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Sommario del 17/01/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il 13 maggio il Papa in visita pastorale ad Arezzo e Sansepolcro. L'annuncio del vescovo mons. Fontana
  • Don Sergio Pellini è il neo direttore generale della Tipografia Vaticana
  • Messa del cardinale Comastri per Sant’Antonio: ritrovare giustizia e solidarietà con l’aiuto di Dio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Naufragio Concordia: 6 morti accertati. Individuati altri 5 cadaveri. Rischia 15 anni il comandante Schettino
  • La Grecia a rischio default. La troika ad Atene, nuova ondata di proteste
  • Proteste nella Repubblica Democratica del Congo: l'impegno dei vescovi per il dialogo e la non violenza
  • Giornata per il Dialogo ebraico-cattolico: i commenti del rabbino Laras e don Battaglia
  • Gli immigrati asiatici in Italia, risorsa da valorizzare. Da Manila il richiamo di Caritas-Migrantes
  • Alla Gregoriana, convegno per celebrare l'opera teologica di mons. Luis Ladaria
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • La Siria respinge la proposta di invio di truppe della Lega Araba avanzata dal Qatar
  • Commando attacca un posto di polizia nella provincia irachena di Al Anbar: 5 agenti uccisi
  • Pakistan. Chiesa saccheggiata e bambini cristiani malmenati: li difende una blogger musulmana
  • Pakistan: le scuole cattoliche nel Punjab lanciano un grido d’allarme
  • Martin Schulz neopresidente dell'europarlamento: ruolo più decisivo per l'assemblea di Strasburgo
  • Coree: Seul apre al dialogo e agli aiuti verso il Nord; per i vescovi “è la strada giusta”
  • Chiese di Gerusalemme: il programma della Settimana per l'unità dei cristiani
  • Belgio: perquisizioni oggi anche nella diocesi di Bruges
  • Indonesia: radicali islamici attaccano due parlamentari a una celebrazione della Yasmin church
  • Messico: il cardinale Rivera invita a partecipare da protagonisti alle elezioni di luglio
  • Cina: riconoscimento ufficiale a un cattolico disabile morto in difesa di una ragazza
  • Sri Lanka: concluso l'Anno di celebrazioni per il 300.mo della morte di padre Vaz
  • Palermo: il cardinale Romeo ai funerali di padre La Grua, esorcista di livello internazionale
  • Portogallo: l’Opera Cattolica per le Migrazioni celebra i suoi 50 anni di fondazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il 13 maggio il Papa in visita pastorale ad Arezzo e Sansepolcro. L'annuncio del vescovo mons. Fontana

    ◊   Cinquecento anni dopo l’ultima visita pontificia, un Successore di Pietro torna a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. È la notizia, annunciata questa mattina con gioia, dall’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, della visita pastorale che Benedetto XVI compirà nell'arcidiocesi domenica 13 maggio prossimo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Le sue pietre raccontano una storia di mille anni, che rimanda a Gerusalemme e alle pietre del sepolcro di Cristo. Il Papa, a maggio, sosterà in preghiera nella Concattedrale di Sansepolcro, giunta al decimo secolo di fondazione. “La nostra letizia è grande”, ha detto mons. Fontana, annunciando oggi la prossima vista di Benedetto XVI. “Il Santo Padre – ha detto ancora il presule – vuole celebrare con noi l’anno millenario, valorizzando l’identità spirituale della nostra comunità ecclesiale”. Ricordando come il primo nucleo della chiesa aretina venne edificato al tempo del martire San Donato e dei Santi monaci di Camaldoli – gli “evangelizzatori della nostra terra”, ha ricordato – mons. Fontana ha riferito dell’altra sosta che nel pomeriggio di domenica 13 maggio il Papa compirà al Santuario della Verna, uno dei centri – ha affermato – “illuminato dalle stimmate" di San Francesco.

    Un Papa torna dunque a Sansepolcro dopo 500 anni “per sottolineare ancora – ha soggiunto l’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – i legami della nostra diocesi con Gerusalemme e la volontà che la città dei pellegrini Arcano ed Egidio seguiti ad essere accogliente verso chi arriva da lontano e impegnata nella ricerca della giustizia e della pace”. “Siamo molto grati al Signore e al Santo Padre – ha concluso – per la grazia della visita del Successore di Pietro alla nostra Chiesa diocesana, che ha un ulteriore dono per rinnovarsi come avvenne con l’indimenticabile incontro con il Beato Giovanni Paolo II nel 1993”. Nel corso della visita pastorale, Benedetto XVI incontrerà l’intera Chiesa aretina, cortonese e biturgense nella piazza della Cattedrale di Arezzo, dove alle 10 presiederà la Messa seguita dalla preghiera del Regina Caeli. Nel pomeriggio, come detto, le previste visite al Santuario della Verna e alla Concattedrale di Sansepolcro.

    E al microfono di Alessandro Gisotti, la gioia dell’arcivescovo Riccardo Fontana, subito dopo l’annuncio della visita pastorale del Papa nella sua diocesi:

    R. – La Chiesa aretina, cortonese e biturgense è lietissima di accogliere Pietro. E’ una visita pastorale e quindi vogliamo che la nostra Chiesa si confronti con il Papa, in una dimensione ecclesiale che è anche una festa per la città e la provincia.

    D. – Quale saranno i momenti più significativi di questa visita che sarà, sì, di un giorno, ma molto intensa?

    R. – Una celebrazione dell’Eucaristia sulla piazza del Duomo ad Arezzo, poi il Santo Padre desidera andare al Santuario della Verna, dove San Francesco ha ricevuto le stimmate ed infine a San Sepolcro, che è la città che celebra il millennio.

    D. – Da ultimo, come vi preparerete a questa visita?

    R. – Naturalmente, dovremo dare il primo spazio al Signore. Siamo in un momento in cui la nostra bella Chiesa si presenta al Papa con grande tensione spirituale, attenta al suo Magistero. Grazie al Papa che viene a visitarci. (vv)

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    Don Sergio Pellini è il neo direttore generale della Tipografia Vaticana

    ◊   Il salesiano don Sergio Pellini è stato nominato dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nuovo direttore generale della Tipografia Vaticana - Editrice L'Osservatore Romano.

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    Messa del cardinale Comastri per Sant’Antonio: ritrovare giustizia e solidarietà con l’aiuto di Dio

    ◊   Piazza San Pietro ospita oggi una piccola fattoria con tanti animali da allevamento: è il modo, ormai tradizionale, per celebrare l’odierna festa di Sant’Antonio Abate, patrono degli allevatori e protettore degli animali. I festeggiamenti sono stati organizzati dall’Aia, l’Associazione italiana allevatori. Momento culminante della mattinata, la Messa celebrata in San Pietro dal cardinale Angelo Comastri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Viviamo un momento difficile – ha detto il cardinale Comastri all’inizio della Messa – il mondo attraversa delle turbolenze che noi non conoscevamo in tempi recenti”. E tuttavia, ha sottolineato l’arciprete della Basilica vaticana, non bisogna scoraggiarsi:

    “Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per ritrovare le radici dell’onestà, le radici della giustizia, le radici della laboriosità, le radici della solidarietà”.

    Nell’omelia, si è dunque soffermato sulla testimonianza del Beato Giovanni Paolo II di fronte alla prova della sofferenza. Ed ha sottolineato che Karol Wojtyla ha vinto la sofferenza trasformandola in occasione per credere e amare di più, come ha mostrato in modo straordinario dopo l’attentato in Piazza San Pietro. Quindi, il cardinale Comastri ha ricordato con commozione il suo ultimo incontro con il Papa, il primo aprile del 2005:

    “Mi colpirono gli occhi. Pensate che era sulla soglia della morte e Giovanni Paolo II aveva due occhi che sembravano due finestre aperte sul paradiso. Era sereno, luminoso… Certamente, perché sapeva che andava incontro al Signore, ma era sereno anche perché era convinto di aver dato tutto. Di essersi speso tutto per il bene”.

    In questo, ha detto il cardinale Comastri, il Beato Wojtyla è un modello per tutti noi, una stella polare da seguire. Certo, ha concluso, viviamo in tempi difficili, tante case vanno male…

    “Ma non ci lamentiamo, perché lamentarsi e basta non serve. Quando è buio, non serve a niente dire: 'E’ buio'. Quel che conta è accendere una luce”.

    Dopo la celebrazione, si è tenuta una sfilata di cavalli e cavalieri in via della Conciliazione. Quindi, il cardinale Comastri ha impartito la benedizione a tutti i presenti in Piazza San Pietro. Sull’importanza di questa giornata per gli allevatori, Alessandro Gisotti ha intervistato Riccardo Crotti, presidente dell’Associazione provinciale allevatori di Cremona, la più grande sezione d’Italia:

    R. – Ha un grande significato, per noi in primis, ma anche per tutto il sistema-Paese. Questo dimostra quanto l’agricoltura sia un asse portante, soprattutto in un momento del genere in cui, con la crisi mondiale, riveste grandissima importanza nel fornire alimenti a tutta l’umanità. Basta tener presente l’allarme dell’Organizzazione mondiale di sanità, che ha appunto affermato che il problema del futuro non sarà il petrolio ma il cibo. Inoltre, questa è una giornata in cui vogliamo far arrivare un messaggio: vogliamo far vedere quanta dedizione, passione e partecipazione abbiamo verso i nostri animali ed il contributo significativo che cerchiamo di dare al Paese.

    D. – Quanto è importante, ancora oggi, la devozione per Sant’Antonio Abate, protettore degli allevatori?

    R. – Basta andare nelle stalle di tutte le nostre aziende: dove ci sono gli animali, c’è l’immagine di Sant’Antonio. Da sempre, il mondo agricolo esprime questa devozione verso il patrono degli animali. Oggi, anche nei piccoli centri, il parroco si recherà in tutte le stalle per benedire gli animali. (vv)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per scrivere la grammatica della fede: in prima pagina, José Maria Gil Tamayo sul piano pastorale di Benedetto XVI.

    Sempre peggio: in rilievo, nell'informazione internazionale, la gravità della situazione economica europea.

    Per un'economia di mercato: in cultura, il vescovo Gianni Ambrosio sulla dichiarazione della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea.

    Custode di un'identità: Pietro Petraroia sul catalogo sistematico del Museo diocesano di Milano.

    Persona e diritto camminano tenendosi per mano: anticipazione dell'intervento del vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, in occasione della presentazione della terza edizione de "Il Codice di Diritto Canonico".

    Nell'informazione religiosa, un articolo del cardinale Kurt Koch dal titolo "L'oggi dell'ecumenismo e l'attesa del suo compimento": nel magistero di Benedetto XVI il fondamento cristologico dell'unità tra i cristiani.

    Una Chiesa al servizio della vita: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori al cardinale Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington, in visita "ad Limina".

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    Oggi in Primo Piano



    Naufragio Concordia: 6 morti accertati. Individuati altri 5 cadaveri. Rischia 15 anni il comandante Schettino

    ◊   Sei vittime accertate e 29 dispersi, ma nel relitto i sommozzatori avrebbero individuato altri 5 cadaveri: il bilancio del naufragio della nave Costa Concordia, davanti l’Isola del Giglio. Oggi l’udienza nel Tribunale di Grosseto per convalida del fermo in carcere del comandante Francesco Schettino. Il servizio di Roberta Gisotti:

    All’appello mancano ancora 25 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio: 6 italiani, 14 tedeschi, 4 francesi, 1 ungherese, 2 statunitensi, 1 indiano, 1 peruviano. Non ancora identificata l’ultima vittima rinvenuta ieri. Si corre contro il tempo per salvare vite umane e scongiurare un possibile disastro ambientale. “C’è un rischio altissimo - ha affermato il ministro dell’Ambiente Clini - non solo per l’Isola del Giglio ma per tutto l’arcipelago toscano”. Entro domani la Compagnia Costa deve presentare un piano per svuotare i serbatoi ed entro 10 giorni per rimuovere la nave. Per ora non risulta perdita di carburante in mare. Gli incursori della Marina hanno piazzato sul relitto della Concordia alcune micro-cariche per aprire dei varchi ai sommozzatori. Riunita stamane l’Unità di crisi a Grosseto, sotto la guida del capo dipartimento della protezione civile, Gabrielli. E si aggrava la posizione del comandante della Concordia Francesco Schettino, accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. Sulla stampa la trascrizione e su Internet l’audio dell’incredibile telefonata tra Schettino che rifiuta di tornare sulla nave ed il capitano De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno che lo sollecita a fare il suo dovere. E’ c’è attesa per l’udienza ancora in corso al Tribunale di Grosseto per la convalida del fermo in carcere dell’ufficiale, che rischia una pena di 15 anni. Si è intanto costituito a Genova il Comitato Naufraghi della Concordia presso il Consiglio nazionale consumatori utenti.

    Calamità e tragedie umane, scenari per porre in evidenza la solidarietà umana, così come accaduto tra gli abitanti dell’Isola del Giglio che si sono prodigati per accogliere i naufraghi nelle loro case e nelle loro chiese, tanto che il premier Monti ha proposto per loro la medaglia al valore civile. Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza del parroco Lorenzo Pasquotti:

    R. - Da parroco, le posso dire che i gigliesi se lo meritano, veramente. Il nostro problema era la sproporzione tra questa massa di gente che arrivava tutta bagnata, infreddolita e disorientata. Non capiva dov’era, nessuno sapeva che cos’era l’isola del Giglio, non sapevano se si trovassero sulla terraferma o sul continente.

    D. – Ho letto su un giornale che lei avrebbe sistemato un giubbotto di salvataggio sull’altare della sua chiesa…

    R. – Quando c’è stata la Messa, abbiamo messo un giubbotto, un casco di sicurezza, una fune, uno di quei teli per la termoregolazione ed un vassoio con il pane che veniva distribuito.

    D. – Perché questo gesto?

    R. – Perché “l’isola delle vacanze” è diventata anche “l’isola della solidarietà”. Questa è stata la cosa veramente importante ed i gigliesi non lo dimenticheranno mai. (vv)

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    La Grecia a rischio default. La troika ad Atene, nuova ondata di proteste

    ◊   Nel clima di crisi economica che regna in Europa, la Grecia di nuovo a rischio default. Mentre riprendono le proteste di piazza contro le misure di austerity, imminente l’arrivo della troika, formata da Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, per trovare altre vie d’uscita alla crisi di Atene che a marzo ha in scadenza obbligazioni per quasi 14 miliardi e mezzo di euro. Ci si chiede ora quanto possa servire la manovra in parte già varata dal governo ellenico. Ascoltiamo l’economista Francesco Carlà, intervistato da Giancarlo La Vella:

    R. – Non è sufficiente, se non è seguita da un fattore crescita che, nel caso della Grecia, dal 2010 ad oggi, non c’è stato di sicuro, anzi il Paese è entrato decisamente in recessione.

    D. – Sta per arrivare ad Atene la troika: quale ruolo potrà avere?

    R. – La troika di Ue, Fmi e Bce sta cercando di mettere insieme un pacchetto di salvataggio da circa 125-130 miliardi di euro, soldi di cui la Grecia ha assoluta necessità per rimanere a galla. Parliamo di esigenze vitali per il Paese, che servono per mandare avanti i servizi pubblici. Bisogna considerare che la Grecia ha circa 350 miliardi di debito pubblico e che ha la necessità assoluta di tagliare almeno 100 di questi 350 miliardi, altrimenti il rapporto tra debito e prodotto interno lordo continuerà a salire, come anche la disoccupazione e a quel punto sarà bancarotta, in tempi piuttosto brevi.

    D. – Proseguono intanto le dimostrazioni di piazza: una situazione non facile per una presa di coscienza popolare in vista di una richiesta di sacrifici...

    R. – Sì, è vero, ma sappiamo pure che la Grecia in questo anno e mezzo ha già cambiato due governi e si accinge a cambiare il terzo, perché le Camere saranno sciolte tra qualche mese e saranno indette nuove elezioni e si pensa che possa vincere di nuovo il centro-destra. Intanto la disoccupazione è vicina al 18%. Insomma, la situazione è piuttosto critica. Quello che è peggio è che la Grecia dovrebbe servire da modello per altre situazioni simili, in primis quella del Portogallo, che è già arrivato a 1200 di spread, e purtroppo anche quella della Spagna e dell’Italia.

    D. – Manca ancora una volta una presa di posizione comune europea e si continua ad andare avanti con incontri bilaterali o trilaterali...

    R. – E’ esattamente questo il problema: non sembra che l’Europa abbia capito molto di quello che è successo in questo anno e mezzo e non ha soprattutto capito che, a questo punto, se le vicende greche si ripeteranno anche in altri Paesi, la rottura dell’euro sarà molto probabile. Infatti, Draghi, il presidente della Bce, ieri ha detto che la situazione è gravissima. (ap)

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    Proteste nella Repubblica Democratica del Congo: l'impegno dei vescovi per il dialogo e la non violenza

    ◊   Cresce la tensione nella Repubblica Democratica del Congo dopo le contestate elezioni generali che hanno decretato, nel dicembre scorso, la vittoria del presidente uscente Kabila sul rivale Tshisekedi e la ricostituzione del Parlamento. L’esito delle legislative si conoscerà entro il mese di gennaio. Il popolo congolese continua a manifestare denunciando brogli, con loro anche la Chiesa cattolica del Paese che richiama alla non violenza, ma anche al dialogo ed al rispetto delle procedure elettorali. Da segnalare l’iniziativa dell’arcidiocesi di Kinshasa dove le campane suoneranno ogni sabato, segno del programma di formazione per la costruzione della pace come annunciato dai vescovi al termine della loro assemblea plenaria. Massimiliano Menichetti ha intervistato don Donatien Nshola primo vice-segretario generale della Conferenza episcopale congolese:

    R. – Per i vescovi è chiarissimo che queste elezioni si sono svolte con gravissime irregolarità e dunque i risultati non sono credibili. I vescovi invitano ora gli organizzatori a prendere le decisioni che si impongono per fare giustizia al popolo congolese, affinché prevalga la pace nella giustizia.

    D. – I vescovi hanno espresso anche vicinanza alla popolazione e tante sono le iniziative per contestare le irregolarità…

    R. – I vescovi hanno richiamato il popolo a essere vigilante, a non cadere nel pessimismo e a far crescere soprattutto la coscienza della sua unità nazionale. I vescovi però non hanno consegnato un elenco delle manifestazioni da attuare a livello nazionale.

    D. – Le accuse di brogli pesano sull’elezione di Kabila a dicembre e sulle parlamentari, il cui esito si conoscerà a fine mese. Come si esce da questa situazione?

    R. – Adesso si impone l’apertura di un dialogo con la parte sconfitta, perché la vera preoccupazione dei vescovi è quella di evitare una guerra, di evitare nuovi spargimenti di sangue. Ci sono due cose importanti da fare: riguardo alle elezioni presidenziali, c’è ora la necessità di un dialogo fra i politici per vedere come collaborare insieme per andare avanti; e riguardo alle elezioni legislative, che sono ancora in corso, è necessario essere attenti in modo di far passare soltanto coloro che sono stati realmente votati, se non dovesse accadere questo rischierebbe di essere fonte di conflitti gravi e questo mi fa veramente paura.

    D. – Ci sono però segnali che vanno anche nella direzione della giustizia?

    R. – Il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente - l’organismo che decide sulle elezioni - ha promesso di far luce rispetto alle contestazioni… lo speriamo! Se riuscirà a rimettere le cose a posto, va bene: altrimenti sarà complicato. Adesso tutto dipende dalla saggezza del governo: devono essere responsabili; devono essere aperti; devono manifestare la volontà di rimettere le cose a posto!

    D. – Un altro punto che crea frizione è la paventata modifica della Costituzione?

    R. – La cosa che non si deve assolutamente fare è proprio cambiare la Costituzione, perché questo anno - in base proprio alla Carta Fondamentale – è l’ultimo mandato del presidente. E il tentativo di modificare ora la Costituzione darebbe forza ad una grande violenza: il popolo non è pronto ad accettare una modifica degli articoli considerati intoccabili. (mg)

    In Congo molti invocano nuove elezioni, ma è percorribile questa via? Al microfono di Massimiliano Menichetti, il commento del nostro collega congolese padre Jean-Pierre Bodjoko, responsabile dell’ufficio promozione per l’Africa:

    R. – La situazione che c’è ora in Congo è molto complessa. Ritengo che non sia possibile rifare le elezioni e questo anzitutto per i costi e per l’organizzazione. L’opposizione non ha più fiducia nella Commissione elettorale. Non dimentichiamo poi che per organizzare delle elezioni ci vogliono i soldi, ed ora il governo attuale non li ha.

    D. – A breve si aspetta anche l’esito delle elezioni parlamentari?

    R. – Entro la fine del mese dovrebbero essere pubblicati i risultati. Li hanno già rimandati, ma comunque anche per le elezioni legislative dell’Assemblea Nazionale si profilano problemi, già tanti politici contestano che anche queste consultazioni non sono chiare.

    D. – Quindi irregolarità nelle elezioni presidenziali e irregolarità anche per le elezioni parlamentari?

    R. – Questo è sicuro. Ho sentito che in una regione il numero dei votanti alle elezioni legislative sono stati superiori a quelle delle presidenziali: ma le elezioni si sono tenute nello stesso giorno! La soluzione a tutta questa situazione potrebbe essere quella di avviare un vero accordo tra i politici, dando rilevanza soprattutto al partito di Tshisekedi, che è stato il secondo alle elezioni presidenziali. D’altro canto mettere tutti i partiti sullo stesso piano significherebbe creare un ulteriore caos perché tutti vorrebbero avere voce in capitolo e anche il presidente Kabila potrebbe demandare le proprie responsabilità affermando di non essere solo lui a governare…

    D. – Alcuni dicono: Kabila è presidente, ma – ad esempio – il primo ministro potrebbe essere Tshisekedi. Questa potrebbe essere una soluzione?

    R. – Potrebbe essere una soluzione, ma non so se riuscirebbe a risolvere il problema del Paese. E questo perché gli altri schieramenti potrebbero dire che questa regola non è scritta né nella Costituzione né risulta dal dialogo in atto tra i partiti politici. Il rischio è quello di una nuova fase di stallo, in cui ci si chieda perché soltanto due politici devono decidere il destino del Paese e questo sarebbe ancora un problema. Certo Kabila presidente e Tshisekedi premier sarebbe una soluzione ideale ma per non dar adito a polemiche dovrebbero essere cambiati alcuni articoli della Costituzione… Ma chi deve farlo? Quale governo? Quale parlamento?

    D. – In questo momento c’è il pericolo di una guerra civile nel Paese?

    R. – Non penso, tutti sono stanchi di queste guerre. E per fare la guerra ci vuole anche il sostegno dei Paesi confinanti, ma in questo momento non vedo il Rwanda interessato a sostenere ufficialmente una tale strategia; né l’Uganda, né il Burundi, né altri Paesi.

    D. – Rimane però il rischio di tensioni nelle città…

    R. – Si. Tensioni interne soprattutto nelle grandi città, perché qui c’è la possibilità di ascoltare le radio, di leggere i giornali e quindi si è più informati e più motivati a contestare, più stimolati anche da parte degli stessi partiti politici…. Ma una guerra civile vera e propria, adesso, non penso sia possibile. (mg)

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    Giornata per il Dialogo ebraico-cattolico: i commenti del rabbino Laras e don Battaglia

    ◊   Ricorre oggi la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del Dialogo tra cattolici ed ebrei, nata nel 1990 per iniziativa della Conferenza episcopale italiana. Si tratta di un momento di incontro in diverse diocesi per approfondire la conoscenza reciproca. Il servizio di Debora Donnini:

    Il 17 gennaio è ormai da anni in Italia una giornata di incontri fra ebrei e cattolici. Sul senso di quest’iniziativa sentiamo il rabbino Giuseppe Laras, presidente emerito dell'Assemblea Rabbinica Italiana:

    R. – La Giornata del 17 gennaio è un’iniziativa della Chiesa cattolica, che ha promosso alcuni anni fa proprio per cercare di rendere più semplice e più importante il dialogo ebraico-cristiano. Quindi, in occasione di questa data, ci sono degli incontri tra ebrei e cattolici e si riflette soprattutto su questioni che possiamo affrontare insieme, come il perseguimento della pace, della comprensione reciproca, dopo duemila anni di incomprensioni e di cose molto negative. Per cui è una data che il mondo cattolico in particolare attende con molta attenzione ed ansia, come anche il mondo ebraico, perché nella misura in cui questo dialogo si rafforza, si allontana e si indebolisce il rischio dell’antisemitismo.

    D. – Quest’anno la Giornata si concentra sul comandamento “Non uccidere”…

    R. – Esatto. Alcuni anni fa, io e il responsabile della Cei, abbiamo concordato che avremmo seguito nel corso degli anni i Dieci Comandamenti. Quindi, quest’anno siamo a “Non uccidere”. L’imperativo a non uccidere è un imperativo che, al di là dell’appartenenza all’una e all’altra religione, è molto importante per l’uomo: rispettare la vita umana, onorare la vita umana nella sua sacralità, nella sua unicità. Quindi, questo è un tema che bene si presta ad essere trattato nel nostro tempo, in cui in tutto il mondo il rispetto per la vita umana è piuttosto trascurato e violato.

    D. – A che punto è il dialogo fra ebrei e cattolici in Italia?

    R. – Il dialogo è un qualcosa che va avanti da molto tempo, da quasi 50 anni e quindi ha avuto degli alti e dei bassi. Oggi come oggi il dialogo presenta un aspetto di debolezza. L’importante, però, è che questo dialogo non cessi di esistere: deve continuare a fluire, magari debolmente, ma deve continuare, perché c’è un rallentamento nell’entusiasmo, soprattutto da parte ebraica, essendoci state alcune iniziative della Chiesa che hanno dato un po’ di fastidio al mondo ebraico. All’interno del dialogo, però, ci sono componenti che, nonostante queste questioni, sono consapevoli che occorre rafforzarsi ancora di più e quindi lo sostengono e vanno avanti.

    Al centro, dunque, della Giornata ormai da anni i Comandamenti. In che senso ebrei e cristiani possono collaborare partendo da questo comandamento: “Non uccidere”? Lo abbiamo chiesto a don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Cei…

    R. – La ricchissima tradizione religiosa ebraica, sviluppandosi in millenni di meditazione sulla Legge, offre direi un contributo prezioso. Ma l’attualità di questo comandamento è evidente e non sfugge la sua importanza non solo in senso stretto, riferendosi all’omicidio come reato. Penso, per esempio, a tutta la battaglia per l’abolizione della pena di morte, penso al problema della violenza diffusa, al disprezzo della vita e al problema del rispetto della vita. In questo senso, il dialogo ebraico-cristiano trova appunto una sua concretizzazione che è quella dell’impegno nella società e nel mondo.

    D. – Secondo lei, come sta procedendo in Italia il dialogo fra ebrei e cristiani?

    R. – Mi pare che con caratteri originali, senza nascondere le differenze, ma affrontandole con spirito di collaborazione, il dialogo in Italia si stia in questi anni sviluppando molto e credo che ci saranno anche forme ulteriori di collaborazione permanente fra le comunità ebraiche e la Chiesa cattolica. (ap)

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    Gli immigrati asiatici in Italia, risorsa da valorizzare. Da Manila il richiamo di Caritas-Migrantes

    ◊   Sono oltre 4 milioni gli immigrati asiatici nell’Unione Europea. L’Italia figura al secondo posto per presenze, assieme alla Gran Bretagna, e dopo la Germania. A prevalere sono gli uomini, sebbene negli ultimi anni sia notevolmente aumentato il numero delle donne, soprattutto per i ricongiungimenti familiari e per l’inserimento nel lavoro domestico. Sono i dati emersi oggi durante il viaggio-studio “Asia-Italia: scenari migratori”, che si sta svolgendo a Manila. Francesca Sabatinelli ha raggiunto nella capitale filippina Franco Pittau, curatore del dossier statistico immigrazione Caritas-Migrantes:

    R. – Una cosa veramente importante consiste nella constatazione che l’Asia, questo continente che viene ritenuto il perno del mondo di domani, il motore economico, in Italia conta o la prima collettività, come avviene per esempio per la Cina, per le Filippine, per il Bangladesh o la seconda collettività, come avviene per l’India e per il Pakistan. Siamo collegati con questo continente e quindi, se l’immigrazione vuole essere presa come un collegamento fruttuoso, noi lo possiamo sfruttare.

    D. – A Manila avete messo in luce che gli immigrati asiatici, presenti in Italia, stanno resistendo meglio alla crisi. Come mai?

    R. – Ci sono diverse ragioni, a seconda delle collettività. Prendiamo la Cina, il Bangladesh e in parte anche il Pakistan: sono collettività molto dedite non solo al lavoro dipendente, ma anche a crearsi lavoro per conto loro. Il caso più tipico è quello dei cinesi, ma anche le altre due che ho citato non sono da meno. Loro hanno questa dedizione a creare lavoro attraverso l’imprenditoria e non a caso nel 2010, quindi in un anno di piena crisi, come sappiamo, i cittadini stranieri sono stati in grado di aumentare le loro imprese del 10 per cento.

    D. – Della comunità cinese si è parlato molto negli ultimi tempi, per via della cronaca. Negli anni, però, la comunità ha fatto pensare di volersi integrare o relazionare con l’ Italia meno delle altre, il che ha generato convinzioni negative anche sul loro lavoro …

    R. – Quando i cinesi creano queste loro imprese, noi diciamo sempre: “Hanno messo insieme tanti soldi perché glieli ha dati la mafia cinese”. Però, noi sappiamo che c’è una grande solidarietà etnica per cui – per esempio – vanno ad un matrimonio, e sono in grado di mettere da parte 200 mila Euro per i nuovi sposi, affinché possano comprare la casa o possano fondare l’azienda. E noi diciamo sempre: “Eh, qui c’è la mano della mafia”. Ma non è così… ci sarà anche la mano della mafia, ma non è ‘sempre’ così! Spesso diciamo anche che lavorano di più perché imbrogliano. E’ vero che c’è il terribile problema della contraffazione, che è una concorrenza sleale e qui non devono esserci mezzi termini: uno deve dire quello che fa, deve rispettare le leggi doganali e via dicendo. Però, ci sono tanti cinesi che lavorano!

    D. – E’ un fatto però che nella comunità cinese girino più soldi che nelle altre comunità …

    R. – Però loro sono anche in numero maggiore imprenditori. Bisognerebbe avere questo equilibrio: far rispettare le leggi anche attraverso un’azione ispettiva e poi, se uno ha lavorato di più, ci ha messo più ingegno, prenderne atto. Per esempio: i commercianti cinesi dell’Esquilino [quartiere di Roma], sono stati per anni al centro di tutto il commercio cinese in Europa, una cosa enorme! Come facevano? Per vendere di più, si sforzavano di produrre a basso prezzo, c’era poco guadagno ma molti clienti. Oppure, si mettevano insieme quattro-cinque imprenditori … E allora, apprezziamo anche queste cose che consentono la riuscita sulla base di legalità.

    D. – In conclusione, l’Italia come dovrebbe gestire – anche per trarne beneficio – la presenza degli immigrati asiatici?

    R. – Noi siamo un Paese che deve aiutare le persone che vengono a lavorare, che però deve essere anche aiutato. Oggi abbiamo estremamente bisogno di aiuto. Abbiamo cinque milioni di cittadini stranieri, se sviluppiamo una mentalità positiva, questo si potrà ripercuotere nel commercio; se noi aiutiamo gli imprenditori, possiamo essere anche imprenditori-ponte; se noi vogliamo fare “lobbying” nei confronti dei loro Paesi, una comunità trattata bene potrà essere una lobbying. Il futuro si fa così. La conoscenza che circola adesso sugli immigrati, in questo caso sugli immigrati asiatici, è molto carente. Noi non ci rendiamo conto che in Italia siamo, dopo la Germania e insieme alla Gran Bretagna, un polo asiatico molto importante. E allora, se l’Asia è il continente del futuro, siccome l’Asia è già presente da noi, anche noi ne dobbiamo trarre benefici. (gf)

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    Alla Gregoriana, convegno per celebrare l'opera teologica di mons. Luis Ladaria

    ◊   L’occasione è la traduzione in lingua francese di due delle sue opere più recenti, centrate sui temi dell’antropologia teologica e del Mistero della Trinità, che identificano i punti cardine del suo pensiero teologico. Stiamo parlando di mons. Luis Francisco Ladaria, vescovo, teologo e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, a cui la Pontificia Università Gregoriana, di cui è stato docente e vice rettore, ha inteso rendere omaggio ieri attraverso un convegno dedicato alla sua figura di teologo. Molteplici gli interventi tesi ad evidenziare il contributo intellettuale offerto da mons. Ladaria nel campo della teologia dogmatica e trinitaria, come pure il suo spessore umano. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

    “Signore, unico Dio (…) sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di quanto ho scritto in questi libri. Se in essi c’è del mio, sii (mi) indulgente Tu e lo siano i tuoi”. La citazione della preghiera con cui Sant’Agostino conclude la sua opera dedicata alla Trinità, suscita commozione in una sala gremita e partecipe. Nel giorno in cui i suoi studenti e i docenti dell’ateneo pontificio che lo ha visto insegnante e vice rettore rendono omaggio al suo decennale lavoro teologico, mons. Ladaria sceglie di raccontarsi attraverso quell’umiltà che fu propria del vescovo d’Ippona, ed evidenzia lo spirito di servizio che motiva da sempre il suo impegno nello studio e nell’insegnamento. Un’opera di indiscusso valore che sintetizza le molteplici prospettive in materia di teologia della Trinità. Ma quale luce offre all’uomo la contemplazione del Mistero della Trinità? Ascoltiamo mons. Luis Ladaria:

    “Pensiamo che non siamo esseri isolati, che siamo frutto dell’amore, che Dio è Amore in se stesso e ama noi, e che dunque il principio e la fine di tutto è l’amore”.

    E’ dunque il Mistero del Dio uno e trino che svela all’uomo la Verità su se stesso. Il teologo e sacerdote Philippe Curbeliè:

    “La Santissima Trinità è veramente il cuore della nostra fede. Il cuore, dunque, illumina tutto. Se posso entrare per contemplare il mistero di Dio, Uno e Trino, posso forse meglio capire i misteri della nostra fede, cioè la nostra creazione, il disegno salvifico di Dio su di noi e anche questa vocazione alla beatitudine, che è per ogni uomo su questa terra”.

    L’uomo – aggiunge il reverendo Curbeliè - è dunque capace di Dio, chiamato ad accogliere in sè Dio che lo chiama ad una vita bellissima”. Una vita alla quale ci prepariamo seguendo le orme di Cristo. Ed è proprio Gesù, il figlio di Dio fatto uomo, che si fa ponte fra il cielo e la terra, mediatore di salvezza per tutti. Ascoltiamo il prof. Dario Vitali, sacerdote e docente di Ecclesiologia all’Università Gregoriana:

    “L’uomo che entra nel mistero della Trinità comprende non solo Dio ma comprende se stesso, naturalmente attraverso quella porta straordinaria del farsi uomo di Dio, che è appunto l’incarnazione del Verbo eterno. Noi veniamo da Dio e torniamo a Dio. La nostra relazione fondamentale, quindi, è con Dio e il Padre e questo accade in Cristo, mediante il dono dello Spirito. Per cui, il Cristo che viene compie la salvezza non in termini astratti, ma donandoci il suo spirito in maniera che noi, fatti figli in Lui, possiamo entrare in relazione con il Padre. Questo mi pare il cammino spirituale che può davvero dar senso alla vita di un uomo”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    La Siria respinge la proposta di invio di truppe della Lega Araba avanzata dal Qatar

    ◊   Respinto dalla Siria la proposta avanzata dal Qatar per l'invio di truppe dei Paesi della Lega Araba. A dichiararlo il ministero degli Esteri di Damasco in un comunicato. Stessa posizione è stata espressa dalla Russia, che attraverso il viceministro degli Esteri, Gennady Gatilov, ha avvertito che il suo Paese non sosterrà l'invio di una missione militare internazionale, qualora se ne discutesse in sede di Consiglio di sicurezza dell'Onu. La proposta era stata formulata nel weekend dall'emiro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa Al-Thani, che si era dichiarato favorevole all'invio di truppe arabe per "fermare le uccisioni". Intanto proseguono le violenze: solo oggi sono stati 11 i civili che hanno perso la vita. A riferirlo l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Ad Aleppo, invece, seconda città del Paese, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nel campus universitario in seguito ad una manifestazione organizzata da alcuni studenti. Secondo le informazioni diffuse da fonti locali alcuni studenti sono stati arrestati. Già ieri era stato segnalato un intervento delle forze di sicurezza nel dormitorio universitario di Aleppo; 13 studenti erano rimasti feriti. (S.S.)

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    Commando attacca un posto di polizia nella provincia irachena di Al Anbar: 5 agenti uccisi

    ◊   Ancora una giornata di sangue in Iraq. Un commando di uomini armati ha attaccato un posto di blocco della polizia nella provincia al Anbar, nell'ovest del Paese, uccidendo 5 agenti. L'attacco, avvenuto poco dopo la mezzanotte, è stato seguito da uno scontro a fuoco, in cui ha perso la vita un componente del commando. Gli altri, invece, sono riusciti a fuggire dopo aver fatto esplodere una bomba. La provincia di al Anbar è a maggioranza sunnita e dopo l'invasione del 2003 è diventata una delle roccaforti degli insorti legati ad al Qaeda. (S.S.)

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    Pakistan. Chiesa saccheggiata e bambini cristiani malmenati: li difende una blogger musulmana

    ◊   Una intellettuale e blogger musulmana è scesa in campo per difendere i bambini cristiani percossi in un episodio che di recente ha scosso la comunità cristiana di Karachi, capitale del Sindh: nei giorni scorsi un gruppo di 4 musulmani ha attaccato una chiesa cristiana pentecostale nella New Colony Mianwali a Manghopir (quartiere di Karachi), hanno schiaffeggiato i bambini, saccheggiato la chiesa, danneggiato gli arredi sacri e calpestato le bibbie, rotto gli impianti di amplificazione. Secondo gli aggressori, provenienti da un moschea che si trova nelle vicinanze, “i canti dei bambini cristiani disturbavano la loro preghiera. La comunità cristiana locale non ha voluto sporgere denuncia – spiega all'agenzia Fides un cristiano, rappresentante locale dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance) – per timore di ritorsioni. L'attacco ha spaventato la comunità tanto che tutte le nove chiese nella zona sono rimaste chiuse per alcuni giorni. Soprattutto i bambini sono terrorizzati”. A prendere le difese della piccola comunità locale è stata l’intellettuale e blogger musulmana Sana Saleem che, come segnalato dalla Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi del Pakistan, si è detta “indignata” e ha definito l’episodio “atroce, barbarico, spregevole”. L’intellettuale, blogger su giornali pakistani e internazionali come il “Guardian”, ha detto che “ciò accadrà ancora, perché questo non è solo fanatismo, ma odio cieco che il nostro silenzio alimenterà”. La blogger difende anche le altre minoranze religiose come gli ahmadi (considerati una setta islamica), vittime di abusi e vessazioni in Pakistan, e scrive: “Se non troviamo la forza di prendere posizione contro il bigottismo, di esprimere indignazione contro questa barbarie, di essere compassionevoli verso coloro che soffrono, saremo sulla buona strada verso l'autodistruzione”. Nella New Colony Mianwali vivono circa 400 famiglie cristiane in mezzo a famiglie musulmane di etnia Pashtun. Nei giorni scorsi il parlamentare cattolico Micheal Javed ha denunciato a Fides che oltre 5.000 fedeli cristiani di Karachi sono vittime di indicibili violenze da parte di membri di movimenti islamici e pashtun in altri quartieri di Karachi. Dopo l’episodio di Manghopir alcuni leader musulmani locali stanno cercando di promuovere incontri di riconciliazione fra le due comunità. (R.P.)

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    Pakistan: le scuole cattoliche nel Punjab lanciano un grido d’allarme

    ◊   “Dobbiamo continuamente chiedere aiuto al governo, da quando le scuole ci sono state restituite, specialmente gli istituti di insegnamento tecnico”. La denuncia arriva da padre Paul Joseph Leonard, uno dei principali artefici dell’educazione cattolica in Pakistan. La notizia, diffusa dall'agenzia delle Missioni Estere di Parigi, Eglises d'Asie, e riportata dall’agenzia Zenith sottolinea che non ci sono miglioramenti nelle relazioni tra l'insegnamento privato e l'amministrazione del Punjab, la provincia del Pakistan che accoglie circa l'80% della popolazione cristiana del Paese nonché la maggior parte degli istituti privati. Tutto ebbe inizio nel 1972, quando l’allora primo ministro Zulfiqar Ali Bhutto ordinò la nazionalizzazione di tutte le scuole e collegi gestiti dalla Chiesa nel Sindh e nel Punjab. A partire dagli anni '90, dopo lunghe e costose trattative, gli istituti sono stati gradualmente restituiti senza alcun compenso economico governativo. Solo nel 2011, però, l'amministrazione locale si è impegnata a completare il processo di denazionalizzazione, prevedendo in cambio il pagamento di cauzioni elevate. Nonostante tutto, gli effetti della nazionalizzazione continuano a pesare negativamente sulla qualità dell'insegnamento. Ancora più preoccupante è il fatto che gli istituti privati, già costretti a sostenere delle spese considerevoli, devono oggi far fronte alle incessanti procedure burocratiche da parte del governo. Proprio per questi motivi, la Chiesa non ha potuto ancora recuperare alcune delle sue scuole, come a Lahore. Infine, le scuole cattoliche restituite soffrono la mancanza di fondi governativi, creando timori di dover chiudere i battenti. Oltre ai problemi finanziari, gli Istituti cristiani del Punjab devono affrontare delle discriminazioni a causa della progressiva islamizzazione. A queste discriminazioni si sono aggiunti dei sequestri indiscriminati da parte della Provincia del Punjab di immobili e strutture gestite dalla Chiesa. (S.S.)

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    Martin Schulz neopresidente dell'europarlamento: ruolo più decisivo per l'assemblea di Strasburgo

    ◊   Il socialdemocratico tedesco, Martin Schulz, è stato eletto presidente del parlamento europeo per la seconda metà della legislatura, ottenendo la maggioranza assoluta al primo voto. L’elezione è avvenuta questa mattina a Strasburgo, dov’è in corso la riunione plenaria dell’Assemblea. Martin Schulz succede al polacco Jerzy Buzek, che ha guidato l'europarlamento nella prima metà della legislatura in corso. Una presidenza, la sua, che prende il via in un momento particolarmente delicato per le istituzioni europee, coinvolte in una crisi finanziaria senza precedenti. Non è un caso, infatti, che nel suo discorso di insediamento Schulz si sia riferito alla situazione attuale, evidenziando che ''per la prima volta dalla sua fondazione, il fallimento dell'Unione Europea non è un'ipotesi irrealistica''. Un intervento, quello di Schulz, chiaro e allarmato, che in molti hanno inteso come una vera sfida ai governi che ''da mesi – ha sottolineato – passano da un vertice all'altro'' e fanno ''tornare a un periodo superato, quello del Congresso di Vienna''; di qui la rivendicazione di un ruolo più decisivo per l'assemblea di Strasburgo, esclusa fino a questo momento dai processi decisionali. Ed è questo, secondo il neopresidente, uno dei motivi del calo di fiducia dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni del “vecchio continente”. Uno degli obiettivi della sua presidenza – conclude – sarà dunque quello di aumentare la visibilità del parlamento, definito il “vero centro della democrazia europea", oltre che far "prevalere l'interesse generale su quelli nazionali". (A cura di Salvatore Sabatino)

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    Coree: Seul apre al dialogo e agli aiuti verso il Nord; per i vescovi “è la strada giusta”

    ◊   La Corea del Sud è pronta a tenere colloqui di altissimo livello e a fornire aiuti alimentari su larga scala alla Corea del Nord, anche se Pyongyang non presenta “scuse ufficiali” dopo i due attacchi militari del 2010: è quanto ha dichiarato pubblicamente il ministro dell'Unificazione sudcoreano, Yu Woo Ik, lasciando intendere che il Presidente della Sudcorea, Lee Myung Bak, è favorevole ad un atteggiamento più flessibile nei confronti della nuova amministrazione di Kim Jong-un. “Siamo sulla strada giusta. E’ un passo di apertura importante” commenta all’agenzia Fides il vescovo di Cheju, mons. Peter Kang, presidente della Conferenza episcopale della Corea, che un mese fa aveva definito l’elezione di Kim Jong-un “un’opportunità per la pace e la riconciliazione”. “E’ un passo tantopiù rimarchevole, perchè finora il governo di Lee aveva mantenuto una linea piuttosto dura verso il Nord. Ora, verso la fine del mandato presidenziale (che scade alla fine del 2012), Lee sembra voler promuovere un cambiamento. Non credo tanto per motivi elettorali, ma per cogliere un’opportunità di dialogo, che potrebbe essere decisiva per il futuro della penisola”. Sull’atteggiamento di Pyongyang, il vescovo afferma: “Non credo che, per ora, la Corea del Nord accoglierà tale invito. Soprattutto perchè al Sud lo scenario politico è in evoluzione: in aprile si terranno le elezioni generali del Parlamento, a fine anno le presidenziali. E’ probabile che, se ci saranno, i nuovi contatti saranno avviati con i nuovi leader politici sudcoreani, a elezioni concluse”. Altro capitolo che sta molto a cuore alla Chiesa in Sudcorea è quello degli aiuti umanitari: “Apprezziamo molto l’atteggiamento del governo del Sud su questo delicato settore” dice il vescovo. “Il canale umanitario è attualmente aperto e la Caritas sta operando, ma l’emergenza umanitaria al Nord è seria e urge incrementare gli aiuti. La Caritas dovrebbe recarvisi in primavera. Sembra che, su questo versante, il nuovo governo del Nord voglia tenere la porta aperta, e questo è già notevole”. (R.P.)

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    Chiese di Gerusalemme: il programma della Settimana per l'unità dei cristiani

    ◊   Prenderanno il via sabato, 21 gennaio, dalla basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, le celebrazioni della “Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani” quest’anno sul tema “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore”. Le denominazioni cristiane presenti nella Città santa - riferisce l'agenzia Sir - hanno stilato un programma che vede i riti ospitati con questo ordine: nella cattedrale anglicana (22 gennaio), in quella armena (23 gennaio), luterana (24 gennaio), nella chiesa del Patriarcato latino (25 gennaio), nel Cenacolo (26 gennaio) e nella chiesa copto-ortodossa (28 gennaio). Chiusura presso la chiesa greco-cattolica dell’Annunciazione, il 29 gennaio. Nel suo ultimo Messaggio natalizio, il patriarca latino di Gerusalemme ha evidenziato l’impegno ecumenico ricordando il recente incontro del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, il decimo della serie, tenutosi a Cipro. In quell’occasione è stata sottolineata “la buona volontà delle quattro famiglie cristiane, cattolici, protestanti, ortodossi orientali e ortodossi, per una più profonda collaborazione ed impegno per l’unità”. A questo proposito, mons. Twal aveva rivelato anche l’intenzione di unificare la data della Pasqua, su invito del Sinodo per il Medio Oriente. “Lo facciamo – si legge nel Messaggio - spinti dal desiderio di nostro Signore e dalla volontà unanime del popolo cristiano della Terra Santa”. (R.P.)

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    Belgio: perquisizioni oggi anche nella diocesi di Bruges

    ◊   Dopo le perquisizioni ieri da parte delle autorità giudiziarie negli uffici delle diocesi di Malines-Bruxelles, di Anversa e Hasselt, sono in corso da questa mattina perquisizioni anche negli uffici della diocesi di Bruges, la diocesi di cui era vescovo Roger Vangheluwe e da cui è scoppiato in Belgio lo scandalo pedofilia dopo che nell’aprile del 2010 il vescovo si dimise ammettendo di aver commesso abusi sessuali nei confronti di un minorenne. A confermalo all'agenzia Sir è il portavoce della Conferenza episcopale belga, padre Tommy Scholtes, che aggiunge: “riguardo alla posizione della Chiesa, bisogna ribadire che siamo a disposizione della giustizia a patto che le condizioni legali delle perquisizioni siano ben rispettate. Nelle diocesi che sono state perquisite ieri, gli inquirenti hanno chiesto dossier di sacerdoti che sono citati per abusi sessuali e si vuole evidentemente verificare quale sia stato il seguito che le autorità religiose hanno dato a questi dossier”. Nell’estate del 2010 le autorità giudiziarie avevano fatto irruzione nella sede dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles e nella casa del cardinale Danneels. In seguito a quelle perquisizioni, la Commissione Adriaenssens si era dimessa e fu istituita una Commissione parlamentare di inchiesta “Abusi sessuali”. Un anno dopo, quelle perquisizioni furono dichiarate illegali. Le perquisizioni di ieri hanno però avuto uno stile diverso. “Sono venuti – racconta padre Scholtes - con nuove domande e con dossier precisi riguardanti persone ben precise. Nel 2010 invece erano venuti per cercare in tutte le direzioni, pescando, per così dire, a caso. Ieri invece, in ogni diocesi, gli inquirenti hanno spiegato perché si cercava il nome di ogni sacerdote al centro dei dossier perché c’era a suo carico una denuncia”. Proprio la settimana scorsa, i vescovi e i superiori delle Congregazioni religiose del Belgio hanno presentato alla stampa un documento dedicato al trattamento degli abusi sessuali, alle procedure di risarcimento e alla prevenzione. Nel documento vescovi e superiori religiosi ribadiscono le responsabilità degli abusatori e invitano le vittime a presentare denuncia presso le autorità giudiziarie. “Due sono le logiche – spiega padre Scholtes – e corrono parallele: una logica di trasparenza nei confronti della giustizia e una logica di presa in conto delle vittime. Dobbiamo prendere in considerazione le vittime e fare ciò che occorre fare per loro, ma ciò non impedisce che dobbiamo essere trasparenti nei confronti della giustizia”. (R.P.)

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    Indonesia: radicali islamici attaccano due parlamentari a una celebrazione della Yasmin church

    ◊   Due parlamentari del partito musulmano indonesiano National Awakening Party (Pkb) e del partito democratico di lotta (Pdi-P) che hanno partecipato al servizio domenicale della Yasmin Church (Gki) sono state attaccate con slogan e insulti da centinaia di fondamentalisti musulmani. Eva Kusuma Sundari e Lily Wahid, entrambe parlamentari nazionali, si sono unite alla congregazione della Yasmins Church che si era riunita per celebrare la liturgia della domenica nel parcheggio di un supermercato la mattina del 15 gennaio. La celebrazione - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata disturbata e interrotta da centinaia di membri del Muslim Communication Forum (Forkami) e dell’ Islamic Reform Movement (Garis), che gridavano “Allahu Akbar” oltre a lanciare slogan e a spintonare i fedeli. La congregazione è stata obbligata a svolgere le sue funzioni in casa dei membri, o sul suolo pubblico dopo che il permesso di costruzione per la sua chiesa è stato revocato dal sindaco di Bogor. Il 15 gennaio dopo questi attacchi si è spostata nella casa di uno dei membri, ma è stata seguita dalla folla di radicali. Bona Singalinging, portavoce della Gki, ha dichiarato che i fondamentalisti hanno tentato di interrompere la funzione anche nella casa del fedele cristiano, obbligando i presenti a sospendere la cerimonia fino a quando la folla non si è dispersa. “E’ stata un’intimidazione da parte di Forkami e Garis recarsi davanti a un’abitazione privata e cercare di interrompere la celebrazione”. La presenza delle due parlamentari non ha avuto un effetto deterrente sui radicali, anzi. Eva Kusuma Sundair ha dichiarato che l’esperienza ha rinforzato la sua simpatia verso la Gki Yasmin, e verso altri gruppi marginalizzati. (R.P.)

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    Messico: il cardinale Rivera invita a partecipare da protagonisti alle elezioni di luglio

    ◊   Tutti i battezzati, particolarmente i laici, dovrebbero partecipare alle elezioni di luglio in Messico, assumendo un ruolo da protagonisti, perché al di là del voto, i diritti umani diventino una realtà e così cresca la democrazia. L’appello è stato lanciato dal cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Mexico, che ha espresso la necessità di questa partecipazione alla vita civile nella Messa di chiusura del XVI pellegrinaggio dell'arcidiocesi, celebrata nella basilica di N.S. di Guadalupe. Il porporato nel corso dello stesso evento ha anche illustrato le linee guida della pastorale per il 2012, sottolineando l’importanza della visita che Benedetto XVI compirà nel Paese latino-americano in marzo. Nella nota inviata all’agenzia Fides si legge che il pellegrinaggio, che ha visto la partecipazione di circa 30 mila fedeli, ha avuto luogo nel contesto dei 480 anni delle apparizioni della Vergine del Tepeyac (S.S.)

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    Cina: riconoscimento ufficiale a un cattolico disabile morto in difesa di una ragazza

    ◊   Wu Wen De, cattolico disabile che ha sacrificato la propria vita per difendere una ragazza da un rapinatore, è stato scelto dai più importanti mass media cinesi come uno dei dieci personaggi che hanno commosso la provincia dell’He Bei, roccaforte della Chiesa cattolica cinese, con il suo comportamento eroico. I cattolici locali hanno riconosciuto la sua autentica testimonianza di fede, resa con la vita, sull’esempio di Cristo che ha dato la vita per amore del prossimo. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, nel pomeriggio del 1° maggio dell’anno scorso, il grido disperato di aiuto di una ragazza ha rotto la tranquilità della piccola cittadina di Gao Cheng, nella provincia dell’He Bei. Nessuno dei diversi passanti, a piedi o in macchina, si è fermato per dare una mano alla ragazza che stava lottando con un rapinatore. Wu Wen De, che stava pulendo il camino di una fabbrica di ferro nelle vicinanze, dopo aver sentito le urla è subito corso verso il luogo dove si stava consumando la rapina, nonostante fosse disabile dalla nascita a causa della poliomielite. Non ha esitato ad affrontare il rapinatore, ma l’uomo, inferocito, gli ha inferto 11 coltellate. Wu Wen De è morto per dissanguamento subito dopo essere stato portato in ospedale. Al suo funerale era presente non solo l’intera comunità cattolica, ma anche tantissima gente comune venuta spontaneamente, oltre alle autorità comunali e provinciali. Wu Wen De è stato nominato come “esempio morale della città”, “eroe di giustizia e di coraggio”, con un riconoscimento ufficiale. La comunità cattolica locale è orgogliosa di lui. (R.P.)

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    Sri Lanka: concluso l'Anno di celebrazioni per il 300.mo della morte di padre Vaz

    ◊   La comunità cattolica dello Sri Lanka ha salutato ieri la fine dell’anno giubilare con cui si è celebrato il terzo centenario dalla scomparsa di padre Joseph Vaz. Conosciuto come “l’apostolo di Ceylon”, Vaz introdusse il cattolicesimo nell’isola, sfidando il divieto d’ingresso imposto dai coloni olandesi calvinisti e traducendo il Vangelo in tamil e cingalese, le due lingue autoctone, oltre che in inglese. I fedeli delle varie diocesi del Paese si sono riuniti ieri in preghiera per accelerare la causa di canonizzazione del patrono dell'Arcidiocesi di Goa, dopo la beatificazione proclamata nel 1995 da Giovanni Paolo II. Mons. Maxwell Silva, vescovo ausiliario di Colombo, ha presieduto l’eucaristia nella chiesa di Gesù Bambino di Kalamulla, regalando ai presenti una pubblicazione che racconta la missione del beato. I cattolici locali spingono per una celere canonizzazione di Vaz. (M.P.)

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    Palermo: il cardinale Romeo ai funerali di padre La Grua, esorcista di livello internazionale

    ◊   Celebrati questa mattina a Palermo i funerali di padre Matteo La Grua, frate minore conventuale. Esorcista a livello internazionale, componente del Tribunale della Sacra Rota, docente di teologica in ascetica e mistica nel Collegio dell’Ordine francescano e nel Seminario arcivescovile di Palermo: sono solo alcune delle note biografiche del teologo originario di Castelbuono, punto di riferimento per migliaia di fedeli. “Padre Matteo ci ricorda la responsabilità di noi cristiani; Cristo ci ricorda la sua famiglia francescana: questo francescanesimo che è proprio alle origini, andando alle radici di Francesco, apre alla fratellanza, alla pace, alla serenità, all’accoglienza, a noi ministri ricorda la dedizione totale al ministero ordinato, l’accoglienza della gente, l’ascolto, la forza che viene dall’esercizio del ministero che è quello di fare alzare l’uomo per farlo camminare all’incontro del Signore”. E’ un brano dell’omelia del cardinale Paolo Romeo che questa mattina, in una cattedrale gremita, ha celebrato i funerali di padre Matteo La Grua, decano degli esorcisti a livello internazionale, morto a 97 anni domenica mattina a Palermo. Il 10 ottobre 1975 il cardinale Pappalardo, che fu arcivescovo di Palermo, gli aveva dato il mandato di guidare il popolo carismatico del capoluogo siciliano. Padre Lagrua, confessore del cardinale Pappalardo, fu autore di numerose pubblicazioni; dal 1994 al 1997 è stato membro del Comitato nazional di servizio del Rinnovamento nello Spirito e responsabile nazionale del ministero di intercessione per i sofferenti e consigliere spirituale regionale per la Sicilia. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    Portogallo: l’Opera Cattolica per le Migrazioni celebra i suoi 50 anni di fondazione

    ◊   L’Opera Cattolica portoghese per le Migrazioni (Ocpm), festeggia quest’anno i 50 anni di fondazione. Le celebrazioni – riferisce l’agenzia della Conferenza episcopale “Ecclesia” - si apriranno ufficialmente il 21 gennaio a Fatima con la partecipazione dei vescovi del Paese e di diversi esponenti del governo. Tra i presenti ci sarà anche il sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, padre Gabriele Bentoglio. L’Ocpm venne istituito nel 1962 con l’obiettivo di coordinare, monitorare e sostenere il lavoro dei tanti sacerdoti nel mondo al seguito delle comunità emigrate portoghesi. Nel corso degli anni e con l’evoluzione dei flussi migratori l’opera ha spostato la sua attenzione sugli immigrati che sempre più numerosi giungono in Portogallo. Le celebrazioni dell’anniversario – spiega il direttore padre Francisco Sales Diniz - saranno un’occasione per ricordare questa preziosa opera pastorale a fianco dei migranti svolta da tanti sacerdoti, religiosi e laici. Diverse le iniziative previste nel corso dell’anno. All’anniversario sarà dedicato il 12° corso di formazione per Operatori pastorali della mobilità umana che si terrà dal 20 al 22 gennaio a Fatima, in concomitanza con l’apertura delle celebrazioni, sul tema “Portogallo tra emigrazione e immigrazione”. Durante l’incontro, organizzato in collaborazione con la Caritas portoghese e l’agenzia Ecclesia, saranno illustrati i numeri dell’immigrazione nel Paese e i motivi dei cambiamenti registrati in questi ultimi anni dei flussi migratori. Parteciperanno anche rappresentanti delle cappellanie per le comunità immigrate africane, brasiliana e ucraina di rito in Portogallo. Tra le altre iniziative commemorative si segnalano: un incontro internazionale dei responsabili della pastorale per i migranti dal 2 al 6 luglio si terrà ad Alfragide, la pubblicazione del volume: “La Chiesa di fronte al fenomeno migratorio, 50 anni di Ocpm” e il Pellegrinaggio del Migrante e del Rifugiato, dal 12 al 13 agosto, nell’ambito della Settimana nazionale delle migrazioni. A presiederlo sarà il cardinale designato Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. A concludere l’anno celebrativo sarà una sessione speciale il 18 dicembre, Giornata mondiale del Migrante, presso la fondazione Calouste Gulbenkian che renderà omaggio alle figure più significative che hanno segnato la storia dell’Opera. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 17


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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.