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Sommario del 26/08/2012
Benedetto XVI all’Angelus: la falsità è il marchio del diavolo. Bisogna prima credere per conoscere
◊ La falsità è il marchio del diavolo e bisogna prima credere per conoscere: lo ha sottolineato Benedetto XVI all’Angelus, recitato dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, dove prosegue il suo periodo feriale. Il servizio di Roberta Gisotti:
Bisogna prima credere in Dio per conoscere la vita eterna che Cristo dona offrendosi in sacrificio per noi: questo l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli - ha ricordato Benedetto XVI - dopo il discorso nella sinagoga di Cafarnao, pronunciato all’indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Aveva spiegato Gesù il senso di quel prodigio compiuto non per conquistare un trono terreno, come aveva osservato domenica scorsa il Papa. E, questo discorso aveva provocato molti dissensi: “da quel momento – racconta l’evangelista Giovanni - molti dei suoi discepoli tornarono indietro” “‘perché non credettero alle parole di Gesù che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno’”:
“Questa rivelazione rimaneva per loro incomprensibile, perché la intendevano in senso solo materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo”.
Chiese allora Gesù agli apostoli ‘Volete andarvene anche voi?’ E Pietro risponde ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio?’ Cosi il Papa, riprendendo il commento di Sant’Agostino a quel passo:
“Non dice: abbiamo conosciuto e creduto, ma abbiamo creduto e conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere”.
Gesù inoltre sapeva che “tra i dodici apostoli c’era uno che non credeva: Giuda”, che avrebbe potuto anzi dovuto andarsene “se fosse stato onesto”.
“Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito”.
Infatti “Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Ma Gesù aveva deluso queste attese”.
“Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: ‘Uno di voi è un diavolo!’”.
Dopo la recita dell’Angelus, nei saluti ai fedeli, il Papa ha rivolto un indirizzo particolare ai vescovi polacchi e ai pellegrini radunati a Jasna Gora, e alle religiose del Santo Volto, in occasione del loro Capitolo generale.
34 anni fa veniva eletto Giovanni Paolo I. Quest’anno ricorre il centenario della nascita
◊ Il 26 agosto del 1978, 34 anni fa, saliva al soglio pontificio l’allora Patriarca di Venezia, cardinale Albino Luciani, che assunse il nome di Giovanni Paolo I in omaggio ai suoi due illustri predecessori: Giovanni XXIII e Paolo VI, venuto a mancare appena 20 giorni prima. Il “Papa del sorriso” fu trovato esanime nel suo letto la mattina del 28 settembre, appena 33 giorni dopo, ma la brevità del suo Pontificato non ne offusca la grandezza. In una lunga pagina a firma di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e biografo di Papa Luciani, L’Osservatore Romano ne ricorda oggi l’eredità e il suo invito ai fedeli a prendere sempre maggiore coscienza delle proprie responsabilità e a essere pronti testimoni della fede. Nel suo unico discorso urbi et orbi, Giovanni Paolo I ribadì alla Chiesa che il suo primo dovere restava quello della evangelizzazione e la esortò a continuare lo sforzo ecumenico. Nel discorso del 10 settembre, rivolto ai rappresentanti della stampa internazionale, chiese loro di “avvicinare meglio i propri simili, percepirne più da vicino l’ansia di giustizia, di pace, di fraternità, instaurare con essi vincoli più profondi di partecipazione, di intesa e di solidarietà in vista di un mondo più giusto e umano”. I quattro discorsi del mercoledì del “Papa umile”, furono, appunto, concentrati sul tema dell’umiltà, della fede, della speranza e della carità, e pronunciati con uno stile così personale che fecero emergere immediatamente la vocazione del Santo Padre alla missione pastorale e catechetica. Un altro dei nomi con cui è ricordato, infatti, è “Papa catechista” e “Papa parroco del mondo”, a sottolinearne l’amore per la catechesi, inteso come passione comunicativa a servizio della verità cristiana e non come forma ridotta di evangelizzazione. Quest’anno, inoltre, ricorrerà anche il centenario dalla nascita del “Sorriso di Dio”: Papa Luciani, infatti, nacque a Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, il 17 ottobre 1912 e nei suoi luoghi natali sono già iniziati i festeggiamenti, con mostre d’arte sacra e rassegne a lui dedicate. (A cura di Roberta Barbi)
Il cardinale Bertone: la Chiesa è una comunità unita a Cristo e aperta al mondo
◊ A Castel Gandolfo la tradizionale processione di barche, al seguito della statua della Vergine, è stata preceduta ieri pomeriggio dalla Santa Messa celebrata dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in occasione del 35.mo anniversario dell’inaugurazione della chiesa della Madonna del Lago. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nella sua struttura architettonica – ha spiegato il cardinale Tarcisio Bertone - la chiesa della Madonna del Lago, esprime la realtà ecclesiale: “una comunità unita a Cristo e al tempo stesso aperta sul mondo, capace di accogliere tante persone”. E’ la Chiesa del Concilio Vaticano II: “mistero di Comunione aperto al mondo per l’evangelizzazione”. La chiesa della Madonna del Lago, con la guglia centrale sormontata dalla Croce, fa pensare - come aveva affermato 35 anni fa Paolo VI - alla “vela di una grande barca che conduce i credenti nella grande navigazione, verso la terra promessa, verso la riva della vita eterna”. Pronunciando parole commoventi Paolo VI aveva dato un anno prima della sua morte “un ultimo saluto alla comunità di Castel Gandolfo”. Un’ultima benedizione – ha ricordato il cardinale Tarcisio Bertone - nel nome di Maria. Anche il Beato Giovanni Paolo II, “il Papa tutto di Maria” ha celebrato la Santa Messa nella chiesa della Madonna del Lago (2 settembre 1979). “Sulla grande vela della chiesa – ha ricordato il cardinale segretario di Stato – ha tenuto alto il segno della Croce, ai cui piedi rimane salda Maria”. Al termine della Santa Messa celebrata dal cardinale Tarcisio Bertone, si è tenuta la tradizionale processione di barche sul lago. La banda del Corpo della Gendarmeria Pontificia ha anche dedicato un omaggio musicale a Benedetto XVI.
Don Zerai: ancora un massacro di profughi in Libia, appello alla comunità internazionale
◊ La situazione dei profughi africani in Libia si sta rivelando sempre più tragica. E’ quanto denuncia don Musie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo. Nei giorni scorsi, almeno tre richiedenti asilo sono stati barbaramente uccisi dai militari addetti alla sorveglianza in un centro di detenzione ad Hums, ad Est di Tripoli. Per una testimonianza su questa strage passata purtroppo sotto silenzio, Alessandro Gisotti ha intervistato don Musie Zerai:
R. – Le donne soprattutto - ci sono tre donne incinte di cui una è all’ottavo mese di gravidanza - non ricevono alcun tipo di assistenza medica, alcun tipo di aiuto, anzi spesso subiscono maltrattamenti. La gente è esasperata, qualcuno ha tentato la fuga. I poliziotti che sono lì di guardia hanno preso un ragazzo, accusandolo di aver tentato di fuggire, l’hanno picchiato selvaggiamente e poi alla fine gli hanno sparato. Da lì è iniziato un tumulto ancora più forte e soprattutto le donne che hanno assistito all’uccisione di questo ragazzo hanno iniziato a urlare chiedendo perché stesse succedendo tutto questo.
D. - … purtroppo il bilancio delle vittime è stato grave...
R. - Sono tre i morti fino ad adesso e mi dicono che già qualche giorno fa era stato ucciso anche un altro ragazzo somalo.
D. - Vogliamo ricordare chi sono queste persone rinchiuse, prigioniere a tutti gli effetti in questi centri?
R. - Sono tutti richiedenti asilo. Molti di loro, anzi, sono già stati riconosciuti come rifugiati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite quando sono passati nei campi profughi in Sudan. Sappiamo che anche il Sudan non è un posto sicuro perché da lì spariscono ogni giorno tre, quattro, persone che vengono rapite dai trafficanti, vendute nel Sinai… Da due anni stiamo denunciando che è in atto un traffico di esseri umani, di organi, nel Sinai. La gente per fuggire da quelle situazioni, dai campi profughi del Sudan, si sposta verso la Libia. A volte, qui, i militari si divertono a sparare addosso alle persone, a volte li usano come tiro a segno… Dalle testimonianze di ragazzi, minorenni, tenuti a Bengasi, anche lì succede tutto questo… Da testimonianze che mi arrivano soprattutto dal centro di detenzione a Bengasi c’è una continua violenza sessuale sulle donne e circa 150 persone sono state portate via dal centro di Bengasi... Dicono che li portano a lavorare, poi vengono ridotte in condizione di schiavitù al servizio di questi uomini armati che non si sa chi sono e a che titolo possono venire a prelevare le persone dai centri di detenzione. Queste sono tutte forme di tortura che sono contro ogni diritto umano.
D. – Dopo la caduta di Gheddafi si sperava in un miglioramento della condizione dei diritti umani…
R. - La situazione soprattutto per gli africani subsahariani è peggiorata. Paesi come l’Italia - che ha fatto anche accordi bilaterali su questo tema dell’immigrazione con la Libia - dovrebbero vigilare su quello che avviene: come vengono bloccate, come vengono trattenute queste persone e che tipo di trattamento c’è. Nessuno lo fa e la Libia si sente libera di trattare queste persone come fossero bestie. Questo è ciò che sta avvenendo. Queste persone vengono uccise come se fossero mosche e nessuno chiede conto alla Libia di oggi. Tutti invece sono soltanto preoccupati di fare affari con la nuova Libia. Questo non va bene. L’Europa dovrebbe prendere un’iniziativa seria e forte e richiamare la Libia al rispetto dei diritti, al rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano i richiedenti asilo e i rifugiati.
D. – Quindi da parte sua c'è l'appello ai governi occidentali, dei Paesi europei in primis, affinchè agiscano in modo serio nei confronti della Libia...
R. – Soprattutto l’Europa - che è vicina geograficamente, ha con la Libia una serie di accordi commerciali e non - dovrebbe intervenire per garantire il rispetto dei diritti di queste persone. Poi bisognerebbe trovare anche una soluzione più duratura per evitare che queste persone finiscano nelle mani dei trafficanti: anche lì c'è traffico di esseri umani. Per evitare tutto questo, l’Europa dovrebbe intervenire e trovare una soluzione per aiutare queste persone.
Presidenziali Usa: al via martedì in Florida, la Convention del Partito repubblicano
◊ Rinviata a martedì a Tampa, in Florida, la Convention del Partito Repubblicano che ufficializzerà la candidatura di Mitt Romney alla presidenza degli Stati Uniti. Al suo fianco, il candidato vicepresidente Paul Ryan. L’evento - previsto per lunedì e spostato a causa del passaggio dell’uragano Isaac - lancerà la sfida a Barack Obama, puntando in particolare sul tema dell’economia. Alla Convention, che si concluderà il 30 agosto, sarà presente anche il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, che reciterà una preghiera di benedizione per i presenti. Il portavoce del porporato ha, tuttavia, sottolineato che non si tratta di un appoggio nei confronti di Mitt Romney e che il cardinale Dolan, qualora invitato, sarebbe andato anche alla Convention del Partito democratico. Sulle strategie elettorali dei Repubblicani per riconquistare la Casa Bianca, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Ferdinando Fasce, americanista dell’Università di Genova:
R. - Bisogna dire, che il Partito repubblicano sembra orientato a scegliere, dal punto di vista strategico, una strategia ancora una volta di forte curvatura neoliberista, neoconservatrice, perché Romney ha assunto come suo vice Paul Ryan, una figura di punta del Tea Party, sostenitore convinto della necessità di smantellare quel che resta dello Stato sociale. Mi pare che la scelta di Romney abbia voluto galvanizzare l’elettorato neoconservatore, quello che diede la vittoria a George W. Bush. Dal punto di vista delle opportunità, se la situazione economica continua a mostrarsi difficile, questo dovrebbe aumentare le opportunità del Partito repubblicano.
D. - Il profilo personale e professionale di Mitt Romney, e quello personale e politico di Paul Ryan fanno, in effetti, capire che l’economia è il tema dominante su cui i repubblicani cercheranno di mettere in difficoltà Obama…
R. – Decisamente! Su questo, hanno puntato entrambi. Da un lato, Romney ha una narrazione, una storia personale, che è quella dell’imprenditore di successo, che dunque si candida a governare gli Stati Uniti come ha governato con successo le sue imprese. Contemporaneamente, Ryan è il politico sostenitore di questa linea, sostenitore per certi versi dal basso, che può aiutare Romney in questa direzione. L’incognita è questa però: che una parte dell’elettorato si interroghi sul fatto che il successo che Romney ha avuto con la sua impresa, non sia stato poi pagato da altri segmenti della popolazione statunitense, come Obama e i democratici, cercano, a loro volta, di sostenere.
D. - Dopo la Convention di Tampa, in Florida, seguirà quella in North Carolina del Partito democratico. Quanto questi grandi eventi, anche spettacolari, sono realmente momenti di elaborazione politica, piuttosto che invece soltanto una kermesse?
R. - Le Convention in misura crescente, sono diventate dei riti di tipo mediatico, riti nei quali i lobbisti si muovono con grande disinvoltura e grande agilità, ma riti dai quali è difficile aspettarsi quello che è accaduto invece talvolta nel passato, quando i partiti erano delle realtà molto più vive e molto più energiche e presenti. Allora si avevano discussioni, prima di tutto proprio sulla scelta del candidato.
Myanmar: testimonianza di un sacerdote dopo le aperture democratiche della Giunta
◊ Soltanto pochi giorni fa la Giunta militare birmana ha abolito la censura per i media nel Paese. Un nuovo passo all’interno del processo di democratizzazione che è stato avviato in Myanmar dopo le elezioni dell’aprile scorso. Al microfono di Federico Piana, ascoltiamo l’opinione di padre Paul, sacerdote birmano di Rangoon, in questi giorni al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli dove i diritti fondamentali sono stati al centro del confronto:
R. – Dopo il cambio di governo, iniziamo a vedere alcuni segni di miglioramento e di apertura nel Paese che in molti abbiamo desiderato. Speriamo solo che siano per il bene della popolazione.
D. - Quindi lei pensa che sia un passo verso la vera democrazia?
R. – Spero di sì. Veniamo da 62 anni di chiusura e isolamento. La Birmania è un Paese di complesso per quanto riguarda etnie e religioni, perciò si vuole tempo, pazienza, buona volontà e anche riconciliazione.
D. – Secondo lei, il ruolo dei cristiani in tutto questo quale deve essere?
R. - Possiamo contribuire molto, specialmente nel costruire pace e fiducia tra le etnie.
D. - Lei come vede il ruolo di San Suu Kyi?
R. – E’ amata da tutto il Paese. Anche nell’esercito e tra i governativi molti vedono in lei un vero leader che può portare cambiamento.
D. – Un cambiamento che però è inesorabile secondo lei o c’è la possibilità di un ritorno al passato?
R. – Noi tutti temiamo questo, non vogliamo ritornare indietro. Le pressioni della comunità internazionale hanno funzionato nel cambiare la strada: se si torna indietro sarà molto difficile per noi tutti.
Settimana mondiale dell’Acqua. Santa Sede: non semplice merce, ma bene destinato a tutti
◊ Si apre questa domenica a Stoccolma la 22.ma Settimana mondiale dell’Acqua organizzata dallo “Stockholm International Water Institute”. La settimana è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1991 con l’obiettivo di far riflettere sui numerosi problemi legati all’utilizzo di questo bene essenziale. Per questa edizione del 2012, organizzata in collaborazione con la FAO, i lavori si concentreranno sul tema “Acqua e sicurezza alimentare”. Nel marzo scorso, partecipando al sesto Forum Mondiale dell’Acqua a Marsiglia, in Francia, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace aveva ribadito che l’acqua, come “elemento essenziale per la vita”, va considerata “non una semplice merce, bensì un bene destinato a tutti”. Per questo, il dicastero vaticano, per “promuovere l’attuazione del diritto all’acqua” nei Paesi in via di sviluppo, invitava la comunità internazionale “ad adottare modalità innovative di finanziamento”. Tra queste, ipotizzava “quella rappresentata dai capitali ricavati da un’eventuale tassazione sulle transazioni finanziarie”. Per una riflessione sulle problematiche al centro dell’evento, Marco Guerra ha intervistato Guido Barbera, presidente del Cipsi, Coordinamento che riunisce 38 Ong di solidarietà e cooperazione internazionale:
R. – L’acqua e l’alimentazione sono gli elementi essenziali per la vita di tutte le persone del pianeta e di fronte alla situazione attuale – con oltre 7miliardi di persone da alimentare e dissetare – stiamo vivendo una gravissima situazione, in fase di peggioramento continuo, di insufficienza e difficoltà sia nell’accedere all’acqua potabile, sia di far fronte alle necessità alimentari. Si prevede purtroppo che nel 2050, superando i 9 miliardi di persone, la necessità di acqua e di cibo saranno più del 70 o addirittura del 100 per cento superiori alle attuali.
D. – Ci sono anche notizie positive. Il mondo ha infatti raggiunto con un anticipo di 3 anni l’obiettivo del millennio, che prevedeva di dimezzare la percentuale di persone senza accesso all’acqua potabile...
R. – Questo risultato annunciato dalle Nazioni Unite per l’obiettivo del millennio, lascia un po’ perplessi, semplicemente perché molto spesso basta spostare la distanza a cui si trova l’acqua: se prima erano 2 chilometri per avere l’acqua potabile, basta ridurla ad 1 e c’è molta più disponibilità d’acqua. Ma purtroppo troppa gente, ancora oggi, sta vivendo veramente una gravissima difficoltà all’accesso all’acqua.
D. – In sintesi, quali sono le principali sfide che ci riserva il futuro circa la gestione delle risorse idriche?
R. – Il vero problema da affrontare oggi è un problema legato ad una volontà politica di far fronte al problema di accesso all’acqua e di alimentazione nel mondo. L’acqua c’è in grande quantità e dobbiamo saperla proteggere qualitativamente e quantitativamente, questo è il compito della politica. Oggi, però, l’acqua è vista come una merce, come un bene sul quale fare profitto. Non a caso, ancora oggi non sono le Nazioni Unite che si occupano di acqua, ma è un meccanismo misto gestito da privati, dalle grandi multinazionali, che organizza il forum mondiale dell’acqua. Sono fonti economiche che si preoccupano di questo bene e che ostacolano anche il concetto di acqua come diritto e come bene comune. Non basta la dichiarazione dell’Assemblea delle Nazioni Unite dell’estate scorsa che riconosce il diritto all’acqua, dobbiamo arrivare a un riconoscimento da parte dei governi del diritto all’acqua, ad una responsabilità politica nel fare leggi a protezione dell’acqua come diritto e come bene comune e di mettere nelle Costituzioni dei vari Paesi il diritto all’acqua. Riconoscerlo come bene comune vuol dire partecipare alla gestione di questo bene, non lasciarlo semplicemente ai privati, non lasciarlo semplicemente al pubblico, ma essere corresponsabili nella gestione.
Giovani e lavoro: fondi europei, opportunità per fare impresa
◊ La relazione tra giovani e lavoro in molti Paesi presenta molteplici criticità, acuite anche dalla crisi economica che alimenta disoccupazione e precarietà. In Italia, in particolare, sono urgenti – sottolineano associazioni e sindacati – regimi di tassazione agevolati e, soprattutto, strumenti che favoriscano l’accesso al credito. Un’opportunità, in questo senso, è costituita dai fondi europei per le piccole e medie imprese, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la dott.ssa Barbara Chiavarino, esperta in tecniche di progettazione comunitaria per il reperimento di finanziamenti europei ed internazionali:
R. - E’ dal 2008, cioè dalla pubblicazione dello “Small Business Act”, che la Commissione Europea rimarca e promuove azioni per favorire l’imprenditorialità dei giovani. Ci sono due tipi di modalità: una prima tipologia, attraverso i fondi del Programma quadro per la competitività e l’innovazione, destinati alle micro e alle piccole imprese. Questi sono fondi che prevedono erogazioni, attraverso prestiti, e sono gestiti a livelli nazionali e locali. La seconda forma è l’iniziativa “Erasmus per i giovani imprenditori”, un’iniziativa che la dice lunga su cosa l’Europa pensa sia necessario che i giovani facciano. Cioè che i giovani abbiano degli scambi a livello europeo, prima di tutto, ma anche internazionale, con imprenditori del settore in cui vogliono aprire, che siano imprenditori con esperienza in altri Paesi europei.
D. - Dunque, un programma ambizioso per far crescere l’Europa…
R. - Per l’Europa questo è fondamentale. Il fatto che si faccia esperienza, si crei un contesto europeo in cui la creatività viene promossa attraverso la mobilità, la conoscenza, la messa al centro dei talenti dei giovani. I giovani devono muoversi, devono avere questa opportunità per andare ad imparare fuori dal loro Paese che cosa si fa, per andare a scovare le eccellenze dove ci sono. In questo caso è come se un giovane, che sia fortemente motivato ad aprire un’attività, possa andare a fare un tirocinio spesato all’estero, presso un imprenditore affermato, a cui lui vuole - come si diceva una volta - “rubare il mestiere”.
D. - Quali i passi da compiere per partecipare al programma “Erasmus per giovani imprenditori”, o per accedere ai fondi per piccole e medie imprese?
R. - Ci sono dei siti, per esempio: www.erasmus-entrepreneurs.eu del programma “Erasmus per i giovani imprenditori”; ci sono delle modalità per poter essere selezionati per fare questi scambi. Mentre invece, per quello che riguarda più in generale l’utilizzo di quella parte di fondi che sono i fondi del Programma innovazione e competitività, ci si rivolge invece ai punti di contatto regionali, nella propria regione o nella regione dove si vuole aprire un’attività.
D. - Quali i tempi per completare questo iter ed accedere ai fondi, a queste opportunità?
R. - Per quello che riguarda il passaggio attraverso enti locali, i tempi variano molto e bisogna vedere in che momento ci troviamo. Per esempio, questo è un momento in cui alcune regioni del Sud stanno promuovendo molti bandi, per favorire l’apertura di imprese da parte dei giovani. Per quanto riguarda invece i tempi del programma “Erasmus per giovani imprenditori”, normalmente ci vogliono più o meno tre mesi per avere la risposta.
D. - Di che cifre si parla nel caso di fondi messi a disposizione per giovani aspiranti imprenditori?
R. - Dipende da che cosa il giovane imprenditore va a fare: si va da bandi di enti locali, che stanziano ad esempio 30 mila euro - parliamo sempre di “credito agevolato”, quindi di fondi che vanno restituiti - a cifre più alte, secondo il tipo di impresa e di attività che si vuole aprire. Invece, quando parliamo del progetto “Erasmus per giovani imprenditori”, gli importi sono inferiori, perché qui l’importo comprende tutte le spese vive connesse alla mobilità, secondo le tariffe che variano per Paese europeo.
D. - Quali gli ambiti più interessanti per un giovane in cui investire oggi creatività, spirito imprenditoriale…
R. - Non si può fare a meno del web. Un altro elemento fondamentale è tutto quello che può essere relativo all’ambiente. Ma non limitiamoci però a pensare alla salvaguardia dell’ambiente, ovvero quelli che possono essere gli "strumenti per..."; ma dobbiamo saper anche reinventare le cose. Pensiamo ad un Paese come il nostro: come possiamo unire sempre meglio la salvaguardia dell’ambiente ed il turismo? Come facciamo ad unire a questo uno sviluppo locale che comprenda i prodotti di un territorio, ma anche la cultura di quel territorio? Riscoprendo radici, inventando modi diversi di fare turismo, per esempio anche attraverso progetti di “mobilità green”, come l’uso della bici. L’altro ambito è chiaramente quello del “social care” e qui mi riferisco a tutto quello che riguarda l’invecchiamento.
D. - Quindi non solo cure, assistenza, sanità…
R. - Tutto quello che riguarda il nostro impegno per migliorare la vita di una popolazione come la nostra, che invecchia e che però resta longeva e quindi ha bisogno e vuole continuare ad esprimersi. Non penso solo all’ambito medico, ma parlo anche dell’industria legata all’entertainment e ad altri aspetti: dalla domotica [scienza interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa], a come può cambiare la casa, ad una rivisitazione dell’essere designer…
D. - I giovani europei, in particolare italiani, hanno spirito imprenditoriale?
R. - Se l’Italia sia il fanalino di coda oppure no rispetto ai diversi Paesi, io direi di no. Se pensiamo a tutte le domande che dal 2009 ad oggi sono state presentate – per esempio – per il programma “Erasmus per giovani imprenditori”, noi e gli spagnoli la facciamo da padroni. Direi che questo è un bel segnale della voglia di muoversi e della voglia di imprendere, di imparare dei giovani imprenditori italiani.
D. - Un consiglio pratico prima del passaggio cruciale dal progetto all’impresa…
R. - Il tempo che si spende per sviluppare un business plan è impiegato bene, è veramente un grandissimo investimento, che ai giovani tornerà. Tanto più si è cercato di essere previdenti, accurati nei dettagli, nel mettere a punto la propria idea, tanto più si è preparati anche a gestire i cambiamenti inevitabili che ci sono in corso d’opera. Quindi, bisogna farsi aiutare, dedicare del tempo, pensare a che cosa si è capaci di fare davvero all’interno del progetto di impresa, perché le capacità che un imprenditore deve avere sono tantissime. Deve essere chiaro a ciascuno che cosa sappiamo fare, qual è il nostro talento, qual è la nostra competenza; l’azienda la faccio da solo o la faccio in una società e con chi? Qual è la mia capacità finanziaria? E con una grande attenzione ai movimenti, ai flussi di cassa. Fondamentale è anche la scelta del settore e il modo di attuazione, quali sono gli strumenti che voglio utilizzare, e poi ancora, come differenzierò il mio business da un altro business simile, e che cosa posso fare io per inserirmi in quella potenziale area di lavoro, in cui è prevedibile che ci sia lavoro nei prossimi anni? Tutto questo bisogna averlo assolutamente presente.
Concluso il Meeting di Rimini 2012. Il bilancio di Emilia Guarnieri
◊ “Emergenza uomo”: è il titolo del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli del prossimo anno, annunciato ieri nella conferenza stampa finale della kermesse riminese. Nel 2013 la XXXIV edizione del Meeting si terrà dal 18 al 24 agosto, come di consueto a Rimini. Nel pomeriggio l’incontro conclusivo sul Meeting del Cairo. Il servizio di Debora Donnini:
“La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”: il titolo del Meeting di quest’anno si è reso concretamente visibile per 7 giorni con incontri, spettacoli, mostre, passando dall’attualità internazionale alla scienza, dall’arte alle testimonianze anche di tanti esponenti di altre religioni. Non a caso l’ultimo incontro è stato dedicato al Meeting del Cairo, un’esperienza che a maggio si ripeterà per la seconda volta e che è organizzata da un gruppo di egiziani legati da amicizia con il Meeting di Rimini. Ad intervenire tra gli altri il vicepresidente del Meeting Cairo e docente presso l’Università americana della capitale egiziana, Wael Faoruq che ha sottolineato come per l’Egitto sia una ricchezza questa esperienza del Meeting Cairo. Un evento la cui importanza è stata messa in risalto anche da mons. Kyrillos Kamal William Samaan, vescovo di Assiut e vicario della Chiesa copta cattolica in Egitto, che ha parlato del bisogno nel paese di un’educazione al reciproco rispetto. Per la deputata al Parlamento egiziano, Marianne Malak, fondamentale oggi per il paese nordafricano è soprattutto lo sviluppo del sistema di istruzione; per il giudice Hossam Mikawi, presidente della Corte del Cairo Sud, c’è bisogno di giustizia.
“Per ritrovare veramente se stesso e la propria identità, per vivere all’altezza del proprio essere, l’uomo deve tornare a riconoscersi creatura, dipendente da Dio”, aveva scritto Benedetto XVI nel messaggio inviato in occasione del Meeting 2012. E questo desiderio di infinito al Meeting si è visto anche nei volti dei circa 4mila volontari e in quelli delle famiglie, dei bambini, degli anziani che hanno affollato la Fiera di Rimini. Quest’anno sono state riconfermate le circa 800mila presenze dell’anno scorso, provenienti da 40 paesi. Un dato importante tenendo conto della crisi, come ci conferma la presidente del Meeting Emilia Guarnieri:
R. Sì, certo: non era un dato scontato per noi, questo, prima di vederlo accadere in questi giorni. In questo tempo di crisi, lo riteniamo un grande successo.
D. – Rispetto alle passate edizioni, forse ci sono stati meno politici, ma molte testimonianze, incontri culturali, di scienza … Quindi, il fatto anche che le presenze siano rimaste le stesse indica che c’è un interesse proprio per il fattore culturale del Meeting?
R. – Sì, certo. Direi che l’interesse culturale abbraccia poi anche le presenze dei ministri, perché qua si è parlato di cultura, cioè di cose che interessano la gente: il tema del lavoro, il tema delle riforme, il tema stesso della politica, il tema dei giovani; c’è stato un ampio respiro anche di carattere internazionale con il presidente dell’assemblea generale dell’Onu, sul tema della libertà religiosa … Certo, le testimonianze, che quest’anno erano particolarmente connotate anche in senso internazionale con la grande neonatologa che lavora in America, la Paravicini, con il medico di Gaza, Abuelaish … Le testimonianze, quando hanno questa intensità e anche questa capacità di documentare un modo diverso di guardare la realtà, sicuramente riscuotono un grande interesse.
D. – Il titolo di quest’anno è stato “La natura dell’uomo e il rapporto con l’infinito”. Titolo del prossimo anno, “Emergenza uomo”: un passaggio tra questi due temi, perché?
R. – La natura dell’uomo e il rapporto con l’infinito, ma il riconoscimento di questo e la valorizzazione di questo, oggi, è in uno stato di emergenza, perché viviamo in una cultura che tende a omologare e ad anestetizzare il punto di massima verità e vitalità e irripetibilità di ogni uomo, che è appunto il suo desiderio. Quindi, è appunto un’emergenza uomo.
D. – A maggio, al Cairo ci sarà la seconda edizione del Meeting in Egitto, in un momento storico molto particolare per il Paese. Qualche parola sull’esperienza del Meeting Cairo:
R. – Meeting Cairo – ci interessa ribadire – non è fatto da noi, anche se è nato in amicizia e in riverbero dall’esperienza che questi amici egiziani hanno vissuto qui, al Meeting di Rimini; è totalmente fatto da loro e dalla realtà egiziana che, appunto, sostiene questa iniziativa. Noi siamo solo stupiti di fronte a quello che vediamo accadere, perché che questa realtà di amici musulmani abbia ritrovato – come loro dicono – un risveglio del loro cuore, un risveglio del loro desiderio e abbiano intravisto nell’amicizia con noi una possibilità di approfondimento della loro esperienza personale, della loro esperienza di verità e di libertà, questo ci sembra veramente qualcosa di misterioso che accade.
D. – Tra l’altro loro, per fare il Meeting Cairo, collaborano anche con la Chiesa locale …
R. - Assolutamente sì! Perché intorno a questo gruppo di amici musulmani – accademici, giudici della realtà egiziana – si è creata una trama di unità e di amicizia con la Chiesa copta ortodossa, con la Chiesa copta cattolica, con la moschea e l’università di Al Azhar. Quindi anche da loro è successo questo stesso fenomeno non di omologazione: tutt’altro, ma di unità e di amicizia intorno a qualcosa di vero e di buono che stanno costruendo.
Siria: a Daraya scoperti 300 corpi, il massacro peggiore dall’inizio della guerra
◊ Sarebbero rimaste vittima non di scontri tra ribelli e governativi, ma di esecuzioni sommarie e rastrellamenti casa per casa di civili, le 300 persone trovate morte ieri a Daraya, sobborgo a sud di Damasco dove l’assedio prosegue dal 20 agosto scorso. Secondo fonti ribelli, solo all’interno e nei pressi della moschea di Abu Sleiman, sarebbero stati rinvenuti 156 corpi, 19 quelli di donne e bambini. La città teatro del massacro che fa salire il bilancio di ieri a oltre 400 vittime stando ai dati dell’Osservatorio siriano dei diritti umani, e che, se confermato, farebbe diventare la giornata del 25 agosto 2012 la più sanguinosa dall’inizio della rivolta, resta isolata: non ci sono elettricità né comunicazioni, non arrivano acqua, cibo né medicinali. E anche oggi l’esercito spara sulle roccaforti della ribellione, a Homs come a Hama e Aleppo e si contano già almeno una trentina di morti; ieri 10 razzi hanno centrato Idlib. Intanto, per la prima volta dopo molti giorni, sarebbe ricomparso in pubblico il vice di Assad, Faruk al-Sharaa, che molti davano per fuggito in Giordania, e che, anzi, oggi riceverà la visita del capo della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale di Teheran. E intanto proprio una nave iraniana, forse carica di armi e diretta in Siria, ha oltrepassato il Canale di Suez senza essere ispezionata dalle autorità egiziane. Infine, proseguono gli scontri anche in Libia e Libano, dove il bilancio delle violenze di ieri ammonta a 14 morti e da Beirut, in particolare, l’Onu fa sapere che peggiorano le condizioni di sicurezza dei siriani sconfinati nel Paese. (A cura di Roberta Barbi)
Venezuela. Esplosione in raffineria di Amuay, bilancio sale a 39 morti
◊ È salito ad almeno 39 morti e 82 feriti il bilancio dell'esplosione avvenuta nella notte tra venerdì e sabato nella raffineria di Amuay, nello Stato venezuelano del Paraguanà. "Una tragedia che tocca tutta la famiglia venezuelana, civili e militari", l'ha definita il presidente Hugo Chavez, che ha decretato tre giorni di lutto nazionale in ricordo delle vittime, tra cui ci sono 18 membri della Guardia nazionale che erano a sorveglianza dell'impianto e 15 civili, tra cui un bambino di 10 anni. Il governo ha anche avviato un'inchiesta sull'incidente, alla base del quale sembra esserci stata una fuga di gas, cui è seguito un incendio che ha coinvolto almeno due serbatoi e altre strutture del complesso petrolifero, compresi 11 negozi e 209 case. Tutta l'area circostante, dove insiste una fitta coltre di fumo, è stata evacuata. L'impianto, di proprietà della compagnia statale Petroleos de Venezuela, è tra i più grandi del Paese e in esso viene raffinata quotidianamente una quantità di greggio pari al 60% del fabbisogno nazionale di carburante. Il Venezuela, inoltre, con una produzione di circa 3 milioni di barili al giorno, è tra i più grandi esportatori mondiali di petrolio e secondo i dati forniti l'anno scorso dall'Opec, l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, detiene le maggiori riserve del pianeta. (R.B.)
La tempesta tropicale Isaac su Haiti: 2 morti e 5 mila evacuati
◊ È di almeno due morti il bilancio del passaggio della tempesta tropicale Isaac sull’isola di Haiti, già duramente provata dal terremoto del 2010. Le vittime sono una bambina di otto anni, morta nel crollo di un muro di casa, e una donna di 51 anni. La Protezione civile conferma che sono almeno 5 mila le persone evacuate, compresi gli sfollati dei 18 campi ancora in piedi dal giorno del sisma. Le case danneggiate sono circa 300; 20 quelle distrutte in un villaggio nei pressi della capitale Port-au-Prince, ancora senza corrente elettrica dopo essere stata investita da raffiche di vento da 110 km all’ora e da piogge torrenziali. Già nella serata di ieri Isaac si è spostato sulla costa orientale di Cuba, dove, tra le altre, ha investito la città di Baracoa in cui molti quartieri risultano allagati. Restano l’allerta per la tempesta tropicale anche sulla Repubblica Dominicana, sulla Giamaica e sulle Bahamas ma secondo le previsioni meteo, Isaac dovrebbe rafforzarsi e trasformarsi in uragano nel corso della giornata di oggi, in cui è previsto il suo avvicinamento verso la penisola statunitense della Florida. A Tampa, l’inizio della Convention repubblicana per “incoronare” Mitt Romney antagonista ufficiale di Obama alla corsa alla Casa Bianca del novembre prossimo, slitta a martedì per ragioni di sicurezza, mentre il vicepresidente Biden ha annullato la sua visita. (R.B.)
È morto Neil Armstrong, il primo uomo che camminò sulla luna
◊ “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo da gigante per l’umanità”. Rimarrà indelebile nella memoria e scolpita sui libri questa frase pronunciata da Neil Armstrong, il comandante della missione spaziale Usa Apollo 11 allunata il 20 luglio 1969, poco prima di scendere sulla superficie del satellite terrestre e imprimervi, anche in questo caso pressoché indelebilmente, l’impronta del proprio scarpone sinistro. Neil Armstrong è morto ieri all’età di 82 anni per alcune complicazioni seguite ad un intervento al cuore cui era stato sottoposto i primi di agosto. “Uno dei più grandi eroi americani, non solo del suo tempo ma di tutti i tempi”, lo ha celebrato nel suo estremo saluto la Casa Bianca, mentre il portavoce della Nasa lo ha voluto ricordare come “il primo uomo ad aver fatto un passo in avanti verso un mondo oltre il nostro”. In effetti la missione dell’Apollo 11 rappresentò l’ultima frontiera del sogno americano e la realizzazione dell’obiettivo del presidente Kennedy di conquistare il suolo lunare entro la fine del decennio degli anni Sessanta. Quella magica notte in cui Armstrong e il suo compagno Aldrin “passeggiarono” per tre ore sulla luna raccogliendo campioni e scattando fotografie, incollarono allo schermo televisivo circa 600 milioni di persone in tutto il mondo, il pubblico più vasto della storia. Nato nel 1930 in una fattoria dell’Ohio, Nei Armstrong si appassionò fin da piccolo all’aviazione, tanto da conseguire la licenza di volo ancora prima della patente di guida, all’età di 16 anni. Poi gli studi di ingegneria aeronautica, l’arrivo alla Nasa nel 1962, negli anni d’oro dell’agenzia, e la partecipazione come astronauta alla missione Gemini nel 1966, che gli spalancò la porta dell’Apollo 11. Era un uomo schivo e la partecipazione all’evento più alto della storia dell’esplorazione spaziale non cambiò questo lato del suo carattere: evitò quasi ostinatamente la celebrità, rimanendo docente universitario all’ateneo di Cincinnati e trascorrendo molto tempo nella sua fattoria dell’Ohio. Rare le sue apparizioni in pubblico e ancora di più le sue interviste, ma ultimamente, in una di queste, si lasciò scappare: “Di tanto in tanto mi manca l’emozione di essere in una cabina di pilotaggio di un aereo”. (R.B.)
Oggi in Scozia si celebra la Domenica nazionale per il matrimonio
◊ Si celebra oggi in Scozia la Domenica nazionale per il matrimonio, indetta dalla Conferenza episcopale locale per riaffermare il valore unico e insostituibile del matrimonio inteso come unione tra un uomo e una donna, in opposizione all’iniziativa del governo scozzese di legalizzare le unioni omosessuali entro il 2015. Con l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli alla questione, nella giornata di oggi nelle circa 500 parrocchie cattoliche del Paese, è stata letta una Lettera pastorale in difesa del matrimonio firmata dai vescovi. La Chiesa cattolica e le comunità protestanti – riporta L’Osservatore Romano – avevano chiesto all’esecutivo di indire un referendum attraverso la petizione “Scozia per il matrimonio” firmata da oltre 30 mila persone, ma la richiesta pare sia rimasta inascoltata. In particolare, una delle comunità protestanti locali, le Chiese libere unite di Scozia, avrebbe redatto un documento in cui esprime forte preoccupazione “per la legge proposta e per gli effetti che avrebbe sul matrimonio in Scozia e sulla nostra libertà religiosa”. Il documento fa eco a quanto più volte energicamente espresso nei giorni scorsi dal cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Edimburgo e presidente dei vescovi scozzesi, che aveva esortato i politici a “sostenere il matrimonio anziché sovvertirlo”, ribadendo la dottrina sociale della Chiesa in materia, che è “inequivocabile: esso è unicamente l’unione tra un uomo e una donna, un’unione unica, che dura tutta la vita”. Nell’occasione, il porporato ha annunciato anche la creazione di una Commissione nazionale per il matrimonio e la famiglia, attiva sul web, che fornirà materiale informativo e supporto alle famiglie cattoliche in sostegno del matrimonio tradizionale. (R.B.)
Kenya. Bambini di strada e intere famiglie senza cure per Hiv e tubercolosi
◊ Oltre 150mila famiglie e 450mila bambini vivono del tutto privi di qualsiasi tipo di assistenza sanitaria per le strade delle principali città del Kenya. Secondo gli operatori sanitari locali del Pumwani Hospital di Nairobi – riferisce l’Agenzia Fides - molti senza fissa dimora evitano il contatto con le strutture sanitarie per la paura di essere discriminati, arrestati o trattati male se si recano in ospedale, diventando così particolarmente vulnerabili ad infezioni contagiose come Hiv e tubercolosi. Ad aggravare la loro situazione contribuiscono le misere condizioni di vita nelle quali si trovano che li predispongono ad alimentazione precaria, all’accesso inadeguato ai centri di assistenza e alla mancanza di cure. Nell’elenco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stabilisce i 22 Paesi dove si registra il tasso di contagi di Tbc più elevato nel mondo, il Kenya è il 15.mo, ed è il quinto in Africa. La gente che vive per le strade è più soggetta ad abusi sessuali, sfruttamento e uso di sostanze stupefacenti, che li mettono a rischio di contrarre l’Hiv. Secondo gli ufficiali del Governo, è difficile riuscire a stabilire programmi di prevenzione e tutela per queste famiglie anche a causa del loro modo di vivere sempre nomade. Infatti non vivendo raggruppati in luoghi conosciuti, non è facile raggiungerli ed è quasi impossibile aiutarli.
Perù. Il 23 settembre Giornata nazionale contro la tratta di esseri umani
◊ Il Perù celebrerà ogni 23 settembre la Giornata nazionale contro la tratta di esseri umani, per sensibilizzare lo Stato e la società sulla necessità di combattere questo flagello, secondo la legge approvata all'unanimità dal Congresso, come informa l’agenzia Adital ripresa dalla Fides. "L'obiettivo è di sradicare questo crimine, considerato schiavitù del XXI secolo", ha detto la presidente della Commissione giustizia, Marisol Pérez Tello, che ha spiegato che la data del 23 settembre coincide con la giornata indetta nel 1999 dalla Conferenza mondiale della Coalizione contro il traffico di esseri umani. Secondo diversi rapporti, la tratta di esseri umani per sfruttamento sessuale o lavorativo ha coinvolto molti emigrati peruviani. I legislatori hanno nel contempo segnalato la necessità di produrre e migliorare le politiche a questo riguardo, i piani, i programmi, i progetti e le azioni contro il traffico delle persone. La parlamentare Cuculiza Karla Schaefer, sostenitrice della legge, ha segnalato che purtroppo spesso sono complici del traffico di esseri umani anche i genitori stessi delle vittime, i quali vivendo in condizioni di povertà estrema sono facilmente attratti da facili guadagni proposti da persone senza scrupoli. Secondo recenti dati diffusi dall’Onu, 2,4 milioni di persone nel mondo sono vittime del traffico di esseri umani, di queste l'80% viene sfruttato per reati sessuali e il 17% è costretto a svolgere lavoro forzato, due su tre sono donne. Ogni anno i criminali che gestiscono il traffico di esseri umani guadagnano 32 miliardi di dollari: questa nuova forma di schiavitù è superata per i profitti solo dal traffico di droga.
Repubblica Dominicana. Centri di assistenza per bambini che subiscono abusi e maltrattamenti
◊ Nel corso di quest’anno circa 234 bambini dominicani in situazioni di rischio e vulnerabilità sono stati accolti in centri specializzati per l’assistenza minorile presso i cosiddetti Hogares de Paso. Queste istituzioni, promosse dal Consiglio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza – riferisce l’Agenzia Fides - si dedicano alla tutela della vita e della stabilità emotiva dei piccoli che subiscono abusi sessuali, maltrattamenti fisici e vengono abbandonati. Le case di accoglienza offrono assistenza medica a bambini da zero a cinque anni, che vengono seguiti da assistenti sociali, psicologi, avvocati, oltre a ricevere istruzione. Anche gli adolescenti usufruiscono di un sostegno accademico. Secondo fonti locali, nonostante si tratti di un fenomeno molto grave, la cifra attuale è relativamente bassa rispetto ai 785 casi denunciati l’anno precedente.
Myanmar: secondo due studi l’inquinamento mette a rischio lo sviluppo birmano
◊ Lo sviluppo economico del Myanmar, il cui governo ha avviato una campagna di democratizzazione e modernizzazione, passa anche attraverso programmi di tutela dell'ambiente, dedicati in particolare alla prevenzione da cicloni e altri disastri naturali. È quanto emerge – riferisce AsiaNews - da due diversi studi pubblicati di recente, elaborati il primo da un istituto di ricerca con base in Gran Bretagna e il secondo a opera della Banca asiatica per lo sviluppo (Adb). Entrambi confermano che - a fronte di una crescita e di investimenti - l'ex Birmania è fra le nazioni del Sud-est asiatico col più elevato rischio di "gravi crisi ambientali", che finirebbero per colpire in maniera "devastante" l'economia e l'eco-sistema naturale. Per il centro di ricerche britannico Maplecroft, il Myanmar è fra le 10 nazioni asiatiche - assieme ai vicini India e Bangladesh - con la minore capacità di risposta a disastri naturali. Un rischio acuito, secondo lo studio, dalla fragilità delle economie nazionali e dalla povertà della popolazione. In particolare, il documento ricorda il peggior disastro naturale della storia recente birmana: il ciclone Nargis che si è abbattuto sul Paese nel maggio 2008 uccidendo almeno 138mila persone e causato enormi devastazioni nel delta dell'Irrawaddy. Un dramma che affligge ancora oggi parte della popolazione. Senza infrastrutture adeguate in caso di calamità, concludono gli esperti di Maplecroft, l'ambizione del Myanmar di diventare un grande produttore ed esportatore di riso "resta ad altissimo rischio". Nel frattempo, uno studio promosso dalla Banca asiatica per lo sviluppo (Adb) avverte i Paesi dell'Asia sui rischi legati all'eccessiva urbanizzazione, che va contrastata adottando tecnologie che aiutino a ripulire l'aria e con l'uso di fonti energetiche rinnovabili e alternative. Il continente vanta il più alto tasso di crescita delle città, che ospitano circa la metà della popolazione urbana al mondo. Entro il 2020, in Asia vi saranno 21 megalopoli su un totale di 37. E il Myanmar non farà eccezione. In fase di crescita ed espansione dopo decenni di isolamento e dittatura militare, l'ex Birmania rischia di vivere un "rapido declino" nella qualità di vita delle città. Fra le cause principali l'inquinamento atmosferico, il traffico, l'uso del carbone e, fra tutti la causa peggiore, l'emissione smodata di anidride carbonica. Per scongiurare il declino, avvertono gli esperti di Adb, serve un programma di sviluppo sostenibile anche per le città, anche e soprattutto in Myanmar dove si aprono interessanti prospettive per il futuro. Con gli opportuni investimenti, conclude il rapporto, sarà possibile ridurre gli inquinanti, sviluppare le infrastrutture e garantire adeguati standard di vita.
Corea del Sud. Nuovo video per catecumeni e non credenti presenta l’attività della Chiesa cattolica
◊ Si intitola "La Chiesa cattolica in Corea" il nuovo video di 10 minuti realizzato e distribuito dalla Conferenza Episcopale della Corea (Cbck) per presentare la realtà della Chiesa locale. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalla Conferenza Episcopale, il video vuole essere una guida utile soprattutto a quanti incontrano per la prima volta la realtà della Chiesa cattolica, come catecumeni e non credenti, e desiderano conoscere le notizie essenziali. Il video infatti mostra l’attività della Chiesa cattolica in Corea, impegnata a portare la Buona Novella al mondo e a rispondere alle domande fondamentali dei nostri tempi. Dopo brevi cenni sulla storia della Chiesa cattolica nel paese asiatico e sulla sua introduzione senza l'assistenza di missionari stranieri, in un modo unico e senza precedenti al mondo, il video descrive la situazione attuale della Chiesa locale ed il suo ruolo. Vengono quindi presentate le iniziative in atto per la condivisione dell'amore, per la vita e per la pace, seguendo gli insegnamenti di Gesù Cristo e gli esempi di quanti ci hanno preceduto nella fede. Nella seconda parte il video presenta la Conferenza Episcopale della Corea (Cbck) come l’organizzazione fondamentale della Chiesa cattolica in Corea. Infine illustra gli sforzi dei Vescovi per l'unità dei cattolici coreani: i Vescovi si riuniscono regolarmente per discutere insieme le questioni di interesse comune, per riflettere sugli impegni pastorali a livello nazionale e per suggerire le applicazioni della Dottrina sociale della Chiesa. Il video può essere visto sul sito web della Cbck e il relativo file digitale sarà distribuito gratuitamente ai gruppi che lo desiderano.
Incontro della Societas Oecumenica a Belfast
◊ E’ in corso a Belfast, nell’Irlanda del Nord, l’Incontro biennale della Societas Oecumenica sul tema “Dialogue Inside-Out: Ecumenism Encounters the Religions”. La Societas Oecumenica è un’associazione di studiosi europei, che appartengono a una pluralità di Chiesa e comunità ecclesiali, direttamente impegnati nel campo del dialogo ecumenico con la ricerca storico-teologica e con l’insegnamento; la Societas Oecumenica, fin dalla sua fondazione nel 1978, opera proprio per la promozione del dialogo ecumenico attraverso un’intensa attività di ricerca, sviluppata dai membri, talvolta anche grazie alla condivisione di progetti e iniziative; la Societas Oecumenica organizza un incontro biennale, sempre in luoghi diversi, per affrontare un tema scelto dai cinque membri che costituiscono il Comitato direttivo per favorire un confronto scientifico che sappia coinvolgere la testimonianza dei cristiani in cammino verso l’unità della Chiesa nella loro vita quotidiana. La scelta di tenere il convegno a Belfast, che è la diciassettesima tappa di questo cammino della Societas Oecumenica, appare particolarmente significativo nella prospettiva di affrontare il tema del rapporto tra dialogo ecumenico e dialogo interreligioso in un contesto in piena trasformazione che vive una situazione completamente nuova rispetto al passato recente.
Il cardinale Comastri incontra i giovani alla Tendopoli di San Gabriele
◊ «”Se vuoi essere perfetto, va’ e vendi ciò che hai e dallo ai più poveri. Poi vieni e seguimi!”. Che senso ha questa proposta di Gesù? Che cosa si nasconde dietro queste parole di Gesù? È paradossale ciò che vi dico, ma è la pura verità: dietro le parole di Gesù c’è il segreto della vera felicità». Lo ha sottolineato, oggi, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta, a chiusura della trentaduesima Tendopoli nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, nel comune di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo. Lo riferisce L’Osservatore Romano. La celebrazione, alla quale hanno preso parte numerosi giovani, ha preceduto la festa di san Gabriele — che si celebra questa domenica — che, quest’anno, riveste un carattere particolare, in quanto cade nel 150.mo anniversario della morte del santo. Rivolto ai giovani presenti nella chiesa del santuario, il porporato ha formulato alcune domande impegnative. «Chiediamoci: dove abita la felicità che tutti cercano, ma che non tutti trovano, perché la cercano per vie sbagliate?». Con quesiti come questo il cardinale Comastri ha inteso preannunciare alcune risposte viventi, «icone della felicità», di quella luminosa schiera di santi e sante presenti nella Chiesa. «Uno dei santi simbolo della gioia — ha ricordato — è Francesco d’Assisi. Come trovò la felicità? La trovò quando "Smise di adorare se stesso" (Leggenda dei tre Compagni). Cioè quando uscì dalla prigione dell’egoismo. Oggi purtroppo ci stiamo muovendo in tutt’altra direzione». A questo punto il cardinale ha citato la rivista tedesca «Der Spiegel»: «Alcuni anni fa uscì con una copertina sulla quale compariva un giovane che baciava la sua immagine allo specchio: "La società dell’io", era il commento sovrimpresso». È un segnale terribile — ha detto — che «spiega la scontentezza diffusa e il bisogno diffuso di stordimento e di evasione». In tempi più recenti, un’«icona di felicità» è stata Madre Teresa di Calcutta. Il cardinale Comastri ha citato due sue affermazioni: «I miei occhi sono felici perché le mie mani asciugano tante lacrime»; e ancora, «mi potrebbe scoppiare il cuore per troppa contentezza». Tra le «icone di gioia», il cardinale ha posto anche don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia, a Palermo, nel settembre 1993, giorno del suo 56.mo compleanno, a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. «Don Pino, così lo chiamavano, sorrise al suo assassino prima che gli sparasse due colpi di rivoltella. Ecco la testimonianza dell’attentatore: "Quel sorriso mi sconfisse: ebbi la netta percezione che la bontà è più forte della cattiveria"». Infine in tempi recenti, e per molti anni, l’«esempio straordinario» di Giovanni Paolo II. Il cardinale Comastri ha concluso l’omelia con un personale, commosso, toccante ricordo che allude all’Oltre e all’Altro: «Il primo aprile 2005 ebbi l’emozione di avvicinarlo: i suoi occhi sembravano due finestre aperte sul Paradiso».
Al Monastero di Camaldoli, la settimana di teologia organizzata dal Meic
◊ La celebrazione di tre speciali ricorrenze al centro della Settimana teologica del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) che si svolge da questa domenica al 30 agosto al monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo. A ricordarli è lo stesso presidente nazionale, Carlo Cirotto, nella lettera di presentazione dell’evento: «Gli ottant’anni del nostro movimento, i cinquant’anni dall’inizio del concilio Vaticano II e i mille anni del monastero di Camaldoli. Il tema scelto per la Settimana teologica — “La storia: opera di Dio e responsabilità dell’uomo” — coinvolgerà oltre cento intellettuali cattolici provenienti da tutta Italia, in rappresentanza delle diverse realtà locali del Meic e non solo. Politica e impegno dei cristiani, dignità e sfide del lavoro, ruolo della famiglia nella società e nella Chiesa: questi – riferisce L’Osservatore Romano - i principali argomenti di discussione. «Attenti ad attualizzare il messaggio evangelico nel tempo che viviamo, secondo l’esortazione che il Papa ci ha rivolto nell’incontro del 19 maggio, e aiutati da guide esperte — spiega Cirotto — confronteremo alcuni aspetti paradigmatici della nostra vita individuale e sociale con il progetto che Dio ha sull’umanità. In particolare, ispirandoci all’esempio e all’insegnamento del beato Toniolo, esamineremo i criteri di distribuzione delle risorse pubbliche, i problemi del mondo del lavoro e quelli della famiglia alla luce delle indicazioni del Vaticano II. Avremo modo di ascoltare testimonianze personali su come è stato recepito il concilio nel mondo della cultura e nella vita monastica camaldolese. Secondo le nostre abitudini, molto tempo sarà dedicato alla discussione libera e all’approfondimento dei vari temi, tanto da fare assumere alla Settimana la connotazione di un forum di dialogo. Daremo anche ampio spazio alla preghiera e alla meditazione perché, come ripete il Papa, “non si può parlare di Dio senza parlare con Dio”», ha scritto il presidente del Meic. Di concilio si comincerà a parlare fin dalla mattina di lunedì con la relazione di don Pino Ruggieri, docente di Teologia fondamentale allo Studio teologico di Catania e all’Istituto superiore di scienze religiose di Bologna, intitolata «Il Vangelo nella storia: la lezione del concilio Vaticano II». I lavori delle tre successive giornate prenderanno spunto da altrettante affermazioni contenute nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes e nel Decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem. «Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d’esempio» (Gaudium et spes, 75): da questa frase si partirà per parlare di amministrazione del bene comune, con le conclusioni affidate al ministro della Salute, Renato Balduzzi, già presidente del Meic e tuttora direttore della rivista del movimento «Coscienza». Mercoledì 29 si affronterà il tema della dignità del lavoro e delle sfide a esso legate. Sarà d’aiuto ancora una volta la Gaudium et spes (67): «Con il lavoro, l’uomo provvede abitualmente al sostentamento proprio e dei suoi familiari, comunica con gli altri, rende un servizio agli uomini suoi fratelli e può praticare una vera carità e collaborare attivamente al completamento della divina creazione». La Settimana si chiuderà parlando di finalità e testimonianza dell’apostolato familiare, con la teologa Simona Segoloni Ruta, partendo dall’Apostolicam actuositatem (11): «La famiglia ha ricevuto da Dio la missione di essere la cellula prima e vitale della società».
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 239