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Sommario del 23/04/2012
Benedetto XVI al Congresso di pastorale del turismo: occasione di nuova evangelizzazione
◊ Anche il turismo deve essere “illuminato e trasformato dalla Parola di Dio”: è l’esortazione di Benedetto XVI nel messaggio per il settimo Congresso mondiale della Pastorale del Turismo, al via oggi a Cancún, in Messico. Nel documento, indirizzato al cardinale Antonio Maria Vegliò, il Papa mette l’accento su opportunità e rischi del fenomeno, rilevando come anche il turismo possa essere un’occasione di nuova evangelizzazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il turismo, come le vacanze e il tempo libero, può favorire occasioni di tolleranza e pace, di dialogo e armonia in mezzo alle diversità: è quanto scrive il Papa nel suo Messaggio per il Congresso di Cancún sulla pastorale del Turismo. Non solo, “la nuova evangelizzazione alla quale tutti siamo chiamati – scrive – ci chiede di aver presente e usare le numerose occasioni che il fenomeno del turismo ci offre per presentare Cristo come risposta suprema agli interrogativi dell’uomo di oggi”. La possibilità che i viaggi ci offrono di “ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura” – si legge ancora nel documento – “ci può condurre a Dio, favorendo l’esperienza della fede”. D’altra parte, avverte, il turismo “non è esente da pericoli, né da elementi negativi”. Mali, esorta, “che bisogna affrontare urgentemente, poiché colpiscono i diritti e la dignità” dei più poveri e dei più deboli. In particolare, il Papa denuncia la deviazione abietta del turismo sessuale che devasta “dal punto di vista morale, psicologico e sanitario, la vita delle persone, di tante famiglie e, a volte, di intere comunità”. E ancora la tratta di essere umani “per motivi sessuali o per trapianti di organi, come lo sfruttamento di minori” che avvengono “tristemente in molti contesti turistici”. Tutto questo, è il suo monito, “deve indurre coloro che si dedicano” al mondo del turismo, “come pure l’intera comunità internazionale ad aumentare la vigilanza, a prevenire e contrastare queste aberrazioni”.
Il Papa auspica dunque che si lavori per promuovere un “turismo differente”. E ribadisce che il fruire di vacanze periodiche “sono un’opportunità, così come un diritto”. Il Messaggio indica tre ambiti in cui va sviluppata la pastorale del turismo. In primo luogo, afferma, il fenomeno va illuminato con la Dottrina sociale della Chiesa, “promuovendo una cultura del turismo etico e responsabile, in modo che “giunga a essere rispettoso della dignità delle persone e dei popoli”. In particolare, va promossa la cultura di un turismo “etico e responsabile”, “accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico”. In secondo luogo, scrive, “l’azione pastorale non deve mai dimenticare” la via della bellezza. E’ importante, soggiunge, “curare l’accoglienza ed organizzare le visite turistiche nel rispetto” dei luoghi sacri e delle funzioni liturgiche. Infine, evidenzia, “la pastorale del turismo deve accompagnare i cristiani nell’usufruire delle loro ferie e del tempo libero, in modo che siano di profitto per la loro crescita umana e spirituale”. Infine, dal Papa l'invito affinché "la pastorale del turismo formi parte, con pieno diritto, della pastorale ordinaria della Chiesa".
◊ "Il turismo fa la differenza" è il tema del Congresso mondiale di Pastorale del Turismo inaugurato a Cancún. L'incontro è organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti e dalla prelatura di Cancún-Chetumal, con la collaborazione della Conferenza episcopale messicana. Secondo il rapporto 2011 dell'Organizzazione Mondiale del Turismo lo scorso anno i movimenti turistici sono aumentati del 4,4%, portando a 980 milioni il numero dei turisti in viaggio in tutto il globo. Dal Congresso, giunge un invito a non sottovalutare le necessità pastorali, e le potenzialità evengelizzatrici, di questo settore della mobilità. Ma quali sono oggi gli aspetti positivi del turismo che la Chiesa sostiene e promuove? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti.
R. - Posso senz’altro dire che il turismo mette a contatto con altri modi di vivere, altre religioni e forme di vedere il mondo e di concepire la sua storia. Per questo, dal punto di vista degli aspetti positivi che la Chiesa intende sostenere e promuovere, emerge il fatto che il turismo può favorire, per sua natura, sia l’incontro che il dialogo e costituisce un invito a non chiudersi nella propria cultura, ma ad aprirsi e confrontarsi con modi di pensare e vivere diversi. Per tutto ciò, il turismo è certamente un’occasione privilegiata per avvicinare le culture e, come ha detto il Beato Giovanni Paolo II, offre elementi utili per la maturazione personale, per la comprensione e il rispetto degli altri, per la carità e l’edificazione interiore nel cammino verso una più autentica umanizzazione. Certo, va tenuto presente che il turismo è un cammino di incontro nella misura in cui si realizza sulla base di una serie di condizioni precise. La prima di queste è che vi sia la volontà di incontrarsi e di arricchirsi della cultura dell’altro, superando pregiudizi e false interpretazioni, che distinguono fino al punto di discriminare. Dunque, è un itinerario per la comprensione reciproca delle persone, dei popoli e delle culture. È anche uno strumento per lo sviluppo economico e per la riduzione della povertà. Non dimentichiamo che il turismo può promuovere la pace, la tolleranza e la fratellanza fra le civiltà. È senz’altro un’opportunità di incontro con la natura, di riposo fisico e spirituale, e dunque anche occasione di contemplazione e di crescita spirituale.
D. - Quali sono invece i possibili aspetti negativi dell’attività turistica che debbono essere tenuti sotto controllo?
R. - È vero, il turismo può portare con sé anche elementi negativi. Uno di questi è il rischio di isolamento del turista rispetto al luogo che visita, quando non ci sono spazi di interazione con le persone che il turista incontra. Un altro è quello dell’avvicinamento superficiale alla cultura del luogo visitato. Il turista, segnato da pregiudizi e concezioni riduttive, si aspetta di incontrare una serie di espressioni “tipiche”, che però riducono il patrimonio culturale a una realtà immaginata che non sempre corrisponde a quella reale. Come risposta all’esigenza del visitatore, può succedere che gli autoctoni facciano per i turisti spettacolo delle loro tradizioni, offrendo la diversità come prodotto commerciale, solo per lucro, spogliandole del loro vero significato. In questi casi, il turismo può generare cambiamenti negativi nella cultura della comunità ospitante, producendo un processo di “sculturalizzazione” e di banalizzazione della cultura, nella quale il folklore, le tradizioni religiose e culturali e ogni espressione etnica si convertono in bene di consumo per i turisti, mentre le comunità locali cercano di adeguarsi alla domanda che ricevono. Poi non dimentichiamo che, a volte, il turismo può favorire pericolosi cambiamenti urbani e medio-ambientali, il deterioramento del patrimonio culturale, la perdita di valori e, ciò che è molto peggio, può diventare un elemento che compromette la dignità umana soprattutto quando si tratta di sfruttamento di esseri umani, in qualsiasi forma, in particolare sessuale, specialmente quando riguarda i minori.
D. - La Chiesa afferma che il turismo, e in particolare il "turismo sociale", deve essere un diritto riconosciuto a tutti. Cosa significa in concreto?
R. - In effetti, in questi tempi il fenomeno del turismo diventa sempre più rilevante e questo sta a dimostrare che negli ultimi decenni si è prodotta una democratizzazione del turismo, essendo questo tipo di spostamento a portata di molti. La possibilità di riposo, come anche l’opportunità di conoscere realtà nuove e di arricchirsi dei valori e delle bellezze altrui, dovrebbe essere un diritto che tutti possono esercitare. In concreto, significa ribadire quanto leggiamo nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata il 10 dicembre 1948, che nel suo articolo 24 riconosce il diritto di tutti “a riposare, a godere del tempo libero, a una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e a vacanze periodiche retribuite”.
D. - Nell’ambito del turismo religioso, quanto il patrimonio artistico e culturale può oggi essere messo al servizio della Nuova Evangelizzazione?
R. - Nella consapevolezza della Chiesa, in questi inizi del terzo millennio, bisognerebbe abbandonare antichi pregiudizi, oggi infondati, secondo i quali alcuni identificano il turismo con frivolezza o svago esclusivo per le classi sociali danarose. Ancor più, dobbiamo continuare ad approfondire il potenziale di evangelizzazione che ci offre tale aspetto della vita umana. In effetti, anche il turismo può sollecitare l’uomo contemporaneo al dialogo e al confronto anche sulle grandi questioni esistenziali quali il senso della vita e della storia, della sofferenza e della povertà, della fame e delle malattie, della morte, e dare una risposta che dia pienezza di significato nella rivelazione di Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.
D. - Quanto è necessario ancora promuovere la pastorale del turismo nelle chiese locali?
R. - Noto con preoccupazione il fatto che la pastorale del turismo non è ancora entrata in diverse diocesi e Conferenze episcopali, oppure è considerata come qualcosa di accessorio e di cui si può fare a meno, mettendo in discussione la sua necessità e la sua importanza. In alcune aree del mondo, bisogna riconoscerlo, ci sono questioni più gravi a cui dedicare attenzione. Ma in altre situazioni tale assenza è inspiegabile, soprattutto dove il tursimo, sia quello sociale che quello religioso, è un fenomeno molto rilevante. Per questo è importante creare strutture nazionali e diocesane, dove queste già non esistano, oppure potenziare quelle esistenti, integrando la specifica pastorale del turismo in quella ordinaria delle diocesi e delle parrocchie. In tal modo, si potranno organizzare le attività turistiche con riguardo verso le peculiarità, le leggi e i costumi dei Paesi di accoglienza, per cui i turisti, prima della loro partenza, potranno essere stimolati a raccogliere informazioni sulle caratteristiche del luogo che intendono visitare. Allo stesso modo, le comunità che ricevono e i professionisti del turismo dovranno conoscere le forme di vita e le aspettative dei turisti che li visitano. Su questa linea è importante la formazione spirituale e culturale delle guide turistiche, mentre si può studiare la possibilità di creare organizzazioni di guide cattoliche.
I vescovi Usa in visita "ad Limina": "E' un momento cruciale per la Chiesa americana"
◊ Da tre giorni, i presuli della Regione XII degli Stati Uniti sono in visita ad Limina, in Vaticano. Anche questa mattina, Benedetto XVI ne ha ricevuto un folto gruppo in udienza. Il collega della redazione inglese della nostra emittente, Chris Altieri, ha chiesto al vescovo di Oakland, mons. Joseph Cordileone, quale sia la situazione pastorale e sociale della Chiesa americana:
R. – We stand together, we stand united...
Noi stiamo insieme, siamo uniti. Penso che questo sia un momento cruciale per gli Stati Uniti e per la vita della Chiesa cattolica negli Stati Uniti. Questo ha fortemente stimolato i vescovi, e la gente con loro, e ha fatto capire cosa stia realmente accadendo. Per molti anni, i vescovi e i leader della Chiesa sono stati disposti a riconoscere la buona volontà: anche laddove potevano esserci aspetti della politica con i quali non potevamo essere d’accordo, abbiamo sempre presupposto la buona volontà e abbiamo dato la disponibilità a lavorare nel miglior modo possibile. Tutto questo poi è finito ben oltre limiti – limiti ormai inaccettabili – perché il governo si intromette nella vita interna della Chiesa e pretende di imporci il suo sentire rispetto alla nostra coscienza morale. Tutto quello che vogliamo fare è servire il nostro Paese, le nostre comunità, secondo la nostra coscienza. E quello che la nostra coscienza ci dice di fare non lede nessuno. Al contrario, porta beneficio alla gente.
D. – Tra alcuni mesi comincerà l’Anno della fede. Il Santo Padre l’ha voluto per la Chiesa intera e non a caso viene celebrato nel 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Come si sta preparando la diocesi di Oakland?
R. – We just initiated the discussion…
Abbiamo iniziato gli incontri in materia. In realtà, proprio il giorno prima che io partissi per venire a Roma, ho incontrato il Consiglio presbiterale e questo è stato uno dei primi punti in agenda. Abbiamo creato un comitato che studierà le diverse possibilità e i diversi suggerimenti pervenutici dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ho voluto ricordare anche che ricorre il 20.mo anniversario del Catechismo della Chiesa cattolica. Ho pensato anche che potremmo concentrarci sul Catechismo cattolico per gli Stati Uniti, compilato alcuni anni fa dalla Conferenza episcopale dei vescovi statunitensi. Ciascun capitolo si chiude con la storia di un grande cattolico americano, e tra le altre ci sono alcune storie profonde che ci toccano da vicino. Riportano la fede a ciascuno di noi e ci fanno apprezzare meglio l’intera storia della Chiesa cattolica negli Stati Uniti: con l’intervento degli immigrati, con tutti gli edifici e le infrastrutture che essi hanno realizzato, con il potere della loro fede e il contributo che abbiamo dato agli Stati Uniti, come pure i benefici che noi abbiamo ricevuto dagli Stati Uniti… Tutto l’insegnamento del Concilio sulla libertà religiosa – lo sappiamo – è fondato sull’esperienza americana. Tutti gli immigrati in questo Paese all’inizio hanno avuto tempi difficili nel tentativo di inserirsi, e noi non abbiamo fatto eccezione. Alla fine, siamo riusciti a trovare un modo per essere cattolici in un Paese che era ispirato dall’ethos protestante. Proprio grazie alla libertà religiosa, e al rispetto di essa che ogni persona nel Paese sentiva – la Chiesa ha potuto prosperare.
In udienza dal Papa il cardinale Leonardo Sandri
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata in udienza il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
La bellezza dell'arte per rieducare al senso del sacro. Intervista con mons. Vasil
◊ In un’epoca di forte scristianizzazione, specie in Occidente, in che modo l’arte a tema religioso può rieducare al senso del sacro? Il tema è da questa mattina oggetto di dibattito al Pontificio Istituto Orientale, che ospita il Convegno internazionale dal titolo “Iconostasi e Liturgia Celeste”. Ad aprire e concludere i lavori è mons. Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:
R. - La bellezza, come espressione della presenza di Dio, mi sembra possa essere utilizzata anche nel mondo di oggi, perché la gioia, la bellezza e il decoro già mille anni fa hanno commosso i popoli pagani, spingendoli ad abbandonare il culto pagano e ad accettare il messaggio di Dio che abita in mezzo agli uomini. Anche oggi, all’inizio del terzo millennio, le persone cercano gioia e bellezza. Ma esse non si possono percepire rimanendo nell’ambito del vecchio o nuovo paganesimo. Per le persone di oggi, sfiduciate da mille proposte del libero mercato delle idee, il decoro è anche la profonda e mistica bellezza delle celebrazioni liturgiche del tempo sacro, dello spazio sacro. La liturgia, l’edificio del culto possono diventare un impulso alla profonda ricerca della verità della loro vita, la ricerca che li condurrà a Colui che è la Via, la Verità, la Vita.
D. - C’è oggi, secondo lei, una difficoltà a decifrare l’arte sacra contemporanea rispetto ai canoni classici che caratterizzavano quella del passato?
R. - Se parliamo dell’arte, parliamo di un linguaggio. La difficoltà di oggi sta proprio nella frammentazione del linguaggio e nell’incapacità di avere una chiave di lettura unica. Quello che invece offre anche la tradizione dell’oriente cristiano è proprio la capacità di parlare attraverso un linguaggio comprensibile al cultore. Quando si trova una “soggettivizzazione” dell’espressione, sia linguistica che artistica, ciò diventa un ostacolo alla comunicazione: diventa un’auto-comunicazione e non una comunicazione delle verità oggettive. In questo senso, quando si parla della sacralità espressa nelle liturgie orientali, si tratta di un linguaggio che si è sviluppato nell’arco dei secoli, ma che viene spiegato attraverso la catechesi liturgica, attraverso la vita della Chiesa e diventa così strumento vettore di una verità.
D. - Il vostro Convegno rappresenta l’inizio di un percorso: in che modo pensate di proseguirlo?
R. - Intanto, questo convegno si colloca nell’ambito della Chiesa italo-albanese, che da secoli rappresenta un polmone orientale in terra italiana. Si apre qui, al Pontificio Istituto Orientale, che è la casa degli studi superiori qui a Roma voluto dai Pontefici, e proseguirà poi il 6 e 7 luglio nella Piana degli Albanesi in Sicilia e alla fine di agosto nelle parrocchie di Lungro in Calabria. Attraverso questa continuazione, in fondo, si ripercorrono vari luoghi dove la presenza degli orientali è significativa sia per l’aspetto storico - come può essere quello delle migrazioni che hanno toccato nei secoli precedenti l’Italia e hanno portato qui ad una radicazione del rito orientale - sia attraverso Roma, che in fondo nella sua specificità rappresenta l’intero universo, l’intera ecumene. Il Pontificio Istituto Orientale è il luogo dell’incontro tra Oriente cattolico, Oriente ortodosso e la Chiesa latina.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Gli abusi nel turismo distruggono la vita delle persone: nel messaggio per il settimo congresso mondiale di pastorale a Cancun, in Messico.
In prima pagina, anticipazione della prefazione del direttore al libro "Joseph Ratzinger teologo e pontefice", omaggio - preparato da "Il Sole 24 Ore" e da "L'Osservatore Romano" - per il compleanno di Benedetto XVI e per il settimo anniversario della sua elezione a successore di Pietro.
In rilievo, nell'informazione internazionale, il primo turno delle presidenziali francesi.
Per rilanciare l'economia mettiamo al centro la persona umana: in cultura, la lectio magistralis del cardinale segretario di Stato insignito, a Catanzaro, della laurea honoris causa in giurisprudenza.
Quel gesuita sul Titanic: Claudia Di Giovanni e Giulia Galeotti sull'incredibile storia di padre Frank Browne, grande fotografo che tra mille avventure scampò anche al disastro del transatlantico.
Un articolo di Rossella Fabiani dal titolo "Come riscoprendo il passato si guarda al futuro: presentata in Campidoglio da Mozah Bint Naser, moglie dell'emiro del Qatar, una piattaforma digitale di cultura araba.
Fervore e sobrietà per la prima Comunione ai bambini: nell'informazione vaticana, il Regina Coeli in cui il Papa ha ricordato la giornata dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
La Papal Foundation a sostegno della missione di Pietro: sull'attività dell'istituzione statunitense, intervista di Gianluca Biccini a monsignor Kevin Joseph Farrell, vescovo di Dallas.
Presidenziali Francia: la gauche compatta dietro Hollande, Sarkozy resta indietro
◊ E’ il socialista Francois Hollande il vincitore del primo turno delle presidenziali francesi, con almeno un punto percentuale di distacco sul presidente uscente, Nicolas Sarkozy. “Sarà un secondo turno molto combattivo”, ha dichiarato Hollande ai giornalisti che lo attendevano di fronte alla sua casa parigina. Intanto, si vanno delineando le nuove alleanze per il ballottaggio del prossimo 6 maggio, con il Front National di estrema desta a fare da ago della bilancia. A Luigi Geninazzi, inviato a Parigi del quotidiano Avvenire, Stefano Leszczynski ha chiesto se questi primi risultati possano effettivamente dare un’indicazione l’esito del ballottaggio:
R. – Nel sistema a doppio turno, come quello francese, il risultato del primo giro serve – diciamo così – a stabilire la griglia di partenza. E’ però interessante, perché è la prima volta nella storia della Quinta Repubblica che un presidente uscente viene battuto al primo turno: è un marchio che bolla Sarkozy, che ne conferma un po’ l’impopolarità, anche se Sarkozy non è del tutto sconfitto. Il problema, pensando a quello che succederà il 6 maggio, qual è? Tutta la sinistra si ricompatterà a favore di Hollande. Non è possibile dire la stessa cosa per la destra…. Quindi, è chiaro che farà molta fatica a condurre questa battaglia il presidente uscente.
D. – Certo, il Front National non appoggerà compatto Sarkozy. Tuttavia, l’affermazione dell’estrema destra francese è stata fortissima. Questo che segnale dà per la Francia?
R. – Questo pone un’ombra non solo sul risultato finale, ma soprattutto sul dove va questa Europa, perché Marine Le Pen si batte non solo per una politica dell’immigrazione molto restrittiva, ma vuole soprattutto l’uscita dalla moneta unica.
D. – I mercati finanziari sono un po’ alla finestra e dopo queste elezioni la Francia potrebbe finire nell’occhio del ciclone come molti altri Paesi europei. Una gauche compatta che appoggia Hollande e quindi una sinistra forte in Francia potrebbe provocare qualche "danno" economico al Paese?
R. – Certamente, si apre una battaglia che è già stata pronunciata dal candidato socialista contro quello che ha definito il “muro della finanza” e cioè contro la speculazione internazionale. E’ possibile, ed è anche probabile, che nei prossimi giorni – soprattutto se il 6 maggio vincerà François Hollande, e soprattutto dopo il 6 maggio perché lo stesso giorno avremo anche le elezioni in Grecia – già il 7 maggio quindi può darsi si scateni un’altra bufera finanziaria. E’ comunque una partita pesante, anche perché si è capito che da questo punto di vista la Germania è isolata: ormai tutti chiedono una politica che si basi sullo sviluppo e non solo sul rigore, sulla crescita e non solo sul taglio delle spese. Questa è senza dubbio un punto. L’altro punto – ma questa è una riflessione che potremo fare forse alla fine di questa corsa francese – è cosa succederà qualora la gauche torni, come ai tempi di Mitterrand, unita al potere (ha già molto potere in Francia a livello locale ed è anche maggioritaria al Senato) riguardo ad alcuni temi. Sappiamo che Hollande sembra seguire quello che ha fatto Zapatero in Spagna e questo ovviamente pone delle riflessioni.
Crisi Sudan. Il nunzio mons. Boccardi: la logica di guerra non porta a niente
◊ Sarebbero circa 1.200 i soldati del Sud Sudan rimasti uccisi nei combattimenti dei giorni scorsi per il dominio della regione di Heglig, ricca di petrolio e tornata sotto il controllo del Sudan. Il 10 aprile scorso, si era registrata l’azione militare di Juba per la sovranità del territorio. Fonti locali, però, precisano che non è chiaro se Heglig sia stata liberata o precedentemente abbandonata: infatti, il presidente Salva Kiir aveva ordinato il ritiro delle truppe che potrebbero essere state attaccate in un secondo momento. Di fatto, però, il Sudan parla di una grande vittoria militare e politica in opposizione alle forze ribelli presenti nel Sud Kurdufan e nel Blue Nile e ,anche se la notizia non ha conferme ufficiali, le truppe del Sudan sarebbero penetrate per una decina di chilometri oltre i confini del Sud Sudan, proprio per lanciare un messaggio molto forte alle forze ribelli. In questo scenario, Khartoum starebbe anche preparando la lista dei danni di guerra, atto questo che aprirebbe un altro fronte economico con il Sud Sudan, perché ci sarebbero state delle manomissioni e gravi danni agli impianti petroliferi di Heglig, oltre a ospedali e strutture civili.
Bombardieri del Sudan hanno attaccato di nuovo la città del sud Sudan vicina alla frontiera Bentiu, uccidendo almeno un bambino e ferendo diversi civili. Intanto dalla Casa Bianca arriva l’ennesimo appello alla pace. “La guerra non è inevitabile, il popolo del Sudan e del Sud Sudan hanno ancora una scelta” ribadisce il presidente Usa, Barack Obama; mentre l’omologo sudanese Omar el Bashir è giunto oggi nella zona petrolifera di Heglig. Appello al dialogo e alla calma anche dal Canada dopo la distruzione di un centro religioso cristiano evangelico a Khartoum ad opera di un gruppo di islamisti. A ribadire che “La logica della guerra non trova soluzione” e che “serve un dialogo politico serio tra le parti” è anche il nunzio apostolico dei due Sudan, l'arcivescovo Leo Boccardi, raggiunto telefonicamente a Khartoum da Massimiliano Menichetti:
R. – Il conflitto di Heglig rappresenta lo scontro militare più grave, avvenuto dopo l’indipendenza del Sud Sudan, lo scorso 9 luglio 2011. E’ questa la crisi politica più grave tra i due Paesi. La conseguenza più seria, oltre alla perdita di vite umane, alle migliaia di profughi e ai danni notevoli nella regione, è purtroppo la fine del negoziato politico iniziato ad Addis Abeba. La logica di guerra si vede che non porta a nessuna soluzione: è necessario un dialogo politico serio e coraggioso tra le parti e una mediazione forte e credibile. Gli incidenti di intolleranza, registrati a Khartoum, sono sintomatici di cosa può produrre una mentalità intransigente, che contraddice la storia e la cultura aperta e accogliente del Sudan.
D. – Cosa succederà nei prossimi giorni?
R. – Non lo sappiamo. E’ certo che l’offensiva militare di Khartoum continua e ora sta interessando ben più la capitale del Unity State. La situazione pertanto rimane grave e gli appelli di pace e il dialogo, lanciati da più parti nei giorni scorsi, non devono e non possono rimanere inascoltati. Che il Signore ci aiuti.
Myanmar: revoca parziale sanzioni Ue, Aung San Suu Kyi boicotta primo atto in parlamento
◊ Al via oggi in Myanmar la prima seduta del parlamento di Naypyidaw: assenti il premio Nobel e leader dell'opposizione, Aung San Suu Kyi, e gli altri 43 membri della Lega nazionale per la democrazia eletti alle consultazioni suppletive dello scorso primo aprile. I membri dell’opposizione rifiutano di prestare giuramento sulla Costituzione varata nel 2008 dalla giunta militare, in un momento in cui il Paese cerca comunque di dare timidi segnali di apertura democratica. In questo senso, va letta la decisione odierna dei ministri degli Esteri europei di sospendere la maggior parte delle sanzioni contro il Paese asiatico, mantenendo però un embargo sulle armi. Ribadita pure la richiesta di un rilascio di tutti i prigionieri politici. Sulle ragioni che hanno spinto la Lega nazionale per la democrazia a disertare l’assemblea parlamentare di oggi, l'opinione di Carlo Filippini, docente di Economia all’Università Bocconi di Milano e studioso di Asia orientale, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Potrebbe essere un tentativo di forzare la velocità delle riforme ed obbligare il governo – che è ancora sostanzialmente controllato dai militari - ad accelerare il percorso delle riforme.
D. – Fin qui, la giunta al potere che cosa ha approvato?
R. – Ci sono state le elezioni nel 2010 e immediatamente dopo sono stati liberati alcuni prigionieri politici. Il partito del Premio Nobel è stato legalizzato: gli è stato consentito, infatti, di partecipare alle ultime elezioni suppletive del primo aprile. Inoltre, ci sono state misure che tendono ad aprire un po’ di più l’economia della Birmania all’estero. Una decisione - ritenuta un segno verso una maggior liberalizzazione - è stata anche quella dello stop ad una diga, un impianto idroelettrico finanziato completamente dalla Cina, perché avrebbe dovuto produrre energia elettrica da spedire - per il 90% - nelle province meridionali della Cina stessa.
D. – Evidentemente, però, queste misure non appaiono sufficienti alla Lega nazionale per la democrazia. Cosa chiede Aung San Suu Kyi?
R. – Chiede che il controllo dei militari venga ridotto o addirittura annullato. Attualmente, il primo ministro è un ex generale e un quarto dei posti in entrambe le Camere del parlamento birmano è riservato ai militari. Inoltre, nonostante la possibilità di dimostrazioni cosiddette pacifiche, il controllo dei militari sulla comunicazione e sull’informazione - la censura se vogliamo dire così - è sempre attivo.
D. – L’Unione Europea ha approvato una sospensione di gran parte delle sanzioni imposte al Myanmar, mantenendo però un embargo sulle armi. Anche gli Stati Uniti hanno annunciato una revoca parziale delle misure restrittive. Cosa significa realmente questo per il Paese, anche da un punto di vista economico?
R. – La Birmania è molto ricca di petrolio, di gas ed anche di altre risorse. Finora, praticamente, tutti questi minerali venivano sfruttati e comprati in gran parte dalla Cina e, in misura minore, dall’India. Alcuni investimenti europei erano stati effettuati ancora negli anni ’90, ma nell’ultimo decennio l’Ue aveva bloccato tutti i grossi finanziamenti. La Cina probabilmente è percepita come troppo “invadente” nell’economia birmana: forse questo è uno dei motivi della liberalizzazione, di questo avvio di democratizzazione che i militari birmani stanno portando avanti. L’apertura dell’Unione Europea e degli Stati Uniti è il modo corretto, cioè un’apertura condizionata a tempo determinato. Non si tratta di abolire tutte le sanzioni: sono state sospese per un anno e tutto questo processo dovrebbe andare avanti di pari passo con la democratizzazione della Birmania. Non dimentichiamo che la Birmania - già nel 2006 - avrebbe dovuto essere presidente dell’Asean, l’Associazione dei Paesi dell’Asia sud-orientale, ma aveva dovuto cedere questa carica proprio perché l’Unione Europea aveva minacciato di troncare tutte le relazioni col continente. Nel 2014, alla Birmania toccherebbe di nuovo la presidenza di turno dell’Asean e ciò sarà una cartina di tornasole molto importante nel processo di democratizzazione.
Giorgio Napolitano visita la moschea di Roma: “Grande attenzione alla primavera araba”
◊ Si devono rafforzare le relazioni tra Islam e Occidente, l’Italia pone grande attenzione ai nuovi governi che si formano nei Paesi della primavera araba. E’ quanto ha affermato stamani il presidente italiano, Giorgio Napolitano, al termine della sua visita al Centro culturale islamico d’Italia e alla grande moschea di Roma. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La visita del presidente Napolitano alla grande moschea di Roma è “un segno di attenzione ai musulmani d’Italia” e anche alla cultura della convivenza. La cupola della moschea tra le cupole di Roma – ha detto il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi - mostra la bellezza del vivere insieme:
“La comunità musulmana in Italia non è un meteorite caduto sulla nostra terra, estraneo o minaccioso. La moschea, a partire dalla sua architettura, è rivelatrice di come avviene l’incontro: un’integrazione tra tradizione musulmana e cultura italiana. Questa moschea, la più grande d’Europa, è una presenza nuova, ma tutt’altro che stonata e la sua cupola particolare si inserisce tra le altre cupole di questa città. Una città che accoglie, unisce, costruisce nuove prospettive, non solo architettoniche e urbanistiche, ma nuove prospettive umane e culturali. Gli edifici religiosi di Roma non sono giustapposti, né si ergono nell’ignoranza reciproca. Questa moschea mostra plasticamente il profilo plurale del nostro Paese e addita una via: la via dell’integrazione nella differenza”.
La "primavera araba" – ha aggiunto il ministro Riccardi – mostra che la convivenza e il vivere insieme fioriscono nella libertà:
“Questa moschea avvicina l’Italia alla civiltà della riva Sud del Mediterraneo. Qualcuno aveva previsto uno scontro tra Occidente e islam. Gli attentati di quel terribile 11 settembre 2001 sembravano consegnare il nostro mondo alla tensione, al conflitto con l’islam. Ma dieci anni dopo, nel 2011, la rinascita araba, la 'primavera araba', ha disegnato un nuovo scenario in nome della libertà. La convivenza fiorisce nella libertà e le ragioni della convivenza sono più forti. Sono le ragioni di cui il nostro tempo, globale e complesso, ha davvero bisogno, al di là delle semplificazioni, e degli estremismi”.
Esprimendo profonda gratitudine per la visita di Napolitano alla grande moschea di Roma, il presidente del Consiglio di amministrazione del Centro islamico culturale d’Italia, Saleh Mohammed al Ghamdi, ha espresso l’auspicio che venga approfondita la via del dialogo e della comprensione reciproca:
(Parole in arabo)
“Auspichiamo un sempre maggiore coordinamento, dialogo, comprensione reciproca e collaborazione tra il Centro islamico e i centri culturali e di aggregazione sociale italiani e, conseguentemente, un crescente avvicinamento tra i musulmani d’Italia, la loro società italiana, le istituzioni pubbliche e private e i centri culturali del Paese”.
Rivolgendosi al presidente Napolitano, il segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia, Abdellah Redouane, ha affermato che l’interesse verso l’islam deve essere accompagnato anche da una migliore conoscenza del mondo islamico:
“Signor presidente, dall’inizio del terzo millennio, l’islam ha spesso occupato come tema, e non come religione, un immenso spazio dei dibattiti. Ma tale crescente interesse non si è tradotto in una migliore conoscenza. Anzi, una buona parte dell’informazione in circolazione è impregnata di connotazioni negative, che hanno nutrito sospetto e paura e non hanno aiutato a costruire un cammino di convivenza serena e di integrazione positiva. Per integrazione positiva, si intende non cancellare, e neppure negare, le radici culturali e religiose d’origine. E nello stesso tempo, significa aprirsi ai valori universali consolidati da un sano clima di democrazia e di libertà”.
Ricordando che dal 2003 al 2010 i musulmani in Italia sono passati da 600 mila ad oltre un milione e 200 mila, Abdellah Redouane ha poi sottolineato che, in una società sempre più multiculturale e multireligiosa, non si può prescindere da una buona governance:
“Quando si parla di immigrazione, non dobbiamo legare sistematicamente questo fenomeno all’islam, altrimenti l’islam rischia di diventare una religione solo di stranieri e, dunque, estranea. I cittadini italiani musulmani sono decine di migliaia e, giustamente, non si identificano con gli immigrati, ma condividono con loro il credo. In un mondo globalizzato, le società saranno sempre di più pluriculturali e multireligiose. Oggi, come nel futuro, gestire la diversità nell’armonia e nella serenità sarà un criterio di misura della buona governance. Così, mi permetto di interpretare la visita del presidente, Giorgio Napolitano, come un gesto evidente di questo spirito”.
Giorgio Napolitano è il terzo presidente che ha visitato la grande moschea di Roma. Nel 1984, Sandro Pertini visitò la moschea per la posa della prima pietra del nuovo luogo di culto e successivamente, nel 1995, l’allora Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, partecipò all’inaugurazione. Nel corso della visita, il presidente Napolitano, è stato fermato da una donna tunisina che ha chiesto al capo di Stato italiano di aiutarla ad avere notizie del figlio, di cui ha perso le tracce, immigrato dalla Tunisia e giunto in Italia.
A Roma detenuti al lavoro in aree archeologiche e verdi
◊ Diciotto detenuti di Rebibbia impegnati per un anno nella manutenzione di 33 zone archeologiche e aree verdi pubbliche di pregio di Roma. E’ il risultato di un protocollo firmato oggi dal Ministero della giustizia e dalle autorità capitoline. I diciotto, tutti uomini tranne una donna, hanno seguito un corso obbligatorio di formazione in storia dell'arte, sicurezza del lavoro e giardinaggio. Tra le aree interessate: i Fori Imperiali, il Circo Massimo, il Mausoleo di Augusto, le Terme di Traiano, Villa Borghese e Villa Pamphili. Al microfono di Paolo Ondarza, il sovraintendente ai beni culturali di Roma Capitale, Umberto Broccoli, :
R. – E’ un percorso rieducativo nel quale si sta all’aria aperta, si sta in contatto con il bello. E’ un sistema per far in modo che queste persone, che hanno sbagliato un tempo, si reintegrino nella società: un’operazione che – secondo me – è qualificante, perché si lavora per l’arte, per il decoro e per la pulizia della città. Accanto a questo, naturalmente come ricaduta, c’è l’entusiasmo incredibile con cui queste persone svolgono questo tipo di lavori.
D. – Come sono preparati i detenuti ad accostarsi a queste aree preziose da un punto di vista storico-artistico-archeologico?
R. – Abbiamo fatto un lungo periodo di formazione: hanno studiato i luoghi, hanno effettuto sopralluoghi, rendendosi conto di come agire vicino a dei ruderi antichi. C’è un metodo. E’ stata cura della Sovrintendenza comunale fornire l’informazione necessaria.
D. – Essere utili alla collettività costituisce un’importante motivazione, un importante fattore rieducativo per un detenuto…
R. – Io ho un’esperienza diretta di questa cosa: due anni fa, un paio di detenuti lavoravano a un progetto di questo tipo e lo facevano con una precisione, con un entusiasmo e con una collaborazione incredibili. Oggi si sono laureati, perché si sono appassionati all’arte. Mi pare che questi siano risultati concreti, oltre quello della pulizia dei monumenti. Stare all’aria aperta e usare le mani vuol dire per un detenuto tenere la testa impegnata in cose belle.
D. – Non pensate di allargare il progetto ad un contrasto più generale del degrado urbano o del verde pubblico?
R. – Senz’altro. Noi abbiamo sommessamente aperto una porta: io penso che in questa direzione si potrebbe senz’altro lavorare, avendo come risultato una doppia convenienza da parte dell’amministrazione, della giustizia e da parte dei beni culturali.
Il catechismo imparato tra i monumenti di Roma: iniziativa dell'Orp per i bambini
◊ Dal Campidoglio fino alla Basilica di San Giovanni in Laterano, facendo sosta, alla chiesa dell’Aracoeli, al Carcere Mamertino e all’Arco di Costantino. E’ il percorso didattico-catechistico del progetto “Roma da Dea a mater”, promosso dall’Opera Romana pellegrinaggi (Orp) e rivolto ai bambini e ragazzi dai 7 ai 15 anni, che devono ricevere il Sacramento della Comunione o della Confermazione. I primi partecipanti, ieri pomeriggio, sono stati 50 bambini della parrocchia romana di San Saturnino. Marina Tomarro ne ha parlato con padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi:
R. - Il cardinale vicario di Roma, Agostini Vallini, ci ha chiesto di creare un programma per aiutare a evangelizzare, a formare nella catechesi i bambini, approfittando della ricchezza storica e artistica di Roma. Abbiamo ideato questo piccolo percorso di 3-4 ore, che permette ai bambini di visitare il Carcere Mamertino, l’Aracoeli, facendo un percorso nella Roma Antica per arrivare alla Chiesa cattedrale di Roma, che è la Basilica di San Giovanni in Laterano. E’ fatto in modo che i bambini possano prendere anche degli appunti, possano scrivere una lettera al Bambino Gesù, possano fare delle domande, utilizzare i mezzi multimediali e gli Open Bus che abbiamo nella città di Roma.
D. - Il percorso inizia al Campidoglio e termina nel chiostro della Basilica di San Giovanni in Laterano: perché sono state scelte proprio queste tappe?
R. - Abbiamo scelto queste tappe perché l’idea è anche quella di riuscire a comunicare ai bambini che nella città di Roma, in duemila anni, la fede cristiana ha lasciato tante tracce: basta aprire un po’ gli occhi per vedere i segni sacramentali e i segni cristiani dappertutto, sapendoli anche leggere.
D. - Ma iniziative come questa possono servire a spiegare meglio Sacramenti come la Confermazione e la Comunione?
R. - Sì. In tutti i percorsi, abbiamo identificato i simboli che fanno riferimento all’Eucaristia. A San Giovanni c’è addirittura la Mensa che si ritiene tradizionalmente che sia dell’Ultima Cena. In ogni tappa, c’è una didattica che aiuta ad avvicinarsi ai Sacramenti per i quali i bambini si stanno preparando. C’è poi una cosa da sottolineare: molte persone che vivono nella città di Roma alle volte sono le prime a non conoscere veramente la storia della città e la sua ricchezza culturale e artistica. Vogliamo allora fare in modo che ci si innamori di questa realtà, fare in modo che si viva questa città, che in fondo è un dono.
Ma ascoltiamo alcuni commenti dei giovani partecipanti all’iniziativa:
R. - Io devo fare la Comunione e ho deciso di partecipare a questa iniziativa perché mi sembrava una cosa giusta da fare e anche molto interessante.
R. - Mi sono piaciuti molto i monumenti, che poi rappresentano Roma e quindi la città in cui vivo. E’ stato molto interessante, anche perché non li avevo mai visti.
R. - Mi è piaciuta molto la chiesa e l’iniziativa di questo progetto, perché molto interessante e ci permette di scoprire la cultura classica di Roma.
Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore indetta dall'Unesco
◊ Oggi, ricorre la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore. Si tratta di un’iniziativa dell’Unesco che ha preso spunto anni fa dalla festa del libro organizzata in Catalogna nel giorno di San Giorgio, in cui viene offerta una rosa per ogni libro venduto. La data, inoltre, ha un particolare valore simbolico poiché il 23 aprile del 1616 vennero a mancare contemporaneamente Cervantes e Shakespeare. La giornata è dedicata anche al diritto d’autore che sembra diventare una questione sempre più problematica nell’era degli e-book. Fausta Speranza ne ha parlato con Claudia Nuara, dell’Associazione dedicata alla Giornata Mondiale del Libro:
R. – Assolutamente sì, perché oggi nell’era numerica si riescono a catturare dei testi molto più facilmente di prima. C’è quindi una logica che deve essere totalmente ripensata, in collaborazione con gli autori: questi autori devono poter esprimere ed essere riconosciuti come persone che forniscono un lavoro, che non può essere “rubato” così, senza pensarci due volte. Bisogna quindi ripensare tutta la legislazione del diritto d’autore e a questo riguardo sono in corso riflessioni molto importanti.
D. – Il diritto d’autore è una questione solo legislativa o anche un dibattito che dovrebbe coinvolgere tutti?
R. – Penso che dovrebbe coinvolgere tutti, perché spesso il lavoro dell’autore non viene riconosciuto come un lavoro dalla gente comune. Tutto quello che è un po’ astratto, quei momenti creativi della scrittura che non sono quantificabili, per la gente comune non sono facili da individuare. Quindi, l’incontro con gli scrittori in questa Giornata è molto importante proprio per far capire cosa vi sia dietro questo lavoro e perché i diritti d’autore siano così importanti. Non sono soltanto tasse o un prezzo da pagare. E’ il riconoscimento di un lavoro come qualsiasi altro. Dovrebbe essere valorizzato soprattutto rispetto agli editori o ai librai che percepiscono – bisogno ricordarlo – una percentuale di questo lavoro. Oggi, la sfida è quella di far capire che la lettura è comunque un vincolo sociale molto importante e lo vediamo dall’importanza che questa Giornata ha per molta gente, soprattutto italofona: lo vediamo in Ticino, lo vediamo in Italia, che la gente partecipa con molto entusiasmo a tutte le manifestazioni che vengono organizzate attorno al libro e alla lettura.
D. – Il libro è comunque sempre un veicolo di cultura. Anche l’e-book è veicolo di pensieri, storie che fanno parte dell’uomo: ricordiamo la ricchezza di tutto ciò in un mondo che sembra andare molto, molto di fretta e che sembra talvolta disprezzare ciò che approfondimento o riflessione?
R. – Il libro, la lettura, è un atto un po’ intimo: ci si mette un po’ da parte, ci si prende quell’attimo di tempo per lanciarsi o in un mondo di fantasia o in una riflessione politica, sociale, storica. La lettura è un momento in cui ognuno può ritrovare se stesso. Quindi, nell’era attuale è ancora più importante dare uno spazio a questo gesto, a questo momento che ci permette di ritrovare l’essenza di ciò che siamo.
Pakistan: i vescovi chiedono l’intervento della Corte suprema sui casi di conversione forzata
◊ “È necessario un immediato intervento della Corte Suprema del Pakistan e una ferma posizione in difesa della giustizia, dei diritti umani, della libertà religiosa”. Così, riferisce l’agenzia Fides, si è espressa la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale del Paese asiatico, sul caso di tre ragazze indù costrette a convertirsi all’islam e a sposare uomini musulmani nonostante un ricorso per via giudiziaria. “Le procedure non possono diventare uno strumento di ingiustizia”, chiarisce la nota della Commissione, firmata dal presidente, padre Emmanuel Yousaf Mani e dal direttore esecutivo, Peter Jacob. “Per esempio in uno dei tre casi, ma in molti altri casi di conversione, i tribunali hanno trascurato – prosegue la nota - di accertare l’età della persona convertita”. Secondo fonti di Fides, di questi casi che riguardano giovani donne indù e cristiane se ne registrano circa mille ogni anno e la gravità della situazione, assieme alle discusse sentenze della Corte Suprema, “preoccupa le minoranze religiose che devono affrontare una minaccia esistenziale già a livello demografico, ma anche a causa della crescente intolleranza religiosa nella società”. La Commissione invita la Corte a “esaminare più a fondo la questione e ad assumere una posizione di principio”, considerati anche i “reati che vengono occultati con il pretesto della conversione”. Sul tema, il ministro per l’Armonia religiosa ha convocato un’apposita riunione della Commissione nazionale per le minoranze, cui partecipano rappresentanti di tutte le comunità religiose. (G.M.)
A Hong Kong l’impegno della comunità cattolica a favore dell’inserimento dei fedeli stranieri
◊ “Siamo molto grati alla Chiesa di Hong Kong per il rispetto delle nostre tradizioni”. È una delle tante voci che si levano nella diocesi, impegnata nel sostenere la comunione dei cattolici stranieri che vi risiedono. Come spiega l’agenzia Fides, nella struttura pastorale di Hong Kong sono presenti cappellanie di diverse nazionalità e grande è l’attenzione perché i fedeli provenienti da altri Paesi si inseriscano al meglio nel tessuto sociale locale. Tra le comunità presenti, quella spagnola è molto fervida nella pratica religiosa. La festa della Madonna di Guadalupe, importantissima per quella comunità, viene ormai celebrata insieme ai cattolici cinesi e di altri Stati. “Mi sento arricchito spiritualmente lavorando per i miei connazionali qui, è un incoraggiamento reciproco”, testimonia don Choo Sung Hun, cappellano della comunità coreana, che sottolinea il massimo sostegno ricevuto da quella di Hong Kong. La diocesi ha designato anche alcuni preti messicani per curare la pastorale della comunità, aiutando i suoi membri ad introdursi nella vita ecclesiale della regione. (G.M.)
Spagna: i vescovi riuniti in plenaria chiedono solidarietà in tempi di crisi economica
◊ E’ iniziata questa mattina a Madrid, l’assemblea primaverile dei vescovi spagnoli. Nell’atto inaugurale sono intervenuti l’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza, cardinale Antonio M. Rouco e mons. Renzo Fratini, nunzio in Spagna. Il cardinale Rouco, in riferimento all’attuale crisi socio-economica ha chiesto un dialogo tra gli esponenti del mondo economico e quello sociale in modo da rispettare in ogni decisione le esigenze della carità. Ha poi criticato quello che ha definito come una cultura esagerata dell’indebitamento pubblico. Mons. Fratini ha ricordato la prossima celebrazione del cinquantenario del Vaticano II, l’inizio dell’Anno della fede e del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. In questa assemblea è prevista la presentazione del nuovo Piano pastorale che include, nell’ambito della nuova evangelizzazione, la pastorale giovanile, la prossima proclamazione di San Giovanni d’Avila come dottore della Chiesa e la preparazione del quinto centenario della nascita di Santa Teresa di Gesú. San Giovanni d’Avila è nato ad Almodovar del Campo (Ciudad Real) il 6 gennaio del 1499 ed é morto a Montilla (Cordoba) nel 1554. L’annuncio della prossima proclamazione di San Giovanni d’Avila come dottore della Chiesa universale è stato fatto da Benedetto XVI a Madrid il 20 agosto scorso in occasione della Giornata mondiale della gioventù. In questi giorni i vescovi spagnoli prenderanno in considerazione anche due documenti che avranno come argomento: “La verità dell’amore umano”, e “Le vocazioni sacerdotali per il secolo XXI”. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)
Puntare all’idroelettrico in Africa: la proposta dell’Ua al summit “Energia sostenibile per tutti”
◊ L'Africa nuovo Eldorado dell'energia, non solo solare. Lo ha spiegato Jean Ping, presidente della Commissione dell'Unione Africana, nel suo messaggio al Summit “Energia sostenibile per tutti”, svoltosi la scorsa settimana a Bruxelles, promosso da Unione Europea e Nazioni Unite. L'Onu vuole infatti raddoppiare la fetta di energia rinnovabili nel mix energetico globale. E sarà l'Africa, che ospita 600 milioni di persone senza accesso all'energia solo nell'area sub-sahariana, a costituire il primo campo d'azione. Per recuperare il ritardo, l'Unione Africana ha messo a punto il piano ''Iniziativa idroelettrica 2020'', individuando alcune aree dove impiantare maxi opere: la regione Inga nella Repubblica democratica del Congo, il bacino del Nilo in Etiopia, la Fouta Djallon in Guinea e il bacino dello Zambesi. Secondo Ping tale aree ''una volta sfruttate, potrebbero ampiamente coprire le necessità del continente nel medio e nel lungo termine''. In parallelo al piano per l'idroelettrico, l'Unione africana ha lanciato anche un programma per lo sviluppo delle infrastrutture in Africa (Pida), basato su quattro pilastri: trasporti, energia, ICT e risorse idriche transfrontaliere. Pida è stato adottato ufficialmente a gennaio 2012 dall'ultima Assemblea dei capi di Stato e di governo ad Addis Abeba, in Etiopia. Il vantaggio è che in questo modo ''il continente - spiega Ping - ha un quadro strategico di sviluppo delle infrastrutture, che eviterà duplicazione di sforzi e di mezzi''. Il punto adesso è trovare i finanziamenti. Di qui l'invito ad investire in Africa: ''Ora che abbiamo un quadro strategico, è tempo di agire'', afferma il rappresentante dell'Unione Africana nel suo messaggio. ''Ora il profilo dell'Africa è più attraente per gli investimenti - ha concluso il presidente della Commissione dell'Unione africana - per l'abbondanza delle sue risorse energetiche, specie rinnovabili, la sua crescita economica media del 5%, in un mondo caratterizzato dalla crisi, e che in termini di popolazione supererà la Cina nel prossimo secolo''. (R.G.)
Forum nazionale giovani alla Marcia del 25 aprile per ridare dignità alle carceri italiane
◊ “Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà”. L’iniziativa, promossa dai Radicali italiani insieme a centinaia di associazioni espressione della società civile e movimenti, anche cattolici, partirà la mattina del 25 aprile dal carcere di Regina Coeli per approdare a piazza San Silvestro. Tra le adesioni anche il Forum nazionale giovani e molte personalità istituzionali, politiche, sindacali, del mondo scientifico e culturale, tutti uniti nel chiedere al Parlamento un impegno adeguato per affrontare le drammatiche condizioni in cui versano le carceri in Italia. “Siamo convinti che la questione sia un tema centrale del delicato capitolo della giustizia italiana”, spiega Antonio De Napoli, portavoce del Forum nazionale dei giovani, sottolineando le “pessime condizioni igienico-sanitarie e generali di vita” degli istituti di pena “non degne di un Paese” come l’Italia, “un oltraggio alla dignità della persona umana”. “Due dati su tutti richiedono attenzione e impegno” – aggiunge De Napoli - “i numeri del sovraffollamento e il dato dei suicidi all’interno delle carceri. Tutto ciò non può non interrogare le nostre coscienze. Parlamento e governo devono intervenire presto e bene”. Dati del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, aggiornati al 31 marzo 2012, parlano di 66.695 detenuti per una capienza massima di 45.743. (G.M.)
Rapporto Osservasalute. Crisi economica: cresce consumo antidepressivi e numero suicidi
◊ In forte aumento il consumo di antidepressivi in Italia: in dieci anni è più che quadruplicato. In crescita anche i suicidi e le morti correlate all'uso ed abuso di bevande alcoliche e droghe. Effetto della crisi economica, secondo quando rivela il Rapporto Osservasalute (2011), presentato oggi all'Università “Agostino Gemelli” di Roma. Pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo cattolico, lo studio è frutto del lavoro di 175 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti distribuiti su tutto il territorio. L'impatto della crisi sull'assistenza sanitaria è stato finora indirizzato ad accelerare misure correttive già in essere - spesso incentrate sulla logica dei tagli più che di riduzione degli sprechi. Per di più le scelte in ambito di politica sanitaria rischiano di peggiorare le cose: "Le ultime manovre economiche realizzate in Italia in risposta alla tempesta finanziaria - ha dichiarato Ricciardi ai giornalisti - hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell'assistenza sanitaria già dal 2012, all'introduzione di ulteriori ticket, a tagli drastici nei trasferimenti alle regioni e alle municipalità dei fondi su disabilità, infanzia, e altri aspetti che vanno poi a incidere sulla nostra salute". "Oltre al maggior consumo di antidepressivi tout court - spiega nel Rapporto Roberta Siliquini, ordinario di Igiene all'Università di Torino - si rileva sia in Italia sia negli altri Paesi europei una notevole crescita della percentuale di soggetti che hanno ritenuto nell'anno di avere necessità di aiuto psichiatrico e/o psicologico" "La richiesta di aiuto - prosegue l'esperta - è aumentata del 10% negli ultimi 5 anni”. E di pari passo cresce anche il consumo di antidepressivi. "Purtroppo - denuncia Siliquini - ciò deriva anche dalla tendenza, sia da parte dei medici di Medicina generale, sia da parte degli psichiatri, a prescrivere l'antidepressivo alla prima richiesta del paziente, che sempre più spesso ne fa domanda, in cerca di una ‘cura rapida’ al suo disagio". Il quadro di un Paese davvero sull'orlo di "una crisi di nervi" viene confermato dall'aumento dei suicidi "più diffuso tra gli ultra 70enni, che si confermano soggetti deboli", commenta l'esperta, ribadendo il fallimento del sistema sanitario di fronte ad un atto simile, scelto per metter fine a dolore e solitudine. (A cura di Roberta Gisotti)
Al via, in Trentino, il Festival di musica sacra, fra tradizione ed elettronica
◊ Le nuove sperimentazioni legate all'elettronica accanto alla tradizione, con particolare attenzione ad Haendel: con queste premesse torna il Festival di musica sacra, la cui 41.ma edizione si terrà nelle chiese del Trentino e dell'Alto Adige fra la fine di aprile e giugno. In programma 26 concerti, fra cui due prime esecuzioni assolute: ''Genesis - Requiem KirchenOper” di Heinrich Unterhofer, con testi di Giuseppe Battaglia, nell'antico chiostro di Chiusa e nella Cattedrale vegetale di Arte Sella, e ''In divenire...'' di Karl H.Vigl. L'Orchestra Haydn sarà protagonista di sei concerti, fra cui la prima italiana del Requiem di Chilcott. ''La rassegna è un'occasione per nuovi compositori di sperimentare linguaggi inediti d'espressione aperti al mondo sia elettronico che tradizionale della composizione, unendo parole poetiche, passi di danza e colori di luci'', ha sottolineato il direttore artistico Antonio Carlini presentando il Festival ai giornalisti. (R.G.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 114