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Sommario del 01/04/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Donare se stessi: l'invito del Papa ai giovani nella Domenica delle Palme
  • Offriamo a Dio tutte le sofferenze, anche l’angoscia per il futuro: così il Papa all’Angelus
  • Messaggio del Papa nell'Anno Clariano: come Santa Chiara, cercate in Dio il segreto della vera gioia
  • Soddisfazione della Santa Sede per la decisione di Cuba sul Venerdi Santo giorno festivo
  • A San Giovanni ieri la veglia dei giovani
  • Il “Cortile dei bambini” a Palermo: la formazione per sconfiggere la mafia
  • Oggi in Primo Piano

  • Dialogo e non violenza: così mons. Fitzgerald alla Conferenza a Istanbul sulla Siria
  • La Chiesa in Iraq e le celebrazioni pasquali: nelle parole di mons. Sako
  • Brasile: l’attesa della rinascita, nella Settimana Santa dei “meninos de rua”
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Cristiani indiani rispondono al Gran muftì dell’Arabia saudita, che vuole eliminare tutte le chiese della penisola
  • Cuba: da Aiuto alla Chiesa che Soffre 250mila rosari per il santuario di El Cobre
  • Ucraina: a settembre il prossimo Sinodo della Chiesa greco-cattolica in Canada
  • India: 6mila minori salvati dalla strada ogni anno
  • Mozambico: nuova sezione pediatrica del Centro di salute di Macurungo
  • Taiwan: Congresso Eucaristico di Kao Hsiung sul "Mistero della Fede"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Donare se stessi: l'invito del Papa ai giovani nella Domenica delle Palme

    ◊   Rispondere con il dono di noi stessi al dono più grande che il Signore Gesù rinnoverà in questa Settimana Santa. E’ uno dei concetti espressi dal Papa nel corso della Santa Messa della Domenica delle Palme, celebrata in una Piazza San Pietro gremita e ornata da tredici ulivi secolari. Benedetto XVI ha anche esortato i giovani ad accogliere e seguire il Signore fino in fondo. Benedetta Capelli:

    Il verde delle palme levate in alto verso un cielo leggermente coperto, la processione e il ricordo della Passione di Gesù. Sono i momenti forti che hanno scandito la celebrazione di oggi, Domenica delle Palme, “il grande portale – ha detto il Papa – che ci introduce nella Settimana Santa”. Gesù dunque sale a Gerusalemme “per portare a compimento le Scritture e per essere appeso sul legno della croce, il regno da cui regnerà per sempre”. Nell’ultimo tratto del percorso sono due gli episodi che si verificano: la guarigione del cieco Bartimeo – un segno prodigioso – e la processione di Gesù verso Gerusalemme, con i pellegrini che esultano perché “il Messia desiderato è finalmente giunto”. “Colui che è acclamato dalla folla come il benedetto è, nello stesso tempo, - ha evidenziato il Papa - Colui nel quale sarà benedetta l’umanità intera”. Ed è qui un primo grande messaggio:

    "L’invito ad assumere il giusto sguardo sull’umanità intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civiltà. Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani".

    Ma cosa c’è nel cuore di chi acclama Cristo? E’ la domanda che il Papa rilancia anche oggi perché “la questione cruciale” è chiedersi chi è per noi Gesù Cristo e che idea abbiamo di Dio. Una domanda che non si può eludere soprattutto in questa Settimana Santa:

    "Tanto più che siamo chiamati proprio in questa Settimna a seguire il nostro Re che sceglie come trono la croce; siamo chiamati a seguire un Messia che non ci assicura una facile felicità terrena, ma la felicità del cielo, la beatitudine di Dio. Dobbiamo allora chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri più profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?"

    Rivolgendosi poi ai giovani, il Papa ha ricordato l’esempio di Santa Chiara di Assisi che a 18 anni “ebbe il coraggio della fede e dell’amore, di decidersi per Cristo”:

    "La Domenica delle Palme sia per voi il giorno della decisione, la decisione di accogliere il Signore e di seguirlo fino in fondo, la decisione di fare della sua Pasqua di morte e risurrezione il senso stesso della vostra vita di cristiani. E’ la decisione che porta alla vera gioia".

    Lode e ringraziamento sono i sentimenti che in questa Settimana Santa dovranno accompagnarci nel ricevere “il dono più grande che si possa immaginare”, il dono della vita, del corpo, del sangue e dell’amore del Signore Gesù:

    "Ma a un dono così grande dobbiamo rispondere in modo adeguato, ossia con il dono di noi stessi, del nostro tempo, della nostra preghiera, del nostro stare in comunione profonda d’amore con Cristo che soffre, muore e risorge per noi".

    E concludendo la sua omelia, il Papa ha rievocato le bellissime parole di Sant’Andrea, vescovo di Creta che, guardando al gesto di stendere i mantelli per terra davanti al Signore, esortava a stendere la nostra vita, in atteggiamento di adorazione e gratitudine, a stendere noi stessi “rivestiti della sua grazia”. “Prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese ... per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria”.


    E in piazza San Pietro ad assistere alla celebrazione erano presenti migliaia di pellegrini. Ma come si preparano a vivere l’imminente Settimana Santa? Marina Tomarro ha raccolto alcune testimonianze.

    “Questo è un evento importantissimo per tutti noi cristiani perché da oggi si apre la Settimana Santa ed è giusto arrivare con il giusto raccoglimento per poter vivere pienamente la gioia della Pasqua e della Risurrezione”.

    “Sicuramente pregando, riflettendo sul significato della Pasqua per noi cristiani, e facendo opere di bene e poi vivendo bene il triduo pasquale”.

    “Penso che il modo migliore per prepararsi sia seguire quello che la liturgia ci propone, cioè un cammino lento dietro a Gesù che va a Gerusalemme e quindi seguendo la liturgia, con la preghiera. Penso che raccogliendo i frutti della Quaresima che abbiamo vissuto ci possiamo preparare molto bene a celebrare la Pasqua”.

    R. - E’ tutta la Quaresima che mi preparo per questa settimana di Pasqua. Insieme ai miei ragazzi abbiamo deciso di venire, in questa Domenica delle Palme, a pregare insieme al nostro Papa per avvicinarci sempre di più a Gesù. Noi siamo coscienti che Gesù vuole la nostra felicità, vuole il nostro bene e quindi noi chiediamo a Lui di aiutarci a diventare felici, di aiutarci a diventare quello che Lui vuole che noi siamo”.

    D. – Oggi è anche la 27.ma giornata mondiale della gioventù. Il Papa ci esorta a essere missionari della gioia. In che modo rispondi al suo invito?

    R. – Io, personalmente, da anni rispondo a questo invito e attraverso la mia esperienza posso solo dire che tenendo duro, raccontando ai giovani, anche con la propria testimonianza nella cose pratiche, riusciamo a cercare di infondere agli altri la nostra testimonianza, quello che Lui vuole, quindi anche la nostra gioia: in fondo Lui ci vuole felici!

    “Quotidianamente con un impegno costante nell’altruismo che deve essere la caratteristica che segna il giovane in sé. Mettere a disposizione degli altri questa forza della gioventù, questa vitalità”.
    “La gioia di Cristo, seguire Lui e non lasciarlo mai!”

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    Offriamo a Dio tutte le sofferenze, anche l’angoscia per il futuro: così il Papa all’Angelus

    ◊   All’Angelus il Papa ha rivolto un saluto speciale al Comitato organizzatore della scorsa GMG di Madrid e a quello che sta organizzando la prossima, di Rio de Janeiro, così come pure ai delegati all’Incontro Internazionale sulle Giornate Mondiali della Gioventù, promosso dal Pontificio Consiglio per il Laici; l’arcivescovo e il governatore di Rio. Poi nelle varie lingue un pensiero sulla Settimana Santa. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Je vous invite à ouvrir toutes grandes les portes de vos cœurs au Christ…”
    Vi invito a spalancare le porte del vostro cuore a Cristo: così all’Angelus il Papa dice ai giovani in particolare in questa Domenica delle Palme in cui si celebra la giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. “In questa Settimana Santa contempleremo Cristo nella sua Passione, ricorda Benedetto XVI per poi rivolgere un incoraggiamento preciso: “offriamo a lui le sofferenze del mondo e abbiamo fiducia in Lui”. E il Papa cita ancora i giovani e sofferenze alcune antiche, alcune caratteristiche di questo momento storico: la malattia, l’handicap, ma anche l’angoscia morale, la disperazione, l’incertezza sul futuro”.

    In spagnolo Benedetto XVI chiama tutti alle celebrazioni pasquali per “sperimentare la grandezza dell’amore di Dio”. In inglese, il Papa indica la via su cui ci pone la Settimana Santa: “buttarci i peccati dietro di noi e scegliere una vita di amore e di servizio. In tedesco il Papa sottolinea che “il desiderio di felicità e una vita piena è profondamente inscritta nel cuore di ogni uomo. Cristo vuole darci la sua gioia”. In sloveno un saluto particolare ai maturandi del Liceo Classico Diocesano di Šentvid e l’invito a maturare anche nella fede. In polacco, ricorda che il motto dell’odierna Giornata della Gioventù si richiama all’appello di San Paolo: «Siate sempre lieti nel Signore!». “La gioia, che scaturisce dalla consapevolezza che Dio ci ama, - dice - è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. In un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede. Poi il saluto in italiano:

    Cari amici, prego perché nel vostro cuore abiti la vera gioia, quella che deriva dall’amore e che non viene meno nell’ora del sacrificio.

    A tutti l’augurio di una buona Settimana Santa e una buona Pasqua!

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    Messaggio del Papa nell'Anno Clariano: come Santa Chiara, cercate in Dio il segreto della vera gioia

    ◊   Il segreto della vera gioia è affidarsi a Dio: è quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio in occasione dell’Anno Clariano, che celebra l'ottavo centenario della conversione di Santa Chiara. Il messaggio del Papa è stato letto ieri sera, nella cattedrale di San Rufino ad Assisi, dal vescovo locale, mons. Domenico Sorrentino, durante la celebrazione dei Primi Vespri della Domenica delle Palme. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    San Francesco e Santa Chiara parlano ancora oggi al cuore dei giovani: è quanto sottolinea Benedetto XVI nel suo messaggio per l’Anno Clariano in cui mette l’accento sull’attualità del messaggio francescano. “Come non proporre Chiara, al pari di Francesco, all’attenzione dei giovani d’oggi?”, si chiede il Papa. “Il tempo che ci separa dalla vicenda di questi due Santi – sottolinea – non ha sminuito il loro fascino”. Al contrario, rileva, “se ne può vedere l’attualità al confronto con le illusioni e le delusioni che spesso segnano l’odierna condizione giovanile”. Mai, avverte, “un tempo ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito”. Eppure, è il suo richiamo, “quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata”.

    Il Papa si sofferma anche sulla “situazione attuale con la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare una famiglia unita e felice, aggiunge nubi all’orizzonte”. Tuttavia, afferma con speranza, “non mancano” giovani che, “anche ai nostri giorni, raccolgono l’invito ad affidarsi a Cristo e ad affrontare con coraggio, responsabilità e speranza il cammino della vita, anche operando la scelta di lasciare tutto per seguirlo nel totale servizio a Lui e ai fratelli”. Ecco allora, si legge nel messaggio, che la storia di Chiara e Francesco, “è un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia”. E’, soggiunge, “una prova concreta che chi compie la volontà del Signore e confida in Lui non solo non perde nulla, ma trova il vero tesoro capace di dare senso a tutto”. Il Papa ribadisce dunque che la “conversione” di Chiara, avvenuta proprio nei giorni che precedono la Pasqua, è una “conversione del cuore”. Come Francesco, rammenta, “ella non avrà più gli abiti raffinati della nobiltà di Assisi, ma l’eleganza di un’anima che si spende nella lode di Dio e nel dono di sé”. Chiara si fa dunque “sicura interprete dell’ideale francescano” implorando il “privilegio della povertà” che “lasciò a lungo perplesso lo stesso Sommo Pontefice, il quale alla fine si arrese all’eroismo della sua santità”.

    Il messaggio ricorda inoltre il “tratto ecclesiale” della vicenda di Chiara e Francesco, aiutati dal vescovo di Assisi, nonostante in molti osteggiassero la loro scelta. “Istituzione e carisma – annota Benedetto XVI – interagiscono stupendamente. L’amore e l’obbedienza alla Chiesa, tanto rimarcati nella spiritualità francescana-clariana affondano le radici in questa bella esperienza della comunità cristiana di Assisi”, che accompagnò sulla via della santità Chiara e Francesco. Il Papa conclude il suo messaggio con un pensiero alle Clarisse, che “mostrano quotidianamente la bellezza e la fecondità della vita contemplativa, a sostegno del cammino di tutto il Popolo di Dio”, e ai francescani di tutto il mondo come “a tanti giovani in ricerca e bisognosi di luce”. L’auspicio infine che i ragazzi di oggi possano “riscoprire sempre di più queste due luminose figure del firmamento della Chiesa”.

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    Soddisfazione della Santa Sede per la decisione di Cuba sul Venerdi Santo giorno festivo

    ◊   “Il fatto che le autorità cubane abbiano tempestivamente accolto la richiesta del Santo Padre al presidente Raul Castro, dichiarando il prossimo Venerdì Santo giorno non lavorativo, è certamente un segno molto positivo”. Lo afferma il direttore della Sala Stampa vaticana, Padre F.Lombardi, a proposito della decisione delle autorità cubane di dichiarare il prossimo Venerdì Santo giornata non lavorativa. “La Santa Sede – continua padre Lombardi - si augura che ciò favorisca la partecipazione alle celebrazioni religiose e felici festività pasquali, e che anche in seguito la visita del Santo Padre continui a portare i frutti desiderati per il bene della Chiesa e di tutti i cubani”.
    Il governo cubano, in attesa di una decisione definitiva degli organi statali competenti, ha quindi deciso di accogliere subito, in via del tutto eccezionale, la richiesta di Benedetto XVI. Allo stesso modo, nel dicembre 1997, l'allora presidente Fidel Castro, in via eccezionale, aveva stabilito che il 25 dicembre fosse giorno di festa in vista della visita che Papa Giovanni Paolo II avrebbe fatto nell'isola nel gennaio 1998. Poi le autorità cubane avevano confermato in modo permanente la decisione presidenziale.

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    A San Giovanni ieri la veglia dei giovani

    ◊   “Siate sempre lieti nel Signore”. Queste parole della Lettera ai Filippesi sono il cuore del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno si celebra nelle singole diocesi. Roma lo ha fatto con una veglia nella Basilica di San Giovanni in Laterano, animata dai fratelli della comunità ecumenica di Taizé: A tenere la catechesi, partendo dal messaggio del Santo Padre, è stato il cardinale vicario, Agostino Vallini. Per noi c’era Davide Maggiore:

    La gioia raccomandata da San Paolo è stata al centro delle parole del cardinale vicario, Agostino Vallini. Una gioia, ha ricordato il porporato, a cui l’Apostolo delle Genti ha voluto invitare i Filippesi persino dalla prigionia. Anche per i giovani di oggi, ha riconosciuto il card. Vallini, davanti alle difficoltà della vita la gioia “potrebbe apparire una chimera”. E gli esempi sono molti:

    “Non sentire davanti a voi la possibilità sicura di costruire un futuro con un lavoro certo, domani, questo è motivo di difficoltà. La difficoltà di ritrovarsi in un contesto sociale litigioso dove tante cose non vanno bene: tante ingiustizie, tante cattiverie, tanti latrocinii, tante arroganze”.

    E con queste difficoltà il porporato ha voluto confrontarsi, rispondendo alle domande di alcuni dei ragazzi. Ma come arrivare, infine, alla gioia? A ricordare la via indicata dal cardinale vicario è fratel Marek della comunità di Taizé:

    “Per i giovani di oggi testimoniare la gioia è veramente una sfida. Le condizioni che li circondano non incoraggiano ad essere gioiosi secondo il Vangelo ma il messaggio di Cristo è più forte di queste condizioni che possono distruggere il desiderio di gioia”.

    Dio stesso è la gioia e il suo amore, ha proseguito il cardinale, ha un volto e un nome, quello di Gesù di Nazaret, che oggi può essere incontrato prima di tutto nella parola e nell’Eucaristia. Un incontro che per sua stessa natura va comunicato:

    “Oggi c’è bisogno di amore, c’è bisogno di gente che semina amore, di persone, di giovani che credono nell’amore e lo danno, che sono ottimisti, che sono positivi, che sono persone di speranza, che sanno annunciare e soprattutto mostrare con i fatti che è possibile una vita diversa”.

    E anche la veglia e la meditazione che si sono svolte nella basilica di san Giovanni sono testimonianza di questa vita e dell’esser lieti a cui esortava l’Apostolo. A spiegarlo è fratel Davide, di Taizé:

    “Penso che sia stato molto importante trovarsi insieme per la preghiera con i giovani di tutta la diocesi che sono venuti, che non sono soli a vivere questa gioia, a dare questa testimonianza cristiana nel mondo di oggi ma che insieme cerchiamo”.

    Un concetto approfondito nelle parole di fratel Marek:

    “Pregare con il canto, con il canto meditativo, mettersi ad adorare Gesù presente nell’Eucaristia ci ricorda che siamo una famiglia, che insieme possiamo irradiare questa gioia del Vangelo”.

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    Il “Cortile dei bambini” a Palermo: la formazione per sconfiggere la mafia

    ◊   La tappa siciliana del “Cortile de Gentili”, svoltasi nei giorni scorsi a Palermo per iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura, ha rappresentato un momento di grande importanza nella lotta alla mafia. Uno degli eventi particolarmente significativi in tal senso è stato il “Cortile dei bambini”, che ha avuto come centro la Libreria delle Paoline di fronte alla Cattedrale di Palermo. Qui sono stati esposti i disegni di centinaia di bambini sul tema “Disegna la tua isola”. Su questa iniziativa, il nostro inviato a Palermo, Fabio Colagrande, ha intervistato suor Fernanda Di Monte, religiosa paolina e giornalista, tra gli organizzatori del “Cortile dei bambini”:

    R. - Abbiamo dedicato buona parte della libreria, all’esposizione dei molti disegni sul tema “Disegna la tua isola”, che i bambini ci hanno fatto arrivare da tutta l’isola. Quindi li abbiamo proprio esposti come se fossero dei panni, con delle mollettine. Noi da un po’ di anni, qui a Palermo, attraverso la settimana della comunicazione cerchiamo di fare un lavoro di prevenzione. Il tema della legalità è un tema che affrontiamo continuamente durante l’anno. Non sono temi legati semplicemente al Cortile, ma è proprio la pastorale che cerchiamo di portare avanti.

    D. - Proprio in questo periodo sta tenendo un corso dedicato alla legalità destinato ai più giovani: vuole parlarcene?

    R. - Sono duecento ragazzi delle medie e del liceo e il tema è “la mafia, narrata, vissuta e superata”. Qualcuno sorride quando diciamo “superata”, ma per noi è superata tutte le volte che vediamo che questi ragazzi in effetti stanno facendo un cammino e questo cammino è multimediale, nel senso che non partiamo solo dalla parola; abbiamo programmato prima sempre la visione di un film legato alla tematica mafia, poi abbiamo realizzato degli incontri con alcuni testimoni importanti anche a livello di attività, di lavoro, di impegno, come i magistrati. Poi ci siamo soffermati su Placido Rizzotto, venuto recentemente alla ribalta, dopo il ritrovamento dei suoi resti, e che -come ben sappiamo- finalmente avrà una tomba. Placido Rizzotto, viene riconosciuto anche dallo Stato attraverso la celebrazione dei funerali di Stato, in quanto è stato un testimone che ha pagato proprio per una testimonianza di legalità.

    D. - Come reagiscono i giovani, i ragazzi palermitani, che vivono in un ambiente che spesso è molto impregnato di cultura mafiosa?

    R. - Reagiscono intanto ponendo degli interrogativi. Ad esempio, in uno degli ultimi incontri un ragazzo di 15 o 16 anni mi ha voluto parlare in disparte, dicendomi: “Io vivo in un ambiente mafioso, e sono l’unico che studia”. Certamente, io mi sono emozionata, perché non tutti i giorni incontri qualcuno che ti dice questo. L’ho incoraggiato a continuare gli studi con impegno, in maniera che, un domani non tanto lontano, sia lui a seminare legalità nel proprio ambiente. Convincere che la strada maestra è quella della formazione, dello studio e del tentare qualcosa di nuovo. (bi)

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    Oggi in Primo Piano



    Dialogo e non violenza: così mons. Fitzgerald alla Conferenza a Istanbul sulla Siria

    ◊   Rinnovo l'appello di Papa Benedetto XVI al popolo siriano “perchè si dia priorità alla via del dialogo, della riconciliazione e dell'impegno per la pace”: così mons. Michael Fitzgerald, nunzio al Cairo e osservatore per la Santa Sede presso La Lega Araba, nella sua dichiarazione oggi a Istanbul alla “Seconda conferenza del gruppo di amici della Siria”. La conferenza ha riunito i rappresentanti di oltre 70 Paesi che chiedono la fine della repressione del dissenso da parte del governo di Damasco. Ai lavori ha preso parte anche il Segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi, che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di “prendere una decisione vincolante” che preveda ogni azione necessaria per ristabilire la pace. E il presidente turco Erdogan che ha messo in guardia dal pericolo che il governo di Assad possa sfruttare il piano di pace dell'inviato Onu Kofi Annan, come un “pretesto per guadagnare tempo”. Suonano invece come un ultimatum le parole del segretario di Stato Usa Clinton: “Basta uccidere i vostri cittadini o ci saranno serie conseguenze”. Intanto sul terreno non si fermano i combattimenti: nell'est sono morti cinque ribelli e quattro soldati e un civile è rimasto ucciso a Quriyeh, nella provincia di Deir Ezzor. Inoltre solo ieri 34 persone hanno perso la vita in diverse località del Paese. E di “aumento indiscriminato della violenza” parla proprio mons. Michael Fitzgerald, evidenziando “l’uso indiscriminato della forza che non ha risparmiato le zone abitate, causando la perdita di vite umane tra i civili”. Quello che deve essere evitato a tutti i costi – sostiene il nunzio – “è la logica della violenza che genera nuova violenza”. Secondo l’Osservatore per la Santa Sede presso La Lega Araba, non meno importante è l’impegno che va dedicato all’aiuto umanitario: “Deve essere garantito l'accesso immediato senza limiti a tutte le persone nel bisogno. A tal fine è necessaria la cooperazione con le organizzazioni umanitarie, sia locali che internazionali”. "I siriani - sottolinea mons. Fitzgerald – condividono gli stessi valori comuni di dignità e giustizia senza distinzione di fede o etnia ed è importante che il popolo siriano non perda di vista questo patrimonio nel tentativo di soddisfare le legittime aspirazioni dei vari membri della nazione”. In tale contesto – aggiunge - il rispetto per tutti i luoghi di culto assume un grande significato. La Siria, non meno di qualsiasi altra nazione, è un membro della famiglia delle nazioni – sottolinea il prelato - e dunque “la comunità internazionale ha il diritto di essere preoccupata per la pace e la stabilità della regione”. (M.G.)

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    La Chiesa in Iraq e le celebrazioni pasquali: nelle parole di mons. Sako

    ◊   Cristiani "non abbiate paura". Questo, in Iraq, il tema della preparazione dei cristiani di Kirkuk alla prossima Pasqua, in un momento in cui il Paese del Golfo non appare ancora pacificato definitivamente. Al microfono di Giada Aquilino, l’arcivescovo caldeo della città, mons. Luois Sako:

    R. – Per noi tutto è provvisorio e precario. Oggi prepariamo qualcosa ma magari domani questo qualcosa si deve cambiare. Siamo comunque in attesa, anche se in questi giorni stiamo preparando la settimana sacra. Abbiamo scelto un tema che viene ripetuto molte volte nel Vangelo, sia prima della Resurrezione del Signore e sia dopo: “Non abbiate paura”. Noi abbiamo paura, siamo preoccupati del futuro perchè non sappiamo che cosa accadrà domani. L’unica cosa che ci dà davvero tanta speranza – ed anche forza – è la nostra fede e la fiducia nel Signore.

    D. – Quali celebrazioni state preparando, pur nelle difficoltà?

    R. – Oggi ci stiamo preparando per la Domenica delle Palme. Bisogna essere fedeli all’impegno cristiano, qualsiasi sia il prezzo da pagare per questo impegno. Ci sono delle difficoltà e dei sacrifici da fare, ma la nostra vita eterna è basata su quello che viviamo nel concreto. Il Giovedì Santo, celebriamo la Messa con un gruppo di preti libanesi, di religiose ed anche dei laici, e tutta la diocesi rinnova il suo impegno per il servizio e per il sacerdozio. C’è, inoltre, il lavaggio dei piedi dei 12 discepoli. Il Giovedì Santo, per noi, è una delle grandi cinque feste della Chiesa caldea, e celebriamo la terza Messa in modo solenne, nella lingua caldea. Il Venerdì Santo c’è la Via Crucis, ma l’ultima parola non è per la morte o per il dolore: è per la Resurrezione. Il Sabato – che definiamo “Sabato della luce” – è prevista la veglia della Resurrezione: vengono battezzati molti bambini e alle 21 celebriamo la Messa per la notte della Resurrezione. All’inizio il celebrante proclama tre volte, solennemente, “Gesù è risorto” in lingua caldea e la gente risponde “E’ veramente risorto”. Poi c’è la Messa, la festa, ed abbiamo anche delle uova colorate secondo la tradizione orientale - anche caldea -: i molti colori simboleggiano, tra l’altro, il “sì” alla vita, alla pace tra le persone ed il “no” alla violenza, alla morte ed alla divisione tra gli uomini. La Domenica ci sono le Messe in tutte le parrocchie e si può notare quanta gioia ci sia per la Risurrezione. Inoltre le persone, se possibile, si scambiano l’una con l’altra l’augurio: “il Signore è risorto” e gli altri rispondono “è veramente risorto”.

    D. – Ci sono ancora violenze sul territorio. I cristiani subiscono ancora delle minacce?

    R. – A Kirkuk finora no, la situazione è piuttosto calma. A Mossul ed a Baghdad, però, non è esattamente così: un parroco di Baghdad mi ha chiamato e mi ha detto che era molto triste perchè le persone lasciano la città, se ne vanno. Concretamente non è stato fatto niente, finora, per tranquillizzare la gente. Si inizia a perdere la fiducia, e la situazione nella regione siriana – come quella di altri Paesi – di certo non aiuta, anzi: è ragione di preoccupazione per molti cristiani.

    D. – Ci sono segni di solidarietà nei confronti dei cristiani iracheni?

    R. – Sì. In tutte le nostre parrocchie c’è un rifugio per i poveri, e sia i cristiani sia i non cristiani aiutano chi si trova in difficoltà ed in una situazione di bisogno. In questi giorni, a Kirkuk, vengono a farci visita dei musulmani per offrirci la loro solidarietà ed il loro appoggio. La scorsa settimana alcuni arabi sono venuti all’arcivescovado a chiedermi se potevo organizzare una riunione ed invitare tutti i gruppi etnici e religiosi per poter intavolare un dialogo ed analizzare, insieme, la situazione della città per poter anche progettare il futuro.

    D. – Qual è l’augurio dei cristiani, dall’Iraq, per questa Pasqua?

    R. – L’augurio è quello della pace e della stabilità, ed è un augurio che fa parte anche della nostra fede. (vv)

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    Brasile: l’attesa della rinascita, nella Settimana Santa dei “meninos de rua”

    ◊   “I giovani brasiliani hanno bisogno di una presenza di amore”: è quanto sottolinea il fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro, padre Renato Chiera. Il sacerdote piemontese - da oltre 30 anni impegnato nell’accoglienza dei “meninos de rua” - è convinto che la Settimana Santa sia un’occasione straordinaria di rinascita per questi ragazzi feriti dalla vita. Alessandro Gisotti lo ha intervistato:

    R. - La Pasqua è sempre un momento di rinascita, un momento di speranza. I nostri ragazzi hanno bisogno di guardare al futuro con una realtà nuova, con una speranza nuova. Questa speranza sta nel fatto che Gesù è risorto e questo è un fatto che ci aiuta a credere che non tutto è perduto. La realtà dei ragazzi qua sta peggiorando a livello qualitativo e l’arrivo delle droghe, l’arrivo dei crack, ha creato difficoltà molto grandi. La maggior parte dei ragazzi che sono in situazione di abbandono, abbandono affettivo, abbandono della famiglia, in genere ricercano nel crack e nella droga questa consolazione che poi non trovano e allora hanno una situazione sempre peggiore da affrontare. Noi stiamo lottando contro questo e stiamo vedendo che tutti coloro che stavano accogliendo ragazzi, come facciamo noi, oggi devono ridurre il loro lavoro per mancanza di aiuti perché l’Europa è in crisi e non può più aiutare molto il Brasile. Allora la Pasqua di quest’anno ha un senso speciale: Gesù è risorto, ci aiuta a risorgere e ci aiuta a continuare questo nostro riscatto.

    D. - Il Papa in Messico ha incontrato i bambini, quindi la speranza che possa anche in Brasile, in occasione della Gmg, incontrare i bambini della casa do Menor…

    R. - Questa è una speranza. Noi abbiamo scritto, non sappiamo quale sarà la risposta… Forse sarà un po’ difficile per lui venire nella favela della Baixada Fluminense anche per motivi di sicurezza. Magari sarà possibile, forse, un incontro a Rio, in una chiesa di Rio, speriamo. E’ Dio che saprà darci la risposta. Se Lui vede che questo è buono per noi, senza dubbio, il Papa verrà.

    D. - Qual è dunque la speranza per questa Pasqua, soprattutto guardando alla Risurrezione, questi bambini che hanno così tanto bisogno di risorgere…

    R. - La speranza è questa: noi abbiamo bisogno di aiutare questi ragazzi a incontrare il senso della vita, a sentire che loro sono amati, sono amati da qualcuno che mai li abbandona. Questa è una speranza che è difficile introdurre nel loro cuore perché loro dicono: se neanche i miei genitori si sono interessati di me, come è che voi vi interessate? Hanno bisogno di sentire l’amore di Dio, di sentire che c’è qualcuno che li ama. Noi dobbiamo avere la forza per questa presenza di Dio amore, di Dio risorto, di Dio misericordioso per loro. (bf)

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Cristiani indiani rispondono al Gran muftì dell’Arabia saudita, che vuole eliminare tutte le chiese della penisola

    ◊   L'All India Christian Council (Aicc) condanna la dichiarazione del Gran muftì dell'Arabia saudita, Sheikh Abdul Aziz bin Abdullah, secondo il quale è "necessario distruggere tutte le chiese della penisola arabica". Secondo Joseph D'Souza, presidente dell'Aicc, la controversa affermazione del muftì pone le Chiese cristiane di tutta la Penisola araba in pericolo, e potrebbe avere ripercussione per le minoranze religiose negli altri Paesi. John Dayal, segretario generale dell'Aicc, invita il governo dell'India e gli altri Paesi civili ad assicurarsi che le nazioni della Penisola araba rifiutino in modo netto la perentoria dichiarazione dell'imam wahabita, e garantiscano sicurezza e protezione alle chiese in Yemen, Kuwait, Baharain, Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti. Il cristianesimo è già proibito in Arabia saudita, dove non vi sono chiese. I media locali hanno riportato la controversa dichiarazione insieme alla proposta di un parlamentare del Kuwait, che chiedeva la "rimozione" delle chiese nel suo Paese. Di recente il parlamento del Kuwait ha proposto di introdurre leggi sulla rimozione delle chiese cristiane dal Paese e ha imposto severe leggi ispirate alla sharia. Più tardi, ha chiarito che la legge non parlava di rimuovere le chiese, ma proibiva la costruzione di nuove chiese cristiane e luoghi di culto non islamici nel Paese. Il Gran muftì ha sottolineato che il Kuwait, in quanto Stato della Penisola araba, avrebbe dovuto distruggere tutte le chiese sul suo territorio. Vi sono moltissimi cristiani che vivono in Arabia saudita e negli altri Paesi del Golfo, molti dei quali provengono da India e Filippine: più di 3,5 milioni, dei quali almeno 800mila solo in Arabia saudita. L'All India Christian Council segue da tempo gli sviluppi nella regione con allarme e preoccupazione crescenti, dal momento che i cristiani continuano a subire violenze e discriminazioni. È una situazione che disturba in modo particolare, perché l'India ha molti dei suoi cittadini - per lo più operai, ma anche uomini d'affari, ingegneri e personale medico - nella regione. Un gran numero di migranti dagli Stati meridionali dell'India sono cristiani. L'All India Christian Council ribadisce che la dichiarazione del Gran muftì è contraria alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione Onu sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione su basi religiose o di credo. (R.P.)

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    Cuba: da Aiuto alla Chiesa che Soffre 250mila rosari per il santuario di El Cobre

    ◊   Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) ha donato 250mila rosari ai fedeli cubani in occasione della visita di Benedetto XVI all’isola, che si è conclusa mercoledì scorso. La nota organizzazione caritatevole, con sede a Königstein, in Germania, ha regalato anche 250mila opuscoli, che spiegano come pregare il rosario, 15mila libricini sul rosario per bambini e 10mila “scatole di preghiera”, contenenti un anello rosario, una piccola bottiglia di acqua santa, un crocifisso tascabile e il testo delle preghiere fondamentali. Ribadendo l’importanza di sostenere l’evangelizzazione cattolica sull’isola, il coordinatore di Acs per i progetti in America Latina, Ulrich Kny, ha detto che la Chiesa si sta ancora riprendendo dai decenni in cui i cittadini cubani non erano liberi di praticare la loro fede. Dei 250mila rosari donati da Acs, che portano un’immagine della Madonna di El Cobre, 100mila sono stati destinati all’arcidiocesi di Santiago de Cuba, la quale ospita il santuario di El Cobre. Altri 60mila rosari sono stati regalati all’arcidiocesi dell’Avana, dove il Santo Padre ha celebrato la Messa di chiusura del suo pellegrinaggio. I restanti 90mila sono stati distribuiti nelle altre nove diocesi cubane. I rosari vengono venduti ad un prezzo simbolico, sia nel santuario che nelle parrocchie. I fondi raccolti saranno destinati alla ristrutturazione ed ampliamento del centro pellegrini e del santuario di Nostra Signora della Carità di El Cobre. Ogni anno, circa 500.000 persone visitano il Centro pellegrini di El Cobre. (R.P.)

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    Ucraina: a settembre il prossimo Sinodo della Chiesa greco-cattolica in Canada

    ◊   Il prossimo Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) si terrà dal 9 al 15 settembre in Canada e avrà per tema “La vocazione del laico”. Lo ha annunciato il presidente dell’Ugcc, l'arcivescovo Sviatoslav Shevchuk. Secondo quest’ultimo, i vescovi hanno scelto il Canada perché quest’anno ricorre il 100° anniversario dell’arrivo del primo vescovo dell’Ugcc, Mykyta Budka, nel Paese. Inoltre “la feconda attività delle organizzazioni di laici in Canada può essere un buon esempio” da seguire. “La nostra Chiesa ha proclamato il 2012 ‘Anno del laico’. In questo senso, l’Ugcc incoraggia i fedeli ad essere parte attiva della vita nazionale, culturale e sociale”, ha affermato il patriarca Sviatoslav, aggiungendo che le comunità ecclesiali sono sempre state i centri di formazione di varie organizzazioni e istituzioni della società civile. “A settembre gli ucraini del Canada accoglieranno il nostro Sinodo e, d’altra parte, proprio le loro organizzazioni civili diventeranno per noi un modello di come poter stimolare l’attività dei laici e favorire la diffusione dei loro movimenti”, ha concluso l'arcivescovo Sviatoslav Shevchuk. (R.P.)

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    India: 6mila minori salvati dalla strada ogni anno

    ◊   Migliaia di minori ogni giorno lottano per la sopravvivenza nelle strade di Bangalore. La situazione più difficile è quella delle bambine: spesso non volute dalle famiglie, che preferiscono avere figli maschi, a volte abusate o costrette a prostituirsi. Grazie al Progetto “Bangalore Oniyavra Seva Coota”, o semplicemente “Bosco”, promosso dai Salesiani in collaborazione con numerosi volontari laici, il progetto toglie dalla strada e offre un futuro a migliaia di bambini e ragazzi ogni anno. Il Progetto - riferisce l'agenzia Fides - è attivo da oltre 22 anni. I minori bisognosi sono davvero tanti. In una nota diffusa dall’agenzia Ans, secondo don Payyamthadathil, attuale direttore del "Bosco", circa un ragazzo su 4 in India è fuori dalla scuola e “sono 50mila i minori che vivono e lavorano per strada, solo in questa città. Fanno l’elemosina, raccolgono stracci, abusano di sostanze. Sono ragazzi orfani, abbandonati o anche scappati da casa”. Per intercettare i minori bisognosi il “Bosco” sorveglia direttamente i luoghi a rischio, come stazioni o mercati popolari: “Abbiamo sei punti di contatto a Bangalore. Tre o quattro membri dello staff a turno controllano queste posizioni, 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana” spiega don Payyamthadathil. Il lavoro di riabilitazione ha bisogno di medici, insegnanti e infermieri. Ma sono molti i casi che si risolvono con un esito positivo e che danno la forza per andare avanti e continuare il lavoro. Attualmente “Bosco” conta 8 centri di accoglienza per minori, quasi tutti nella città di Bangalore, oltre ai 6 avamposti urbani nei luoghi di maggior rischio. Oltre 100 i Salesiani e gli animatori che collaborano alle attività e circa 6 mila i minori salvati dalla strada ogni anno. (R.P.)

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    Mozambico: nuova sezione pediatrica del Centro di salute di Macurungo

    ◊   E’ stata recentemente inaugurata una nuova sezione pediatrica del Centro di salute di Macurungo, nella città di Beira, in Mozambico. Gestito dall’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm e finanziato dall'Unicef nell’ambito del progetto di Appoggio alla decentralizzazione ed integrazione della prevenzione e trattamento dell'Hiv nei bambini, la struttura è uno dei 16 Centri di salute urbani della città e uno dei 7 in grado di effettuare il trattamento dei bambini colpiti da Hiv. Purtroppo, infatti, nel capoluogo della provincia di Sofala la pandemia ha un’incidenza di oltre il 35% di Hiv positivi e più di 10 mila bambini sieropositivi al di sotto dei 15 anni. Fino all’anno scorso - riporta l'agenzia Fides - la struttura era totalmente inadeguata: gli ambulatori erano pochi, di piccole dimensioni e privi di finestre; più pazienti venivano visitati contemporaneamente, creando non pochi problemi quanto a condizioni igieniche e di privacy. Per questi motivi la popolazione preferiva andare in altri Centri di salute, anche a costo di dover perdere tempo prezioso e sostenere maggiori spese di trasporto. Di fronte a questa carenza strutturale, il personale di Macurungo dimostrava comunque di voler cambiare la qualità del servizio offerto, mettendo a disposizione la loro competenza e attenzione. Per questo motivo il Cuamm e l’Unicef hanno voluto finanziare la costruzione di una nuova sezione, dotata di un’ampia sala di attesa dove poter fare anche educazione sanitaria, e di due ambulatori più spaziosi e luminosi. Il personale di Macurungo ha deciso di destinare questa sezione alle visite pediatriche, creando spazi adeguati alla prevenzione e alla cura dei bambini. (R.P.)

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    Taiwan: Congresso Eucaristico di Kao Hsiung sul "Mistero della Fede"

    ◊   Il Congresso Eucaristico della diocesi di Kao Hsiung si terrà il 21 aprile sul tema “Mistero della Fede”, in vista del 50° Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino (Irlanda,10-17 giugno), per risvegliare nei fedeli lo zelo e l’amore per l’Eucaristia. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, i momenti principali della giornata saranno costituiti dall’Adorazione Eucaristica, dalla Processione Eucaristica e dalla premiazione dei Ministri straordinari della comunione della diocesi. Il Congresso si terrà presso il Santuario delle Beatitudini, che è stato inaugurato nel dicembre 2010 ed è oggi un luogo conosciuto di spiritualità e di fede. Attraverso la preparazione e la celebrazione del Congresso Eucaristico, la diocesi intende promuovere la vita spirituale dei fedeli incentrata sull’Eucaristia, che è centro e culmine della vita cristiana. Secondo le informazioni fornite dalla diocesi, i primi Ministri straordinari della comunione furono istituiti in diocesi nel 1992. Dopo 20 anni, oggi sono i principali collaboratori della Chiesa nell’impegno pastorale e nel servizio sociale (visite ai malati, agli anziani). In occasione del Congresso Eucaristico la diocesi vuole quindi premiare il loro lavoro, dando anche un impulso ai giovani perché si dedichino a questa missione. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 92

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.