Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/01/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Comunicato sull’Anno della fede: i cristiani siano testimoni credibili e gioiosi dell'incontro con Gesù
  • Domani, Messa del Papa in San Pietro per l'Epifania. La riflessione del priore degli Agostiniani scalzi
  • Il Papa nomina mons. Monteiro de Castro Penitenziere Maggiore
  • Il Papa nomina mons. Tscherrig nuovo nunzio in Argentina
  • Al via le celebrazioni per i 600 anni di Santa Giovanna d'Arco. Il Papa: c'invita ad una misura alta della vita cristiana
  • La stella cometa guida dei Magi: con noi il direttore della Specola vaticana, padre Funes
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Padre e figlia uccisi a Roma per 5 mila euro. Il cardinale Vallini: senza rispetto per la vita è una giungla
  • Nigeria: scade ultimatum contro i cristiani del gruppo islamista "Boko Haram"
  • Iran: Ue verso nuove sanzioni con l’appoggio degli Usa, Cina contraria
  • Africa: cresce il Pil di alcuni Paesi, in particolare gli esportatori di petrolio
  • In Italia, polemica sulle celle di sicurezza. Il ministro Severino difende il decreto "svuota carceri"
  • Inaugurato a Roma il "Giardino degli angeli" per i bimbi mai nati. Carlo Casini: iniziativa importante
  • A Roma, in scena la sacra rappresentazione dell’opera dell’abate Catalano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan: a Faisalabad cristiani e musulmani sostengono il messaggio del Papa sulla pace
  • In Pakistan ricordato Salman Taseer, difensore dei cristiani
  • Raffica di attentati in Iraq
  • Filippine: una frana ha causato numerose vittime, circa 150 i dispersi
  • Coree. La Caritas di Seul invita e non fermare gli aiuti umanitari al Nord per milioni di affamati
  • Terra Santa: al via un progetto israelo-palestinese per rimuovere 1,5 milioni di mine antiuomo
  • Pubblicato il rapporto dell’Istituto Internazionale della Stampa: 103 i giornalisti uccisi nel 2011
  • Kenya: appello di leader cristiani e islamici per il disarmo
  • Sri Lanka: la missione dell’Ong cristiana Word Vision per le popolazioni rurali
  • Brasile: oltre 10 milioni di pellegrini al santuario di Aparecida nel 2011
  • Cina: il vescovo di Shanghai ricorda Paul Xu Guangqi, il primo cattolico della città
  • Repubblica Ceca: la 12.ma edizione della Colletta dei Re Magi
  • Italia: “La famiglia è un punto di riferimento efficace”. Così il cardinale Bagnasco, presidente Cei
  • Il Papa e la Santa Sede



    Comunicato sull’Anno della fede: i cristiani siano testimoni credibili e gioiosi dell'incontro con Gesù

    ◊   Verrà pubblicata sabato 7 gennaio una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede, voluto dal Papa, che prenderà il via l’11 ottobre prossimo per concludersi il 24 novembre del 2013. Oggi, intanto, è stato diffuso un comunicato che anticipa gli aspetti principali del documento. Viene ribadito come questo Anno, indetto con la Lettera Apostolica “Porta fidei” rappresenti una grande occasione di rinnovato incontro con Gesù Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Con l’Anno della Fede, Benedetto XVI vuole mettere al centro dell’attenzione della Chiesa “l’incontro con Gesù Cristo e la bellezza della fede in Lui”. E’ quanto si legge nel comunicato sulla Nota per l’Anno della Fede. Un documento che offre delle “indicazioni pastorali” a quattro livelli: Chiesa universale, conferenze episcopali, diocesi e infine parrocchie, comunità e movimenti. L’inizio dell’Anno della Fede, viene sottolineato, coincide con due importanti anniversari: il 50.mo dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 20.mo della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica. Si rammenta dunque che, sin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI si è impegnato per “una corretta comprensione del Concilio”, promuovendo quella che lui stesso ha denominato “l’ermeneutica della riforma”, del “rinnovamento nella continuità”. Nell’introduzione della Nota – elaborata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede assieme ad altri dicasteri con il contributo del Comitato per la preparazione dell’Anno della Fede - si osserva, viene ribadito che l’Anno della fede “vuol contribuire ad una rinnovata conversione al Signore”, alla riscoperta della fede, affinché i cristiani siano testimoni “credibili e gioiosi” per quanti sono alla ricerca di Dio.

    Le indicazioni pastorali, si legge ancora, hanno l’intento di favorire l’incontro con Gesù attraverso testimoni della fede, sia attraverso la conoscenza sempre maggiore dei suoi contenuti. In particolare, accanto ad una solenne celebrazione del Papa per l’inizio dell’Anno della Fede, vengono auspicate iniziative ecumeniche per favorire il “ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani”. Con tale finalità, avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica. A livello delle conferenze episcopali viene incoraggiata la qualità della formazione catechistica. E ancora si auspica un ampio uso dei linguaggi della comunicazione e dell’arte con trasmissioni televisive e radiofoniche, film e pubblicazioni anche a livello popolare, accessibili ad un ampio pubblico. Verrà inoltre realizzato un apposito sito Internet sull’Anno della fede. A livello diocesano, spiega il comunicato, l’Anno viene visto come “rinnovata occasione di dialogo creativo tra fede e ragione” attraverso convegni e simposi. E come tempo favorevole per "celebrazioni penitenziali" in cui chidere perdono a Dio, "specialmente per i peccati contro la fede". A livello parrocchiale, la proposta centrale rimane la celebrazione della fede nella liturgia e in particolare nell’Eucaristia. Proprio per coordinare le varie iniziative promosse dai diversi dicasteri, sarà infine istituita un’apposita segreteria per l’Anno della Fede, presso il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova evangelizzazione.

    inizio pagina

    Domani, Messa del Papa in San Pietro per l'Epifania. La riflessione del priore degli Agostiniani scalzi

    ◊   Benedetto XVI celebrerà, domani mattina, una Santa Messa in San Pietro nella Solennità dell'Epifania del Signore. Durante la celebrazione, il Papa ordinerà due vescovi, mons. Charles John Brown, nuovo nunzio apostolico in Irlanda e mons. Marek Solczynski, nuovo nunzio in Georgia e Armenia. Sull'importanza della Solennità dell'Epifania, manifestazione del Signore a tutte le genti, Tiziana Campisi ha chiesto un commento a padre Gabriele Ferlisi, priore generale dell’ordine degli Agostiniani scalzi:

    R. – L’Epifania, nel ciclo dell’anno liturgico ha un posto di rilievo. Se il Natale, infatti, si può considerare come una prima Epifania di Gesù, Dio che si manifesta all’interno del popolo di Israele - lì accorrono i pastori - questa festa dell’Epifania, quella che si celebra il 6 gennaio, è la rivelazione della divinità di Cristo riconosciuta dai popoli pagani, simboleggiati da questi uomini sapienti del Medio Oriente. Quindi, ha un’importanza particolare perché il Signore Gesù non è venuto soltanto per il popolo di Israele, ma è venuto per tutta l’umanità e allora tutti gli uomini e tutti i popoli riconoscono in quel bambino il figlio di Dio. Infatti, i doni che offrono i Magi sono simbolici: oro, incenso e mirra. L’oro per indicare la signoria di Gesù, l’incenso per indicare la sua divinità, la mirra per indicare la sua umanità: il verbo si è fatto carne.

    D. – Oggi come guardare a questa solennità?

    R. – Bisognerebbe guardare con occhi un po’ più di fede. Noi dovremmo essere veramente come i Magi. C’è un pensiero bellissimo di Sant’Agostino, in un discorso sull’Epifania. Il grande Padre della Chiesa spiega che i Magi vennero e lo cercarono dicendo: "dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo”. Il commento di Agostino è in quattro verbi: "Annunciano e chiedono, credono e cercano". Come per simboleggiare coloro che camminano nella fede e desiderano la visione. Dovremmo veramente recuperare la dimensione un po’ più spirituale della vita e anche in Gesù non vedere soltanto la dimensione umana, l’uomo più bravo, più saggio, e il Vangelo inteso soltanto in dimensione sociologica. Forse, oggi, bisognerebbe recuperare una dimensione profonda di fede, perché la si sta perdendo. Riuscire a vedere la divinità di Cristo e che il Signore continua a manifestarsi. Quella stella che i magi seguirono fino a Betlemme continua nel tempo ad illuminare tutti gli eventi della vita e letti bene ci portano a vedere l’azione di Dio nel mondo.

    D. – Lei parla di recupero della dimensione spirituale ma in che modo poterlo fare?

    R. – E’ un tema di grande attualità. Proprio nel mese di ottobre di questo anno ci sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e questo sarà il tema che la Chiesa sta ponendo alla sua riflessione: come oggi recuperare e come renderci di nuovo attivi. In ogni caso è una nuova evangelizzazione, un nuovo annuncio, ripartendo quasi da capo. Come la prima evangelizzazione è stato il primo annuncio del Vangelo, oggi, in una società solo apparentemente cristiana, bisogna ricominciare da capo ed è più difficile, perché c’è una certa prevenzione, ma bisogna ricominciare da capo e la Chiesa, col prossimo Sinodo, si interroga su come noi cristiani dobbiamo ripartire per recuperare la dimensione spirituale e per rilanciare il Vangelo in una maniera più incisiva. (bf)

    inizio pagina

    Il Papa nomina mons. Monteiro de Castro Penitenziere Maggiore

    ◊   Benedetto XVI ha accolto oggi la rinuncia presentata, per limiti d'età, dal cardinale Fortunato Baldelli all'incarico di Penitenziere Maggiore ed ha chiamato a succedergli l’arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, finora segretario della Congregazione per i Vescovi. Portoghese, 73 anni, mons. Monteiro de Castro è stato ordinato sacerdote nel 1961 e consacrato vescovo nel 1985.

    inizio pagina

    Il Papa nomina mons. Tscherrig nuovo nunzio in Argentina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Argentina mons. Emil Paul Tscherrig, arcivescovo titolare di Voli, finora nunzio Apostolico in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia.

    inizio pagina

    Al via le celebrazioni per i 600 anni di Santa Giovanna d'Arco. Il Papa: c'invita ad una misura alta della vita cristiana

    ◊   Iniziano domani in Francia le celebrazioni per il 600.mo anniversario della nascita di Giovanna d’Arco. I festeggiamenti culmineranno il 13 maggio quando, nella Basilica di Domrémy, luogo di nascita della Santa, si svolgerà una Messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Benedetto XVI il 26 gennaio dello scorso anno ha tenuto un’intensa catechesi sulla vita e la spiritualità di Giovanna d’Arco. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    La Francia si prepara a celebrare la sua eroina nazionale, una di quelle “donne forti” – ha affermato il Papa - che “alla fine del Medioevo portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia”. A soli 17 anni Giovanna d’Arco, ispirata dall’Arcangelo Michele, cerca di mettere pace tra inglesi e francesi nel nome di Gesù. Non viene ascoltata, allora s’impegna per la liberazione del suo popolo. La giovane contadina francese, spinta da un ardente amore per Gesù e Maria, guida con coraggio uomini insicuri e vacillanti e libera Orléans. Ma viene catturata dai suoi nemici, processata per eresia e condannata al rogo. Benedetto XVI:

    “Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è ‘allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione’ (LG, 8)”.

    I giudici sono degli ecclesiastici, teologi – osserva il Papa - ai quali mancano la carità e l'umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio”:

    “Così, i giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa … Nell'Amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine, anche nel momento della condanna”.

    Giovanna muore pronunciando più volte ad alta voce il nome di Gesù. 25 anni dopo Callisto II dichiara nulla la sua condanna, nel 1920 viene proclamata Santa. “Santa Giovanna d’Arco - afferma Benedetto XVI - ci invita ad una misura alta della vita cristiana”:

    “La liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia umana, che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù. Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili. La fede è la luce che guida ogni scelta”.

    inizio pagina

    La stella cometa guida dei Magi: con noi il direttore della Specola vaticana, padre Funes

    ◊   Domani, nel giorno dell’Epifania, ricorderemo che i re Magi hanno fatto visita a Gesù appena nato. Secondo il racconto del Vangelo di Matteo, a guidarli è stata la stella cometa o meglio detta Stella di Betlemme. Si tratta comunque di un fenomeno astronomico che accompagna nel racconto evangelico la nascita di Gesù. Per approfondire i significati storici, scientifici e spirituali dell’immagine della stella cometa, Fausta Speranza ha intervistato il direttore della Specola vaticana, padre José Gabriel Funes:

    R. – Non risulta che ci sia un registro storico di un evento astronomico all’epoca ma questo non vuol dire che non ci sia stato. Quello che sappiamo, grazie soprattutto a chi studia la Bibbia, è che l’evangelista Matteo cerca di far vedere nei racconti dell’infanzia di Gesù che in Gesù si compiono le Scritture. Ha un significato spirituale molto profondo e molto bello.

    D. – C’è comunque un’associazione tra scienza e storia: sappiamo che ad un evento importante si associava un evento astronomico …

    R. – Molte volte alla nascita di grandi re e grandi personaggi storici veniva associato un evento astronomico. Può darsi che questa sia l’interpretazione. O può darsi che ci sia stata una congiunzione di Giove con Saturno, o con un altro pianeta, oppure una stella che è esplosa, una nova, supernova… oppure una stella cometa. Credo che l’importante sia il significato spirituale, che ha un fondamento anche nella storia, cioè significa la nascita di Gesù.

    D. – Padre Funes, vogliamo spiegare dal punto di vista scientifico, in modo divulgativo e semplice, che cosa succede con il fenomeno astronomico della cometa?

    R. - Le comete si formano nella periferia del nostro sistema solare e sono molto lontane dal sole. Forse può darsi che una stella vicina che passa vicino al sole sposti questi oggetti astronomici. Per esempio Plutone – il pianeta che noi adesso conosciamo come "Pluto" – forma una parte di questi corpi nella periferia del sistema solare che poi si avvicinano al sole e sviluppano la coda della cometa: il nucleo della cometa può essere di 3-4 chilometri, fino a 10-12, e invece la coda è molto lunga: può svilupparsi fino a 150 milioni di chilometri.

    D. – Fenomeno scientifico e poi c’è la fede: la cometa rappresenta il punto di riferimento dei Magi che cercavano Gesù. Dunque, un valore forte di fede, come ha ricordato anche lei. Dunque la cometa ci può far ragionare sul rapporto scienza e fede, in un momento in cui tanti discorsi intellettuali vorrebbero quasi negare questo rapporto…

    R. – Certo. Molte volte nella nostra cultura quotidiana, che talvolta è un po’ superficiale, scienza e fede vengono presentate come nemici in una guerra santa. Invece no, i Magi sono per noi un esempio di come scienza e fede possano aiutarsi a vicenda, possano essere integrate. Scienza e fede possono vivere in armonia. I Magi sono pellegrini, sono quelli che cercano la verità. Sono per noi esempi: persone oneste intellettualmente che con la loro intelligenza cercano la verità. Come dice il Vangelo, nel trovare la verità, nell’incontrare Gesù, nel vedere le stelle, loro gioiscono e mi sembra che questo sia un messaggio molto bello e molto importante per i nostri tempi. Mi sembra che ancora oggi questa immagine del presepe sia molto attuale per parlare della Chiesa. La Chiesa è presente tra i poveri, tra i pastori ai quali viene annunciata per primi la nascita di Gesù e c’è anche un annuncio in modo diverso ai Magi che rappresentano un po’ gli uomini di cultura e di scienza: anche a loro è rivolto questo annuncio tramite le stelle. (bf)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per varcare la porta della fede: nota della Congregazione per la Dottrina della Fede per l'Anno che si apre l'11 ottobre prossimo.

    In prima pagina, un editoriale di Giuliano Zanchi dal titolo "Il Bambino e il segno della croce”: l'Epifania tra liturgia e feste popolari.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'intesa di principio dell'Ue diretta a imporre un embargo petrolifero all'Iran.

    In cultura, Inos Biffi sull'Epifania di Paul Claudel, Manuel Nin sulla manifestazione di Cristo nell'innografia e nell'iconografia bizantina e Alessandro Scafi sui Magi in un tondo a Berlino.

    Quella pulzella terribilmente contemporanea: nel sesto centenario della nascita, Philippe Boutry ricorda Giovanna d'Arco.

    L'antologia "Il Natale dei Magi" curata da Antonio Scarlini.

    Nell'informazione religiosa, un articolo di Maria Encarnacion Gonzalez Rodriguez dal titolo "L'Epifania di san Giovanni d'Avila": il futuro dottore della Chiesa nacque il 6 gennaio ad Almodovar del Campo.

    Il cardinale vicario Agostino Vallini sull'efferato omicidio a Roma.

    Gesù nelle mani dei giovani: nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi al cardinale Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Padre e figlia uccisi a Roma per 5 mila euro. Il cardinale Vallini: senza rispetto per la vita è una giungla

    ◊   E' caccia all'uomo a Roma per individuare gli assassini che ieri per rapinare una coppia di negozianti cinesi con la figlia di pochi mesi hanno ucciso l'uomo, 31 anni, e la piccola che aveva in braccio, ferendo la moglie di 26 anni. Obiettivo dei malviventi – che sarebbero italiani - era l’incasso del giorno dell’attività commerciale, 5mila euro. Il fatto riporta in primo piano l’emergenza violenza nella capitale: 36 gli omicidi avvenuti solo nel 2011. Nel pomeriggio riunione di emergenza del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza con il ministro dell’Interno Cancellieri. “Roma ha bisogno di un sussulto morale” spiega il cardinale vicario Agostino Vallini. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Questo tragico episodio è espressione di un contesto di sofferenza. C’è un vuoto spirituale, in tante persone e anche in tanti giovani che deve farci profondamente riflettere, perché se non si ha più rispetto della vita umana, veramente, siamo alla giungla.

    D. – Ritiene che questo fatto metta solo in luce una diffusa mentalità di violenza nella capitale o forse anche un odio verso lo straniero?

    R. – Io credo che non sia un problema solo di Roma, è un problema di tante altre città. Quanto al secondo aspetto, l’odio allo straniero, io non mi sentirei di parlare di odio ma certo di diffidenza, abbastanza diffusa; anche se dobbiamo riconoscere che c’è un tessuto di solidarietà, sommerso tante volte, che fa molto, e c’è una cultura propagandata anche dai media che certamente non aiuta e che fa vedere con sospetto chi non è dei "nostri", per così dire.

    D. – Come ridare un’anima alla nostra società?

    R. – La proposta che il Santo Padre continuamente ha dato è la strada maestra: l’evangelizzazione è la via maestra per ricostruire e sviluppare il tessuto della fede , significa capire e comprendere il senso vero dell’uomo. Ricordiamo quella citazione così bella della Gaudium et spes dove si dice che chi segue Cristo, quindi chi ha fede in Lui, che è l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo. Se non si alimenta un tessuto positivo, l’educazione delle famiglie, l’attenzione ai ragazzi, ai giovani, insieme a quelle politiche familiari che incoraggiano la serenità della vita, il lavoro dei giovani - dove la componente spirituale, ma anche la componente educativa, sociale, si sviluppano - è chiaro che il rischio c’è, ma io direi che non dobbiamo essere pessimisti, perché ricordiamo sempre che il Codice penale esiste per una sparuta minoranza; la stragrande maggioranza, quella che non fa notizia, è formata da persone che vorrebbero un mondo diverso. (bf)

    inizio pagina

    Nigeria: scade ultimatum contro i cristiani del gruppo islamista "Boko Haram"

    ◊   In Nigeria, scade oggi l’ultimatum imposto ai cristiani di lasciare il nord del Paese da parte del gruppo islamista "Boko Haram", ritenuto responsabile di tre nuovi attentati avvenuti nelle ultime ore. Tuttavia, l’arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan, nega che nel Paese sia in atto una guerra di religione, mentre in diverse città del Paese sono iniziate le proteste contro il caro carburante. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Interessi fortissimi, soprattutto di carattere economico, premono per la destabilizzazione della Nigeria. Per mons. Onayekan – intervistato da Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana - non è possibile parlare di guerra tra cristiani e musulmani, nonostante le violenze di matrice di questi giorni. La pensano in questo modo anche altri esponenti della chiesa locale, come il vescovo di Sokoto, monsignor Mattew Hassan Kulah - intervistato dall’agenzia Misna - e l’arcivescovo di Owerri, mons. John Valentine Obinna, secondo il quale il gruppo "Boko Haram" non rappresenta il pensiero degli islamici nigeriani. Ecco la sua opinione ai nostri microfoni:

    “I principali leader musulmani dicono che questi aderenti al "Boko Haram", anche se sono musulmani, fanno qualcosa che la maggioranza non accetta. E’ per questo che noi non vediamo la situazione come una guerra fra cristiani e musulmani, anche se questi "Boko Haram" vogliono imporre l’islam in tutta la Nigeria. "Boko Haram" dice di voler la divisione della Nigeria, così che il Nord sia dei musulmani e il Sud dei cristiani”.

    A sostegno di questa tesi alcuni contatti in corso tra le due comunità che confermano peraltro l’esistenza di un dialogo aperto tra cristiani e musulmani. Ancora mons. Obinna:

    “C’è un incontro a livello nazionale fra i leader cristiani e musulmani. C’erano già state visite dei musulmani ai cristiani nella Chiesa di Santa Teresa, dove sono esplose queste bombe. Quindi, sembra ci sia una distensione fra i leader cristiani e musulmani”.

    Tuttavia, resta ancora da dimostrare il nesso causale delle violenze. Proprio in queste ore, nel nord, ci sono stati tre 3 attentati dinamitardi mentre si estende lo stato di emergenza imposto inizialmente dal governo solo in alcune zone. Sullo sfondo nuove preoccupazioni a causa delle agitazioni sociali: lunedì inizia lo sciopero ad oltranza proclamato dai sindacati contro l’aumento della benzina. Il presidente Goodluck Jonathan pensa di abolire i sussidi che da decenni hanno tenuto basse le tariffe e si teme che la decisione possa provocare un’impennata dei prezzi di tutti i generi di prima necessità. Alcuni osservatori parlano di malgoverno a fronte di problemi quali disoccupazione e povertà che affliggono la popolazione nigeriana. A confermare le difficoltà della società civile anche mons. Obinna:

    “Serve dare più aiuto alla gente che non ha lavoro e che ha la necessità di costruire strade. La crescita dei prezzi ha toccato la gente e per il momento c’è bisogno di fare qualcosa per dare conforto, altrimenti la gente sarà esasperata”.

    inizio pagina

    Iran: Ue verso nuove sanzioni con l’appoggio degli Usa, Cina contraria

    ◊   Unione Europea compatta nel chiedere un’ulteriore stretta per l’Iran, dopo il lancio di missili a media e lunga gittata dei giorni scorsi e la minaccia di bloccare lo stretto di Hormuz, crocevia del traffico mondiale di petrolio. Le sanzioni, che riguarderanno soprattutto l’esportazione di greggio di Teheran, su chi avrà un impatto maggiore? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Antonello Sacchetti, esperto di politica iraniana:

    R. – In realtà questa è una mossa che crea dei problemi soprattutto a quelle economie in sofferenza, come quella italiana. Non a caso il premier Monti ha detto che l’Italia è d’accordo con questa misura, però non dimentichiamo che l’Iran deve ancora un miliardo di euro all’Eni. Si tratta, quindi, di una questione abbastanza complicata. Vorrei anche aggiungere un’altra cosa: la questione petrolifera per l’Iran è sicuramente essenziale, perché è il principale capitolo di fondi che viene dal bilancio statale iraniano. E’ vero anche che nel mondo non c’è soltanto l’Ue: qui la questione è più globale e non è detto che questa sia una misura che colpisca più l’Iran di quanto invece non colpisca il “Vecchio Continente”.

    D. – L’Unione Europea è appoggiata dagli Stati Uniti, mentre la Cina insiste sulla necessità di non varare nuove sanzioni: quali gli interessi di Pechino nell’area?

    R. – Pechino ha interessi enormi, perché con l’Iran ha ormai una partnership economica che dura da parecchi anni e che si è rafforzata, direi anzi che è stata uno dei tratti salienti nella politica economica di Ahmadinejad. Quindi è dal 2005 che c’è un sodalizio più stretto e questo perché Pechino per lo sviluppo della propria economia ha bisogno sicuramente del greggio iraniano, così come l’Iran ha avuto in questi anni un’invasione, per esempio, di mezzi di bassa qualità e di basso costo dalla Cina.

    D. – Oggi l’Iran, dopo anni, continua ad essere tra le prime voci dell’agenda delle crisi internazionali. Questo vuol dire che resta un Paese strategico dal punto di vista geopolitico…

    R. – Questo sicuramente. Direi che l’anno che è appena cominciato è particolare a livello internazionale, perché è un anno di cambiamenti, di cambiamenti dettati sia dall’agenda elettorale – sappiamo benissimo che in America è cominciata una lunghissima campagna elettorale e che sono cominciate le primarie repubblicane; e credo che l’andamento dei sondaggi e l’andamento anche delle primarie influenzeranno non poco tutto il dossier iraniano e tutta la questione della trattativa – ma anche di cambiamenti direi tattici e strategici. Il fatto, ad esempio, che dopo molti anni in Iraq non ci sarà più la presenza americana rappresenta anche la fine di un deterrente - un deterrente militare - perché fino a ieri se Israele avesse voluto compiere un raid sull’Iran avrebbe dovuto passare – usando la strada più breve – per un Paese in cui c’erano gli americani, chiedendo quindi il diritto di sorvolo agli americani. In questo momento la situazione si apre, dunque, si fa più complicata e si fa anche più rischiosa. Quindi è un cambiamento in questo senso, così come è stato un cambiamento a livello politico anche in Russia, che con Putin ritrova un soggetto particolarmente ostile all’Occidente. Intorno all’Iran si giocano, quindi, questioni che vanno anche ad al di là dell’interesse e delle questioni nazionali e iraniane. (mg)

    inizio pagina

    Africa: cresce il Pil di alcuni Paesi, in particolare gli esportatori di petrolio

    ◊   Nella crisi globale degli ultimi mesi, si nota il segno positivo di alcuni indicatori economici che riguardano l’Africa, a partire dalla crescita del Pil di alcuni Paesi. Per capire se il dinamismo economico e commerciale che si registra possa significare vero sviluppo per la popolazione, Fausta Speranza ha intervistato Alessio Fabbiano, ricercatore del format di analisi "Fortcasting Africa":

    R. – Se noi ci soffermiamo, per esempio, soltanto al Pil, vediamo effettivamente che alcuni Paesi stanno crescendo, grazie alle esportazioni. Poi, certo, è necessario guardare in profondità alle voci del Pil, e quindi conoscere approfonditamente come effettivamente queste voci si ridistribuiscono in termini di voci commerciali e di voci economiche: da dove, poi, in definitiva, deriva la ricchezza di un Paese.

    D. – Diciamo che dobbiamo parlare da una parte di diversi Paesi, perché si tratta di un continente molto grande, e dall’altra anche di diversità all’interno di uno stesso Paese. Cominciamo dai diversi Paesi: quali sono i Paesi che veramente segnano un passo in avanti?

    R. – Sicuramente sono i Paesi esportatori di petrolio e di gas, sulla scia dell’aumento della domanda di risorse energetiche da parte dell’Asia, in particolar modo della Cina. Sono i Paesi tradizionalmente interessati da questo settore, come per esempio i Paesi del Nord Africa. In modo particolare per quanto riguarda l’Africa subsahariana c’è la Nigeria, con punte elevate di esportazioni di greggio anche da parte del Sudan verso la Cina, e poi altri produttori minori che comunque stanno conoscendo una nuova era di esportazione: penso per esempio al Mozambico, per quanto riguarda l’Eni. Effettivamente, poi, all’interno della grande regione africana vi sono Paesi, come il Sud Africa, che hanno cercato di diversificare la loro produzione fuori da queste merci, iniziando – ad esempio – un discorso industriale di maggior peso proprio diversificando, quindi, la propria economia. Sicuramente si tratta di un continente che presenta tante risorse: una ricchezza di base che sicuramente può utilizzare per crescere.

    D. – Diciamo che però questa ricchezza di base, ossia le materie prime, fino ad oggi sono state sfruttate da altri; dunque, il passo che l’Africa dovrebbe fare adesso è quello di produrre e poi gestire queste materie prime e vendere prodotti finiti. E’ così?

    R. – Esatto. Direi che questa è la grande sfida dell’Africa: quella, cioè, di non farsi più sfruttare da altri Paesi ma di riuscire a fare sviluppo. Infatti, la differenza tra crescita e sviluppo sta proprio nel fare in modo che quello che un Paese riesce a sviluppare ritorni poi alla popolazione in termini, appunto, di ricchezza intesa non come una grande quantità di denaro ma come servizi sociali.

    D. – A questo proposito, purtroppo, però, stiamo già parlando di nuova colonizzazione: pensiamo alla Cina che arriva, sfrutta le risorse e gestisce territori portando, tra l’altro, lavoratori cinesi e dunque non creando occupazione locale …

    R. – Sì, effettivamente, questo non è più un rischio ma una realtà. Il problema non riguarda solo la Cina ma anche grandi multinazionali occidentali che, per quanto concerne ad esempio il settore dello sfruttamento delle terre, quindi nel settore agricolo, hanno incominciato ad occupare grandi estensioni per la produzione di mais che poi non viene utilizzato per scopi alimentari, ma viene utilizzato per essere esportato nelle fabbriche occidentali o in quelle asiatiche per la produzione di carburante. Eppure l’Africa avrebbe bisogno di beni alimentari, soprattutto alcune aree particolarmente depresse. Anche qui emerge la stessa sfida per l’Africa: saper canalizzare la sua ricchezza verso uno sviluppo che sia uno sviluppo vero e proprio, e non uno sfruttamento.

    D. – Parliamo in particolare del fenomeno della terra in affitto …

    R. – Sì: questo è un grande problema, emerso soltanto di recente, anche se esiste da diversi anni. Praticamente, la terra viene presa in affitto per anni da grandi multinazionali, da grandi industrie per la produzione di prodotti che molto spesso non vanno a finire nella catena alimentare africana, ma vanno invece a finire in quella della produzione di idrocarburanti oppure vanno a finire nelle catene alimentari di altri Stati. In questo modo, quindi, si può toccare con mano proprio lo sfruttamento del territorio africano per la ricchezza di pochi e l’abbandono alla povertà, invece, di tanti.

    D. – In un discorso di sviluppo economico possibile, già parzialmente in atto per l’Africa, non possiamo non parlare di acqua: come sarà la questione dell’acqua nei prossimi anni?

    R. – L’Africa, soprattutto alcune sue zone, stanno conoscendo l’impatto del cambiamento climatico e le risorse idriche, che comunque sono abbondanti in Africa soprattutto nell’Africa centrale, potrebbero effettivamente conoscere un processo di depauperamento dovuto, da una parte, al cambiamento climatico ma, dall’altra, anche ad uno sfruttamento scriteriato. Pensiamo, ad esempio, alla costruzione di grandi dighe cui stanno partecipando gruppi occidentali ma anche gruppi asiatici – cinesi, malesiani – per la produzione di energia idroelettrica, che poi però causa squilibri di tipo ambientale nonché la migrazione forzata di popolazioni che vivono in quei territori da quando ci si sono insediate. Il problema dell’acqua è un problema che non riguarda solo l’Africa, ovviamente: riguarda tutto il mondo. Ma in Africa può assumere una maggiore rilevanza proprio perché noi ne stiamo conoscendo direttamente le conseguenze negative con le prime migrazioni di popolazioni, dovute alla penuria di acqua.

    D. – L’Occidente è in sovrapproduzione da anni e anche l’Asia produce sempre di più. In qualche modo, qualcuno incomincia ad intravedere in Africa un possibile mercato di consumatori. E’ bello pensare che la popolazione africana si arricchisca ma purtroppo la prospettiva non è così semplice…

    R. – Dal punto di vista commerciale, effettivamente l’Africa offre tanti spunti, visto che si tratta di un continente enorme che viaggia verso il miliardo di persone. Ma certamente bisogna vedere come effettivamente l’Africa riesca a costruire una sua economia o, invece, se verrà soltanto invasa – come sta già avvenendo in alcuni Paesi – da merci che vengono prodotte in altri Paesi, ad esempio la Cina. Molte merci vengono prodotte ad un costo di manodopera molto basso e poi vengono esportate nei Paesi africani depauperando, distruggendo così il tessuto produttivo già esistente. Quindi, si tratta effettivamente di un discorso molto complesso, molto complicato per il quale abbiamo ancora pochi dati su cui poter riflettere. Ma è un discorso centrale che ci riporta alla dinamica per cui l’Africa rappresenta un continente sempre più importante per chi vuole fare affari ma bisogna vedere come effettivamente l’Africa possa crescere grazie a questi affari, oppure – come è avvenuto anche nel passato – possa invece essere impoverita da questi affari. (gf)

    inizio pagina

    In Italia, polemica sulle celle di sicurezza. Il ministro Severino difende il decreto "svuota carceri"

    ◊   E’ polemica tra il ministro della giustizia Paola Severino e la polizia. Ad innescarla sono state le parole del vice capo, il prefetto Francesco Cirillo, che ha espresso forti dubbi sul decreto svuota carceri, soprattutto sul punto che impone alle forze dell’ordine di custodire in cella di sicurezza gli arrestati in flagranza in attesa della convalida. Per il prefetto i detenuti stanno meglio in carcere. Immediata la risposta del ministro Severino: “Sono norme totalmente concordate con il Ministero dell’interno e con i vertici delle forze di polizia”. Francesca Sabatinelli ha intervistato Patrizio Gonnella, presidente di "Antigone", associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale:

    R. – Con questa misura, sicuramente, l’intenzione del ministro della Giustizia Paola Severino è quella di dare un messaggio alle forze di polizia: non procedere a fermi inutili, che non hanno alcun riflesso sulla sicurezza collettiva. Il messaggio rivolto alle forze di Polizia dice quindi: “Guardate che da ora in poi ve li dovrete sorbire voi, nelle vostre camere di sicurezza, usando il vostro personale”. Questo messaggio è finalmente in controtendenza rispetto al passato e questa è, per me, la valutazione positiva. A preoccuparmi è invece il fatto che queste camere di sicurezza non sono, prima di tutto, attrezzate ai fini della garanzia dei diritti minimi, come ad esempio vitto ed alloggio, ossia una finestra e due pasti caldi. Inoltre non sono adatte a garantire la sicurezza nella prima, e più delicata, fase come quella precautelare, a evitare che avvengano violenze. Sarebbe quindi opportuno che la sorveglianza di queste camere di sicurezza fosse affidata ad organismi di polizia diversi da quelli che hanno proceduto al fermo e all’arresto. La seconda cautela dovrebbe prevedere l’ispezione di queste camere di sicurezza. Basti pensare che oggi il controllo parlamentare può avvenire nelle carceri ma non nei luoghi di custodia di polizia, carabinieri e guardia di finanza. In Italia non esiste un’autorità indipendente di controllo delle condizioni di detenzione. Autorità del genere esistono invece in molti Paesi del mondo.

    D. – La sua associazione, “Antigone”, cosa pensa, in concreto, del decreto del ministro Severino?

    R. – Queste misure sono “misure-tampone” e non risolutive. E’ un “laccio emostatico”, come si dice in questi casi. Una misura, cioè, necessaria ma non sufficiente.

    D. – E’ noto che il sovraffollamento è uno dei mali peggiori del sistema carcerario italiano, si ritiene che spesso sia stato anche causa del suicidio di alcuni detenuti. “Antigone”, insieme ad altre associazioni, ha raccolto in un rapporto i dati dei decessi avvenuti in prigione nel 2011. Avete usato un titolo morto forte “Così si muore in galera”…voi quindi cosa ne pensate del piano straordinario di edilizia penitenziaria?

    R. – Non abbiamo mai avallato, dal punto di vista concettuale, l’idea che dobbiamo andare a rincorrere i numeri della detenzione costruendo nuove carceri. Dobbiamo invece ragionare su ciò che è giusto e non è giusto punire, e in questo momento in Italia c’è un clima più sereno per farlo. Penso al ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, che ha la delega sia all’immigrazione sia alle droghe. In passato abbiamo avuto molte difficoltà nel creare un dialogo, un certo tipo di comunicazione, su questi punti. Sono proprio immigrazione e droga i temi che producono eccessi di carcerazione senza generare alcun benefico effetto sulla sicurezza pubblica. Abbiamo messo in galera tanti immigrati solo perché non avevano il permesso di soggiorno – circa 16 mila solo nel 2010 – e tanti giovani ragazzi perché facevano uso di droghe. Prima di costruire un nuovo carcere compriamo i materassi: c’è gente, a Regina Coeli – quindi a 300 metri dal Parlamento – che dorme per terra. Sono queste le condizioni di vita nelle carceri italiane. Ed in queste condizioni, nell’anno 2011, abbiamo avuto 65 suicidi e 186 morti, alcune di queste molto tragiche, che rappresentano proprio il segno di una certa disattenzione. Certamente tra la questione del sovraffollamento e delle morti in carcere c’è un nesso, però non può essere una giustificazione. Così come non è accettabile che succeda ciò che è accaduto a Trani il 31 dicembre scorso quando un detenuto è morto dopo che la madre, disperata, per due mesi, assieme al suo avvocato, aveva chiesto di farlo uscire perché malato. Si era rivolta a noi perché non sapeva a chi rivolgersi. Aveva anche avvertito le autorità sanitarie penitenziarie che il figlio stava male e che, ogni giorno che passava, stava sempre peggio. Nessuno l’ha ascoltata, fino a quando l’uomo è morto da solo, in galera, nel carcere di Trani. Questo sarà pure dovuto al sovraffollamento, però è anche tanto mal costume. (vv)

    inizio pagina

    Inaugurato a Roma il "Giardino degli angeli" per i bimbi mai nati. Carlo Casini: iniziativa importante

    ◊   Si chiama “Giardino degli Angeli” lo spazio verde dedicato ai bambini mai nati e inaugurato ieri a Roma all’interno del cimitero Laurentino. L’area, di circa 600 mq, è riservata per la sepoltura dei corpi di quei bimbi che non sono mai venuti alla luce a causa di un’interruzione di gravidanza volontaria o spontanea. Su questo progetto - promosso dall’assessorato capitolino alle Politiche sociali e dell’Ama - si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente del “Movimento per la Vita”, l’europarlamentare Carlo Casini:

    R. – L’onore da rendere ai bambini non nati, che siano stati abortiti o che non siano stati abortiti, è un’idea che anche il Movimento per la Vita, nelle sue espressioni locali, ha più volte perseguito. In questo caso ciò che colpisce è proprio l’iniziativa di carattere comunale, perché quando siamo noi a promuovere queste cose ci accusano di terrorismo. In questo caso non lo si può dire perché è un’autorità pubblica che ricorda che la vita umana è tale fin dal concepimento.

    D. - Il progetto - è stato spiegato dai promotori - non vuole in alcun modo intaccare i principi sanciti dalla legge 194 sull’aborto ma dare una risposta alle richieste di coloro che con il seppellimento del loro bimbo intendono restituire valore a quel feto che, altrimenti, verrebbe considerato un rifiuto ospedaliero…

    R. - E’ un’iniziativa che ricorda che la vita umana c’è sempre fin dal concepimento. In questo senso, non è detto che metta in discussione la legge 194 se si ammette che il presupposto della legge 194 non è la negazione dell’umanità del concepito. In realtà la cosa essenziale, la cosa più importante - legge o non legge - è ricordare che tutti gli esseri umani sono uguali. Ricordare questo è già un modo molto efficace di difendere la vita. Probabilmente, più efficace della minaccia di una sanzione penale per chi sopprime questa vita.

    D. – Questo progetto, quindi, va proprio nella direzione del riconoscimento dello status di persona anche per bimbi mai nati...

    R. - La direzione è questa e la battaglia per la vita sarà vinta quando si arriverà a scrivere in modo solenne e formale nelle leggi che tutti gli esseri umani sono sempre uguali in dignità e diritti: dal concepimento alla morte naturale. Noi, come Movimento per la vita, da tempo abbiamo proposto la modifica dell’articolo 1 del Codice civile, dove si dice che la capacità giuridica si acquista - si legge oggi - dal momento della nascita. Noi vogliamo che si scriva dal momento del concepimento perché il diritto deve riconoscere che tutti, sempre, sono soggetti. Questa è una proposta di legge che giace in Parlamento. E’ una legge che non ha spese e sarebbe una riforma importantissima che non graverebbe per niente sulle casse dello Stato. Quindi, la sua domanda mi dà l’occasione per caldeggiare che questa legge sia messa in discussione. (bf)

    inizio pagina

    A Roma, in scena la sacra rappresentazione dell’opera dell’abate Catalano

    ◊   In questo tempo natalizio, c’è spazio a Roma anche per un inedito legato alla tradizione popolare del Presepe: una sacra rappresentazione molto conosciuta nella Sicilia, tra XVIII e XIX secolo, e in programma domani e sabato alle 20.30 nella Chiesa degli Artisti a Roma. Ce ne parla Luca Pellegrini:

    Praticamente sconosciuta ma rappresentata con successo nelle Chiese e nelle piazze siciliane dalla metà del ‘700 fino alla fine del 1800, l’opera dell’abate Catalano, copione raffinato e popolare dalla tipica vena tragicomica, approda a Roma per la prima volta in un allestimento scenico, affidato ad un’ottima compagnia di attori siciliani specializzati in questo repertorio. Filippo Arriva, che ne ha curato la revisione, la descrive con queste parole:

    R. – L’abate Giuseppe Maria Musmeci Catalano faceva parte delle accademie settecentesche. Era una persona coltissima e raffinatissima, ed era anche un grande lettore del teatro italiano. Tra le sue letture sicuramente c’erano il Ruzzante ed il “Convitato di pietra”. Queste sono due opere che hanno la caratteristica di avere la presenza molto forte e robusta del dialetto. Contemporaneamente, c’è una famosissima cantata napoletana dei pastori che è caratterizzata dalla presenza del dialetto napoletano. Musmeci Catalano inventò un personaggio – Pippo il garzone – che parla e si esprime in dialetto siciliano. Si tratta di una persona di cuore, tant’è che prima è scettico sulla Natività, su quello che sta accadendo, ma poi, quando vede la cometa e tutto quello che accade attorno a lui, cioè il miracolo, é il primo a dare il suo cuore a quella Natività.

    D. – Com’è rappresentata la Natività e con quali personaggi?

    R. – La Natività è rappresentata in modo molto tenero ed ovviamente commovente per quello che riguarda il delicato viaggio di San Giuseppe e Maria Vergine. Come sappiamo, la Sacra Rappresentazione vive di percorsi e personaggi paralleli, che forse, a volte, neanche si incontrano. Nel nostro caso, il dubbio di Erode con la moglie è un soldato che si traveste, si crede l’amante della moglie e poi si svela invece come una donna estremamente religiosa. Accanto a loro ci sono due bellissimi personaggi: il diavolo e l’angelo. La bellezza di questa Sacra Rappresentazione è che sia il diavolo sia l’angelo – ma soprattutto il diavolo – sono personaggi tormentati. Il diavolo ha un monologo che strappa il cuore mentre l’angelo, da parte sua, è certo, sicuro, però ha come l’idea di dover proteggere tutta questa missione. Il diavolo non è il “grande nemico”, ma è la persona da convincere. Tutto questo rende la Sacra Rappresentazione particolarmente moderna, perché ne fa una rappresentazione di personaggi e caratteri molto nuovi e molto freschi. (vv)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan: a Faisalabad cristiani e musulmani sostengono il messaggio del Papa sulla pace

    ◊   Due dimostrazioni pacifiche di cristiani e musulmani pakistani insieme, per sottolineare l’urgenza di “educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Riprendendo il tema scelto da Benedetto XVI per la 45.ma Giornata mondiale della pace di quest'anno, più di 60 persone tra studenti, avvocati, operai, politici e rappresentanti delal soceità civile hanno marciato a Tandlianwala e Faisalabad contro la discriminazione, l'estremismo, l'intolleranza e il terrorismo nella società pakistana. Le associazioni Peace and Huma Development (Phd) e Association of Womennfor Awareness and Motivation (Awam) hanno organizzato i due eventi il 1° e 2 gennaio scorsi. Un partecipante alla marcia, Naseem Anthony, ha rilanciato la questione della "sfida educativa" citata dal Papa nel suo messaggio per la pace. Riferendosi al Pakistan, per l'uomo "i programmi scolastici devono essere emendati di ogni contenuto fondamentalista" e argomento come "la pace, i diritti umani, l'armonia e la tolleranza etnica e religiosa devono essere introdotti nei libri di testo". Secondo Suneel Malik, cristiano a capo della Phd, "il governo deve riconoscere, rispettare e promuovere la diversità etnica, religiosa, linguistica e culturale, per costruire una cultura di tolleranza in Pakistan". Ed ha aggiunto: "Lo Stato deve porre fine alla violenza perpetrata per credo, colore della pelle ed etnia". Nazia Sardar, attivista cistiana e leader della Awam, ha sottolineato "il bisogno di unità ed armonia tra le comunità" come "passo necessario" per stabilire la pace nel Paese. (R.P.)

    inizio pagina

    In Pakistan ricordato Salman Taseer, difensore dei cristiani

    ◊   L’assassinio di Salman Taseer, freddato a colpi di pistola da una guardia del corpo il 4 gennaio 2011 a Islamabad, costituisce una “pietra miliare” nella storia degli omicidi a sfondo confessionale. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews mons. Rufin Anthony, vescovo della capitale, a un anno di distanza dalla morte del governatore del Punjab, ucciso per aver difeso la cristiana Asia Bibi e chiesto una revisione delle famigerate leggi sulla blasfemia. “Ha messo a tacere – continua il prelato – tutti coloro i quali osavano prendere parola contro il fanatismo” e oggigiorno “i seguaci dell’oscurità sono più sfrontati che mai”. Egli aggiunge che “vi sono molte questioni irrisolte da affrontare” e “dobbiamo riuscire a dialogare senza paura” per il bene del Pakistan. Salman Taseer è stato ucciso dalla guardia del corpo Mumtaz Qadri per le sue posizioni a difesa di donne, poveri e cristiani. Il 4 marzo 2011, a soli due mesi di distanza, gli estremisti hanno massacrato anche il ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti, in una spirale di violenza che colpisce chiunque si opponga alla famigerata “legge nera” come l’aveva definita il governatore del Punjab. Ieri la famiglia di Taseer ha organizzato una veglia di preghiera nella casa di Calvary Ground, a Lahore. Esponenti della società civile e associazioni per i diritti umani hanno accompagnato i parenti sulla tomba dell’uomo; il pensiero è corso anche al figlio di Salman Taseer, Shahbaz, sequestrato nell’agosto scorso e ancora nelle mani dei rapitori. Fonti governative riferiscono che è vivo e sarebbe nascosto nelle aree tribali controllate dai talebani. Pervaiz Rafique, membro dell’Assemblea provinciale del Punjab, ha ricordato l’opera di Taseer a favore degli oppressi e per “la difesa di una donna innocente [Asia Bibi]”. Egli, continua il politico, “non ha cambiato di una virgola le proprie posizioni” anche dopo aver assunto l’incarico di governatore, compiendo un enorme lavoro sul piano sociale e di volontariato “senza mai pubblicizzarlo”. L’attivista per i diritti umani e politico Zeeshan Joseph ricorda la strenua difesa “di una donna cristiana”, una delle ragioni della sua morte, e invita a punire anche quanti difendono il suo assassino e ne esaltano il crimine. Gli attivisti di Apma (All Parties Minorities Alliance) hanno tenuto una fiaccolata nei pressi del Circolo della stampa di Lahore, per rendere omaggio alla memoria del governatore. Tuttavia, l’anniversario della morte di Salman Taseer è diventato occasione di manifestazioni e marce anche per i fondamentalisti islamici pakistani, che celebrano il suo assassino come un eroe da ammirare. Il gruppo Tahaffuz Namoos-i-Rasalat Mahaz (Tnrm) ha inscenato una dimostrazione di piazza nel centro di Lahore. Il leader Allama Muhammad Tahir Tabassum ha chiesto al governo di mettere all’asta la pistola usata per uccidere il governatore e il Sunni Ittehad Council si dice pronto a sborsare 100 milioni di rupie – più di un milione di dollari – per acquistare la “pistola santa”. Mumtaz Qadri è stato condannato a morte in primo grado e l’Alta corte di Islamabad deve ancora iniziare il processo di appello a suo carico. (R.P.)

    inizio pagina

    Raffica di attentati in Iraq

    ◊   Escalation di violenza in Iraq a poche settimane dalla fine della missione internazionale nel Paese. Sono circa 70 le vittime di oggi. Nel mirino degli attentatori due quartieri a maggioranza sciita di Baghdad. La prima esplosione è stata provocata da una motobomba a Sadr City ed ha investito in pieno operai edili. Nella stessa zona, poco dopo la prima deflagrazione, due ordigni posti al bordo di una strada sono scoppiati in rapida successione all’altezza di un incrocio nei pressi di un ospedale. Altre due bombe sono esplose a Kadhmiyah, uccidendo 12 persone e ferendone una ventina. Trenta pellegrini sciiti sono poi rimasti uccisi per la deflagrazione di un ordigno ad ovest di Nassiriya. Un’escalation di violenze che preoccupa anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per il quale è necessario anche risolvere le tensioni politiche. “E’ essenziale – ha detto – che le parti appianino le proprie divergenze rispettando la Costituzione e i principi della separazione dei poteri, dello stato di diritto e di una magistratura indipendente”. Ieri il premier Al Maliki ha ritirato le deleghe a due ministri sunniti perchè non hanno partecipato all’ultima riunione di governo. Una scelta in segno di protesta contro l’arresto del vice presidente Tareq al-Hashemi, accusato di legami con il terrorismo.(a cura di Benedetta Capelli)

    inizio pagina

    Filippine: una frana ha causato numerose vittime, circa 150 i dispersi

    ◊   Le intense piogge degli ultimi giorni hanno provocato una frana che, all’alba, ha travolto il villaggio di Napnapan, nei pressi della città di Pantukan, sull'isola di Mindanao nelle Filippine. Al momento il bilancio parla di 25 vittime e più di 150 dispersi tra di loro ci sono molti minatori e cercatori d’oro perché la zona è famosa per essere ricca di minerali. Le autorità hanno riferito delle difficoltà di accedere all’area perché mancano le vie di comunicazioni adeguate ma i soccorritori continuano a scavare per cercare i dispersi; almeno 15 persone sono state tratte in salvo. Già lo scorso aprile, la zona era stata colpita da alcune frane e le autorità avevano chiesto alla popolazione di lasciare il villaggio che era a rischio. Gli abitanti avevano però rifiutato di spostarsi dalla zona, che è ricca di oro e quindi fonte di sostentamento. L’isola di Mindanao e in particolare la zona investita dalla frana stanno ancora contando i danni del tifone Washi che, a fine dicembre, ha provocato mille morti e duemila dispersi. Nelle ultime settimane si è diffuso pure un allarme per la leptospirosi, almeno otto persone sono morte mentre si sono registrati altri 300 casi.(B.C.)

    inizio pagina

    Coree. La Caritas di Seul invita e non fermare gli aiuti umanitari al Nord per milioni di affamati

    ◊   “La nostra speranza è che le tensioni politiche non fermino gli aiuti umanitari al Nord per milioni di affamati”, dice all’agenzia Fides padre Gerard Hammond, Missionario di MaryKnoll e direttore dei Programmi per la Corea del Nord nella Caritas Corea. Il missionario, che ha visitato la Nord Corea circa 30 volte a partire dagli anni ’90, rimarca che “in questa stagione la crisi si fa più acuta e gli aiuti sono urgenti”. La Caritas ha riportato l’attenzione mondiale sui milioni di persone che soffrono in Corea del Nord, mentre il mondo si concentra sulle sfide e i cambiamenti possibili, con il governo del nuovo leader nordcoreano Kim Jong-un. Nei giorni scorsi Caritas Internationalis ha pubblicato un appello in cui si esorta la comunità internazionale “a non trascurare milioni di persone che soffrono la fame nel Paese asiatico”. Inondazioni, un inverno rigido, le infrastrutture agricole carenti e l'aumento dei prezzi alimentari hanno lasciato due terzi della popolazione totale (nel complesso 24,5 milioni) senza cibo a sufficienza. Nel dicembre scorso il Segretario generale di Caritas Internationalis, Michel Roy, ha tenuto un incontro a Seul per discutere della crisi alimentare in Corea del Nord e pianificare strategie di intervento. “La malnutrizione ha lasciato bambini, donne incinte e anziani così indeboliti che, quando arriva una nuova crisi, il suo impatto è ancora più pericoloso. L'imperativo umanitario è che la gente della Corea del Nord riceva aiuti e non sia tenuta in ostaggio dalla geopolitica”, ha detto Roy. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (Pam) solo il 6% per cento delle famiglie al Nord ha consumi accettabili di cibo. “La Caritas Corea – rimarca padre Hammond a Fides – segue programmi di aiuto umanitario, sicurezza alimentare, sanità, riferiti soprattutto a tre categorie di persone più vulnerabili: donne, bambini e anziani”. Padre Hamond auspica che “la comunità internazionale tenga in debito conto la crisi umanitaria al Nord,” e che “gli aiuti a chi soffre di fame non sia politicizzato”. Una prossima missione della Caritas di Seul al Nord, sarà organizzata, con ogni probabilità, nella prossima primavera. (R.P.)

    inizio pagina

    Terra Santa: al via un progetto israelo-palestinese per rimuovere 1,5 milioni di mine antiuomo

    ◊   Sarà il suono delle campane ad annunciare l’inizio domani di un progetto promosso dall’organizzazione umanitaria “Roots of Peace” per sminare una vasta zona della Terrasanta incluso Qasr al-Yahud, il sito del battesimo di Gesù. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Sir - è nata in collaborazione con le autorità israeliane e palestinesi per rimuovere 1,5 milioni di mine antiuomo, sui terreni saranno poi piantate delle vigne. Dopo il suono delle campane - “un campanello d’allarme per il mondo”: ha detto il governatore di Betlemme - il progetto sarà presentato in una conferenza stampa nel villaggio di Husan, particolarmente contaminato dalla presenza di questi ordigni messi al bando alla fine del 1997, dopo la conferenza di Ottawa. “La Terrasanta non è santa – ha sottolineato Heidi Kühn, fondatrice di “Roots of Peace” – quando ci sono mine nel terreno”. Nel progetto è prevista anche la costruzione di una scuola per bambini. L’organizzazione “Roots of Peace” dal 1997 opera per dissotterrare le mine in paesi come Afghanistan, Angola, Cambogia, Croazia, Iraq, Kirghizistan, Vietnam e Israele. (B.C.)

    inizio pagina

    Pubblicato il rapporto dell’Istituto Internazionale della Stampa: 103 i giornalisti uccisi nel 2011

    ◊   E’ l’America Latina il luogo più pericoloso per i giornalisti. A rivelarlo il consueto rapporto dell’Istituto Internazionale della Stampa che ha sede a Vienna. Nell’anno appena passato sono stati 103 i reporter uccisi a causa della loro attività professionale, un terzo dei quali proprio in America Latina. Esattamente sono 36 le vittime, 10 solo in Messico a seguire poi l’Iraq con 9 reporter morti. Pericoloso risulta quindi il Medio Oriente, le statistiche parlano di 21 giornalisti uccisi, si tratta di inviati e operatori che hanno seguito le rivolte della cosiddetta “primavera araba”. Anche l’Asia è un continente che vanta un numero elevato di vittime: 17 in totale divisi tra Pakistan e Filippine. Il trend è dunque in crescita anche se è il 2009 l’anno drammatico per gli operatori dell’informazione con 110 morti. Ma è in crescita anche il numero dei Paesi pericolosi: nel 2011 erano 40 mentre nel 2002 solo 19. L’Istituto Internazionale della Stampa lamenta la possibilità di arrivare ai responsabili degli assassinii, “una probabilità – fanno sapere – prossima allo zero”. (B.C.)

    inizio pagina

    Kenya: appello di leader cristiani e islamici per il disarmo

    ◊   “Troppe armi non possono che portare alla violenza e alle uccisioni”: è un passaggio del messaggio che i rappresentati cristiani e islamici della zona di Isiolo, in Kenya, hanno lanciato e che tutti i media del Paese hanno ripreso. Un appello seguito alle violenze avvenute tra il 25 e il 27 dicembre scorsi nelle quali hanno perso la vita 10 persone. A far scattare la scintilla una disputa tra diverse tribù riguardo un furto di bestiame ma anche le voci sulla prossima costruzione di un centro turistico nella zona, la cui presenza ha causato interessi da parte di gruppi diversi. “Ora la situazione è tornata calma” - ha detto all’agenzia Misna monsignor Anthony Ireri Mukobo, vescovo di Isiolo - grazie anche alla presenza di circa 800 agenti di polizia nella città e nei sobborghi inviati dal governo centrale. Il presule ha anche riferito di aver ospitato nella cattedrale di Isiolo circa duemila persone scappate dalle violenze tribali. Da anni, infatti, le comunità Borana e Turkana si contendono il possesso delle fonti idriche e dei terreni più adatti al pascolo. “I borana hanno voluto vendicare una razzia di cammelli e vacche – ha detto mons. Mukobo – accusando alcuni gruppi turkana del furto, questi ultimi hanno cercato rifugio presso una missione nei pressi della parrocchia di Nostra Signora dell’Assunzione”. Negli scontri è rimasto ucciso anche un catechista della diocesi.(B.C.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: la missione dell’Ong cristiana Word Vision per le popolazioni rurali

    ◊   E’ un bilancio positivo quello che la “World vision”, organizzazione cristiana americana, può fare dei suoi 15 anni passati nei villaggi della divisione di Galenbindunuwewa, nel nord dello Sri Lanka. L’associazione – riferisce l'agenzia Asianews – si è contraddistinta per la sua azione umanitaria ma anche perché non ha ricevuto mai accuse di proselitismo né di aver operato conversioni forzate. “Hanno reso i nostri 44 villaggi ricchi e fecondi”: ha detto uno degli abitanti della zona, “hanno aiutato i giovani a riconoscere i loro talenti e trovare il giusto posto nella società”. Tre le fasi del lavoro dell’Ong: identificare, grazie all’aiuto della popolazione, i bisogni principali; lavorare sullo sviluppo agricolo, sulla promozione di risorse alternative, sulla salute e la nutrizione e infine lanciare campagne di sensibilizzazione per l’Aids, la sicurezza alimentare e le tecniche di agricoltura integrata. Nei villaggi dove l’Ong ha operato è stata costruita una diga e l’acqua ha permesso di rendere fruttuosi i terreni una volta aridi.(B.C.)

    inizio pagina

    Brasile: oltre 10 milioni di pellegrini al santuario di Aparecida nel 2011

    ◊   Il santuario nazionale di Aparecida, che si trova nella città di Aparecida del Nord (Stato di San Paolo), ha accolto nel 2011 un totale di 10.885.878 milioni di visitatori. Lo riferisce all’agenzia Fides la Conferenza episcopale del Brasile, notando che l'anno 2011 ha registrato un movimento di 505.705 devoti in più rispetto all'anno 2010. Il mese che ha registrato il maggior numero di visitatori è stato il mese d’ottobre, con 1.235.242 milioni di fedeli in pellegrinaggio. Il giorno più affollato dell'anno, il 13 novembre, il Santuario ha ospitato quasi 200.000 devoti. In quella occasione, un lungo fine settimana, il Santuario ha accolto giovani provenienti da tutte le parti del Brasile per il terzo Pellegrinaggio nazionale dei giovani, quando c’è stata la consegna dei simboli della Giornata Mondiale della Gioventù. Anche nel periodo delle vacanze, i pellegrini hanno preferito il Santuario mariano più grande al mondo. In un clima di fraternità, oltre 1 milione di persone hanno visitato il santuario nel mese di luglio. Per il rettore del santuario nazionale, il Redentorista padre Darci Nicioli “per il santuario il 2011 è stato un anno benedetto. Abbiamo visto un'alta affluenza di pellegrini anche nei giorni durante la settimana, questo ci obbliga a ripensare l'accoglienza. Il santuario è sempre pronto a ricevere i figli e le figlie della Madre di Dio”, ha detto padre Darci. Nel primo semestre, il santuario ha ricevuto più di 4 milioni di visitatori. Nel secondo semestre sono stati registrati 6.616.756 milioni di visite. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: il vescovo di Shanghai ricorda Paul Xu Guangqi, il primo cattolico della città

    ◊   In una lettera pastorale in vista del prossimo Capodanno cinese, il 23 gennaio, il vescovo di Shanghai Aloysius Jin Luxian esorta i fedeli a seguire l’esempio di Paul Xu Guangqi, il primo cattolico della città convertito dal gesuita italiano padre Lazzaro Cattaneo nel XVI I secolo e di cui la diocesi ha avviato il processo di beatificazione. Nel messaggio, intitolato “Xu Guangqi: un uomo per tutte le stagioni”, l’anziano presule si dice un “vecchio fan” di questo autorevole studioso e funzionario del Regno dei Ming vissuto tra il 1562 e il 1633, che aveva collaborato con padre Matteo Ricci, il grande gesuita italiano pioniere delle missioni cattoliche in Cina. Un uomo, scrive, dalla personalità aperta e mite, ma “non per questo disposto a compromessi sulla sua fede e meno determinato nell’evangelizzazione”. Durante i primi difficili anni della Chiesa in Cina - ricorda mons. Jin citato dall’agenzia Ucan - Xu aveva seguito fedelmente l'azione missionaria di Matteo Ricci imperniata sul rispetto della cultura cinese per prevenire ostilità e persecuzioni contro i cattolici. Ma allo stesso tempo aveva dedicato un grande impegno per spiegare la fede cattolica all’imperatore proponendosi come modello di buon cattolico e di suddito leale. Una fede del genere – sottolinea il messaggio - non può scendere a compromessi. Mons. Jin esorta quindi i fedeli di Shanghai a seguire questo fulgido esempio di fede che ha segnato la storia della Chiesa in Cina e a celebrare il 450° anniversario della sua nascita visitando la sua tomba e i luoghi a lui legati. La conversione di Xu nel 1608, seguita nei due anni successivi da quella di altre 200 persone, rappresenta una pietra miliare nella storia della prima evangelizzazione della Cina. La diocesi di Shanghai ha ricordato il quarto centenario di questo evento nel 2008 con nove mesi di celebrazioni. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Repubblica Ceca: la 12.ma edizione della Colletta dei Re Magi

    ◊   Oltre 50 mila volontari vogliono dar seguito al successo conseguito l’anno scorso dalla colletta dei Re Magi nella Repubblica Ceca, con una raccolta totale di oltre 70 milioni di corone ceche. Anche quest’anno, la finalità della 12a edizione del progetto è quella di aiutare persone malate, disabili e anziane, madri con figli in condizioni di necessità e altre persone socialmente emarginate in tutte le regioni del Paese. Il 10% dei fondi raccolti - riferisce l'agenzia Sir - sarà impiegato in aiuti umanitari all’estero. La colletta dei Re Magi è, nel suo genere, il più grande progetto di volontariato del Paese ed è organizzato dalla Caritas della Repubblica Ceca. “Lo scopo è quello di diffondere il messaggio di gioia sulla nascita di Gesù Cristo. I nostri cantori, con la benedizione di vescovi e preti, visitano le case per portare la luce dell’amore di Dio nelle famiglie e nelle anime di tutta la gente”, spiega il direttore nazionale della Caritas, Oldrich Haicman, invitando le persone di buona volontà ad essere generose con le loro donazioni a sostegno dei bisognosi. La colletta, come da tradizione, durerà fino al 14 gennaio, con la possibilità di contribuire anche tramite sms o direttamente sul conto della Caritas della Repubblica Ceca. (R.P.)

    inizio pagina

    Italia: “La famiglia è un punto di riferimento efficace”. Così il cardinale Bagnasco, presidente Cei

    ◊   Un invito a riscoprire “coraggio e dedizione, a non essere sfiduciati”, in un momento di crisi e in cui “le ombre non mancano, per Genova, l'Italia e il mondo” è arrivato questa mattina dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, in un incontro con consiglieri comunali ed il sindaco del capoluogo ligure, Marta Vincenzi che ha annunciato che il Comune non cercherà risorse con l'Ici sugli immobili della Chiesa. Molti i temi d’attualità affrontati dal presidente della Cei a partire dalla finanza “che – ha detto il porporato – non deve determinare i destini dei popoli”. “La buona politica – ha aggiunto – è l'imprescindibile struttura portante della convivenza e deve tenere in mano le redini democratiche”. Il cardinale ha poi sottolineato come la famiglia sia “il primo e fondamentale zoccolo della società”, un ammortizzatore sociale che soprattutto in Italia tiene e “continua ad essere un punto di riferimento molto significativo ed efficace”. In regione, per l’incontro augurale, questa volta col presidente Burlando, l’arcivescovo ha toccato il caso Fincantieri: “C’è un tavolo in corso e questa mi pare una premessa ricca di prospettive - ha detto –, se c’è coesione che dialoga per presentare problemi, preoccupazioni e anche soluzioni possibili e realizzabili mi pare che le tensioni paventate possano essere superate”. (Da Genova, Dino Frambati)

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.