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Sommario del 22/04/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Regina Caeli: Gesù è sempre con noi nell’Eucaristia, preparare bene i bambini alla Prima Comunione
  • La politica e l'economia non siano disgiunte dall'etica: così, il cardinale Bertone a Catanzaro
  • Oggi in Primo Piano

  • Presidenziali in Francia: sfida tra Hollande e Sarkozy, alta affluenza alle urne
  • Giornata mondiale della Terra: mobilitazione globale per l’ambiente
  • Il G20 aumenta le risorse del Fmi. L'economista Moro: meno austerità, più stimoli al mercato
  • Telefono Azzurro da 25 anni a difesa dei bambini
  • L’impegno della casa famiglia “Chiara e Francesco” per i bambini vittime di abusi
  • Nuovo ospedale pediatrico a Betlemme intitolato a Benedetto XVI
  • Intervista al prof. Ricordi: curare il diabete attraverso un trapianto cellulare
  • La Città ideale rinascimentale in mostra ad Urbino
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Bahrain: un morto nelle proteste antigovernative, che non fermano il Gp di Formula 1
  • Ecuador: Anno della Fede e difesa del Creato al centro della plenaria dei vescovi
  • Pace e giustizia in primo piano alla plenaria dei vescovi del Camerun
  • I frati di Assisi e i Lions Club uniti per i bambini della Bielorussia
  • Vietnam: l’evangelizzazione si diffonde anche con la musica
  • Dottrina sociale della Chiesa: corso di formazione del progetto Policoro
  • Il cardinale Bagnasco: la Chiesa è vicina ai giovani che cercano lavoro
  • Messaggio del cardinale Scola per la Giornata dell’Università Cattolica
  • Comunità indigene in Ecuador: missione della Corte interamericana dei diritti umani
  • Chiesa indiana in lutto per la morte del teologo Arokiasamy Soosai
  • L’Opam celebra 40 anni di alfabetizzazione nel mondo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Regina Caeli: Gesù è sempre con noi nell’Eucaristia, preparare bene i bambini alla Prima Comunione

    ◊   Al Regina Caeli, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI si è soffermato sull’importanza fondamentale dell’Eucaristia nella vita del cristiano. Il Papa ha chiesto, in particolare ai sacerdoti e ai genitori, di preparare bene i bambini alla Prima Comunione. Quindi, nella Giornata dell’Università Cattolica, ha auspicato che i giovani si formino nei valori e non solo nelle conoscenze tecniche. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Partecipiamo “degnamente” alla Messa “per diventare testimoni dell’umanità nuova”: è l’esortazione di Benedetto XVI che, al Regina Caeli, si è soffermato sul Vangelo domenicale che narra dell’incredulità dei discepoli nel vedere Gesù Risorto. Per convincerli, sottolinea il Papa, il Signore mostra “i segni della Crocifissione” che la Risurrezione non ha cancellato e chiede qualcosa da mangiare. Sono segni “molto realistici” grazie ai quali i discepoli “superano il dubbio iniziale e si aprono alla fede”:

    “Il Salvatore ci assicura della sua presenza reale tra noi, per mezzo della Parola e dell’Eucaristia. Come, perciò, i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane (cfr Lc 24,35), così anche noi incontriamo il Signore nella Celebrazione eucaristica”.

    E, con san Tommaso d’Aquino, ricorda che “è necessario riconoscere secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo Sacramento”. Il Papa ha poi osservato che, nel tempo pasquale, la Chiesa solitamente amministra la Prima Comunione ai bambini:

    “Esorto, pertanto, i parroci, i genitori e i catechisti a preparare bene questa festa della fede, con grande fervore ma anche con sobrietà. ‘Questo giorno rimane giustamente impresso nella memoria come il primo momento in cui… si è percepita l’importanza dell’incontro personale con Gesù’”.

    Dopo la catechesi, il Papa ha ricordato la Beatificazione in Messico della religiosa María Inés Teresa del Santissimo Sacramento:

    “Rendiamo grazie a Dio per questa esemplare figlia della terra messicana, che da poco ho avuto la gioia di visitare e che porto sempre nel cuore”.

    Quindi, nella giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema “Il futuro del Paese nel cuore dei giovani”, ha dedicato un pensiero particolare agli studenti:

    “E’ importante che i giovani si formino nei valori, oltre che nelle conoscenze scientifiche e tecniche. Per questo Padre Gemelli ha fondato l’Università Cattolica, alla quale auguro di essere al passo con i tempi, ma anche sempre fedele alle sue origini”.

    Nei saluti in francese, il Papa ha evidenziato che nel nostro mondo, “segnato dal male, dalla sofferenza e dal dolore”, il Signore risorto ci dona la pace e ci “invita a divenire suoi testimoni fino ai confini della Terra”. Infine, al momento dei saluti ai pellegrini di lingua italiana, ha rivolto un pensiero speciale al gruppo “Bambini in missione di pace” dell’Unitalsi, che hanno contraccambiato al gesto d'affetto facendo volare in cielo dei palloncini colorati.

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    La politica e l'economia non siano disgiunte dall'etica: così, il cardinale Bertone a Catanzaro

    ◊   “Non abbiate timore di trasmettere, con fermezza, la Parola di Dio che genera vita vera e la forza della verità e che può aiutare a non subire le intimidazioni della delinquenza organizzata e dell'illegalità”: così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nell'omelia della Messa che ha celebrato stamani nel Duomo di Catanzaro. Ieri il porporato, sempre a Catanzaro, aveva ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza conferitagli dall'Università “Magna Grecia”. Nella Lectio magistralis, il cardinale Bertone si è soffermato sul tema “Quale futuro per l’Europa nel Mediterraneo”. L’unione monetaria, finanziaria ed economica, ha detto, ha certamente grande importanza. Ma da sola non basta. C’è bisogno di un’unità più profonda, che si fondi sulla centralità della persona con i suoi diritti e doveri inalienabili e la sua dimensione trascendente. Il servizio di Adriana Masotti:

    La comunità ecclesiale e la comunità politica sono entrambe al servizio dell’uomo della nuova Europa. I cristiani debbono perciò sentirsi in prima linea nell’offrire il loro contributo per il bene comune. Il cardinale Bertone parla del futuro dell’Europa che si affaccia al Mediterraneo, un mare che unisce le opposte sponde attraverso lo scambio di merci, ma anche di idee e di tradizioni etiche, politiche, culturali e religiose e si domanda: questo crocevia di civiltà può essere anche oggi il motore trainante al servizio della pace tra i popoli? Appare evidente, afferma il segretario di Stato vaticano, che l’Europa moderna può essere tenuta insieme, soltanto da un “sentire” comune dove sia riconosciuta la centralità della persona e l’etica non sia separata dalla politica e dall’economia. L’Europa è la patria dei diritti umani, afferma il cardinale Bertone, tuttavia, se essi poggiano sempre più su se stessi, rischiano di smarrire la loro ragion d’essere. Al contrario, il patrimonio culturale dell’Europa ci ricorda che "sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini", il concetto di inviolabilità della dignità umana. Bisogna quindi riproporre ad ogni generazione questa base etica di fronte alle nuove sfide del presente quali ad esempio l’immigrazione e la globalizzazione. Quindi un richiamo alla politica: quella buona deve sempre anteporre la verità all’utilità e quindi mettere ogni cosa al servizio della persona e di quella cellula fondamentale della società che è la famiglia e promuovere la solidarietà. Anche l’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento, deve valorizzare il lavoratore e non rispondere ai singoli interessi particolari. La collaborazione tra istituzioni religiose e politiche, il dialogo fra istanze laiche e religiose, conclude il cardinale Bertone, può aiutare ad affrontare fruttuosamente le attuali sfide, dalla crisi economica, ai problemi ambientali, a quelli migratori.

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    Oggi in Primo Piano



    Presidenziali in Francia: sfida tra Hollande e Sarkozy, alta affluenza alle urne

    ◊   Urne aperte oggi in Francia per il primo turno delle presidenziali. Si profila un duello tra il capo di Stato uscente Sarkozy e il socialista Hollande, anche se con tutta probabilità bisognerà attendere il ballottaggio previsto tra due settimane. I seggi chiuderanno questa sera alle 20. Buona, intanto, l’affluenza alle urne. Il servizio è di Francesca Pierantozzi:

    Nonostante la domenica in piene vacanze di primavera e nonostante una campagna che non ha entusiasmato, i francesi si stanno mobilitando in questa giornata elettorale in cui quasi 45 milioni di elettori sono chiamati a votare al primo turno delle presidenziali. L’affluenza a mezzogiorno è stata del 28,29 per cento, in calo rispetto al 2007, quando però si registrò un boom di affluenza, e in aumento rispetto a tutti gli altri scrutini presidenziali. La partecipazione è soprattutto molto più alta rispetto allo scrutinio del 2002, quando una grande dispersione di voti e un alto tasso di astensionismo portarono per la prima volta l’estrema destra al secondo turno, con Jean-Marie Le Pen.

    Se i nomi dei due che si qualificheranno questa sera al secondo turno sembrano scontati - il socialista François Hollande e il presidente uscente Nicolas Sarkozy - resta da vedere chi vincerà questo primo round. Hollande è dato favorito da tutti i sondaggi, sia al primo turno sia al ballottaggio finale del sei maggio. Un primo posto di Sarkozy, che negli ultimi giorni ha fatto più volte appello alla maggioranza silenziosa, potrebbe riaprire la corsa all’Eliseo. Le ultime due settimane di campagna elettorale prima del ballottaggio si annunciano comunque infuocate.

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    Giornata mondiale della Terra: mobilitazione globale per l’ambiente

    ◊   175 nazioni, oltre un miliardo di persone si mobilitano oggi per la Giornata mondiale della Terra: tanti gli eventi e le iniziative: dall’Europa all’America fino all’India e poi l’Iraq, Taiwan con concerti, spettacoli, raduni, ma anche campagne di sensibilizzazione nelle scuole perché il primo obiettivo di questa edizione è proprio quello di informare e ribadire che chiunque, nel suo piccolo, può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Cecilia Seppia ha intervistato Enrico Brugnoli, direttore del Dipartmento Ambiente del Cnr:

    R. - La Terra su cui viviamo è unica. È un dono che abbiamo ricevuto e credo che vada cambiato un po’ il modo di ragionare; soprattutto va rispettato molto quello che noi abbiamo avuto, cioè tutte le risorse. Il pianeta che ci circonda è una ricchezza che dobbiamo cercare di utilizzare con molta parsimonia e rispetto, per poi trasferirla alle generazioni successive. Purtroppo, la Terra è soggetta a pressioni molto forti, sia nell’utilizzazione del paesaggio, del territorio, sia per quanto riguarda tutti i cambiamenti climatici che sono in atto e che - in buona parte - sono attribuibili all’attività antropica, quindi all’attività dell’uomo.

    D. - Noi tutti sappiamo, infatti, che per salvare la Terra si possono intraprendere alcuni comportamenti ecologici, come evitare di prendere l’auto per ridurre le emissioni di CO2. Vogliamo ricordare quanto è importante?

    R. – Esatto! Perché molto spesso parliamo di fonti energetiche e stiamo cercando appunto di modificare le nostre fonti di energia anche con fonti rinnovabili. Ci si dimentica che, per esempio, il comportamento virtuoso di ciascuno di noi, anche se forse non riuscirebbe a risolvere tutti i problemi del nostro pianeta, però potrebbe dare un contributo significativo, perché il risparmio energetico, ad esempio, è una delle fonti di energia più importanti a cui noi potremmo attingere: sostanzialmente consumare meno energia! E consumare meno energia significa, ad esempio, tenere le luci spente o motori spenti quando non servono, evitare di prendere un’auto quando si può raggiungere un luogo a piedi o utilizzando mezzi pubblici che chiaramente utilizzano molta meno energia di quanto non ne utilizziamo prendendo un’auto; quindi, atteggiamenti virtuosi di questo genere. Ma è evidente però che noi dobbiamo cambiare anche le politiche. Interessare gli Stati e i governi che dovrebbero, in qualche modo, essere più maturi in questo senso, perché ricordiamo che gli accordi internazionali, molto spesso, vengono sottoscritti da un certo numero di governi, ma non da altri. Anzi, spesso quelli che non firmano sono i più importanti che utilizzano più energia e quindi hanno un impatto ancor più forte sul pianeta.

    D. - Il 70 per cento del pianeta è composto da acqua, ma poco si fa per proteggere i mari...

    R. - I mari sono una risorsa importantissima che tra l’altro conosciamo pochissimo. Soprattutto se poi andiamo a parlare di profondità marine, ci ritroviamo a conoscere meglio la superficie di Marte che non i fondali oceanici. I mari sono una parte importantissima del pianeta e vanno difesi, vanno protetti. In qualche modo, la ricerca fa molto in questo settore. In questo campo noi stiamo facendo molto. Il Cnr, in particolare, ha una serie di progettualità importanti proprio per l’individuazione, anche precoce, di eventuali “oil spill”, le perdite di petrolio, o di immissioni di petrolio in mare che a volte avvengono volontariamente da navi o altri mezzi.

    D. - Salvare la Terra anche dai cambiamenti climatici, che sono in parte una conseguenza di comportamenti sbagliati: parliamo per esempio della deforestazione, ma che hanno comunque un impatto devastante sul pianeta…

    R. - Diciamo che ritorniamo al concetto dell’energia, perché sostanzialmente noi dobbiamo utilizzare energia che abbia un minore impatto, che riduca al minimo le emissioni di gas serra. Quindi abbiamo bisogno di un ciclo economico ed energetico che produca emissioni di carbonio pari a zero. E questo è un concetto principale. Ovviamente le foreste e la fissazione del carbonio da parte degli oceani e della biosfera terrestre - quindi delle foreste principalmente - possono attenuare l’emissione di CO2 e di gas serra, ma non possono risolverlo completamente. Risolvere questi problemi, però, significa comunque diminuire ed evitare la deforestazione che va assolutamente evitata, così come impiantare nuove foreste. Una buona notizia - se vogliamo - è che nei Paesi dell’Europa Occidentale e in particolare in Italia, le foreste sono in espansione: stiamo piantando tante più foreste di quante non se ne taglino.

    D. - Una ricerca effettuata dall’University College di Londra avrebbe scoperto che l’Africa è un continente pieno di acqua, specie paradossalmente nella sua parte più arida, ovvero il deserto del Sahara. E tutto questo “oro blu” sarebbe concentrato nel sottosuolo. A volte si parla di eccessivo sfruttamento di risorse, in questo caso invece le risorse ci sono e forse bisogna imparare a capire come sfruttarle…

    R. - Questo studio conferma delle teorie che già conoscevamo. L’Africa, così come altri Paesi è carico di acque sotterranee, acque profonde, acque fossili, quindi acque molto antiche. L’utilizzazione di queste acque va fatta con estrema cautela, perché sono acque non sempre rinnovabili, cioè sorgenti idriche non rinnovabili così come lo sono le falde che normalmente utilizziamo. Quindi, in questo senso, dobbiamo ragionare con grande cautela. È chiaro che in Africa abbiamo un problema importante che è quello di far bere popolazioni che sono assetate, però, d’altro canto, non possiamo pensare di utilizzare queste acque per esempio per irrigare, per fare agricoltura estensiva o per fare cose importanti perché potremmo creare grossi problemi.

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    Il G20 aumenta le risorse del Fmi. L'economista Moro: meno austerità, più stimoli al mercato

    ◊   La crescita è modesta e resta alto il livello di rischio: è quanto emerso dal G20 a Washington che, nei giorni scorsi, ha deciso un aumento a 430 miliardi delle risorse per il Fondo Monetario Internazionale. Apprezzamento è stato espresso per le misure prese da alcuni Paesi, primo fra tutti l’Italia, ma ancora la crisi è tutt’altro che superata. Per l’Europa resta la preoccupazione per lo spread che ha avuto di nuovo punte di rialzo. Delle linee guida internazionali e delle scelte e prospettive in Europa e negli Stati Uniti, Fausta Speranza ha parlato con l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Cei "Giustizia e Solidarietà":

    R. – In realtà, significa mettere - oppure ‘rimettere’, se qualcuno vuole intenderlo in modo più polemico – il Fondo nelle condizioni di fare il suo mestiere. Il Fondo è nato per effettuare una sorta di monitoraggio e di cura della stabilità monetaria e finanziaria internazionale, con l’idea, da un lato, di controllare e, dall’altro, di intervenire in aiuto dei singoli governi nel momento in cui ci fossero situazioni di difficoltà. Finanziare programmi di lungo periodo è il mestiere della Banca Mondiale, mentre il Fondo finanzia interventi di brevissimo periodo in casi di crisi di liquidità e di difficoltà immediata, come quelli in cui ci troviamo attualmente. Fa prestiti a breve termine – si chiamano prestiti ‘stand by’ – e nel momento in cui li doveva fare a Paesi relativamente piccoli o con economie con un valore inferiore a quelle del Nord, gli bastava un certo capitale. Ma nel momento in cui sono state le economie del Nord ad essere in difficoltà, il Fondo ha avuto bisogno di maggiori risorse. In qualche modo, è un po’ la stessa cosa che si è proposta per l’Unione per creare il fondo di stabilità europeo: è interessante vedere che il Fondo riesce, forse con tempi più rapidi, a creare questa disponibilità rispetto a quelli dell’Europa.

    D. – La crisi è scoppiata negli Stati Uniti e poi è esplosa anche in Europa, perché si è vista la debolezza dell’Europa stessa con i debiti sovrani eccessivi. Semplificando, possiamo dire che gli Stati Uniti hanno immesso liquidità e che l’Europa lo sta facendo ma con molta più lentezza. A questo punto, chi sta meglio e chi sta peggio?

    R. – E’ difficile dire chi sta peggio e chi sta meglio. Diciamo che, se in Europa la crisi ha avuto un impatto più forte sulle finanze pubbliche, probabilmente è dovuto al fatto che abbiamo dei sistemi “automatici” più consistenti di tutela dei cittadini. Nel senso che negli Stati Uniti l’impatto della crisi ha fatto stare peggio le persone, significativamente peggio: chi ha perso la casa ed è rimasto indebitato, perché il valore della sua casa si era talmente ridotto da non riuscire nemmeno a coprire il valore delle ipoteche dei mutui che erano stati sottoscritti, ha vissuto davvero molto male in questi anni, li ha vissuti come un incubo. Nei nostri Paesi europei nessuno si è trovato in una situazione realmente da incubo: ci sono state situazioni estremamente pesanti, ma sono stati messi in piedi dei meccanismi di protezione sociale. A parte, forse, il caso della Grecia che è quello più preoccupante. Questo ha certamente comportato un impatto molto più forte sulle finanze pubbliche. La questione, adesso, è come riuscire ad uscire da questa situazione. In Europa, dove non c’è un’unità e uniformità politica, sino ad ora ha prevalso l’opinione del Paese che, apparentemente, stava meglio, la Germania, che era favorevole più ad una politica di austerità. Vale a dire: facciamo sacrifici e riduciamo la spesa per uscire da questa situazione. Negli Stati Uniti – politicamente più uniformi, perché sono un’unica nazione con un governo solo per tutti i 50 Stati -, il governo ha scelto una via diversa: quella degli stimoli, immettendo liquidità nel mercato ed usando lo Stato in modo “proactive”, come si dice in inglese. In questo modo, ha ottenuto dei benefici maggiori. Attualmente, in Europa sta nascendo e sta diventando sempre più consistente la posizione in favore di chi dice che, forse, bisogna dare un po’ più di stimoli al mercato ed all’economia, perché è questo che si deve sviluppare, piuttosto che continuare il ritornello dell’austerità che, in realtà, rischia di alimentare ulteriormente la crisi. Il vero problema dell’Europa è che manca un’unità politica. Si fa moltissima fatica a trovare posizioni coese - e a questo vanno aggiunti gli egoismi dei vari Paesi che, se posso dirlo, registrano un livello anche abbastanza basso di classe dirigente - e, in ultimo, alcuni passaggi elettorali che, evidentemente, rendono più difficile trovare posizioni politiche anche un po’ coraggiose. Mi riferisco soprattutto alla situazione francese: tutti stiamo cercando di capire cosa succederà in Francia.

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    Telefono Azzurro da 25 anni a difesa dei bambini

    ◊   Telefono Azzurro compie 25 anni. L'associazione è presente, in questo week end, in 2300 piazze italiane, con 10 mila volontari, ad illustrare i progetti e le attività che ogni giorno promuove. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Dal 1987, Telefono Azzurro è in campo a difesa dei bambini. Ogni giorno risponde a circa 800 chiamate di minori: in tre anni, tra il 2008 e i primi mesi del 2011, attraverso l'1.96.96 l'associazione ha preso in carico e gestito oltre 9.400 casi. Di questi, quasi 3600, pari al 39%, riguardavano abuso e violenza. Dal 2003 è attiva anche la linea d'emergenza infanzia 114 per denunciare qualsiasi situazione. Può essere il caso dello sfruttamento di un minore, oppure di un rapimento. Un lavoro capillare, con l’attenzione rivolta soprattutto alle famiglie, dice il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo:

    “La famiglia rappresenta una componente fondamentale che va supportata ed aiutata, non tanto nell’aumentare le denunce rivolte agli adulti che, in situazioni estreme, compiono degli atti di violenza sui bambini, quanto nell’aiutare un adulto che accompagna un bambino, dando al bambino stesso la possibilità di avere fiducia nel mondo degli adulti per poter chiedere aiuto. Questa, per me, é la cosa più importante da assicurare: il bambino sa che, 24 ore su 24, c’é qualcuno che pensa per lui nella comunità degli adulti″.

    Un occhio particolare al bullismo, col progetto rivolto alle scuole ''Bulli di Cartone'', rivolto sia alla vittima sia a chi perseguita. Ma la tecnologia impone di guadare alle nuove frontiere. Il 10% dei ragazzi dice di aver ricevuto un sms o un video a sfondo sessuale sul proprio cellulare.

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    L’impegno della casa famiglia “Chiara e Francesco” per i bambini vittime di abusi

    ◊   “In piazza per amore dei bambini contro la pedofilia”: è l’iniziativa promossa in questi giorni a Torvaianica, sul Litorale Romano, dalla casa famiglia “Chiara e Francesco”. Una struttura che accoglie bambini vittime di abusi in famiglia. Per una testimonianza su questa straordinaria esperienza di amore per i più piccoli, Alessandro Gisotti ha intervistato il responsabile di “Chiara e Francesco”, Alessandro Orsini:

    R. – “Chiara e Francesco” nasce nel 2003, a Torvaianica, ed è voluta da un gruppo di giovani della parrocchia di Torvaianica, Beata Regina Immacolata, già impegnati nel mondo parrocchiale giovanile. Trovandosi di fronte ad una realtà, che è quella di bambini abusati, di bambini maltrattati che hanno bisogno di una struttura che li possa accogliere, che li possa tutelare e far crescere, questi ragazzi della parrocchia si mettono in testa di fondare l’associazione “Chiara e Francesco”.

    D. – Ovviamente una struttura di questo tipo è molto complessa, richiede oltre ad un grande amore, dedizione e anche tante professionalità…

    R. – L’amore è alla base di tutto. La struttura, l’associazione nasce per volontà di amore. San Paolo diceva: “Senza amore è tutto vano”. C’è bisogno, però, di tanta professionalità, perché gli impegni sono tanti e le difficoltà ancora di più. Abbiamo uno psicoterapeuta e un assistente sociale. C’è anche molto volontariato, ma non è rivolto direttamente ai bambini, ma sulle strutture. Il volontariato è una cosa importantissima per noi. Questi bambini, quando tornano a casa, trovano che è stato tutto pulito, che i loro panni sono stati sistemati, sono nell’armadio, lavati e stirati, e che il pranzo è pronto, proprio grazie ai volontari. Una cosa che molte volte si dà per scontata nella propria casa, perché ci sono papà o mamma che la fanno, loro non ce l’hanno - questa bellezza, quest’amore gratuito - e invece lo riscoprono nella nostra casa famiglia.

    D. – Sono ormai quasi dieci anni che è nata “Chiara e Francesco”, quali frutti avete raccolto?

    R. – Tanti! Tante gioie, tanti dolori. Noi cerchiamo di andare avanti. Ogni giorno, chi rimane qui in struttura, ricomincia da capo, perché quando arriva un nuovo bambino si ricomincia da capo. L’esperienza fatta con altri bambini, i passi in avanti, contano poco, perché ti devi rimodellare a seconda delle esigenze di questo bambino o di questa bambina. Quindi, quasi ogni giorno si ricomincia da capo. La bellezza che ci portiamo dietro sta nel vedere i bambini che ormai sono diventati dei ragazzi, dei giovanotti, che tornano a trovarti, che si trovano in famiglia, che sono andati in adozione; hai loro notizie sotto Natale, ti telefonano, ti vengono a trovare durante le feste. Questo dà grande gioia: vedere che hai potuto aiutare questi ragazzi a trovare una serenità, a trovare una nuova famiglia. Poi, le tantissime persone che ci hanno aiutato a stare in piedi in questi anni. Questa è la ricchezza che mi porto con me di questi anni.

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    Nuovo ospedale pediatrico a Betlemme intitolato a Benedetto XVI

    ◊   Un ospedale pediatrico-chirurgico a Betlemme intitolato a Benedetto XVI. Questa l’iniziativa, presentata nei giorni scorsi al Papa, dal Patriarcato di Gerusalemme e dalla Fondazione Giovanni Paolo II, grazie anche all’apporto della Cei e della Regione Toscana. Il nosocomio, che vuole essere un dono al Pontefice in occasione delle recenti ricorrenze del compleanno e dell’anniversario del Pontificato, sarà operativo dal 2014 e costituisce un segno tangibile della vicinanza alle comunità e ai bambini di Terra Santa. Sui motivi dell’iniziativa, Giancarlo La Vella ha intervistato il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole:

    R. – Siamo una Fondazione, che dal 1997 opera in Terra Santa e che ha poi allargato il suo orizzonte a tutto il Medio Oriente. La nostra esperienza parte dai pellegrinaggi in Terra Santa: andando lì abbiamo riflettuto non soltanto sulla presenza del Signore Gesù, che è la cosa fondamentale, ma abbiamo visto anche i cristiani di Terra Santa e la gente che oggi vive lì con fatica e sofferenza. Sostando a Betlemme, abbiamo incontrato Gesù Bambino, ma abbiamo visto anche i bambini di oggi e abbiamo notato la carenza di un ospedale pediatrico chirurgico. A Betlemme c’è già un ospedale pediatrico – il Baby Hospital – ma manca un polo pediatrico chirurgico: abbiamo quindi pensato che fosse necessario realizzare una struttura del genere, indispensabile per la vita di tutti i bambini e specialmente dei bambini più poveri.

    D. – L’ospedale sarà intitolato a Benedetto XVI: un modo, questo, per segnalare l’attenzione continua del Papa verso questa regione…

    R. – Sì, proprio questo è il motivo. Lo abbiamo visto nel pellegrinaggio del Papa fatto in Terra Santa e nei suoi numerosi interventi. Per noi è stato importante presentare il progetto definitivo, che entro sei mesi dovrà entrare in esecuzione con l’inizio dei lavori, proprio al Santo Padre tra le due date del compleanno e del settimo anniversario del Pontificato di Benedetto XVI.

    D. – Sono coinvolte nella realizzazione di questo progetto realtà religiose, ma anche laiche, come la Regione Toscana: un modo per vedere come, attraverso una fattiva unità di intenti, si possa realizzare qualcosa di positivo…

    R. – Sì, l’Ospedale pediatrico chirurgico avrà circa 40 posti letto e per realizzare questa opera, oltre all’apporto necessario del Patriarcato, c’è il contributo della Fondazione, che ha attinto i fondi dell’8x1000 dalla Conferenza episcopale italiana, sia dalla Regione Toscana, ma anche da altre realtà, da altre Fondazioni, da enti religiosi e civili, ma anche da un gran numero di persone, che, attraverso donazioni, danno il loro contributo, affinché si possa realizzare questa opera. Bisogna collaborare ora per la costruzione, poi bisognerà collaborare affinché l’ospedale sia giustamente di alto livello: a questo contribuisce anche l’ospedale Mayer di Firenze per la formazione del personale e per dare anche i sussidi e le attrezzature necessarie. Dobbiamo essere anche attenti a non costruire cattedrali nel deserto: dobbiamo quindi progettare in modo tale che l’opera possa essere costruita bene, ma che poi possa anche funzionare! E’ chiaro che queste opere vengono affidate poi alle Chiese locali, ma con discrezione dobbiamo anche fare in modo che ci sia anche il nostro sostegno, affinché l’opera possa andare avanti: anche dopo l’ospedale avrà bisogno di trovare fondi per poter andare bene avanti e per poter avere anche un sostegno di ordine morale, perché l’opera possa adempiere alle sue finalità.

    D. – In che modo i cattolici guardano alla Terra Santa: un luogo così lontano, ma allo stesso tempo così vicino a noi?

    R. – Abbiamo ripreso un testo biblico e lo abbiamo fatto diventare il nostro slogan: “Là tutti siamo nati”. La nostra fede viene dalla Terra Santa, ma anche la nostra civiltà viene dalla Terra Santa e quindi ci sentiamo estremamente vicini ad essa. Questo avviene mediante il nostro affetto, ma anche mediante il nostro impegno concreto. Abbiamo coniato due avverbi: dobbiamo essere vicini alla Terra Santa “affettivamente” ed “effettivamente”. Questo vuol dire che il pellegrinaggio rappresenta un momento molto importante, perché, andando in Terra Santa, incontriamo la gente di quella regione e in modo particolare i cristiani, e poi perché permette di attuare quelle opere che sono necessarie affinché la comunità cristiana possa continuare ancora a vivere in Terra Santa, ma sempre con un’apertura grande anche al mondo arabo. Al riguardo faccio un esempio: l’Istituto realizzato da Paolo VI per i sordomuti ospita 140 bambini, di cui 139 sono musulmani. Riteniamo che questo sia un fatto di grande rilievo e di grande valore sotto l’aspetto umano e di dialogo.

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    Intervista al prof. Ricordi: curare il diabete attraverso un trapianto cellulare

    ◊   “Nella ricerca medica abbiamo raggiunto un sistema di regolamentazioni talmente complesse, che viviamo una situazione dove la forma migliore per evitare il rischio è non fare niente". Questa la denuncia del prof. Camillo Ricordi, uno degli scienziati italiani più famosi al mondo, che ha creato un movimento d’opinione, la “Cure Alliance”, che si batte per lo sviluppo di nuove cure per tutte le patologie, rimuovendo le barriere ormai insormontabili imposte da enti regolatori e di controllo. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Quella di Camillo Ricordi è una storia particolare: il rampollo della famiglia di editori musicali più famosa al mondo ha deciso di dedicare la sua vita non alla musica, ma alla medicina. Ed è divenuto famoso in tutto il mondo per aver messo a punto un metodo rivoluzionario per curare il diabete: un particolare trapianto cellulare, quello di isole pancreatiche, che permette al fegato di comportarsi come un pancreas producendo dunque insulina. Una tecnica che, dopo sette anni di lavoro, è nell’ultima fase di sperimentazione e sta portando a risultati straordinari. Il prof. Camillo Ricordi:

    “A differenza dei farmaci, dove bisogna provare dei benefici magari con centinaia o migliaia di pazienti nel corso degli anni, nel trapianto di isole il beneficio è immediato e facilmente riconoscibile, perché si può misurare immediatamente la produzione di insulina da parte delle cellule trapiantate e quindi è più facile arrivare ad una decisione da parte degli elementi regolatori, anche in base a poche dozzine di pazienti”.

    Ed il problema sta proprio lì: nelle barriere insormontabili create dagli enti regolatori e di controllo, che bloccano lo sviluppo di nuove cure. Di qui, l’idea di creare un movimento di opinione pubblica, la “Cure alliance”: l’alleanza per la cura:

    “Lo slogan della cure alliance è proprio quello in un certo senso forte, provocatorio ma che dice: ‘Entro il 2020 a te o ad una persona a te cara, che ami, verrà diagnosticata una malattia oggi incurabile’. E l’unica probabilità di sopravvivenza dipenderà da quello che succederà da oggi ad allora, nel senso che dobbiamo lavorare oggi perché i nostri cari, i nostri figli, magari anche noi stessi possiamo essere aiutati dallo sviluppo di cure che senza un impegno collettivo a cambiare il sistema non verranno raggiunte”.

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    La Città ideale rinascimentale in mostra ad Urbino

    ◊   La Città ideale. Un’utopia, un’opera d’arte, ma soprattutto un emblema della filosofia e della cultura fiorite ad Urbino nella seconda metà del Quattrocento attorno alla corte del duca di Montefeltro. Ad essa è dedicata la mostra allestita nel Palazzo Ducale della città marchigiana fino al prossimo 8 luglio. 50 le opere tra dipinti, sculture, disegni e codici miniati. Tra i nomi spiccano Piero della Francesca, Luca Signorelli, Mantegna, Perugino, Bramante e Raffaello. Al microfono di Paolo Ondarza la curatrice, Lorenza Mochi Onori:

    R. – La città di Urbino si rispecchia in questo dipinto famosissimo, un manifesto della cultura di Federico da Montefeltro, che era un personaggio assai particolare, molto versato per le scienze e la matematica, che raccolse attorno a sé il meglio della cultura del momento, essendo anche amico di Leon Battista Alberti. C’è un momento quasi magico di rapporto fra l’architetto ed il signore, che, insieme, vogliono riflettere, nella città, l’armonia fra il potere e la realtà civile, con un ritorno dell’uomo al centro del mondo.

    D. – Tra le opere esposte – prima fra tutte ‘La città ideale’ – emerge questo senso di fiducia nell’uomo, del suo essere misura del cosmo…

    R. – Sì. La famosa ‘Divina proporzione’ di Luca Pacioli, che nasce dalla “realtà misurata” e che è uno specchio della Volontà e della Creazione divina. L’uomo-artefice si riallaccia a questo concetto e si ispira alla volontà divina nel creare: in questo modo egli diviene nella concezione rinascimentale il centro dell’universo. Egli crea, è artefice, ad immagine e somiglianza di Dio. Questa cultura di armonia, di divina proporzione è quella di Raffaello: lui nasce proprio da qui, quello urbinate è il suo contesto, la sua matrice, che si esprime nelle "Stanze vaticane" in maniera chiarissima.

    D. – L’utopia della Città ideale, ad Urbino, divenne realtà…

    R. – Sì. ‘La città in forma di palazzo’, come la definirà Baldassarre Castiglione: il palazzo di Federico si apre, abbraccia la città con le due ali che indicano proprio un rapporto di pace e di armonia con la città. Sono concetti che, naturalmente, si possono rispecchiare in moltissimi altri momenti della cultura italiana: penso soprattutto alla Firenze di Lorenzo il Magnifico, amico di Federico. Anche lui godeva dell’appoggio del popolo.

    D. – Che cosa dice, al nostro tempo, quest’ideale di armonia professato nel Rinascimento italiano?

    R. – Questa ricerca di armonia non è fine a se stessa: è anche un discorso politico. E’ un equilibrio fra il potere e la società stessa. Certo, si tratta di un momento storico “magico” che non si ripeterà, ma penso che credere nella possibilità dell’armonia tra potere e società sarebbe certamente un aspetto da recuperare.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Bahrain: un morto nelle proteste antigovernative, che non fermano il Gp di Formula 1

    ◊   Attenzione puntata sul Bahrain dove si svolge il Gran Premio di Formula 1 nonostante le violente proteste antigovernative da parte dell’opposizione sciita. Stamattina il re al Khalifa ha ringraziato il mondo sportivo promettendo aperture democratiche nel Paese: porte aperte al dialogo con l’opposizione sulle riforme e gratitudine al mondo della Formula 1 che ha deciso di disputare ugualmente la gara. Questa la posizione espressa stamattina dal sovrano del Bahrain che in questo modo ha difeso l’investimento da 40 milioni di dollari affrontato per mettere in piedi l’appuntamento sportivo e dimostrare a tutti che la vita nel regno è tornata alla normalità. Eppure nelle ultime 24 ore gli scontri – che secondo il primo bilancio hanno provocato almeno un morto, numerosi feriti e arresti – hanno interessato alcuni villaggi e la capitale Manama, arrivando fino alle porte del circuito di Sakhir. Nonostante il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine, giovani a volto coperto hanno dato alle fiamme cassonetti lanciando pietre contro la polizia che ha risposto con gas lacrimogeni e bombe assordanti. I manifestanti - espressione della maggioranza sciita - hanno indetto tre giornate di protesta con l’obiettivo di sfruttare l’attenzione mediatica per ricordare al mondo che nel Paese da oltre un anno è iniziata una rivolta popolare duramente repressa. I regnanti sunniti, assieme agli alleati sauditi, denunciano un presunto complotto sciita guidato dal vicino Iran. (A cura di Eugenio Bonanata)

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    Ecuador: Anno della Fede e difesa del Creato al centro della plenaria dei vescovi

    ◊   La celebrazione dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e la salvaguardia del Creato. Sono stati questi i due temi che hanno caratterizzato l’assemblea primaverile dei vescovi dell’Ecuador conclusasi il 20 aprile a Quito. Seguendo le indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’assemblea ha dedicato una giornata di studio al tema della fede, della testimonianza personale e della sua trasmissione alle nuove generazioni. In particolare, i presuli hanno riflettuto sulla Lettera Apostolica “Porta Fidei” con la quale Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede a partire dal prossimo 12 ottobre in occasione del 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II e del 20.mo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa. Essi hanno quindi deciso di varare un programma pastorale perché la Chiesa in Ecuador possa vivere al meglio questo anno di grazia e in continuità con la Missione continentale lanciata dalla Conferenza di Aparecida nel 2007. Nel comunicato conclusivo, i vescovi affermano di essere consapevoli che, in un mondo in profonda trasformazione in cui Dio viene emarginato, è necessario un rinnovamento autentico dell’esperienza cristiana nella vita di ciascuno. In questo senso, per l’Episcopato ecuadoregno l’Anno della Fede è un’occasione “per esprimere senza timori le nostre convinzioni, per mostrare la nostra fede ed essere in grado di trasformare la nostra vita partendo con il messaggio salvifico di Gesù”. Un impegno che interpella tutti: religiosi, sacerdoti, giovani, professionisti e genitori. "In comunione con il Santo Padre - si legge ancora nel comunicato dei vescovi - la Chiesa in Ecuador desidera rispondere, a partire dalla sua realtà, alle sfide che pone la società odierna affinché l'Anno della Fede sia per la nostra nazione un anno di grazia che permetta ad ogni credente di riscoprire il cammino della fede con la testimonianza cristiana e con la concretezza della Parola del Signore e, quindi, promuovendo azioni a favore della pace, della giustizia e della solidarietà in ogni ambito". Un altro importante tema affrontato dalla sessione è stato l’ambiente. All’argomento è dedicato il documento pastorale “Prendiamoci cura del nostro pianeta” in cui, partendo da una prospettiva cristiana, i vescovi propongono alcuni orientamenti, ad esempio, sul delicato e complesso tema dello sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere, oggetto di una vivace controversia nel Paese. Nel documento i presuli ricordano che la "grande sfida per i governi e per le imprese minerarie e petrolifere" consiste nel "condurre queste attività in modo che non abbiano un impatto negativo sulla vita umana e sulla natura". "Non si tratta – affermano – di dire un sì o un no acritico alle miniere e allo sfruttamento delle risorse petrolifere, ma di informarsi in modo ampio e dettagliato sui suoi costi e benefici per potere prendere decisioni intelligenti, tempestive e coraggiose, tenendo presente che la vita e la salute umana e l'equilibrio dell'ambiente sono più importanti di tutti i metalli". I vescovi ecuadoregni ribadiscono quindi l’impegno della Chiesa a sostenere le "sorelle e i fratelli che sono colpiti nella loro vita e nella loro dignità dai problemi sociali e dai pericoli delle attività petrolifere e minerarie" anche "attraverso la formazione di una coscienza ecologica". (L.Z.)

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    Pace e giustizia in primo piano alla plenaria dei vescovi del Camerun

    ◊   “Non possiamo pretendere di lavorare per la riconciliazione, la giustizia e la pace se non conosciamo la Parola di Dio. Perché è questa parola che ci riconcilia con Dio, con noi stessi e gli uni verso gli altri”: è quanto ha detto il nunzio apostolico Piero Pioppo all’apertura della 37.ma assemblea plenaria dei vescovi del Camerun. Riuniti da mercoledì al Centro Giovanni XXIII di Mvolyé, a Yaoundé, riferiscono alcuni portali web locali, i presuli hanno discusso in questi giorni di riconciliazione, giustizia e pace alla luce dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI, Africae Munus. Il nunzio apostolico ha ricordato ai vescovi che ad interpellarli e a richiedere attenzione sono anche “il mondo del lavoro toccato dalla crisi economica e la disoccupazione, che fanno perdere la speranza agli uomini”, e ancora “la povertà, l’emarginazione, le violenze e la criminalità” e “l’insegnamento cattolico universitario che deve allargarsi senza disperdersi”. Mons. Joseph Atanga, presidente della Conferenza episcopale nazionale del Camerun ha detto che nel corso della plenaria si discuterà pure del nuovo codice elettorale per la cui elaborazione la Chiesa ha offerto dei contributi proponendo tra l’altro la semplificazione delle procedure, candidature indipendenti e il voto della diaspora. “La Chiesa è in parte soddisfatta di questo nuovo codice elettorale – ha affermato mons. Sebastian Mongo-Behon, segretario generale della conferenza episcopale – il popolo camerunense ha bisogno di riconciliarsi con se stesso. Dobbiamo metterci in discussione ed integrare la nozione di bene comune che deve essere a disposizione di tutti”. Quanto alla realtà attuale del Camerun, i presuli rilevano tra le altre problematiche che è il sistema giudiziario a soffrire di diversi mali, come i processi pendenti, i giudizi arbitrari e la corruzione. (T.C.)

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    I frati di Assisi e i Lions Club uniti per i bambini della Bielorussia

    ◊   Al via ‘Sorella Solidarietà’. Grazie alla collaborazione tra i frati di Assisi e i Lions Club prende il via il progetto benefico che prevede la costruzione di un centro sportivo e ricreativo per bambini nella chiesa di San Michele a Ivianiec, in Bielorussia. La chiesa, che in epoca sovietica fu trasformata in una fabbrica di trattori, è stata restituita ai fedeli nel 1993 e da allora i frati minori conventuali si occupano della sua ristrutturazione e della rinascita spirituale degli abitanti. Il centro ricreativo e culturale della struttura, secondo il progetto, darà la possibilità ai giovani di vivere il loro tempo, di ricevere un pasto caldo e di essere seguiti nello studio da un gruppo di insegnanti. Previsti anche spazi Internet e una ludoteca attrezzata. L'appuntamento ''Lions Day for...2012'', oggi nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, è l'occasione per reperire i fondi necessari ad aiutare la comunità francescana in Bielorussia. (G.A.)

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    Vietnam: l’evangelizzazione si diffonde anche con la musica

    ◊   Musica, canti religiosi e cori tradizionali sono un valido strumento di preghiera, evangelizzazione e attrazione per i giovani vietnamiti, in una società interessata sempre più al denaro. E' quanto emerge dal 30.mo Incontro sulla musica sacra organizzato nei giorni scorsi a Ho Chi Minh City dalla Conferenza episcopale vietnamita. Come riporta l’agenzia Asianews, alla kermesse alcune suore della diocesi di Nha Trang, nel centro del Paese, hanno testimoniato che "molti giovani parrocchiani sono entusiasti di potersi esprimere attraverso il canto. I ragazzi si appassionano e vanno ad insegnare le canzoni nelle parrocchie vicine, sfidando pericoli e l'inclemente morfologia del territorio". Spesso, infatti, per andare da un villaggio all'altro si impiegano giorni. "Attraverso la musica - continuano - hanno attirato molte persone verso il cristianesimo. A Pasqua abbiamo battezzato migliaia di adolescenti". Tra gli ospiti dell'incontro, anche padre Kim Long, uno dei più famosi compositori di musica sacra cristiana del Vietnam. Dopo l'ordinazione a sacerdotale del 1968, padre Kim ha sempre scritto canzoni e inni mescolando la tradizione della Chiesa cattolica con la cultura vietnamita, anche durante i difficili anni della dittatura comunista. Oggi in molte chiese del Vietnam, soprattutto quelle vittime di persecuzione da parte del regime, i fedeli cantano l'inno "Kinh Hoa Binh", la preghiera per la pace. Composta nel 1960, la canzone è basata su una preghiera di San Francesco di Assisi ed è famosa anche fra i non cattolici. "Per comporre un bell'inno - ha spiegato padre Kim - bisogna pregare due volte. La prima serve per chiedere a Dio l'ispirazione per scrivere. La seconda è rivolta ai parrocchiani che hanno bisogno di pregare per poter cantare bene". (G.A.)

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    Dottrina sociale della Chiesa: corso di formazione del progetto Policoro

    ◊   In corso, a Roma, il 25.mo corso di formazione nazionale del progetto Policoro, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’evento, che si è aperto ieri, prevede quattro giornate di lavoro e si rivolge ai rettori diocesani e agli animatori di comunità delle 100 diocesi coinvolte in questa esperienza. Dopo la giornata introduttiva di ieri – riporta il quotidiano "Avvenire" - la proposta formativa si baserà su approfondimenti sulla Dottrina sociale della Chiesa in merito alla vita economica, alla comunità politica e alla promozione della pace. Inoltre, verranno presentate riflessioni sul valore ecclesiale e le dinamiche pastorali del progetto e saranno realizzati laboratori su accoglienza e incontro dei giovani, i centri servizi diocesani, lo sviluppo locale e il microcredito. Inoltre verrà presentato e donato alle diocesi l’ "ABC x l’ABC", uno strumento utile per l’attività quotidiane dell’équipe diocesana composta dai direttori delle tre pastorali (sociale, giovanile e Caritas), dall’animatore di comunità, dai rappresentanti delle associazioni coinvolte, dagli esperti e dagli animatori senior. Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, presiede oggi la cerimonia eucaristica per i partecipanti. Domani interviene mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Azione Cattolica e martedì a Don Rocco Pennacchio, economo della Cei. Mercoledì i partecipanti all’evento si recheranno in Piazza San Pietro per l’udienza generale del Papa. (E. B.)

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    Il cardinale Bagnasco: la Chiesa è vicina ai giovani che cercano lavoro

    ◊   “Le problematiche del mondo del lavoro sono affrontate con molta competenza dentro ad una visione d’insieme”. Così, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, a margine della Convocazione Diocesana degli adolescenti, in corso alla Fiera del Mare, nel capoluogo ligure, dove sono giunti circa 2 mila ragazzi tra i 12 e i 16 anni. I giovani – ha affermato - “sono speranza per la Chiesa e la società intera” e devono sapere che non sono soli perché “la Chiesa, le comunità cristiane, i sacerdoti, le loro famiglie, in genere la società civile più sana e consapevole, vogliono stare accanto a questi ragazzi con rispetto, discrezione ma anche con tutto il patrimonio di intelligenza, bontà, cultura di cui hanno bisogno e che cercano”. Interpellato sullo sciopero proclamato per domani dai lavoratori del porto, il porporato ha ribadito che “il mondo del lavoro sa che la Chiesa segue queste vicende, che toccano la vita dei lavoratori e quella delle loro famiglie”. Commentando poi la 'Carta educativa' – un vademecum di buon comportamento, composto da dieci impegni di vita quotidiana, elaborato dagli stessi ragazzi assieme a genitori e catechisti - il cardinale Bagnasco ha aggiunto: “Sono rimasto proprio sorpreso per la profondità e la concretezza del risultato. Sono dieci frasi come dieci comandamenti di una bellezza, di una verità e sostanza che rivelano chi sono gli adolescenti”. (E.B.)

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    Messaggio del cardinale Scola per la Giornata dell’Università Cattolica

    ◊   L’opera educativa è testimonianza di vita e incontro di libertà. Così il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo, nel suo messaggio agli studenti in occasione dell’88.ma Giornata dell’Università Cattolica che si celebra oggi. Per il porporato è necessaria una formazione culturale robusta: “Una formazione – si legge nel testo diffuso dall'agenzia Sir - fatta di accurata competenza e in cui il soggetto è spinto ad andare al fondo della propria esperienza di fede, a diventare consapevole dei suoi contenuti e delle sue ragioni, a vagliare tutto secondo lo Spirito, sul sentiero che conduce alla verità tutta intera”. Insomma - prosegue - “un’educazione a tutto tondo, un’introduzione dell’uomo alla realtà totale capace di cogliere il reale nella sua multiforme complessità, nella sua inesauribile novità”. Il cardinale Scola spiega inoltre che “la fede cristiana esige di incarnarsi nella vita. Questo radicarsi della Chiesa nel tempo e nello spazio riflette, in ultima analisi, il movimento stesso dell'Incarnazione: ‘L'uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all'esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione”. (E. B)

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    Comunità indigene in Ecuador: missione della Corte interamericana dei diritti umani

    ◊   Una rappresentanza della Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) è da ieri in Ecuador per una visita alla comunità indigena amazzonica Sarayaku, 200 km a sud est di Quito. Obiettivo della missione, riporta l’agenzia Misna, è raccogliere ulteriori informazioni prima di emettere una sentenza nel processo intentato dai nativi contro lo Stato per danni inflitti ai loro territori. Intervistato dalla stampa locale, il presidente della comunità Sarayaku, José Gualinga, ha definito “storica” la visita della Cidh: “Non vogliamo che si ripetano violazioni dei diritti dei popoli autoctoni, dei diritti umani e dei diritti della natura. Pretendiamo - ha aggiunto - una giustizia vera”. Il processo è cominciato nel 2003 quando i Sarayaku denunciarono le autorità dell’Ecuador per aver concesso i loro territori in Amazzonia alla compagnia petrolifera argentina ‘Compañía General de Combustibles’. Nel 2011 la società si è ritirata dal Paese sostenendo di non riuscire ad operare a causa della dura reazione dei nativi. Ma, secondo i Sarayaku, nei loro territori sono stati abbandonati fino a 1400 kg di materiali esplosivi che hanno gravemente messo in pericolo la popolazione: circostanza, questa, comprovata dalla Cidh che nel 2004 ha già raccomandato misure a tutela dei nativi. (G.A.)

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    Chiesa indiana in lutto per la morte del teologo Arokiasamy Soosai

    ◊   Lutto nella Chiesa indiana: è morto venerdì a New Delhi, all’età di 75 anni, per insufficienza cardio-respiratoria il teologo gesuita indiano Arokiasamy Soosai, consultore e membro della Commissione per la dottrina della fede della Conferenza episcopale indiana (Cbci). Nato nel 1937 e ordinato sacerdote nel 1971, padre Soosai aveva conseguito il Dottorato in Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e aveva lavorato nell’Ufficio per gli Affari Teologici della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). “Con la morte di padre Soosai – ha dichiarato il portavoce dei vescovi indiani padre Baby Joseph citato dall’agenzia Ucan – la Chiesa ha perso un teologo straordinario e una persona meravigliosa”. (L.Z.)

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    L’Opam celebra 40 anni di alfabetizzazione nel mondo

    ◊   In occasione del 40.mo anniversario di fondazione, l’Opam (Opera di Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo) presieduta da mons. Aldo Martini, ha organizzato un Convegno internazionale che si terrà a Roma il 18 e il 19 maggio prossimi. Il Convegno ha per titolo: "Umanesimo della fragilità: lezioni dal Sud del mondo". Rappresentanti della cultura, delle istituzioni e degli operatori impegnati in attività di supporto porteranno il loro contributo su ciò che il Sud può insegnare al Nord e su ciò che coloro che sono costantemente in contatto con persone provenienti da Paesi in via di sviluppo hanno già appreso. L'evento inoltre si propone di esplorare una diversa prospettiva in cui l'aiuto è visto all'interno di una paritetica reciprocità fra Paesi occidentali e Paesi in via di sviluppo. Un obiettivo particolare del convegno è quello di contribuire alla formazione di insegnanti e giovani capaci di gestire la complessità derivante dalla interazione di culture. Per questo motivo l'evento è stato organizzato in collaborazione con la Facoltà di scienze dell'Educazione dell'Università degli studi di Roma Tre e con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma che è anche la sede della manifestazione. Intervengono, tra gli altri, mons. Ambongo Fridolin Besungo vescovo di Bokungu-Ikela e presidente di “Giustizia e Pace” dell’episcopato della Repubblica Democratica del Congo e il prof. Giovanni Puglisi, presidente della Commissione italiana dell’Unesco. Durante il Convegno saranno esposti pannelli riguardanti le attività svolte dall’Opam (www.opam.it) nei suoi 40 anni di attività. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 113

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.