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Sommario del 28/04/2012
Domani il Papa ordina nove diaconi romani. Interviste con mons. Occhipinti e mons. Dal Molin
◊ Benedetto XVI celebrerà domani la Santa Messa in San Pietro con l’ordinazione di nove seminaristi della diocesi di Roma. Concelebra con il Papa il cardinale vicario generale per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini. Al microfono di Alessandro Gisotti, il rettore del Seminario Romano Maggiore, mons. Concetto Occhipinti, racconta come gli ordinandi si stanno preparando a questo momento fondamentale della loro vita:
R. – Il primo pensiero va ai sette anni di seminario, tutti orientati a questo momento dell’ordinazione sacerdotale. In questi giorni di immediata preparazione, gli ordinandi stanno vivendo gli esercizi spirituali che li accompagnano alla vigilia dell’ordinazione stessa, quasi come suggello e come completamento di questo lungo percorso di formazione degli anni del seminario. Sono radunati insieme al cardinale vicario Agostino Vallini, che cura la predicazione degli esercizi, esprimendo loro un dono bello e di paternità.
D. – Quali sono i suoi sentimenti nell’attesa che questi suoi seminaristi vengano ordinati dal Papa?
R. – Sono sentimenti di trepidazione e di grande gioia insieme. C’è la consapevolezza che questo dono prezioso viene posto in vasi di creta, cogliendo la suggestione dell’immagine paolina, e in quanto tale ha bisogno di essere custodito dalla preghiera e dalla carità della comunità cristiana. La gioia è poi grande pensando alla grazia, alla consolazione, alla speranza che attraverso i loro gesti sacerdotali potrà raggiungere tanti cuori.
D. – Benedetto XVI ha mostrato fin dall’inizio del suo Pontificato, e anche ultimamente nell’udienza ai seminaristi romani, una grande attenzione per i sacerdoti. Quanto è sentita questa vicinanza del Santo Padre dagli ordinandi?
R. – Un seminarista che vive autenticamente il suo cammino formativo non può che maturare un grande amore per la figura, per la missione e per la persona del Santo Padre. I nostri seminaristi romani, ovviamente, hanno il dono di vivere una particolare vicinanza del Santo Padre, proprio in quanto loro vescovo, che è espressa concretamente, in modo particolare, nella visita al Seminario Romano, il suo seminario: il Santo Padre annualmente ci fa il dono di vivere questo momento nell’occasione della Festa della Madonna della Fiducia. Nella visita dello scorso 15 febbraio, durante il momento conviviale della cena, uno degli ordinandi – proprio don Alfredo – rivolgendo delle parole di saluto al Santo Padre, ricordava come l’inizio del loro cammino in seminario coincidesse con l’inizio del suo Pontificato, nel 2005: esprimendo così, attraverso anche questo particolare, la gioia di un legame importante.
D. – Cosa augura a questi giovani, a questi ordinandi che si apprestano a consacrare totalmente la propria vita al Signore?
R. – L’augurio che, nella loro vita sacerdotale, preghiera e servizio possano essere due poli che si illuminano e si arricchiscono vicendevolmente nella circolarità della carità. Che abbiano l’umiltà e il coraggio di custodire quotidianamente il primato della preghiera, vissuta come spazio di intimità e di amicizia con il Signore, ricordando che Gesù chiamò i Dodici anzitutto perché stessero con Lui. E che possano vivere il nuovo ministero come esperienza ecclesiale ricca e coinvolgente, capace di accogliere i carismi dei fedeli loro affidati e di animare costantemente la comunione in una relazione serena ed aperta verso tutti.
Proprio una riflessione sui giovani e l’amore verso la Chiesa è offerta da mons. Domenico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana, intervistato da Federico Piana:
R. – La via che il Papa ci ha indicato è riscoprire la bellezza del dono dell’amore. Nel suo messaggio, il Papa cita Sant’Agostino: “Tardi ti amai bellezza, così antica e così nuova. Tardi ti amai…”. Queste parole stupende di Sant’Agostino sono, in realtà, una via straordinaria perché oggi riscoprire l’amore vuol dire mettersi fuori da una logica di individualismo, di relativismo e anche di narcisismo, ormai così diffusa. Credo che i giovani, di fronte al tema dell’amore, rimangano sempre affascinati.
D. – Secondo lei, come mai tanti giovani pur sentendo la chiamata, non la corrispondono? Hanno timore, hanno paura?
R. – Io credo che il coraggio di seguire il Signore ci sia ancora nel cuore dei giovani: basta vedere le Gmg, anche l’ultima di Madrid, che rappresentano sempre una specie di impennata nei cammini vocazionali, che vengono poi proposti. Credo quindi che nel cuore del giovane la disponibilità ci sia: il famoso “duc in altum” di Giovanni Paolo II. Secondo me, c’è una cultura che evidentemente è come l’aria che noi respiriamo e che rende difficile ogni tipo di scelta. I giovani oggi faticano a vivere quel “per sempre”, quell’impegno duraturo, radicale, fedele, perché anche questo nella cultura viene molto relativizzato. Pur rimanendo l’attrazione, rimangono anche il dubbio e la paura di farcela.
Udienze e nomine. Ricevuto dal Papa il neo ambasciatore del Perù presso la Santa Sede
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il neo ambasciatore del Perù presso la Santa Sede, César Castillo Ramírez, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, e il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
In Zimbabwe, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gweru presentata da mons. Martin Munyanyi, in conformità al can. 401 - paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Gweru S.E. Mons. Michael Dixon Bhasera, Vescovo di Masvingo.
In Polonia, il Pontefice ha nominato Vescovo Ausiliare di Zielona Góra-Gorzów il Rev.do Mons. Tadeusz Lityński, del clero della medesima diocesi, finora parroco di Cristo Re a Gorzów Wielkopolski, Giudice del Tribunale e Vicario episcopale per la Pastorale, assegnandogli la sede titolare di Cemeriniano. Rev.do Mons. Tadeusz Lityński è nato il 14 giugno 1962 a Kożuchów. Superati gli esami di maturità, nel 1982 è stato ammesso al Seminario maggiore a Gościkowo-Paradyż e il 5 giugno 1988 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per la diocesi di Gorzów (attualmente Zielona Góra-Gorzów). Negli anni 1988-1993 è stato viceparroco a Ołobok e a Głogów. Dal 1993 al 2008 ha lavorato nel Tribunale diocesano, prima come notaio e poi come difensore del vincolo. Negli anni 2000-2006 è stato anche parroco della Parrocchia della Santissima Trinità a Ochla e dal 2006 è parroco di Cristo Re a Gorzów Wielkopolski. Attualmente è Vicario episcopale per la Pastorale, Giudice del Tribunale diocesano, membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei consultori. Dal 2005 è Canonico onorario del Capitolo cattedrale.
"Per molti e per tutti": il Papa chiarisce le parole della Messa. Il commento di padre Lombardi
◊ Nei giorni scorsi, Benedetto XVI ha indirizzato all’episcopato tedesco una lettera nella quale si sofferma su una questione riguardante la corretta interpretazione da attribuire alla formula della consacrazione del vino nella Messa. Una questione teologica ma dai profondi risvolti di fede per ogni cristiano, come ribadisce il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano:
Che cosa ha fatto il Papa a Castelgandolfo nella settimana dopo la Pasqua? Ha preso carta e penna e ha scritto nella sua lingua una lettera un po’ speciale, diretta ai vescovi tedeschi, che pochi giorni dopo l’hanno pubblicata. Riguarda la traduzione delle parole della consacrazione del calice del sangue del Signore nel corso della messa. La traduzione “per molti”, più fedele al testo biblico, va preferita a “per tutti”, che intendeva rendere più esplicita l’universalità della salvezza portata da Cristo.
Qualcuno penserà che il tema sia solo per raffinati specialisti. In realtà permette di capire che cosa è importante per il Papa e con quale atteggiamento spirituale egli lo affronti. Per il Papa le parole dell’istituzione dell’Eucarestia sono assolutamente fondamentali, siamo al cuore della vita della Chiesa. Con il “per molti”, Gesù si identifica con il Servo di Jahwé annunciato dal profeta Isaia; ripetendo queste parole esprimiamo quindi meglio una duplice fedeltà: la nostra fedeltà alla parola di Gesù, e la fedeltà di Gesù alla parola della Scrittura. Il fatto che Gesù sia morto per la salvezza di tutti è fuori da ogni dubbio, quindi è compito di una buona catechesi spiegarlo ai fedeli, ma spiegare allo stesso tempo il significato profondo delle parole dell’istituzione dell’Eucaristia.
Il Signore si offre “per voi e per molti”: ci sentiamo direttamente coinvolti e nella gratitudine diventiamo responsabili della salvezza promessa a tutti. Il Papa – che già aveva trattato di questo nel suo libro su Gesù - ci dona ora un esempio profondo e affascinante di catechesi su alcune delle parole più importanti della fede cristiana. Una lezione di amore e di rispetto vissuto per la Parola di Dio, di riflessione teologica e spirituale altissima ed essenziale, per vivere con più profondità l’Eucaristia. Il Papa termina dicendo che nell’Anno della fede dobbiamo impegnarci in questa direzione. Speriamo di farlo per davvero.
Convegno in Vaticano su Giuseppe Toniolo. Domani la Beatificazione nella Basilica di S. Paolo
◊ “Toniolo non si limitò a dare impulso alla Dottrina sociale della Chiesa, ma il suo contributo si estese all’urgenza di un cristianesimo vissuto radicalmente, da un lato con esperienze di amore mistico per Dio, dall’altro con una fede fortemente impegnata nella cultura”. Così il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, è intervenuto con un messaggio al convegno che si è tenuto ieri pomeriggio in Vaticano su Giuseppe Toniolo, alla vigilia della sua imminente Beatificazione, che sarà presieduta domani nella Basilica romana di S. Paolo fuori le Mura, alle 10.30, dal cardinale Salvatore De Giorgi. A seguire il Convegno di ieri, promosso dal Forum internazionale dell’Azione Cattolica in collaborazione con il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e con il Pontificio consiglio per i laici, c’era Michele Raviart:
Un economista e un intellettuale che si è impegnato vivere la fede nella cultura, nelle istituzioni e nel sociale. Giuseppe Toniolo incarna la figura del laico cattolico attivo nella società, in un momento storico in cui i cristiani italiani erano paralizzati dal “non expedit” di Pio IX e dalla “Questione Romana”. Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana:
“Si tratta di una figura di sposo, di padre, di docente universitario, di persona impegnata nell’associazionismo e nella vita sociale, politica e culturale del suo tempo. Una figura, dunque, che viveva immersa nella quotidianità. Un ‘Santo della vita quotidiana’. In un certo senso, è come se, attraverso questa Beatificazione, ci venisse ricordato che a tutti è possibile diventare Santi, ma non abbandonando la vita di tutti i giorni. Vivendola, piuttosto, bene, appieno, in profondità”.
Laureatosi nel 1867 a Padova con una tesi sull’"elemento etico come fattore intrinseco delle leggi economiche", Toniolo era fautore di una terza via per l’economia, lontana tanto dal collettivismo marxista quanto dall’individualismo liberale. Una visione etica dell’economia che metteva al centro l’uomo e Cristo, precorrendo temi che sarebbero stati cari al magistero di Benedetto XVI. Mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace:
“Si impegna, in modo particolare, a evidenziare l’aspetto etico delle leggi economiche. E questo lo rende, in un certo qual modo, non solo precursore della Rerum Novarum ma anche precursore della Caritas in veritate di Benedetto XVI. In quest’ultima, si insite molto sul fatto che l’economia, compresa la finanza, devono essere strutturate, finalizzate eticamente”.
Toniolo credeva fermamente nel ruolo civilizzatore del cristianesimo, attraverso un sincero confronto con la diversità. E che solo una società di “santi”, persone cioè in vera comunione con Dio, avrebbe potuto realizzare la vera giustizia nel mondo. Ancora Mons.Toso:
“Egli desiderava avere un mondo cattolico, ben scompaginato nelle sue istituzioni, a servizio della civiltà e di una società giusta che avesse una particolare attenzione ai più poveri. Si può dire che questo suo insegnamento sia fondamentale anche per recuperare, oggi, un concetto completo di democrazia che non è tale solo a livello politico, ma si realizza anche a livello sociale e civile”.
Oggi, a quasi un secolo dalla sua morte, sono ancora vive molte delle sue iniziative nell’associazionismo cattolico. Nel 1907 inaugura le Settimane Sociali, dopo che aveva dato un impulso decisivo alla fondazione dell’Università Cattolica di Milano e all’organizzazione dell’Azione Cattolica, come ci spiega Franco Miano:
“Toniolo si impegnò anche, in concreto, nella fondazione o comunque nell’ispirazione di banche di credito cooperativo, di attività sociali dirette oltre che nello spirito dell’associazionismo dell’Azione Cattolica del tempo, che, allora, era ai primi decenni della sua storia. Una storia che oggi conta più di 140 anni e ha contribuito a dare rilievo anche alla presenza dei cattolici nella vita del nostro Paese”.
La figura di Giuseppe Toniolo, portata nuovamente alla luce dall'evento ecclesiale della Beatificazione, può essere presentata come modello ai ragazzi di oggi che potrebbero vedere in lui una sicura fonte di ispirazione per il loro quotidiano. Ma come spiegare Toniolo ai giovani? Davide Dionisi lo ha chiesto al postulatore della Causa di beatificazione, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino:
R. – Lo presenterei innanzitutto nei suoi momenti di vita più naturali. Quelli, ad esempio, in cui questo giovane si interroga sulla sua vocazione, quando si chiede se è fatto per la vita religiosa o per il matrimonio. Per cui, a un giovane direi proprio queste cose per mostrargli come si può vivere la santità all’interno della vita ordinaria.
D. – "Spread", debito sovrano, crisi economica: Toniolo come avrebbe affrontato le difficoltà della crisi attuale?
R. – Naturalmente, non possiamo fare anacronismo mettendolo all’interno della situazione attuale. Però, in un certo senso, si potrebbe dire che quanto stiamo vivendo oggi, era prevedibile per lui, pensando a ciò che disse addirittura nel 1873. E' passata un po’ di acqua sotto i ponti, eppure quello che affermava nella sua prima, grande lezione universitaria di quell’anno è che l’etica è un fattore intrinseco delle leggi economiche, e che un’economia che non si aggancia pienamente all’etica oltre ad essere immorale - perché va contro dei principi di comportamento che non possono mai essere dimenticati - fa anche del male a se stessa: diventa un’economia che, prima o poi, produce guasti.
Plenaria delle Scienze Sociali sulla "Pacem in terris": commento del deputato inglese David Alton
◊ In Vaticano proseguono gli incontri della 18,ma plenaria della Pontifica Accademia delle Scienze Sociali. Tema portante è la riflessione sui valori di pace e ordine sociale contenuti nell’Enciclica Pacem in terris, scritta 50 anni fa da Giovanni XXIII, e la loro affermazione fino al giorno d’oggi. La collega della nostra redazione inglese, Susy Hodges, ha chiesto a uno dei partecipanti, il deputato cattolico inglese della Camera dei Lord, David Alton, un commento su questo tema:
R. –It was often described...
Spesso, [la Pacem in terris – ndr] è stata descritta come la sintesi delle ultime volontà e il testamento di Giovanni XXIII ed è stata certamente determinata dalle sue esperienze, dal ruolo che lui ha giocato quando si trovava in Bulgaria e anche a Istanbul e dal rapporto personale che ha avuto con le vittime dell’Olocausto nazista: il futuro Papa aiutò molti ebrei a fuggire in Israele, ma anche molte delle vittime del genocidio armeno. Quindi, tutto questo ha determinato la sua visione sulla santità della vita umana, su come le persone siano state create a immagine di Dio, e credo che ciò abbia ispirato questo straordinario documento sui diritti umani, su come le persone debbano essere rispettate nel mondo in cui viviamo oggi. Il nostro incontro di oggi guarda al punto in cui ci troviamo, 50 anni dopo, e a quale applicazione abbiano avuto i pensieri di Giovanni XXIII in questa epoca cosmopolita.
D. – Lei ha parlato di “applicazione”, guardando alle nuove problematiche che toccano la tranquillità o l’ordine o la pace nel mondo globalizzato odierno. Oggi quali sono, secondo lei, le minacce più grandi alla pace?
R. – I think that the subjectivity...
Penso che la soggettività che abbiamo oggi – quel relativismo che esige che io possa avere la mia verità, se tu puoi avere la tua – finisca per ridurre molti temi semplicemente a una questione di scelta piuttosto che a un assoluto, mentre ci sono cose che sono un “assoluto”. Il quinto comandamento, “Non uccidere”, è qualcosa che non è aperto a una negoziazione o a una revisione. E quando si considera la piaga dell’aborto, dell’eutanasia, degli esperimenti sugli embrioni, della clonazione umana e anche la dimensione straordinaria della povertà, che riduce la dignità umana nel mondo oggi – 800 mila persone vivono nella fame e nella disperazione, abbandonando ogni definizione di logica decenza umana – le sfide sono chiaramente enormi. Ecco perché la Chiesa, nonostante non sia un’autorità politica, deve, a ogni generazione, ribadire i principi ispiratori per i discorsi politici e pubblici.
In Vaticano un convegno di approfondimento su cecità e ipovedenza
◊ “La persona non vedente: Rabbunì, che io riabbia la vista (Mc 10,51)” è il tema del Convegno internazionale di studio previsto per il 4 e 5 maggio prossimi, nella sala San Pio X di via della Conciliazione. La due giorni, organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari assieme alla Fondazione “Il Buon Samaritano”, sarà l’occasione per approfondire gli aspetti teologico-pastorali e medico-scientifici della cura delle persone non vedenti o ipovedenti. Tra le personalità di spicco che interverranno, il cardinale Peter. K. Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, don Giuseppe Morante, docente presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, il dottor Silvio Paolo Mariotti, responsabile del programma Prevenzione della cecità e sordità dell’Organizzazione mondiale della sanità, il dottor Mario Angi, presidente dell’organizzazione non governativa Cbm Italia onlus, che collabora all’iniziativa. Numerosi saranno i contributi di respiro internazionale sulla problematica in questione: principali cause di cecità evitabile e correlate strategie di cura, modelli di prevenzione e riabilitazione e nuovi sviluppi nelle tecnologie biomediche e farmacologiche sono alcuni degli argomenti caratterizzanti le varie sessioni dell’incontro. Nell’ambito del convegno anche l’intervento di mons. Roberto Brunelli, direttore del Museo diocesano di Mantova, che illustrerà le fasi realizzative e i risultati ottenuti mediante l'allestimento di una sala ad hoc per vedenti e ipovedenti all’interno del Museo. (A cura di Gina Maradei)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Fedeltà alla storia e desiderio di Dio: in prima pagina, un editoriale di Paolo Vian sulla beatificazione, domani, di Giuseppe Toniolo. In cultura, un articolo di Paolo Pecorari dal titolo "Intellettuale di frontiera" e una lettera (4 novembre 1888) dell'economista che chiedeva di scrivere su "L'Osservatore Romano".
In rilievo, nell'informazione internazionale, la Somalia dei rifugiati.
Più preziosa dell'oro: in cultura, Timothy Verdon sul restauro della croce e dell'altare del battistero di Firenze esposti al Museo dell'Opera.
Le rotte oceaniche che fecero l'età moderna: Giovanna Lazzi sugli Atlanti nautici di Francesco Ghisolfo della Biblioteca Riccardiana.
Con santa Caterina da Siena nella gioiosa via della fede: nell'informazione religiosa, Ludovico Cartotti Oddasso sull'attualità del messaggio della prima donna diventata dottore della Chiesa.
Cattolici ed etica pubblica e privata: l'intervento, in un convegno a Sorrento, del vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana.
Alla scoperta di una chiamata: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori a monsignor Francis Bonnici, direttore della Pontificia Opera delle Vocazioni sacerdotali.
Afghanistan: assalto dei talebani al governatorato di Kandahar
◊ In Afghanistan, assalto dei ribelli alla sede del governatorato di Kadahar, nel sud. La forze di sicurezza locali, intervenute assieme a quelle internazionali, hanno ucciso i due terroristi intenzionati a compiere un attentato sucida. Secondo la stampa afghana, anche due agenti hanno perso la vita nello scontro a fuoco. Sulla persistente instabilità del Paese, Eugenio Bonanata ha intervistato Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali:
R. - La fase di transizione in Afghanistan rimane sempre complessa, soprattutto nelle zone sudorientali dove la presenza di Pashtun è decisamente più forte rispetto ad altre aree del Paese. Purtroppo, i mesi che abbiamo davanti saranno mesi sempre più difficili per le truppe della coalizione, ma soprattutto per il fragile, fragilissimo governo afghano.
D. - Comunque, questo periodo - da qui fino al 2014 - è segnato da un graduale disimpegno delle forze straniere, che peraltro è già iniziato…
R. - Mentre il contingente della coalizione internazionale diminuirà i numeri, la speranza è quella di avere un esercito afghano in grado di provvedere alla sicurezza dei propri cittadini. Ma la cosa non è assolutamente facile, proprio per la corruzione che pervade il Paese e che rende in quel contesto tutto più difficile. Dall’altra parte, gli insorti hanno evidentemente un’agenda molto chiara, molto netta, e la stanno perseguendo fino in fondo.
D. - Forse si parla poco del post-2014. L’Italia ha fatto sapere che manterrà la propria presenza nel Paese, ma cosa succederà dopo quella data?
R. - Difficile a dirsi. Diciamo che c’è molta confusione sotto il sole. Molto dipenderà - se non quasi tutto - dalle posizioni che il governo Karzai manterrà da qui ai prossimi due anni. Personalmente, ho incontrato il presidente Karzai pochi giorni fa, a Kabul, e la sensazione del governo della Repubblica islamica di Afghanistan è quella di riuscire, in una qualche maniera, a gestire la situazione del Paese. Questo, però, potrà essere fatto solo ed esclusivamente con un accordo regionale che coinvolga tutti gli attori - Pakistan in primis - per trovare, se non una soluzione, certamente una via di disimpegno graduale dall’Afghanistan. Comunque, la fine della presenza occidentale in Afghanistan al termine del 2014 al momento non è immaginabile.
D. - Quali speranze ci sono nella ripresa del processo di pace con i talebani?
R. - Difficile parlare di pace con i talebani, perché si trovano in una posizione di forza e quindi non hanno molta voglia di discutere con noi. Ma è anche vero che, parafrasando la battuta di Henry Kissinger, "non c’è un numero di telefono dei talebani”. Sono realtà diverse, ognuna delle quali, ha una propria tattica, pur in una strategia comune.
Gioco d'azzardo: malattia per oltre un milione e mezzo di italiani, molti giovani
◊ Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oltre un milione e mezzo d’italiani – il 3% della popolazione – soffre di dipendenza da gioco d’azzardo. I soggetti più vulnerabili sono i giovani, alcune stime parlano di centinaia di migliaia di ragazzi che grazie ad Internet giocano costantemente. “L’importante è trattare il problema come una patologia”, sottolinea al microfono di Benedetta Capelli il prof. Antonio Tundo, direttore dell’Istituto di psicopatologia di Roma:
R. – Il gioco d’azzardo è una dipendenza, una dipendenza comportamentale; è un comportamento che mi dà piacere e sollecita molto tutte quelle aree del mio sistema nervoso che danno piacere e, in particolare, una sostanza che si chiama dopamina. Ora, il problema è che nel sistema nervoso dei giovani questa sostanza è molto, molto presente rispetto alle persone adulte, ancor più che negli anziani. Quindi, in qualche modo, i ragazzi sono più sollecitati a cercare la novità e valutano meno le conseguenze.
D. – E questo, a livello comportamentale, come si può tradurre?
R. – La dipendenza porta alla ricerca compulsiva, spasmodica di quel comportamento. Nonostante io crei debiti o possa avere dei problemi con i famigliari e con la giustizia - pur valutando le conseguenze - non riesco a trattenermi.
D. – Parlando di ragazzi, questo chiama in causa ovviamente i genitori, come la scuola. Ci sono dei segnali che possono essere colti?
R. – Chi cade in questa trappola della dipendenza tende ad andarsene dalla scuola, a isolarsi, a vedere meno gli amici e a trascorrere molto tempo su Internet, perché poi questo è lo strumento con cui giocano d’azzardo. Ovviamente, quando la situazione diventa più pesante e quindi cominciano ad avere preoccupazioni su come procurarsi i soldi, sulla perdite e così via, compaiono comportamenti di nervosismo, irritabilità, scontrosità, il dormire male. Tutti segnali che un buon genitore, come un buon insegnante, possono cogliere. Si può, dunque, capire che qualcosa non va.
D. – Allora, qual è l’approccio migliore di fronte a una persona che evidentemente soffre di una dipendenza?
R. – Quello che è da evitare è la repressione e, quindi, un attacco diretto oppure far leva su principi morali. Questo non porta da nessuna parte. Serve la comprensione, il mantenere aperto il dialogo, un aiuto, un trattamento e una cura e, quindi, spingere, sollecitare a prendere consapevolezza del problema - perché in genere si tende a negare quando si è in questa situazione - e seguire percorsi giusti per uscirne fuori.
D. – Il gioco d’azzardo, come la dipendenza anche da Internet, sono due elementi che negli ultimi tempi stanno diventando sempre più emergenze sociali. La medicina in questo senso è stata pronta a rispondere o no?
R. – La medicina si sta organizzando. Ci sono degli interventi psicologici, soprattutto di gruppo – i gruppi di auto aiuto sono tra le cose che più funzionano – e se necessario quello psicologico personale e poi, in ultima analisi, se dietro – come non di rado accade – c’è una depressione, c’è una forma di ansia, c’è una forma di instabilità dell’umore, anche un intervento psichiatrico, per stabilizzare queste componenti e rendere quindi la persona meno vulnerabile.
D. – Nel gioco d’azzardo, e in particolar modo su Internet, ci sono tutta una serie di attori, che in un certo senso ne traggono benefici, però appunto le conseguenze sociali sono innegabili. Che cosa si auspica lei nel futuro? Interventi normativi potrebbero in un certo modo aiutare?
R. – Quello che possiamo fare è evitare di mettere a disposizione questi strumenti, in maniera tale che chi ha delle fragilità non cada. Sul fatto, dunque, che gli aspetti normativi limitino questo dilagare del gioco d’azzardo sono totalmente d’accordo, perché c’è una pressione continua: anche la pubblicità spinge a giocare e, se qualcuno è più debole, a cadere nella spirale del gioco.
Salvatore Martinez sulla 35.ma Convocazione di Rinnovamento nello Spirito
◊ Da oggi al prossimo primo maggio, alla Fiera di Rimini, la 35.ma Convocazione nazionale dei gruppi e delle comunità di Rinnovamento dello Spirito Santo. Al centro delle quattro giornate, momenti di preghiera comunitaria, celebrazioni eucaristiche, liturgie penitenziali e confessioni sacramentali. Tanti gli ospiti, tra i quali il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il presidente del Pontifico Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, e padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Su questo importante appuntamento, Federico Piana ha intervistato Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo:
R. – Da 35 anni, a Rimini, subito dopo la Pasqua e nel tempo che va verso la Pentecoste, migliaia di persone si ritrovano per vivere un’esperienza di Chiesa all’insegna della fraternità e della gioia, con intense esperienze spirituali, senza distinzioni di età, di sesso e di ceto. Proprio come le tribù che andavano a Gerusalemme per la grande festa, anche qui si converge ogni anno, a Rimini, per celebrare questo appuntamento così importante. Quest’anno, poi, c’è una ragione in più: ricorre il 40.mo anniversario della nascita del Rinnovamento in Italia ed è convocazione giubilare. Il Santo Padre, attraverso la Penitenzieria Apostolica, ha voluto far giungere anche la notizia che, ai partecipanti, è data l’indulgenza plenaria alle solite condizioni e a tutti coloro che si uniscono spiritualmente – molti ci seguono attraverso la radio, la televisione o Internet – l’indulgenza parziale.
D. – Tema di questa convocazione è “Nello Spirito gridiamo: Gesù è il Signore”. Perché la scelta di questo tema?
R. – Perché c’è necessità di dare a questo annuncio della fede – all’annuncio kerigmatico portante per la nostra fede: “Gesù è il Signore, Gesù è il Salvatore” – una dimensione sociale, esistenziale ed ecclesiale più ampia e più viva. Non è uno slogan dire che Gesù è il Signore. E’ piuttosto un’esperienza che è possibile fare ogni giorno, laddove la Provvidenza ci concede di vivere. Si tratta di un’esperienza profonda della misericordia e della giustizia che Dio ci usa, del modo in cui è implicato e coinvolto nella nostra storia. Dire che è il Signore significa concedergli spazio, autorità, pensare ogni giorno che non siamo soli, anzi: cercare la presenza di Dio e, quindi, il suo lavoro nella nostra vita, nella storia. Gesù è il Signore significa riconoscere che nessun altro potere umano, il potere delle legislazioni, delle economie e dei mercati, ma vorrei dire anche delle mode e dei costumi, può essere superiore al nome di Dio e al potere che viene da Lui. Oggi, dobbiamo riscoprire il potere dell’amore in un tempo che, invece, insegue l’amore del potere.
D. – Accanto a questa Convocazione, ci sono tre incontri per quello che riguarda il "Meeting Baby" per bambini e ragazzi. Direi che si tratta di un avvenimento importante…
R. – E’ una perla preziosa all’interno di questo scrigno, di questo tesoro, che è la Convocazione nazionale. Dal 1999, ormai ogni anno, i bambini delle scuole materne – e poi anche elementari e medie – hanno dei meeting a loro dedicati, che camminano parallelamente alla Convocazione nazionale. Ciò che è interessante è vedere che, all’interno di questi meeting, davvero molto affollati, i bambini sono essi stessi testimoni: sono protagonisti della loro fede, sono educati a trasmettere la fede ed a viverla con i linguaggi e i modi propri di quell’età e del loro stadio di maturità. E’ davvero entusiasmante il loro coinvolgimento e il modo con cui prendono sul serio il Vangelo.
"I primi cristiani erano multietnici": intervista con il prof. Fiocchi Nicolai
◊ La Roma tardo-antica esempio di convivenza tra svariate etnie e popoli di diverse religioni. E’ quanto è emerso ieri pomeriggio al seminario svoltosi Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana sul tema “Multietnicità nella primitiva comunità cristiana di Roma”. Tra gli interventi quello del rettore, il prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai, che ha parlato dell’accoglienza degli stranieri nell’Urbe. Tiziana Campisi gli ha chiesto com’era la convivenza dei diversi gruppi etnici nell’antichità:
R. - Diciamo che è una convivenza buona. La città era divisa in classi sociali, dove molto spesso,le comunità straniere erano caricate di lavori marginali. Tuttavia, sappiamo molto bene che questo carattere multietnico faceva sì che, anche a livello dirigenziale, le comunità non romane fossero altamente rappresentate.
D. - Era la comunità cristiana, in particolare, a prendersi cura dei forestieri. Cosa può dirci in proposito?
R. - La comunità cristiana di Roma fu immediatamente molto sensibile nell’accoglienza degli stranieri. Intanto, bisogna dire che, al di là della comunità di Roma, erano le comunità cristiane ad essere sensibili riguardo a questa problematica. Addirittura, le antiche costituzioni delle Chiese contemplavano proprio delle norme che chiedevano ai membri delle comunità di occuparsi dei problemi legati agli stranieri. Nella comunità di Roma questa sensibilità fu particolarmente vivace e particolarmente presente.
D. - Con lo scorrere dei secoli forse l’uso di accogliere i forestieri si è un po’ perso. Perché?
R. - Per quanto riguarda la Chiesa antica, direi che questa attenzione c’è sempre stata ed è documentata da fonti e anche da strutture monumentali. Forse, questa attenzione si è persa nei giorni nostri, probabilmente perché il messaggio evangelico ogni tanto non è osservato “senza se e senza ma”.
D. - Dunque, c'è da apprendere anche oggi dall’esempio lasciatoci nella Roma tardo-antica...
R. - Io direi assolutamente di sì. Coloro che vengono da altre nazioni, da altri Paesi sono in condizioni di difficoltà, e la carità cristiana deve imporre assolutamente un’accoglienza idonea per queste persone.
L'Aquila: concerto in prima assoluta a Collemaggio per ricordare il sisma
◊ A poco più di tre anni dal sisma che ha sconvolto L’Aquila, la Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli” presenta questa sera alle 21 nella Basilica di Collemaggio in prima esecuzione assoluta "3e32 Naufragio di terra", un nuovo lavoro della compositrice Lucia Ronchetti, ideato da Guido Barbieri che ne ha curato la drammaturgia e la messa in scena. Un modo di attraversare la memoria e l’esperienza umana, che ha lasciato sulla popolazione e nel territorio il terribile sisma. Il servizio di Luca Pellegrini:
In uno dei monumenti e dei luoghi di culto più colpiti dell’Aquila, la Basilica di Collemaggio, che ricorda insieme la continuità della tradizione e la tragica discontinuità generata dal terremoto, si fa ricordo della notte del 6 aprile di tre anni fa con le voci e la memoria di chi ha vissuto la tragedia. Lucia Ronchetti, una delle più note compositrici italiane, ha scritto appositamente una partitura densa e originale, pensata per il luogo in cui viene eseguita e il contesto doloroso che l’accoglie. Così l’autrice ne descrive l’origine e i suoi sentimenti:
"Ho pensato di realizzare una sorta di spazio sonoro virtuale per ognuno di questi testimoni: sono sette testimoni, persone molto diverse, di età molto diverse che hanno vissuto il terremoto che, naturalmente, è sempre un’occasione di grande disordine, è un evento incontrollabile. Quello che fa male dell’evento non è solo il dramma – diciamo – della sconfitta della civiltà, della costruzione di una città e la ferita reale, fisica, il dolore fisico della morte e dell’abbandono, ma c’è anche questo senso incontrollabile che invade le persone che lo vivono, che è forse anche la cosa più drammatica… Allora, io ho voluto creare una casa musicale, una casa sonora per ognuno di questi sopravvissuti. Sono episodi molto diversi, ma tutti affidati a un gruppo di ottanta cantanti. A questi si aggiungono otto solisti: in realtà, tutte queste voci sono sempre insieme, formano delle strutture musicale geometriche, astratte, ma coerenti per ogni testimonianza. E’ come se fosse un altare sonoro, sul quale la testimonianza, la voce del testimone si appoggia. In questo senso, non ho voluto assolutamente ricreare la situazione realistica del terremoto. Ho voluto, invece, creare delle situazioni musicali astratte che però anche visivamente – per il movimento di tutte queste persone, dei cantanti nella basilica – ricreano situazioni di costrizioni, situazioni di paura, situazioni di mancanza di libertà, di situazioni difficilmente controllabili".
Il commento al Vangelo della Domenica di Pasqua del teologo padre Bruno Secondin
◊ Il Vangelo della quarta Domenica di Pasqua presenta la figura del Buon Pastore. Nel brano di Giovanni, Gesù afferma:
“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Immagine classica questa del pastore ideale, che era molto vicina alla esperienza di allora, oggi forse meno familiare. Ma la chiave interpretativa è molto valida anche oggi: il pastore “bello” o nobile - come dice il greco - agisce con cuore generoso, si fa dono nel suo servizio, crea una intesa perfino affettuosa con le pecore. Si riconoscono - dice il testo - a vicenda, attraverso la voce e la premura con cui il pastore le guida e le protegge, e le pecore si fidano.
Qualcosa di analogo ai misteriosi dialoghi fra Gesù e il Padre: che paragone sublime, che forza dà questa convinzione! Non è solo un mestiere, è una familiarità misteriosa che guida i nostri passi e riempie di fiducia la nostra appartenenza al gregge del Signore. Non una vita da pecoroni, passivi e senza libertà. Ma la partecipazione all’intensa vita del Figlio nei confronti del Padre: una famiglia di Dio che si costituisce e deve coinvolgere il mondo intero, come in unico gregge insieme al pastore unico.
“Quale grande amore ci ha dato il Padre!”, esclama Giovanni. Ci rendiamo conto che noi viviamo la vita stessa di Dio e di questo dobbiamo essere testimoni e custodi? E non a parole o con proclami roboanti, ma in modo fattivo e generoso.
Egitto: il tribunale ha archiviato il processo sul massacro copto di Maspero
◊ Il tribunale egiziano ha archiviato per "mancanza di prove" il processo - a carico di "ignoti" - sul massacro di Maspero del 9 ottobre scorso, in cui sono morti 27 cristiani copti e oltre 320 sono rimasti feriti. La sentenza è arrivata il 24 aprile, quando i giudici nominati dal ministero della Giustizia hanno deciso di chiudere il procedimento; illustrando il verdetto Sarwat Hammad ha sottolineato che "mancano gli elementi" per poter procedere "all'identificazione dei colpevoli" che hanno assassinato la recluta Mohammad Shata e nove manifestanti, tutti cristiani copti, a colpi di arma da fuoco, quindi hanno tentato di fare irruzione in un edificio governativo e assaltato elementi dell'esercito. I giudici - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno lasciato cadere anche le accuse contro 28 copti e l'attivista musulmano Alaa Abdel-Fatah, arrestato in precedenza, pure in questo caso per mancanza di prove. Molti degli arrestati sono stati fermati dopo il massacro del 9 ottobre, alcuni dei quali non erano nemmeno presenti sul luogo al momento della tragedia ma sono stati identificati e presi solo perché "cristiani". Il paradosso è che, secondo la magistratura egiziana, sarebbero stati dei cristiani e sparare e ammazzare i propri confratelli. Dalle immagini diffuse su internet all'indomani della tragedia appariva al contrario evidente il coinvolgimento dell'esercito, che ha aperto il fuoco contro i manifestanti pacifici e investito con i propri mezzi le persone in piazza. Commentando la decisione dei giudici, l'avvocato Said Fayez ha affermato sarcastico all'agenzia Aina: "Sono felice di sapere che abbiamo potuto provare l'innocenza degli imputati copti, che avrebbero [secondo l'accusa] ucciso i propri fratelli copti". Egli aggiunge che i diritti delle vittime e dei familiari sono stati negati da un sistema giudiziario fallimentare. Ancora più dure le parole di Vivian Magdi, fidanzata di Michael Mosad, ucciso durante la protesta da un mezzo militare che lo ha investito e schiacciato. "Aver archiviato un caso - sottolinea la donna - in cui nessuno era imputato è una vera e propria farsa". E conclude: "fin da subito abbiamo chiesto che il procedimento fosse seguito da un tribunale internazionale, perché in Egitto per i martiri è impossibile ricevere giustizia". (R.P.)
Malaysia: a Kuala Lumpur anche attivisti cattolici in piazza contro i brogli elettorali
◊ A Kuala Lumpur, capitale della Malaysia, migliaia di attivisti del movimento “Bersih” (“trasparenza”) hanno sfilato nel centro della città chiedendo modifiche al sistema elettorale. Con l’avvicinarsi delle elezioni generali, resta da sciogliere il nodo dei brogli che dopo l’indipendenza, riferisce Fides, hanno garantito continuità al partito Barisan Nasional. “Trasparenza e riforme” è perciò la richiesta che forte si leva dalla società civile malaysiana, assieme a quella di osservatori internazionali per monitorare le votazioni. Il movimento “Bersih” già nel luglio 2011 aveva dato vita a cortei ed iniziative pubbliche, tanto da essere definito “primavera d’Oriente”, in analogia con quella araba. Tra i suoi fondatori, anche l’avvocato cattolico Edmund Bon. Con lui, secondo fonti dell’agenzia, numerosi erano i cattolici presenti alla manifestazione, giunti anche da zone limitrofe. “I cristiani malaysiani, i giovani soprattutto, vogliono un maggiore coinvolgimento con il mondo, per portare i valori cristiani nella sfera pubblica” recita una fonte. “C’è desiderio di contribuire al bene comune”. Il corteo di protesta ha visto oltre 20 persone arrestate a causa della mancanza di autorizzazione, secondo le autorità, a sfilare nella storica piazza dell’Indipendenza. (G.M.)
Osce: incontro di 56 Paesi per costruire e sostenere la pace
◊ A Dublino 56 Stati dell’Osce discutono sul tema "Un futuro comune: costruire e sostenere la pace", sull’esempio di quanto è successo nel Nord Irlanda. Oltre 3.000 morti in 30 anni di guerriglia, decine di migliaia di feriti, due comunità divise e ingenti danni economici, sono il bilancio del conflitto nord-irlandese, oggi in gran parte risolto e proposto all'attenzione dei 56 Stati dell'Osce - l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa - riuniti presso la capitale irlandese per discutere su un futuro comune, costruendo e sostenendo la pace. L’accordo di pace, raggiunto nel 1998, “è un esempio raro di quanto si possa ottenere quando le due parti in contesa decidono di voler lavorare insieme”, ha dichiarato Peter Robinson, Primo Ministro dell’Irlanda del Nord, parlando all’assemblea dei 56 Stati. Adesso “cercheremo di costruire sulla pace che abbiamo raggiunto per creare una società più equa”. L’Irlanda del Nord è ora una comunità trasformata, con Unionisti e Nazionalisti, in coalizione al Governo e i diritti di tutti garantiti, almeno sulla carta. Senz’altro molto è stato fatto già, con una pace sostanziale che non fa più registrare attentati a persone e beni, ma molto rimane ancora da fare per la rappacificazione totale delle due comunità di Unionisti e Nazionalisti, “ancora divise da un muro e segregate nelle rispettive scuole”, come ha osservato il nazionalista Martin McGuinness, vice Primo Ministro e per una riconciliazione genuina e sostenibile saranno necessari anni di lavoro. Comunque, dopo 30 anni di guerriglia, l’accordo di pace firmato a Belfast, con le due comunità che convivono nella speranza di una pace giusta e duratura, è un miracolo e tale miracolo è stato presentato come modello da esportare e su cui riflettere. Esso offre l'opportunità per fronteggiare conflitti, ha detto Lamberto Zannier, Segretario generale Osce, che ha anche insistito sulla necessità di costruire, tramite dialogo, un clima favorevole allo sviluppo di un vero processo di pace sostenibile, necessità espressa anche dall’ex Presidente della Finlandia e Premio Nobel, Martti Ahtisaari e dal Senatore americano, George Mitchel, che hanno contribuito all’accordo di pace nel Nord Irlanda. (Da Dublino, Enzo Farinella, per la Radio Vaticana)
Liberia: per mons. Karnley la condanna a Taylor "ha un significato inequivocabile"
◊ “La condanna di Charles Taylor è un chiaro messaggio per tutti, non solo per la Liberia”. È quanto ha dichiarato mons. Andrew Karnley, vescovo di Cape Palmas (città del sud-est liberiano), a proposito del processo contro l’ex presidente liberiano, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Il vescovo - riferisce l'agenzia Sir - ha visitato la sede internazionale di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) il 25 aprile, a poche ore dalla sentenza di colpevolezza - per tutti gli 11 capi d’imputazione - emessa all’Aja dalla Corte speciale per la Sierra Leone. Il procedimento giudiziario, iniziato a Freetown (Sierra Leone) nel 2006 e poi trasferito in Olanda per motivi di sicurezza, si concluderà il 30 maggio. “Aver chiamato Taylor a rispondere delle sue azioni - ha detto mons. Karnley ad Acs - ha un significato inequivocabile: chi detiene il potere deve assumersi le proprie responsabilità come tutti gli altri”. L’ex presidente ha innescato, tra l’altro, i due conflitti civili in Liberia (1989-1996 e 1999-2003), costati la vita a 250 mila persone, e ha finanziato il conflitto in Sierra Leone. “Sono stati anni terribili per noi - ha raccontato il vescovo -, tanti sacerdoti sono stati uccisi”. In quegli anni, la Chiesa ha criticato le violenze. “I cattolici sono appena il 5 o il 6% della popolazione - ha sottolineato mons. Karnley - ma la nostra voce è molto ascoltata”. (R.P.)
◊ Al termine della 103.ma Assemblea plenaria, i vescovi argentini hanno pubblicato ieri un'articolata dichiarazione sull'annunciata, riforma del Codice Civile offrendo al tempo stesso un breve riassunto delle loro principali "riflessioni e contributi". I presuli ritengono che questa riforma si colloca in un "momento di particolare rilevanza politica" del Paese e ricordano - "ragion per cui non possono tacere" scrivono - che il "Codice civile, in quanto cornice giuridica di base, regola la vita degli uomini e dei suoi rapporti nella società, sin dall'inizio della vita. La sua riforma ci impegna e dunque non possiamo restare indifferenti ne tantomeno essere spettatori di decisioni che coinvolgono tutti e che esigono una riflessione matura e un'ampia partecipazione federale. Di fronte a temi di tanta trascendenza non esistono le urgenze", è il monito dei presuli in risposta alla richiesta di procedure rapide per evitare che la riforma si possa inaridire nel dibattito parlamentare. Per i vescovi il Codice civile non è uno strumento giuridico neutro poiché "quando stabilisce obblighi e diritti (delle persone e delle istituzioni), lo fa esprimendo dottrine e correnti di pensiero che poi incideranno nella vita degli argentini". D'altra parte i presuli dichiarano il loro sostegno ad ogni aggiornamento del Codice, ma sottolineano che occorre tenere presente "la ricchezza delle nostre tradizioni giuridiche e costituzionali così come i valori e i principi che fanno parte della nostra vita e della nostra identità”. In questo contesto la dichiarazione rileva, come prima necessità di fronte all'annunciata riforma, di "riconoscere la vita umana dal concepimento" e dunque di dare ad essa "la necessaria protezione giuridica" fino al suo termine naturale. Poi i vescovi sottolineano il valore "della famiglia fondata sul matrimonio in quanto relazione stabile fra un uomo e una donna e come ambito primo dell'educazione dei figli". Per i presuli la famiglia "garanzia per la società" è una ricchezza che ha radici nel profondo dell'anima del popolo argentino e questa realtà non può essere stravolta col pretesto dell’aggiornamento a tutti costi. Il documento si sofferma ampiamente sui diritti del bambino: rispetto della sua vita e della sua identità e dei suoi diritti di filiazione (un padre e una madre). "Nella cornice della 103.ma Assemblea plenaria la Conferenza episcopale argentina, in quanto Chiesa impegnata con la vita, proponiamo queste riflessioni" - conclude il comunicato dei vescovi - con l'intenzione di "contribuire alla migliore riforma possibile del Codice civile, in particolare, su questione importanti" allo scopo "di garantire la vita concepita, il valore del matrimonio e della famiglia e i diritti del bambino". (L.B.)
Usa: il cardinale Ortega sulla riconciliazione tra cubani
◊ “La Chiesa a Cuba - nella mia persona – viene attaccata in ogni modo, ma penso che sia un bene riuscire ad ottenere un processo di riconciliazione tra cubani”. Sono parole di Jaime Ortega Alamin, arcivescovo dell’Avana, intervenuto nel corso del Forum “Chiesa e comunità: il ruolo della Chiesa cattolica a Cuba” all’università di Harvard. Tra i partecipanti, riporta l'agenzia Zenit, oltre all’arcivescovo di Boston c’erano rappresentanti di istituzioni cubane ed esuli appartenenti al mondo accademico e dell’economia. “È un peccato - insiste Ortega – che dobbiamo sottacere la parola ‘riconciliazione’, che è nostra, propria del cristianesimo. Cosa bisogna fare? Propiziare tempi migliori finché si comprenda che dobbiamo essere un popolo riconciliato?”. Chissà - incalza il porporato – il martirio a cui noi cristiani siamo chiamati, perché non c’è risurrezione senza croce”. Parte dell’incontro è stata dedicata a ripercorrere le tappe del duro processo subito dalla Chiesa a Cuba nonché alcuni episodi di occupazione di luoghi di culto, accompagnati dalla smentita della cacciata di gruppi dissidenti dall’isola. Nonostante il cammino sia stato faticoso, però, “oggi a Cuba avviene un risveglio della fede. Adesso, senza tante pressioni, la gente progetta la fede più seriamente e ci sono gruppi di laici che cercano quello che la Chiesa offre”. Il cardinale ha ricordato poi la recente visita di Benedetto XVI e quella di Giovanni Paolo II nel 1998, inizio di una nuova era per la Chiesa nei rapporti con lo Stato e nelle manifestazioni pubbliche della fede. (G.M.)
Sri Lanka: al via la campagna contro l’estremismo religioso
◊ Una campagna di sensibilizzazione e una petizione popolare sul web contro l’estremismo religioso in Sri Lanka: è l’iniziativa di un forum di cittadini e di associazioni di tutte le religioni, missionari, giornalisti, attivisti per i diritti umani che, come riferito all'agenzia Fides, hanno lanciato un blog e una raccolta di firme su web (https://notinournamesl.wordpress.com). L’evento che ha generato tale mobilitazione è l’aggressione alla moschea di Dambulla avvenuta una settimana fa, quando una violenta una folla di circa 2.000 singalesi, tra cui un gruppo di monaci buddisti, ha preso d'assalto e danneggiato una moschea, dichiarandola arbitrariamente “illegale”. Oltre alla violenza fisica, si legge in una nota del Forum, “va segnalato il linguaggio dispregiativo e razzista usato dal leder buddista Ven. Inamaluwe Sumangala Thero e da altri monaci buddisti durante l'attacco”, documentato da diversi filmati. “Dopo questa violenza, non vi è stata nessuna condanna da parte del Presidente, del governo o dei mass media”, nota preoccupato il Forum di cittadini, denunciando “crescenti rischi dell’esplosione di una conflitto interreligioso nella società srilankese. “C'è un pericolo reale: se non indirizzato o se semplicemente tralasciato, questo estremismo religioso militante può diventare molto rapidamente e molto seriamente una minaccia per lo Sri Lanka”, si afferma. Definendo “comportamento vergognoso, ben lontano dagli insegnamenti del Buddha”, quello assunto dai monaci, il Forum invita cittadini di tutte le religioni a firmare per la campagna contro l’estremismo religioso “Non in nostro nome”, sollecitando un intervento del governo secondo principi di giustizia, legalità, rispetto e garanzie per le minoranze religiose. (R.P.)
Assisi: Conferenza di Fraternità cattolica sulla Nuova evangelizzazione
◊ Si apre oggi pomeriggio ad Assisi la XV Conferenza internazionale promossa dalla Fraternità Cattolica sul tema “Uniti in Cristo per una nuova evangelizzazione”. L’evento, che si concluderà il primo maggio, ha ricevuto il patrocinio del Pontificio Consiglio per i Laici, tanto che a presiedere la celebrazione eucaristica inaugurale di oggi pomeriggio, sarà il suo presidente: il cardinale Stanisław Ryłko. Si tratta di una grande occasione “per approfondire i legami spirituali con Benedetto XVI, essendo la Fraternità Cattolica un’associazione privata di fedeli di diritto pontificio, e per riflettere, alla luce del magistero, sulla nostra comunione e missione ecclesiale nella prospettiva della nuova evangelizzazione”, ha scritto nell’invito il presidente, Matteo Calisi. L’evento è stato preceduto dal IV Meeting internazionale dei vescovi interessati alle nuove comunità di Rinnovamento Carismatico – che si è chiuso questa mattina – e che è stato dedicato a “Ecumenismo e Nuova Evangelizzazione”. Molti di essi, infatti, che accompagnano il cammino delle comunità che si riuniscono nella Fraternità, resteranno a Santa Maria degli Angeli per partecipare alla conferenza. Tra loro: il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch; padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che domani terrà un intervento ispirato alla Prima Lettera ai Corinzi e intitolato “Dallo Spirito sono battezzati in un solo corpo”; il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, che sempre domani presiederà i Vespri e la celebrazione eucaristica nel refettorietto della Basilica; mons. Peter Hocken, teologo austriaco impegnato sul fronte del dialogo tra cristiani ed ebrei ed ex segretario esecutivo della Società per gli Studi Pentecostali negli Stati Uniti; e Benjamin Berger, israeliano, della Congregazione dell’Agnello sul Monte Sion, che offrirà la propria testimonianza nella giornata di lunedì 30. Entrambi gli incontri sono stati ideati per prepararsi adeguatamente alla XIII Assemblea ordinaria dei vescovi sul tema “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” che si terrà a ottobre, e per l’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre a partire dall’11 ottobre prossimo. (A cura di Roberta Barbi)
Congresso Fuci: “La Chiesa si faccia vicina alle persone bisognose”
◊ “È appena l’aurora. Chiesa, Concilio, Contemporaneità: 50 anni fa, 50 anni dopo”. Questo, il tema del 61° congresso nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) che si concluderà domani a Urbino, e che si svolge in occasione del 50° anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II. “L’introduzione di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano - spiegano al Sir i presidenti nazionali dell’associazione, Alberto Ratti e Francesca Simeoni – ci ha dato molti spunti sullo stile che la Chiesa dovrebbe avere oggi e sulla qualità della testimonianza di noi studenti universitari; deve farsi vicina alle persone bisognose”. La mattinata di ieri è stata caratterizzata da laboratori di gruppo volti all’approfondimento dei temi della Parola di Dio, della coscienza e del laicato sulla scia dei contributi di don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, di Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica e di Cettina Militello, docente presso la facoltà teologica Marianum di Roma. A seguire, una tavola rotonda sul tema “Una finestra sul mondo: quale Chiesa oggi?”, in cui Serena Noceti, docente alla facoltà teologica dell’Italia centrale, “ci ha spiegato come si è evoluta dopo il Concilio la riflessione della teologia”. “Un invito ad avere speranza, a essere aperti al dialogo, a mostrarci umani - conclude – è arrivato da frate Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose”. Il congresso si chiuderà oggi con l’assemblea federale della Fuci, che domani sarà nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma per partecipare al rito di beatificazione del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, rito presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. (G.M.)
Taiwan: la comunità cattolica prepara la Giornata delle vocazioni
◊ Le diverse diocesi di Taiwan si stanno mobilitando per la 49° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà domani, seguendo le indicazioni del Santo Padre contenute nell’annuale messaggio che quest’anno ha come tema "Vocazioni, dono della carità di Dio" (Deus caritas est, n.17). L’arcidiocesi di Tai Pei ha invitato tutti i ragazzi dell’Associazione degli Studenti della Scuola Media, delle Superiori e gli Universitari Cattolici a partecipare ad un incontro di preghiera per le vocazioni che si è tenuto oggi pomeriggio, nella cattedrale della diocesi. Il tema scelto per l’occasione è stato: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Anche la diocesi di Hua Lian ha organizzato per oggi un incontro per la Giornata delle vocazioni. Secondo il blog dell’Associazione della Comunicazione sociale, tutti i sacerdoti e i laici sono invitati a partecipare a questa iniziativa per “promuovere la formazione e la comunione diocesana, diventando angeli dell’evangelizzazione”; per “migliorare la salute fisica e morale dei fedeli”; per “promuovere lo scambio tra i fedeli”; per “aumentare la conoscenza della fede e l’Amore di Dio e della Chiesa”. Oltre alla preghiera, alla solenne celebrazione eucaristica e alla benedizione, il programma della Giornata prevede anche uno spettacolo e delle gare sportive riguardanti il tema della vocazione. (R.P.)
La Fanfara dell'Esercito della Salvezza suona per la prima volta in Piazza San Pietro
◊ In occasione del 125.mo anniversario della loro presenza in Italia, la Fanfara internazionale dell’Esercito della Salvezza ha suonato la mattina del 28 aprile, per la prima volta nella storia, in Piazza San Pietro. La Fanfara internazionale è composta da membri dell’Esercito della Salvezza provenienti soprattutto dalla Francia e dal Belgio. L’Esercito della Salvezza è un movimento, presente attualmente in oltre 120 nazioni, che promuove, insieme alla predicazione della Parola di Dio, opere sociali di vario genere a favore dei più svantaggiati. L’Esercito della Salvezza partecipa attivamente al movimento ecumenico e da alcuni anni mantiene rapporti regolari con il Pontifico Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Family 2012: da ieri il terzo volume dedicato alla "Festa"
◊ E' arrivato ieri in tutte le librerie d’Italia “La Festa. Strumenti interattivi per le catechesi del VII Incontro Mondiale delle Famiglie”, il terzo volume che completa la collana “In Famiglia” realizzata da Fondazione Milano famiglie 2012 in preparazione al VII incontro mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio-3 giugno 2012). Il libro - riferisce l'agenzia Sir - contiene i testi ufficiali delle catechesi preparatorie al Family 2012 e diversi spunti multimediali per prepararsi all’appuntamento con Benedetto XVI a Milano. “Storie su tela, parole di carta e brani musicali - spiegano i promotori - sono soltanto alcuni fra i molti strumenti messi a disposizione dal volume per riflettere su un tema, quello della Festa, fondamentale non solo per la famiglia ma per la società intera”. Tra le parole in musica proposte per la riflessione, hanno una cornice singolare quelle di Fiorella Mannoia e Laura Pausini, mentre le riflessioni di Dacia Maraini e Susanna Tamaro richiamano la responsabilità della scelta di come vivere il proprio tempo. Sul sito www.family2012.com, alla sezione Notizie, è disponibile il book trailer. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 119