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Sommario del 27/04/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze
  • Giornata vocazioni. Il teologo Ratzinger nel '70: la Croce è il fondamento del sacerdozio
  • Il Papa il 3 maggio in visita al Gemelli, a riceverlo il cardinale Scola
  • La plenaria delle Scienze Sociali dedicata alla "Pacem in terris". Intervista con Mary Ann Glendon
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Vittime in un doppio attentato a Damasco, l’Onu invierà altri 30 osservatori
  • Mons. Warduni: l’Iraq è una terra di speranza ma abbiamo bisogno di aiuto
  • Russia. Medvedev: "Io e Putin dureremo a lungo"
  • Libia: almeno tre morti nella sommossa in un carcere. Il Paese ancora instabile nel dopo Gheddafi
  • Obama annuncia: il 5 maggio l’inizio della campagna per la rielezione
  • Monti e Barroso: più impegno per la crescita. Le imprese: agire su tasse e pubblica amministrazione
  • Istat: i residenti in Italia 59 milioni e mezzo, gli stranieri triplicati negli ultimi 10 anni
  • Milano. Il cardinale Scola lancia la "fase 2" del Fondo famiglia lavoro
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Iraq: messaggio di pace dal convegno di Kirkuk promosso dalla Chiesa
  • Ucraina orientale: quattro esplosioni in una cittadina, almeno 27 feriti
  • Sud Sudan. L’Onu avvia colloqui per una risoluzione
  • Sierra Leone: la Chiesa plaude per la condanna a Charles Taylor
  • Pakistan: raccolta di firme in tutto il Paese per fermare la violenza religiosa
  • Sri Lanka: comunità religiose e cittadini uniti per salvare la libertà di culto delle minoranze
  • Cambogia: la Chiesa fa memoria dei martiri, patrimonio di fede da custodire
  • Usa: appello dei leader religiosi per un'intesa sulla riforma dell'immigrazione
  • Anglicani: ad autunno l'annuncio del nuovo arcivescovo di Canterbury
  • Messico: a Cancun una nuova chiesa in ricordo del Congresso mondiale del turismo
  • Incontro mondiale delle famiglie: dalle suore di clausura il sostegno nella preghiera
  • A Roma il XII Congresso europeo per la catechesi
  • Repubblica Ceca: i vescovi fanno il punto sulla società contemporanea
  • Spagna: si apre a Valencia un Congresso sulla Sacra Sindone
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Mario Roberto Cassari, arcivescovo tit. di Tronto, nunzio apostolico in Sud Africa, in Namibia, in Lesotho, in Swaziland e in Botswana, la Sig.ra María Jesús Figa López-Palop, ambasciatore di Spagna, in visita di congedo.

    Nel pomeriggio, è in programma l’udienza a mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, aegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Giornata vocazioni. Il teologo Ratzinger nel '70: la Croce è il fondamento del sacerdozio

    ◊   Domenica prossima, ricorre la 49.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. In tale ricorrenza, Benedetto XVI ordinerà nove diaconi della diocesi di Roma, durante una Messa solenne in San Pietro. Per l’occasione, riproponiamo alcuni passaggi di un articolo dell’allora teologo Joseph Ratzinger sul sacerdozio, pubblicato da L’Osservatore Romano il 28 maggio 1970. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La questione del ministero sacerdotale nella Chiesa è diventata improvvisamente un problema scottante. Esiste legittimamente il sacerdozio sacramentale?”. Inizia così, con questo interrogativo fondamentale, un lungo articolo del futuro Pontefice, pubblicato nella primavera del 1970 da L’Osservatore Romano. L’allora professore di teologia dogmatica all’Università di Ratisbona sottolinea da subito che “la crisi contemporanea dovrebbe spronarci ad ascoltare con una vigilanza nuova il messaggio delle origini per lasciarci da esso di nuovo fecondare e guidare”. Joseph Ratzinger accompagna il lettore in un’appassionante analisi delle Lettere paoline per arrivare all’affermazione che non è “difficile dimostrare che già lo stesso Nuovo Testamento dimostra l’unione tra l’apostolato e il presbiteriato”. Questa struttura, aggiunge, “è presentata come una realtà permanente nella Chiesa”. Un nesso che “appare già negli scritti di Luca”. Ecco dunque, scrive il teologo tedesco, che “il sacerdozio della Chiesa non è contrario alla testimonianza del Nuovo Testamento”, ma “è fermamente ancorato in essa”. Dal punto d vista della storia delle religioni, osserva, “ciò presenta naturalmente qualcosa di completamente nuovo: non proviene dal sacerdozio del tempio dell’Antica Alleanza né dalla idea vetero-testamentaria del ‘sacerdozio regale’”. Proviene piuttosto, annota, “da un nesso messianico-apostolico: la missione nella continuazione della missione di Gesù Cristo”.

    “Nessuno – soggiunge – contesterà che nella storia della Chiesa si sono sempre alternati segni di oscuramento”, ma “questo non mette in questione il sacerdozio come tale, bensì noi ai quali fu trasmesso come compito”. Infatti, si chiede, “siamo noi così sicuri che l'oscurità esisteva soltanto negli altri tempi? Oppure non è piuttosto così che ogni tempo deve accettare di nuovo il dono del Signore?". Nella parte conclusiva della sua riflessione, il futuro Benedetto XVI afferma che “la forza purificatrice dell'investigazione storica è importante”, ma “essa non basta, perché il pensare ha la sua sede nella vita e da essa riceve i suoi presupposti e i suoi limiti”. E aggiunge: “Soltanto se accettiamo sempre di nuovo in questa totalità la consegna del Signore, il nostro pensare può trovare la strada”. “Il sacerdozio di Cristo – conclude – si è adempiuto” sulla croce. Dunque, “la croce è e rimane il fondamento e il continuo centro del sacerdozio cristiano che può trovare il suo compimento soltanto nella disponibilità del proprio io per il Signore e per gli uomini”.

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    Il Papa il 3 maggio in visita al Gemelli, a riceverlo il cardinale Scola

    ◊   Giovedì 3 maggio, alle ore 11, Benedetto XVI farà visita all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso la sede di Roma dell’Ateneo, in occasione del 50.mo anniversario dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia “Agostino Gemelli”. L’incontro della comunità universitaria della Cattolica con il Pontefice avrà luogo nel piazzale antistante l’Auditorium del Policlinico Gemelli. Ad accogliere il Papa vi saranno il cardinale Angelo Scola, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e il professore Franco Anelli, prorettore vicario dell’Università Cattolica. È la quinta volta che Benedetto XVI visita la Cattolica e il Policlinico Gemelli dall’inizio del suo Pontificato.

    La visita del Papa ha luogo in coincidenza con la prima Giornata per la Ricerca promossa dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia intitolata “Una vita per la Ricerca, la Ricerca per la vita”, che si svolgerà a partire dalla ore 14.30 presso l’Auditorium dell’Ateneo. Nell’ambito della manifestazione, avrà luogo la cerimonia di consegna della prima edizione del Premio Giovanni Paolo II, che quest’anno verrà attribuito a “Telethon” per il suo impegno nella lotta alle malattie genetiche e che sarà ritirato dal presidente Luca Cordero di Montezemolo.

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    La plenaria delle Scienze Sociali dedicata alla "Pacem in terris". Intervista con Mary Ann Glendon

    ◊   È la celebre Enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris a ispirare i lavori della 18.ma plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si apre oggi e terminerà il primo maggio prossimo. Alla presidente dell’Accademia, la prof.ssa Mary Ann Glendon che stamani ha aperto la plenaria, Stefano Leszczynski ha chiesto di illustrare le finalità dell'assise di quest0anno e l’attualità di pensiero della Pacem in terris:

    R. – As the Pope has often said, peace is something that has to be built …
    Come il Papa ha ripetuto spesso, la pace è una cosa che deve essere costruita e conquistata in ogni generazione. In questa Conferenza, abbiamo riunito persone del mondo finanziario, come Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che parleranno dei gravi problemi in ambito economico. Speriamo, alla fine di questa Conferenza, di poterci fare un’idea dei segni di speranza che queste persone possono darci, o cosa sapranno dirci delle nuove forze e delle nuove idee, soprattutto di quello che può riguardare noi. O ancora, quale possa essere il ruolo della religione nella ricerca di quella tranquillità dell’ordine che è la pace.

    D. – Uno dei principali problemi che abbiamo rilevato in questi ultimi anni, negli ambiti finanziaio e politico, è il collasso della moralità globale. Come la Pacem in terris può aiutare i leader a trovare una nuova interpretazione della moralità da applicare ai loro campi specifici?

    R. – It seems to me that just before Vatican II, John XXIII was telling us …
    Mi pare di ricordare che poco prima del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII dicesse cose che solo oggi riusciamo a comprendere meglio di quanto non sia stato possibile allora. Una di esse afferma che sono soprattutto “tutte le persone di buona volontà” che hanno il compito di costruire la pace – oggi diremmo, sostanzialmente i laici, per quanto riguarda la Chiesa. E’ da notare che già allora egli ci diceva che la Chiesa non indica politiche o programmi specifici: la Chiesa, piuttosto, indica alcuni principi generali e ci chiede di farli rivivere in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi ambito della società ci troviamo a vivere. Penso, quindi, che il messaggio della Pacem in terris si riveli per essere non una nuova teoria delle relazioni internazionali di stampo cattolico, o una nuova teoria di moralità internazionale, quanto piuttosto un messaggio per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, in tutto il mondo, affinché cerchino in loro stessi e all’interno delle loro tradizioni le risorse per costruire la pace.

    D. – Seguendo questo percorso sarà possibile ottenere una governance globale, o si tratta semplicemente di un ideale che non possiamo realizzare nel mondo reale?

    R. – I think the great contribution of Catholic social thought …
    Credo che il grande contributo del pensiero sociale cattolico in questo campo, che noi definiamo “sussidiarietà”, e che ci sono determinate cose che riescono al meglio quando sono messe in pratica stando il più vicino possibile alle persone interessate da queste decisioni. Bisogna quindi essere molto cauti quando si parla di governance globale e tenere ben presente che è necessario sviluppare approcci internazionali o transnazionali a quei problemi che non possono essere trattati a livelli di responsabilità più bassi. Nel pensiero sociale cattolico, non c’è nulla che comprenda il governo mondiale.

    D. – Una domanda sulla libertà di religione: lei ha affrontato questo tema nella 16.ma sessione plenaria. Quali sono le minacce alla libertà di religione, oggi? Lei pensa che in questo momento negli Stati Uniti, uno dei Paesi che maggiormente tutela le libertà fondamentali ed i diritti umani, la libertà religiosa sia minacciata?

    R. – The threats are different. Last year, in our plenary session…
    Le minacce sono di tipo diverso. L’anno scorso, nella nostra sessione plenaria sui diritti umani, abbiamo investito molto tempo analizzando eccellenti indagini di scienze sociali sullo stato della libertà religiosa nel mondo. Tra ciò che è emerso, c’è che il 70% delle persone nel mondo vivono in condizioni di restrizioni, da moderate a gravi, della libertà religiosa. Gran parte di queste restrizioni si verifica in Paesi con popolazioni molto numerose, come la Cina e l’India. Si potrebbe dire, quindi, che in alcune parti del mondo le minacce alla libertà religiosa sono spesso vere e proprie persecuzioni dirette e violente, mentre in altre parti del mondo – come in molte nazioni occidentali – sono più sottili e si manifestano in una graduale emarginazione della voce religiosa dal dibattito pubblico, e in alcuni casi nell’inizio di una vera e propria discriminazione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Su fede e cybertecnologia, in prima pagina un editoriale di Cristian Martini Grimaldi dal titolo “Ma la connessione non è incontro”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’obiettivo della Cina di rilanciare i rapporti con i Paesi dell’Europa centrorientale.

    Etica nella politica, umanità nell’economia: in cultura, Giovanni Cerro ed Enrico Reggiani su grandezza e attualità di Giuseppe Toniolo, che verrà beatificato domenica.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “La scelta di Gianna”: cinquant’anni fa moriva Beretta Molla per salvare la figlia in arrivo.

    Lettere esplose e veli di terra per riscoprire la forza dei simboli: Sylvie Barnay sull’arte sacra esposta al Musée du Hiéron a Paray-le-Monial.

    Tra patti burrascosi e cordiali separazioni: il cardinal Jean-Louis Tauran su Chiesa e concordati negli ultimi due secoli nell’ultima opera di mons. Roland Minnerath, arcivescovo di Digione.

    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Dai provini ai file la fotografia si racconta”: libri ed esposizioni testimoniano il crescente interesse verso questa forma d’arte.

    Quando la Bibbia tace: nell’informazione religiosa, Fortunatus Nwachukwu sui numerosi, enigmatici silenzi presenti nel Testo Sacro.

    La ricerca globale della pace: nell’informazione vaticana, la plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Vittime in un doppio attentato a Damasco, l’Onu invierà altri 30 osservatori

    ◊   Siria: un’autobomba è esplosa questa mattina a Damasco, nel quartiere di Salhieh, non lontano da una sede governativa. Poi, un’altra esplosione in centro, vicino a una moschea nel distretto di Midan. In quest’ultimo attacco, i morti sarebbero almeno 7 e i feriti 20, ma il bilancio è ancora provvisorio. Il servizio di Roberta Barbi:

    A violenza si somma violenza: dopo i 20 morti accertati ieri a Douma durante la repressione delle truppe fedeli ad Assad, oggi un attentato ha colpito la capitale Damasco; scontri armati, inoltre, sono proseguiti per tutta la notte nella regione di Homs, dove si sono fronteggiate le forze governative e gli oppositori. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha lanciato l’ennesimo appello volto a interrompere le violenze in atto e denunciando le violazioni del governo siriano agli impegni assunti con le Nazioni Unite. “Una situazione inaccettabile”, l’ha definita il segretario dell’Onu, al quale fa eco l’inviato speciale dell’organizzazione e della Lega Araba nel Paese, Kofi Annan, che ha annunciato per lunedì l’arrivo in Siria di altri 30 osservatori che si aggiungeranno a quelli già presenti, giudicati comunque insufficienti a coprire l’intero territorio. Altri peacekeeper, poi, saranno dispiegati nel Paese entro la fine di luglio. Dall’altro lato, oggi, attraverso l’agenzia Sana, il ministro degli Esteri di Damasco ha affermato che “il suo governo rispetta il cessate il fuoco” e denuncia almeno 1300 violazioni dall’entrata in vigore di questo, il 14 aprile scorso, perpetrate dagli oppositori, ai quali vengono attribuite la maggior parte delle vittime in Siria, dove, si calcola, vengono uccise una ventina di persone al giorno.

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    Mons. Warduni: l’Iraq è una terra di speranza ma abbiamo bisogno di aiuto

    ◊   L’Iraq non conosce tregua, solo ieri dieci persone hanno perso la vita in un duplice attentato avvenuto a Diyala. Una violenza che sta fiaccando sempre di più la popolazione, già provata da tanti anni di conflitto. A rivelarlo è mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, in questi giorni in Italia in qualità di presidente di Caritas Iraq. Si tratta di una delle tappe di un tour europeo per far conoscere le attività della Caritas locale, ma anche i bisogni della popolazione civile. Benedetta Capelli lo ha intervistato:

    R. - Fondamentalmente, Caritas è amore, è servizio, è sacrificarsi per l’altro. Quando c’è bisogno di qualche lavoro, di qualche servizio siamo sempre pronti a farlo. I nostri concittadini hanno ancora tanto bisogno... La situazione non è che sia un granché ed è per questo che abbiamo detto: “I nostri hanno bisogno e quindi noi andiamo”. Noi vogliamo spiegare qual è la nostra situazione a quelle persone che ci hanno sempre amato, che ci hanno sempre aiutato. Vogliamo ringraziarli e vogliamo mostrare i nostri bisogni, che speriamo finiranno quanto prima. Noi stiamo aspettando quel giorno nel quale anche noi riusciremo ad aiutare gli altri.

    D. - Ma quali sono i bisogni della popolazione civile irachena?

    R. - Noi abbiamo tanti bisogni, ma anzitutto abbiamo bisogno della pace, della sicurezza. Se non ci sarà pace, se non ci sarà sicurezza, saremo sempre in questa situazione, in questi guai, e non saremo mai tranquilli. Abbiamo bisogno, per esempio, di aiuto per i bambini disabili: ce ne sono tanti, tanti, tanti. Parliamo di milioni di bambini che hanno bisogno di aiuto. Abbiamo tanti orfani, abbiamo tante vedove, abbiamo tanti giovani che hanno bisogno di aiuto per seminare la pace e la riconciliazione. C’è un progetto di alcuni volontari - e tra i volontari non ci sono soltanto cristiani, ma ci sono anche musulmani - che cerca di insegnare che l’umanità ha bisogno di gente del dialogo.

    D. - Quali sono stati gli interventi più significativi della Caritas Iraq, soprattutto durante gli anni del conflitto?

    R. - La Caritas irachena non ha mai interrotto il suo lavoro:ha sempre lavorato sia per aiutare i malati e tutti coloro che erano in seria difficoltà a causa della guerra, sia per aiutare i poveri. Quando c’è una situazione di bisogno, la Caritas è questo che deve fare. Tanti hanno sofferto a causa della povertà, a causa dei bombardamenti: ci sono stati tanti feriti che hanno avuto bisogno.

    D. - Quante sono le persone che operano nella Caritas irachena?

    R. - Nella Caritas irachena operano più di 120 persone e più di trecento i volontari. Quelli che lavorano proprio al centro sono circa una quarantina.

    D. - Lei ha parlato dell’insicurezza del popolo iracheno, del fatto che ci sono ancora tanti attentati e soprattutto che le prospettive anche a livello politico sono ancora molto incerte. Qual è la sua speranza per l’Iraq?

    R. - Noi abbiamo sempre sperato nel Signore. Siamo figli della speranza e senza questa speranza, saremmo già finiti. Noi speriamo che il più presto possibile ci sia la riconciliazione irachena e che il Signore dia la luce a tutti coloro che lavorano al servizio del popolo iracheno, affinché abbiano la saggezza e con sacrificio - col donarsi senza interessi per la felicità del popolo iracheno - riescano a costruire un Iraq nuovo. Questo, però, non potrà avvenire se non ci sarà l’amore. Quell’amore che nella nostra lingua cristiana è il sacrificio per l’altro, è il volere il bene dell’altro più del nostro.

    D. - Vuole fare un appello dai microfoni della Radio Vaticana per quanto riguarda la Caritas irachena?

    R. - Certamente. Prima di tutto vogliamo ringraziare quanti la hanno aiutata e speriamo che continueranno ad aiutarla. Cari amici ascoltatori il Signore sia con voi: cercate di continuare a pregare per sostenere la pace mondiale e la sicurezza di tutti i popoli in tutto il mondo.

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    Russia. Medvedev: "Io e Putin dureremo a lungo"

    ◊   Il “tandem” di potere costituito da Putin e Medvedev durerà a lungo: è quanto ha detto ieri lo stesso presidente uscente, Dmitri Medvedev, nell’ultima intervista televisiva prima che al Cremlino torni Vladimir Putin. Con tutta probabilità, Medvedev diventerà premier. Della fase politica e delle sfide interne alla Russia, Fausta Speranza ha parlato con il prof. Vittorio Strada, docente di Storia e letteratura russa all’Università Ca’ Foscari di Venezia:

    R. – Questa divisione del lavoro che viene confermata, era già da tempo – anzi da anni – prevista e adesso si realizza secondo il progetto dei due: ovvero, attraverso uno scambio di posti in cui la preminenza resta sempre a Putin, come già successo anche negli anni della presidenza di Medvedev, durante la quale comunque Putin era considerato il leader nazionale.

    D. – La politica di questi anni come si sta caratterizzando?

    R. – E’ sempre stata la politica di Putin: lui si può vantare di aver risollevato la Russia dal punto più basso in cui l’aveva lasciata Eltsin, quando si parlava di una Russia in ginocchio. Putin con la sua politica – sia politica economica, sia politica estera – ha risollevato il Paese. L’ambizione è quindi quella di riportare la Russia – e questo in parte è già avvenuto con la stessa direzione Putin e con quella di Medvedev – ad una certa grandeur nel gioco politico internazionale. Nel caso della Siria è evidente: la politica della Russia è molto ferma, una politica di opposizione a tutta la politica delle potenze occidentali, prime fra tutte l’americana. Sul piano interno, poi, c’è stato un rafforzamento maggiore del potere anche in vista e in presenza di forze centrifughe sul piano etnico, non ancora accentuate ma chiaramente presenti. Ora, il problema nazionale – per le parole stesse di Putin – diventa un problema essenziale, per la presenza di forze estremistiche islamistiche.

    D. – Quali sono le principali sfide interne?

    R. – Le principali sono quelle che vengono chiamate con la parola chiave di “modernizzazione”: la Russia di Putin ha avuto una prosperità relativa, un miglioramento del livello di vita – soprattutto nelle popolazioni urbane – grazie al mercato internazionale del petrolio e grazie alle forniture di gas all’Europa occidentale. Questo, che è riconosciuto come elemento di forza perché porta nelle casse dello Stato ingenti somme, è anche un elemento di debolezza perché la Russia non è stata adeguatamente modernizzata. Non è una potenza concorrenziale, perché le fonti di reddito sono unicamente, o quasi esclusivamente, le ricchezze del sottosuolo. C’è stata anche un’opposizione di piazza, un fatto nuovo che per la prima volta si è creato nella Russia di Putin, e questo è positivo. Però, è stata in gran parte neutralizzata, anche perché l’opposizione di piazza era un’opposizione frammentata che non aveva e non ha ancora né un leader riconosciuto e forte, né un programma ed una forza di opposizione. E’ ancora troppo eterogenea: va dai nazionalisti ai liberali e alle forze stesse di sinistra, comuniste. In ogni caso, la loro presenza – sia pure marginale – è un fatto estremamente positivo e promettente. E poi nessuno può dire come si svolgerà il gioco interno.

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    Libia: almeno tre morti nella sommossa in un carcere. Il Paese ancora instabile nel dopo Gheddafi

    ◊   In Libia, é di almeno 3 morti e 13 feriti il bilancio della sommossa scatenata da alcuni prigionieri islamisti nel carcere di Kufia, a est di Bengasi. Un fatto di cronaca che conferma le difficoltà della fase di transizione post-Gheddafi. Davide Maggiore ha chiesto a Natalino Ronzitti, docente di Diritto internazionale dell’Università Luiss "Guido Carli" a che punto è la costruzione dello Stato di diritto nel Paese, in attesa delle elezioni previste a giugno:

    R. – La situazione è ancora caotica. Molte cose sono da costruire. Attendiamo ora queste elezioni e la formazione del nuovo governo. Ma devo dire che finora non sono stati fatti passi adeguati in questa direzione. La priorità è il ristabilimento della legge e dell’ordine, il disarmo delle fazioni e il rispetto dei diritti dell’uomo.

    D. – Dal punto di vista di una pacificazione, quali strumenti ha a disposizione, quali possibilità la comunità internazionale?

    R. – Gli interventi, ovviamente, debbono essere pacifici. Molto dipende dalle Nazioni Unite e da cosa può fare l’attuale missione delle Nazioni Unite. E molto dipenderà da quello che vorrà fare l’Unione Europea. Finora, l’Unione Europea si è mostrata titubante, dato il caos che ancora vige nel Paese africano.

    D. – E per quanto riguarda, invece, le Nazioni Unite?

    R. – C’è una missione ma ha risorse limitate. Inoltre, a mio avviso, questa missione dovrebbe essere adeguatamente irrobustita anche allo scopo di addestrare personale per il mantenimento della legge e dell’ordine.

    D. – Lei ha accennato alla questione del rispetto dei diritti umani. Durante la guerra, ci sono state, da entrambe le parti, accuse di crimini. A questo proposito, la comunità internazionale può fare qualcosa o è lasciato tutto alle autorità libiche?

    R. – No. La comunità internazionale deve sorvegliare e intervenire. Tra l’altro, la Libia è membro del Consiglio dei diritti umani e quindi il Consiglio dei diritti umani, che già si era espresso in proposito, deve fare un’azione incisiva a questo riguardo.

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    Obama annuncia: il 5 maggio l’inizio della campagna per la rielezione

    ◊   Negli Stati Uniti, inizierà ufficialmente il 5 maggio la campagna elettorale di Barack Obama per la rielezione alla Casa Bianca. L’annuncio ieri, a due giorni dalla vittoria a valanga del candidato repubblicano, Mitt Romney, nelle primarie in cinque Stati. Intanto, dalla Russia, arriva per Obama l’appoggio personale di Dmitry Medvedev. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Benvenuti alle elezioni”: con questo messaggio, rilanciato sui social network, il capo della campagna elettorale di Obama, Jim Messina, ha annunciato l’inizio ufficiale della corsa per la riconferma alla Casa Bianca, il prossimo 5 maggio. Con a fianco la first lady, Michelle, Obama pronuncerà il “primo” discorso elettorale in una Università dell’Ohio e replicherà subito dopo in un ateneo della Virginia. Significativa la scelta dei luoghi: Ohio e Virginia, Stati in bilico tra democratici e repubblicani, e soprattutto la cornice universitaria. Il presidente punta, infatti, a rimotivare i giovani che quattro anni fa hanno dato la spinta per la sua vittoria. In questo sforzo, si inserisce anche la lunga intervista che il capo della Casa Bianca ha rilasciato alla rivista musicale “Rolling Stone”, molto amata dai ragazzi. Per convincere gli elettori, lo staff di Obama ha realizzato anche un film, “The Road we’ve traveled” (“La strada che abbiamo fatto”) per evidenziare i risultati raggiunti nel primo mandato.

    Non mancano del resto le schermaglie e le polemiche: i repubblicani affermano che in realtà Obama ha iniziato già da lungo tempo la sua campagna elettorale, utilizzando anche impropriamente l’Air Force One. Una denuncia su cui sarà chiamata a fare chiarezza la Corte dei conti americana. Il candidato repubblicano in pectore, Mitt Romney, intanto, ha cominciato a lavorare per la scelta del suo vice. Tra i nomi, emersi sulla stampa in questi giorni, spicca quello dell’ex segretario di Stato, Condoleezza Rice. Intanto, mentre si accendono i motori per le presidenziali di quest’anno, c’è già chi pensa al voto del 2016. Si moltiplicano, infatti, le voci che vedrebbero Hillary Clinton candidata alla presidenza fra quattro anni.

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    Monti e Barroso: più impegno per la crescita. Le imprese: agire su tasse e pubblica amministrazione

    ◊   Per la crescita serve “un impegno senza tregua per il miglioramento della competitività e non un ulteriore indebitamento''. Così il premier Mario Monti e il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, si esprimono in una dichiarazione congiunta a Bruxelles. Necessario poi, aggiungono, sviluppare ulteriormente il mercato unico. Temi condivisi anche dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha ribadito: il tema della crescita è da tempo la nostra seconda colonna politica. Alessandro Guarasci:

    La crescita per Monti e Barroso si rilancia di due modi: con più competitività e rafforzando la domanda nel breve termine. Il problema sono i fondi per fare tutto questo. La Banca centrale europea (Bce) rileva, infatti, che le aspettative delle piccole imprese nell'Eurozona per l'accesso al credito vedono un peggioramento per i prossimi sei mesi. Ma per le aziende è anche fondamentale abbassare le tasse. Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato:

    R. – Per le imprese le tasse arrivano ad oltre il 55%, una misura insostenibile.

    D. – Voi chiedevate anche un maggiore intervento sulla spesa pubblica...

    R. – Noi abbiamo, purtroppo, un sistema di amministrazione pubblica, centrale e periferica, inefficiente. La cura vuol dire: ridimensionare la macchina burocratica, togliere gli sprechi, alleggerire un sistema di rappresentanza, anche politico/istituzionale, che non ha eguali al mondo.

    D. – Secondo lei, perchè non ha avuto effetto finora quello che doveva essere un patto con le banche per riaprire l'accesso al credito?

    R. – Queste risorse sono servite non solo per risanare i deficit delle banche, ma anche ad acquistare il debito del Paese. Credo invece sia necessario ritornare a dare credito alle imprese, perchè chi è riuscito a rimanere in piedi in questi lunghissimi quattro anni di difficoltà, ha dimostrato grandissime capacità.

    Di questo ne risente il lavoro. L’Istat comunica infatti che l'occupazione nelle grandi imprese, al lordo dei dipendenti in Cassa integrazione, a febbraio è scesa dello 0,8%.

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    Istat: i residenti in Italia 59 milioni e mezzo, gli stranieri triplicati negli ultimi 10 anni

    ◊   L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha presentato stamani i primi risultati, non definitivi, del 15.mo Censimento della popolazione e delle abitazioni. Durante la presentazione dei dati, più volte interrotta dalla protesta di una rappresentanza di precari dell’Istat, si è ricordato che dopo due decenni di scarso dinamismo demografico, la popolazione italiana torna a crescere. L'incremento è dovuto all'aumento dei residenti stranieri, soprattutto nel nord Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In 150 anni di storia, la popolazione italiana è passata da poco più di 22 milioni, nel 1861, a circa 59 milioni e mezzo nel 2011. Roma è il comune più popoloso con oltre 2 milioni e 600 mila residenti. Portici, in provincia di Napoli - con 12.311 abitanti per chilometro quadrato - è quello più densamente popolato. Nell’ultimo decennio, la popolazione straniera regolarmente residente in Italia è triplicata, arrivando a circa 3 milioni e 770 mila. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat:

    “E’ un’Italia che dopo quasi 20 anni di stagnazione, in termini di popolazione, cresce di quasi il 4 per cento in 10 anni. Un aumento della popolazione dovuto esclusivamente alla presenza straniera: infatti, la popolazione italiana è sostanzialmente costante negli ultimi 10 anni. E’ anche una popolazione in movimento, perché molti comuni perdono popolazione e altri la guadagnano. Certamente, c’è una mobilità forte che vede il Mezzogiorno con una riduzione più forte della popolazione italiana e una presenza straniera ancora molto contenuta”.

    Tra il 2001 e il 2011, le famiglie residenti in Italia sono aumentate del 12,4%. Tendono a diminuire le famiglie numerose e a crescere quelle mononucleari, anche in conseguenza del progressivo invecchiamento della popolazione. Nel 2011, c’è stato un aumento vertiginoso del numero delle famiglie che dichiarano di abitare in alloggi alternativi come tende, roulotte: sono 71 mila, nel 2001 era meno di 23 mila. Per quanto riguarda le abitazioni, sono oltre 1 milione e mezzo quelle in più rispetto al censimento del 2001, con un incremento del 5,8%. L’ammontare complessivo degli edifici censiti ha superato i 14 milioni di unità, con un incremento dell’11% rispetto al 2001. L’indice di occupazione delle abitazioni è pari, nella media nazionale, all’83,1% con percentuali più basse nell’Italia insulare (75,8%) e più alte nelle regioni centrali (87,8%). Per le rilevazioni del censimento, è stato determinante il contributo delle nuove tecnologie. Ancora Enrico Giovannini:

    “Per la prima volta, le famiglie hanno potuto rispondere via Internet al questionario: oltre 8 milioni e 200 mila famiglie lo hanno fatto. Oltre a questo, le nuove tecnologie sono servite per la rilevazione sui numeri civici, attraverso le foto aeree digitali: è stato possibile, quindi, seguire quotidianamente l’attività censuaria”.

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    Milano. Il cardinale Scola lancia la "fase 2" del Fondo famiglia lavoro

    ◊   “Dalla crisi si esce insieme” è il tema della Veglia di preghiera per il mondo del lavoro che ieri sera, nella Basilica di Sant’Ambrogio, è stata presieduta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Nell’occasione, il porporato lancia la “fase 2” del Fondo famiglia lavoro, che vuole integrare la parte erogativa, portata avanti finora, con progetti che puntano a formazione, riqualificazione e microcredito. Debora Donnini ne ha parlato con il presidente del Comitato di gestione del Fondo e presidente della Caritas ambrosiana, mons. Luigi Testore:

    R. – Il nostro intento è proprio quello di poter integrare la logica erogativa che era quella iniziale del nostro Fondo, perché il Fondo nasce nel Natale del 2007, quando il cardinale Tettamanzi, vedendo l’avvicinarsi della crisi, pensava che potesse essere affrontata come un periodo transitorio e quindi si era puntato soprattutto sull’aiuto diretto alle famiglie delle persone che perdevano il lavoro. Questo ha dato dei risultati molto importanti. Sappiamo che il Fondo ha potuto raccogliere circa 14 milioni di euro e redistribuirli a 6-7 mila famiglie. Il problema successivo, però, è stato quello di notare come la situazione di crisi non venisse meno e quindi diventasse sempre più importante trovare altre forme di aiuto: non più soltanto quello di tipo erogativo, ma soprattutto un aiuto al reinserimento lavorativo. Per questo, è nata allora l’idea di nuovi percorsi: in particolare di percorsi di formazione, di riqualificazione professionale e anche di interventi come il microcredito.

    D. – Finora, quali sono stati gli aiuti destinati alle famiglie?

    R. – L’aiuto di tipo erogativo fatto fino a oggi è stato proprio quello classico: i nostri centri di ascolto sul territorio hanno segnalato le famiglie in difficoltà e, poi, la segreteria centrale del Fondo – individuando quali fossero le persone che meritavano maggiormente attenzione e un contributo – ha deciso l’erogazione di specifici contributi economici. Quindi, abbiamo dato piccoli contributi economici ma a famiglie che in periodi di transizione, tra la perdita del lavoro e la ricerca di uno nuovo, avevano bisogno di essere sostenute in modo diretto. Ora, l’idea è quella di aiutare al reinserimento lavorativo proprio attraverso percorsi che siano molto mirati. Quindi, vorremmo trovare aziende, settori in cui è necessaria la manodopera e, quindi, formare specificatamente le persone per questi tipi di lavoro e richiedere poi il loro inserimento. Per far questo, pensavamo a questo percorso di formazione, che prevede anche un contributo economico per chi vi partecipa: un piccolo sostegno per non lasciare la famiglia completamente sguarnita nel periodo della formazione che consenta, però, in breve tempo di avere una nuova professionalità e di potersi reinserire nel mondo del lavoro.

    D. – La dotazione di questo fondo è di un milione di euro: 500 mila destinati dal cardinale Scola con i proventi dell’8 per mille e 500 risultanti dall’avanzo di gestione del Fondo famiglia lavoro. E’ così?

    R. – Diciamo che questo è l’avvio della seconda fase e certamente ha come punto di riferimento base questa cifra, con l’intento ovviamente di continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica per poter ampliare la cifra, perché ovviamente tutto un lavoro di formazione e di riqualificazione avrà dei costi. Poi, come dicevo, vorremmo poter dare un piccolo contributo economico anche alle persone che partecipano alle formazioni: tutto questo richiederà, naturalmente, di ampliare la base sulla quale possiamo contare dal punto di vista economico.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Iraq: messaggio di pace dal convegno di Kirkuk promosso dalla Chiesa

    ◊   Il governo centrale irakeno e il governatorato del Kurdistan devono "contribuire a risolvere i problemi, piuttosto che contribuire a complicarli", perché le loro decisioni possono avere "un impatto negativo" in particolare nei settori dei servizi, dell'economia e della sicurezza. È questo uno dei sette punti del documento sottoscritto ieri a Kirkuk - nel nord del Paese - da oltre 50 intellettuali, leader politici e religiosi irakeni, durante il convegno "Costruire ponti per la pace" promosso dal locale arcivescovado. Un appuntamento che ha generato ottimismo e speranza per il futuro, commenta all'agenzia AsiaNews mons. Louis Sako, perché solo grazie alle "diversità" si potrà realizzare davvero una convivenza fondata "sul dialogo" e "il rispetto dei diritti altrui". Speranze condivise anche dagli altri partecipanti e firmatari, fra cui il parlamentare curdo Sheik Lattif Guli che ha dichiarato: "Ora, grazie alla Chiesa, siamo diventati 50 ponti per la pace". Durante il forum di ieri nella grande sala conferenze interna all'arcivescovado caldeo di Kirkuk, si è discusso di riconciliazione politica, sociale, religiosa alla presenza di personalità locali e nazionali di primo piano. Al termine dell'incontro, gli oltre 50 presenti hanno sottoscritto un documento in sette punti, per attuare "in modo concreto" i propositi di pace, convivenza pacifica e sviluppo di tutta la regione. Nel dettaglio, il documento prevede: al primo punto, l'invito a "vivere assieme e rispettare il variegato mosaico" della città di Kirkuk, secondo i principi di "armonia e rispetto"; secondo, promuovere il dialogo perché "con la violenza non si cambia né si migliora la situazione"; al terzo punto, lo smantellamento di discorsi e iniziative che conducono a "odio, emarginazione, esclusione"; quarto, l'auspicio che si possa "mediante consenso" arrivare all'elezione dei membri del Consiglio provinciale; quinto punto, la situazione delle carceri e una giustizia più rapida ed efficiente; sesto, l'appello "al governo centrale e al governo del Kurdistan" perché "risolvano davvero i problemi" piuttosto che "peggiorare la situazione"; settimo e ultimo punto, la nascita di un "comitato" chiamato a vigilare sul rispetto di "diversità e differenze" e che "promuova in modo concreto il dialogo". Commentando la giornata di ieri, mons. Louis Sako - arcivescovo di Kirkuk e anima dell'iniziativa - manifesta un cauto ottimismo: "La nostra presenza - spiega ad AsiaNews - riuniti come una sola famiglia per costruire ponti di pace è un bene grande. Possiamo così esprimere la nostra unità e fraternità". Il prelato avverte che è necessario "accettarci e rispettarci" partendo "dalle nostre diversità, dalle nostre legittime differenze". "Il dialogo nasce dal rispetto del diritto degli altri - aggiunge ancora - ad essere diversi per nazionalità, cultura, lingua, religione e sesso". Per questo ricorda il Vangelo di Matteo, nel passo in cui Cristo cita la legge dei Profeti: "Fate agli altri - conclude mons. Sako - ciò che vorreste che gli altri facessero a voi. Questa è l'unica regola di convivenza armoniosa". Kirkuk, con i suoi 900mila abitanti, da tempo è al centro di un conflitto etnico-politico fra arabi, turcomanni e curdi. Questi ultimi la vorrebbero annessa alla regione del Kurdistan, mentre arabi e turcomanni sostengono il legame con il governo centrale irakeno. La città è stata teatro di diversi attentati e attacchi mirati, che hanno colpito a più riprese anche la minoranza cristiana, e sono acuiti da una componente economica: il sottosuolo della regione è infatti ricco di petrolio e gas, il cui controllo e sfruttamento è conteso dalle diverse fazioni in lotta. (R.P.)

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    Ucraina orientale: quattro esplosioni in una cittadina, almeno 27 feriti

    ◊   Quattro esplosioni in sequenza hanno sconvolto, questa mattina a partire dalle 11.50 ora locale, la cittadina di Dnipropetrovsk, nell’Ucraina orientale, causando il ferimento di almeno 27 persone, tra cui 9 bambini. Secondo alcune fonti ci sarebbero anche delle vittime, ma la notizia non ha ricevuto conferme ufficiali. La prima, secondo le testimonianze, nei pressi di una fermata dell’autobus, poi vicino a un cinema, a un parco, e nuovamente a una fermata: tutti gli ordigni erano sistemati nei cestini della raccolta dei rifiuti lungo viale Karl Marx che conduce alla stazione ferroviaria. Il ministro degli Interni ucraino, si sta recando sul posto, mentre il governo ha aperto un’inchiesta per terrorismo. “Mobiliteremo tutte le forze”, ha detto il presidente Viktor Ianukovich. Gli attentati sono avvenuti nel giorno in cui nella capitale Kiev si sta svolgendo una manifestazione di protesta, alla quale stanno partecipando centinaia di persone, contro la detenzione di alcuni esponenti di spicco dell’opposizione, tra cui l’ex premier Iulia Timoshenko, che da qualche giorno ha iniziato uno sciopero della fame in carcere. (A cura di Roberta Barbi)

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    Sud Sudan. L’Onu avvia colloqui per una risoluzione

    ◊   Una condanna unanime arriva dal mondo all’escalation di violenze tra il Sudan e il Sud Sudan, Stato indipendente, nei fatti, dal 9 luglio dell’anno scorso. I ministri degli Esteri della Lega Araba hanno invitato i due Paesi a cessare le ostilità e a tornare al tavolo delle negoziazioni e dichiarato inaccettabile, nella riunione straordinaria di ieri al Cairo, l’idea che la regione sudanese di Heglig, ricca di giacimenti petroliferi, sia contesa tra i due. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, intanto, ha avviato colloqui per una risoluzione che consentirebbe il varo di un pacchetto di sanzioni contro i due Stati se non soddisferanno le richieste dell’Unione Africana e se non avvieranno un piano di pace entro 3 mesi. Sempre le Nazioni Unite, inoltre, hanno annunciato l’apertura di un nuovo campo profughi nel nord del Kenya per far fronte all’arrivo dei rifugiati dal Sudan e dal Sud Sudan, perché l’attuale in campo in funzione a Kakuma è prossimo alla saturazione. (R.B.)

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    Sierra Leone: la Chiesa plaude per la condanna a Charles Taylor

    ◊   Giustizia è fatta: così padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano con una lunga esperienza in Africa, commenta all'agenzia Fides la condanna per favoreggiamento e sostegno ai crimini di guerra commessi in Sierra Leone durante la guerra civile terminata nel 2002, inflitta ieri all’ex capo di Stato liberiano Charles Taylor. L’ex presidente è stato riconosciuto colpevole per tutti e 11 i capi d’accusa attribuitigli, tra i quali atti di terrorismo, omicidio, violenza, stupro, schiavitù sessuale, oltraggio alla dignità, reclutamento di minori e razzie. Taylor utilizzò anche i famosi “diamanti di sangue” sierraleonesi per finanziare la guerra, immettendoli sul mercato dalla Liberia e spacciandoli per liberiani; inoltre al suo governo faceva capo la rete di trafficanti d’armi che riforniva i ribelli della Sierra Leone. “Giustizia andrebbe fatta anche in un altro senso – afferma padre Caglioni riferendosi alle Compagnie straniere che attraverso l’intermediazione di Taylor hanno commercializzato i diamanti insanguinati – senza la collaborazione di queste società la guerra in Sierra Leone non sarebbe avvenuta”. (R.B.)

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    Pakistan: raccolta di firme in tutto il Paese per fermare la violenza religiosa

    ◊   Sta attraversando tutto il Pakistan la campagna “Stop all’intolleranza e alla violenza religiosa”, avviata da movimenti e gruppi uniti nella rete “Cittadini per la democrazia”. Come riferisce l’agenzia Fides, a raccogliere le firme ci sono attivisti cristiani, indù, musulmani sciiti e sunniti, nonché membri di altre comunità religiose. Nel Paese, le minoranze continuano a essere vittime di attentati terroristici e negli ultimi mesi più voci si sono levate per denunciare il tentativo di “pulizia etnica” perpetrato ai loro danni. Nell’appello al governo si chiede di fermare “il fanatismo religioso e l’uso politico della religione, che minano le basi della civile e pacifica convivenza”. “È giunto il momento che i pakistani si uniscano e facciano sentire la voce collettiva contro questa tendenza, prima che sia troppo tardi”, si legge ancora nell’appello diffuso per sensibilizzare l’opinione pubblica. “La società del Pakistan sta lottando per trovare la sua direzione - commenta padre Bonnie Mendes, ex direttore per l’Asia di Caritas Internationalis - la nostra sfida di cristiani è quella di credere nel dialogo, di collaborare con i musulmani moderati e con tutti gli uomini di buona volontà, per fermare la violenza”. In un Paese in cui “lo spazio per la libera pratica della religione si sta restringendo”, la speranza “viene dai cittadini comuni che non vogliono odio, intolleranza e conflitto”, sottolinea con forza padre Mendes. (G.M.)

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    Sri Lanka: comunità religiose e cittadini uniti per salvare la libertà di culto delle minoranze

    ◊   Difendere la moschea di Dambulla, città al centro dello Sri Lanka, dagli attacchi di attivisti e monaci buddisti preservando tutti i credenti minacciati. L’appello, riferisce l’agenzia Fides, arriva da cittadini e comunità religiose che assieme hanno pubblicato una “Dichiarazione contro l’intolleranza religiosa”, in cui invitano il governo a garantire i diritti e la libertà di culto dei credenti, principalmente degli appartenenti alle minoranze. Dal Forum giunge la condanna di un episodio in particolare, ossia la richiesta di demolire la moschea, assieme a un altro tempio, perché “costruiti su terra sacra buddista”. Al termine di una pubblica discussione, il governo ha reso noto che la comunità musulmana avrà tre mesi di tempo per trovare un altro terreno: tutto ciò “senza ascoltare i fedeli islamici”, si legge nell’appello che definisce ingiusto il provvedimento. “Da oltre 60 anni i musulmani nella regione vivono con gli altri fedeli in uno spirito di amicizia - continua la nota - tuttavia oggi ci accorgiamo che l’intolleranza religiosa è in aumento e che lo Stato ha fatto poco per controllarla. Lo Sri Lanka è una nazione multietnica e la tutela dei diritti religiosi e culturali è un principio fondamentale della Costituzione”, aggiunge. Quello di Dambulla non è comunque un caso isolato. Considerata la larga maggioranza buddista nel Paese, più volte i luoghi di culto delle minoranze sono stati attaccati se non addirittura distrutti, come è successo l’anno scorso ad Anuradhapura. (G.M.)

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    Cambogia: la Chiesa fa memoria dei martiri, patrimonio di fede da custodire

    ◊   La memoria dei martiri cambogiani è un’eredità e un prezioso patrimonio di fede che i fedeli cambogiani sono chiamati a custodire “orgogliosi e onorati di essere discepoli di Gesù Cristo”: è quanto afferma mons. Olivier Schmitthaeusler, vicario apostolico di Phonm Penh, invitando i fedeli a celebrare la memoria dei martiri cambogiani in una solenne veglia di preghiera che si terrà il prossimo 5 maggio a Tangkok. In una Lettera pastorale, inviata dal vescovo all’agenzia Fides, mons. Schmitthaeusler, ricordando l’annuncio della Resurrezione, esorta i fedeli a “diventare testimoni di questa speranza che ha cambiato la faccia della terra”, e ribadisce: “Dobbiamo essere orgogliosi e onorati perché siamo figli e figlie di Dio, perché Dio ha stretto un’alleanza con ognuno di noi, perché Dio ha risuscitato Gesù, e ci ha donato la vita eterna. Gesù ci ha insegnato a servire, a occupare l'ultimo posto e a portare la nostra croce”, nota il vescovo, soffermandosi sulla condizione della Chiesa in Cambogia, ricordando il contributo dei martiri: “Gli eventi del genocidio di Pol Pot hanno dimostrato come i germi della fede deposti dai nostri antenati fossero vivi. La Chiesa è stata decimata: il sangue dei nostri vescovi, dei nostri sacerdoti, dei nostri fratelli e sorelle, di centinaia di battezzati, è stato versato per fecondare i nostri campi di riso. La Chiesa vive grazie a quanti hanno dato la vita per amore”. Per questo, nota mons. Schmitthaeusler, i fedeli possono essere “orgogliosi e onorati” di essere membri della Chiesa in Cambogia, “perché il sangue dei nostri martiri anima le nostre comunità”. Il vicario invita i fedeli a partecipare attivamente alle celebrazioni e alle attività delle parrocchie, dando “testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio per tutti gli uomini”. Circa due milioni di cambogiani sono stati uccisi tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot. Molte comunità cristiane che vivevano in fiorenti villaggi, organizzati con chiese, scuole e dispensari, furono deportate e decimate. Fra i martiri cambogiani ci sono il vescovo Paul Tep Im Sotha, primo Prefetto apostolico di Battambang, e padre Jean Badre, brutalmente assassinati nel 1975. (R.P.)

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    Usa: appello dei leader religiosi per un'intesa sulla riforma dell'immigrazione

    ◊   Alla vigilia della prima udienza della Corte Suprema degli Stati Uniti in merito al ricorso dell’Amministrazione Obama contro la discussa legge dello Stato dell’Arizona sull’immigrazione, 15 leader religiosi hanno rivolto un nuovo pressante appello al Presidente e al Congresso affinché le autorità federali “riaffermino la loro autorità” e trovino “al più presto” un’intesa intorno alla tanto attesa riforma nazionale dell’immigrazione. In una serie di lettere indirizzate martedì al Capo della Casa Bianca e ai membri del Congresso, i leader religiosi americani denunciano che questo annoso vuoto legislativo ha permesso un trasferimento de facto agli Stati e ai governi locali del potere di legiferare sull’immigrazione “ai danni della nazione e delle comunità locali”. “Invece di un unico sistema federale sull’immigrazione valido per tutti - si legge nelle missive firmate, tra gli altri, dal cardinale Timothy Dolan e da mons. José Gòmez a nome della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), adesso abbiamo molti Stati e una moltitudine di autorità locali che stanno promuovendo ognuna una propria politica migratoria”. Il risultato sarà “un patchwork di leggi che causeranno la separazione di famiglie, danni al tessuto economico e la divisione delle comunità”. Di qui il rinnovato appello a varare al più presto una riforma che riaffermi l’autorità federale su questa materia e che preveda, tra l’altro, per gli immigrati senza documenti percorso semplificato per la regolarizzazione e l’ottenimento della cittadinanza. Firmata nel 2010 dalla Governatrice repubblicana Jan Brewer, la nuova legge sull’immigrazione in Arizona, conosciuta come S.B. 1070, prevede che la polizia possa fermare chiunque sia sospettato di essere un immigrato clandestino. In precedenza, la polizia locale poteva fare queste verifiche solo su persone sospettate di aver commesso un reato. Questa parte della legge, insieme ad altri tre punti, non è finora entrata in vigore a causa del ricorso dell’Amministrazione Obama che ne contesta la legittimità in quanto materia di competenza federale. Secondo le autorità dell'Arizona, invece, la legge non interferisce con la competenza federale, ma attribuisce semplicemente alla polizia locale maggiori poteri per farla rispettare. L’apertura mercoledì della prima udienza della Corte Suprema a Washington è stata accompagnata da una veglia di preghiera e da una marcia contro il provvedimento promossa da diverse organizzazioni religiose. Tra i presenti anche il cardinale Roger M. Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles. La sentenza della Corte Suprema è attesa per giugno. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Anglicani: ad autunno l'annuncio del nuovo arcivescovo di Canterbury

    ◊   Si prevede che il nome del nuovo arcivescovo di Canterbury, leader spirituale della Comunione anglicana, sarà annunciato in autunno. Lo si afferma oggi in un comunicato diffuso da Londra. E’ infatti ormai attivato l’iter per la selezione e la nomina del successore del prossimo arcivescovo di Canterbury dopo che l’arcivescovo Rowan Williams, ha annunciato le sue dimissioni. Il Primo Ministro inglese ha nominato Lord Richard Luce presidente della “Crown Nominations Commission” che ha il delicato compito di selezionare il prossimo arcivescovo. Commentando la sua nomina, Lord Luce ha detto che è “un grande privilegio”. “Mi avvicino a questo compito con umiltà e un forte senso di responsabilità che condividerò con i membri della Commissione. Sono molto consapevole del significato del ruolo che l‘arcivescovo svolge a livello nazionale e in tutto il mondo. Si tratta, ovviamente, di un ruolo di grande importanza sia per la Chiesa d‘Inghilterra che per la più ampia comunità del nostro Paese, dato il contributo della Chiesa alla nostra società a tutti i livelli”. L‘arcivescovo di Canterbury oltre a guidare la Chiesa di Inghilterra è “il capo di tutta la Comunione Anglicana sparsa nel mondo. E la nomina di un arcivescovo di Canterbury - fa notare lord Luce - riveste un grande significato anche per le altre confessioni cristiane e le altre fedi. L‘arcivescovo Rowan ha dato un eccellente contributo in tutti questi ambiti. Trovare un degno successore non sarà un compito facile per la Commissione". La “Crown Nominations Commission” ha il compito di proporre il nome del nuovo arcivescovo di Canterbury al Primo Ministro, che chiederà poi l‘accordo di Sua Maestà la Regina. Nel comunicato si afferma che il nome del nuovo Arcivescovo sarà annunciato in autunno. La Commissione è un organo della Chiesa in cui sono presenti clero e laici e rappresentanti della Comunione anglicana di tutto il mondo. (R.P.)

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    Messico: a Cancun una nuova chiesa in ricordo del Congresso mondiale del turismo

    ◊   Una chiesa dedicata a Santa Maria del Mare, nella laguna di Nichupté, presso Cancun in Messico: questa l’opera che ricorderà il VII Congresso mondiale di pastorale del turismo che si conclude oggi nel famoso centro turistico messicano. Presenti 250 partecipanti di una quarantina di nazioni. Durante i lavori del Congresso - riferisce l'agenzia Sir - sono stati affrontati i temi del servizio pastorale ai turisti cristiani, con l’offerta di celebrazioni e servizi liturgici, sacramenti, proposte non liturgiche. Si è parlato di volontariato per l’accoglienza dei turisti, di istituzione di una figura di “animatore di pellegrinaggi in Terra Santa” con tanto di tessera. Altri aspetti affrontati: la legislazione vigente in alcuni Paesi e le limitazioni alle celebrazioni; il turismo religioso nei programmi educativi universitari; la riflessione teologica su turismo e tempo libero, con contributi da parte di docenti di università cattoliche e facoltà teologiche di diversi Paesi. In occasione dell’annuncio del Congresso, hanno avuto vasta eco le parole del Papa che aveva deplorato il “turismo sessuale” come “una delle forme più abiette”. (R.P.)

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    Incontro mondiale delle famiglie: dalle suore di clausura il sostegno nella preghiera

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, cardinale Ennio Antonelli, aveva chiesto a un gran numero di monasteri di clausura una “preghiera intensa e partecipata” per quanti prenderanno parte al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, a Milano dal 30 maggio al 3 giugno. Ora, come riferisce l'agenzia Sir, essa diventa tangibile grazie alla risposta giunta da alcune comunità religiose: “Saremo anche noi a Milano ‘invisibilmente’- scrive suor Maria Graziosa a nome delle sorelle del monastero “Gesù e Maria” di Bologna - e accompagneremo il Santo Padre affinché tutto avvenga sotto la guida dello Spirito Santo e porti frutti abbondanti”. Il cammino di preparazione all’evento passa anche attraverso questa silenziosa intercessione delle comunità claustrali, a conoscenza dei problemi che affliggono la famiglia nonostante la lontananza dal mondo. “Sono tante quelle in difficoltà che bussano alla nostra porta - spiega suor Chiara Amata del monastero del “Buon Gesù” di Orvieto - si tratta di famiglie con problemi economici, che cercano di crescere nella fede o che timidamente vi ritornano”. (G.M.)

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    A Roma il XII Congresso europeo per la catechesi

    ◊   Sarà l’ “Iniziazione cristiana nella prospettiva della nuova evangelizzazione” con un occhio di riguardo per i bambini e i giovani tra i 7 e i 16 anni, il tema centrale del prossimo Congresso europeo per la catechesi, il 12.mo, che si svolgerà presso la Domus Mariae di Roma dal 7 al 10 maggio. L’incontro è stato preparato dalla Commissione “Catechesi, scuola e università” del Consiglio delle Conferenze episcopali in Europa, presieduta da mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che introdurrà i lavori il giorno dell’apertura, che vede nel programma anche il saluto del presidente della Conferenza episcopale italiana ospitante, mons. Mariano Crociata. I vescovi e i responsabili delle catechesi in Europa che vi parteciperanno saranno chiamati a riflettere sulla nuova evangelizzazione, proprio nell’anno in cui ricorre il ventennale dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, fortemente voluto da Giovanni Paolo II, e il 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. In calendario, mercoledì 9 maggio, Giornata per l’Europa, la Santa Messa che si svolgerà nel pomeriggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore, durante la quale saranno affidate alla Madonna le paure e le speranze di tutti i cittadini del continente. (R.B.)

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    Repubblica Ceca: i vescovi fanno il punto sulla società contemporanea

    ◊   “Parola dei vescovi sulla situazione nella società” è il titolo del documento redatto al termine della 89.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale ceca tenutasi a Spindleruv Mlyn. Un testo nel quale i presuli assicurano solidarietà e vicinanza alle persone più svantaggiate, soprattutto nell’attuale momento di crisi economica; in cui s’impegnano nell’opera di incoraggiamento dei rappresentanti dello Stato affinché non assecondino la tentazione dell’abuso egoistico del potere. “I politici sono responsabili per ogni singolo cittadino”, è il monito. All’Assemblea hanno partecipato, oltre ai vescovi della Repubblica Ceca, i presidenti delle Conferenze dei superiori degli ordini religiosi maschili e femminili. Era presente alla prima giornata anche il nunzio apostolico. mons. Giuseppe Leanza, il quale ha ricordato l’importanza della collegialità del clero. Occasione per discutere di diversi temi preminenti, la plenaria è stata aperta dal cardinale Dominik Duka, arcivescovo di Praga e presidente della Conferenza episcopale locale, che ha annunciato la celebrazione di una Messa di ringraziamento per il settimo anniversario del pontificato di Benedetto XVI, a Praga il 27 giugno. Attenzione è stata dedicata, poi, al tema della restituzione dei beni alla Chiesa, discusso da tutti i vescovi, in relazione al nuovo modello del finanziamento. Tra gli altri argomenti trattati: l’istituzione della commissione speciale per la Caritas, la gestione economica delle organizzazioni ecclesiastiche, la preparazione della catechesi nelle parrocchie. Inoltre, l’arcivescovo di Olomouc, mons. Jan Graubner, ha illustrato le fasi preparatorie dei festeggiamenti dell’anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio, che inizieranno a Roma il 25 maggio. (G.M.)

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    Spagna: si apre a Valencia un Congresso sulla Sacra Sindone

    ◊   Sarà il primo in assoluto in Spagna e il primo in Europa degli ultimi dieci anni, il Congresso sulla Sacra Sindone che si aprirà a Valencia domani per chiudersi lunedì 30. Nell’aula magna della facoltà di Medicina dell’università sono attesi 26 esperti del sacro lino conservato a Torino, provenienti da tutto il mondo, che discuteranno le ultime scoperte in merito, affronteranno gli studi scientifici sull’immagine, la storia documentata, le teorie sull’età e le proposte di future indagini. “È una grande opportunità per gli spagnoli”, ha detto all'agenzia Sir il presidente del Ces, Centro spagnolo di sindonologia che ha organizzato l’evento, Jorge Manuel Rodríguez. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 118

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.