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Sommario del 21/04/2012
Benedetto XVI alla “Papal Foundation”: la Chiesa sia libera di proclamare il Vangelo
◊ Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in Vaticano i membri della “Papal Foundation”, associazione caritativa statunitense fondata nel 1988. Il Papa ha ringraziato il sodalizio per il sostegno alle opere di carità della Chiesa e agli sforzi di evangelizzazione. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington e presidente della Fondazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Benedetto XVI ha innanzitutto espresso gratitudine alla “Papal Foundation” per il supporto al Successore di Pietro e per il servizio alla Chiesa:
“Through the work of the Papal Foundation…”
“Attraverso il lavoro della ‘Papal Foundation’ – ha affermato – aiutate a far avanzare la missione di evangelizzazione della Chiesa, a promuovere l’educazione e lo sviluppo integrale dei nostri fratelli nei Paesi più poveri”. Ancora, ha detto, sostenete gli sforzi missionari di tante diocesi e congregazioni religiose nel mondo:
“In these days I ask your continued prayers…”
“In questi giorni – ha soggiunto – chiedo che continuate le vostre preghiere per i bisogni della Chiesa universale” in particolare “per la libertà dei cristiani di proclamare il Vangelo” e affinché illumini con la sua luce “le urgenti questioni morali del nostro tempo”. Il Papa ha poi ricordato che, nei prossimi mesi, canonizzerà due nuove Sante del Nord America, la Beata Kateri Tekakwitha e la Beata Madre Marianne Cope. Si tratta, ha rilevato, di due “grandi esempi di santità ed eroica carità” e ci ricordano “lo storico ruolo avuto dalle donne nella costruzione delle Chiesa in America”.
Concerto dell'orchestra di Lipsia per gli 85 anni del Papa: arte come lode a Dio
◊ Un grande inno di lode, che ha fatto elevare al Papa il suo ringraziamento al Signore per gli anni di vita e di ministero: questo, nelle parole di Benedetto XVI, è stata l’esecuzione di ieri sera, in una gremita Aula Paolo VI, della Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore di Felix Mendelssohn. Il programma scelto dal Maestro Riccardo Chailly per festeggiare gli 85 anni del Papa, ha visto protagonisti l'orchestra e il coro del Gewandhaus di Lipsia, tra le formazioni più antiche del mondo, e l’Mdr Rundfunkchor. Presente al concerto a fianco del Papa suo fratello, mons. Georg Ratzinger, e le autorità della Sassonia e della città di Lipsia. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“Vorrei vedere tutte le arti, in particolare la musica, al servizio di Colui che le ha date e create”. E’ il motto emblematico che Mendelssohn scrisse sulla partitura della seconda Sinfonia “Lobgesang”, appunto “Canto di lode”. Opera della maturità da lui diretta per la prima volta nel 1840, a Lipsia, nel quarto centenario dell’invenzione della stampa. Il Papa, al termine del concerto, in un intervento in italiano e in tedesco, ripercorre la storia di quest’opera per sottolineare la natura di tutta la produzione dell’autore tedesco:
“L’arte come lode a Dio, Bellezza suprema, sta alla base del modo di comporre di Mendelssohn e questo non solo per quanto riguarda la musica liturgica o sacra, ma l’intera sua produzione. Come riferisce Julius Schubring, per lui la musica sacra come tale non stava un gradino più in alto dell’altra; ognuna alla sua maniera doveva servire ad onorare Dio”.
Ma una fede che il Papa definisce solida, convinta, nutrita, segnò in modo profondo anche tutta la vita di Mendelssohn:
“Il mondo etico-religioso del nostro autore non era staccato dalla sua concezione dell’arte, anzi ne era parte integrante: «Kunst und Leben sind nicht zweierlei»: arte e vita non sono due cose distinte, ma un tutt’uno, scriveva. Una profonda unità di vita che trova l’elemento unificante nella fede, che caratterizzò tutta l’esistenza di Mendelssohn e ne guidò le scelte”.
La preghiera e il grazie a Dio per ogni bene, non sono mai mancati nella vita di Mendelssohn come mostra il suo carteggio, citato dal Papa. Così nella Sinfonia il messaggio profondamente religioso che emana, preparato dai tre movimenti sinfonici e pienamente espresso dalle sezioni corali finali, è quello della speranza:
“E’ difficile per me richiamare qualcuno degli intensi momenti che abbiamo vissuto questa sera; vorrei solo ricordare il meraviglioso duetto tra i soprani e il coro sulle parole «Ich harrete des Herrn, und er neigte sich zu mir und hörte mein Fleh’n», tratto dal Salmo 40: «Ho sperato nel Signore e Lui si è chinato su di me e ha dato ascolto al mio grido»; è il canto di chi pone in Dio tutta la sua speranza e sa con certezza di non rimanere deluso”.
Fede salda, dunque, in un Dio che riscatta dalla miseria, che salva dallo smarrimento, che consola dall’afflizione, come si ascolta nei recitativi e nelle arie di Tenore e Soprano, mentre il Coro ripete il suo leitmotiv: “Tutto ciò che ha respiro, lodi il Signore”. L’ultimo pensiero del Papa è ancora, al termine del concerto, un grazie agli esecutori e alle autorità presenti dalla Sassonia e dalla città di Lipsia, che hanno reso possibile questo” dono prezioso”, come lo definisce. Quindi l’invito finale a riflettere:
“Scrisse Schumann: «Lasciate che noi, come suona il testo così splendidamente musicato dal Maestro, sempre più “abbandoniamo le opere dell’oscurità e impugniamo le armi della luce”». Grazie a tutti e buona serata!”.
◊ “La fede cristiana è fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo”: è la riflessione di Benedetto XVI nel suo messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione della 88.ma Giornata per l'Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebra questa domenica sul tema: «Il futuro del Paese nel cuore dei giovani». Il servizio di Sergio Centofanti.
Il messaggio, citando la Costituzione conciliare Gaudium et spes, ricorda che il futuro dell’umanità è “riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza”. In questa prospettiva, l’Università Cattolica è chiamata a restare fedele alla sua identità cristiana promuovendo “una educazione integrale” della persona “radicata nella coltivazione alta del sapere, dove la scienza si incrementa in sapienza” e dove “il soggetto non sia scisso tra valori e saperi, ma ne colga la sintesi, nell’orizzonte di un umanesimo plenario”. Quello che fa essere “cattolica” l’università – è la riflessione di Benedetto XVI - è proprio puntare alla formazione dell’uomo “in tutte le sue dimensioni, compresa quella spirituale”.
Infatti, prosegue il messaggio, “la fede di chi ha fatto esperienza dell’incontro con Gesù Cristo come presenza reale è una forza che trasforma la vita personale e muove all’impegno per gli altri, ed è una forza potente di rinnovamento sociale”. E “questo riferimento alla fede in Cristo, come luce che dilata la ragione umana e conforta lo spirito, definisce l’originalità della elaborazione del sapere in Università Cattolica, la sua peculiarità culturale e pedagogica, la dialettica delle posizioni che legittimamente l’arricchisce”.
In questo senso – si legge nel testo – “occorre tenere ben presente e ribadire con forza che la fede cristiana è fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo; e che, senza nulla imporre, ma persuadendo con argomentazione razionale, essa delinea uno sfondo antropologico di valenza insuperabile per elaborare validi percorsi pedagogici”.
“Ciò – conclude il messaggio - comporta il rilancio e la qualificazione della pastorale universitaria nelle Chiese particolari, come azione non marginale, ma inserita nella vita ordinaria delle comunità ecclesiali. Compito della Chiesa è raggiungere l’uomo là dove vive, studia, lavora, soffre, si ristora; aiutarlo a scoprire la fecondità del Vangelo per la sua esistenza quotidiana, personale e sociale. Il Vangelo, infatti, è in grado di illuminare e orientare la soluzione di questioni vitali per il futuro dell’umanità”.
Beatificazione di Maria Agnese Teresa, missionaria nel nome della Vergine di Guadalupe
◊ Grande gioia oggi a Città del Messico, per la Beatificazione, nella Basilica di Nuestra Señora de Guadalupe, di Maria Agnese Teresa del Santissimo Sacramento, al secolo Emanuela di Gesù Arias Espinosa, fondatrice delle Congregazioni delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento e dei Missionari di Cristo per la Chiesa Universale. A rappresentare Benedetto XVI, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Giada Aquilino:
“Volevo soltanto amare e donarmi tutta a Dio”. Con queste parole Emanuela di Gesù Arias Espinosa riassumeva il sentimento della fede e dello spirito missionario che avrebbero contraddistinto tutta la sua vita. Nata nel 1904 a Ixtlàn del Rio, in Messico, quinta di otto figli, crebbe in una famiglia di autentici cristiani. Negli anni ’20, quando in Messico infieriva la persecuzione religiosa, in ‘Manuelita’ maturò chiara la volontà di vivere immersa nell’amore divino. Lo capì nel 1924, quando si tenne il Congresso eucaristico nazionale. Due anni dopo, nel 1926, la giovane si consacrò all’amore misericordioso. Ma, per il continuo timore di persecuzioni, in quel periodo le religiose rifiutavano di accettare aspiranti alla vita consacrata. Emanuela dovette quindi trasferirsi negli Stati Uniti: nel 1929 entrò nel monastero delle Clarisse Sacramentine a Los Angeles, in California. Il 12 dicembre 1930 emise i suoi voti temporanei davanti all’immagine della Santissima Vergine di Guadalupe e un anno dopo i voti perpetui. Madre Maria Agnese visse per sedici anni in monastero, ma il desiderio di essere missionaria crebbe nel tempo; la sua missione - comprese - non si esplicava soltanto nella preghiera e nel sacrificio ma nell’andare per il mondo proclamando il Vangelo, seguendo l’esempio di Gesù Missionario: “da tanto tempo - diceva - Dio ha messo nel mio cuore questo desiderio”. Così il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, riassume questo periodo della vita di ‘Manuelita’:
“Il carattere aperto e dinamico, che ben si adattava alla vita attiva, spinsero la nostra Beata a desiderare un apostolato, che potesse svolgersi anche fuori dal monastero, in una vera e propria missione evangelizzatrice, per diffondere il messaggio di Cristo in terre lontane. Questo suo sogno si realizzò nel 1945 nella città di Cuernavaca, con sei religiose distaccate dal monastero dell'Ave Maria. Queste Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento univano la vita contemplativa con quella attiva, sotto la protezione della Santissima Vergine di Guadalupe. La nuova Congregazione ebbe subito una fioritura prodigiosa con numerose vocazioni e fondazioni”.
Il 22 giugno 1951 venne firmato a Roma il Decreto che approvava la trasformazione da Clarisse di clausura in Congregazione missionaria col nome di Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento. Madre Maria Agnese fu nominata prima superiora generale. Nella frase di San Paolo: “Oportet Illum regnare”, la Congregazione ha sempre espresso il desiderio di portare a tutti l’amore di Dio e della sua Madre Santissima, invocata come Vergine di Guadalupe. Un carisma, questo, attuale anche oggi:
“Oggi, in America Latina e in tutta la Chiesa, c'è urgenza di evangelizzazione, non solo come primo annuncio per coloro che ignorano il Vangelo, ma anche come riproposizione della parola di Dio per coloro che l'hanno dimenticata e trascurata e che conducono un’esistenza lontana dalla verità della parola di Gesù e dai Sacramenti salvifici della Chiesa”.
Dal Messico, partirono le missioni per Giappone, Sati Uniti d’America, Costa Rica, Indonesia, Sierra Leone, Italia, Spagna, Irlanda, Nigeria, Corea, India, Russia e Argentina. Il lavoro missionario abbracciò ogni ambiente sociale. L’impegno di Madre Maria Agnese ad estendere il Regno di Cristo si evidenziò nel suo instancabile zelo apostolico e nella fondazione della sua Famiglia Missionaria che oggi comprende le Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento, i Missionari di Cristo per la Chiesa Universale e le Vanguardie Clarisse (missionari laici). Dopo la morte di madre Agnese, il 22 luglio 1981, sono nati i vanclaristi consacrati e il gruppo sacerdotale “Madre Ines”.
La beatificazione di Madre Agnese giunge a pochi giorni dal viaggio di Benedetto XVI in Messico e può essere letta – ha spiegato il cardinale Amato – “come un ulteriore dono che il Santo Padre fa alla Chiesa e al popolo messicano”:
“Con la sua breve visita in Messico, il mese scorso, ha desiderato stringere idealmente la mano a tutti i messicani, presenti dentro e fuori la nazione, per sostenerli e per ringraziarli del loro radicamento nella fede cattolica e del loro amore a Cristo Re e alla Chiesa”.
Il cardinale Bertello inviato del Papa al Millennio di Camaldoli
◊ Benedetto XVI ha nominato il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio di fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli, in Italia, che avranno luogo il 19 giugno prossimo.
◊ Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza un gruppo di presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, in Visita “ad Limina Apostolorum”. Oggi pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha annoverato tra i Membri dei Dicasteri e degli Organismi della Curia Romana i seguenti Eminentissimi Signori Cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro del 18 febbraio 2012:
1) nella Congregazione per la Dottrina della Fede gli Eminentissimi Signori Cardinali: George Alencherry, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi; Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi;
2) nella Congregazione per le Chiese Orientali gli Eminentissimi Signori Cardinali: George Alencherry, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi; Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York; Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş şi Alba Iulia dei Romeni; Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; Edwin Frederick O'Brien, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme;
3) nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l'Eminentissimo Signor Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;
4) nella Congregazione delle Cause dei Santi gli Eminentissimi Signori Cardinali: Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore; Santos Abril y Castelló, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore;
5) nella Congregazione per i Vescovi gli Eminentissimi Signori Cardinali: Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore; Santos Abril y Castelló, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato del medesimo Stato; Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;
6) nella Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli gli Eminentissimi Signori Cardinali: John Tong Hon, Vescovo di Hong Kong; Santos Abril y Castelló, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato del medesimo Stato; Domenico Calcagno, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica;
7) nella Congregazione per il Clero gli Eminentissimi Signori Cardinali: Willem Jacobus Eijk, Arcivescovo di Utrecht; João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;
8) nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica gli Eminentissimi Signori Cardinali: Dominik Duka, Arcivescovo di Praha; Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;
9) nella Congregazione per l'Educazione Cattolica gli Eminentissimi Signori Cardinali: Thomas Christopher Collins, Arcivescovo di Toronto; Willem Jacobus Eijk, Arcivescovo di Utrecht; Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze; Rainer Maria Woelki, Arcivescovo di Berlin; Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; Edwin Frederick O'Brien, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme;
10) nel Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica gli Eminentissimi Signori Cardinali: Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;
11) nel Pontificio Consiglio per i Laici l'Eminentissimo Signor Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;
12) nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani gli Eminentissimi Signori Cardinali: Rainer Maria Woelki, Arcivescovo di Berlin; Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi;
13) nel Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia l'Eminentissimo Signor Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;
14) nel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace gli Eminentissimi Signori Cardinali: Dominik Duka, Arcivescovo di Praha; Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato del medesimo Stato;
15) nel Pontificio Consiglio «Cor Unum» l'Eminentissimo Signor Cardinale Edwin Frederick O'Brien, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme;
16) nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti l'Eminentissimo Signor Cardinale Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore;
17) nel Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari l'Eminentissimo Signor Cardinale Domenico Calcagno, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica;
18) nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso l'Eminentissimo Signor Cardinale John Tong Hon, Vescovo di Hong Kong;
19) nel Pontificio Consiglio della Cultura l'Eminentissimo Signor Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze;
20) nel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali gli Eminentissimi Signori Cardinali: Thomas Christopher Collins, Arcivescovo di Toronto; Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York;
21) nel Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione l'Eminentissimo Signor Cardinale Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York;
22) nel Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali l'Eminentissimo Signor Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Il Papa ha nominato Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede gli Eminentissimi Signori Cardinali: Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia); e Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington (Stati Uniti d'America).
Il Santo Padre ha nominato Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, Segretario della Congregazione per i Vescovi.
Il Pontefice ha annoverato tra i Membri della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano l'Eminentissimo Signor Cardinale Domenico Calcagno, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
La formazione dei laici al centro di una riunione in Vaticano sulla Chiesa cattolica in Cina
◊ Da lunedì prossimo al 25 aprile si riunirà, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. Nelle precedenti riunioni, informa una nota della Sala Stampa, si è trattato il tema della “formazione dei seminaristi, delle persone consacrate e dei sacerdoti”. Quest’anno, invece, sarà presa in esame “la formazione dei fedeli laici alla luce della situazione della comunità cattolica in Cina e nel quadro dell’Anno della Fede”, che sarà celebrato in tutta la Chiesa dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. Si dedicherà “attenzione anche ai progressi realizzati nei percorsi di formazione dei sacerdoti, delle persone consacrate e dei seminaristi, e a quanto resta da fare per una loro preparazione adeguata ai compiti di servizio, che sono chiamati ad assolvere nell’ambito ecclesiale e per il bene della società”.
Fanno parte della Commissione i Superiori dei dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell’episcopato cinese e di congregazioni religiose.
Il cardinale Wuerl in visita allo Ior
◊ Il cardinale arcivescovo di Washington Donald Wuerl, in qualità di presidente della Papal Foundation, ha compiuto ieri, insieme ad altri membri della Fondazione caritativa statunitense, una visita allo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione. Philippa Hitchen lo ha intervistato:
R. – Well, we were invited to come and learn first hand, directly from the people …
Siamo stati invitati per vedere di persona, direttamente dai responsabili dell’Istituto, come funziona e come svolge le proprie attività. Noi – in quanto Consiglio della Papal Foundation - siamo stati contenti di avere fatto quest’esperienza: per due ore, la dirigenza dell’Istituto ci ha spiegato cosa fa e come lo fa. E’ un evidente sforzo di essere il più trasparente possibile per quanto riguarda l’attività dell’Istituto nel gestire i fondi destinati alle opere di religione. Per me è stato molto rassicurante, come lo è stato anche per i membri del nostro Consiglio che erano presenti e molti dei quali sono molto attivi nel campo della finanza: conoscono il mondo della finanza, conoscono il mondo della contabilità e della rendicontazione e mi hanno detto di essere stati impressionati dalla procedura …
D. – In che modo ha potuto rassicurarsi che l’attività della Banca sia conforme alle norme internazionali? Come lei sa, in passato ci sono state accuse di mancanza di trasparenza …
R. – One of the things that struck me as most convincing, was the fact that …
Una delle cose che ho trovato molto convincenti è stata il fatto che loro si appoggiano a revisori dei conti esterni. Anche noi, nella Chiesa degli Stati Uniti, utilizziamo revisori esterni che tengono sotto controllo quello che facciamo e che ci rassicurino sulla conformità con le norme. All’Istituto fanno la stessa cosa: a livello di analisi contabile e di analisi procedurale, si sono rivolti a revisori di conti esterni che supervisionano e che poi certificano la totale conformità. Hanno anche chiesto agli organismi di supervisione da parte delle istituzioni internazionali di fare la stessa cosa, e i responsabili dello Ior ci hanno detto che ogni volta che hanno chiesto una revisione esterna, hanno ricevuto un “certificato di buona salute”.
D. – Per molto tempo l’Istituto bancario ha combattuto contro l’immagine di organizzazione segreta con un passato oscuro. Cos’altro lei pensa lo Ior possa fare per tentare di scrollarsi di dosso questa immagine?
R. – I think that’s a very very good question, and one of the reasons …
Questa è un’ottima domanda, e credo che questa sia una delle ragioni per cui ci hanno invitato. In quell’occasione ci hanno detto anche: portate chiunque vogliate far partecipare a questo incontro; poi, nel corso dell’incontro stesso ci hanno detto che fanno lo stesso con organi di controllo europei e con persone collegate con istituzioni finanziarie in Europa e nel mondo. A me sembra che stiano facendo il possibile per aprire le porte, dicendo: “Entrate, venite a vedere!”. E questo mi ha colpito molto.
Ottavo anno di Pontificato: l’editoriale di padre Lombardi
◊ In questa settimana, che si va chiudendo, la Chiesa ha festeggiato con gioia e gratitudine al Signore il 7.mo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI. Una ricorrenza, quella del 19 aprile, che ha seguito di tre giorni l’85.mo compleanno di Joseph Ratzinger. Proprio da questi due felici eventi, muove la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano:
Si sono appena conclusi i bei festeggiamenti per l’85.mo anno di Papa Benedetto e il 7.mo del suo Pontificato. Naturalmente i bavaresi continueranno ancora a festeggiarlo, com’è giusto, non avendo potuto venire tutti a Roma nei giorni scorsi. Ma ormai è cominciato l’ottavo anno e crediamo doveroso fare auguri al Papa in questa prospettiva. Gli auguriamo di poter condurre in porto il dialogo con la Fraternità San Pio X come egli auspica, cioè in modo che si superi una dolorosa frattura senza che se ne aprano di nuove.
Gli auguriamo di dare un messaggio di amore e di speranza per le famiglie del mondo in occasione del suo viaggio a Milano. Gli auguriamo che i suoi richiami ed inviti alla comunione nella Chiesa, per i gruppi dissenzienti, siano ascoltati con rispetto e attenzione, e capiti nella loro importanza. Gli auguriamo che il cammino di rinnovamento della Chiesa in Irlanda dopo la Visita apostolica continui e si rafforzi anche grazie al Congresso Eucaristico di Dublino. Che il risanamento delle ferite, la purificazione e la prevenzione dopo la crisi degli abusi sessuali si consolidi in tutta la Chiesa con l’impegno delle diverse Conferenze episcopali, così da diventare un vero servizio per tutta la società nella difesa dei minori. Che il viaggio in Libano gli dia la possibilità di un messaggio di pace per i drammatici conflitti nella regione e di incoraggiamento per le comunità ecclesiali provate.
Che l’anniversario del Concilio Vaticano II sia occasione per una comprensione adeguata e serena del suo messaggio epocale, “bussola per la Chiesa del nostro tempo”. Che il Sinodo sulla nuova evangelizzazione arricchisca la Chiesa di creatività e di slancio nella sua missione. Che l’Anno della Fede non sia solo una successione di lodevoli iniziative e di belle celebrazioni, ma un’esperienza di rinnovamento del rapporto profondo dei credenti con Dio e il suo Figlio Gesù Cristo, in un contesto di oblio sempre più diffuso della dimensione religiosa della vita e del cammino umano nella storia. Gli auguriamo anche di poterci donare l’ultima parte della sua opera su Gesù. Infine, i brasiliani sono già scatenati nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Ma questo riguarda già il nono anno.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Ringrazio Dio per gli anni di vita e di ministero: nell'informazione vaticana, il Papa al concerto offerto dal Gewandhaus di Lipsia per il suo compleanno.
Un aiuto all'evangelizzazione e allo sviluppo dei Paesi più poveri: Benedetto XVI ai membri della Papal Foundation.
Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sul primo turno delle presidenziali in Francia.
In cultura, un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "E Costantino si riscattò nel privato": un film del 1961 chiude il convegno internazionale a Roma.
Se riparare è più ecologico che riciclare: Carlo Bellieni sulla Giornata mondiale della Terra 2012.
Estatico con arguzia: Bernardo Commodi ricorda, a 750 anni dalla morte, il beato Egidio d'Assisi.
Come conoscere il figlio attraverso sua madre: Salvatore M. Perrella sulla mariologia cristologica di Stefano De Fiores.
Nell'informazione religiosa, il messaggio del cardinale segretario di Stato per la Giornata dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Presidenziali in Francia: tanti gli incerti ma Hollande resta favorito
◊ Domani in Francia primo turno delle elezioni presidenziali. Tutti i sondaggi sono a favore del leader socialista Francois Hollande, ma il presidente in carica, Nicolas Sarkozy, non getta la spugna e in chiusura della sua campagna elettorale rilancia la sfida, ammettendo le sue responsabilità nel quinquennio che si è concluso. Intanto gli osservatori rivolgono l’attenzione sui tantissimi aventi diritto al voto ancora incerti. Probabilmente alte anche le astensioni. Ma qual è la posizione della Chiesa francese in queste elezioni presidenziali francesi? Antonella Palermo lo ha chiesto a Isabel De Gaulmyn del quotidiano cattolico La Croix:
R. - Lo scorso ottobre, i vescovi hanno pubblicato un documento dal titolo “Elezioni, un voto per quale società?”, nel quale propongono ai cattolici tredici punti di discernimento, che sono aspetti essenziali della dottrina sociale della Chiesa. C’è un dibattito all’interno della Chiesa cattolica francese per sapere se questi temi siano non negoziabili: ci sono cattolici che aspettano un atteggiamento più deciso da parte dei vescovi francesi riguardo la difesa della vita o o riguardo l’eutanasia…
D. - Come l’Unione Europea sta influenzando le elezioni in Francia?
R. - Devo dire che l’Europa, in realtà, influenza questo voto in modo negativo: sono molti i francesi che hanno paura dell’Europa, perché ritengono che proprio in nome del rigore proposto dall’Unione sarà molto duro proseguire nel cammino di costruzione dell’Europa stessa.
D. - Questo rigore come influenzerà il voto, secondo lei?
R. - E’ difficile dirlo perché né Nicholas Sarkozy né François Hollande hanno parlato di questo tema. Penso che i voti che andranno all’estrema sinistra o all’estrema destra siano, in realtà, voti contro l’Europa.
D. - C’è la possibilità che si apra qualche spazio per un nuovo gioco della sinistra in Europa, qualora il socialista Hollande vinca le elezioni?
R. - Sì. Potrebbe esserci un maggior legame tra Francia e Italia; sarà invece molto difficile mantenere un legame tra la Germania e la Francia, non essendo la Germania socialista.
D. - Cosa potrà far cambiare quello che emerge dai sondaggi finora?
R. - Tutti gli esperti dicono che gli astensionisti saranno molto importanti. Penso che siano molti i francesi che non hanno ancora deciso se votare per Sarkozy o per Hollande, perché non sono assolutamente convinti di entrambi.
D. - Può valutare l’interesse e la partecipazione dei francesi a questo voto?
R. - In questo voto l’interesse non sembra essere molto alto, perché penso che non ci sia un candidato che sia riuscito a suscitare un po’ di passione, un po’ di entusiasmo durante la campagna elettorale: Hollande è molto prudente e poi i francesi lo conoscono già, perché non è un uomo nuovo della politica; così come Sarkozy non è certo nuovo, in quanto già presidente.
D. - L’Italia guidata dal premier Monti che effetto fa sui francesi che si preparano al voto?
R. - L’Italia è un buon modello per i francesi, perché tutti adesso dicono che Monti stia facendo miracoli in Italia e che sia molto coraggioso. Adesso Monti è un modello per molti uomini politici francesi.
No alla violenza: così, il nunzio in Bahrain sugli scontri alla vigilia del Gp di Formula 1
◊ In Bahrain, sale la tensione alla vigilia del Gran Premio di automobilismo per le proteste antigovernative del “Movimento 14 febbraio”. Secondo Wefaq, il principale gruppo dissidente, un uomo è stato ucciso nei pressi del villagigo di Shukhura, vicino alla capitale Manama, negli scontri tra manifestanti e polizia, nella notte. Il nunzio apostolico nel Paese mons. Petar Rajic fa appello alla pace, condanna ogni violenza e chiede che sia avviato un dialogo tra le parti. I bolidi di Formula 1 continuano, dunque, a prepararsi alla competizione di domani tra manifestazioni, proteste di piazza con scontri e lanci di molotov, che si registrano in diverse città del Paese. Il movimento anti-Khalifa, nato un anno fa nell’ambito della "primavera araba", ribadisce le violazioni dei diritti umani da parte dei regnanti, chiede la liberazione dell'attivista Abdulhadi al-Khawaja, in sciopero della fame da oltre 70 giorni, e denuncia l'arresto di quasi un centinaio di dissidenti in un anno. Il Gp di Formula 1 – sostengono – svia l’attenzione dalla realtà del Paese dove la libertà di espressione e dissenso è schiacciata senza mezzi termini. La Fia, la Federazione Internazionale Automobilismo, per ora, fa sapere che la sicurezza dell'evento non è in questione, e che l'edizione 2012 nella capitale Manama non verrà cancellata come quella precedente, dopo che le violenze nell'arcipelago avevano provocato la morte di oltre 30 persone. Anche il principe Salman ben Hamad ben Isa Al Jalifa in conferenza stampa, ieri, ha assicurato che la gara si correrà regolarmente. "Un annullamento rinforzerebbe solo gli estremisti", ha ribadito precisando che il Gran Premio, “è qualcosa di positivo per la nazione, non qualcosa che la divide". In questo scenario "Anonymous", gli hacker della rete, hanno paralizzato il sito web del Gran Premio chiedendo l’intervento della Comunità internazonale. "Per un anno - si legge in sintesi - il popolo del Bahrain ha lottato contro il regime oppressivo del re Hamad bin Al Khalifa che trarrà profitto dalla competizione continuando a punire interi villaggi in dissenso".
"La violenza non deve prevalere": ribadisce il nunzio apostolico del Bahrain, mons Petar Rajic. Massimiliano Menichetti ha raccolto il suo appello:
R. - Vogliamo senz’altro lanciare un appello in favore della pace e contro la violenza, in tutte le circostanze. Vorremmo richiamare al dialogo le varie parti del Paese, per mantenere l’ordine, la pace ed il mutuo rispetto per tutti.
D. - Una situazione che rischia di degenerare pesantemente, ma che origine hanno queste contestazioni?
R. – Sono eventi che continuano già da tempo, che sono anche precedenti alla “primavera araba” ma che comunque, ultimamente, si sono intensificate. Le proteste sono una reazione del popolo sciita che rappresenta la maggioranza della popolazione del piccolo Stato di Bahrain. Questo Stato è composto, per la maggior parte, dai due rami musulmani: quello sciita e quello sunnita, e quest’ultimo è al potere. In questo contesto, gli sciiti stanno cercando di avere più voce in parlamento, come anche nella società, nella cultura e nella vita del Paese. Si tratta di una realtà che ha avuto dei limiti in passato, specialmente nelle ultime elezioni.
D. – Chi contesta il governo dice che un anno fa vennero uccise 30 persone nelle proteste di piazza e che, oggi, la repressione continua. E’ così?
R. – Ci sono dei controlli da parte della polizia, proprio perché la situazione non si è calmata del tutto, anche se non è ad un livello così intenso come quello dello scorso anno, con tutta quella violenza. Ci vuole, innanzitutto, più calma ed anche più tempo, per poter indagare meglio i motivi che sono alla base delle continue proteste e per capire chi è che istiga queste persone alla violenza e ad andare avanti per questa strada.
D. – Il pugno di ferro utilizzato un anno fa dal re, per reprimere le proteste, è stato anche riconosciuto da una Commissione a livello internazionale. Gli oppositori, però, dicono che non si risolve così il problema…
R. – Il re ha accettato l’indagine. Quest’atto si è rivelato un buon segno di apertura verso il mondo, e sono state accettate anche le conclusioni di questa Commissione, che hanno accertato l’uso eccessivo della violenza da parte della polizia e dell’esercito nei confronti dei manifestanti. Adesso stanno cercando di rimediare a questa situazione, che risulta però ancora alquanto complessa, perché ci sono persone che continuano a protestare. Si continua a manifestare perché non ci sono state delle vere riforme, però prima di tutto c’è bisogno di calma.
D. – In questo scenario, come vivono i cristiani?
R. – I cattolici presenti nel Paese sono circa 80 mila, si trovano bene e non sono coinvolti in queste vicende. Finora, grazie a Dio, non hanno avvertito alcuna pressione o difficoltà. Sono apprezzati nella società.
D. – Qual è il ruolo della Chiesa e dei cristiani in questa situazione?
R. – Il ruolo è innanzitutto quello di dare la propria testimonianza. Il cristianesimo ci insegna proprio questo, ossia di essere persone che credono in Dio: Dio è creatore, è vivo, è un Dio della pace che ha riconciliato l’umanità con sé, e ci ha anche incaricato di andare nel mondo a cercare la pace e la riconciliazione tra i vari popoli. In questo senso, quindi, diamo una bella testimonianza, nel pieno rispetto delle diversità e delle differenze che esistono tra noi.
Afghanistan: religiose al servizio dei bambini sfidando ogni ostacolo
◊ A Kabul resta alta la tensione dopo la massiccia offensiva talebana di primavera contro i palazzi del potere avvenuta la scorsa settimana e costata la vita ad oltre 30 persone. Tuttavia, nei giorni dei combattimenti non si è mai fermato il lavoro del centro cattolico intercongregazionale di supporto ai bambini disabili. Qui le suore di diverse congregazioni, pur non nascondendo la loro fede, devono lasciare il loro abito religioso per motivi di sicurezza e vestono alla maniera delle donne afgane. Marco Guerra ha raccolto la testimonianza di suor Celina, domenicana di Santa Caterina, fra le animatrici della struttura:
R. - Grazie a Dio, il Signore veramente ci ha protetto, perché eravamo lì vicino all’ambasciata tedesca dieci minuti prima che iniziassero l’attacco. Come siamo arrivate a casa abbiamo udito i primi colpi degli spari, e l’autista ha detto subito: “Il Signore vi vuole proprio bene sorelle!”…eravamo lì ed hanno iniziato a sparare.
D. - La violenza della guerra, che si riaffaccia ciclicamente per le strade della capitale afghana, è solo una delle tante difficoltà che devono affrontare le religiose del centro pro-bambini di Kabul.
R. - Come suore, ma soprattutto come donne, qui in Afghanistan non si esce di casa se non c’è una cosa particolare da fare, da comprare qualcosa e si ritorna. Per cui le relazioni che abbiamo noi con la gente sono soprattutto con i genitori e le famiglie di questi bambini che vengono qui..
D. - Ma facciamo un passo indietro insieme a suor Celina per capire la genesi del progetto.
R. - Appena terminata la guerra e nel messaggio del Natale 2001, Giovanni Paolo II disse: “Dobbiamo fare qualcosa per i bambini di Kabul”. Fu in quell’occasione che alcune religiose che presero parte all’Usmi si misero insieme e, nel giro di un anno, un anno e mezzo, si elaborò la decisione di aprire un’associazione, perché come istituto religioso non ci avrebbero mai accettato. Fu così che nacque l’Associazione pro-bambini di Kabul.
D. - Perché tanta attenzione rivolta ai disabili fin dall’inizio?
R. - La Caritas internazionale ci indicò i bambini con traumi di guerra o con ritardo psicologico dovuto soprattutto al fatto che qui molti matrimoni avvengono tra consanguinei. Abbiamo iniziato a raccogliere questi bambini e abbiamo cercato di aiutarli attraverso una stimolazione fisica, una stimolazione psicologica perché imparassero a parlare, a esprimersi, a lavarsi, a essere autosufficienti per le loro cose.
D. - E dopo anni, il centro pro-bambini di Kabul è una delle realtà più solide nell’ambito degli interventi umanitari nell’intero Afghanistan…
R. - Il centro, dopo sei anni, è molto riconosciuto e siamo in diretto contatto con il ministero dell’Educazione e il ministero degli Affari Sociali afghani. Sono presenti le Suore della Divina Provvidenza del Beato Cottolengo, le Francescane di Cristo Re e poi ci sono due domenicane di Santa Caterina. Abbiamo chiamato quattro ragazze che avevano studiato in casa loro durante il periodo dei talebani. All’inizio erano otto bambini, poi quindici e ora siamo arrivati a 36. il nostro obiettivo è di arrivare a non più di 40.
D. - Un’attività che sta portando lentamente alla caduta dell’ultimo muro di diffidenza che separa le religiose dal resto della popolazione afghana...
R. – L’altro giorno siamo andate a comprare la verdura. Un signore è entrato nel negozio e ha chiesto al proprietario: “Ma queste donne chi sono?”, e il proprietario: “Sono delle straniere che sono qui per prendere i nostri bambini, quelli che non parlano, quelli che teniamo chiusi in casa, e li aiutano a parlare, a muoversi e a relazionarsi. Stanno facendo un grande lavoro”. Per me questa è stata la gioia più grande, perché dopo tanti anni si rendono conto che c’è una piccola speranza, c’è una testimonianza.
◊ Criminalità e malaffare, clientelismo e sperpero di denaro pubblico: in Sicilia la situazione politico-amministrativa è preoccupante, mentre l’economia è ferma. Questo, il grido d’allarme lanciato dai vescovi siciliani al termine della sessione primaverile della Conferenza episcopale regionale che chiede alla classe dirigente locale e nazionale altri atteggiamenti e altre scelte. Al microfono di Gabriella Ceraso, la testimonianza di questo difficile momento nelle parole di mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina:
R. – Dobbiamo constatare amaramente che si sta diffondendo un clima di anti-politica che certamente non giova alla democrazia. Soprattutto per i giovani siamo preoccupati, sia perché con questo clima di sfiducia spesso non vogliono impegnarsi nel campo sociale né nel campo politico, e sia perché molti di questi giovani sono disoccupati.
D. – E’ necessario contrastare l’anti-politica anche per il capo dello Stato: Napolitano ha ricordato quanto sia importante additare ai giovani esempi positivi. Voi avete parlato di don Luigi Sturzo nei vostri lavori: è questo un esempio positivo da consegnare alle giovani generazioni?
R. – Don Sturzo, di fronte alla corruzione della vita pubblica del suo tempo, non si rifugiò in sacrestia, non considerò la politica una cosa sporca ma si impegnò rischiando di persona attraverso il rilancio del movimento cattolico, attraverso una profonda riforma morale fondata sull’educazione delle nuove generazioni. Sturzo concepì la politica come atto di amore al servizio del bene comune e questo mi pare che sia di una grandissima attualità. Quindi è importante indicare questi esempi. Ma ci sono tanti altri esempi, tanti parroci, tanti laici e questo ci fa sperare in un futuro che nella società civile e nei gruppi ecclesiali possa trovare dei punti di forza.
D. – Il vostro sguardo si sofferma in maniera molto dettagliata sugli aspetti socio-economici. Voi dite: la crisi attuale richiederebbe altri atteggiamenti da parte della classe dirigente. Quali le priorità?
R. – Innanzitutto, c’è il problema di venire incontro all’emergenza lavoro non moltiplicando gli impieghi pubblici ma cercando, attraverso una serie di iniziative, di microcredito, di sostegno all’economia, di far sì che si possa diffondere una cultura imprenditoriale. La seconda emergenza collegata a questa è l’emergenza povertà. L’agricoltura è in crisi per la concorrenza dei prodotti dell’Africa del Nord, e poi mancano le necessarie infrastrutture: questo contribuisce negativamente anche allo sviluppo del turismo. E’ importante qiuindi, sia da parte del governo nazionale sia da parte del governo regionale, un’attenzione al grido che parte dalla nostra gente, che renda la Sicilia una regione come le altre.
D. – Nel 2011 sono fallite, nella regione, 601 aziende. A chi riuscite a stare a fianco?
R. – C’è un progetto-povertà che è fatto in collaborazione con i comuni e con la Regione; poi c’è un progetto di micro-credito, per esempio a Gela, dove sono stati annunciati 500 cassaintegrati, la nostra diocesi vuole attivare un fondo di solidarietà risparmiando anche sugli aspetti esteriori di alcune feste religiose.
D. – Questa crisi sta ridimensionando i rapporti, il modo di pensare della gente o sta solo portando ad un declino del Paese?
R. – Io dico questo: da una parte, ci sono elementi che potrebbero sfociare in una rivolta sociale; dall’altra parte, però, ci sono reazioni positive. Per esempio, a Piazza Armerina siamo riusciti a mettere insieme 17 enti ed associazioni per un progetto di sviluppo del territorio. Quindi, ci sono anche segni di speranza; questi segni di speranza devono trovare nelle nostre popolazioni meridionali i protagonisti di un riscatto.
A Roma, convegno per educare alla custodia del Creato, all'insegna di San Francesco
◊ La salvaguardia del Creato è oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità. Questo concetto, espresso da Benedetto XVI, anima l’incontro della Scuola di Pace che si svolge a Roma in questi giorni, presso la sede della Cooperativa Sociale Frate Jacopa sul tema “L’ambiente e l’universo francescano. Stili di vita per un nuovo vivere insieme”. Obiettivo: la redazione di un Manifesto sulla Custodia del Creato. Partecipano esperti delle Pontificie Università Lateranense, Antonianum e della Cattolica di Brescia. “Occorre ripensare il rapporto con il Creato: esso va visto non come oggetto di sfruttamento, ma come dimora di ogni uomo”. Lo spiega, al microfono di Paolo Ondarza, Argìa Passoni, tra le promotrici della Scuola di Pace:
R. – Questo nostro incontro è incardinato nella Scuola di Pace, che è un laboratorio di riflessione interdisciplinare portato avanti, da vari anni, proprio per promuovere una rinnovata coscienza sociale e civile in chiave francescana. In questo nostro tempo, in questa nostra epoca, l’uomo si muove più come padrone ed arbitro assoluto che come custode a cui il Signore ha affidato il Creato come casa di tutti.
D. – Oggi c’è, quindi, poca consapevolezza dell’incidenza dei nostri atti quotidiani nella tutela del Creato…
R. – Sì, veramente poca, tanto che l’educare alla custodia del Creato sembra quasi porsi in termini di diaconia, di servizio, all’umanità del nostro tempo. Non a caso la ‘Caritas in veritate’ parla proprio di un dovere gravissimo di tutto il popolo di Dio, affinchè la custodia del Creato possa divenire sempre più un obiettivo etico e sociale condiviso.
D. – Il cosiddetto ‘green style’ è sempre più diffuso, e non solo tra gli ambientalisti. Per il cristiano, tuttavia, non si parla solo di rispetto della natura ma di custodia del Creato. La prospettiva è molto più ampia…
R. – Molto più ampia. La custodia richiama ad una permanente coltivazione e cura di ciò che ci è affidato, e non solo: affidato come dono da far fiorire a favore di tutti. La consapevolezza che il Creato sia affidato ad ogni uomo, forse, è davvero da recuperare. Il Creatore ha consegnato la Creazione all’uomo proprio perché questa possa fiorire come giardino, come una casa bella per tutti, per ogni uomo e per le generazioni a venire. Credo, quindi, che questo ponga delle differenze molto forti, anche se a livello globale si sta levando un’attenzione molto forte verso un ripensamento dello stile di vita, del modello di sviluppo e dei modelli di comportamento.
D. – I vostri lavori si svolgono mentre, a livello mondiale, si celebra la Giornata Mondiale della Terra, l’“Earth Day”…
R. – Diciamo che è una felice coincidenza. Ci fa piacere, come ci fa piacere anche pensare come sia importante, come fraternità e come cristiani, sentire tutta la responsabilità di offrire le stupende prospettive che la nostra fede ci indica.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli, sconvolti dalla paura di vedere un fantasma. Ma il Signore si lascia toccare e mangia con loro: “un fantasma – dice - non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Quindi apre la la mente dei discepoli perché comprendano le Scritture e dice:
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Intenso è il senso di realismo in questa apparizione di Gesù ai suoi discepoli, che stavano narrandosi gli incontri con il Maestro in quel giorno di Pasqua. Si parla di dubbi e paura, di stupore e impressione di vedere un fantasma; ma anche di carne e ossa, di pesce arrostito mangiato insieme. Lo dirà poi Pietro in una predica: “Noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione” (At 10,41). Sarà stata la paura di ingannarsi, o la sorpresa per un evento impossibile, oppure anche la gioia e lo stupore incontenibili: certo che la fatica a crederci deve essere stata grande, se Gesù ha dovuto insistere tanto per convincerli. Non era un fantasma! Ma la seconda parte del brano aiuta a collocare l’incontro nell’orizzonte dei progetti di Dio: Mosè, profeti e salmi hanno annunciato il Dio vincitore della morte e donatore della vita, senza più limiti. In quel corpo piagato ma glorioso, sta la certezza delle promesse realizzate, la ricchezza dell’annuncio e la fonte della trasformazione del cosmo intero. I discepoli devono predicarlo a tutti, come testimoni di una vita nuova, e come perdono grande e speranza certa. Usciamo dalle nostre quattro stanze, per gridare al mondo intero la vita nuova offerta dal Risorto!
Germania: entra nel vivo la settimana ecumenica per la vita
◊ “Coinvolti per la vita”: questo lo slogan scelto per la Settimana per la vita, iniziativa ecumenica che prende il via oggi in tutto il territorio tedesco e andrà avanti fino a sabato 28 aprile. Una nota della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) informa che l’inaugurazione ufficiale è in programma oggi a Frisinga con una celebrazione ecumenica presieduta dal cardinale Reinhard Marx e dal vescovo evangelico Heinrich Bedford-Strohm. Lo slogan, si legge nel comunicato della Dbk, “intende evidenziare ciò che rende coesa la nostra società e quanto sia importante la convivenza sociale”. I cristiani, prosegue il documento, “si impegnano per una vita riuscita, indipendentemente dal fatto che si tratti di tedeschi o stranieri, bambini o anziani” e “anche quando è vita non nata. Una vita riuscita, di questo i cristiani sono convinti, non dipende dal fatto che si sia sani o malati o disabili”. La Settimana per la vita è un’iniziativa promossa da oltre 20 anni dalla Dbk e dalla Chiesa evangelica tedesca per tutelare il valore e la dignità della vita, celebrata ogni anno nel periodo primaverile. Per l’edizione di questo anno, particolare attenzione verrà dedicata alla solidarietà tra generazioni. (M.G.)
Canada: a maggio, marcia nazionale per la vita patrocinata dai vescovi
◊ “È urgente costruire una cultura della vita”: è quanto chiedono i vescovi del Canada, attraverso l’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (Ocvf), che ha organizzato per il 10 maggio una “Marcia nazionale per la vita”. In un messaggio diffuso in vista di questo appuntamento, l’Ocvf ricorda i circa 100mila aborti che ogni anno si contano in Canada, in nome “di una scelta e dell’esercizio di quello che alcuni reputano un diritto”. Ma, si legge ancora nel messaggio, “un bambino nel grembo materno deve essere rispettato come persona a partire dal concepimento”, poiché “sin dall’inizio del suo sviluppo esso è un essere umano unico e assolutamente insostituibile”. Tanto più che, sottolinea l’Ocvf, “la storia ha dimostrato più volte che se non si rispetta il diritto alla vita del nascituro, prima o poi si violano anche gli altri diritti”. Quanto a coloro che “difendono un preteso diritto all’aborto”, i vescovi canadesi ricordano “una semplice realtà: nessuno ha mai tratto benefici dall’interruzione volontaria di gravidanza”. Infatti, oltre alla “conseguenza aberrante dell’eliminazione di una vita umana innocente”, l’aborto si ripercuote negativamente su tutta la società: le donne subiscono “la sindrome depressiva post-aborto”; i padri mancati “sperimentano profondi sentimenti di vuoto e di isolamento”; le sorelle ed i fratelli sopravvissuti ai bambini abortiti “si sentono spesso colpevoli semplicemente di esistere e cadono in depressione”. E in alcuni casi, anche i nonni dei piccoli non nati provano un senso “di tradimento”. Di qui, la sottolineatura forte che la Chiesa di Ottawa fa: “Una società che tollera l’aborto è una società che fa dell’essere umano un semplice mezzo per raggiungere un fine. Ed una società che continua a tollerare la distruzione dei suoi membri più deboli, prima o poi tollererà anche la soppressione di coloro che sono relativamente deboli, ossia i disabili, i malati, gli emarginati”. L’Ocvf richiama, quindi, la responsabilità di ciascuno nella promozione di una cultura della vita, poiché, si legge ancora nel messaggio, “essere pro-life significa rispettare la vita umana in ogni stadio del suo sviluppo e in ogni circostanza”. Il che implica “l’essere coerenti nei nostri comportamenti”. Fortunatamente, i segnali positivi non mancano: per questo, l’Organismo per la vita ricorda il rapporto presentato all’inizio dell’anno da 55 deputati federali, intitolato “Con dignità e compassione” e dedicato alle cure palliative e alla questione del fine-vita. Non solo: “Recenti sondaggi – informa il messaggio – hanno dimostrato che più della metà dei canadesi crede che la vita umana vada protetta prima della nascita”. Di qui, l’appello finale che i vescovi rivolgono a tutti i fedeli per il 10 maggio: “Insieme, marciamo per la vita”!. (I.P.)
Iraq: a Baghdad, conferenza sui sette anni di Pontificato di Benedetto XVI
◊ Per ricordare il settimo anno di Pontificato di Benedetto XVI si svolgerà a Baghdad, il prossimo 25 aprile, una conferenza organizzata dal nunzio apostolico in Giordania ed Iraq, mons. Giorgio Lingua. A darne notizia è il sito "Baghdadhope" che riporta le parole di mons. Jacques Isaac, rettore del Babel College, l‘unica facoltà teologica cristiana nel Paese e direttore delle riviste "Stella d'Oriente" e "Mesopotamia". “La relazione centrale sarà tenuta da mons. Selim Sayegh, vescovo ausiliare emerito per la Giordania – riferisce mons. Jacques Isaac - a seguire verrà celebrata una Messa nella cattedrale latina di San Giuseppe alla presenza del vescovo latino di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, ed alla quale parteciperà il patriarca della chiesa caldea, il cardinale Mar Emmanuel III Delly”. (M.G.)
Bolivia: al via i lavori per il nuovo centro salesiano per ragazzi sordi
◊ Oltre mille metri quadri di superficie dedicati alla formazione tecnica e all’istruzione primaria e secondaria di circa 300 ragazzi affetti da sordità. Sono i numeri del “Centro salesiano Don Bosco per i sordi” che sorgerà a Cochabamba, in Bolivia, su un terreno comunale concesso in comodato alla comunità salesiana. Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir, la nuova struttura verrà realizzata ed allestita grazie ai fondi per la cooperazione della Germania e nasce con la vocazione di essere un centro modello, dotato di infrastrutture adeguate e necessarie per tutta la città. L’auspicio è di poter inaugurare le prime infrastrutture entro un anno. Per don Antonio Díez, missionario spagnolo salesiano da oltre 30 in Bolivia, l’edificazione di questo centro rappresenta “un sogno che accarezzavo da tanto tempo”. Attualmente alcuni allievi sordi già frequentano i corsi tradizionali o serali impartiti presso l’opera salesiana di Cochabamba, ma con la costruzione del centro a loro specialmente dedicato l’assistenza potrà essere più specifica e riguardare un numero superiore di persone. (M.G.)
Regno Unito: la cappellania militare chiede ai fedeli di pregare per le vocazioni
◊ Domenica 29 aprile si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, sul tema “Le vocazioni dono della carità di Dio”. In vista di questo appuntamento e soprattutto in risposta alla carenza di cappellani militari nelle Forze armate del Regno Unito, l’Ordinario militare del Paese, mons. Richard Moth, ha chiesto a tutti i fedeli di pregare per incrementare le vocazioni in questo settore. In una lettera pastorale pubblicata recentemente, il presule ricorda che “la cappellania militare è un ministero vitale per le necessità dell’esercito”. Infatti, spiega, “ogni membro delle Forze armate, insieme ai suoi familiari, può beneficiare del ministero dei cappellani militari. E questo riguarda soprattutto il personale impegnato sul campo: la presenza di un cappellano ricorda ai militari la speranza del messaggio evangelico”. Naturalmente, sottolinea mons. Moth, non si vuole intendere che “ogni sacerdote deve diventare un cappellano militare”; tuttavia, questa scelta, per alcuni preti, “dovrebbe diventare una possibilità reale”. Lo scorso settembre, inoltre, per celebrare i suoi 25 anni come Ordinario militare, mons. Moth aveva scritto una speciale preghiera, in cui chiedeva al Signore di “instillare nel cuore dei sacerdoti il desiderio di dedicare le loro vite alla cappellania delle Forze armate”, donando loro “la saggezza e la forza di ascoltare la chiamata di Dio” ed “il coraggio e la compassione” verso i militari. (I.P.)
Polonia: mostra per celebrare il cardinale Kozlowiecki, missionario in Zambia
◊ “Alla ricerca della riconciliazione - con le mani aperte” è il titolo della mostra dedicata alla figura del cardinale Adam Kozlowiecki (1911 – 2007), missionario in Africa per mezzo secolo, inaugurata l’11 aprile nella sede del parlamento polacco. Organizzata dal Gruppo Parlamentare per l'Africa e dalla Fondazione del Cardinale Kozlowiecki "Cuore Senza Frontiere", la mostra sarà successivamente allestita anche al parlamento europeo e nel parlamento della Zambia. Il cardinale Adam Kozlowiecki era nato il primo aprile 1911 a Huta Komorowska presso Kolbuszowa (attualmente diocesi di Sandomierz). Dopo la maturità, entrò nella Compagnia di Gesù. Studiò a Cracovia (1931-1933) e a Lublino (1934-1938), dove il 24 giugno 1937 fu ordinato sacerdote. Nella seconda metà del 1938 si recò a Leopoli per la “terza probazione”, ultima tappa della formazione del giovane gesuita. All’inizio della II guerra mondiale, il 10 novembre 1939, fu arrestato dalla Gestapo insieme a 24 confratelli mentre si trovava nel collegio dei Gesuiti di Cracovia. Venne rinchiuso nella prigione di Cracovia e a Wisnicz, poi internato nei campi di concentramento di Auschwitz e Dachau, fino al 29 aprile 1945. Arrivò missionario nell’allora Rhodesia del Nord (attuale Zambia) il 14 aprile 1946 e subito diede impulso a una fiorente attività, soprattutto nel campo dell’educazione, nella regione di Kasisi. Per due anni fu anche superiore della casa religiosa. Quando nel 1950 la Santa Sede innalzò la prefettura di Lusaka al rango di vicariato apostolico, padre Adam Kozlowiecki fu nominato suo primo Amministratore Apostolico. Intraprese il lavoro con zelo, visitando le parrocchie e le case della missione, nei piccoli paesi e nella foresta, allacciando rapporti personali con i missionari. La crescita della Chiesa in quei territori di missione fu la motivazione che portò Pio XII a nominarlo vescovo e vicario apostolico, il 4 giugno 1955, ed infine arcivescovo di Lusaka, dal 25 aprile 1959 al 29 maggio 1969. Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel concistoro del 1988, Adam Kozlowiecki è stato per oltre 50 anni missionario in Africa, dove è morto il 28 settembre 2007, a Lusaka. (M.G.)
L'associazione "Tu es Petrus" festeggia sette anni di fondazione
◊ L’Associazione cattolica internazionale ‘Tu es Petrus’ festeggerà il VII anniversario della propria fondazione con una Santa Messa solenne che i cardinali José Saraiva Martins, Kurt Koch e Salvatore De Giorgi celebreranno nella Basilica di San Pietro, all’altare della tomba del Beato Giovanni Paolo II, alle 8.45 di venerdì 27 Aprile 2012. Introdurrà la celebrazione il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Sarà, tale circostanza, non solo l’occasione per commemorare la nascita di ‘Tu es Petrus’, ma anche per ufficializzare i nuovi organi dirigenti e, soprattutto, per confermare l’assoluta e incondizionata fedeltà, devozione e obbedienza al Papa da parte del sodalizio che, fondato nel 2005 a Battipaglia, in provincia di Salerno, dal giornalista Gianluca Barile, si è ben presto diffuso in varie parti del mondo. Il motto dell’Associazione è: "L’amore al Romano Pontefice deve essere per noi una grande passione, perché in Lui vediamo Cristo", frase coniata da San Josemarìa Escrivà. Di particolare prestigio il Premio Internazionale "Tu es Petrus", sinora conferito a Battipaglia a ben 15 diversi cardinali. L’Associazione, il cui sito Internet è consultabile al link www.tuespetrus.it, si prefigge di divulgare l’apostolato del Papa; santificare i suoi membri a maggior gloria di Dio; approfondire la conoscenza del Magistero della Chiesa; prendere a concreto modello etico-sociale-spirituale la figura del Sommo Pontefice; curare la formazione spirituale degli iscritti; promuovere una vita coerente ai principi cristiani con l’ascolto della Parola di Dio e la partecipazione ai Divini Misteri, alla preghiera comunitaria e alle pratiche di pietà; promuovere, nello spirito del volontariato, la solidarietà umana e cristiana con iniziative socio-caritative, particolarmente rivolte agli ammalati, ai bisognosi, agli immigrati e ai carcerati. Delle circa 10mila persone attualmente iscritte all’Associazione, circa il 30% è rappresentato da sacerdoti, suore, religiosi e religiose: un chiaro segno di amore verso San Pietro e i suoi Successori, in particolare Benedetto XVI. Fu proprio l’elezione di Benedetto XVI, infatti, a spingere Barile a fondare ‘Tu es Petrus’. (M.G.)
Natale di Roma. Due giorni di eventi per festeggiare il compleanno numero 2765
◊ La Città di Roma celebra oggi il 2765.mo anniversario della sua fondazione. Secondo la leggenda, infatti, la “città eterna” fu fondata il 21 aprile del 753 a.c. da Romolo sul colle Palatino. Questa mattina il sindaco, Gianni Alemanno, prima di recarsi a una Messa celebrativa all'Ara Pacis, ha dato il via ai festeggiamenti in compagnia delle note della banda dei vigili urbani schierati in picchetto d'onore. Anche il capo di Stato, Giorgio Napolitano, ha voluto testimoniare la sua vicinanza alle istituzioni capitoline con una lettera in cui ha espresso il suo compiacimento per “il concreto avvio del processo di istituzionalizzazione di Roma Capitale, di affermazione del ruolo della città in Italia e per l'Italia, quale simbolo e fulcro delle istituzioni repubblicane e centro identitario e di aggregazione dell'unità nazionale”. Ricco il programma di eventi per il Natale dell’Urbe, che culminerà in serata con lo spettacolo “Le stelle di Roma” in via dei Fori Imperiali e domani con la sfilata del Gruppo Storico Romano. (M.G.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 112