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Sommario del 12/04/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Convegno delle Chiese del Triveneto. Il Papa: testimoniare l’amore di Dio per l’uomo, soprattutto i più deboli
  • Plenaria della Commissione biblica su “ispirazione e verità della Bibbia”
  • Presentazione del volume "Il Santo Padre e i volontari europei"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vacilla il cessate il fuoco in Siria, l'opposizione denuncia violazioni della tregua
  • Speranza per la svolta politica in Malawi nelle parole del portavoce dei vescovi
  • Fmi: “Rischio" longevità. Vaciago: la nostra società ha bisogno di tutti
  • Rapporto denuncia drammatico sovraffollamento nelle carceri italiane
  • Il vescovo di Ferrara: nessun rifiuto della Comunione a bimbo disabile
  • Religiose italiane: plenaria dell'Usmi incentrata sulla vita comunitaria
  • Benedetta umiltà: un libro sulle "virtù semplici" di Joseph Ratzinger
  • Arriva a Roma il musical sulla "generazione Wojtyla"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Khartoum bombarda il Sud Sudan. L'Onu chiede un incontro di pace
  • Orissa: rilasciato dai maoisti l’italiano Bosusco
  • Indonesia: il bilancio del terremoto di ieri a Sumatra
  • Mali. E' crisi alimentare ed emergenza sfollati: gli aiuti dell’associazione Lvia
  • Rapporto Unicef: più di 8 milioni di persone a rischio nel Corno d’Africa
  • Niger: appello per salvare dalla carestia 400 mila bambini
  • Ucraina: incontro del presidente Yanukovych con i leader delle Chiese cristiane
  • Pakistan: la Commissione per le Minoranze sulle conversioni forzate all'islam
  • Pakistan. Cristiani sequestrati a Karachi: libero un ostaggio
  • Laos: per i cattolici Pasqua senza sacerdote e chiesa
  • Angola: appello dei vescovi per elezioni libere e democratiche
  • Haiti: Medici Senza Frontiere apre un nuovo ospedale chirurgico a Port-au-Prince
  • Pakistan: inaugurata una scuola grazie alla Famiglia laica camilliana
  • Svizzera: a mons. Antonio Mennini la “Rosa d’Argento di San Nicola”
  • Roma: convegno su nuovi media ed evangelizzazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Convegno delle Chiese del Triveneto. Il Papa: testimoniare l’amore di Dio per l’uomo, soprattutto i più deboli

    ◊   Si apre domani a Grado, in provincia di Gorizia, il secondo Convegno delle Chiese del Triveneto, sul tema “Testimoni di Cristo, in ascolto”. L’evento, che vedrà riunite le 15 Diocesi di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, si concluderà domenica prossima con una Messa nella Basilica di Aquileia. Nel maggio dello scorso anno, Benedetto XVI, proprio da questa Basilica, incoraggiava le comunità cristiane del Nordest ad annunciare con entusiasmo il Vangelo nella società secolarizzata di oggi. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Era il 7 maggio dell’anno scorso. Nella Basilica di Aquileia il Papa affida alle Chiese del Triveneto una “missione prioritaria”, testimoniare l’amore di Dio per l’uomo:

    “Siete chiamati a farlo prima di tutto con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore delle persone concrete, a partire da quelle più deboli, fragili, indifese, non autosufficienti, come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti più deboli del corpo ecclesiale (cfr 1 Cor 12,15-27)”.

    In un mondo dominato dal soggettivismo, Benedetto XVI invita ad un “annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia” nei vari ambiti della vita quotidiana:

    “I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, ‘pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi’ (1 Pt 3,15), capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società”.

    Il Papa indica lo stile cristiano del convivere nell’odierna società pluralista:

    “Non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà una ‘città’ più umana, più giusta e solidale”.

    Infine, raccomanda - anche alle Chiese del Triveneto - “l’impegno a suscitare una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico”:

    “Esso ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una ‘vita buona’ a favore e al servizio di tutti. A questo impegno infatti non possono sottrarsi i cristiani, che sono certo pellegrini verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di eternità”.

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    Plenaria della Commissione biblica su “ispirazione e verità della Bibbia”

    ◊   La Pontificia Commissione Biblica terrà la sua Sessione plenaria annuale da 16 al 20 aprile presso la Domus Sanctae Marthae in Vaticano, sotto la presidenza del cardinale William Levada. Il segretario generale, padre Klemens Stock, dirigerà i lavori dell'assemblea. Nel corso della riunione i membri proseguiranno la riflessione sul tema ispirazione e verità della Bibbia. Come prima fase dello studio, informa un comunicato dell’organismo, la Commissione ha deciso di concentrare i propri sforzi nel verificare in che modo il tema dell'ispirazione e quello della verità si manifestino nei diversi scritti della Sacra Scrittura. A partire dalle singole competenze, ciascun membro presenterà la propria relazione che sarà discussa collegialmente in assemblea.

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    Presentazione del volume "Il Santo Padre e i volontari europei"

    ◊   All'interno del Palazzo San Pio X, sede del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, si svolgerà domani mattina alle ore 11 la presentazione del volume “Il Santo Padre e i volontari europei”. L'evento sarà un'occasione per parlare delle strategie future della Chiesa in questo ambito. Saranno presenti, tra le altre personalità, il cardinale Robert Sarah, presidente di “Cor Unum”, il segretario di Caritas Internationalis Michel Roy, assieme al segretario del dicastero mons. Giampietro Dal Toso. Il libro – spiega un comunicato di “Cor Unum” – oltre all'intervento del Papa sul tema del volontariato, raccoglie gli interventi più significativi dell'incontro, tenutosi in Vaticano il 10 e 11 novembre scorso, che ha visto come protagonisti i vescovi e i responsabili delle organizzazioni cattoliche di tutta Europa in occasione dell'Anno europeo del volontariato.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un nuovo desiderio nascosto: in prima pagina, Lucetta Scaraffia sulla maternità nel film francese "17 ragazze".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Mali, dove si rischia la catrastrofe umanitaria.

    In cultura, le relazioni di Mordechay Lewy, ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede, e di Anna Foa al seminario di studi, a Forlì, su "La ritualizzazione della memoria e la rappresentazione del diniego", organizzato dall'università di Bologna.

    Anticipazione della conferenza (ai Musei Vaticani) di Marco Vanelli, direttore della rivista "Cabiria, studi di cinema", su "Arte e cinema. Michelangelo nella settima arte".

    Mille occhi incapaci di vedere: Marco Tibaldi recensisce il libro di Pierangelo Sequeri "Contro gli idoli postmoderni".

    Guardia alta: nell'informazione religiosa, il rapporto dei vescovi degli Stati Uniti sulle denunce di abusi sessuali nel 2011.

    Nuova evangelizzazione in Terra Santa: nell'informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini al cardinale statunitense Edwin Frederick O'Brien, Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

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    Oggi in Primo Piano



    Vacilla il cessate il fuoco in Siria, l'opposizione denuncia violazioni della tregua

    ◊   In Siria non sembra reggere il cessate il fuoco che doveva entrare in vigore questa mattina. Fonti della ribellione parlano di bombardamenti ad Homs e scontri in altre città. La comunità internazionale attende notizie più certe, mentre la Nato afferma di seguire con grande attenzione gli incidenti che si stanno verificando al confine tra Siria e Turchia, Paese membro dell'Alleanza, che in caso di attacco ha diritto alla protezione degli alleati. Ma come valutare questa crescente attenzione della comunità internazionale alla questione siriana? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Paolo Branca, esperto di Paesi arabi dell’Università Cattolica di Milano:

    R. – Da un certo punto di vista è importante che ci sia attenzione sulla situazione: se c’è questo interesse da parte della Comunità internazionale, c’è la speranza che i contendenti possano - in qualche modo - cercare di mettersi d’accordo o comunque evitare delle posizioni estreme. La situazione sul campo mi sembra ancora piuttosto fluida, però il sospetto che si possa essere di fronte a un tergiversare, ad una manovra per prendere tempo ovviamente non può essere del tutto esclusa.

    D. – C’è un segnale importante da valutare: i carri armati sono, comunque, rimasti a presidiare le città. E’ un brutto segno questo, secondo lei?

    R. – Sicuramente può essere interpretato in modi diversi: un arretramento delle forze del governo, sembrerebbe un lasciare libero sfogo evidentemente alle manifestazioni. Che l'esercito abbandoni proprio il controllo del terreno mi sembra molto meno probabile, anche perché non possono contare – come in passato – sull’intervento dell’aviazione, come aveva fatto il padre dell’attuale presidente, quando in un contesto del tutto diverso, fece bombardare Hama: bombardamenti sotto i quali morirono decine di migliaia di persone. Oggi non sarebbe più possibile una cosa del genere.

    D. – Il Consiglio nazionale siriano ha invitato la popolazione a scendere in piazza per manifestare pacificamente...

    R. – Certamente è una sorta di braccio di ferro: se sono manifestazioni pacifiche, possono essere ancora più pericolose ovviamente per il regime, che dovrebbe registrare un fortissimo dissenso non avendo modo di controbattere. Purtroppo abbiamo visto che la logica dell’esasperare il conflitto e addirittura del coinvolgere altri – come la Turchia, con lo sconfinamento verso i profughi l’altro giorno – almeno in alcune parti prevale.

    D. - La Russia, durante il G8 in corso a Washington, ha ribadito la sua fiducia nel piano di pace di Kofi Annan, ma preme per un urgente invio di osservatori internazionali. Può essere questo un elemento che può far avvicinare Mosca alla posizione degli altri Paesi del G8?

    R. – Penso di sì, perché ovviamente finché non ci sono dei terzi presenti che possono, in qualche modo, garantire o dire qualcosa di sicuro su quello che succede sul terreno, siamo un po’ alla “guerra della propaganda”. Una delle questioni che rendono così difficile questa crisi è proprio la mancanza di notizie sicure e una lotta fatta anche un po’ a livello mediatico. (mg)

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    Speranza per la svolta politica in Malawi nelle parole del portavoce dei vescovi

    ◊   Il Malawi cambia pagina. Joice Banda, prima donna capo di Stato nell’Africa australe, è alla guida del Malawi da pochi giorni ma ha già assunto decisioni importanti come la rimozione di alcuni personaggi del governo. E’ succeduta al contestato presidente Bingu wa Mutharika morto per infarto il 6 aprile scorso. Joice Banda è conosciuta per il suo impegno in difesa della democrazia, a favore dei più deboli, per la promozione della donna nella società. Della situazione sociale e delle speranze per il futuro, Fausta Speranza ha parlato con padre George Bleya, portavoce dei vescovi del Malawi:

    R. – Yes, there is a lot of hope...
    Sì adesso c’è molta speranza! E’ come se in Malawi si aprisse una nuova pagina e il Paese si aprisse ad una nuova vita. Abbiamo raggiunto il peggio in termini di economia, di politica, di questioni di governo. Abbiamo raggiunto il fondo di tutto. Non c’era via di uscita per noi e non si poteva fare nulla: abbiamo provato con le negoziazioni, abbiamo provato di tutto, anche come Chiesa. C’era una vuota disperazione. Ed ora con il nuovo governo, con il nuovo presidente la speranza è grande nel Paese.

    D. – Quindi, grande speranza, ma forse ci sono delle sfide da affrontare per cambiare qualcosa nel Paese. Ogni cambiamento richiede molta attenzione. Quali sono le raccomandazioni della Chiesa?

    R. – We’ve been recommending...
    Abbiamo raccomandato che il nuovo governo affronti immediatamente i problemi economici che abbiamo. Molti di loro provengono dai rapporti carenti con i nostri vicini, dai rapporti carenti con i Paesi donatori tradizionali. Vorremmo che il governo migliorasse queste relazioni e il presidente sta già iniziando a farlo. Altra questione che la Chiesa sta affrontando è che le nomine siano fatte secondo il merito, così che le persone giuste siano collocate nei posti giusti: persone che non siano lì per il loro interesse personale, ma per fare qualcosa per il bene comune e per servire il Paese, in modo che ci si possa muovere, che la politica vada verso uno sviluppo che sia positivo per il Paese. Molto dipende da chi verrà scelto per aiutare il presidente. Speriamo di avere persone con una visione alta, che siano attaccati al bene del Paese in modo che si possa avere una svolta. Penso che dobbiamo usare le qualità migliori della nostra gente, che è gente che lavora duramente ed è gente pacifica, per andare avanti e avere un vero sviluppo. (ap)

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    Fmi: “Rischio" longevità. Vaciago: la nostra società ha bisogno di tutti

    ◊   “Le condizioni nei mercati del lavoro dell'area dell'euro continuano a deteriorarsi''. E’ l’analisi della Banca centrale europea che esorta i Governi a rafforzare i conti, migliorare le competitività e varare riforme strutturali. Intanto si continua a discutere delle stime del Fmi sull’allungamento della vita media che rischierebbe di scardinare gli equilibri previdenziali degli Stati, tanto che molti hanno parlato di “rischio" longevità. Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale sulla stabilità finanziaria globale, sottolinea che se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi, il già ampio costo dell'invecchiamento della popolazione aumenterebbe del 50%. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’economista Giacomo Vaciago docente all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Il termine rischio è, sostanzialmente, un termine tecnico che usano gli assicuratori per indicare il verificarsi di un evento che bisogna pagare. Dietro a questo, quindi, non c’è un giudizio morale sul fatto che la longevità sia cattiva ed invece la non longevità sia buona. Va assolutamente sottolineato, altrimenti non ci mettiamo in una posizione costruttiva per risolvere il problema.

    D. - Alcuni analisti ribadiscono che una delle soluzioni per risolvere i problemi di previdenza potrebbe essere quella di far lavorare di più le persone. Ma questo non porta anche ad un blocco per quanto riguarda il sistema-lavoro, cioè poco ingresso per i giovani?

    R. - In tempi brevi sicuramente sì. Se facciamo lavorare di più le persone in un momento in cui c’è crisi, impediamo ai giovani di entrare perché i posti di lavoro richiesti sono limitati. Appena superata la crisi, però, il discorso deve essere posto in questi termini. Andiamo verso un sovra-indebitamento mondiale con conseguenze di estendere la crisi attuale, che riguarda i soli Paesi ricchi, a tutto il resto del mondo. Una vera soluzione potrebbe essere quella di guardare all’interno delle attività delle persone che vanno in pensione. Fino ad ora abbiamo largamente concepito il pensionamento come l’opposto del lavoro: fino ad un certo giorno lavoro a tempo pieno e poi, dal giorno successivo, non lavoro più. La soluzione, probabilmente, sta nel trovare dei pensionamenti graduali, per cui si comincia a lavorare un po’ meno e si estende quest’attività di uscita dal mondo del lavoro su un arco di molti anni e, magari, si sostituisce un lavoro di un certo tipo con lavori di altro genere, più adatti agli anziani, e forse tali da risparmiare spese pubbliche da qualche altra parte.

    D. - Quando si parla di "rischio" longevità, quindi, in realtà non si vuole dire che le persone ormai grandi non valgono più nulla ma, al contrario, che i sistemi devono far fronte a nuove necessità…

    R. - Sì. Direi che va ripensato tutto il ruolo dell’anziano. La nostra società ha bisogno di tutti e tutti vengono chiamati, nei limiti delle loro possibilità, a dare dei contributi. Come sono questi contributi, lavorativi totali, lavorativi parziali, lavorativi lentamente decrescenti nel tempo, magari volontariato di vario genere che evita spese pubbliche, sono tutte cose sulle quali il dibattito è largamente mancato e bisogna veramente iniziarlo.

    D. - Un altro punto che viene sottolineato è che non ci sono più investimenti sicuri…

    R. - In realtà, investimenti sicuri non ci sono mai stati. Penso che tutti i Paesi ricchi, quelli che si trovano alle spalle, più storia finanziaria hanno - in un qualche momento della loro storia - disconosciuto una parte dei loro debiti. L’esistenza di un investimento perfetto, sul quale essere sicuri al 100 per cento, è un mito che abbiamo creato noi.

    D. - Guardando l’area-Euro, la Banca Centrale Europea ribadisce un peggioramento, nel breve termine, delle condizioni del lavoro. L’occupazione continua ad avere segno negativo ed aumenta il tasso di disoccupazione…

    R. - E’ una fotografia problematica, in cui i governi e le banche centrali hanno la loro parte di responsabilità perché, in maniera straordinariamente miope, hanno guardato alle difficoltà delle situazioni economiche dei vari Paesi soltanto in termini di tagli alla spesa pubblica, senza rendersi conto - cosa che è ben facile da capire - che se si taglia la spesa pubblica, si hanno anche dei riflessi sulla domanda. Se spendo meno c’è gente che incassa meno, e quindi spenderà a sua volta meno.

    D. - Si continua a dire che servirebbe una Banca Centrale diversa, con più poteri: un’effettiva Banca Europea…

    R. - I tedeschi non la vogliono ed hanno posto come clausola, che è assolutamente attiva nei confronti della Banca Europea, che questa non può prestare ai governi, per evitare che chi è indebitato continui a farlo ulteriormente. Il che va anche bene, però nella situazione attuale è un limite gravissimo perché impedisce un vero e proprio risanamento delle finanze pubbliche e quindi abbiamo dei Paesi che scivolano, più o meno lentamente, verso una pericolosa recessione. (vv)

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    Rapporto denuncia drammatico sovraffollamento nelle carceri italiane

    ◊   Nel 2011, su un totale di 186 persone decedute nei penitenziari italiani 63 sono stati suicidi. A fine febbraio su una capienza complessiva di 46 mila posti, nelle carceri italiane i detenuti erano quasi 67 mila, 54 dei quali sono bambini reclusi con le loro madri. Una realtà grave, come la condizione dei migranti nei Cie, Centri di identificazione ed espulsione. Sono questi i temi principali del rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato sullo stato dei diritti negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti presentato oggi a Roma. Il servizio di Irene Pugliese:

    Sovraffollamento, più di 60 suicidi in un anno, bambini reclusi con le loro madri e scarsità di misure alternative e di recupero. E’ questa la situazione delle carceri in Italia, descritta dal Rapporto della Commissione Diritti Umani del Senato, presentata oggi a Roma e di cui è presidente Pietro Marcenaro:

    “Viviamo in condizioni di violazione della legalità. La violazione dei diritti umani non è solo una violazione dei principi etici, è una violazione di vere e proprie leggi. Si parla molto del sovraffollamento, che è una cosa molto seria, ma non è la causa; il sovraffollamento è la conseguenza di una visione della pena, che ha dimenticato la priorità di recuperare le persone, di offrire alle persone una nuova possibilità, una visione nella quale la parola ‘pena’ è ormai identificata con la parola ‘carcere’”.

    Ma le carceri non sono l’unica realtà ad emergere come drammatica da questo Rapporto. Le condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei centri d’identificazione ed espulsione sono spesso molto peggiori di quelle dei penitenziari. Il primo problema riguarda i 18 mesi di reclusione previsti. Secondo Marcenaro si tratta di tempi troppo lunghi:

    “Questi 18 mesi sono 18 mesi vuoti, in cui non c’è nulla, in strutture inadeguate e con una promiscuità veramente pericolosa; ragazzini che non hanno fatto niente, se non arrivare qua per cercare di migliorare la propria vita, sono messi nella stessa stanza con persone che escono dal carcere, dopo aver scontato pene gravi per reati di ogni tipo; quindi è una situazione assurda, inaccettabile”.

    Per presentare questa indagine è stata scelta la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e questo non è un caso, come spiega il presidente del sindacato, Roberto Natale:

    “Ci sono troppi ostacoli ad un concreto esercizio del nostro diritto e dovere di raccontare quello che avviene dentro i Cie”.(ap)

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    Il vescovo di Ferrara: nessun rifiuto della Comunione a bimbo disabile

    ◊   “Non c’è stata alcuna discriminazione”. Così il vescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Paolo Rabitti, risponde alle accuse levate da alcuni genitori contro la decisione del parroco di Porto Garibaldi di rinviare la Prima Comunione di un bambino con gravi disabilità psichiche. “Nessun rifiuto dell’Eucaristia – spiega la Curia – il cammino di preparazione del ragazzo continuerà in modo che possa accedere al Sacramento in tempi opportuni”. Molti giornali hanno gridato allo scandalo ed è nato un vero e proprio caso mediatico senza alcun fondamento. Paolo Ondarza ha intervistato mons. Paolo Rabitti:

    R. - Il parroco di Porto Garibaldi ha organizzato la preparazione alla Prima Comunione dei bambini dallo scorso anno: servono due anni di preparazione. Il cammino di preparazione è diventato intensivo da ottobre. La Prima Comunione avviene nel giorno - molto indicativo - del Giovedì Santo ed una coppia di genitori, non parrocchiani, si è rivolta al parroco solo il 29 febbraio scorso per far avere al figlio disabile cerebroleso la Prima Comunione. Il parroco, pur non essendo il parroco della famiglia, ha accolto di buon grado la richiesta.

    D. - Non c’è stata quindi in alcun modo, da parte del parroco, una preclusione?

    R. - No, assolutamente. Anzi: mi diceva di aver acquistato alcuni sussidi per potersi attrezzare maggiormente, perché era la prima volta che gli capitava un caso del genere. Aveva chiesto ai genitori di partecipare con il bambino alla celebrazione della Messa, ma sono venuti solo poche volte: il bambino avrà partecipato un paio di volte alla Messa e altrettante agli incontri di catechesi. La Comunione sarebbe stata impartita, quindi, con soli due o tre incontri e con due Messe praticate. Il parroco, quindi, ha comunicato ai genitori che secondo lui i tempi non erano ancora maturi.

    D. - Diciamo, quindi, che il Sacramento della Prima Comunione, per questo bambino, è solamente rimandato ad un altro momento più opportuno, in cui la preparazione venga effettuata in maniera compiuta…

    R. - Sì. I genitori, però hanno avvertito questa decisione come ’ discriminante: ‘come mai gli altri sì e lui no’? Devono anche aver espresso un certo sarcasmo, del tipo ‘chi è quel bambino che capisce fino in fondo la Comunione’? Sono quindi venuti in Curia, e qui è stato detto lorodi fare una cosa: mandare il figlio in Chiesa, il giorno della Prima Comunione, insieme agli amici, seduto sugli stessi banchi. Il parroco si sarebbe avvicinato al bambino, avrebbe fatto per lui la stessa gestualità, gli avrebbe dato una carezza e, in questo senso, quell’eventuale percezione che il bambino avrebbe potuto avere nel dire ‘i miei amici sì ed io no’, sarebbe stata scongiurata. Cosa che, tra l’altro, è avvenuta.

    D. - Occorre ribadirlo: non c’è alcun legame tra la disabilità di un bambino e il mancato accesso al Sacramento della Comunione…

    R. - No. Abbiamo la parola di Papa Benedetto XVI, il quale dice che quando una famiglia è in piena fede e la loro creatura è disabile in senso totale, i Sacramenti vanno dati perché la fede della famiglia reggerà per tutta la vita questa creatura. C’è poi una seconda nota, che riguarda il documento della Conferenza episcopale, che dice di dover evitare due cose: uno, far fare alla creatura disabile un esame di sesto grado prima di accedere ai Sacramenti: due, portarlo ai Sacramenti con in un’impreparazione totale. Forte di quest’ultimo aspetto, dal quale risultava appunto l’impreparazione, almeno gestuale - il ragazzo aveva precedentemente sputato una particola non consacrata - si è quindi ritenuto di dover assuefarlo di più, attraverso un maggior impegno, all’idea del Sacramento per poter fare poi la Comunione con maggiore serenità.

    D. - Va anche detto, poi, che per qualsiasi bambino vale la regola che se la preparazione alla Comunione non viene eseguita secondo determinate regole – ad esempio la regolare frequentazione del catechismo - il Sacramento può essere rinviato, vero?

    R. – Sì, è così. Anche se - e ne sono testimone - qualora un bambino non frequenti mai il catechismo ed il parroco si permetta di dire, alla vigilia, che non lo ammette perché non lo ha mai visto se non due o tre volte, succede la rivoluzione ...

    D. - Diventa un diritto in base ad un egualitarismo che, però, non fa parte dei criteri di accesso alla Prima Comunione …

    R. – Sì, come quando accade che se un prete si “permette” di negare l’assoluzione, in confessionale, mi arriva immediatamente una lettera in cui si dice: “mi è stata negata l’assoluzione: chiedo giustizia”. Quasi che il vescovo sia il Tribunale dell’Aia. (vv)

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    Religiose italiane: plenaria dell'Usmi incentrata sulla vita comunitaria

    ◊   “In Cristo nella Chiesa per il mondo. Percorsi di vita comunitaria” è il tema della 59.ma Assemblea nazionale dell’Usmi, l'Unione Superiore Maggiori Italiane, in corso da ieri e fino a domani a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana. Le religiose in Italia oggi sono circa 70 mila, presenti in circa 550 istituti diversi, cui fanno riferimento 15 mila comunità sparse sul territorio. Le suore italiane missionarie in altri Paesi sono invece circa 15 mila. Ma qual è oggi l'identikit della religiosa italiana? Fabio Colagrande l'ha chiesto a Madre Viviana Ballarin, presidente nazionale dell’Usmi e superiora generale delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena:

    R. – E’ una donna felice, una donna che ha la speranza, è una donna coraggiosa, che si dà senza calcoli, senza riserve... basta guardarci attorno e vedere dove sono le religiose. A volte, si possono leggere sul suo volto anche segni di fatica e di stanchezza, soprattutto perché le vocazioni sono diminuite, ma se penso a una carta di identità della religiosa io dico che è una donna viva e una donna che continua a generare.

    D. – Quali sono le problematiche più urgenti legate proprio alla vita comunitaria delle religiose, secondo lei?

    R. - Le problematiche più urgenti sono quelle che si riconducono sempre un po’ alle relazioni, alla comunicazione e in questo momento in cui la vita fraterna, la vita comunitaria, stanno diventando sempre più internazionali, interculturali, dobbiamo coltivare molto le relazioni tra di noi, la comunicazione, l’accoglienza perché davvero non sia, come c’è stato detto l’anno scorso una vita comunitaria multiculturale, ma interculturale dove si realizza davvero una integrazione di tutti i membri della comunità e dove l’esperienza della fraternità è un’esperienza di reciprocità. Questo è un po’ il nostro desiderio, il nostro obiettivo e anche via, via che viviamo e che facciamo queste esperienze è proprio un’esperienza bella. La seconda urgenza è quella della missionarietà. Le nostre comunità non sono e non devono essere comunità chiuse in se stesse o autoreferenziali ma comunità-dono perché la vita religiosa è un dono, un dono che Dio ha dato alla sua Chiesa, è un carisma all’interno della sua Chiesa e quindi nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa anche noi partecipiamo della stessa natura missionaria della Chiesa: comunità aperte continuamente al dono. Nel mio augurio pasquale ho detto alle sorelle che come quando i due discepoli di Emmaus si incontrarono e riconobbero Gesù quando Gesù spezzò il pane davanti a loro e glielo diede, così anche per noi è Pasqua ogni volta che le nostre comunità si donano, si spezzano, si danno ai fratelli. Questa è un’urgenza che dobbiamo coltivare e accrescere sempre di più.

    D. – In questo spirito, come religiose, come vivete la vigilia di questo Anno della fede, la vigilia di questo periodo che il Papa vuole dedicare alla nuova evangelizzazione? E una sfida anche per voi…

    R. – Certo, perché non c’è vita religiosa se non c’è fede, quindi la nostra vita e anche la vita fraterna possono essere vissute soltanto nella fede e nella comunione con Gesù Cristo. Viviamo questa vigilia dell’Anno della fede con la volontà ferma di viverlo anche noi in comunione con la Chiesa e secondo le indicazioni che il Santo Padre ci offre e anche come impegno perché la nostra presenza, dovunque siamo, possa offrire il suo contributo piccolo o grande perché questa esperienza meravigliosa della fede dei cristiani si accresca sempre di più e si allarghi anche sempre di più: vale la vita accogliere questa sfida, viverla e darne testimonianza. (bf)

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    Benedetta umiltà: un libro sulle "virtù semplici" di Joseph Ratzinger

    ◊   Mancano pochi giorni a due importanti ricorrenze per Benedetto XVI: il 16 aprile, Joseph Ratzinger compirà 85 anni; tre giorni dopo, il 19 aprile, celebrerà il settimo anniversario dell’elezione alla Cattedra di Pietro. In questo particolare contesto, è stato presentato ieri presso il Centro culturale San Roberto Bellarmino di Roma il libro “Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger” di Andrea Monda, edito dalla Lindau. All’evento hanno preso parte il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, e il giurista Francesco D’Agostino. Alessandro Gisotti ha chiesto all’autore di soffermarsi sull’idea di intrecciare il Pontificato di Benedetto XVI con la virtù dell’umiltà:

    R. - Il mio libro parla di due cose. Una è l’umiltà, questa virtù che, forse, è la più misteriosa di tutte ed è così fragile e delicata che, come se ne parla, in qualche modo sfuma. L’altro argomento di cui parlo è il mistero di un uomo, ossia dell’uomo Joseph Ratzinger, che da sette anni è Sommo Pontefice con il nome di Benedetto. Ricordiamo il 19 aprile del 2005, in quel momento così carico e pieno di emozione, il Papa si presenta al mondo citando un po’ la Bibbia ed un po’ quello che gli aveva detto Paolo VI quando lo aveva nominato vescovo: si presenta, cioè, come “umile e semplice lavoratore nella vigna del Signore”. Ho scoperto dunque che tutto mi rinviava a questa virtù altrettanto misteriosa dell’’umiltà, e spero sia uscito un profilo ed un ritratto più che altro spirituale, non politico o socio-politico e neanche teologico. Ma, piuttosto, un profilo appunto spirituale di un uomo che ha una forte ed intensa spiritualità che spesso, però, i mass media non mettono in luce.

    D. - A proposito di umiltà, di Benedetto XVI colpisce la sua mite fermezza…

    R. - L’umiltà è una virtù paradossale, perché vuol dire mitezza, dolcezza, gentilezza ma anche fermezza, nel senso di coraggio. Solo un uomo umile, secondo me, può essere coraggioso. L’umiltà - dice bene Paolo VI - è essenzialmente verità: coraggioso non è l’uomo che ha paura ma l’uomo che, conoscendo le proprie paure ed i propri limiti, si affida ad uno più grande di lui facendo un salto, che è quello della fede. Solo un uomo umile, però, può riconoscere che c’è qualcuno più grande di lui ed attraversare così queste paure. Benedetto XVI è quindi un uomo senza dubbio mite, dolce, da un certo punto di vista quasi dimesso. Non è "esplosivo" o clamoroso: è una persona che sussurra all’uomo, ma sussurra parole di verità, riconducendolo sempre alla sua prima verità, ossia che l’uomo è creatura e si deve perciò affidare ad un Creatore, ad uno più grande di lui. Da qui, si sciolgono tutti quei paradossi che appaiono di fronte a questo Pontificato: è un uomo che, al tempo stesso, è dolce ma anche molto fermo nella difesa della fede e dell’annuncio gioioso della fede stessa.

    D. - “L’umiltà accompagna ogni grande gioia della vita con la precisione di un orologio”, diceva Chesterton, uno degli autori preferiti di Joseph Ratzinger. Il Papa è davvero un uomo gioioso...

    R. - Spesso il Papa cita Chesterton, questo scrittore inglese umorista, che è poi il grande cantore della gioia. Se andiamo a vedere proprio la parola “gioia” nel linguaggio e nei discorsi di Benedetto XVI, potremmo scoprire che, forse, è la parola più volte ricorrente! E’ il grande Papa della gioia, io dico addirittura il grande Papa dell’umorismo, di quest’umiltà e di quest’umorismo che vanno insieme, perché provengono entrambe da “humus”, ossia dalla terra. Questa semplicità di Ratzinger la vediamo anche quando parla, perché lo fa con poche parole - le sue Encicliche sono brevi, così come i suoi discorsi -, ma queste sono così nitide e così chiare perché hanno a cuore soltanto un punto essenziale: direi che questo è un Papa dell’essenza delle cose, va cioè sempre all’essenza di tutti i discorsi. Lo ha detto bene nel libro-intervista “Luce del mondo” quando afferma che “il filo conduttore della mia vita è questo: il cristianesimo dà gioia ed allarga gli orizzonti”. In questa piccola frase c’è già, in nuce, tutto il Pontificato: da una parte l’annuncio della gioia cristiana, che Cristo è risorto e vince la morte, e dall’altra che questa gioia non toglie nulla all’uomo ma, addirittura, gli fa allargare i propri orizzonti. (vv)

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    Arriva a Roma il musical sulla "generazione Wojtyla"

    ◊   Un musical per mostrare il volto di quei giovani che hanno partecipato e partecipano alle Gmg. E’ questo l’intento del musical “Wojtyla generation Love-Rock Musical” presentato stamani presso la sede della nostra emittente. Sarà in scena al teatro Orione di Roma il 4, 5 e 6 maggio. Ha seguito la presentazione per noi, Debora Donnini:

    Dopo un concerto in Polonia nel 2009 e la scorsa estate il debutto alla Gmg di Madrid, il “Wojtyla generation Love-Rock musical” arriva anche in Italia. Protagonista un gruppo di 12 ragazzi, provenienti da tutti i continenti, che portano avanti la testimonianza di Giovanni Paolo II, come ci spiega l’autore e regista del musical, Raffaele Avallone:

    “Con il termine 'Papa Boys' intendiamo riferirci a tutti i ragazzi che seguono il Papa: quelli delle Gmg. E’ un musical che parla della generazione che si è formata sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II”.

    Questi giovani incontrano poi un altro gruppo di ragazzi chiamati “Farisei” che invece hanno altri riferimenti come ci racconta ancora lo stesso Avallone:

    “I ‘farisei’ sono i ragazzi dell’apparire sull’essere, della violenza, dell’intolleranza verso gli immigrati, ma anche verso i deboli, del cinismo, dell’arrivare a tutti i costi… Noi abbiamo posto l’accento su molti di questi aspetti, ad esempio sull’intolleranza, sul problema dell’aborto...”.

    Alla fine si aprirà una strada di redenzione in modo inaspettato. Dunque. un’opera multilingue - si canta in 8 diversi idiomi - per mostrare la realtà in cui i ragazzi si trovano a vivere oggi ma anche l’esistenza e la testimonianza di giovani, come quelli delle Gmg.


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    Nella Chiesa e nel mondo



    Khartoum bombarda il Sud Sudan. L'Onu chiede un incontro di pace

    ◊   Nuovi bombardamenti aerei sudanesi oggi sulla città di Bentiu, capitale dello Stato sud sudanese di Unità, ricco di petrolio. Lo rivelano fonti del governo di Juba. Secondo Atem Yaak Atem, viceministro dell'Informazione, “almeno cinque bombe” hanno preso di mira il ponte che collega la città con il nord, con l’intento di “provocare una guerra”. Al momento non sono segnalate vittime. Bentiu si trova a circa 60 km dal confine con il Sudan, teatro nelle ultime settimane di sanguinosi scontri. A Juba intanto il presidente sud sudanese Salva Kiir ha pronunciato un discorso in Parlamento in cui ha annunciato che non ritirerà il proprio esercito dalla zona petrolifera contesa di Heglig, presa ieri dall’esercito sudanese, e invierà le forze di Juba nell’Abyei se le Nazioni Unite non evacueranno le truppe di Khartoum da tutta l’area. Soltanto ieri il segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon aveva parlato telefonicamente con Salva Kiir, per discutere dell’escalation delle violenze. Sollecitando un veloce ritorno alla normalità, il numero uno del Palazzo di Vetro aveva invitato il presidente sud sudanese a considerare la possibilità di organizzare immediatamente un vertice con l’omologo sudanese Omar Hassan Ahmad al Bashir, per arrivare ad una soluzione di pace e dialogo per le popolazioni locali. Ban ki-Moon aveva parlato anche con il rappresentante permanente del Sudan all'Onu, sollecitando Khartoum ad evitare ulteriori azioni militari. (G.A.)

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    Orissa: rilasciato dai maoisti l’italiano Bosusco

    ◊   Apparso sorridente da un balcone di una casa di Bhubaneswar insieme all'ambasciatore italiano Giacomo Sanfelice e alla polizia indiana, Paolo Bosusco sarà presto in Italia per riabbracciare il padre e i familiari. La sua odissea come ostaggio dei ribelli maoisti, che controllano parte dell'India orientale, è finita stamattina quando è stato consegnato a dei giornalisti locali fuori dalla foresta di Kandhamal dove lui stesso si era addentrato il 14 marzo scorso con il turista e Claudio Colangelo, poi liberato dopo una decina di giorni. La notizia del rilascio è stata accolta con sollievo sia dalla Farnesina sia da New Delhi e in particolare dal governo dell'Orissa che ha condotto il delicato negoziato con i guerriglieri. Per la liberazione della guida turistica piemontese sono state fatte numerose concessioni, tra cui la scarcerazione di 27 detenuti maoisti e la promessa da parte del governo locale di migliorare le condizioni delle popolazioni tribali. “In questo mese ho imparato molto dai maoisti, ma sono contento di aver riguadagnato la mia libertà”, ha detto Bosusco mentre lo portavano in auto nel capoluogo dell'Orissa, dove si trova attualmente per esami medici. Già stasera è previsto l'arrivo a New Delhi; a seguire il rimpatrio. Sulla liberazione c'era stato stamattina un piccolo giallo, in quanto il leader ribelle Sabyasachi Panda aveva posto come nuova condizione la concessione della libertà provvisoria per una donna incarcerata da due anni. Va ricordato che nelle mani dei maoisti, ma di un'altra fazione rispetto a quella di Panda, rimane il deputato dell'Orissa, Jhina Hikaka, sequestrato dieci giorni dopo il rapimento di Bosusco e di cui non si sa più nulla. (Dall'India, Maria Grazia Coggiola)

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    Indonesia: il bilancio del terremoto di ieri a Sumatra

    ◊   Sono cinque le vittime del terremoto che ieri ha colpito l’isola di Sumatra, in Indonesia. Lo riferiscono i media locali secondo cui si contano anche sette feriti tra cui un bambino in gravi condizioni. Il bilancio è stato riferito dall’Agenzia nazionale per le emergenze. Tutte le vittime erano abitanti della provincia di Aceh, la stessa dove nel 2004 uno tsunami causò decine di migliaia di morti. Anche ieri, subito dopo il sisma (di una intensità pari a 8,2 gradi della scala Richter) c’è stato un allarme tsunami che ha riguardato l’Indonesia e tutti i paesi attorno all’oceano Indiano. L’allarme - riferisce l'agenzia Misna - è stato esteso fino alle coste africane dove in poche ore centri importanti come Dar Es Salam, in Tanzania, si sono svuotati nel timore dell’arrivo di un’onda anomala, come già era avvenuto nel 2004. Le comunità che in Indonesia erano fuggite verso zone più sicure sono tornate oggi ai luoghi di origine per valutare danni e conseguenze del sisma. Nella zona di Lambaro il muro di cinta di un penitenziario è crollato senza causare vittime, danni simili sono stati segnalati ad altre strutture pubbliche e infrastrutture. (R.P.)

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    Mali. E' crisi alimentare ed emergenza sfollati: gli aiuti dell’associazione Lvia

    ◊   In un contesto di forte siccità e crisi alimentare che attanaglia tutto il Sahel, in Mali - dopo il colpo di Stato della giunta militare che ha preso il potere il 22 marzo scorso - “circa 200mila sfollati si stanno spostando nelle regioni confinanti del Burkina Faso e del Niger, in fuga dalla fame e dagli scontri che nel nord del Paese vedono le forze armate contrapposte ai movimenti indipendentisti infiltrati da mercenari provenienti dalla Libia”. La denuncia, che si basa su dati Onu, viene dall’Associazione Internazionale Volontari Laici (Lvia), organizzazione di cooperazione e volontariato internazionale con sede a Cuneo. In un comunicato, l’associazione fotografa un “contesto molto complesso, in cui la popolazione sta soffrendo una doppia crisi umanitaria. I movimenti di sfollati - spiega - sono destinati ad aumentare velocemente, aggravando la già pesante crisi alimentare” dell’area. Ousmane Ag Hamatou, coordinatore Lvia in Mali, che opera da trent’anni nelle aree a nord del Paese, testimonia che i pastori locali “si stanno spostando in massa” verso gli Stati limitrofi, “in zone dove ci sono ancora delle disponibilità di acqua e foraggio per poter mantenere in vita i propri animali”. Tuttavia, queste migrazioni - spiega l’operatore umanitario - “hanno un forte impatto sulle scarse risorse disponibili, causando carenza d’acqua e di alimenti e rischi di malattie”. Negli ultimi giorni, poi, vanno esaurendosi gli stock alimentari e stanno peggiorando ulteriormente le condizioni di sicurezza, per via degli “scontri armati”. Nell’area di confine tra Mali e Burkina Faso, Lvia con i primi fondi a disposizione sta predisponendo interventi in risposta alla carestia, come cura della malnutrizione infantile, fornitura di alimenti, ricostituzione degli stock di sementi, salvaguardia degli animali per le popolazioni agropastorali. Il presidente della Lvia, Alessandro Bobba, lancia infine un appello alla solidarietà e al “fondamentale aiuto derivante dalle donazioni” per proseguire gli sforzi dell’associazione in Africa. Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito www.lvia.it. (G.A.)

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    Rapporto Unicef: più di 8 milioni di persone a rischio nel Corno d’Africa

    ◊   Oltre 8 milioni di persone nel Corno d'Africa hanno ancora urgentemente bisogno di aiuti. È la denuncia dell’Unicef, che rende noto il rapporto "Risposta all'emergenza nel Corno d'Africa", a sei mesi dalla dichiarazione dello stato di carestia in alcune aree della Somalia. Quasi un terzo della popolazione somala (circa 2,51 milioni) - spiega lo studio - vive una grave crisi umanitaria, compresi più di 323.000 bambini affetti da malnutrizione acuta. Sono poi circa 463.000 i rifugiati somali nei campi profughi di Dadaab, nel nord est del Kenya, 142.000 nel campo di Dollo Ado, in Etiopia, 22.000 nel campo di Ali Addeh, a Gibuti; 1.350.000 i somali sfollati all’interno del proprio Paese. Secondo l’Unicef, la massiccia risposta umanitaria dello scorso anno per il Corno d'Africa ha invertito la diffusione della carestia e salvato decine di migliaia di bambini, ma le prospettive sono ancora preoccupanti e minacciano i risultati finora ottenuti. ''La crisi per la sopravvivenza dei bambini è lontana dal concludersi. Milioni di piccoli necessitano di assistenza nei prossimi mesi", ha detto Elhadj As Sy, direttore regionale dell’Unicef per l'Africa orientale e meridionale e coordinatore per l'emergenza. Secondo le ultime proiezioni, i mesi delle piogge, da marzo a maggio, avranno precipitazioni inferiori alla media in molte parti della regione. Il conflitto in corso in Somalia, gli attacchi terroristici e la violenza etnica in alcune parti del Kenya, nonché le minacce contro gli operatori umanitari stanno inoltre limitando l'accesso agli aiuti. Nel 2011, l’Unicef ha distribuito nei Paesi del Corno d'Africa oltre 60.000 tonnellate di aiuti salvavita, fornendo il trattamento per quasi 350.000 bambini gravemente malnutriti e vaccinando 7,9 milioni di piccoli contro il morbillo; assicurata poi acqua potabile a 3,2 milioni di persone. L’appello dell’agenzia Onu, quindi, è a proseguire nella mobilitazione: quest'anno l'organizzazione ha bisogno di altri 413,8 milioni di dollari per continuare le proprie operazioni di soccorso nella zona. (G.A.)

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    Niger: appello per salvare dalla carestia 400 mila bambini

    ◊   In Niger e in tutto il Sahel “la crisi nutrizionale è reale, la mancanza di cure adeguate può portare rapidamente alla morte. Dobbiamo agire immediatamente per salvare la vita di oltre un milione di bambini”. L’accorato appello - come riporta l’agenzia Sir - arriva da David Gressly, direttore dell’ufficio Unicef per l’Africa centrale e occidentale, che si sofferma in particolare sul Niger, dove rischiano di morire circa 400 mila bambini sotto i cinque anni. È necessario “uno sforzo senza precedenti” aggiunge. Gressly chiede “alimenti terapeutici e farmaci, presenza di adeguati professionisti”, disponibilità di acqua potabile e strutture igienico-sanitarie nei centri nutrizionali. Per fronteggiare l’emergenza, l’Unicef ha richiesto 30,6 milioni di dollari, cifra che fa parte del più vasto appello umanitario per la crisi in Sahel (119,5 milioni di dollari). L’agenzia Onu fa inoltre sapere che occorrono urgentemente aiuti per affrontare i bisogni immediati delle migliaia di persone che fuggono dal conflitto in corso nel nord del Mali e cercano rifugio in Niger, in particolare nella regione di Tillabery, e in altri Paesi vicini. (G.M.)

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    Ucraina: incontro del presidente Yanukovych con i leader delle Chiese cristiane

    ◊   Il presidente ucraino Viktor Yanukovych si è incontrato con i rappresentanti delle Chiese cristiane. Secondo un comunicato ufficiale pubblicato sul sito internet della Presidenza, i partecipanti hanno affrontato “molti temi legati alla vita pubblica, politica e spirituale dell’Ucraina”. Uno dei punti riguardava l’appello, firmato dai leader delle rispettive Chiese, per la liberazione dell’ex premier Yulia Tymoshenko, attualmente in carcere. “Da quanto abbiamo capito, Viktor Yanukovych ha ritenuto più opportuno rispondere personalmente piuttosto che tramite lettera”, ha affermato uno dei partecipanti all’incontro, l'arcivescovo greco-cattolica ucraina (Ugcc) Sviatoslav Shevchuk, presentando le ragioni esposte dal presidente secondo cui si potrà concedere l’indulto a Yulia Tymoshenko e Viktor Lutsenko soltanto al termine di tutti i processi. Il leader dell’Ugcc ha apprezzato il fatto che l’appello delle Chiese sia stato preso in “seria” considerazione. Secondo quanto riportato dall'arcivescovo, il presidente Yanukovych ha spiegato il processo di elaborazione del nuovo Codice penale e le misure assunte per garantire “una giustizia imparziale e la tutela dei diritti umani in Ucraina”. L'arcivescovo Shevchuk ha sottolineato l’importanza del concetto di grazia durante il periodo di transizione e ha spiegato che proprio questo punto è stato alla base della stesura della lettera rivolta al presidente: “Le Chiese hanno voluto esprimere il proprio parere circa l’importanza della grazia e dell’indulto”. Durante l’incontro i capi delle Chiese hanno inoltre presentato una richiesta per contrastare gli atti pubblici volti a favorire la diffusione dell’omosessualità. È stato chiesto a Viktor Yanukovych di “disporre che sia l’Amministrazione statale della città di Kiev sia il Ministero degli Interni intraprendano azioni legali in risposta alle richieste dei rappresentanti della comunità Lgbt di organizzare incontri, marce, manifestazioni e altri eventi pubblici, con particolare riferimento al Kiev Pride 2012, manifestazione in programma a Kiev nel maggio 2012”. (R.P.)

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    Pakistan: la Commissione per le Minoranze sulle conversioni forzate all'islam

    ◊   La Commissione nazionale per le Minoranze, organo governativo del Pakistan, dedicherà uno specifico incontro all’annosa questione delle conversioni forzate all’islam. E’ quanto conferma all’agenzia Fides il Ministro per l’Armonia Nazionale, il cattolico Akram Gill, spiegando che “i parlamentari appartenenti alle minoranze religiose, nell’assemblea nazionale e in quelle provinciali, hanno segnalato più volte al Ministero questa delicata questione, che tocca la libertà di coscienza e di religione”. In seguito a tali richieste, la Commissione per le Minoranze, presieduta dallo stesso Ministro Gill e formata da rappresentanti di tutte le comunità religiose, si riunirà nei prossimi giorni per esaminare il fenomeno, capirne dimensioni e portata, studiare strategie per arginarlo. La questione delle conversioni forzate all’islam riguarda soprattutto le donne delle comunità cristiane e indù, che in Pakistan costituiscono le due principali minoranze religiose: su 180 milioni di abitanti, per circa il 95% musulmani, i cristiani sono circa il 3%, gli indù meno del 2%. Il Ministro spiega che “quella delle conversioni forzate è una piaga che nelle istituzioni, nella società, ma anche a livello religioso, non si può tollerare. Sappiamo che l’islam è una religione liberale e che nessuno può o deve costringere un altro essere umano a cambiare la sua fede. Vogliamo assicurare il pieno rispetto della libertà di culto e di religione”. Secondo dati raccolti da fonti dell’agenzia Fides, sono circa 700 le donne cristiane che in Pakistan ogni anno vengono rapite e costrette alla conversione forzata. La maggior parte dei casi si registra in Punjab, provincia del Pakistan centrale dove l’estremismo islamico prospera nella società e nella politica. Chiedendo l’anonimato per motivi di sicurezza, una suora cattolica che in Punjab aiuta le vittime delle conversioni forzate, racconta che riceve, in media, una segnalazione ogni settimana. Secondo la religiosa, il fenomeno è in crescita per diverse ragioni: “Prima di tutto le donne sono considerate merce senza valore e quelle delle minoranze religiose sono doppiamente schiavizzate”. Inoltre “la crisi economica e la povertà spingono molte persone a cercare un rifugio nella fede, e la conversione di un nuovo fedele all’islam è considerata un merito per il paradiso”. Le donne indù che subiscono lo stesso trattamento sono, secondo stime di Ong nel Sindh, circa 400 ogni anno. Per questo il nuovo arcivescovo di Karachi, mons. Joseph Coutts, ha chiesto alla Commissione "Giustizia e Pace" della sua diocesi di effettuare una ricerca e di realizzare uno specifico rapporto sul fenomeno, dato che la comunità pakistana indù vive, in larga maggioranza, nella provincia del Sindh, di cui Karachi è capitale. (R.P.)

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    Pakistan. Cristiani sequestrati a Karachi: libero un ostaggio

    ◊   Un cristiano pakistano, Symond Andre, rapito oltre un mese fa a Karachi, è stato ritrovato nei giorni scorsi ed è libero. L’uomo era stato sequestrato, alla fine di febbraio, con un collega durante un blitz compiuto da un gruppo di estremisti in un ospedale cristiano gestito a Karachi da una Ong coreana. Secondo fonti dell’agenzia Fides in Pakistan, Andre è riuscito a fuggire mentre, insieme all’altro ostaggio, veniva trasportato dalla capitale del Sindh in un’altra località. La polizia locale spera che, grazie alle informazioni che sarà possibile ottenere, si possa presto liberare anche il secondo ostaggio. Una fonte di Fides nell’esercito spiega che “il fine principale di tali sequestri è l’estorsione di denaro: i rapimenti costituiscono una modalità con cui i gruppi estremisti e terroristi si finanziano”. Vittime dei sequestri sono, prima di tutto, gli stranieri, gli uomini d’affari, i rappresentanti di Ong e gruppi religiosi, di America, Europa, Australia, perché i terroristi presumono che i governi occidentali possano pagare alti riscatti. In secondo luogo, come accaduto a Karachi, sono i cristiani pakistani ad essere nel mirino, dato che i rapitori contano sull’impegno delle chiese cristiane per liberarli. Fra le vittime dei sequestri vi sono spesso operatori umanitari ed esponenti di Ong come Giovanni Lo Porto (Italia) e Bernd Johannes (Germania) rapiti nel gennaio scorso a Multan. I due, che operavano per l’Ong tedesca “Welthungerhilfe”, sono attualmente nelle mani dei gruppi talebani del Pakistan. Secondo fonti di Fides nel governo pakistano, circa un mese fa “il loro rilascio sembrava imminente”, ma poi il caso non ha avuto la svolta sperata. Il governo del Pakistan ha ribadito più volte il suo impegno per combattere la piaga dei sequestri di persona, ma attualmente restano nelle mani di gruppi armati diversi operatori umanitari come un kenyano rapito in Sindh e un inglese della Croce Rossa sequestrato a Quetta. I talebani, spiega la fonte di Fides, “temono l’influenza che le Ong possono avere sulla popolazione. Per mantenere intatto il loro potere, soprattutto sulle masse più povere ed emarginate, tendono a scoraggiare e intimidire le Ong”. (R.P.)

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    Laos: per i cattolici Pasqua senza sacerdote e chiesa

    ◊   Nella provincia laotiana di Savannakhet centinaia di cattolici hanno celebrato la Pasqua senza un sacerdote a presiedere le funzioni e all'esterno della cappella usata, a lungo, come luogo di culto e di preghiera. È quanto riferisce l'agenzia Ucanews ripresa da AsiaNews, che denuncia la chiusura imposta dal governo comunista di Vientiane per presunte irregolarità nei documenti che attestano la proprietà dell'edificio. Suor Josephine Seusy, delle Amanti della Croce di Gesù, conferma che "circa 200 cattolici hanno recitato il Rosario, cantato gli inni e letto il Vangelo per celebrare la Pasqua di fronte alla cappella di Kengweng", mentre "quattro soldati armati osservavano dalla porta della cappella". La religiosa, che ha organizzato l'incontro, aggiunge che "abbiamo pregato il Cristo risorto perché il governo restituisca la cappella". Costruito nel 1964, il luogo di culto è stato chiuso dalle autorità della provincia di Savannakhet nel febbraio scorso. Esso sorge all'interno di una proprietà di circa 500 mq nel distretto di Xaybuly, in cui le autorità intendono edificare una scuola. Il 7 aprile, vigilia di Pasqua, funzionari locali hanno fermato e interrogato tre cattolici della parrocchia, perché avrebbero rimosso un cartello collocato sulla porta di ingresso della cappella, in cui era indicato il provvedimento di chiusura. La suora aggiunge infine che i sacerdoti dell'area non possono fornire le cure pastorali ai fedeli della zona, dietro espresso divieto emesso dalle autorità. In precedenza, tra Giovedì e Venerdì Santo, alcune Ong cristiane e il movimento attivista Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf) hanno denunciato l'ennesimo abuso delle autorità contro la comunità cristiana protestante, accusata di "legami con il nemico" (gli Stati Uniti) e di "destabilizzare la politica del Paese". I capi del villaggio di Khamnonsung - nella provincia di Savannakhet - hanno confiscato la locale chiesa e impedito ai fedeli la celebrazioni delle funzioni della Pasqua. In Laos, nazione guidata da un regime comunista, la maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa della popolazione, di cui lo 0,7% cattolici. I casi più frequenti di persecuzioni a sfondo religioso avvengono ai danni della comunità cristiana protestante: nel recente passato AsiaNews ha documentato i casi di contadini privati del cibo per la loro fede. (R.P.)

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    Angola: appello dei vescovi per elezioni libere e democratiche

    ◊   L’Angola sperimenti elezioni libere e democratiche: è l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale del Paese (Ceast) in una nota pastorale pubblicata sul sito Internet dei vescovi, al termine della loro ultima Assemblea Plenaria. Il prossimo settembre, infatti, il Paese africano sarà chiamato alle urne per le elezioni legislative: un diritto, quello di voto, che i vescovi definiscono “un vero pilastro della democrazia”, poiché “un governo eletto con la forza non si può chiamare democratico”. Ma il vero detentore del diritto di voto, continuano i presuli portoghesi, è il popolo che non ne può essere privato “per nessuna ragione”. Allo stesso tempo, tuttavia, tale diritto costituisce “un dovere” per il cittadino: “La mancanza dell’esercizio del diritto di voto – sottolinea la Ceast – dà origine all’elezione di candidati inetti; in tal caso, l’astensione costituisce una vera colpa, non solo anti-civica, ma anche anti-patriottica”. Ribadendo, quindi, che “nessun cittadino può restare indifferente di fronte alle elezioni”, la Conferenza episcopale angolana sottolinea che “per avere votazioni libere e giuste, è necessario che gli elettori siano perfettamente a conoscenza di alcuni fattori imprescindibili, come il programma politico di ciascun partito nei suoi aspetti economici, etici, culturali e sociali, e la competenza degli attuatori di tale programma”. È importante, inoltre, ribadisce ancora la Chiesa di Luanda, che gli schieramenti politici diano risposta ai “gravi problemi della società, quali la povertà, l’aumento del divario tra ricchi e poveri, la disparità delle opportunità, gli squilibri regionali, da difesa della vita sin dal concepimento, la tutela della famiglia, il recupero di quei valori etici e spirituali che caratterizzano il Paese”. I vescovi richiamano, poi, l’attenzione sulla campagna elettorale: essa, spiegano, “esige giustizia”, ovvero che tutti i partiti abbiano pari accesso e visibilità sui mass media, poiché il contrario “sarebbe ingiusto e antidemocratico”. Inoltre, a prevalere deve essere “il senso civico”, il che implica “evitare ogni forma di violenza, sia verbale che fisica, rispettare i simboli di tutti gli schieramenti e non ricorrere alla compravendita dei voti”. Anche perché “un processo elettorale trasparente ed elezioni libere e giuste” danno voce “alla volontà sovrana del popolo”. Infine, la Ceast ricorda al clero, ai religiosi e ai catechisti che “nella loro azione pastorale non devono essere militanti di alcun partito, né utilizzare il pulpito a scopo politico”. “Non dicano mai ai fedeli per chi votare – conclude la nota pastorale – ma spieghino loro le modalità di voto”. Oltre al messaggio sulle prossime elezioni, nel corso della loro Plenaria i vescovi dell’Angola hanno affrontato altri numerosi temi, tra cui il programma delle attività per l’Anno della Fede, che avrà inizio il prossimo ottobre, indetto da Benedetto XVI per celebrare i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II; l’approvazione delle direttive contro gli abusi sessuali sui minori; l’attuazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae Munus”, siglata dal Papa nel novembre 2011; l’inizio del secondo anno del Triennio pastorale dedicato a “Famiglia e riconciliazione”. “Di fronte al diffondersi di una cultura anti-evangelica e contro la vita, veicolata da alcuni circuiti internazionali – scrivono i vescovi nel comunicato finale dei lavori – riconosciamo l’importanza della formazione permanente di tutti gli agenti pastorali e dell’uso dei mezzi di comunicazione sociale, affinché la dottrina sociale della Chiesa sia diffusa e conosciuta in modo più ampio”. (A cura di Isabella Piro)

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    Haiti: Medici Senza Frontiere apre un nuovo ospedale chirurgico a Port-au-Prince

    ◊   Ad Haiti, si chiama “Nap Kenbe” - che in creolo significa “stare bene” - il nuovo centro di riferimento per traumatologia d’urgenza e chirurgia ortopedica e viscerale che Medici Senza Frontiere apre in questi giorni nella capitale Port-au-Price. L’ospedale si trova nel quartiere di Tabarre, nella zona est della città, ed è la terza struttura per le cure mediche d’urgenza aperta nella capitale dall’organizzazione medico-umanitaria dopo il terremoto del 12 gennaio 2010. La costruzione del centro è iniziata nel 2011 e si è conclusa lo scorso febbraio. Con una capacità di 107 posti letto, l’ospedale cura vittime di traumi accidentali come cadute o incidenti stradali e si occupa inoltre di chi ha subito violenze, come percosse, aggressioni o ferite da arma da fuoco. “Msf sta supportando il ministero di Haiti per la Salute Pubblica e la popolazione con 600 posti letto negli ospedali per cure d’urgenza. È senza dubbio un passo avanti, ma non è ancora una risposta adeguata”, ha detto Gaëtan Drossart, capo missione di Msf ad Haiti. In un Paese dove il 75% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, la struttura “grazie alla presenza di operatori sanitari haitiani e di apparecchiature ad alta tecnologia permette di fornire cure mediche di alta qualità in una città in cui molti abitanti non hanno avuto accesso alle cure traumatologiche d’urgenza", ha aggiunto Drossart. (G.A.)

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    Pakistan: inaugurata una scuola grazie alla Famiglia laica camilliana

    ◊   “La formazione apre le porte al progresso”. Sono parole di padre James Archangelous, parroco della comunità di Bhatta, in Pakistan, in occasione dell’inaugurazione della ‘St. Camillus English Medium Primary School’ alla presenza di oltre 300 persone. Un traguardo raggiunto, riferisce l’agenzia Fides, grazie al costante impegno della Famiglia laica camilliana (Fcl) e dopo anni di dure lotte. “Dio ha chiamato i membri della Famiglia laica camilliana a compiere la missione di insegnare e portare l’annuncio a queste comunità più emarginate”, sottolinea padre Archangelous. All’interno della comunità, che fa parte della parrocchia Sant’Antonio da Padova e che conta circa 400 famiglie, l’istruzione è qualcosa di marginale, riservata a pochi; le famiglie, soprattutto quelle cristiane, sono molto povere e preferiscono risparmiare. Ora si è realizzato il sogno di quanti invece desiderano che i propri piccoli vengano educati; ciò avverrà in una casa messa a disposizione da un privato, in attesa che la struttura venga dotata di infrastrutture. Ai bimbi più meritevoli saranno fornite uniformi e libri scolastici. “Non abbiamo paura degli ostacoli. Continueremo a portare la luce di Cristo a queste persone, siamo qui per servirle e per nient’altro”, ha detto Asia Aslam, presidente della Famiglia laica camilliana in Pakistan. Anche l’Imam musulmano locale ha apprezzato il lavoro intrapreso e ha garantito sostegno per la scuola. (G.M.)

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    Svizzera: a mons. Antonio Mennini la “Rosa d’Argento di San Nicola”

    ◊   Il nunzio apostolico in Gran Bretagna, mons. Antonio Mennini, è stato insignito della “Rosa d’Argento di San Nicola”, la prestigiosa onorificenza accademica ed ecclesiale attribuita ogni anno dal 2005 dall’Istituto Ecumenico dell’Università di Friburgo, in Svizzera, a persone che, sull’esempio di San Nicola, si sono distinte per il loro contributo alla comunione ecclesiale e a rendere visibile l’amore di Dio per gli uomini. La cerimonia di consegna del riconoscimento – riferisce l’agenzia Apic - avrà luogo il 9 maggio, festa della traslazione delle reliquie del santo da Myra a Bari, nella cattedrale di Saint Nicolas di Friburgo. 65 anni a settembre, laureato in Teologia presso la Gregoriana, prima di approdare a Londra nel 2010, mons. Mennini è stato per due anni nunzio apostolico in Bulgaria (2000-2002), per sei anni in Russia (2002 – 2008) e da ultimo nella ex Repubblica sovietica dell’Uzbekistan (2008-2010). Proprio per la sua conoscenza del mondo ortodosso è stato anche invitato ad intervenire, nella stessa giornata del 9 maggio, al primo incontro nazionale della Conferenza episcopale elvetica (Ces) e dell’assemblea dei vescovi ortodossi per il territorio svizzero che si terrà nelle giornate dell’8 e 9 maggio, sempre a Friburgo. Il titolo della sua conferenza sarà “Cristiani ortodossi e cattolici in Russia. Sviluppi e prospettive per il futuro”. Tra i precedenti insigniti della “Rosa d’Argento di San Nicola”, figurano il metropolita ortodosso Kirill, oggi patriarca di Mosca, mons. Eleuterio Fortino, che è stato sotto-segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani; il patriarca armeno di Istanbul Mesrob e la teologa e pastora luterana tedesca Fairy von Lilienfeld. L’onorificenza, che consiste in una rosa d’argento contenente alcune particelle delle reliquie di San Nicola, viene assegnata, dopo il parere del Capitolo della Cattedrale di San Nicola di Friburgo, su proposta dei tre suoi tre fondatori: mons. Nicolas Wyrwoll, direttore dell’Istituto delle Chiese Orientali di Ratisbona; Guido Vergauwen, Rettore dell’Università di Friburgo e Barbara Hallensleben, membro del comitato direttivo dell’Istituto di Studi Ecumenici. (L.Z.)

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    Roma: convegno su nuovi media ed evangelizzazione

    ◊   Come è cambiata l'informazione con l'irrompere dei social network? La nuova evangelizzazione passa attraverso l'universo digitale? Dove ci porteranno le nuove tecnologie? Sono gli interrogativi su cui si confronteranno i relatori della tavola rotonda “Dalle parabole a Twitter”, in programma all'Istituto Massimo di Roma, domani alle ore 17.30. I lavori saranno introdotti dal rettore dell'Istituto, il padre gesuita Francesco Tata. Intervengono al dibattito il prof. Ettore Franzini, docente di tecniche dei nuovi media all'università Lumsa di Roma; Fabio Bolzetta, giornalista di Tv2000 e responsabile dell'ufficio stampa di WeCa, l'associazione dei webmaster cattolici e Lucandrea Massaro, social media editor di 'Aleteia', rete sociale cristiana online realizzata sotto il patronato del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Modera l'evento Alessandro Gisotti, giornalista della Radio Vaticana e docente del Corso di giornalismo dell'Istituto Massimo. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 103

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