Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 06/01/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Annuncio del Papa all’Angelus: il 18 febbraio un Concistoro per la nomina di 22 cardinali
  • Messa del Papa per l'Epifania del Signore: i vescovi, sull'esempio dei Magi, siano umili e guidino i fedeli verso la luce di Cristo
  • Aggiornamento del Collegio cardinalizio
  • Giornata missionaria dei ragazzi sul tema “Anche tu come Gesù”
  • Il cardinale Saraiva Martins compie 80 anni: i Santi mi hanno arricchito in maniera profonda
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuova strage di cristiani in Nigeria. L’arcivescovo di Jos, Kaigama: basta violenze, il governo ci protegga
  • Natale delle Chiese orientali: la riflessione del vescovo egiziano, Antonios Mina
  • Rapporto della Ong “Portes Ouvertes”: libertà religiosa negata a 150 milioni di cristiani nel mondo
  • La Chiesa ricorda i 600 anni dalla nascita di Santa Giovanna d’Arco. Intervista con Franco Cardini
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: attacco kamikaze a Damasco, almeno 25 morti e decine di feriti
  • Scontri etnici in Sud Sudan: secondo alcune fonti, ci sarebbero 3 mila vittime
  • Terra Santa: al via il pellegrinaggio dei vescovi europei e americani
  • I vescovi nigeriani denunciano il caro benzina: danneggia le fasce deboli
  • Sud Sudan: lettera pastorale della diocesi di Rumbek per l’inizio del 2012
  • India: l’impegno dei salesiani per le popolazioni colpite dal ciclone “Thane”
  • Ucraina: l'impegno della Caritas nella lotta all'Aids
  • Pakistan: i camilliani inaugurano istituto di taglio e cucito per ragazze povere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Annuncio del Papa all’Angelus: il 18 febbraio un Concistoro per la nomina di 22 cardinali

    ◊   All’Angelus, in una Piazza San Pietro colma di fedeli, Benedetto XVI ha annunciato che il prossimo 18 febbraio terrà un concistoro per la creazione di 22 nuovi cardinali, di cui 18 elettori. Dei nuovi porporati, sedici sono europei - di cui 7 italiani - 4 provengono dalle Americhe e due dall’Asia. Nella catechesi, prima dell’importante annuncio, il Papa ha sottolineato che la Solennità dell’Epifania del Signore ci insegna che solo Gesù può dare all’umanità la luce per orientarne il cammino. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Con grande gioia, annuncio che il prossimo 18 febbraio terrò un Concistoro nel quale nominerò 22 nuovi Membri del Collegio Cardinalizio”.

    E’ l’importante annuncio di Benedetto XVI all’Angelus nella Solennità dell’Epifania. Il Papa rammenta che i cardinali hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro “nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione nella Chiesa”. Quindi, legge ai pellegrini in Piazza San Pietro i nomi dei nuovi porporati.

    Tra i nuovi cardinali con incarichi nella Curia Romana, mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; mons. Manuel Monteiro De Castro, Penitenziere Maggiore; mons. Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore; mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; mons. Giuseppe Bertello, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato vaticano; mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi; mons. Joâo Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; mons. Edwin Frederik O’Brien, Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; mons. Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; mons. Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede.

    Dalle diocesi, saranno creati cardinali Sua Beatitudine George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro malabaresi; mons. Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto; mons. Dominik Duka, arcivescovo di Praga; mons. Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht; mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, mons. Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York; mons. Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino; mons. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong; l’arcivescovo maggiore di Făgăraş e Alba Iulia, Sua Beatitudine Lucian Mureşan. Infine, tre nuovi porporati dal mondo accademico: mons. Julien Ries, professore emerito di storia delle religioni all’Università Cattolica di Lovanio; padre Prosper Grech, consultore presso la Congregazione per la Dottrina della fede e il padre gesuita Karl Becker, docente emerito della Pontificia Università Gregoriana.
    Prima dell’annuncio del concistoro, il Papa si era soffermato sulla solennità dell’Epifania del Signore, sottolineando come tutto il tempo del Natale sia caratterizzato dal tema della luce:

    “Gesù è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi”.

    Anche la Chiesa, ha detto, è chiamata a rivestirsi della luce del Signore. Ed ha osservato che il mondo “con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino”:

    “Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.

    Il Papa non ha poi mancato di rivolgere un particolare augurio alle Chiese orientali che, secondo il calendario giuliano, celebreranno domani il Natale. Ed ha rivolto un saluto ai partecipanti al tradizionale corteo storico-folcloristico dell’Epifania. Infine, un pensiero all’odierna Giornata Missionaria dei Bambini, promossa dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia:

    “Cari bambini e ragazzi! Il vostro cuore sia aperto al mondo, come il cuore di Gesù, ma siate anche attenti a chi vive accanto a voi, sempre pronti a dare una mano”.

    inizio pagina

    Messa del Papa per l'Epifania del Signore: i vescovi, sull'esempio dei Magi, siano umili e guidino i fedeli verso la luce di Cristo

    ◊   Come i Magi d’Oriente, i vescovi devono essere ricolmi del coraggio dell’umiltà. E’ uno dei concetti espressi dal Papa nella Messa di stamani, celebrata nella Basilica Vaticana, nella Solennità dell’Epifania del Signore, definita dallo stesso Benedetto XVI come “festa di luce”. Nel corso della celebrazione, il Papa ha conferito l’Ordinazione episcopale a mons. Charles John Brown, nuovo nunzio apostolico in Irlanda, e mons. Marek Solczyński, nuovo nunzio apostolico in Georgia e Armenia. Il servizio di Benedetta Capelli:

    L’inquietudine del cuore percorre tutta la riflessione del Papa incentrata sui Magi d’Oriente, “i sapienti di questo mondo”, che arrivano a Betlemme guidati dalla stella per rendere omaggio a Gesù dopo quello offerto dai pastori, “le anime semplici”. “Grandi e piccoli, re e servi, uomini di tutte le culture e di tutti i popoli” vanno verso il Bambino per riconoscerlo come Signore. I Magi erano “uomini di scienza”, dice Benedetto XVI, che volevano sapere di più, “volevano capire cosa conta nell’essere uomini”:

    “Erano persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto. Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente. Ma erano anche uomini coraggiosi e insieme umili: possiamo immaginare che dovettero sopportare qualche derisione, perché si incamminarono verso il Re dei Giudei, affrontando per questo molta fatica”.

    Una fatica assunta dai Magi per cercare la verità attraverso “un percorso lungo e incerto”. In tutto questo, evidenzia il Papa, ci sono i tratti essenziali del ministero episcopale:

    “Anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo Volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più”.

    Cuore inquieto ma anche vigilante perché capace di “discernere il vero dall’apparente”. “Il vescovo – aggiunge Benedetto XVI – deve avere l’umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e così piccolo”:

    “Anche il vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna: 'opportune – importune'”.

    E c’è un aspetto sul quale il Papa insiste, sottolineando le caratteristiche del ministero episcopale, “la preghiera continua” che vuol dire: “Non perdere mai il contatto con Dio”, perchè “solo chi conosce personalmente Dio può guidare gli altri verso Dio”. Poi, Benedetto XVI torna ancora sul cuore inquieto, un “cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama”:

    “Il nostro cuore è inquieto verso Dio e rimane tale, anche se oggi, con ‘narcotici’ molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine. Ma non soltanto noi esseri umani siamo inquieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi”.

    Gli Apostoli, sottolinea il Papa, furono capaci di accogliere “l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini” e pertanto ai vescovi viene chiesto di seguire le loro orme. “Lasciatevi colpire – dice Benedetto XVI – dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”:

    “La grande stella, la vera Super nova che ci guida è Cristo stesso. Egli è, per così dire, l’esplosione dell’amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore”.

    I Magi sono dunque diventati “costellazioni di Dio”, in loro come nei Santi, il contatto con la Parola di Dio ha provocato “un’esplosione di luce” mediante la quale lo splendore di Dio stesso ha illuminato il mondo. Così come i Magi, i vescovi sono chiamati ad essere “stelle di Dio per gli uomini, a guidarli sulla strada verso la vera Luce, verso Cristo”. Con il loro sì al sacerdozio e al ministero episcopale hanno seguito la stella Gesù Cristo:

    “Vultis ergo, fratres carissimi…”

    Al termine dell’omelia il Papa ha conferito l’Ordinazione episcopale a mons. Charles John Brown, nunzio apostolico in Irlanda, e mons. Marek Solczyński, nunzio apostolico in Georgia e Armenia. A loro Benedetto XVI ha consegnato i Vangeli, la mitra, il pastorale e l’anello: simboli del loro nuovo ministero.

    inizio pagina

    Aggiornamento del Collegio cardinalizio

    ◊   Con il Concistoro del 18 febbraio prossimo, saranno in totale 214 i componenti del Collegio Cardinalizio di cui 125 elettori e 89 ultraottantenni. Attualmente, l’Europa con 119 cardinali, di cui 67 elettori, è il Continente più rappresentato. A seguire le Americhe con 54 porporati, di cui 37 elettori, poi l’Asia con 20 cardinali, 9 dei quali elettori. L’Africa ha 17 cardinali, 11 elettori, l’Oceania 4 porporati di cui uno elettore.

    inizio pagina

    Giornata missionaria dei ragazzi sul tema “Anche tu come Gesù”

    ◊   Ricorre oggi la Giornata missionaria dei ragazzi, che si celebra in molti Paesi del mondo. Quest’anno la ricorrenza è incentrata sul tema “Anche tu come Gesù”. Una proposta su cui si sofferma mons. Piergiuseppe Vacchelli, presidente della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria, organismo che promuove l’iniziativa. L’intervista è di Alessandro Gisotti:

    R. – Lo slogan intende richiamare i più giovani a diventare protagonisti della loro vita, sentendosi indirizzati verso scelte di vita fatte alla maniera di Gesù. Richiama inoltre la nostra attenzione su uno dei capisaldi della spiritualità cristiana di ogni tempo e di ogni discepolo del Signore: quello della imitazione di Gesù. Non occorre attendere la maturità per entrare nel Mistero della persona di Gesù – che tra l’altro fu anche lui ragazzo, chiamato a crescere in età, sapienza e grazia, cioè in tutte le dimensioni umane – per essere testimoni. E quanto più l’età dei ragazzi appare complicata nei tempi attuali dalle mode e dalle tecnologie, tanto più confidiamo che lo Spirito susciti in essi non piccoli cristiani, ma veri cristiani e veri apostoli.

    D. – Come far crescere la dimensione missionaria dei bambini, dei giovani?

    R. – Un cammino di formazione missionaria dei ragazzi non può prescindere dalle tre dimensioni fondamentali che caratterizzano da sempre la missione della Chiesa: l’annuncio, la comunione e la solidarietà. Dobbiamo avere innanzitutto il coraggio di tornare a educare le nuove generazioni con un annuncio esplicito di Gesù Cristo e del Vangelo; dobbiamo aiutare i più giovani a scoprire la bellezza di avere Gesù come amico e a divenire, con la propria vita, testimoni credibili di questa amicizia. Occorre poi, in collaborazione con le diverse realtà educative, avviare i ragazzi su percorsi di educazione alla mondialità, alla interculturalità, a stili di vita nuovi ispirati al Vangelo, alla diffusione di una cultura più attenta alle questioni della pace, della giustizia, della solidarietà internazionale, della salvaguardia del Creato … E’ necessario educarli fin da piccoli ad aprire gli occhi sulle necessità dei fratelli più bisognosi, dei vicini come dei più lontani; occorre accompagnarli nel saper riconoscere i segni della speranza dei poveri e non provare paura nell’avvicinarli.

    D. – Si può soffermare sull’impegno, sulla peculiarità della missione della Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria?

    R. – L’Opera dell’Infanzia missionaria, che si appresta a celebrare quest’anno il 90.mo anniversario del riconoscimento di “Opera pontificia”, appartiene alla più ampia famiglia delle Pontificie Opere Missionarie. L’intuizione pedagogica che ne sta alla base è la consapevolezza che i ragazzi sono non solo oggetto dell’intervento educativo ma anche soggetto della relazione educativa. L’Opera dell’Infanzia missionaria considera pertanto i ragazzi come soggetti missionari a pieno titolo; essa si rivolge in particolare ai ragazzi di età compresa tra gli otto ed i 14 anni, per farne dei veri e propri protagonisti dell’azione missionaria della Chiesa. Sul piano della solidarietà, l’Opera gestisce un Fondo universale costituito dalle offerte provenienti dai vari Paesi del mondo a sostenere le attività delle Chiese di missione nel campo dell’assistenza sanitaria, educazione scolastica e formazione cristiana dei bambini. Durante lo scorso anno, l’Opera ha distribuito 18 milioni e 960 mila dollari; poco più della metà in Africa, il resto in Asia, America Latina e Oceania. (gf)

    inizio pagina

    Il cardinale Saraiva Martins compie 80 anni: i Santi mi hanno arricchito in maniera profonda

    ◊   Il cardinale José Saraiva Martins compie oggi 80 anni. Nel lungo servizio del porporato portoghese alla Chiesa, e in particolare nella Curia romana, spicca l’impegno come prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, durante il Pontificato del Beato Giovanni Paolo II. Proprio su questa straordinaria esperienza, il cardinale José Saraiva Martins si sofferma nell'intervista di Alessandro Gisotti:

    R. - I Santi mi hanno dato molto, mi hanno arricchito in maniera straordinaria, mi hanno portato ad una concezione della Chiesa molto più profonda. Certamente, Giovanni Paolo II aveva ragione quando diceva che la cosa più importante nella Chiesa è la santità! Naturalmente non una santità astratta, generica ma concreta e vissuta in modo esistenziale, una santità – direi - in carne ed ossa come quella dei Santi. Esaminare la vita, la santità di queste persone, future candidate agli altari, certamente non può non arricchire in maniera profonda, in maniera straordinaria, chi fa questo studio. Ho avuto il privilegio di addentrarmi in questo mondo della santità, e devo dire che Giovanni Paolo II, più di una volta mi ha detto che, certamente il mio dicastero era quello più importante della Chiesa, perché la santità è la cosa più importante della Chiesa!

    D. – Certo un fatto straordinario è che proprio quel Papa, Giovanni Paolo II, oggi è Beato…

    R. - La Causa di Giovanni Paolo II è iniziata con me... ed io mi inorgoglisco di aver emanato il decreto di inizio del processo di Beatificazione di Giovanni Paolo II…

    D. - Oggi si vive un periodo di sfiducia molto diffusa anche a causa della crisi economica. Quanto possono aiutare i Santi a ridare speranza?

    R. - È vero che l’uomo di oggi è un uomo senza speranza, un uomo deluso, deluso da tutto, deluso dalle teorie, dai sistemi, dalle energie… Ebbene, in questa situazione, soltanto i Santi possono dare speranza a quest’uomo che non ha speranza. Perciò bisogna vedere nei Santi non soltanto dei personaggi lontani, davanti ai quali ci inginocchiamo per chiedere la grazia... assolutamente no. I Santi sono soprattutto, prima di tutto, qualcosa di molto più importante, cioè sono coloro che veramente possono orientare l’umanità. Il filosofo francese Henri Bresson diceva che i grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i Santi. (bi)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Nuova strage di cristiani in Nigeria. L’arcivescovo di Jos, Kaigama: basta violenze, il governo ci protegga

    ◊   Ancora un barbaro attacco contro la comunità cristiana in Nigeria. Ieri sera, uomini armati hanno fatto irruzione ed aperto il fuoco in una chiesa nella città di Gombe, nel nord-est del Paese, causando la morte di sei persone e il ferimento di almeno altre dieci. L’attentato avviene dopo l'ultimatum del gruppo islamista “Boko Haram” ai cristiani perché lascino il nord del Paese. Sulla nuova strage di cristiani in Nigeria, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama:

    R. – Io sono terribilmente triste, come tutti i nigeriani, musulmani e cristiani. Queste persone ammazzano i cristiani mentre pregano e fanno questo quasi ogni giorno. E’ un gravissimo peccato. Non so cosa possiamo fare adesso. Possiamo chiedere al governo di darci la protezione perché possiamo vivere serenamente e svolgere le nostre attività quotidiane in modo tranquillo. Questo gruppo fondamentalista non sa niente della sacralità della vita. A loro basta uccidere, distruggere e creare una grande divisione tra cristiani e musulmani. Questo è il loro obiettivo.

    D. - C’è la paura che ci sia il caos, con attentati ogni giorno?

    R. - C’è una grande paura perché la vita non è più normale. Non possiamo riunirci a pregare sia di giorno che di notte e questa è una terribile barriera per noi e anche per il Vangelo. Siamo quasi in prigione ed è una cosa molto dolorosa.

    R. – In questo momento è importante rafforzare il dialogo interreligioso per isolare i violenti, i terroristi?

    R. – Sì. Il dialogo continua, i musulmani normali non vogliono ciò che sta accadendo, non lo vogliono! Dobbiamo continuare sperando che il dialogo porti frutti, e fare tutto il possibile per ostacolare le attività di questo gruppo.

    inizio pagina

    Natale delle Chiese orientali: la riflessione del vescovo egiziano, Antonios Mina

    ◊   Domani, le Chiese ortodosse e le Chiese cattoliche di rito-orientale che seguono il calendario giuliano, celebreranno il Natale. A parlarne, nell’intervista di Davide Maggiore, è mons. Antonios Aziz Mina, vescovo di Giza in Egitto, dove destano attenzione le condizioni della minoranza copta:

    R. – Da noi, in Oriente, la festa del Natale non è diventata una festa commerciale. E’ una festa veramente sentita, piena di spiritualità, e credo che dovremmo sempre festeggiare con questo spirito. Gli eventi che il nostro mondo sta purtroppo vivendo non ci aiutano granché: sono causa di preoccupazioni per quello che riguarda il futuro dei nostri Paesi e questo lo avvertiamo non solo come cristiani, ma anche come cittadini. Il Natale è proprio la festa della pace: il Re della pace è venuto sulla Terra per stabilire questa pace, che il mondo perde ogni volta che trasgredisce ai comandamenti di Dio, cercando i propri interessi piuttosto che gli interessi altrui. Chiediamo quindi che questo Natale possa restituire la pace come ha fatto appunto Gesù.

    D. – In Egitto, la comunità cristiana è stata colpita, lo scorso anno, da un violento attentato. Oggi che clima si respira nel Paese?

    R. – Siamo venuti a sapere, dopo la rivoluzione, che il Ministero degli interni aveva a che fare con quest’attentato, che era stato commesso proprio per creare dei dissidi tra cristiani e musulmani. Il governo voleva mantenere l’autorità e quindi “creava” queste situazioni per andare a minare l’unità del Paese. Oggi ci sono anche altre forze che mirano ad attaccare le chiese: ogni colpo inflitto non è rivolto soltanto ai cristiani ma a tutto il Paese, alla sua unità, e quindi sia ai cristiani, sia ai musulmani.

    D. – C’è preoccupazione tra i fedeli e le comunità cristiane?

    R. – Nel Paese c’è un’insicurezza generale. Avvertiamo tutti che il precedente sistema continua in qualche modo ad essere presente e percepiamo quasi le stesse maniere, gli stessi comportamenti. La rivoluzione, quindi, ha cambiato poco o per niente la situazione.

    D. – Che messaggio vuole mandare la Chiesa d’Egitto ai suoi fratelli di altre religioni, nel Paese?

    R. – Si vorrebbe che tutte le feste diventino un momento di riflessione, per trovare una pace comune, con tutti. Il messaggio è soprattutto d’amore, e ciò rispecchia appieno gli insegnamenti di Cristo, venuto sulla Terra per dire solo una cosa: “Io vi amo e, se voi amate me, dovete amare anche gli altri”. Dobbiamo quindi amare tutte le persone, senza alcuna distinzione o differenza di razza, di colore o di religione. Vanno amati i nostri amici ma anche i nostri nemici, proprio come ci ha insegnato Gesù. (vv)

    inizio pagina

    Rapporto della Ong “Portes Ouvertes”: libertà religiosa negata a 150 milioni di cristiani nel mondo

    ◊   I cristiani che vivono in situazione di mancanza libertà religiosa sarebbero 150 milioni nel mondo. In testa la Corea del Nord, seguita da Iran, Afghanistan, Arabia Saudita e Somalia. E il fenomeno è in aumento negli ultimi anni. Sono alcuni dati del rapporto di “Portes Ouvertes”, la Ong che dal 1955 opera in un crescendo di attività, a sostegno morale spirituale e umanitario dei cristiani perseguitati. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Cinquanta i Paesi indicizzati che appaiono nella mappa interattiva della Ong “Portes Ouvertes”. Si va dal primo classificato da 10 anni, la Corea del Nord, dove essere cristiano e possedere una Bibbia può costare la vita, fino all’ultimo in classifica, la Malaysia - divisa tra cristiani animisti e islamici -, dove se ufficialmente la libertà è garantita, sostiene il Rapporto, è quasi impossibile per un musulmano convertirsi. Le tendenze importanti degli ultimi 20 anni segnalano un aumento delle persecuzioni ed un peggioramento in aree quali Nigeria, Sudan, Iraq, Egitto e Pakistan, dove si è raggiunto il culmine con l’assassinio per il ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti. Tra le cause prevalenti – ma non la sola -, il rafforzarsi dell’estremismo islamico così come del nazionalismo religioso. Sentiamo, in proposito, il parere di padre Bernardo Cervellera, direttore di “Asia News”:

    “In questi ultimi 20, 30 anni è cresciuto tantissimo il fondamentalismo per la frustrazione del mondo musulmano nei confronti della modernità. E’ cresciuto anche per via dei finanziamenti provenienti dai Paesi come l’Arabia Saudita, però la persecuzione è causata anche da una frustrazione da parte dei poteri politici nel controllare la propria popolazione e nel voler fermare uno sviluppo della mentalità stessa della popolazione. Un altro dei cespiti della persecuzione è anche il laicismo aggressivo, presente anche in Europa”.

    Di contro, si registra una maggiore presa di coscienza ed uno sforzo legislativo, sia in Europa che negli Stati Uniti, proprio a contrastare le persecuzioni delle minoranze, soprattutto in area mediorientale:

    “E’ sempre meglio parlare della libertà religiosa che tacere. Per quanto riguarda invece gli effetti, come può essere un cambiamento politico, la cosa si fa un po’ più difficile. L’Unione Europea, ad esempio, ha lottato tanto per la liberazione di Asia Bibi, la cristiana accusata di blasfemia in Pakistan e per questo condannata a morte. In due anni, però, non è che abbia ottenuto molto. Quello che senz’altro c’è, è una maggior coscienza: anche all’Onu, a livello politico, si discute molto di più sulla libertà religiosa e sull’intolleranza”.

    Nella sezione “prospettive” del rapporto di “Portes Ouvertes”, le preoccupazioni. Quelle maggiori sono per la Cina e la Corea del Nord, ma anche per i Paesi arabi, quelli della cosiddetta “Primavera araba” dove, salvo nello Yemen, il rapporto registra meno libertà e più persecuzioni nel 2011. “Primavera araba” può, dunque, significare inizio di un “inverno cristiano”? Ancora padre Bernardo Cervellera:

    “Questo sommovimento che si è creato in nome della dignità della persona, del lavoro e della ridistribuzione delle ricchezze, effettivamente è andato tutto a favore dei fondamentalisti. La gente è ancora poco abituata alle elezioni democratiche, e quindi sceglie in base al gruppo religioso, al gruppo di appartenenza più immediato. Non dobbiamo però dimenticare che la ‘primavera araba’ è stata anche un’occasione per accendere la miccia nella coscienza sociale di tante persone. Per i cristiani ci sarà senz’altro maggiore difficoltà, ma credo che potranno comunque lottare per il riconoscimento e l’uguaglianza insieme a tanti giovani musulmani che, in questi mesi, hanno sostenuto la causa della libertà religiosa”.

    inizio pagina

    La Chiesa ricorda i 600 anni dalla nascita di Santa Giovanna d’Arco. Intervista con Franco Cardini

    ◊   La Chiesa e la Francia in festa per il 600.mo anniversario della nascita di Giovanna d’Arco. Oggi, nella cittadina di Domrémy-la-Pucelle dove la Santa è nata, una solenne celebrazione a cui partecipa anche il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. Sulla straordinaria figura della “Pulzella d’Orleans”, Alessandro De Carolis ha intervistato lo storico Franco Cardini:

    R. – Di Giovanna D’Arco sappiamo che è nata nel 1412, perché facciamo un conto induttivo al rovescio, considerando che è morta sicuramente nel maggio del 1431: questo lo sappiamo, perché è la data dell’esecuzione. E’ calata un po’ anche l’ombra della tradizione regale: Giovanna è – non direttamente, ma moralmente - quella che ha incoronato Carlo VII come re di Francia e quindi si è scelta questa data tipicamente regale che è il 6 gennaio, l’Epifania, per stabilire il giorno della nascita di Giovanna.

    D. – C’è su Giovanna D’Arco, oggi, un giudizio storico prevalente?

    R. – Direi che quanto alla storia di Giovanna, mi sembra resti consolidata la testimonianza di una eccezionalità; in fondo Giovanna continua ad essere un enigma: nel XV secolo una ragazza che guida un popolo o un esercito è di per sé un fatto eccezionale. Giovanna è una ragazzina venuta su dal nulla; Giovanna d'Arco si è inventata un’idea di patria esclusiva: la patria che è la terra degli avi, da cui bisogna cacciare lo straniero. Questi concetti per noi, gente del XXI secolo, che ha attraversato il nazionalismo, possono sembrare non più condivisibili, ma del tutto normali; per il tempo, però, è assolutamente straordinario. Altro discorso poi è quello di Giovanna in quanto santa.

    D. – Come storico, ma anche come cristiano e come cattolico, c’è una cosa, un tratto che la colpisce dell’eroismo della fede della "Pulzella di Orleans"?

    R. – Quello che colpisce, e che si vede negli Atti, è questa assoluta e incrollabile sicurezza. Ci sono gli atti inquisitoriali, le sue risposte da ragazza semianalfabeta o analfabeta "tout court" ai severi e colti inquisitori di una saggezza che viene voglia veramente di definire “saggezza infusa”. E poi colpisce anche, e questo da storico che frequenta spesso la Francia e Parigi, il permanere di questo mito unificante. Oggi Giovanna d'Arco continua ad essere un mito per la Francia socialista e, nello stesso tempo, non solo il mondo politico più vicino alla Chiesa cattolica, ma anche l’estrema destra. Il Front National, celebra la sua festa nazionale il 31 maggio: giorno del "dies natalis", della festa religiosa di Giovanna d'Arco. Quindi questa capacità di riuscire a mettere insieme gli opposti si può giudicare variamente nella storia, ma certo è un elemento che colpisce e che fa pensare. (mg)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: attacco kamikaze a Damasco, almeno 25 morti e decine di feriti

    ◊   Nuova giornata di violenze in Siria. Stamattina, nel centro di Damasco, un attentato kamikaze ha provocato almeno 25 morti e decine di feriti. L'attacco ha colpito il popoloso quartiere di Midan, nel cuore del centro storico della capitale. Governo e oppositori si accusano a vicenda e questo non serve a chiarire la matrice del gesto, mentre la televisione di Stato continua a trasmettere immagini di morte e devastazione che riportano alla memoria le 44 vittime per l’attentato dello scorso 23 dicembre. Oggi, nell’ennesimo venerdì di protesta, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i cortei degli attivisti i quali sono tornati in piazza in varie città per chiedere l’internazionalizzazione della crisi siriana. I leader della protesta invocano anche il ritiro immediato della missione della Lega Araba: è un fallimento – sostengono – perché non è riuscita a impedire la sanguinosa repressione messa in atto dai militari di Damasco. Dal canto suo, la Lega Araba sarebbe pronta a chiedere alle autorità siriane di mettere fine alle violenze. Ieri, invece, gli osservatori panarabi, hanno riconosciuto di aver commesso degli errori sul terreno e per questo sarebbero pronti ad avvalersi dell’aiuto delle Nazioni Unite. (A cura di Eugenio Bonanata)

    inizio pagina

    Scontri etnici in Sud Sudan: secondo alcune fonti, ci sarebbero 3 mila vittime

    ◊   Almeno 3 mila vittime in Sud Sudan per scontri interetnici avvenuti in questi giorni nella zona del governatorato di Jonglei, che si trova nella parte orientale del Paese. A denunciarlo un capo dell’amministrazione locale che ha riferito di omicidi e rapimenti di massa soprattutto nei confronti di donne. Nessuna conferma del bilancio delle vittime da parte delle Nazioni Unite e dell’esercito regolare. Tuttavia, lo scorso 2 gennaio, l’Onu aveva riferito di almeno 50 mila persone in fuga dall’area proprio a causa delle violenze. All’origine degli scontri, scoppiati la settimana scorsa, ci sarebbero disordini tra due tribù locali che spesso si affrontano per il controllo dell’acqua o dei pascoli. In particolare bande armate appartenenti al gruppo dei Lu Ner avrebbero attaccato diversi villaggi dell’etnia dei Murle, accusandoli di aver rubato capi di bestiame. Nelle scorse ore, l’esercito regolare sarebbe intervenuto a difesa della città di Pibor dove numerosi bambini risultano dispersi. Si parla di capanne date alle fiamme e di un ospedale di "Medici Senza Frontiere" saccheggiato. (E.B.)

    inizio pagina

    Terra Santa: al via il pellegrinaggio dei vescovi europei e americani

    ◊   Al via domani l’annuale visita in Israele e Palestina dei vescovi del Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Terra Santa, composto dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) con presuli da Austria, Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Scopo dell’iniziativa, lanciata nel 1998 per volontà della Santa Sede, è di esprimere la comunione e la solidarietà della Chiesa universale con la comunità cristiana locale e di rafforzare la speranza della pace nella regione. Alle sessioni interverranno anche membri dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa e della Custodia di Terra Santa, nonché il nunzio apostolico in Israele e Palestina mons. Antonio Franco. Ad inaugurare la prima sessione, lunedì 9 gennaio, sarà, insieme a mons. Franco, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal. Tra i temi principali dei vari incontri, ospitati dalla Curia della Custodia di Terra Santa, l’impatto della "Primavera Araba" sugli israeliani e i palestinesi, a cui sarà dedicata una tavola rotonda nella stessa giornata di lunedì. Come ogni anno, uno spazio importante sarà riservato al dialogo interreligioso che sarà al centro di un incontro il 10 gennaio al quale parteciperanno esponenti cattolici, ebrei, musulmani, drusi e bahai. Tra gli argomenti discussi il pellegrinaggio in Terra Santa di Benedetto XVI del maggio 2009 e l’incontro di preghiera di Assisi dell’ottobre scorso. Interverranno l’arcivescovo melkita di Betlemme Elias Charcur, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario per Israele del Patriarcato latino di Gerusalemme e David Neuhaus, vicario patriarcale latino per i cattolici di lingua ebraica in Israele. Altri temi affrontati durante le sessioni saranno le prospettive interne ed esterne di pace per il Medio Oriente, il problema dell’espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania e l’emergenza abitativa per la popolazione palestinese. Durante la visita i partecipanti visiteranno le comunità e parrocchie cristiane e vari progetti di aiuto ai cristiani della regione. La visita si concluderà nella mattinata del 12 gennaio con una solenne Messa presieduta dal Patriarca Twal nella Concattedrale di Gerusalemme e una conferenza stampa, durante la quale verrà diffuso il “Messaggio ai cristiani in Terra Santa”, unitamente al comunicato finale sugli esiti dei lavori. (L.Z.)

    inizio pagina

    I vescovi nigeriani denunciano il caro benzina: danneggia le fasce deboli

    ◊   Il taglio dei sussidi statali alla benzina è intempestivo e “immorale”, perché penalizza i cittadini nigeriani già alle prese con grandi difficoltà economiche, mentre avvantaggia chi si è arricchito illecitamente sulle spalle dei poveri. Così i vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan, in Nigeria, hanno espresso tutto il loro disappunto per la decisione del governo di Abuja di non rinviare l’entrata in vigore del provvedimento, il primo gennaio, nonostante le obiezioni sollevate anche dalla Conferenza episcopale. L’esecutivo ha giustificato la misura con l’esigenza di tagliare la spesa pubblica, ma come anticipato dalle numerose voci critiche, essa ha fatto immediatamente innalzare i prezzi della benzina e di riflesso quelli di beni e servizi. Di qui la presa di posizione dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Ibadan, che in una dichiarazione firmata dall’arcivescovo locale Felix Alaba Job rimproverano all’esecutivo di avere privilegiato “le considerazioni economiche sulle implicazioni morali e l’immediato interesse pubblico”. “Forse non è giusto attribuire tutti i mali della Nigeria al governo (…), ma esso deve assumersi le sue responsabilità” per questa scelta, si legge nella missiva diffusa martedì scorso. Secondo i presuli nigeriani “i poveri pagano gli interessi egoistici di quei pochi che si sono arricchiti illecitamente in collusione con chi è al potere”. A quest’ultimo proposito essi sollecitano il governo ad indagare su eventuali casi di corruzione di funzionari pubblici prima dell’entrata in vigore del provvedimento. Contro il taglio dei sussidi alla benzina si sono mobilitati i sindacati del Paese che hanno indetto per lunedì 9 gennaio uno sciopero generale. Manifestazioni di vario tipo – riferisce l’agenzia Misna - si stanno tenendo in tutte le principali città e in maniera relativamente pacifica ad esclusione di un uomo ucciso a Ilorin, capitale dello Stato di Kwara. Il centro di Kano, maggiore centro della Nigeria settentrionale è stato occupato da centinaia di dimostranti. Finora, il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha escluso la possibilità di tornare al sistema dei sussidi, perché non più sostenibile. Lo scorso mese di dicembre, la Conferenza episcopale nigeriana aveva già espresso le sue forti perplessità sulla misura, chiedendo al governo di avviare una vasta consultazione pubblica prima di procedere ai tagli. I vescovi avevano inoltre rilevato che i soldi risparmiati con l’eventuale abolizione del sussidio dovrebbero essere impiegati per migliorare le infrastrutture, il servizio sanitario, le scuole e l’agricoltura e a compensare le fasce sociali più povere. (L.Z.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: lettera pastorale della diocesi di Rumbek per l’inizio del 2012

    ◊   La distinzione dei ruoli tra autorità civile e religiosa, la carità come missione primaria della Chiesa, la nomina del nuovo vescovo: questi gli spunti di riflessione che padre Fernando Colombo, amministratore diocesano di Rumbek, in Sud Sudan, offre nella sua Lettera pastorale pubblicata per l’inizio del 2012. La diocesi di Rumbek è vacante dal 16 luglio scorso, giorno della morte improvvisa del suo vescovo, mons. Cesare Mazzolari; terminate le consultazioni tramite la nunziatura apostolica di Khartoum, spetta ora a Benedetto XVI nominare il nuovo presule. Quanto alla distinzione tra Stato e Chiesa, l’amministratore diocesano esprime innanzitutto apprezzamento per il rispetto che le autorità civili manifestano nei confronti di quelle religiose e per la tutela che garantiscono alla libertà religiosa, “base dei diritti umani”. Quindi, il religioso ribadisce che la questione dei lavoratori non sudanesi, residenti però in Sud Sudan, e contro i quali a volte è stata manifestata ostilità, ricade sotto la giurisdizione dello Stato, secondo il passo evangelico di Marco “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. “Spetta perciò al governo civile – sottolinea padre Colombo – decidere se garantire o meno a tali lavoratori il permesso di soggiorno e di lavoro e tutelare la loro sicurezza”. Inoltre, la lettera pastorale ricorda che “la Chiesa cattolica è impegnata al servizio della carità, come comunione di persone che credono in Gesù Cristo ed agiscono secondo lo Spirito di carità”. “La nostra missione – continua la missiva – non può essere dedicata agli affari, al potere, alla politica. Essa consiste esclusivamente nella carità senza discriminazioni, nel campo dell’evangelizzazione, dell’educazione e dell’assistenza sanitaria”. Infine, padre Colombo conclude la sua lettera ribadendo che la costruzione del Sud Sudan, 54.mo Stato africano proclamato indipendente il 9 luglio del 2011, “è un compito impegnativo per tutti e tutti sono chiamati a crescere come una nazione, migliorando la comunione tra le persone. La Chiesa cattolica è impegnata in modo esclusivo in questa missione”. Nelle ultime righe del documento, quindi, il Sud Sudan viene affidato al “Dio della pace”, perché “ispiri e sostenga la fede del suo popolo”. (I.P)

    inizio pagina

    India: l’impegno dei salesiani per le popolazioni colpite dal ciclone “Thane”

    ◊   La violenta tempesta formatasi negli ultimi giorni del 2011 sull’Oceano Indiano e successivamente spostatasi sul Golfo del Bengala, ha investito in modo particolare con piogge torrenziali e venti che soffiavano a oltre 150 chilometri orari lo Stato indiano del Tamil Nadu. Il ciclone “Thane” – come è stata chiama la tempesta – ha causato, stando ad una informazione giunta all’Agenzia di Informazione Salesiana dall’Ufficio Sviluppo dell’Ispettoria di Madras, una sessantina di vittime e molte sono le persone rimaste senza tetto. Dal 31 dicembre al 2 gennaio del 2012 sono stati circa 20mila coloro che hanno trovato rifugio nei campi di accoglienza allestiti nel distretto di Cuddalore. Oltre a Cuddalore, decessi sono stati segnalati a Villupuram, Tiruvallur, Kancheepuram, Chennai e Theni. L’80 per cento delle culture - come riso, canna da zucchero, banane, jackfruit, mango, cocco e anacardi – sono state sradicate dalla violenza dei venti e delle piogge. A Pondicherry, i villaggi situati sulla collina Caper, più esposti alle intemperie, sono stati i più colpiti. I salesiani presenti sul territorio, nonostante i gravi danni subiti, si sono subito prodigati nell’assistenza della popolazione, soprattutto dei più poveri. Hanno offerto cibo e riparo a chi ha perso la propria capanna. In particolar modo si sono interessati dei 15 villaggi che ordinariamente seguono nei vari programmi di promozione sociale, educazione ed evangelizzazione. L’Ispettoria di Madras ha diramato un appello per sovvenire ai bisogni della popolazione colpita dalla catastrofe naturale. (A.G.)

    inizio pagina

    Ucraina: l'impegno della Caritas nella lotta all'Aids

    ◊   In Ucraina soltanto il 4 per cento della popolazione si è sottoposto volontariamente al test per l’Hiv, conoscendo la propria condizione di salute. E’ quanto sostiene un’indagine di Caritas Kyiv, struttura da 10 anni al servizio dei bambini e dei giovani in condizione di vita critiche molti dei quali sieropositivi. I risultati dello studio, incentrato su “La situazione attuale nel settore del trattamento, della cura e del sostegno dei bambini infetti da Hiv”, sono stati presentati di recente. Il documento – riporta l’agenzia Sir – afferma che “la potenzialità dello Stato di fornire cure e sostegno ai gruppi vulnerabili di bambini e alle loro famiglie deve essere sviluppata, in quanto il livello di servizi adeguati alle famiglie è attualmente ancora insoddisfacente”. Lo studio, che ha messo a punto un sistema di indicatori per il monitoraggio della cura dei bambini sieropositivi, ha definito delle raccomandazioni per ulteriori miglioramenti al fine di una piena integrazione sociale di questi bambini. Le conclusioni della ricerca sono prevalentemente indirizzate ai responsabili decisionali – organizzazioni governative e non governative - oltre che a quanti operano nel settore della protezione dell’infanzia. Molte famiglie con bambini sieropositivi hanno riferito casi di discriminazione nelle scuole e in altre istituzioni per l’infanzia dell’Ucraina, nonostante la legislazione nazionale garantisca il diritto di tutti i bambini ad ottenere istruzione e assistenza sociale, indipendentemente dalle loro condizioni di salute. In base alle stime del Ministero della sanità dell’Ucraina, nel 2007 la prevalenza di Hiv nella popolazione adulta dell’Ucraina (di età compresa tra 15 e 49 anni) era pari all’1,63%. Oggi quella cifra è ancora più elevata, a significare che l’Ucraina vive l’epidemia di Hiv/Aids più grave d’Europa. (E.B.)

    inizio pagina

    Pakistan: i camilliani inaugurano istituto di taglio e cucito per ragazze povere

    ◊   I religiosi Camilliani hanno inaugurato il St. Camillus Sewing center, un istituto di taglio e cucito, in un piccolo villaggio chiamato a Okara, diocesi di Faisalabad in Pakistan. E’ quanto padre Mushtaq Anjum, ha riferito all’agenzia Fides. Il centro è gestito dalla Famiglia Laica Camilliana (Lcf) di Okara e ha diversi obiettivi tra i quali quello di migliorare le capacità delle ragazze nello svolgimento dei lavori come la cucitura dei propri abiti e di quelli degli altri, offrire a quelle analfabete opportunità di guadagno per se stesse e per le loro famiglie, aiutarle a rendersi membri utili della famiglia e della comunità facendole contribuire al benessere del gruppo. Il centro si impegna inoltre a dare alle ragazze nozioni di base che consentano loro di fare calcoli matematici, firmare e leggere frasi semplici in lingua Urdu, oltre ad insegnare loro il catechismo cristiano. Beneficiarie di questo progetto saranno le ragazze tra i 15 e i 25 anni di età appartenenti a famiglie indigenti con un reddito giornaliero di 2 dollari. La maggior parte dei genitori di queste ragazze sono analfabeti e non hanno molta consapevolezza dell’importanza della competenza e della formazione. Da parte loro, le ragazze sperano che il centro vada avanti e non si fermi al termine del progetto, e al riguardo, padre Mushtaq ha dato loro speranza e garantito continuità grazie al supporto della Lcf in Pakistan. (A.G.)

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.