volte definite "inaccettabili". Scettiche le opposizioni di Assad, che tramite il Consiglio nazionale siriano hanno lanciato un appello a tenere manifestazioni davanti ai consolati russi di tutto il mondo, per protestare contro le posizioni del Cremlino. (A cura di Michele Raviart)

    inizio pagina

    Indonesia: a ottobre la prima Giornata indonesiana della Gioventù

    ◊   Finalmente anche i giovani cattolici indonesiani avranno la loro Giornata nazionale della Gioventù. L’appuntamento è dal 20 al 26 ottobre a Sanggau, nella provincia del West Kalimantan. Ad annunciarlo nei giorni scorsi a Giakarta è stato il presidente della Commissione per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale (Kwi) , mons. John Philip Saklil, vescovo di Timika. “Questa Giornata indonesiana della Gioventù – ha spiegato il presule citato dall’agenzia Ucan – non sarà solo un’occasione per affrontare i problemi dei giovani oggi, ma anche un modo per stimolarli ad una maggiore attenzione verso gli altri”. Non sarà solo una festa, ha aggiunto mons. Saklil, bensì “un movimento di laici che vuole farci capire che il volto dei giovani è il volto di Gesù Cristo e quindi che quello dei giovani cattolici è il volto della nostra Chiesa e anche della nostra società”. Analogamente alle Giornate mondiali della Gioventù, la Iyd di Sanggau sarà scandita da momenti di catechesi, seminari e scambi culturali. All’evento sono attesi circa tremila giovani da tutto il Paese. L’iniziativa della Conferenza episcopale indonesiana segue l’esempio di altre Chiese locali del Continente come quella coreana e quella di Taiwan sull’onda del successo delle Giornate Mondiali e delle Gmg continentali lanciate in Asia una decina di anni fa. (L.Z)

    inizio pagina

    Ecuador: tanti i minori a rischio nella città di Guayaquill

    ◊   Sono tanti i minori che vivono in condizioni disagiate a Guayaquil, città dell’Ecuador occidentale. Non hanno più di 15 anni e vagano per la città commettendo scippi e rapine per sopravvivere. Dormono per strada senza coperte e la loro condizione li rende vittime ideali per le bande criminali, che li coinvolgono in attività illecite. La denuncia, riferisce l’Agenzia Fides, arriva dalla polizia ecuadoregna specializzata in bambini ed adolescenti (Dinapen), che in una ricerca sottolinea come un’alta percentuale di questi minori viva per strada dopo essere fuggita da casa in seguito alle aggressioni subite da parte dei genitori alcolizzati o tossicodipendenti. Quando vanno via dalle rispettive famiglie, questi bambini vivono in ripari di cartone e sacchi di juta, in condizioni che mettono a rischio la loro salute. Nel corso del 2011, il Dinapen, attraverso interventi speciali, ha recuperato 173 giovani (152 maschi e 21 femmine). Altri minori sono spesso incoraggiati dalla famiglia a mendicare cibo e vestiario agli angoli delle strade, ai semafori o nei parchi. Tuttavia, grazie al programma pubblico “dignità, per un Ecuador senza mendicanti”, nel 2011 l’accattonaggio è diminuito del 50%. Nel 2010 bambini che chiedevano l’elemosina erano infatti 6.683, mentre l’anno successivo il loro numero si è ridotto fino a 2.171. (M.R.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 29

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.