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Sommario del 13/04/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI e le famiglie: intervista con don Luca Violoni, organizzatore dell'Incontro mondiale di Milano
  • Cor Unum-Caritas Internationalis: milioni di volontari ciristiani al servizio dei più deboli
  • Restauro della "Resurrezione" di Fazzini: rimessa in luce la forza dirompente di Cristo che rigenera il Creato
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: violata la tregua, l'Onu chiede l'apertura di corridoi umanitari
  • Sud Sudan: le Nazioni Unite chiedono il rispetto dei confini col Sudan
  • Nord Corea: l'Onu si riunisce d'urgenza dopo fallito test missilistico
  • I vescovi Usa: libertà religiosa sotto attacco nel Paese, si mobilitino i laici
  • Le diocesi del Nordest si interrogano sulla nuova evangelizzazione: intervista con mons. Soravito
  • Il ministro Ornaghi ricorda Giuseppe Toniolo. Sul finanziamento ai partiti dice: "Sì, ma sia limpido"
  • Rinnovamento nello Spirito Santo celebra i 40 anni in Italia. Presentato il calendario giubilare
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Regno Unito: altri ex anglicani entrano nell’Ordinariato di Walsingham
  • Perù: la Chiesa offre di mediare con “Sendero Luminoso” per la liberazione degli ostaggi
  • Crisi. Lagarde: l'Fmi teme nuove tensioni sul debito Ue
  • Appello del Consiglio ecumenico delle Chiese: leggi vincolanti sul commercio delle armi
  • Tribù amazzonica vende crediti di anidride carbonica per 1 mln. di euro l'anno
  • Gmg Rio 2013: ha inizio la sesta edizione della veglia dei giovani adoratori
  • In Ucraina sono 36.500 le organizzazioni religiose registrate
  • A Timbuctù a rischio manoscritti e antichi testi delle 24 biblioteche della città
  • Sisma a Palermo di forza 4,2. Nessun danno a persone e cose
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI e le famiglie: intervista con don Luca Violoni, organizzatore dell'Incontro mondiale di Milano

    ◊   Benedetto XVI conclude oggi il suo breve soggiorno nella residenza di Castel Gandolfo e nel pomeriggio, verso le 16.20 farà rientro in elicottero in Vaticano. Intanto, a livello ecclesiale ma non solo, è sempre viva l’eco dei suoi ripetuti riferimenti alle famiglie degli ultimi giorni: dalla riflessione del Venerdì Santo all’appello ai giovani all’udienza generale di mercoledì scorso, quando il Papa li ha invitati a prepararsi al prossimo Incontro mondiale della famiglie di giugno. E proprio a uno dei principali organizzatori del raduno di giugno – il segretario generale della “Fondazione Milano Famiglie 2012”, don Luca Violoni Alessandro De Carolis ha chiesto un commento alle parole del Papa:

    R. – Il Papa ha parlato di incomprensioni, di preoccupazione per il futuro dei figli, di malattie, di disagi di vario genere: fin qui, poteva essere una diagnosi che molti possono condividere a livello sociologico. Ma il passaggio che lui ha fatto è veramente cruciale in tutti i sensi: la famiglia non è sola. E’ solo guardando alla Croce di Gesù che la famiglia ritrova il suo cammino e scopre che non è abbandonata alla propria solitudine, ma c’è una salvezza reale. Allora, mentre noi siamo consapevoli che la famiglia è assediata da varie sfide e anche da vari mali, credo sia veramente fondamentale per noi dire che c’è una salvezza per la famiglia e che questa salvezza è Gesù stesso nella sua Croce e Resurrezione. Da qui dobbiamo assolutamente ripartire per dare un messaggio di salvezza al mondo.

    D. – In che modo ha potuto constatare che la fede aiuta le famiglie che si trovano nella morsa della crisi, del bisogno?

    R. – Intanto, l’esperienza della fede è un’esperienza di comunione con Dio che ci fa riscoprire come i legami familiari siano un’espressione dell’essere immagine e somiglianza con Dio. Allora, questo fa sì che le persone si uniscano di più tra loro, diventino più solidali, condividano un progetto comune, raccolgano tutte le forze non uno contro l’altro, ma uno insieme all’altro. Allora, la famiglia cerca altre famiglie con le quali condividere questo cammino e cerca di tirare fuori il meglio che ci possa essere in ognuno. Per cui, è un cammino difficile e arduo anche per le situazioni economiche che vediamo, ma c’è il tentativo di essere compatti in questa sfida. Il punto è che quando ci si divide nella sfida, allora diventa davvero pesante e impegnativo.

    D. – Parliamo dell’Incontro mondiale delle famiglie del prossimo giugno: a livello organizzativo, in questa fase a che punto siete?

    R. – Stiamo vedendo, proprio in queste ultime settimane, una grandissima attenzione. Il sito è sempre più visitato, stanno aumentando le adesioni al congresso e anche agli eventi, soprattutto a quelli con il Santo Padre, previsti per sabato 2 giugno alla festa della testimonianza e il 3 giugno alla Messa. Ci sembra che ormai siamo entrati davvero nel vivo, per cui questo mese di aprile e i primi giorni di maggio saranno davvero decisivi per arrivare a quei numeri che noi attendiamo: cioè 5 mila al Congresso, 200-300 mila sabato notte con il Santo Padre e 700-800 mila – forse anche un milione – alla Messa di domenica 3 giugno. Inoltre, mi sembra ci sia anche molta attenzione per i contenuti che stiamo comunicando. Ma c’è ancora molto da fare, naturalmente.

    D. – Avete avuto una buona risposta in termini di adesioni dagli altri continenti?

    R. – Soprattutto da alcune nazioni europee, come per esempio la Francia e la Spagna: abbiamo molte adesioni. Ma anche dal Sud America – Brasile, Messico – stanno arrivando molte attenzioni. Poi ci sono anche gli Stati Uniti e l’Australia con delegazioni significative… E’ segno che si tratta proprio dell’Incontro mondiale delle famiglie, e questo naturalmente è molto bello.

    D. – Tra le tante iniziative dell’Incontro mondiale, c’è anche l’istituzione di un fondo di solidarietà a sostegno di quelle famiglie che hanno pochi mezzi per poter partecipare all’evento di Milano. Come sta funzionando questa iniziativa?

    R. – Per adesso, siamo arrivati a raccogliere 30 mila euro, una cifra significativa ma non ancora una cifra enorme. Abbiamo ricevuto richieste da famiglie di Haiti, dalla Bielorussia, dallo Zimbabwe, da altri Paesi e quindi un primo segno di attenzione c’è stato. Però, vorremmo promuoverlo ulteriormente perché ci sembra davvero che anche altre nazioni potrebbero partecipare: abbiamo bisogno di ascoltare i loro racconti e loro hanno bisogno di ascoltare i nostri, di tornare nel loro Paese con un messaggio rinnovato. Per questo, rinnoviamo ancora l’appello a contribuire e poi sarà nostra cura far sapere quali sono le famiglie che abbiamo appoggiato e che cosa è nato da questo incontro. (gf)

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    Cor Unum-Caritas Internationalis: milioni di volontari ciristiani al servizio dei più deboli

    ◊   140milioni di persone, in gran parte cristiani, sono impegnate a vario titolo in Europa nel volontariato. E’ quanto sottolineato questa mattina dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, in occasione della presentazione del volume "Il Santo Padre e i volontari europei”. Per noi c’era Massimiliano Menichetti.

    Operare per gli altri gratuitamente nell’istruzione, nella sanità, nel tessuto sociale portando la luce di Cristo. E’ la sintesi e sfida tracciata dal volume il “Santo Padre e i volontari europei” che riporta anche gli interventi più significativi dell’incontro tenutosi in Vaticano nel novembre scorso a conclusione dell’Anno del volontariato europeo. Il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”:

    "Dobbiamo agire esprimendo la nostra identità cattolica. Questo mi sembra davvero importante perché abbiamo notato - soprattutto nelle Caritas europee - alcune tendenze al secolarismo. E’ vero che non dobbiamo convertire nessuno forzatamente, però dobbiamo anche esprimere la nostra identità cattolica ed operare nel senso del Vangelo".

    Secondo le statistiche presentate da “Cor Unum” oggi in Europa ci sono 351 volontari per ogni lavoratore attivo che lavorano a stretto contatto con le istituzioni costituendo un vero e proprio tessuto connettivo. Lo conferma il segretario del dicastero, mons. Giampietro Dal Toso:

    "C’è una forte collaborazione sul territorio, sia con le istituzioni pubbliche sia con le istituzioni della Chiesa. Quindi parliamo di sussidiarietà vera. E mi sembra sia veramente importante sostenere tutti questi organismi che agiscono a beneficio di tutta la società, molto spesso in maniera silenziosa e sempre gratuita. Rileviamo che sono ambiti, dove spesso tutti questi organismi operano anticipando l’azione dello Stato o dell’istituzione pubblica, come il settore sanitario, assistenziale, ma anche educativo".

    Punto di riflessione è quello della “non innovazione”, come evidenzia mons. Dal Toso:

    "La 'non innovazione' mi ha colpito molto. Sembra che non siamo in grado di trasmettere degli elementi di novità a questi organismi di volontariato perché possano evolvere. Questo vuol dire, secondo me, che probabilmente va rafforzato quell’elemento di formazione senza il quale ogni istituzione, quindi anche le istituzioni di volontariato, restano ferme dove sono, senza guardare avanti".

    Guardando fuori dall’Europa è stato citato il caso dell’Orissa, in India, dove – ha ribadito il cardinale Sarah – parlare di volontariato è un problema:

    “E’ difficile perché c’è la paura che il cristianesimo invada la cultura induista. La società è strutturata in caste, alcuni sono ai livelli inferiori per tutta la vita, altri invece sono nobili e questo non deve cambiare assolutamente. Quindi credono che il volontariato sia un modo di evangelizzare e non pensano sia possibile il concetto di ‘gratuità’. Ed invece non è così: il volontariato è gratuito. La gratuità, però, deve servire a promuovere l’uomo e la sua dignità”.

    500mila i volontari della rete mondiale di Caritas Internationalis impegnati nelle emergenze del pianeta: tre sono i fronti di preoccupazione principali come riferisce il segretario della Caritas Internationalis, Michel Roy:

    "En ce moment, nous sommes inquiets pour les pays de la région du Sahel …
    Adesso siamo preoccupati per i Paesi della regione del Sahel, perché le popolazioni della zona mangiano sempre meno; sappiamo che alcuni già soffrono la fame e a breve rischiano la carestia. Credo che sia necessario lanciare l’allarme per quanto riguarda la situazione nel Sahel: la comunità internazionale non ne ha ancora preso realmente coscienza, e purtroppo soltanto quando in televisione si vedranno immagini drammatiche, gli Stati si attiveranno per dare quel denaro che le Nazioni Unite hanno già chiesto. A seguire, preoccupa molto la situazione della Siria: infatti, a prescindere dal fatto che gli impegni presi da ieri – secondo il piano Annan – saranno mantenuti o meno, la comunità cristiana era e rimane molto preoccupata per il suo futuro. Poi, oltre la Siria, l’intero Medio Oriente: la sopravvivenza delle comunità cristiane, anche come testimonianza. Molti musulmani affermano che non vogliono rimanere chiusi in se stessi, di avere bisogno di comunità diverse, come della comunità cristiana. E’ una questione in gioco – lo sappiamo bene – e rappresenta una preoccupazione anche per la rete Caritas. Ad esempio, la preoccupazione dei giovani, dei giovani cristiani del Medio Oriente, è una preoccupazione condivisa dall’insieme delle Caritas della regione: come fare in modo che i giovani possano trovare un loro posto nella società di domani".

    E grande è la sinergia ribadita tra il Pontificio Consiglio “Cor Unum e Caritas Internationalis, come ha evidenziato il cardinale Robert Sarah, il quale ha precisato che “insieme anche a tutte le Caritas delle diocesi delle varie nazioni” si deve lavorare per portare la testimonianza del Vangelo.

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    Restauro della "Resurrezione" di Fazzini: rimessa in luce la forza dirompente di Cristo che rigenera il Creato

    ◊   Presentato ieri in Vaticano il restauro della “Resurrezione”, monumentale opera in bronzo di Pericle Fazzini situata nell’Aula Paolo VI. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Voluta da Papa Montini per dire al mondo la notizia più importante di tutti i tempi, “Cristo è risorto!”, il restauro conservativo riporta in vita i colori originari e i chiaroscuri dell’opera. La scultura, 20 metri di lunghezza, 7 di altezza e 4 di profondità, vuole rappresentare il momento stesso della Resurrezione di Gesù, che emerge da un intreccio caotico di rami secchi, radici e rocce, simbolo dell’angoscia della morte. Ricorda quanto detto dal Papa la scorsa Pasqua: che “la speranza, in questo mondo, non può non fare i conti con la durezza del male. Non è soltanto il muro della morte a ostacolarla – afferma Benedetto XVI - ma più ancora sono le punte acuminate dell’invidia e dell’orgoglio, della menzogna e della violenza. Gesù è passato attraverso questo intreccio mortale, per aprirci il passaggio verso il Regno della vita”. L’opera di Fazzini è dominata dal vento che muove magistralmente il bronzo rendendolo sinuoso e leggero: è lo Spirito che soffia e libera il Cristo e con Lui tutto il mondo dalle spire della morte.

    Curatore scientifico del restauro è stato il prof. Saverio Carillo, della Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli. Luca Collodi lo ha intervistato:

    R. – Quest’immagine iconografica della Resurrezione è diventata una delle opere più preziose ed interessanti che abbiamo. Forse è anche un’opera-simbolo, perché mutua e sostiene un’iconografia del volto di Cristo che, in realtà, è assolutamente diversa, dirompente rispetto a quella tradizionale, utilizzata per le devozioni. E’, quindi, qualcosa di assolutamente anticanonico e, tutto sommato, di un’enorme forza persuasiva, che oggettivamente rappresenta uno dei valori peculiari di questo monumento.

    D. – E’ un’opera importante, una tra le più riprese a livello televisivo nel mondo, che accompagna il magistero del Papa in Aula Paolo VI. Ma è anche un restauro che si è svolto a cura del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e sotto la responsabilità della direzione dei Musei Vaticani. Si è trattato di un’opera di restauro alquanto complessa, che ha visto protagonista anche la seconda Università di Napoli. In che modo?

    R. – Nella collaborazione con la Fonderia d’Arte 2000, che ha assunto l’impegno, presso il Governatorato, di portare avanti questo lavoro di restauro. E’ un lavoro di restauro che consiste – come naturalmente si può immaginare – in un’opera di pulitura accurata e di messa in evidenza dei valori di fruibilità di questa scultura. Il restauro ha restituito una dimensione di cromatismi che aveva voluto l’artista, Pericle Fazzini, e che, per tanti versi, si riesce a capire e ad apprezzare in maniera evidente proprio oggi che è stata pulita, perché si colgono, ad esempio, le brillantature e le lumeggiature che vengono date dall’uso dell’ottone miscelato al bronzo. Brillantature che, da sinistra verso destra, cambiano di tonalità. Questo percorso, da sinistra verso destra, è anche quello che segue il vento che muove i capelli del Cristo. Da questo punto di vista, nel volume che abbiamo curato, c’è uno splendido saggio di Maria Carolina Campone che ha evidenziato come il vento costituisca proprio il messaggio di questa Resurrezione che Fazzini ha messo in essere. Ha anche dimostrato, quindi, come l’esperienza mistica sia anche un’esperienza di appartenenza ad una quotidianità, di prossimità alla vita di ciascuno. Questa Resurrezione del Cristo è, in realtà, anche questa traccia esplosiva e dirompente di una forza che è la forza di Cristo stesso che rigenera il Creato. Se si guarda bene la scultura si coglie, nelle saette o nelle immagini che ci sono - ad esempio nella serie di uccelli - uno scenario ed un paesaggio di vera Resurrezione, dove l’uomo diventa anche il protagonista di un’attesa e di una speranza che si compie nel Cristo risorto. (vv)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell’informazione internazionale, il rallentamento del pil cinese.

    In cultura, anticipazione dell’intervento del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, alla presentazione del libro “Uno sguardo cattolico. Cento editoriali dell’Osservatore Romano”, con un articolo di Franco Gabici dal titolo “Il migliore scrive su ‘L’Osservatore Romano’”: don Francesco Fuschini nel giudizio di Prezzolini.

    Il compagno Gramsci? Che resti in carcere: Roberto Pertici sui complessi rapporti tra il Partito comunista d’Italia e uno dei suoi fondatori più famosi in prigionia.

    Nell’informazione religiosa, un articolo sui vescovi del Brasile dopo il sì alla soppressione dei feti anencefali.

    Iniziative a sostegno del volontariato cattolico: nell’informazione vaticana, il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, presenta gli atti del convegno europeo 2011.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: violata la tregua, l'Onu chiede l'apertura di corridoi umanitari

    ◊   Regge solo parzialmente la tregua in Siria. Scontri si sono verificati oggi al confine con la Turchia. Tre le vittime nel corso di alcune manifestazioni e sarebbero migliaia, secondo gli attivisti, le persone scese in strada per protestare contro Assad. Intanto l’Onu chiede l’apertura di corridoi umanitari. Benedetta Capelli:

    Al secondo giorno di tregua si contano i morti. Gli attivisti hanno denunciato l’uccisione di alcuni manifestanti da parte delle forze di sicurezza nel corso di alcune proteste ad Hama, Idlib e Hasake. Stamani scontri si sono verificati a Khirbet al-Joz, al confine con la Turchia. L’opposizione ha parlato di un attacco venuto dai carri armati che da ieri erano nella zona. La televisione di Stato siriana ha annunciato la morte di un brigadiere dell'esercito regolare assassinato nella sua abitazione a Damasco. Sarebbe il terzo alto ufficiale a essere ucciso negli ultimi tre giorni. Gli attivisti denunciano ancora che le forze governative non si sarebbero ritirate dalle città, come previsto dal piano di pace dell'inviato speciale dell'Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, per il quale la tregua è stata solo “relativamente” rispettata. Proprio Annan oggi ha invocato l’apertura di corridoi umanitari, per fornire assistenza ad un milione di persone mentre sono migliaia i profughi che ogni giorno varcano il confine turco. Nei prossimi giorni dovranno arrivare a Damasco una trentina di osservatori dell’Onu, stasera in Consiglio di Sicurezza si darà il via libera alla missione che porterà nel Paese almeno 250 emissari con il compito di vigilare la tregua. Tregua definita fragile dai ministri degli Esteri del G8, riuniti a Washington, che avevano chiesto misure più incisive. Un punto sul quale anche la Russia si è mostrata d’accordo.

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    Sud Sudan: le Nazioni Unite chiedono il rispetto dei confini col Sudan

    ◊   "Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite esprime profonda e crescente preoccupazione per l'escalation degli scontri tra Sudan e Sud Sudan”: è quanto si legge nella dichiarazione che i Quindici membri hanno firmato all’unanimità. Si sottolinea il rischio di un ritorno della sofferenza e della devastazione dopo la guerra civile di alcuni anni fa e la secessione del Sud a luglio scorso. L’Onu chiede il rispetto del confine e della zona di smilitarizzazione previsti dagli accordi di pace e chiede che si pacifichi la situazione nelle aree più turbolente come Sud Kordofan, Nilo Blu e Aybei. Negli ultimi giorni, gli aerei militari di Khartoum hanno bombardato un ponte di una pista di atterraggio nei pressi di una base Onu, vicino alla città di Bentiu, nel Sud Sudan. E 13 soldati hanno perso la vita solo ieri nello Stato del Nilo Blu. Del precario equilibrio di rapporti tra Sudan e Sud Sudan, Fausta Speranza ha parlato con l’africanista Anna Bono, docente all’Università di Torino:

    R. – L’equilibrio era precario ed era chiaro fin dall’inizio anche negli anni scorsi, quando forse qualcosa si sarebbe potuto fare. Nonostante la firma, nel 2005, di un cosiddetto accordo globale di pace, alcuni punti importanti e anche decisivi nel rapporto tra il Sudan e il Sud Sudan non erano stati chiariti e in particolare l’esatta delimitazione dei confini.

    D. – Diciamo che questo equilibrio era precario anche perché c’erano e ci sono molti interessi in gioco: li ricordiamo?

    R. – La posta in gioco è prima di tutto il petrolio, che rappresenta la quota più importante non solo delle esportazioni, ma anche del prodotto interno lordo di entrambi i Paesi. Bisogna aggiungere che nei lunghissimi anni di guerra – perché la guerra tra Nord e Sud del Paese è durata decenni – si sono anche create delle alleanze e dei rapporti privilegiati tra etnie che vivono a cavallo dei due Paesi e che hanno subito e alternativamente inflitto molte sofferenze alle comunità rivali. Anche questo è un fatto che sta determinando una situazione molto instabile e molto critica, come dimostra quel che è successo negli ultimi 6-7 mesi, da quando il Sud Sudan è diventato indipendente.

    D. – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu nelle ultime ore ha raccomandato il rispetto degli accordi presi proprio nel luglio scorso e dunque anche il rispetto della zona demilitarizzata tra Nord e Sud. Ma, forse, ci sarebbe anche da raccomandare altro a livello politico: scelte politiche che i due Paesi dovrebbero fare …

    R. – I due Paesi, tanto per cominciare, dovrebbero arrivare a un accordo per quel che riguarda le popolazioni del Nord che vivono al Sud e soprattutto quelle originarie del Sud che vivono al Nord. Uno dei fattori di crisi di queste ultime settimane è proprio questo: la sorte di coloro – e parliamo di centinaia di migliaia, forse di milioni di persone – il cui status è in forse. Anche questo è un fattore di destabilizzazione che, come si può immaginare, potrebbe avere delle conseguenze gravissime in termini di flussi di popolazione che tentano di spostarsi da uno Stato all’altro per ritrovare un’identità. Poi c’è l’amministrazione – e questo riguarda soprattutto il Sud Sudan – che, come si temeva, non sta dando buona prova sotto due profili fondamentali. Il primo livello è quello del buon governo: dovrebbe evitare di considerare le risorse nazionali come proprietà dei primi che riescono a metterci le mani. Si dovrebbe amministrare un patrimonio che è enorme – anche se in questo momento ci sono dei problemi legati alle difficoltà di esportare il petrolio – nell’interesse collettivo. Parliamo di un Paese che non ha strade, che non ha reti ferroviarie, che non ha elettricità, che non ha acquedotti e che ha bisogno praticamente di tutto. L’altro fattore, che pone un’ipoteca enorme sulla stabilità del Sud Sudan, è rappresentato dai rapporti di potere tra le etnie: i dinka, che sono l’etnia maggioritaria e che hanno avuto un ruolo leader nella lunghissima lotta per la secessione, non hanno resistito al tentativo di accaparrarsi la maggior parte dei posti di comando e quindi il governo è in gran parte nelle loro mani e questo vale anche per le altre istituzioni. Anche questo sta suscitando, ovviamente e inevitabilmente, tensioni molto forti perché altre popolazioni si considerano – e lo sono di fatto – marginalizzate, con il rischio quindi di essere escluse in gran parte dallo sviluppo del Paese, se questo sviluppo ci sarà … Ci sono infatti tutte le premesse perché ci sia lo sviluppo, ma anche tutti i punti interrogativi sulle reali probabilità … Purtroppo sappiamo che ovunque nel mondo, e in particolare in Africa, la grande disponibilità di risorse finanziarie, di risorse naturali, non si traducono facilmente in crescita economica e in sviluppo umano.

    D. – Abbiamo parlato degli equilibri tra Nord e Sud Sudan, parliamo ora degli equilibri geopolitici dell’area: che cosa significherebbe una destabilizzazione di questi due Paesi?

    R. – La destabilizzazione di questi due Paesi si aggiungerebbe a una serie di situazioni decisamente critiche che già rendono quest’area, così importante sotto molto punti di vista, instabile e preoccupante. Prima di tutto, c’è il problema – anche questo pluridecennale – della Somalia, che continua ad essere devastata da un conflitto che sembra impossibile arrestare. Poi altri Stati dell’area vivono situazioni che sono tutt’altro che rosee: basti pensare all’Eritrea, che è considerata una delle dittature più terribili del pianeta, o all’Etiopia, governata con pugno duro e con molta determinazione da Meles Zenawi, primo ministro da molti anni, dove ci sono grossi e crescenti movimenti di protesta e di contestazione al governo e dove è in corso, in pratica, una guerra che fa capo alla Somalia e che coinvolge ormai parecchi Paesi – perché in Somalia combattono militari dell’Uganda, del Burundi, del Kenya, di Gibuti. E anche Eritrea ed Etiopia, in un certo senso, si affrontano e si scontrano sul terreno somalo. E’ quindi una situazione già molto, molto instabile e molto delicata: se anche, come tutto fa temere, questo immenso Paese riprende le armi – considerando poi che c’è anche il Darfur che ha una situazione tutt’altro che risolta – l’intera regione del Corno d’Africa e buona parte dell’Africa Orientale sarebbero coinvolti in un conflitto tra Stati e tra forze interne a ciascun Stato. Questo non prometterebbe niente di buono. (mg)

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    Nord Corea: l'Onu si riunisce d'urgenza dopo fallito test missilistico

    ◊   Unanime la condanna internazionale per il lancio missilistico effettuato nella notte dalla Corea del Nord e poi risoltosi in un fallimento. Dal G8 di Washington all’Unione europea, viene espressa la massima preoccupazione per gli effetti destabilizzanti del programma nucleare nordcoreano. Sulla questione è stata convocata una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre la Cina, alleato storico del regime comunista coreano, ha invitato alla ''calma'' e alla moderazione. Sulla gravità di quanto accaduto, Stefano Leszczynski ha intervistato Maurizio Simoncelli, vicepresidente del Centro di ricerche internazionali Archivio disarmo:

    R. – Nonostante le trattative che sono in corso da alcuni anni, la Nord Corea sta andando avanti con un programma missilistico e nucleare che non può che preoccupare, perché va a intervenire nell’area asiatica coinvolgendo il Giappone e la Cina. Mette quindi in difficoltà un’area che invece avrebbe bisogno di trovare una soluzione di tipo pacifico.

    D. – L’esplosione, dopo neanche un minuto, del vettore messo a punto dalla Corea del Nord lascia tuttavia seri dubbi su quelle che sono le capacità tecnologiche di sviluppo di un missile che possa arrivare a costituire un pericolo...

    R. – Sì, questo in parte è vero. E’ anche vero, però, che comunque ci stanno provando e, attraverso gli errori e gli esperimenti, pian piano si riescono a risolvere i problemi tecnologici di ogni sistema d’arma. La Corea del Nord lo presentava come un esperimento teso a lanciare un satellite in orbita, e quindi con scopi apparentemente civili. Però, quando si ha la capacità di mandare un satellite in orbita, si ha certamente anche la capacità di spedire un missile a notevole distanza. Per ora possiamo dire che, per fortuna, ha fallito. Ma è certamente un segnale preoccupante.

    D. – Le sanzioni, per essere realmente efficaci, contro cosa dovrebbero essere indirizzate?

    R. – Su tutte le tecnologie utili in ambito militare ed industriale. E’ però importante che la Cina assuma un comportamento molto più lineare e rigido nei confronti del governo della Corea del Nord, in modo tale da poter operare in sintonia con le altri grandi potenze. (vv)

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    I vescovi Usa: libertà religiosa sotto attacco nel Paese, si mobilitino i laici

    ◊   Agire per difendere la libertà religiosa, invitando i laici a tutelarla. E’ l’appello che giunge dai vescovi americani, in un documento elaborato dal Comitato costituito ad hoc dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti sulla libertà religiosa. "Ne siamo stati strenui difensori in passato, ora abbiamo il dovere solenne di adempiere questo dovere oggi, - affermano i presuli nel documento- perché la libertà religiosa è sotto attacco, sia in patria che all'estero". Il documento elenca le preoccupazioni che spingono i vescovi ad agire; innanzitutto la riforma delle controverse linee guida del Dipartimento americano per la salute (Health and Human Services), che costringe tutti i datori di lavoro, comprese le organizzazioni religiose, a fornire la copertura economica della contraccezione, della sterilizzazione e dell'aborto attraverso farmaci induttori, anche quando gli operatori hanno obiezioni morali nei confronti di queste pratiche. I presuli criticano e si dicono preoccupati, inoltre, per la definizione data dal Dipartimento riguardo quali istituzioni siano ritenute “abbastanza religiose” da meritare la protezione della loro libertà religiosa. Capitolo a parte, poi, è quello che riguarda gli affidamenti e le adozioni, “da condurre – si legge - al di fuori del business economico”. Il documento porta i casi di Boston, San Francisco, del Distretto della Columbia e dell’Illinois, che hanno agito in questa direzione, attraverso la revoca della licenza o interrompendo i contratti stipulati con il governo, in quanto questi si rifiutano di affidare i bambini a coppie dello stesso sesso o a coppie eterosessuali non sposate, ma che convivono. Non manca nel documento la denuncia di discriminazioni contro i servizi umanitari cattolici, nonostante negli anni abbiano svolto ottime prestazioni: dal servizio migrazioni della Conferenza Episcopale statunitense ai Servizi dedicati ai rifugiati, fino alla gestione delle vittime della tratta di esseri umani. La dichiarazione elenca altri esempi di restrizione della libertà religiosa, come le leggi che puniscono l’assistenza agli immigrati irregolari ed una proposta di ristrutturazione delle associazioni parrocchiali per limitare il ruolo del vescovo. Si sottolinea, invece, la lunga storia americana in fatto di libertà religiosa contrapposta alla recente strategia per ridurla a libertà di culto. E poi un accenno a ciò che sta accadendo nel mondo: "L'età del martirio non è passato” – si legge - omicidi, bombardamenti di chiese, incendi di orfanotrofi, sono esempi concreti di quanto i cristiani continuino a soffrire a causa della loro fede in Gesù Cristo. Per non parlare, poi, delle sistematiche negazioni dei diritti umani fondamentali presenti nelle leggi di diversi Paesi, ed anche in atti di persecuzione da parte di seguaci di altre fedi. Il documento si conclude con un invito all'azione. “Ciò che chiediamo non è altro che sia rispettata la libertà religiosa donata da Dio; non chiediamo altro che siano rispettate la Costituzione e le leggi degli Stati Uniti che riconoscono tale diritto”. Infine l’annuncio dell’iniziativa “A Fortnight for Freedom”(15 giorni per la libertà) - evento che inizierà il prossimo 21 Giugno (giorno della memoria di San Thomas More e San John Fisher) e terminerà il 4 luglio (Giorno dell’indipendenza). Due settimane in cui i vescovi statunitensi concentreranno l’attenzione e le energie insieme alla comunità cattolica per difendere la libertà religiosa. (A cura di Salvatore Sabatino)

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    Le diocesi del Nordest si interrogano sulla nuova evangelizzazione: intervista con mons. Soravito

    ◊   Nei tornanti della storia, quando emergono situazioni nuove e complesse, è opportuno il convenire sinodale. E’ questo il luogo dove lo Spirito parla alle Chiese per le scelte programmatiche da compiere. Da questa convinzione nasce il secondo Convegno delle diocesi del Nordest italiano, che vedrà riunite da oggi a domenica, a Grado e ad Aquileia, le 15 chiese locali. "Testimoni di Cristo, in ascolto", il titolo. Ma quali i dati sociali, economici, culturali e religiosi che hanno spinto a questa decisione? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Lucio Soravito, vescovo di Adria-Rovigo e coordinatore del Convegno:

    R. – Non è la prima volta che le chiese del Triveneto s’ incontrano: il primo Convegno, detto “Aquileia 1”, si è tenuto nel 1990. Abbiamo ritenuto che questa comunione e questa collaborazione già esistenti debbano essere incentivate, ovviamente. Prima di tutto, per motivi ecclesiologici – le Chiese devono essere in piena collaborazione fra di loro – ma anche per motivi pastorali, perché ci troviamo a vivere in una regione, il Triveneto, segnata oggi da problemi comuni a tutte. Ad esempio, il fatto di trovarci geograficamente vicino al Nord-Est dell’Europa con l’ingresso di tanti immigrati, ma poi anche un processo di secolarizzazione, direi quasi di scristianizzazione, e un abbassamento della partecipazione del mondo giovanile alla vita ecclesiale. Inoltre, siamo una delle regioni italiane dove è avvenuto un processo più grande di declassamento della famiglia, al punto che abbiamo una percentuale superiore al 50 per cento di conviventi. Problemi molto concreti, che in qualche modo ci dicono che qui occorre mettere in moto una pastorale radicalmente rinnovata.

    D. – Perché le diocesi del Triveneto s’incontrano proprio ad Aquileia? Che cosa rappresenta?

    R. – Aquileia è la chiesa madre delle diocesi del Triveneto e non solo. E’ una chiesa che è sorta già nel secondo secolo, che ha avuto un’azione missionaria straordinaria, ma anche una capacità molto grande di dialogare con popoli, culture, etnie diverse, tanto è vero che è arrivata ad essere la Metropoli di ben 55 diocesi: oltre quelle del Triveneto, quelle dell’Austria, alcune dell’Ungheria, perfino qualcuna della Romania, naturalmente della Slovenia e della Croazia… Per dire che Aquileia è stata ed è rimasta un punto di riferimento storico che ci chiama e ci invita a questa sinergia fra le nostre chiese.

    D. – I lavori di gruppo durante il Convegno verteranno su tre grandi tematiche: "nuova evangelizzazione", "in dialogo con la cultura del tempo", "impegnati per il bene comune". Una parola su ciascuna di queste tre piste…

    R. – Il primo ambito, quello della nuova evangelizzazione, è potremmo quasi dire il motivo fondante di questo nostro convenire, per vedere appunto in che modo le nostre Chiese devono collaborare per annunciare il Vangelo, per tornare a radicarlo nella nostra terra. Il secondo ambito riguarda il dialogo con la cultura e ci interessa innanzitutto vedere in che modo dialogare con un mondo fatto di molti non credenti o di credenti di altre religioni, ovviamente salvaguardando da una parte la fede cristiana, ma dall’altra essendo aperti a cogliere anche il positivo che c’è nelle culture che oggi entrano nel nostro Triveneto. Un problema molto grande è l’accoglienza degli immigrati: siamo una delle regioni italiane a più alta percentuale di presenze, oltre il 10 per cento degli abitanti nel Triveneto sono provenienti dall’Est Europa, dall’Africa e dall’Asia. Infine, per quanto riguarda la promozione del bene comune, si vuole vedere in che modo le nostre comunità debbano stabilire un rapporto sinergico con le istituzioni pubbliche per promuovere il bene comune, di ciascuno e di tutti, ma con un’attenzione particolare nei confronti delle varie povertà che ci sono oggi a partire dal dramma di tante famiglie disoccupate o di persone cassaintegrate che hanno perso il lavoro.

    D. – Un momento particolarmente importante nel cammino di preparazione ad Aquileia 2 è stata la visita di Benedetto XVI, nei giorni 7-8 maggio 2010. Quale la consegna lasciata dal Papa in quella visita?

    R. – A me sembra che il Papa abbia confermato gli obiettivi che ci eravamo dati, cioè di passare a una nuova evangelizzazione, di crescere nella capacità di portare il primo annuncio e di far riscoprire la fede e di inculturare con la fede la nostra realtà. Mi sembra che il Papa abbia sottolineato e ribadito questi compiti e direi che ci ha aiutati a crescere in questa comunione e collaborazione ecclesiale. (bf)

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    Il ministro Ornaghi ricorda Giuseppe Toniolo. Sul finanziamento ai partiti dice: "Sì, ma sia limpido"

    ◊   E' tramontata l'ipotesi di un emendamento al decreto fiscale per riformare il finanziamento ai partiti. I leader Alfano, Bersani e Casini sono s'accordo per un disegno di legge da approvare in Commissione affari costituzionali, chiedendo l'approvazione in sede legislativa. L'obiettivo è rendere più trasparenti i bilanci delle formazioni politiche. Sulla riforma del finanziamento ai partiti è intervenuto anche il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, che ha parlato ieri sera a Roma a margine di un convegno sulla figura dell’economista Giuseppe Toniolo. Alessandro Guarasci:

    Gli scandali che hanno coinvolto Lega e Margherita impongono la massima trasparenza ai partiti. Insomma, anche gli aspetti economici che riguardano la politica necessitano di più moralità. Il ministro Lorenzo Ornaghi:

    “Adoperare termini come 'trasparenza', 'correttezza', più che una necessità è ormai per il nostro sistema un’urgenza. Tra l’alternativa secca – un finanziamento rigoroso e rigorosamente controllato – e nessun finanziamento, io personalmente preferisco la prima. Quindi, un finanziamento ha da esserci davvero. L’importante è che sia secondo regole chiare, condivise e, soprattutto in questa fase, comprese dai cittadini”

    Un finanziamento limpido, primo passo per una buona politica, che vada assieme a una buona finanza. E’ anche questo il tema del convegno a cui è intervenuto Ornaghi, in ricordo di Giuseppe Toniolo. L’economista, tra poco Beato, guardava al valore della persona, anche e soprattutto nella finanza. Il presidente di Federcasse-Credito Cooperativo, Alessandro Azzi:

    R. - Riteniamo che sia necessario gestire la finanza secondo principi che la pongono al servizio dell’economia e delle persone.

    D. – Lei pensa che il mondo della finanza abbia imparato dai propri errori?

    R. – Temo non a sufficienza. Temo che la finanza speculativa sia ancora prepotentemente alla ribalta

    Dunque, ancora oggi serve affermare che l’etica è il fattore intrinseco delle leggi economiche. E anche le riforme del mercato del lavoro dovrebbero incanalarsi su questo binario, come dice il presidente dell’Azione Cattolica, Franco Miano:

    “Io credo sia giusto che il governo faccia la sua parte e garantisca la stabilità economica del nostro Paese. Nello stesso tempo, però, bisogna fare ogni sforzo per salvaguardare il lavoro e i lavoratori, per salvaguardare la dignità del lavoro e creare sviluppo ed occupazione. Questo va al bene delle persone e delle famiglie”.

    D’altronde, l’eccessiva precarizzazione del mercato del lavoro è l’altra faccia di una medaglia rappresentata da una finanza che guarda solo al profitto.

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    Rinnovamento nello Spirito Santo celebra i 40 anni in Italia. Presentato il calendario giubilare

    ◊   Rinnovamento nello Spirito Santo celebra quest’anno il 40.mo anniversario della sua nascita in Italia. In una conferenza stampa, nella Sala Marconi della nostra emittente, è stato presentato stamani il calendario degli eventi giubilari. Hanno partecipato, tra gli altri, Salvatore Martinez, presidente nazionale del movimento ecclesiale, e l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il servizio di Giada Aquilino:

    Promuovere “un laicato educato alla fede, formato all’evangelizzazione e disponibile ad assumere responsabilità ecclesiali e sociali”. Questa la missione di Rinnovamento nello Spirito Santo, nel messaggio di Benedetto XVI in occasione della convocazione nazionale del movimento ecclesiale del 2010. Quest’anno, Rinnovamento nello Spirito Santo celebra il 40.mo anniversario della propria presenza in Italia, le cui origini risalgono al 1972: attualmente, conta più di 200 mila aderenti, in oltre 1.900 gruppi e comunità, mentre nel mondo sono circa 100 milioni coloro che seguono tale spiritualità.

    Alla vigilia dell’Anno della Fede indetto dal Papa - che avrà inizio l’11 ottobre prossimo, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013 - e in vista della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi - dal 7 al 28 ottobre prossimi, sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" - Rinnovamento nello Spirito ha organizzato grandi eventi celebrativi. Dopo la 35.ma convocazione nazionale, dal 28 aprile al primo maggio, ci sarà l’incontro col Papa il 26 maggio, vigilia di Pentecoste, poi la partecipazione all’Incontro mondiale delle famiglie a Milano, un pellegrinaggio in Terra Santa e uno a Napoli, ootre a convegni, conferenze, ritiri. Su tutti l’evento "Dieci Piazze per Dieci Comandamenti", che si svolgerà in settembre in dieci città italiane più Roma e sarà patrocinato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: nell’ambito dell’appuntamento, si terrà un concorso scolastico per gli studenti dai 6 ai 18 anni in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, università e ricerca, con l’Ufficio per l’insegnamento della religione cattolica e con l’Ufficio nazionale per l’Educazione, la scuola e l’università della Cei. Sul significato di questo giubileo per il movimento, ascoltiamo Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo:

    R. - C’è la coscienza di essere nati “nella Chiesa, per la Chiesa”, come diceva dieci anni fa Giovanni Paolo II. Quindi, non un’esperienza generica di fede, ma un vero e proprio cammino di fede con questa identità ecclesiale forte che si è fatta anche identità missionaria. Il movimento ha diverse missioni all’estero, per esempio in Moldavia, uno dei Paesi più poveri del nostro continente, e presto anche a Nazareth, con il Centro internazionale per la famiglia. La Chiesa esiste per evangelizzare, il Rinnovamento esiste per evangelizzare. Questa convinzione è maturata negli anni: non è quindi solo un movimento spirituale, di preghiera, ma un movimento dal forte radicamento sociale, nelle città, con il desiderio di tenere vivo il primato dello Spirito, un rinnovamento interiore, che non è solo dell’uomo ma anche del cuore della storia.

    D. – Come leggere questa coincidenza tra l’Anno della Fede, il Sinodo per la nuova evangelizzazione e i quarant’anni del movimento?

    R. – E’ provvidenziale. Ed è la ragione per la quale - tra gli altri progetti - proponiamo l’iniziativa: “Dieci Piazze per Dieci Comandamenti”, con il patrocinio del nuovo dicastero vaticano dedicato proprio alla Promozione della nuova evangelizzazione. Una rilettura creativa dell’amore di Dio, perché in fondo Gesù ci ha insegnato che nella dimensione di questo amore verso Dio, verso gli uomini e verso se stessi si possono raccogliere i Dieci Comandamenti. Coinvolgeremo, nelle principali città metropolitane, gli arcivescovi e i cardinali che ci aiuteranno a raccontare come il bene comune, la cittadinanza attiva, la promozione integrale dell’uomo possano trovare nei Dieci Comandamenti la loro più compiuta ispirazione. L’auspicio è che questa crisi profonda, nella quale l’umanità sembra essere piombata, trovi una risposta nello Spirito. Benedetto XVI ci dice che è soprattutto crisi di fede. Per noi, la madre di tutte le crisi è spirituale. Ritorniamo allo Spirito e lo Spirito ritornerà a noi.

    L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha ricordato che in questo momento di crisi generale è “tempo di spalancare le porte, di non avere timore”. C’è l’esigenza - ha detto - di una nuova evangelizzazione: “Non si intende invadere la piazza, piuttosto si vuole fare della piazza uno spazio dove ci si incontra, ci si fa conoscere, si esprime la nostra storia e la nostra identità”. A proposito del comandamento “non rubare”, poi, il presule ha aggiunto che si tratta di “una norma etica a cui chiunque deve fare riferimento”. Quando - ha proseguito - “ci sono momenti storici in cui si verificano casi di corruzione, che diventano di maggior responsabilità quando sono compiuti da istituzioni o da persone che hanno incarichi pubblici”, si deve mantenere “sempre vigile quella soglia di attenzione, di vigilanza e di profondo senso di responsabilità, che non può mai mancare tra le istituzioni”, nella consapevolezza di un “recupero di credibilità” delle stesse che “in questo periodo purtroppo viene a mancare, con grave disagio per la vita sociale”. Il commento di mons. Rino Fisichella sui 40 anni di Rinnovamento nello Spirito Santo:

    R. - Non dimentichiamo che questi 40 anni coincidono anche con il tempo del post-Concilio Vaticano II. Quindi, Rinnovamento e anche altri Movimenti, tante altre realtà nella Chiesa, sono il frutto di quanto il Concilio ha voluto. Penso che dobbiamo accoglierlo proprio con questo spirito. Uno spirito anzitutto di ringraziamento al Signore per quanto ha offerto alla sua Chiesa. C’è una vitalità di tanti uomini e donne, una realtà giovanile, c’è direi una grande azione pastorale che viene svolta dalle parrocchie e in tutte quante le espressioni della Chiesa che ritornano a questo primo germe da cui la pianta ha potuto e ha saputo dare grandi frutti. Non dimentichiamo che proprio dal Rinnovamento dello Spirito sono sorte molteplici nuove realtà nella Chiesa, che anche oggi operano nella nuova evangelizzazione.

    D. - Perché oggi c’è bisogno di nuova evangelizzazione?

    R. - Perché la società è cambiata. Perché la cultura è diversa. Perché ci troviamo in un momento storico di particolare crisi, che è una crisi determinata dalla transizione tra la chiusura di un’epoca e l’ingresso in una nuova fase della storia dell’umanità. E quindi in un momento come questo - così delicato, in cui c’è maggiore disorientamento, c’è anche timore, paura, non ci sono più certezze - dobbiamo essere capaci di riproporre il Vangelo della vita, che orienta verso una parola di gioia, una parola di serenità e soprattutto verso una parola di speranza. (bi)

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Regno Unito: altri ex anglicani entrano nell’Ordinariato di Walsingham

    ◊   Nel corso della Settimana Santa, circa 200 fedeli e 20 ex membri del clero anglicano in Inghilterra – riporta l’Osservatore Romano – hanno deciso di divenire cattolici e di entrare nell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham. Lo scorso anno, nello stesso periodo, oltre mille fedeli e 60 ex membri del clero anglicano avevano compiuto la stessa scelta. Ian Grieves – pastore per 23 anni nella chiesa di St James, a Darlington, e in procinto di diventare sacerdote – in un incontro con i giornalisti ha sottolineato la preoccupazione per “i fratelli anglicani”. “Nella Chiesa d’Inghilterra – ha aggiunto – è sempre più forte la determinazione di procedere all’ordinazione di donne vescovo senza una decisione su quale provvedimento adottare a favore dei fedeli di orientamento tradizionalista, che non ritengono per loro possibile accettare che una donna eserciti su di loro l’autorità ecclesiastica”. Lo scorso febbraio, la maggioranza dei membri del Sinodo generale, l’assemblea nazionale degli anglicani inglesi, ha respinto l’ipotesi che possano essere adottate delle norme speciali per le comunità parrocchiali che non riconosceranno con fondamento teologico l’autorità ecclesiale di donne ordinate vescovo. Il prossimo mese, il problema sarà riproposto all’interno dell’organismo anglicano inglese chiamato “House of Bishops”, prima della definitiva decisione sulle ordinazioni di donne vescovo che verrà presa a luglio nel corso della sessione estiva del Sinodo generale. Anche tra quanti hanno deciso di rimanere – scrive il quotidiano della Santa Sede – ha aggiunto – prevale il senso di comprensione per coloro che invece hanno scelto la comunione con la Chiesa cattolica.(B.C.)

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    Perù: la Chiesa offre di mediare con “Sendero Luminoso” per la liberazione degli ostaggi

    ◊   In Perù, le autorità sono impegnate nella ricerca delle 43 persone rapite nei giorni scorsi nella località di Camisea probabilmente dai guerriglieri di “Sendero Luminoso”. Un appello per la loro liberazione è stato lanciato da mons. Salvador Piñeiro García-Calderón, vescovo di Ayacucho, e presidente dell'episcopato peruviano. Il presule - riferisce "Il Sismografo" - si è anche offerto come mediatore tra le parti. “Sono una persona con vocazione alla conciliazione e alla pace - ha detto - e perciò chiedo di lasciare da parte l'odio e la violenza contro famiglie innocenti". Poi, rivolgendosi alla popolazione peruviana, mons. Salvador Piñeiro García-Calderón ha chiesto preghiere per il rilascio degli ostaggi. Ieri, nelle operazioni di ricerca, un agente è morto e altri tre sono rimasti feriti. Il gruppo era a bordo di un elicottero che è stato attaccato mentre sorvolavano sulla regione di Cuzco proprio alla ricerca dei prigionieri. (B.C.)

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    Crisi. Lagarde: l'Fmi teme nuove tensioni sul debito Ue

    ◊   I rischi rimangono alti: la situazione è fragile. E’ questo il monito lanciato ieri dal direttore generale del Fondo monetario internazionale in riferimento all’economia globale. “La crisi non è finita e non dobbiamo sprecare questo momento - ha aggiunto Christine Lagarde - dobbiamo agire velocemente, agire insieme e agire con fiducia”. Il rischio più temuto dal Fondo monetario in questo momento è il ritorno di tensioni sul debito in Europa, per questo - secondo il direttore dell’Istituto di Washington - è cruciale la decisione dei governi dell’area euro di rafforzare il firewall europeo. Sul fronte del mercato del lavoro, Lagarde ha ammesso che le riforme sono difficili, ma ha ribadito che vanno fatte e fatte con cura, secondo le caratteristiche di ogni Paese. In molti casi - ha concluso - comportano una riduzione del costo del lavoro, ma sono comunque essenziali per la competitività e per creare posti di lavoro specialmente per i giovani.

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    Appello del Consiglio ecumenico delle Chiese: leggi vincolanti sul commercio delle armi

    ◊   Il World Council of Churches, il Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), ha lanciato nei giorni scorsi un appello perché si proceda all’approvazione di una legislazione vincolante sul commercio delle armi che protegga le popolazioni messe a rischio da tale pratica. Come riporta l’Osservatore Romano, l’intervento accompagna una campagna di sensibilizzazione ecumenica avviata da tempo in vista della Conferenza delle Nazioni Unite del prossimo luglio, in occasione della quale rappresentanti diplomatici di circa 200 Paesi cercheranno di negoziare un trattato in materia di commercio delle armi convenzionali. All’iniziativa hanno aderito comunità religiose di oltre 30 Paesi, tra di loro quelli che traggono profitto dal commercio delle armi ma anche quelli che invece ne soffrono le conseguenze. Un utilizzo delle armi è “illegale e illegittimo – fanno sapere dal Wcc – favorisce molte forme di violenza e alimenta i conflitti, ponendo sotto minaccia lo sviluppo sociale ed economico”. Nel 2006, le Nazioni Unite avevano messo a punto un progetto di risoluzione relativo al controllo delle armi e che il Consiglio ecumenico delle Chiese aveva accolto con favore. Nello stesso anno, erano stati avviati i lavori per un trattato internazionale sul commercio di armi, in grado di stabilire standard globali omogenei, per impedire i trasferimenti a Paesi, rendendo più rigidi gli embarghi. Anche la Santa Sede da tempo sostiene l’iniziativa. L’Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, l'arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, in un intervento in occasione della quarta sessione del Comitato preparatorio per la Conferenza sul Trattato, svoltasi a New York tra il 13 e il 17 febbraio, ha sottolineato che “un commercio delle armi non regolamentato e trasparente a causa dell’assenza a livello internazionale di sistemi efficaci di monitoraggio causa una serie di conseguenze umanitarie: lo sviluppo umano integrale viene rallentato, il rischio di conflitti e di instabilità aumenta, i processi di pace sono messi in pericolo e il diffondersi di una cultura di violenza e di criminalità viene facilitata”. Pertanto, ha aggiunto il presule, “un’azione responsabile, condivisa da tutti i membri della comunità internazionale, è necessaria per risolvere queste problematiche realtà e chiama in causa Stati, organizzazioni internazionali, organismi non governativi e settore privato”. Questa azione responsabile, ha concluso mons. Chullikatt, è diventata sempre più stringente “al fine di promuovere lo stabilimento e il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale con il minimo dispendio delle risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti”. (B.C.)

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    Tribù amazzonica vende crediti di anidride carbonica per 1 mln. di euro l'anno

    ◊   Dismettere un centinaio di segherie abusive e ottenere più di un milione di euro all’anno da qui al 2038. E’ l’insolito baratto che una tribù amazzonica brasiliana, la prima al mondo, ha accettato ricevendo in cambio un certificato internazionale che le permetterà di vendere crediti di anidride carbonica ottenuti grazie alla sua opera contro il disboscamento. Uno scambio possibile grazie agli accordi internazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra, in particolare l'anidride carbonica, che consentono a Stati e privati di acquisire "quote di inquinamento" da chi evita di produrlo. Gli indios paiter suruis vivono in un territorio che forma la riserva Sette di Settembre, ai confini tra gli Stati brasiliani di Rondonia e Mato Grosso. “La parte più difficile – ha dichiarato il responsabile di un’associazione ambientalista attiva nella zona – è stata convincere i leader dei villaggi della riserva”. Molti giovani sono andati per mesi in giro a misurare lo spessore dei tronchi degli alberi per fare un inventario completo del carbonio potenziale stoccato. Difficoltà anche nello spiegare ai vecchi indigeni che continuavano a dire “che i bianchi sono strani perché vendono una cosa che non si può toccare”. I suruis sono dunque la prima tribù al mondo a ricevere il certificato che dà garanzia agli investitori di una corretta riduzione delle emissioni. Dall’inizio del prossimo anno, per 25 anni i compratori di “carbonio verde” pagheranno anche 8 dollari a tonnellata di anidride carbonica non emessa per compensare quella prodotta. (B.C.)

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    Gmg Rio 2013: ha inizio la sesta edizione della veglia dei giovani adoratori

    ◊   Comincerà alle 22 di questa sera, per proseguire tutta la notte, la sesta edizione della veglia dei giovani adoratori in vista della prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma dal 23 al 28 luglio 2013 a Rio de Janeiro. “Invitiamo tutti i giovani a partecipare, non possiamo perdere questa opportunità per dimostrare la nostra fede e dare una testimonianza di fiducia in Dio”. Così, riporta il Sir, si è espresso il vescovo ausiliare di Rio e animatore della pastorale giovanile, dom Antonio Augusto Dias Duarte, che celebrerà la Messa di apertura della veglia. Il momento di preghiera, promosso dalla arcidiocesi locale, avrà luogo nel Santuario nazionale di adorazione perpetua, all’interno della chiesa di sant’Anna, nel centro di Rio. Il programma prevede anche musica e balli, animati dalla cantante Eliana Ribeiro, della comunità Canção Nova, momenti di riflessione assieme a Fábio Alexandre Borges, responsabile giovanile del Rinnovamento carismatico cattolico dell’arcidiocesi, e momenti artistici con il rosario meditato attraverso una rappresentazione teatrale. La veglia, che terminerà con la benedizione eucaristica, potrà essere seguita in diretta tv sul sito. (G.M.)

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    In Ucraina sono 36.500 le organizzazioni religiose registrate

    ◊   In Ucraina il numero delle istituzioni religiose cresce su base annua del 2%. Il dato – riportato dal Sir – arriva dalle statistiche ufficiali relative al 2011 pubblicate dal Ministero della cultura del Paese. Ad aumentare è anche il numero dei mezzi di comunicazione ecclesiastici, al momento 390. All’inizio del 2012, la rete delle organizzazioni religiose in Ucraina era costituita da 55 movimenti per un totale di 36.500 organizzazioni. L’Istituto per la libertà religiosa riferisce che sono attualmente registrati nel Paese 85 centri e 290 dipartimenti di associazioni religiose, 35.013 comunità religiose, 471 monasteri, 360 missioni, 80 confraternite, 201 istituti educativi e 12.899 scuole di catechismo. (G.M.)

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    A Timbuctù a rischio manoscritti e antichi testi delle 24 biblioteche della città

    ◊   Una tradizione che risale al 1300 e che rischia di essere fortemente compromessa. A Timbuctù, città delle 24 biblioteche, dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’umanità” anche per le sue architetture, sono stati già sventati alcuni tentativi di saccheggio di manoscritti gelosamente custoditi dagli abitanti. “Perdere questa ricchezza in termini di storia scritta da africani sarebbe un danno incalcolabile”, spiega alla Misna il professor Shamil Jeppie, dell’Università di Città del Capo. Non nasconde la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo nel nord del Mali e in particolare a Timbuctù. “Siamo riusciti a restare in contatto con i nostri colleghi – prosegue il responsabile del ‘Tombouctou manuscripts project’ – soprattutto con quelli della biblioteca statale Ahmed Baba che da sola conserva circa 20 mila manoscritti. Sappiamo che anche le due maggiori biblioteche private sono rimaste finora intatte”, ma da quanto ancora viene riferito i due principali gruppi della ribellione tuareg si spartiscono il controllo della città e costituiscono una minaccia anche per questo patrimonio scritto. “Sono soprattutto testi giuridici, di storia locale e di geografia” racconta alla Misna Mauro Nobili, ricercatore italiano da un mese nel gruppo di lavoro guidato da Jeppie. “Un patrimonio di inestimabile valore che ha aperto la strada alla valorizzazione di altre tradizioni scritte, poco conosciute eppure presenti anche in altre zone dell’Africa sub sahariana, come nel nord del Mozambico, a Zanzibar, in Etiopia. Perderli – ha concluso – significherebbe cancellare un pezzo di storia”. (G.M.)

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    Sisma a Palermo di forza 4,2. Nessun danno a persone e cose

    ◊   Il terremoto registrato oggi a Palermo è stato generato da un sistema diverso da quello che attiva le faglie ben note lungo la costa settentrionale della Sicilia. Secondo il sismologo Alessandro Amato dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il sisma è stato attivato da un movimento di tipo distensivo, ossia un movimento simile a quello che avviene nell’Appennino e che è all’origine dei terremoti che colpiscono quella zona: da quello dell’Irpinia, all’Umbria, a L’Aquila. I Vigili del fuoco, dopo la forte scossa di magnitudo 4,2 avvertita questa mattina alle 8.22, hanno dichiarato che non si sono registrati danni né a persone, né a strutture. La prima scossa, avvertita soprattutto ai piani alti, ha provocato molta paura e spinto tanti palermitani a radunarsi in strada. Molti genitori hanno preferito andare a riprendere i figli che stavano per entrare a scuola, mentre diversi istituti e uffici pubblici – come a Palazzo d’Orleans e della presidenza della Regione siciliana – sono stati evacuati per precauzione. In mattinata, sono seguite due scosse: alle 9.15, di magnitudo 2,3 e alle 11.45, di magnitudo 3,1. Gli epicentri dei terremoti sono stati localizzati in mare, tra Palermo e Ustica, a pochi chilometri dalla costa. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 104

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.