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Sommario del 25/08/2012
◊ Cresce l'attenzione della comunità internazionale sulla vicenda della bimba cristiana down arrestata in Pakistan con l'accusa di blasfemia: ne ha parlato al Meeting di Rimini, che oggi si conclude, anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “Politica internazionale e libertà religiosa” il titolo dell’incontro cui il porporato ha partecipato assieme al presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, e al ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. Il servizio della nostra inviata al Meeting, Debora Donnini:
La libertà religiosa è un tema caro al Meeting promosso da Comunione e Liberazione. Cruciale, quindi, l’incontro di ieri con il cardinale Jean-Louis Tauran che sottolinea come un mondo senza Dio è disumano. Lo Stato dunque deve prendere atto che “l’uomo è per natura religioso” e difendere la libertà religiosa nel suo stesso interesse:
“Cos’è la libertà di religione per noi? E’ lo spazio, dove l’uomo è libero di rispondere alle domande fondamentali, la libertà di religione, pone il problema del posto della religione nella società. Pone il problema del ruolo dello Stato nella tutela dei diritti dell’uomo, e in particolare di quello della libertà di religione, che è un po’ la cartina di tornasole per gli altri diritti. Sono qui per incoraggiare i membri di Comunione e Liberazione a saper continuare ad approfittare della libertà che hanno per vivere la loro fede ed essere ‘contagiosi’”.
Tristemente di attualità in questi giorni il caso, in Pakistan, della bambina cristiana, down, di 11 anni, Rimsha Masih, imprigionata con l’accusa di blasfemia perché trovata in possesso di frammenti di un libro sacro islamico, così come le violenze verso i cristiani in Nigeria. Il dialogo interreligioso in questo senso può aiutare? Ci risponde il cardinale Tauran:
“Certo. Più la situazione è grave e tesa, più il dialogo si impone. Vediamo il caso in Pakistan di Rimsha Masih, riportato dalla stampa. Si tratta di una ragazza che non sa né scrivere né leggere, raccoglieva le immondizie per vivere, ed ha raccolto i frammenti di quel libro che si trovavano tra le immondizie. Prima di dire che un testo sacro è stato oggetto di disprezzo, occorrerebbe verificare i fatti”.
La necessità di una maggiore tutela per le minoranze religiose che vengono perseguitate in diverse parti del mondo è stata messa in luce dal presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz Al-Nasser. Musulmano proveniente dal Qatar, Al-Nasser ha parlato del valore del dialogo. Sulla Primavera araba si è concentrato il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, sottolineando che per l’Italia quello della libertà religiosa è un tema base e che l’Italia sta diventando sempre più protagonista nel Mediterraneo.
Intanto, stamani, è stato annunciato che il titolo del Meeting di Rimini del prossimo anno sarà: “Emergenza uomo”. L’evento si terrà dal 18 al 24 agosto del 2013. Quest’anno - informano ancora gli organizzatori del Meeting - sono stati confermati i numeri di presenza dell’anno passato: circa 800 mila persone provenienti da 40 nazioni.
Inviato speciale del Papa per il 475.mo della prima diocesi del Perù e Sud America
◊ Il Papa ha nominato l’Em.mo Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 475° anniversario della prima Diocesi del Perù e del Sudamerica, l’attuale Arcidiocesi di Cusco, in programma nei giorni 24-28 ottobre 2012.
Messaggi di mons. Celli e padre Lombardi al Congresso dei media cattolici in Bielorussia
◊ Il presente e il futuro della comunicazione cattolica: questi i temi del primo Congresso nazionale dei media cattolici in corso a Hrodna, in Bielorussia, intitolato “Internet, televisione, radio e stampa. Cattolici – noi siamo qui!”. Ai giornalisti, cattolici e non, presenti alla tre giorni, sono stati indirizzati alcuni videomessaggi di saluto, tra cui quello dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, e del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il servizio di Roberta Barbi:
Le tecnologie moderne, Internet su tutte, spalancano un mondo di possibilità nuove per testimoniare la fede cristiana. Questo il centro del videomessaggio che mons. Celli ha voluto indirizzare ai partecipanti al primo Congresso dei media cattolici in corso in Bielorussia. L’arcivescovo ha anche affermato di seguire con simpatia il lavoro che la Chiesa locale del Paese sta svolgendo per dare ampia diffusione del messaggio di Gesù nel campo dei media. Un altro dei videomessaggi inviati è stato quello di padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede: “Comunicazione per il dialogo, comunicazione per la comunione!”. È questo il motto con cui padre Lombardi ha riassunto la propria vita e la propria missione di comunicatore a servizio della Chiesa. Una missione bellissima, quella della comunicazione – ha sottolineato - a servizio dell’umanità intera e del Vangelo, e che può farsi strumento utile anche alla nuova evangelizzazione, grazie alle molteplici possibilità offerte dall’evoluzione delle comunicazioni sociali che si possono esplorare e sperimentare, e che consentono alla Chiesa di essere presente nel mondo giovanile. Un compito impegnativo e a volte difficile, da intraprendere con fiducia e coraggio, quello dei cattolici nel settore delle comunicazioni sociali, che può svilupparsi in due forme: innanzitutto la presenza nei media che appartengono alla Chiesa o a istituzioni religiose cattoliche, che trattano approfonditamente notizie e temi della fede e della vita della Chiesa che altrove vengono toccati appena superficialmente; e la presenza nei media che non appartengono alla Chiesa, dove i cattolici possono essere testimoni con la propria vita e la propria capacità professionale, presentare in modo coerente il cristianesimo e favorire i valori della dignità, della giustizia, della bontà, dell’amore, della verità, della pace, con un linguaggio semplice e concreto. “La comunicazione non è qualcosa di diverso dalla nostra missione di cristiani – conclude padre Lombardi – ma un modo di realizzarla per raggiungere il suo fine più alto, l’unità dei credenti nella fede e nell’amore”. Al Congresso interviene anche padre Andrzej Koprowski, direttore dei Programmi della Radio Vaticana, sul tema “Le sfide attuali per le radio cattoliche sull’esempio della Radio Vaticana”. In programma, tavole rotonde e incontri con esperti come il regista polacco Zanussi e domani, in chiusura, la consegna dei premi per lo sviluppo dei media cattolici in Bielorussia.
Siria: bombardamenti ad Aleppo e Daraa. Emergenza profughi: la Giordania apre le porte
◊ Sarebbe in Giordania da giorni il vicepresidente siriano Faruk al-Sharaa. A riferirlo l’emittente al Arabiya. Proprio in Giordania si sono riversati migliaia di profughi siriani per scappare dalle violenze: secondo stime dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati sono oltre 200mila quelli giunti nei Paesi confinanti la Siria. Bombardamenti sono segnalati oggi ad Aleppo e Daraa, città a sud di Damasco mentre, sempre oggi, il capo degli osservatori dell’Onu in Siria, il generale Gaye, ha lasciato il Paese ad una settimana dalla fine della missione delle Nazioni Unite. Per fare il punto sulla situazione dei profughi in Giordania, Benedetta Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore della Caritas locale:
R. – Il numero dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati 2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole, almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per arrivare in Giordania.
D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando, di cosa avete bisogno?
R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi, percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.
D. - Che cosa raccontano le persone che arrivano al campo?
R. – Io non voglio esagerare ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia, anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi, tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.
D. - Hanno speranza nel futuro?
R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno, non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi in Giordania.
D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo chiedo di essere con noi e di aiutarci.
La tempesta tropicale “Isaac” sferza Haiti: allarme per i terremotati nelle tendopoli
◊ La tempesta tropicale Isaac sta sferzando Haiti da alcune ore. Il Paese caraibico, che non si è ancora rialzato dal devastante terremoto del 2010, è stato investito da venti che soffiano a 110 Km orari e da piogge torrenziali che hanno quasi la forza di un uragano. C’è preoccupazione soprattutto per i 400 mila sfollati del sisma che ancora vivono nelle tendopoli. Proprio sulla condizione della popolazione haitiana, alle prese con un’emergenza continua, Federico Piana ha raccolto la testimonianza di suor Marcella Catozza, che lavora in una bidonville della capitale Port-au-Prince:
R. - Prima del terremoto, Haiti non era molto conosciuta e neanche meta di progetti di sviluppo. Il terremoto porta il mondo alla conoscenza della difficile realtà di Haiti, già molto difficile prima. Quindi, le Ong sono arrivate in massa. Finiti i progetti, finiti gli aiuti, le Ong per la loro stessa natura, raccolgono le cose e vanno altrove…
D. - Però il problema della ricostruzione rimane...
R. - Ed è grande. Non c’è e non c’è stata, perché la situazione di Haiti nel momento del terremoto, era già una situazione disastrosa. È già un Paese che non ha infrastrutture, non ha ospedali, scuole, strade, acqua corrente. Arriva la catastrofe del terremoto, abbiamo 350 mila morti, la distruzione totale di alcuni quartieri, 17 ministeri su 18 rasi al suolo. Questo Paese da dove potrebbe iniziare la ricostruzione? Non basta arrivare, spostare le macerie e ricostruire, perché ricostruiamo nello stesso punto, senza gli stessi servizi, nello stesso caos architettonico che c’era prima. Sicuramente su Haiti ci sono tanti interessi economici, politici, sociali che hanno determinato un po’ un certo ristagno.
D. - Che cos’è che si inceppa nel meccanismo di ricostruzione?
R. - Si inceppa la storia di Haiti! Haiti è un Paese che ogni due anni ha un colpo di Stato, per cui non c’è mai stato un desiderio di sviluppo vero del Paese. Siamo ancora lì; siamo ancora con una classe politica che si sta formando. Ci sono anche molte interferenze straniere.
D. - La comunità internazionale, secondo lei, ha abbandonato Haiti e Haiti si sente abbandonata?
R. - Non si può parlare se non ci sono dei volti. Cosa vuol dire la comunità internazionale? Siamo ancora lì, i progetti di sviluppo si sono scontrati contro la rigidità di un Paese che stenta a trovare la sua strada e la gente si stanca e se ne va. È un Paese difficile.
La Grecia resterà nell'euro: così Hollande nell'incontro con Samaras, ma chiede credibilità
◊ La questione non si pone: la Grecia resta nell’eurozona. Sono parole del presidente francese Hollande, che ha ricevuto all’Eliseo il premier greco Samaras. Hollande ha ribadito però che la Grecia deve dimostrare la “credibilità'' dei suoi impegni e la “volontà di andare fino in fondo”. Da parte sua, Samaras ha rinnovato la richiesta fatta ieri alla Cancelliera tedesca Merkel di due anni di tempo in più. Intanto negli Stati Uniti Bernanke, presidente della Banca centrale Usa, difende l'allentamento monetario che – fa capire – potrebbe esserci ancora. Anche in Europa si guarda alla Banca centrale: il presidente Draghi dovrebbe formalizzare l’annuncio di acquisto di titoli di Stato dei Paesi europei in difficoltà. Della serie di incontri fissati in questi giorni a livello di capi di Stato europei e con il presidente Ue, Van Rompuy, ma anche del margine di azione della Fed e della Bce, Fausta Speranza ha parlato con Franco Bruni, docente di politiche monetarie all’Università Bocconi di Milano:
R. - Purtroppo siamo ancora in una fase in cui è obbligatorio fare trattative bilaterali. Speriamo presto - con il nuovo meccanismo europeo di stabilità che dovrà essere varato in autunno- di avere trattative dirette a livello di organi europei che abbiano una loro autorevolezza ed indipendenza, dove i governi nazionali portino la loro direzione strategica, ma non entrino nei dettagli. Questo andare di capitale in capitale a trattare l’aggiustamento della Grecia è una vicenda oltre tutto inefficiente anche per i mercati. Dà l’impressione di un processo che non è adeguatamente centralizzato, coordinato e controllato. Comunque la Grecia non può fare a meno di avere un po’ più di tempo, per fare bene quell’aggiustamento che ha cominciato a fare. Fin dall’inizio, alla Grecia, è stato imposto un ritmo di aggiustamento eccessivamente breve, che è andato anche a scapito della qualità politica e tecnica dello stesso processo. Adesso i greci stanno lavorando e credo che, se la famosa Troika potrà emettere un giudizio complessivamente positivo su quello che stanno facendo, Atene dovrebbe avere questo rinvio del piano di rientro, che è assolutamente necessario per poter procedere in modo sopportabile.
D. - Si attende la decisione della Bce, cioè se davvero Draghi acquisterà i titoli dei Paesi europei in difficoltà. Nel frattempo la Fed, la Banca centrale statunitense, annuncia nuove misure ed è immaginabile che vada ancora ad intervenire sulla moneta. Ma che cosa dire del ruolo delle Banche centrali in questo momento, la Fed da una parte e la Bce dall’altra?
R. - La Banca centrale europea ha detto chiaramente quello che vuole fare. In realtà si aspetta l’ok tedesco perché purtroppo bisogna dire che queste decisioni sono ancora centrate sui singoli Paesi, sul fondo europeo di stabilità, e ci sarà quindi la condizionalità adeguata a monitorare i Paesi. Allora la Bce interverrà in modo anche massiccio sui mercati dei titoli europei per limare via quella parte dello spread dovuta all’idea che si possa spezzare l’Euro. Solo quella parte, però, lasciando quindi agli interventi europei, governativi e nazionali, di combattere quell’altra parte dello spread che è invece dovuta all’eccesso di debito e al ritardo nell’aggiustamento. Quella parte che invece è dovuta al cosiddetto “rischio di cambio”, cioè al rischio che si spacchi l’Euro, quella dovrebbe essere limata via dagli interventi di Draghi. Ma probabilmente dobbiamo aspettare fino a fine settembre, quando saranno risolti anche i dubbi che ci sono ancora in Germania con la Corte costituzionale etc. Ma credo che si risolveranno. Per quanto riguarda la Fed, non ho niente da dire perché non capisco. Non ho mai capito la sua politica: non fa altro che inondare di liquidità e continuare a dire che stimola l’economia quando non capisco come faccia. I tassi di interesse sono ormai bassissimi; oggi un titolo di Stato americano a dieci anni paga meno del due percento, quindi mi domando cosa vogliono fare e cosa vogliono comprare. Forse compreranno in borsa per far piacere ai finanzieri americani ... ora sta finanziando, a piè di lista, le esigenze da una parte delle banche, dall’altra parte del governo. Ha perso ogni autonomia e sta rilasciando, sul resto del mondo, gli squilibri dell’economia americana che sono gravissimi, e che credo saranno la prossima preoccupazione, quando questa “danza” dell’euro sarà finita.
Fase due del governo Monti. L'Ucid : puntare su sviluppo e produttività
◊ Start up, commercio elettronico, banda larga, semplificazioni. Sono le misure per lanciare la "Fase due" della crescita, discusse ieri dal governo Monti e che arriveranno a settembre. Tra i provvedimenti allo studio una revisione degli incentivi alle imprese per premiare quelle aziende che innovano di più e le nuove iniziative. L’obiettivo è anche rilanciare l’occupazione. Alessandro Guarasci ha sentito il vicepresidente dell’Ucid, Manlio D’Agostino:
R. - Speriamo che siano realmente mirati, ma non tanto ad individuare singole attività, ma quelle attività che abbiano un forte contenuto di produttività, cioè un risultato abbastanza certo per quello che può essere certo il risultato di una pubblica amministrazione...
D. - Migliori incentivi alle imprese vuol dire anche cercare di invertire la tendenza della disoccupazione che è tragicamente in aumento?
R. - È vero che molti imprenditori italiani hanno grandi risorse e grandi disponibilità, ma è altrettanto vero che se non hanno quel minimo di certezza, l’investimento ritornerà ad essere in attività finanziarie e non in attività imprenditoriali, e di conseguenza con una buona ricaduta sull’occupazione, ma soprattutto avverrà all’estero. Quindi la razionalizzazione degli incentivi ci deve essere, ma deve essere pensata tanto per essere appetibile, quanto per portare risultati abbastanza immediati.
D. - Il governo ha avviato anche tutta una serie di liberalizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico. È questa la strada giusta?
R. - Abbiamo tantissimi immobili. Qui si parla troppo spesso di vendere per abbattere il debito pubblico, ma è una soluzione che ha un effetto molto immediato e poco di lungo termine. Soprattutto in Inghilterra, esiste la logica del lease, quindi della concessione a lunghissima scadenza; in Inghilterra sono 99 anni. Perché, ad esempio, non prendere il modello del lease, anche in Italia? Riusciremo ad ottenere due grandi benefici: nel brevissimo termine la liquidità, e nel lungo termine riacquisire un bene che è stato rimesso in funzione, ristrutturato e che può essere ulteriormente riconcesso.
Vicenda Alcoa. Appello del vescovo di Iglesias: il governo intervenga per evitare la chiusura
◊ Il governo intervenga per scongiurare la chiusura dell’Alcoa di Portovesme, in Sardegna. Questo l’appello del vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, che ripone le sue speranze nell’incontro in programma il prossimo 31 agosto al Ministero del lavoro per definire, tra l’altro, la questione degli ammortizzatori sociali dei lavoratori. Sono a rischio 500 posti di lavoro e il futuro di aziende legate all’attività industriale dell’Alcoa. Ascoltiamo mons. Giovanni Paolo Zedda, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – La speranza più grande è che, a livello governativo, ci sia un’attenzione maggiore per quanto riguarda le possibilità di soluzione, che sembrano esserci. Sono chiaramente legate anche ad impegni a livello governativo e quindi senz’altro non facili da affrontare e da superare, ma è sperabile che ci si riesca.
D. – La vicenda dell’Alcoa ed anche dei suoi lavoratori si inserisce in un contesto ben più ampio, quello della globalizzazione. In questo senso, bisogna saper cogliere le sfide conciliando, però, anche le esigenze dei lavoratori …
R. – Sicuramente, però, c’è da fare i conti comunque anche con la mentalità degli imprenditori, che nemmeno possono essere disattenti alle "convenienze". Questa è purtroppo la realtà, ed è una realtà da tener presente. Certamente, anche l’imprenditore ha delle responsabilità nei confronti degli azionisti e di tutta l’azienda. Certo, questo conflitto deve trovare soluzioni diverse, e non sono facili da trovare. Ci vuole senz’altro molta prudenza, molta pazienza anche da parte del mondo operaio. Il problema più grande in questo momento, anche nell’ambito della questione Alcoa, più che per quanto riguarda i lavoratori diretti – che in qualche modo hanno una certa copertura sociale – è soprattutto per quanto riguarda le piccole aziende dell’indotto. Si trovano senz’altro in una difficoltà molto maggiore, senza possibilità di cassa integrazione, senza possibilità di altri strumenti.
D. – Ecco, infatti, secondo alcune stime la chiusura dell’Alcoa e dei suoi fornitori esclusivi aprirebbe una voragine economica: da un giorno all’altro, meno 27% del reddito industriale provinciale e meno 10% degli occupati della provincia di Carbonia-Iglesias …
R. – E’ per questo che all’inizio parlavo di una attenzione più forte anche da parte dei responsabili del governo, perché il problema più grosso è il problema del prezzo dell’energia, anche per quanto riguarda altre aziende o altre imprese che volessero essere disponibili ad assumersi la responsabilità di questa azienda. Chiaramente, con prezzi dell’energia alle stelle, diventa difficile sostenere poi anche tutto il lavoro. Speriamo che nell’incontro che sembra essere previsto per il 31, ci possa essere anche un bagliore di speranza in più.
D. – A proposito di bagliori di speranza, quale l’impegno della Chiesa in questo momento di grande preoccupazione, incertezza per il futuro?
R. – L’impegno della Chiesa è chiaramente collegato con l’impegno umano, quindi anche con l’attenzione ai problemi che i cristiani, come tutte le altre persone del nostro territorio, stanno affrontando. E’ certamente un’attenzione di preghiera, anche di raccomandazione, di attenzione a non lasciarsi prendere dalla preoccupazione smodata o dal trovare modalità di lotta che non siano anche attente alla legalità e anche al rispetto per tutti. E’ una fatica che forse all’esterno non si vede, perché non facciamo niente di esteriore, di eclatante; però c’è questo impegno, da parte delle comunità parrocchiali e da parte di tutta la comunità diocesana.
Messa del cardinale Bertone nella chiesa della Madonna del Lago di Castel Gandolfo
◊ Una “vela” spiegata verso il lago di Castel Gandolfo. È questo che ricorda la struttura architettonica che caratterizza la piccola chiesa della Madonna del Lago di Castel Gandolfo. Trentacinque anni fa Paolo VI la inaugurò, 11 anni dopo aver dato l’impulso alla sua costruzione. A ricordo di questo anniversario, stasera alle 18.30 il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone presiederà la Messa, seguita poi dalla tradizionale processione di barche sul lago. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il parroco, don Pietro Diletti:
R. - L’origine di questa festa risale addirittura agli anni Cinquanta, quando l’allora parroco della parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova, che si chiamava don Dino Sella - prima ancora della costruzione della chiesa, perché l’idea venne fuori negli anni Sessanta- decise proprio di dedicare un momento di preghiera e di ringraziamento alla Madonna. Questo era il motivo. Nacque così, da quel momento, la tradizione della processione sulle rive del lago. Poi Papa Paolo VI, già negli anni Sessanta, diede uno stimolo alla costruzione della chiesa sulle rive del lago. La chiesa fu edificata in undici anni, dal 1966 al 1977, da un ingegnere, allora abbastanza famoso, Francesco Vacchini, in un modo un po’ particolare, visto che si trovava sul lago. La muratura, il tetto e la sovrastruttura metallica, danno l’immagine della “casa nave”, questa è la cosa più bella e più importante, e la possibilità di aprirsi alla liturgia all’aperto. La parte più evidente è proprio questa grande struttura simbolica. Attraverso lo scorrimento di due grandi pannelli di muro, si apre proprio all’esterno. Poi oltre a questo, è costituita da otto elementi di ferro verniciati in bianco che si innalzano fino a 22 metri dal suolo, recando ben alta la croce di tre metri di altezza. Quindi possiamo dire, che la struttura metallica può paragonarsi ad una vela con le sue sartie, richiamando alla mente la navicella di Pietro, principe degli Apostoli a cui Paolo VI, richiamava spesso.
D. - Abbiamo parlato della simbologia architettonica. Parliamo adesso del significato spirituale e anche pastorale legato a questa chiesa e al territorio in cui sorge...
R. - È molto importante, perché Castel Gandolfo, non è un paese unito dal punto di vista geografico naturalmente. In pratica noi abbiamo tre parrocchie: c’è la parrocchia centrale, che è quella del borgo dove c’è il Palazzo apostolico, poi il lago che si trova più o meno a due chilometri e mezzo di distanza che fa parte della nostra parrocchia. Poi ci sono delle ville, case nuove... E poi tanti turisti che si recano lì, ci sono tanti ristoranti, prima era completamente sguarnito. Quello della Madonna del Lago deve essere appunto il punto di riferimento, un oasi -diciamo-, un momento di preghiera e di riflessione. Ma -devo dire- io sono qui da due anni e quando sono arrivato, l’ho trovata in condizioni miserevoli. Per cui ho ricominciato a risistemarla e per portarla al primitivo splendore. Abbiamo fatto molto, ma c’è ancora tanto da fare.
D. - Prima ha accennato ai festeggiamenti di metà agosto, che hanno ormai una tradizione consolidata. In cosa consistono?
R. - Quest’anno abbiamo voluto fare qualcosa di eccezionale. Intanto invitare il cardinal Bertone a presiedere la concelebrazione. Alle 19.30, ci sarà la processione, che si snoderà da lì fino ad un porticciolo. La statua della Madonna, sarà messa su un battello del parco dei Castelli Romani, ed avrà un seguito di barche e di canoe. Si svolgerà di sera, quindi sarà accompagnata da torce, luci... Poi la banda della piazzola, renderà omaggio a Sua Santità Benedetto XVI, mentre noi navigheremo sul lago. Quindi, ci sarà il ritorno alla chiesa, la preghiera, il ringraziamento con la voce di Paolo VI; perché Paolo VI è stato veramente grande, e leggeremo la parte finale del discorso che ha fatto in questa occasione, che recita: “Chissà, se avrò ancora io, vecchio come sono, il bene di celebrare con voi questa festa. Vedo approssimarsi le soglie dell’aldilà, perciò prendo occasione da questo incontro felicissimo, per salutarvi tutti, per benedire voi, le vostre famiglie, i vostri lavori, le vostre fatiche, le vostre sofferenze, le vostre speranze, le vostre preghiere. La Madonna dia a queste mie preghiere, l’efficacia e la realtà che desidero abbiano. Siate benedetti nel nome di Maria.” Queste parole pronunciate con una passione, e in modo accorato -direi- sono veramente esaltanti; danno a tutti i fedeli che già le hanno ascoltate una profondità, un senso di speranza, nonostante tutto, e anche una nostalgia del cielo, che già in qualche modo, Paolo VI, aveva presente nel suo cuore.
A Carpineto Romano, il festival dell'arte di strada
◊ L’arte di strada si dà appuntamento anche quest’anno al più antico festival "Busker" del centro Italia, ospitato nel borgo di Carpineto Romano nel verde dei Monti Lepini. Per due notti, oggi e domani, più di 20 gruppi di artisti provenienti da tutto il mondo animeranno con musiche e danze, versi e canti spesso inediti, il centro storico, in un’atmosfera conviviale e spontanea tipica di questa forma d’arte tramandata oralmente. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Equilibristi e giocolieri, clown e marionette, poi i fuochi, corde, sfere luminose. L’arte di strada incanta e sorprende e come accadeva nel Medioevo permette anche di sperimentare musica, mimo, teatro, parola, in modo assolutamente diverso dal consumo abituale. Ricostruire tutto ciò è l’obiettivo del Festival di Carpineto nelle parole del suo ideatore fin dal 1990, Quirino Briganti:
“Avevo proprio questo in mente, cioè di riportare gli antichi 'buscheri' nei vicoli del paese e attraverso quest’arte riuscire a dare anche l’idea che il centro storico poteva anche riconquistare una centralità culturale”.
I protagonisti del Festival sono più di venti gruppi: quest’anno arrivano dai Balcani, dalla Francia, dai Paesi anglosassoni, selezionati accuratamente dalla direzione artistica. Sono i “buskers”, un termine dalla matrice non solo anglosassone:
"C’è anche una derivazione italiana. I 'buscheri' a Carpineto erano quegli artisti di strada che nel periodo medievale, rinascimentale, erano all’interno della nostra città e ancora oggi riescono a sviluppare un rapporto con i luoghi dove si esibiscono fornendo suggestioni straordinarie: l’immediatezza, lo stupore, l’immaginazione, il godimento di spettacoli che sono inediti".
Essenziale sarà il ruolo del pubblico. Ancora Quirino Briganti:
“Gli artisti vengono posizionati lungo tutto il centro storico che è molto grande. Il pubblico si trova di fronte una moltitudine di spettacoli. Poi può scegliere dove passare la serata o magari fare un percorso itinerante. Sicuramente porterà con sé una grande suggestione e un grande ricordo della nostra città”.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ In questa 21.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui molti dei discepoli di Gesù, scandalizzati per le sue parole sul pane disceso dal cielo, lo abbandonano. Gesù dice agli apostoli: «Volete andarvene anche voi?». Pietro risponde:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Crisi galilaica è chiamato questo brano evangelico: perché alla conclusione dell’ampio discorso sul pane di vita - ci ha accompagnato tutto agosto - le reazioni sono aspre. Una parte dei discepoli trova assurdo e impossibile il discorso di Gesù sul pane di vita che in fondo esige di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, e non lo seguono più. Eppure Gesù non arretra, non cerca di mediare nel linguaggio, per attenuare l’impressione di assurdità. Questo è il cuore del suo messaggio e della sua missione, disposto a giocarsi tutto per questa verità Gesù addirittura rischia di perdere anche la cerchia dei discepoli più intimi: “Volete andarvene anche voi?”, provoca con determinazione. La risposta spontanea di Pietro riequilibra la situazione, ma certo il rischio di un fallimento completo mai era stato così vicino. È bella l’esclamazione di Pietro, ma anche lui conoscerà poi momenti di smarrimento e di rifiuto. E dovrà sempre di nuovo riprendersi, riscoprire i significati e rimotivarsi nella sequela. Come per tutti noi: ai rari momenti di slancio pieno, ci fanno compagnia poi dubbi e fughe comode, perplessità e delusioni amare. Bisogna sempre invocare lo Spirito che dà vita e purifica motivazioni e fragilità.
Irlanda. Il nunzio apostolico: guardare con speranza al futuro della Chiesa nel Paese
◊ “Proporre la fede cattolica nella sua pienezza, bellezza e radicalità, con passione e convinzione” e “non avere paura di affermare quegli insegnamenti che la società secolarizzata rifiuta e irride”: è questa la strada per il futuro della Chiesa in Irlanda. Lo ha affermato il nuovo nunzio apostolico nel Paese, mons. Charles Brown, durante la Santa Messa che ha concluso mercoledì l’annuale novena di preghiera al Santuario mariano di Knock, nella contea di Mayo. Un’omelia all’insegna della speranza in cui il presule americano, succeduto lo scorso novembre a mons. Giuseppe Lanza, ha voluto richiamare l’attenzione sui segnali positivi che indicano che la Chiesa irlandese non è condannata “a scomparire”, nonostante le statistiche negative e gli scandali che l’hanno segnata in quest’ultimo ventennio, ricordando che essa ha vissuto altri momenti bui dai quali ha saputo uscire. Il presule ha accennato, in particolare, al sorprendete successo del Congresso Eucaristico di Dublino, lo scorso mese di giugno, e alla grande partecipazione di giovani al recente pellegrinaggio a Croagh Patrick. “È qui il futuro della Chiesa in Irlanda”, un futuro possibile solo se “autenticamente cattolico”, ha sottolineato mons. Brown, aggiungendo che ad indicarci la strada è Gesù quando ci esorta a “cercare innanzitutto il Regno di Dio e la Sua Giustizia” (Mt. 6,33). Egli ha quindi ricordato le diverse iniziative promosse da Papa Benedetto XVI per aiutare la Chiesa ad affrontare le sfide del futuro: dall’istituzione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, alla convocazione del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede, all’indizione dell’Anno della Fede. Un anno che, nelle intenzioni del Santo Padre, offrirà ai credenti l’occasione “di confessare la fede nel Signore Risorto perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre” (Porta Fidei, 8) . Per questo – ha evidenziato mons. Brown - il Papa invita i fedeli a studiare e a riscoprire, nel ventesimo anniversario della sua pubblicazione, il Catechismo della Chiesa cattolica che ci permette di incontrare la Persona di Cristo. Una raccomandazione riproposta anche dai vescovi irlandesi con la recente pubblicazione del Direttorio nazionale per la Catechesi “Share the Good News” . “Il futuro della Chiesa in Irlanda – ha quindi concluso il nunzio - comincia adesso: la strada non sarà facile, come del resto non lo era per i cattolici irlandesi quando apparve la Vergine a Knock nel 1879. Eppure quell’apparizione fu seguita da uno dei periodi più fecondi del cattolicesimo irlandese”. (A cura di Lisa Zengarini)
I vescovi del Kenya criticano il progetto di legge sull’istruzione
◊ La Chiesa cattolica del Kenya critica il progetto di legge sull’istruzione, presentato recentemente dal governo. Due, in particolare, i punti avversi, elencati in una nota a firma del cardinale John Njue, presidente della Conferenza episcopale keniota (Kec): la composizione del Consiglio nazionale per l’istruzione che, a detta dei vescovi, non rappresenta in modo equo i cattolici, nonostante la Chiesa “finanzi un terzo di tutte le scuole del Paese”, e il diritto di proprietà dei terreni su cui sono costruiti gli edifici scolastici. “Molte delle scuole cattoliche – sottolinea il cardinale Njue – sono situate su terreni di proprietà della Chiesa o affittati dalla Chiesa per la comunità. Il progetto di legge dovrebbe riconoscere e rispettare tali diritti, così come sancito dalla Costituzione”. Quindi “non si può accettare che tali terre siano espropriate dal governo con un pretesto qualsiasi, perché ciò sarebbe anticostituzionale”. Nonostante queste critiche, tuttavia, la Chiesa riconosce alcuni punti validi del progetto di legge, come quelli riguardanti i doveri ed i compiti dei genitori e dei docenti, la valorizzazione dell’istruzione gratuita ed obbligatoria e la creazione di meccanismi per garantire la qualità dell’insegnamento. Infine, la Kec sostiene la decisione dello Stato di vietare le lezioni durante le vacanze, poiché si tratterebbe solo di un tentativo, da parte degli insegnanti, di guadagnare di più. (A cura di Isabella Piro)
Angola. Mons. Kanda: il Paese sta compiendo grandi passi verso lo sviluppo
◊ Ventisette anni: tanto è durata la guerra civile in Angola. Tra il 1975 ed il 2002, oltre 500mila persone morirono negli scontri, senza contare i profughi, gli sfollati, i mutilati, gli orfani. Oggi, a dieci anni dalla fine delle ostilità, il Paese africano riscontra notevoli progressi, grazie alla pace: è quanto afferma mons. Almeida Kanda, vescovo di Ndalatando, intervistato da Angop. “I numerosi progressi della nazione, in questi anni di pace, sono fattori che contribuiscono al continuo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione”, dice il presule. Dopo un decennio di pace, quindi, “si può concludere che l’Angola sta compiendo grandi passi verso lo sviluppo” e ciò è evidente in particolare nella “significativa crescita che il Paese ha avuto in molti settori, tra cui la costruzione delle infrastrutture”. L’auspicio, continua mons. Kanda, è che “tale processo non si interrompa e si possa giungere ad una forma di sviluppo sostenibile ed accettabile”. Dal suo canto, “la Chiesa spera che l’intera società partecipi al continuo progresso dell’Angola”, perché, conclude il presule, “solo con il lavoro e l’impegno di tutti la nazione potrà continuare a crescere”. (I.P.)
Uruguay. Messaggio del cardinale Rylko per la Giornata nazionale della gioventù
◊ “In tutto il mondo la Chiesa presta particolare attenzione alla gioventù e molti giovani trovano nella Chiesa un luogo privilegiato dove vivere e crescere. Nelle parrocchie, nei movimenti e nelle comunità, i giovani incontrano veri amici e imparano insieme a scoprire il senso della vita. Tutto questo è frutto dell’incontro con Cristo nella Chiesa; perché, come ha scritto Papa Benedetto, “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus caritas est, 1). Solo l’incontro con Gesù, quindi, “ci apre a un futuro nuovo”. A ricordarlo è il presidente del Pontificio consiglio per i laici, cardinale Stanisław Ryłko, nel messaggio inviato per la trentaquattresima Giornata nazionale della gioventù in Uruguay, che si celebrerà a Maldonado il 1° e il 2 settembre, con la partecipazione di almeno quattromila giovani che giungeranno da tutte le diocesi del Paese. Come riferisce L’Osservatore Romano, il tema del raduno, organizzato dalla Commissione episcopale di pastorale giovanile, è Encontrate con Cristo! Tu vida cambiará (Incontra Cristo! La tua vita cambierà). Il porporato invita i giovani ad aprire veramente il proprio cuore a Cristo, ad ascoltare la sua parola: “Egli è il buon pastore che vi condurrà a vivere una vita buona e utile. Accettate di convertirvi quotidianamente per seguirlo al meglio, Egli mai vi deluderà. Abbiate fiducia in Lui e nei pastori che vi ha mandato: i suoi vescovi e sacerdoti, i suoi responsabili di pastorale giovanile”. Il cardinale Ryłko ricorda poi ancora Benedetto XVI, il quale “ha invitato i giovani di tutto il mondo alle Giornate mondiali della gioventù a Rio de Janeiro nel luglio del 2013”. Il presidente del Pontificio consiglio per i laici spera che i giovani uruguaiani possano parteciparvi numerosi e consiglia loro di prepararsi all’incontro meditando sul tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Matteo, 28, 19). I vescovi dell’America Latina riuniti ad Aparecida, in Brasile, nel 2007, lanciarono tutta la Chiesa verso una missione continentale: e questi giovani — si legge nel messaggio del porporato — “sono i missionari del Vangelo per gli altri giovani del loro Paese. La Chiesa li manda in missione in nome di Cristo. Chi meglio di essi può annunciare l’amore di Cristo ai loro contemporanei? Preghino e cerchino insieme di rispondere al meglio a questa missione. E riceveranno l’immensa gioia di veder nascere e crescere tra i loro amici nuovi discepoli di Cristo”.
Guinea. Allarme di Caritas italiana: preoccupanti notizie di ripetute violenze sulla popolazione
◊ Sempre più preoccupanti le notizie di ripetute violenze giunte nelle ultime settimane dalla Guinea, dove le conseguenze della presenza di compagnie minerarie straniere ha conosciuto uno sviluppo sanguinoso. Dalla fine di luglio – riferisce L’Osservatore Romano - sono in corso nella Regione Forestale proteste violente e, in risposta, gravi atti di repressione con uccisioni e torture. La Caritas Italiana si è mobilitata: è attualmente presente nel territorio con giovani in servizio civile che stanno attuando un attento monitoraggio della situazione e delle urgenze umanitarie delle popolazioni così duramente colpite. Caritas Italiana sta camminando a fianco delle strutture cattoliche del Paese, in un percorso di primo intervento, poi di accompagnamento e di crescita reciproca al fine di aiutare le comunità locali ad essere protagoniste della loro rinascita e del loro sviluppo. Particolare attenzione è data al sostegno agli organismi Caritas locali al fine di rafforzarne la capacità di analisi e di risposta ai bisogni e di animazione e partecipazione della comunità. La collaborazione e lo scambio con le Caritas locali portano Caritas Italiana a intervenire in favore delle persone più vulnerabili: malati, disabili, anziani, donne, minori, rifugiati e migranti. All’origine dell’escalation di sanguinosa violenza, i fatti del 31 luglio scorso nel villaggio di Zogota, nella diocesi di N’Zérékoré, quando, dopo mesi di proteste inascoltate rispetto alla mancanza di alcun beneficio per la popolazione locale dall’estrazione delle ricchezze minerarie, gruppi di manifestanti si sono concentrati fuori della sede della società mineraria brasiliana Vale per poi saccheggiarne e vandalizzarne i siti provocando danni ingenti. Violentissima la reazione delle autorità locali con azioni di repressione notturne con l’impiego di granate, uccidendo almeno 5 persone e praticando molteplici atti di tortura e mutilazioni. La Caritas diocesana di N’Zérékoré si è recata subito sui luoghi dei fatti per fornire un conforto spirituale, raccogliere informazioni e consegnare un piccolo contributo in denaro. Un piccolo gruppo di suore si è poi recato più volte nei luoghi per assistenza alle famiglie delle vittime: un segno di vicinanza molto apprezzato dalla comunità locale. Caritas Italiana sostiene e collabora da anni con la Caritas di N’Zérékoré. La sua presenza e l’impegno nel Paese è conseguente al lavoro portato avanti dalla Fondazione giustizia e solidarietà della Conferenza episcopale italiana (Cei) nei progetti che hanno seguito la campagna giubilare per la cancellazione del debito. Dal 2008 Caritas Italiana opera nel Paese, in particolare nella diocesi di N’Zérékoré, dove è coinvolta, grazie anche alla presenza di operatori espatriati. La diocesi di N’Zérékoré è suddivisa in quattordici parrocchie e il suo territorio copre la regione forestale a sud-est del Paese; Gouécké è un villaggio situato a circa 40 km dalla città di N’Zérékoré. I progetti sviluppati in loco sono: sostegno e accompagnamento alla Caritas diocesana — Organisation Catholique pour la promotion humaine (Ocph) — e, nello specifico, del Centro medico-chirurgico di Gouécké e del settore sanitario della diocesi. Dal 2010 Caritas Italiana interviene anche a livello nazionale, in collaborazione con altre Caritas, in un processo di accompagnamento per la ristrutturazione della Caritas nazionale guineana. Intanto l’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana sta ricercando personale qualificato per aiutare le popolazioni della Guinea Conakry. La figura professionale richiesta è quella di «coordinatore di progetto». Si tratta di offrire un supporto tecnico alla diocesi di N’Zérékoré per il miglioramento della qualità e dell’organizzazione dei diversi servizi sanitari offerti dall’ufficio Caritas della diocesi stessa e, in particolare per le fasi di conclusione dei lavori di equipaggiamento e di avvio al funzionamento del piccolo ospedale rurale di Gouécké. Malgrado le sue ricchezze naturali, la Guinea non riesce a far uscire la popolazione da una povertà che nelle zone rurali del Paese diventa spesso miseria. Si pone al 178° posto su 187 Paesi nell’indice di sviluppo umano 2011 delle Nazioni Unite, nonostante detenga circa la metà delle riserve mondiali di bauxite, e ne sia uno dei primi produttori al mondo.
Settimana mondiale dell'acqua sul tema della sicurezza
◊ Inizia questa domenica a Stoccolma, in Svezia, la 22ª Settimana mondiale dell’Acqua organizzata dallo “Stockholm International Water Institute”. La settimana è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1991 con l’obiettivo di far riflettere sui numerosi problemi legati all’utilizzo di questo bene essenziale e di sensibilizzare alla salvaguardia e alla corretta gestione delle risorse idriche del Pianeta. Al centro di questa edizione, organizzata in collaborazione con la FAO, il tema della sicurezza idrica e alimentare. Partecipano delegati da più di cento Paesi.
Tribunale Usa dice no alle immagini shock sui pacchetti di sigarette
◊ I pacchetti di sigarette venduti negli Stati Uniti non riporteranno immagini shock sulle conseguenze del fumo: lo ha deciso una Corte d’appello di Washington che ha bocciato l’iniziativa antifumo della Food and Drug Administration che sarebbe dovuta partire il 22 settembre prossimo. Una vittoria per l’industria del tabacco americana, secondo la quale le immagini shock violano il primo emendamento della Costituzione sulla libertà d’espressione: “Le industrie non possono essere obbligate – ha deciso il giudice – a fornire sui pacchetti indicazioni che vadano oltre una semplice informazione fattuale, a scapito dei propri interessi economici”. Altra cosa, invece, se fosse il governo a varare una campagna di comunicazione antifumo. La questione ora sarà esaminata dalla Corte Suprema. In questi giorni si è molto discusso della questione anche in Australia, dove l’Alta corte, però, ha stabilito che non è contraria alla Costituzione la legge che prescrive che, dal primo dicembre prossimo, i pacchetti di sigarette siano venduti in confezioni anonime che riportino immagini scioccanti dei danni provocati dal fumo e che ne vieta la vendita ai nati dopo l’anno 2000. La decisione aveva ricevuto il plauso dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Una pronuncia in questa direzione è attesa anche in altri Paesi come Gran Bretagna, Norvegia, Canada e India. (R.B.)
Contenzioso Apple-Samsung: i sudcoereani costretti a pagare oltre un miliardo di dollari
◊ Samsung, il colosso sudcoreano leader nella vendita di smartphone nel mondo, dovrà pagare 1,05 miliardi di dollari alla Apple per aver violato alcuni brevetti relativi all’iPhone e all’iPad. Lo ha stabilito il tribunale di San José dopo 22 ore di camera di consiglio per i nove giurati che hanno ridimensionato di molto l’iniziale richiesta economica della Apple di un risarcimento pari a 2,5 miliardi. “Un danno per i consumatori americani che avranno meno possibilità di scelta”, è stato il commento al verdetto della Samsung che ha annunciato ricorso contro la sentenza del tribunale californiano e, se questo non sarà accolto, anche alla Corte d’appello. Un plauso al lavoro della giuria è venuto, invece, da Apple, che ha comunicato: “Un messaggio forte e chiaro: rubare non è giusto”. La sentenza ha stabilito che Samsung, i cui bilanci non saranno eccessivamente intaccati dall’entità del risarcimento ma che subirà un contraccolpo a livello commerciale, ha infranto almeno sei brevetti della Apple, di cui tre volontariamente e riguardanti il multitouch, lo scroll e alcune modalità di navigazione. L’unico brevetto non infranto, invece, risulta essere quello relativo al design del proprio tablet, la cui forma rettangolare e gli angoli addolciti, non sarebbero copiati dall’iPad. Il verdetto, comunque, non pone fine ad altri contenziosi che vedono contrapposte Apple e Samsung in altre parti del mondo. (R.B.)
A Mazara del Vallo la 63.ma Settimana Liturgica Nazionale
◊ Dal 27 al 31 agosto si terrà a Mazara del Vallo la 63.ma Settimana Liturgica Nazionale sul tema: “L’anno liturgico: pellegrini nel tempo. Itinerario educativo alla sequela di Cristo”, promossa dal Centro di Azione Liturgica (Cal) in collaborazione con la diocesi di Mazara del Vallo. “Il tema della Settimana Liturgica sull’Anno liturgico - afferma mons. Alfredo Di Stefano, segretario del Cal - rivela e comunica l’agire di Dio nel tempo attraverso la Chiesa. Non si tratta di un tempo ‘parallelo’, ma dell’unico tempo che l’uomo è chiamato a vivere con Cristo, sulle sue orme. Il tempo, come tutte le altre realtà naturali, è chiamato, per la fede, a diventare elemento ‘sacramentale’ e non un semplice contenitore cronologico di riti che vi si inseriscono casualmente. L’incarnazione del Verbo (= sacramento fondamentale) – prosegue mons. Di Stefano - porta a compimento quelle promesse che hanno una dimensione storica, temporale. Il tempo della nostra vita è il tempo-strumento della salvezza. La salvezza cristiana non è solo escatologica, raggiunge l’uomo nella sua fragilità, in tutte le dimensioni della sua vita sociale, civile ed ecclesiale. Una pastorale che non tenga conto del tempo rischia di diventare astratta, moralistica ed efficientista. L’anno liturgico è manifestazione della dimensione ecclesiale della fede nel suo inizio e nel suo procedere nel tempo. Tempo che non deve apparire semplicemente nostro (secondo i nostri gusti e le nostre esigenze), ma tempo di Cristo e quindi della Chiesa. E’ anche questa una dimensione della forza educativa dell’anno liturgico”. Mons. di Stefano sottolinea quindi che “l’anno liturgico, proprio per la sua realtà sacramentale, celebra una salvezza in divenire. Una salvezza che, nel tempo della storia, si costruisce insieme con Cristo. Si tratta di far emergere e di accettare l’inadeguatezza e talvolta anche la contraddittorietà sia dei segni liturgici che della vita dei cristiani. Il nostro cammino nel tempo è sulle orme di quel Gesù che ha condiviso in tutto l’umana fragilità (fuorché il peccato), che ha condiviso la storia e la cultura del suo popolo, i momenti di gioia e di sofferenza che fanno parte della vita umana. Il nostro pellegrinaggio terreno è nell’attesa operosa di quel Signore che un giorno si mostrerà in tutta la sua gloria, ma che già oggi sta alla porta e bussa (cf Ap 3, 20). Impegno e speranza costituiscono il binomio che caratterizza l’attesa del compimento delle promesse. Con queste istanze – conclude mons. Di Stefano - invitiamo a condividere questo momento forte di riflessione ed a partecipare a questo evento ecclesiale, che insieme alla Chiesa di Mazara del Vallo, ci accingiamo a vivere”.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 238