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Sommario del 22/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa: Maria è Regina come Gesù, "Re che serve i suoi servitori"
  • Il Papa saluta le Suore Caldee. Un docente di Baghdad: ci sono forze che lavorano contro la presenza dei cristiani in Medio Oriente
  • Cordoglio del Papa per la morte del premier etiopico Meles Zenawi
  • Si è spento il cardinale Shan, vescovo emerito di Kaohsiung
  • Accordo tra Chiesa polacca e Patriarcato di Mosca. Mons. Migliore: politica e religione alleate per il bene comune
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: tank e rastrellamenti a Damasco, 40 morti. La Francia darà sostegno ai ribelli
  • Da oggi la Russia è il 156.mo membro del Wto
  • Confartigianato, Guerrini: per rilanciare il Paese si abbassino i costi della burocrazia
  • Un'altra effrazione al centro di don Puglisi: "Un'intimidazione, ma non molliamo"
  • Meeting Rimini, si parla di Europa. Successo di pubblico ieri per il cardinale Rouco Varela sull'eredità di Ratisbona
  • Seminario di Erice. Prof. Zichichi: più cultura scientifica per sfide del 21.mo secolo
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il cardinale Monsengwo: contrastare la balcanizzazione del Congo
  • Somalia, riunito il nuovo parlamento. Mons. Bertin: “Momento decisivo”
  • Honduras. Contadini in rivolta contro governo e tribunali accusati di parzialità verso i latifondisti
  • Epidemia di colera in Sierra Leone. Dichiarata l’emergenza nazionale
  • Romania. Corte costituzionale annulla referendum di impeachment contro Basescu
  • L’arcivescovo di Port of Spain per il 50.mo di indipendenza: sia occasione per sanare il Paese
  • Senegal. Appello del cardinale Sarr per la costruzione del Santuario di San Paolo a Grand-Yoff
  • Forum internazionale dell'Azione cattolica in Romania
  • Cina: migliaia di fedeli al Congresso Eucaristico di Feng Xiang
  • Ad ottobre a Roma la Giornata dei volontari di Terra Santa
  • A Taiwan, l’impegno delle Suore del Buon Pastore per l'integrazione sociale
  • Dal 6 settembre, le reliquie di Don Bosco in pellegrinaggio nelle Isole Mauritius
  • Pellegrinaggio dei giovani della diocesi di Roma a Lourdes, anticipazione della Gmg
  • L’organizzazione ecumenica “More than Gold” invita a celebrare una ‘Domenica paralimpica’
  • Copia della Bibbia di Gutenberg al Museo di Czestochowa dedicato a Papa Wojtyla
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa: Maria è Regina come Gesù, "Re che serve i suoi servitori"

    ◊   È l’estrema umiltà a rendere Maria Regina agli occhi di Dio e della Chiesa. Benedetto XVI lo ha spiegato questa mattina all’udienza generale presieduta a Castel Gandolfo davanti a circa 2500 fedeli. Il Papa ha parlato dell’odierna festa liturgica dedicata alla Beata Vergine Maria Regina, invitando a ricorrere a Lei in ogni circostanza della vita. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Essere re perché servo. Il paradosso di Cristo – re che lava i piedi ai suoi amici e re che pende da una Croce - vale allo stesso modo per sua Madre, “la serva del Signore”. Nella breve udienza generale tenuta nel cortile del Palazzo di Castel Gandolfo, Benedetto XVI spiega, seduto di fronte alla piccola folla che quasi lo attornia, la ragione storica e spirituale di uno dei tanti titoli con i quali la Chiesa venera la Madonna, quello di “Regina”. Il Papa arriva al dunque della sua riflessione con la domanda-chiave: che tipo di Regina è Maria? E spiega:

    “C'è un'idea volgare, comune, di re o regina: sarebbe una persona con potere, ricchezza. Ma questo non è il tipo di regalità di Gesù e di Maria. Pensiamo al Signore: la regalità e l'essere re di Cristo è intessuto di umiltà, di servizio, di amore: è soprattutto servire, aiutare, amare (…) Quindi la regalità di Gesù non ha nulla a che vedere con quella dei potenti della terra. E' un re che serve i suoi servitori; così ha dimostrato in tutta la sua vita. E lo stesso vale per Maria”.

    Fu Pio XII nel 1954 a fissare nel calendario una data dedicata alla Vergine Regina, la cui festa – ha ricordato Benedetto XVI – seppure di “istituzione recente” è “antica” in quanto a origine e devozione. E se all’inizio la si celebrava il 31 maggio, il Vaticano II l’ha spostata otto giorni dopo la festa dell’Assunzione per sottolineare meglio – ha osservato il Papa – “lo stretto legame tra la regalità di Maria e la sua glorificazione in corpo e anima” accanto a suo Figlio:

    “E’ questa la radice della festa odierna: Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo (...) Il Servo di Dio Paolo VI ricordava nella sua Esortazione apostolica Marialis Cultus: ‘Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui Dio Padre, da tutta l'eternità, la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi’”.

    La seconda domanda che il Papa si pone è, per così dire, più “pratica”: in che modo Maria “esercita” questa “regalità di servizio e amore”? Come farebbe qualsiasi mamma, risponde, e cioè “vegliando su di noi, suoi figli”:

    “Nella serenità o nel buio dell’esistenza, noi ci rivolgiamo a Maria affidandoci alla sua continua intercessione, perché dal Figlio ci possa ottenere ogni grazia e misericordia necessarie per il nostro pellegrinare lungo le strade del mondo (...) La Vergine Santa, quale Madre nostra accanto al Figlio Gesù nella gloria del Cielo, è con noi sempre, nello svolgersi quotidiano della nostra vita”.

    E un’ultima considerazione che Benedetto XVI fa riguarda il Rosario, in particolare le litanie che lo concludono e che da secoli implorano Maria Regina dei Patriarchi come degli Apostoli, dei Santi come delle famiglie. Riflessioni che il Pontefice ha poi ripreso brevemente in sette lingue, salutando i gruppi radunati accanto a lui in arrivo da vari continenti.

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    Il Papa saluta le Suore Caldee. Un docente di Baghdad: ci sono forze che lavorano contro la presenza dei cristiani in Medio Oriente

    ◊   Al termine dell’udienza generale, il Papa ha rivolto un cordiale saluto alle Suore Caldee Figlie di Maria Immacolata, “impegnate in un generoso e prezioso servizio alle popolazioni dell’Iraq”. Le religiose cattoliche forniscono il loro aiuto non solo alla comunità cristiana ma anche ai musulmani, in un contesto difficile per tutti. Della situazione in Iraq si è parlato anche al Meeting di Rimini, dove ha dato la sua testimonianza il prof. Mehdat, docente universitario di Baghdad. Federico Piana gli ha chiesto di parlarci delle condizioni di vita dei cristiani in Iraq:

    R. – La prima cosa che voglio dire è che i cristiani vivono in Iraq fin dal I secolo. Negli ultimi 50 anni, sono stati i cristiani a costruire l’Iraq. Cristiani erano i medici, gli insegnanti, gli infermieri. Ora siamo sempre di meno. Negli ultimi 30 anni siamo diminuiti tantissimo: siamo passati dal 20 al 5 per cento della popolazione irachena. La vita dei cristiani non è certo semplice, ma varia da città a città e anche da un quartiere all’altro. Però devo dire che il nostro vero problema è la presenza di gente che s’ingegna a creare i problemi: c’è gente che vuole distruggere, distruggere il Paese e anche le persone.

    D. – I cristiani iracheni si sentono abbandonati dalla comunità internazionale?

    R. – Devo dire la verità? Sì. Si sentono abbandonati. Ora io mi aspetto dall’Occidente che pensi ai cristiani: non solo ai cristiani in Medio Oriente, ma anche ai cristiani nello stesso Occidente, in Europa e in America, perché ci sono delle forze che stanno lavorando contro i cristiani. E chiedo un aiuto per fronteggiare tutte quelle forze che nei Paesi arabi indeboliscono la presenza dei cristiani. Non bisogna lasciarle fare, perché l’obiettivo di questi poteri è colpire i cristiani del Medio Oriente. Dobbiamo avere il coraggio di contrastare queste forze.

    D. – Che rapporto c’è con i musulmani? Lo Stato garantisce la libertà religiosa?

    R. – 40 anni fa, la situazione dei rapporti tra cristiani e musulmani era migliore di oggi. Il problema è il governo che non dà sicurezza e non può garantirla, perché è debole. Ci sono poi tanti aspetti che il governo non tiene in considerazione, altre cose che non s’impegna a fare e anche se è a conoscenza di certe situazioni difficili non interviene.

    D. - Qual è oggi la situazione in Iraq?

    R. - Dal 2003 [quando furono tolte le sanzioni] ad oggi, vediamo i risultati di tante guerre, di 30 anni di embargo: l’Iraq è un Paese veramente molto stanco. Ora la situazione economica è migliorata, ma la vita sociale è peggiorata perché non c’è sicurezza e non c’è tranquillità. Quindi, anche se è migliorata la situazione economica, senza sicurezza, il popolo non può vivere.

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    Cordoglio del Papa per la morte del premier etiopico Meles Zenawi

    ◊   Il Papa ha espresso il suo cordoglio per la morte del premier etiopico Meles Zenawi, avvenuta in modo improvviso lunedì scorso in un ospedale di Bruxelles, dove era ricoverato per una grave malattia. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato al nunzio apostolico in Etiopia, mons. George Panikulam, Benedetto XVI “assicura le sue preghiere per il riposo eterno” del leader etiopico. Sulla sua famiglia e su tutti coloro che piangono la sua scomparsa, il Papa “invoca la benedizione di Dio Onnipotente come pegno di consolazione e di speranza”.

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    Si è spento il cardinale Shan, vescovo emerito di Kaohsiung

    ◊   Si è spento questa mattina il cardinale Paul Shan Kuo-Hsi, vescovo emerito di Kaohsiung (Taiwan). Aveva 89 anni. Nato il 3 dicembre 1923 a Puyang, Hopeh, in Cina (diocesi di Taming), era entrato nella Compagnia di Gesù l'11 settembre 1946 a Pechino. Emette i primi voti il 12 settembre 1948 sempre a Pechino. Studia filosofia nel Seminario regionale di S. Giuseppe a Chiughsien (1944-1946) e nell’Istituto filosofico dei gesuiti a Manila, nelle Filippine (1941-1951). Compie gli studi teologici nel Collegio Bellarmino a Baguio, Filippine (1952-1956). È ordinato sacerdote il 18 marzo 1955 a Baguio, nelle Filippine. Compie l'ultima tappa di formazione fra il 1956 e il 1957 ad Araneta Farm, Novaliches, nelle Filippine. Viene quindi nominato direttore della Sezione Cinese della Scuola del Sacro Cuore a Cebu City, nelle Filippine. Dal 1959 al 1961 compie il biennio del Dottorato di Teologia spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma. Inviato in Viêt Nam come ministro della Casa e Socius del maestro di Noviziato del Noviziato Gesuita a Thuduc, ricopre tale incarico dal 1961 al 1963. E sempre a Thuduc, in Viêt Nam, il 2 febbraio 1963 emette i quattro solenni voti. Dal 1963 al 1970 è maestro di Noviziato e rettore della Manresa House, a Changhua, Taiwan; dal 1970 al 1976 rettore della St. Ignatius' High School, Taipei. Nel frattempo, viene eletto presidente della Catholic School's Association a Taiwan (1972-1976). Dal 1976 al 1979 ricopre l’incarico di presidente del Kuangchi Program Service, Taipei. Nel 1976 è nominato vicario episcopale di Taipei. Il 15 novembre 1979 viene eletto vescovo di Hwalien. Il 14 febbraio 1980 riceve l'ordinazione episcopale e prende possesso della diocesi. Eletto nel 1981 presidente della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione in seno alla Conferenza Episcopale Regionale Cinese, nello stesso anno è nominato membro dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Federazione della Conferenza Episcopale dell'Asia (FABC). Nel 1983 è incaricato delle celebrazioni del 400.mo anniversario dell'arrivo in Cina di padre Matteo Ricci. Presiede l'Ufficio FABC per il Dialogo Interreligioso, 1983-1985; e quello per le Comunicazioni Sociali, 1985-1991.
    Viene eletto presidente della Conferenza Episcopale Regionale Cinese (CRCB) il 7 aprile 1987. È nominato membro del Comitato Centrale FABC, 1987; presidente del Consiglio Nazionale delle Chiese a Taiwan il 25 gennaio 1991. Il 4 marzo 1991 viene nominato vescovo di Kaohsiung, e prende possesso della nuova diocesi il 17 giugno successivo. Membro del Consiglio pre-sinodale (1996-1998) e relatore generale all'Assemblea speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, svoltasi a Roma dal 19 aprile al 14 maggio 1998. Numerose le cariche ricoperte per la Santa Sede e per la Federazione della Conferenza Episcopale dell'Asia (FABC). Oltre alle conferenze internazionali, ha preso parte a molti altri incontri come la visita del Legato della Santa Sede a Taiwan e ad altre conferenze internazionali a Taiwan. Ha sempre riservato un impegno particolare al dialogo interreligioso; è stato eletto presidente dell'«Associazione per i Rapporti di Fede fra le Religioni Cinesi» e ha reso possibile la visita del maestro Hsing-Yun (buddista) presso la Santa Sede.
    In qualità di presidente della Conferenza Episcopale regionale cinese (CRCB) per diversi mandati, coordina la pastorale e l'azione evangelizzatrice di tutta la Chiesa Cattolica di Taiwan con grande perizia. Nel 1988, convoca il Simposio nazionale di Evangelizzazione che stabilisce gli orientamenti dell'Evangelizzazione per gli ultimi anni del XX secolo. Ha concentrato i suoi sforzi al servizio della Chiesa sulla formazione a Taiwan di un laicato ben preparato. All'inizio del suo mandato nella Diocesi di Kaohsiung, il Papa nomina un giovane sacerdote di Taiwan suo vescovo ausiliare; il cardinale Shan nomina poi un giovane sacerdote aborigeno come suo vicario generale. Fonda un nuovo seminario in un luogo solitario per formare i nuovi sacerdoti per la Chiesa.
    Si occupa anche di opere caritative: nella sua Diocesi ha istituito la «Fondazione Caritativa Cattolica per il Benessere Sociale» e a livello nazionale ha promosso la creazione di una «Fondazione di Missione cattolica a Taiwan» per soddisfare le necessità della società di Taiwan e per evangelizzarla. La Chiesa cattolica a Taiwan viene considerata una grande benefattrice dei poveri, dei malati, degli anziani, delle donne sfruttate, della causa della vita, di coloro che sono costretti a lavorare all'estero, degli emarginati, dei detenuti. Ha tradotto due buoni libri in cinese: «Come essere una guida» e «Impegno e Leadership», pubblicati dalla Kuangchi Press. Entrambi i testi sono diventati dei best-seller e il secondo viene utilizzato per la formazione dei responsabili del Governo. Dall'aprile 1987 è stato presidente della Conferenza Episcopale regionale cinese (CRBC). Era vescovo emerito di Kaohsiung dal 5 gennaio 2006. Giovanni Paolo II lo crea cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 1998, del Titolo di San Crisogono. Con il suo decesso, il Collegio Cardinalizio risulta composto da 207 cardinali, di cui 118 elettori e 89 non elettori. I cardinali gesuiti risultano ora 7.

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    Accordo tra Chiesa polacca e Patriarcato di Mosca. Mons. Migliore: politica e religione alleate per il bene comune

    ◊   “Storico atto di riconciliazione”: così i vescovi europei hanno commentato la comune Dichiarazione sottoscritta nei giorni scorsi tra l’Episcopato cattolico polacco e il Patriarcato ortodosso di Mosca. A siglare l’accordo, nel Castello Reale di Varsavia, sono stati il presidente dei vescovi polacchi, Jozef Michalik, e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kiril I. Un gesto profetico sulla strada del dialogo di cui il Papa, domenica scorsa all’Angelus, ha sottolineato l’importanza rilevando il desiderio espresso “di fare crescere l’unione fraterna e di collaborare nel diffondere i valori evangelici del mondo contemporaneo.” Quali frutti si aspettano ora? Roberta Gisotti lo ha chiesto all’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Polonia:

    R. – Che le rispettive Chiese e società, sull’onda della buona volontà suscitata da questo primo passo, contribuiscano fattivamente alla purificazione della memoria, al dialogo e alla cooperazione innescate dalla Dichiarazione comune.

    D. – E' stato definito “uno storico atto di riconciliazione”. Il presidente della Conferenza episcopale mons. Jozef Michalik ha però messo in guardia dal valutare questo appello alla riconciliazione fra le rispettive nazioni e Chiese in “termini politici”. Perché questo timore?

    R. – Le due Chiese sorelle, l’ortodossa e la cattolica, si impegnano a dare un contributo alla prevenzione, mediazione e riconciliazione delle divergenze, non nel senso tecnico e giuridico internazionale di quei termini, cosa che spetta alla politica, ma nei termini propri, quelli che partono dalla conversione del cuore, delle menti, dei singoli e delle comunità. Quando politica e religione offrono ognuna il proprio contributo specifico senza sconfinare l’una nell’altra, allora si raggiunge presto e meglio il bene comune.

    D. – Nella Dichiarazione è l’invito ai fedeli ortodossi e cattolici russi e polacchi al perdono reciproco. Quale valore assume oggi la parola “perdono”?

    R. – Due comunità cristiane, come la cattolica e l’ortodossa, realizzano il perdono reciproco, quando si aiutano a vedere la storia passata e presente e a delineare un futuro comune alla luce della verità, che è al di sopra di noi, quella verità che viene dall’alto, alla quale siamo sottomessi e che dobbiamo ricercare insieme noi cristiani. E’ questa verità che ci aiuta a perdonare e a costruire positivamente sul perdono.

    D. – Dopo questo accordo tra le autorità delle due confessioni possiamo aspettarci anche altri passi nelle due comunità?

    R. – Certo, lo speriamo vivamente, proprio perché questo primo passo ha suscitato anche tanta attenzione, risposta e buona volontà nelle rispettive comunità.

    D. – Quindi, resta un sentimento di gioia dopo questo importante accordo?

    R. – Sicuramente.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La regina che serve: il Papa, all'incontro settimanale con i fedeli a Castel Gandolfo, parla della regalità della Vergine.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Mali, alla prova dell'unità nazionale.

    Quando erano tutti comunisti: in cultura, Andrea Possieri sull'ultimo lavoro di Silvio Pons, direttore della Fondazione Gramsci, "La rivoluzione globale".

    Un articolo di Javier Prades Lopez dal titolo "Siamo uomini non pipistrelli": negando l'anima e riducendo la persona a pura materia la ragione non riesce più a spiegare il suo agire.

    Bolivar e la malinconia del vincitore: Silvia Guidi su una mostra per il bicentenario dell'indipendenza dei Paesi latinoamericani.

    A volte è meglio andarsene: Arturo Colombo a proposito di una rilettura di Ignazio Silone.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: tank e rastrellamenti a Damasco, 40 morti. La Francia darà sostegno ai ribelli

    ◊   Ennesima giornata di violenza in Siria. A Damasco si sono udite forti esplosioni e secondo gli attivisti antiregime una ventina di carri armati hanno fatto scudo a un rastrellamento e alle esecuzioni sommarie perpetrate da parte dell'esercito in particolare nel quartiere di Kfar Suse, dove vi sarebbero almeno 40 morti. Altre 10 persone hanno perso la vita negli scontri tra sostenitori e oppositori del regime siriano a Tripoli, nel Libano settentrionale. Intanto, la Francia ha annunciato di aver inviato ai ribelli “mezzi non letali, strumenti di comunicazione e di difesa” su richiesta del Consiglio Nazionale Siriano. Su quest’ultimo punto, Benedetta Capelli ha sentito il prof. Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali all'Università di Torino:

    R. - Gli inglesi fanno trapelare l’idea che loro danno una mano, i francesi adesso fanno questa operazione che non riesco a capire veramente. O meglio, non dovremmo riuscire a capire perché devono muoversi in questo modo individualistico e sparso. Questa storia era già successa con la Libia. Qui si sta parlando di una decina di migliaia di morti, una cosa spaventosa, e noi stiamo al solito a giocare con queste cose. Aggiungerei un aspetto che fa accapponare la pelle. Il presidente Obama ha detto: se quelli usano i gas, noi ci arrabbiamo. Io credo che in certi momenti noi occidentali abbiamo una sorta di presunzione folle, di insensato pregiudizio sul fatto che noi siamo più bravi, più intelligenti, più furbi. Ma cosa sono i gas, le armi di quel tipo? Sono cose che servono per uccidere esattamente come le pistole e i nostri fucili, è la stessa cosa. In guerra si è sempre ucciso.

    D. - Quello che sembra abbastanza evidente è che in Siria, visto anche come è andata a finire la missione Onu, la diplomazia internazionale stia miseramente fallendo. Quale può essere una via d’uscita?

    R. - Il problema è questo. La politica internazionale non vive a giorni pari e dispari, cioè ogni tanto c’è un problema e allora lo si affronta. Sono due anni che viviamo in questa sindrome della "primavera araba": possibile che nessuno avesse pensato che la Tunisia era vicina all’Egitto, l’Egitto era vicino alla Libia, la Libia è vicina alla Siria, la Siria è vicina al Libano e tutti quanti sono vicini all’Iraq? Oggi, alla domanda cosa possa fare la diplomazia, rispondo che la diplomazia è fallita o forse può fare qualcosa, non so. Nessuno sa dare risposte. Dovevamo cominciare a preparaci per tempo, invece di blandire Assad come abbiamo fatto per 5-6-7 anni consecutivamente, pensando che era l’unico che poteva tenere a bada l’Iran - che poi è un’altra sciocchezza perché con l’Iran si tratta per conto proprio, non per interposta persona. Adesso è difficilissimo risolvere il problema, andava gestito nel tempo.

    D. - Si parla con insistenza delle dimissioni del presidente per favorire poi un processo di dialogo nazionale. E’ veramente questa l’unica soluzione?

    R. - Il punto è che Assad non darà mai le dimissioni. Se avesse avuto un atteggiamento diplomatico, addirittura democratico, di fronte al fatto che una grande parte della sua popolazione, anche se non la maggioranza, non lo voleva più, avrebbe detto: se il problema sono io, me ne vado. Assad non l’ha fatto all’inizio, quando poi forse sarebbe stato anche più elegante, non lo farà certamente oggi.

    D. - Secondo lei, c’è un pericolo di "alqaedizzazione" dell'opposizione siriana?

    R. - Oggettivamente parlando, no. Chi sa più chi è Al Qaeda? E’ diventata un’etichetta sotto la quale passa qualsiasi cosa. Ci possono essere combattenti, ci possono essere mercenari, ci possono essere pazzi invasati… Sotto Al Qaeda è passato di tutto. Il terrorismo va sconfitto togliendogli l’acqua in cui nuotare: noi dobbiamo impedire che situazioni di crisi brutale, violenta, ingestibile, incontrollabile come questa, offrano il terreno per organizzazioni come Al Qaeda o per riprendersi o svilupparsi.

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    Da oggi la Russia è il 156.mo membro del Wto

    ◊   La Russia è a tutti gli effetti nel Wto da oggi, giorno in cui entra in vigore il protocollo di accesso all'Organizzazione mondiale del commercio, firmato il 16 dicembre scorso a Ginevra dopo 18 anni di negoziati. Stando alla Banca Mondiale, l'ingresso della Russia nel Wto le garantirà ogni anno un 3.3% in più del Pil nei primi tre anni, con percentuali probabilmente superiori in seguito. Nell’intervista di Fausta Speranza, la valutazione dell’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – Ci sarà un miglioramento nel senso di un contenimento dei livelli dei prezzi delle merci importate in Russia e quindi necessariamente anche delle merci nazionali, perché aumenterà la concorrenza venendo meno quelle barriere protezionistiche che certamente in passato hanno caratterizzato l’economia russa. E ci sarà anche un incremento del reddito totale, perché ci saranno anche maggiori investimenti esteri che andranno a radicarsi in Russia, proprio perché l’apertura dei mercati facilita anche il radicamento degli investimenti esteri.

    D. – Che cosa significherà invece per gli altri Paesi del Wto?

    R. – Per quanto riguarda le esportazioni degli altri Paesi - in particolare di quelli sviluppati - verso la Russia, ci saranno dei benefici e tuttavia questi benefici non saranno di grandissime dimensioni per due ragioni: uno perché la popolazione russa non è grandissima, circa 140 milioni di persone, e ancor di più perché la distribuzione del reddito e della ricchezza all’interno della Russia è molto diseguale e ci sono dei ceti ancora in condizione di indigenza se non addirittura di povertà. Queste persone non potranno certamente aumentare la loro domanda di prodotti cosiddetti occidentali. Il vantaggio maggiore che ne deriverà invece ai Paesi occidentali sviluppati è una maggiore facilità nel realizzare investimenti, soprattutto nel settore dell’estrazione delle materie prime e delle risorse energetiche: aspetti che, indubbiamente, hanno grandi valenze per i Paesi occidentali.

    D. – Il prossimo membro a pieno titolo del Wto sarà la Cina? Sappiamo che bussa da tempo, ma ci sono difficoltà e anche implicazioni politiche…

    R. – La Cina, formalmente, è entrata nel Wto nel 2001, e tuttavia il contenzioso tra Cina e gli altri Paesi del Wto continua perché alla Cina non è ancora stata riconosciuta la qualifica piena di economia di mercato. La ragione è che, appunto, l’economia cinese è un misto tra un sistema centralizzato e per molti aspetti collettivista, e da un altro lato una economia di mercato. La seconda ragione sta nei contenziosi sulla tematica delle esportazioni dei manufatti degli altri Paesi verso la Cina, che hanno sempre delle difficoltà, o casi di dumping da parte della Cina verso gli altri Paesi. [si indica con il termine dumping una procedura scorretta di vendita di un bene o di un servizio su di un mercato estero ad un prezzo inferiore rispetto quello del medesimo prodotto sul mercato di origine]. Inoltre, negli ultimi tempi c’è anche la questione delle cosiddette "terre rare" di cui la Cina è largamente dotata [terreni con minerali particolari] e che servono sia nell’elettronica, sia nella bionica sia in tante altre manifatture ad altissima specializzazione che i Paesi occidentali portano avanti e che quindi necessitano di queste "terre rare", che la Cina non intende più esportare o che intende esportare in misura molto limitata.

    D. – In piena crisi globale, tra voci di appello alla politica perché si riprenda un ruolo rispetto a finanza e mercati, abbiamo qualcosa da dire anche a proposito di questa Organizzazione mondiale del commercio?

    R. – Tutto sommato, ha funzionato abbastanza bene. Naturalmente, di tanto in tanto emergono critiche molto marcate perché Paesi in via di sviluppo ed emergenti accusano – e in parte credo giustamente – i Paesi sviluppati di porre in essere dei protezionismi più o meno occulti, soprattutto con riferimento ai prodotti agricoli. Poi, ci sono anche taluni Paesi emergenti che hanno già una buona votazione manifatturiera, si lamentano per il protezionismo dei Paesi sviluppati, in particolare degli Stati Uniti e dell’Europa, con riferimento ai prodotti manifatturieri.

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    Confartigianato, Guerrini: per rilanciare il Paese si abbassino i costi della burocrazia

    ◊   Il governo sta lavorando ad una defiscalizzazione per le nuove infrastrutture non sostenibili, sotto un profilo finanziario, con l'attuale gravame di Iva. Lo ha detto il vice ministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia al Meeting di Rimini. E si attendono novità anche dal nuovo pacchetto per lo sviluppo previsto per settembre. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini:

    R. – Servono opportuni decreti, perché la fase dei contributi "a pioggia" è definitivamente finita. Si apre un’interessante fase di opportunità, che dovrebbe consentire a chi ha ancora voglia di investire in questo Paese di poterlo fare, riducendo i costi della burocrazia, attraverso, quindi, iniziative che semplifichino; e a chi ha voglia di investire nelle famiglie, attraverso ristrutturazioni, attraverso investimenti per la famiglia e la casa, di poterlo fare con oneri più bassi rispetto a quelli che abbiamo pagato fino adesso.

    D. – Sul cuneo fiscale, però, mi sembra che ogni speranza sia persa, perché il governo già l’ha detto: non ci sono i soldi per abbassare le tasse...

    R. – Si possono però trovare tante altre forme di riduzione di pressione fiscale, attraverso le migliaia di adempimenti che gravano su famiglie e imprese e che possono essere rimosse. Noi confidiamo nel decreto sulle “start up”, che dovrebbe avere la luce nelle prime settimane di settembre, dove sono contenute tante cose positive per chi abbia voglia e desiderio di intraprendere un’impresa in un Paese, il nostro, che ha il record di imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni.

    D. – In questo momento di crisi economica, lei vede un ruolo fondamentale per i cattolici impegnati in politica e nel sociale? Insomma, serve una nuova offerta politica, secondo lei?

    R. – Io credo che serva soprattutto il rinnovamento della classe dirigente di questo Paese, che da troppo tempo non è stata rinnovata a causa di meccanismi elettorali, che non ne hanno consentito il ricambio. E credo, come in tutti i momenti difficili di questo Paese, che il ruolo dei cattolici sia determinante per passare da una politica, che è stata caratterizzata in questi ultimi decenni dall’opportunismo e dall’appartenenza, a una politica che vada nella direzione del bene comune.
    D. – Dunque mi sembra continuando anche l’opera di risanamento di Monti. Ma sempre con l’attuale premier come punto di riferimento...

    R. – Spetta al diretto interessato dare disponibilità di prospettiva, che, devo dire, fino adesso non ha dato. A me sembra di poter dare un giudizio positivo dell’operato del governo Monti e se verranno attuati questi importanti decreti lo sarà ancora di più. Credo che potrà lasciare il segno per un’esperienza politica di prospettiva futura, alla quale si potranno anche collegare tante parti del nostro Paese, che hanno interessi economici e sociali e che hanno una cultura fondata sulla Dottrina sociale della Chiesa e un’appartenenza cattolica.

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    Un'altra effrazione al centro di don Puglisi: "Un'intimidazione, ma non molliamo"

    ◊   ‘Nessuno fermerà il nostro lavoro.’ Sono determinati, al Centro di accoglienza "Padre Nostro", che sorge nel quartiere palermitano di Brancaccio e che è stato fondato 19 anni fa da don Pino Puglisi. I volontari, che oggi continuano il lavoro del sacerdote ucciso dalla mafia nel ’93, futuro Beato, non intendono cedere alle minacce che ieri si sono concretizzate nell’ennesimo furto, questa volta al centro polivalente sportivo, dove sono state divelte le persiane esterne e gli infissi in alluminio. Francesca Sabatinelli ha intervistato il presidente del Centro di Accoglienza, Maurizio Artale:

    R. – Il Centro polivalente sportivo è la concretizzazione del sogno di Puglisi: voleva creare uno spazio ludico per i bambini di Brancaccio. Abbiamo impiegato 18 anni per farlo. Finalmente, ci siamo riusciti. Quattro giorni prima dell’inaugurazione (lo scorso maggio - ndr) rubano i cavi dell’impianto elettrico. Quello è stato il primo messaggio, della serie: “Voi siete a Brancaccio? E noi ci siamo, pure”. Abbiamo ripristinato tutto e abbiamo fatto l’inaugurazione. Subito dopo, sempre i "soliti ignoti" entrano dentro e svaligiano tutta l’attrezzatura nuova. L’ultima cosa che ci hanno fatto è stata appunto portare via, ieri, gli infissi. Ma, a questo punto, io mi chiedo: c’è così tanta intelligence per sgominare persone come Riina, Provenzano, e non si riesce a prendere quattro ragazzetti? Allora, secondo me, non c’è la volontà perché si ritiene che siano ragazzate. Ma il danno peggiore è fare passare un messaggio ai ragazzi di Brancaccio, e cioè che quella continua a rimanere una zona franca. La mafia controlla il territorio, questi ragazzetti vengono mandati al Centro Padre Nostro a fare queste cose perché nessuno, a Brancaccio, si può permettere di compiere un reato senza il beneplacito di chi comanda la zona.

    D. – Quindi, lei esclude categoricamente che possa trattarsi di semplice furto, e ci legge dietro, senza equivoci, il messaggio mafioso?

    R. – Assolutamente sì. Non ci può essere ombra di dubbio. Io mi chiedo ancora oggi: ci sono state circa 80 denunce per atti di vandalismo, per furto, per minacce di morte, e in 19 anni non ne hanno mai preso uno... Ciò è proprio prendere sottogamba la problematica. E allora io mi chiedo ancora: ma ci deve scappare per forza il morto?

    D. – Chi di voi ha ricevuto minacce di morte?

    R. – Io. Nel 2007, ho ricevuto una telefonata nella quale mi hanno detto: “Se continui ad andare al Centro Padre Nostro ti spariamo in bocca”. Ma noi vogliamo o no dimostrare a Brancaccio che, dopo l’uccisione di Puglisi, ci siamo messi di buona lena a prendere anche il piccolo malavitoso? Dobbiamo fare capire che a Brancaccio è cambiata la musica, è cambiata la legge. Non c’è più la mafia, c’è lo Stato che governa.

    D. – Ma questo è un desiderio o siete riusciti a far sì che il messaggio passasse?

    R. – No, questo ancora non è passato. Se ancora c’è gente che dorme sui balconi, a Brancaccio, e che non fa una chiamata pur vedendo chi, la notte, smonta le finestre e se le porta via, vuol dire che il messaggio non è passato. Vuol dire che non è passato nemmeno il bell’atto che ha fatto la Chiesa nella proclamazione di Beatificazione. Vuol dire che ancora Brancaccio, come Palermo, non si merita un Beato come Puglisi…

    D. – Il messaggio di don Puglisi non ha tempo, il messaggio di don Puglisi ha avuto e ha tuttora una forza incredibile. Ma perché lei, nonostante le minacce, nonostante il rischio, sta continuando?

    R. – Puglisi almeno una cosa ce l’ha lasciata, cioè quel “se ognuno fa qualcosa”. La mattina tu ti svegli e devi dare un senso alla tua vita. O ti metti in coda con tutti gli altri e fai finta che attorno a te non succede niente, oppure c’è uno che ti ha svegliato la coscienza, come padre Puglisi, e che ti dice: “Senti, non sta bene che tu faccia 365 comunioni l’anno, che frequenti le aule liturgiche e preghi, se poi nella tua vita quotidiana non ti comporti da buon cristiano”. Ecco, questo è il messaggio che ci lascia don Puglisi. E tutti i giorni io continuo ad andare a Brancaccio.

    D. – Chi sono i bambini che vengono da voi al Centro?

    R. – Quelli che noi abbiamo intercettato sono i bambini indignati per quello che è successo ieri, sono i bambini che fanno i campi scuola. A Brancaccio ci sono bambini che a 15 anni già sono papà e mamme. La prima cosa che pensano di fare è portarli al Centro Padre Nostro, e che dicono: “Io sono cresciuto al Centro e pure mio figlio deve crescere al Centro”. Ma i loro nonni, i loro padri, purtroppo, non sono così.

    D. – Sieti stanchi? Volete mollare?

    R. – No! A mollare non ci pensiamo neanche. Però, è pur vero che dobbiamo mettere un punto a questa storia. Non mi stanca il fatto che mi rubino le cose, mi stanca che gli organi preposti non diano e non facciano la loro parte: prendere queste persone e punirle. Poi, se è necessario mandarle al Centro Padre Nostro per il recupero, ce li pigliamo. Noi non vogliamo siano presi, arrestati e fatti marcire in galera, vogliamo parlare con loro.

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    Meeting Rimini, si parla di Europa. Successo di pubblico ieri per il cardinale Rouco Varela sull'eredità di Ratisbona

    ◊   Grande successo di pubblico ieri, al Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini, per l’intervento del cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, che ha parlato dell’eredità del discorso di Ratisbona del Benedetto XVI. Oggi, l’attenzione puntata sulla situazione del Vecchio continente, come riferisce da Rimini il nostro inviato, Federico Piana:

    Qui al Meeting, al centro di questa nuova giornata di lavori, c’è il futuro del destino europeo. Due le conferenze alle quali hanno preso parte, questa mattina, ospiti internazionali come Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Europea. Ieri, successo straordinario per il seguitissimo incontro sull’attualità del discorso di Ratisbona di Benedetto XVI al quale ha preso parte l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Accompagnato dalle riflessioni di esperti teologi e canonisti, il porporato spagnolo ha più volte sottolineato l’importanza di valorizzare questo profondo messaggio senza dimenticarlo o sottodimensionarlo. Perché il discorso di Ratisbona rimane ancora esemplarmente attuale? L'opinione di Andrea Bettetini, docente di Diritto ecclesiastico all’Università degli studi di Catania:

    “L’attualità è che l’uomo con la sua stessa ragione può non soltanto conoscere Dio ma, anzi, se Dio si facesse conoscere in modo irrazionale non sarebbe Dio. Quindi, in un certo senso, la profondità è che non soltanto la ragione dell’uomo è la via per conoscere Dio, ma Dio vuole farsi conoscere attraverso la nostra ragione”.

    Altro appuntamento importante di ieri è stato quello con uno dei più insigni teologi spagnoli, Javer Prades Lopez, che si è cimentato sull’approfondimento del rapporto tra uomo e infinito, il tema portante della kermesse ciellina. Un altro incontro di successo.

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    Seminario di Erice. Prof. Zichichi: più cultura scientifica per sfide del 21.mo secolo

    ◊   È in corso ad Erice dal 19 al 25 agosto la 45.ma edizione dei Seminari internazionali sulle emergenze planetarie, organizzati dalla Federazione Mondiale degli Scienziati e dal Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana”. Il tema dell’incontro di quest’anno è “Il ruolo della scienza nel terzo millennio”. Una sfida di cui ha parlato il prof. Antonino Zichichi, fondatore del Centro "Ettore Majorana", al microfono di Marco Guerra:

    R. – Le emergenze planetarie non sono due o tre, sono 71. I nostri temi sono la proiezione attuale delle cose che bisognerebbe studiare a fondo per risolverle. Noi siamo divoratori di energia, ma a che livello mangiare energia è sostenibile? Un altro problema è la produzione di cibo a livello globale: bisogna che si capisca qual è il livello energetico al quale noi possiamo arrivare per produrre globalmente abbastanza cibo per i sette miliardi di esseri viventi, che popolano questa "navicella spaziale" che gira attorno al Sole. Un altro problema, per esempio, è la dinamica delle foreste: noi non possiamo ignorare che se non ci fossero foreste noi non sopravvivremmo. Un altro problema è l’inquinamento dell’acqua e l’invecchiamento della razza umana: questa forma di materia vivente alla quale apparteniamo è destinata a vivere molto più a lungo, ponendo problemi di cui la comunità scientifica si deve occupare. Un altro tema trattato è quello della sicurezza nell’informazione. Tutte queste cose non fanno parte della cultura del nostro tempo, che è detta moderna, ma in verità è prearistotelica. Ecco, l’importanza che la scienza entri nella cultura del terzo millennio: oggi noi viviamo come se nessuno sapesse quali sono le leggi fondamentali che reggono il mondo.

    D. – Quindi, la scienza ha il compito di sensibilizzare la politica e la società civile sulle vere emergenze da affrontare?

    R. - Le faccio un esempio: tutti sono terrorizzati dall’anidride carbonica, ma se non ci fosse anidride carbonica nell’aria, noi non potremmo avere le piante. Senza l’effetto-serra è molto difficile pensare che potrebbe esistere la vita in questo satellite del Sole. Come si spiega allora che tutti sono terrorizzati da questi due effetti: l’anidride carbonica e l’effetto-serra? Quanto incide su questo l’attività umana? Ecco il problema chiave. Nella peggiore delle ipotesi, incide per il 5%. Il 95%è, infatti, dovuto alla natura non all’uomo. Quindi, attenzione: quando parliamo di emergenza planetaria, dobbiamo occuparci delle vere emergenze, che sono 71, e non sono né l’effetto serra e né l’anidride carbonica, due effetti su cui i governi di tutto il mondo sono decisi ad intervenire, spendendo miliardi di dollari, invece di spenderli nelle 71 emergenze planetarie reali, di cui dovremmo cercare di superare gli effetti.

    D. - Nelle sessioni di questa edizione, sono più volte riproposte le tematiche del terrorismo e della sicurezza, legate alle tecnologie moderne. Emerge, dunque, sempre di più, l’esigenza sociale di mettere sotto controllo tutti i risvolti delle applicazioni tecnologiche a cui porta la scienza...

    R. – Le applicazioni tecnologiche non sono più scienza, come insegna Giovanni Paolo II, le applicazioni tecnologiche pro o contro l’uomo, pro o contro la vita, pro o contro l’abilità umana, sono un fatto culturale. Le tecnologie, e quindi le applicazioni tecnologiche della scienza, sono strumenti di potere, quindi pro o contro. Ma il pro e il contro non nasce dalla scienza, come dimostra il fatto che la comunità scientifica mondiale ha sempre proposto soluzioni, per superare quello che sono oggi le esigenze planetarie.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il cardinale Monsengwo: contrastare la balcanizzazione del Congo

    ◊   Mobilitarsi per contrastare la balcanizzazione della Repubblica democratica del Congo e difendere il Paese: è l’esortazione che il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha rivolto ai giovani congolesi incontrati in questi giorni a Kimwenza. Oltre 6mila i ragazzi cattolici presenti, provenienti da 40 parrocchie dell’arcidiocesi ed accompagnati dai loro parroci. Nel suo discorso, il porporato ha invitato i giovani a riflettere anche su “l’identità cristiana, poiché bisogna sempre ed ovunque mostrare che si è cristiani cattolici”. Tra gli altri temi affrontati dal cardinale Monsengwo anche il rispetto del Creato, la diversità dei riti nella Chiesa e la conoscenza del catechismo. L’incontro dell’arcivescovo di Kinshasa con i giovani rientra nell’ambito di una visita pastorale che il porporato sta compiendo nell’arcidiocesi. L’iniziativa segue la “marcia della speranza” per dire no alla balcanizzazione del Paese organizzata il primo agosto dalla Conferenza episcopale locale, per rispondere al conflitto in corso nel Nord Kivu con i ribelli indipendentisti del movimento “M23”. La Chiesa congolese ha avvitato anche una raccolta fondi per tutte le diocesi più colpite dalla guerra, mentre il presidente dei vescovi, mons. Nicolas Djomo, insieme ai presuli delegati, si recherà in visita pastorale nelle province ecclesiastiche al centro degli scontri per portare solidarietà. (A cura di Isabella Piro)

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    Somalia, riunito il nuovo parlamento. Mons. Bertin: “Momento decisivo”

    ◊   Il 20 agosto si è riunito per la prima volta il nuovo parlamento federale somalo. Mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, ha commentato l’evento dichiarando: “In questi 21 anni mi sembra che questo sia il momento migliore per la rinascita dello Stato somalo. Di sicuro siamo di fronte a una fase cruciale della storia somala. Speriamo che si riesca ad andare avanti senza grossi intoppi lungo il percorso intrapreso. Naturalmente – conclude il presule – occorre che la classe politica somala faccia il suo lavoro e che la comunità internazionale non pensi di aver finito il suo compito, perché i somali hanno ancora bisogno di un accompagnamento in una fase che, ripeto, sembra essere cruciale per il futuro della Somalia”. Come riportato dall’agenzia Fides, il parlamento si è riunito all’aeroporto di Mogadiscio, evento dall’importanza storica notevole visto che le precedenti Assemblee parlamentari, per motivi di sicurezza furono costrette a riunirsi all’estero; a Gibuti nel 2000 e in Kenya nel 2004. Questo aspetto testimonia il miglioramento delle condizioni di sicurezza del Paese, come dichiara Maria Grazia Krawczyk, responsabile della Caritas Somalia: “Parlando con i nostri partner somali si avverte una nuova speranza e una visione più positiva delle situazioni del Paese”. Il nuovo parlamento, composto da 275 membri designati da 135 capi tribali, è stato formato in base alla nuova Costituzione provvisoria approvata lo scorso primo agosto dai membri dell’Assemblea Nazionale Costituente. (L.P.)

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    Honduras. Contadini in rivolta contro governo e tribunali accusati di parzialità verso i latifondisti

    ◊   Cresce la tensione in Honduras. Ieri durante una manifestazione di contadini davanti alla Corte Suprema di Giustizia almeno sette persone sono rimaste ferite e 26 sono state arrestate dalla polizia. L’indifferenza del governo di Tegucigalpa e la parzialità dei tribunali, apparentemente troppo spesso dalla parte dei grandi proprietari terrieri nei contenziosi agrari sono le cause della rivolta che ieri ha infiammato le piazze della capitale honduregna. Contadini, provenienti soprattutto dal nord del Paese, si sono dati appuntamento davanti alla Corte Suprema di Giustizia, ma la manifestazione è finita nel caos quando la polizia ha iniziato a disperdere i campesinos, con l’uso di gas lacrimogeni. La coordinatrice del Comitato dei familiari dei detenuti e dei “desaparecidos” dell’Honduras, Bertha Oliva, ha riferito che tra gli arrestati vi sarebbe anche un avvocato difensore, portavoce del movimento, nonché un’attivista “dei diritti umani, colpita mentre prestava i primi soccorsi ai contadini feriti”. Recentemente Amnesty International, nel suo Rapporto 2012, ha nuovamente acceso i riflettori sulle continue dispute sulla terra nella regione dell’Aguan, sugli sgomberi forzati che hanno lasciato senza tetto centinaia di famiglie di campesinos, e sull’impunità per le violazioni dei diritti umani da parte dei militari e della polizia, comprese quelle commesse durante il colpo di Stato del 2009. (A cura di Barbara Castelli)

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    Epidemia di colera in Sierra Leone. Dichiarata l’emergenza nazionale

    ◊   Il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, ha dichiarato l’emergenza nazionale a causa dell’epidemia di colera che continua a provocare morti in tutto il Paese. Il Ministero della sanità ha registrato già oltre 10 mila casi accertati e 176 decessi dall’inizio dell’anno. Come riportato dall’agenzia Misna, una delle zone più colpite è la capitale Freetown, che conta 63 vittime. Altre zone particolarmente colpite sono Port Loko, con 43 vittime, e Moyama, che ne ha registrate altre 35. A destare molta preoccupazione è il fatto che l’epidemia si sta diffondendo molto velocemente ed è arrivata a colpire anche zone prima dichiarate sicure. Sono circa otto i distretti, sui dodici in cui è suddiviso il Paese, a essere interessati. Quello del colera non è più un problema che riguarda solo la Sierra Leone. L’epidemia, infatti, si sta diffondendo anche alla vicina Guinea, in cui si contano tremila casi e 82 decessi, e, anche se in tono minore, in Mali e Niger. (L.P.)

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    Romania. Corte costituzionale annulla referendum di impeachment contro Basescu

    ◊   La Corte costituzionale della Romania ha invalidato il referendum per l’impeachment contro Traian Basescu e gli ha riconfermato tutti i poteri presidenziali. “Obbediremo al verdetto della Corte”, ha commentato Crin Antonescu, speaker del Senato, che espleta temporaneamente le funzioni di Capo dello Stato. Sei giudici su nove hanno dichiarato non valido il referendum confermativo per la destituzione di Basescu in cui non è stato superato il quorum. Il 29 luglio scorso, come si ricorderà, solo il 46% degli aventi diritto ha partecipato al voto. Nelle settimane passate il premier Ponta aveva segnalato che le liste elettorali contano due milioni di elettori in più di quelli reali. Secondo gli specialisti sarà difficile che ora Ponta e Basescu possano collaborare. Ed in Romania si rischia la prosecuzione dello scontro istituzionale. Elezioni parlamentari sono previste verso la fine dell’anno, mentre quelle presidenziali soltanto nel 2014. (A cura di Giuseppe D'Amato)

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    L’arcivescovo di Port of Spain per il 50.mo di indipendenza: sia occasione per sanare il Paese

    ◊   Aiutare il Paese a liberarsi dai mali che lo affliggono a cominciare dalla corruzione e dalla violenza. È l’appello lanciato ai leader e ai cittadini di Trinidad e Tobago da mons. Joseph Harris, arcivescovo della capitale Port of Spain, in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza del Paese conquistata nel 1962. Rivolgendosi domenica a migliaia di fedeli convenuti nella città di Couva per una Messa speciale dedicata alla ricorrenza, il presule non ha risparmiato accenti critici all’attuale situazione socio-politica del Paese. “Ci piace chiamarci ‘popolo arcobaleno’, ma permettetemi di dire, on tutto il rispetto, che siamo ben lontani da questa realtà: al massimo si tratta di una aspirazione che si concretizzerà solo se faremo i passi necessari per realizzarla”, ha detto l’arcivescovo nell’omelia, ripresa dal quotidiano locale Newsday, rimproverando di superficialità chi parla di un “anno giubilare” per Trinidad e Tobago. “Nell’Antico Testamento – ha ricordato - l’anno giubilare era un’occasione di cambiamento nelle relazioni umane e il cambiamento veniva dal perdono, dalla remissione dei debiti e dalla restituzione delle terre ancestrali che erano un segno visibile della grazia interiore che porta il giubileo”. In questo senso, secondo mons. Harris, il Paese ha poco di cui giubilare a 50 anni dall’indipendenza: “Molti vedono la cattiveria che segna il nostro tempo: le stragi, la violenza insensata, l’umiliazione e l’abuso di donne e bambini, una corruzione incontrollata nel settore finanziario. Da questa cattiveria – ha ammonito - non ci si redime a parole, cosa che noi cittadini di Trinidad facciamo spesso e volentieri, ma con le nostre vite, il nostro modo di essere e di educare i nostri figli. Non ci può essere cambiamento finché non cambiamo noi”. Mons. Harris si è rivolto infine ai leader politici presenti alla cerimonia, esortandoli ad un “amore appassionato per il loro Paese”, fondato sulla verità sul modello del Beato Giovanni Paolo II e del compianto arcivescovo Anthony Pantin, scomparso nel 2000. Colonia britannica fino al 1962, Trinidad e Tobago è diventata una Repubblica nel 1976. I cattolici rappresentano circa un terzo della popolazione, composta in maggioranza dai discendenti degli schiavi africani (39% circa) e dai discendenti degli immigrati indiani (38% circa). L’induismo è la seconda religione, seguita da altre denominazioni cristiane e dai musulmani. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Senegal. Appello del cardinale Sarr per la costruzione del Santuario di San Paolo a Grand-Yoff

    ◊   Una nuova Chiesa, un complesso scolastico, un centro polivalente di formazione e un asilo nido: si presenta così il progetto del Santuario di San Paolo a Grand-Yoff, alla periferia di Dakar, in Senegal. Una costruzione dal valore complessivo di 2,6 miliardi in valuta locale e per sostenere il quale l’arcidiocesi della città ha già chiesto un prestito bancario di 300milioni. Per questo, l’arcivescovo di Dakar, cardinale Théodore Adrien Sarr, ha lanciato nei giorni scorsi un appello alle associazioni professionali cattoliche e a tutte le persone di buona volontà affinché contribuiscano alla realizzazione del progetto. “Il lavoro è immenso – ha detto il porporato – ed ogni cattolico lo deve sostenere, dando il suo contributo”. “Il cantiere va avanti – ha continuato il cardinale Sarr – e mi appello alla generosità dei cattolici”, che in tutta l’arcidiocesi sfiorano i 380mila. Pensata per accogliere più di 10mila fedeli, la nuova Chiesa ha visto la posa della prima pietra nel 2003. Attualmente, ha spiegato il parroco, padre Alphonse Seck, “l’edificio principale è quasi terminato e si procede al completamento del parcheggio sotterraneo con 85 posti-auto”: “Siamo nella fase di costruzione delle fondamenta, che è la più cara – ha continuato padre Seck – ed è per questo che abbiamo bisogno di donazioni”. Infine, il cardinale Sarr ha annunciato che a novembre si terrà una “Giornata a porte aperte” così che i fedeli potranno vedere dal vivo i lavori e porre domande sullo sviluppo del cantiere. (I.P.)

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    Forum internazionale dell'Azione cattolica in Romania

    ◊   Si svolge da oggi fino al 26 agosto a Iasi, in Romania, la sesta Assemblea ordinaria del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac). Il tema scelto per l’appuntamento è “Laici di Azione cattolica: corresponsabilità ecclesiale e sociale”. La Romania è un Paese fondatore del Fiac e ciò ha motivato la scelta della sede dell’Assemblea mondiale. Gli obiettivi dell’Assemblea 2012 sono l’incontro tra le Ac del mondo, momento di fraternità e di amicizia, l’occasione per condividere una riflessione comune sulla Chiesa e sul mondo, come anche sull’identità dell’Ac, l’incontro a livello continentale tra i Paesi presenti, la verifica del lavoro del segretariato 2008-2012, le proposte per la programmazione del segretariato 2012-2016. Gli obiettivi riguardanti più strettamente il Paese che ospita l’Assemblea sono l’incontro con la Chiesa cattolica e la realtà ecumenica, sociale e culturale della Romania, la conoscenza dell’Azione cattolica della Romania da parte di tutte le Ac, il favorire la partecipazione da Paesi vicini, guardando a Est, l’incoraggiamento della costituzione dell’Ac nelle diocesi della Romania dove non è ancora presente, l’intensificazione del lavoro continentale Europa-Mediterraneo, con speciale attenzione all’Europa dell’Est.

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    Cina: migliaia di fedeli al Congresso Eucaristico di Feng Xiang

    ◊   Migliaia di fedeli della diocesi di Feng Xiang, della provincia di Shaan Xi, Cina, hanno preso parte al Congresso Eucaristico diocesano, insieme con 35 sacerdoti, molti Francescani e numerose suore di diverse Congregazioni. Il Congresso ha rappresentato un evento molto importante, che ha vissuto momenti particolarmente toccanti, come la lunga adorazione eucaristica, la recita del rosario con intenzioni di preghiera per la diocesi, per la Chiesa universale e la Chiesa in Cina, e la processione che si è fermata in alcuni punti in cui erano stati eretti degli altari temporanei. La diocesi, come riporta l’agenzia Fides, nasce come missione francescana e oggi conta circa 30 parrocchie, 20 mila fedeli, 38 sacerdoti, 60 religiose appartenenti a tre Congregazioni differenti - le Francescane Missionarie di Maria, le Suore del Sacro Cuore e le Piccole Sorelle di Santa Teresa - oltre a due Santuari mariani, varie cliniche e orfanotrofi. (L.P.)

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    Ad ottobre a Roma la Giornata dei volontari di Terra Santa

    ◊   “Cristiani e Primavera araba. Quali prospettive per il futuro?”: sarà questo il tema della Giornata dei volontari di Terra Santa, in programma a Roma per sabato 20 ottobre, presso l’Auditorium Antonianum. In particolare, informa una nota, si cercherà di comprendere “alla luce degli eventi del 2011-2012, che futuro potrà avere la comunità cristiana in Medio Oriente, quali sono le preoccupazioni dei vescovi e quali le difficoltà e le speranze dei fedeli”. L’incontro, giunto alla quinta edizione, prevede la presenza di padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ed è riservato alle associazioni e ai volontari che operano nella regione. In programma anche l’ascolto di testimonianze dirette di cristiani che vivono in quelle zone. “Si tratta – continua la nota - di un momento importante di formazione, scambio, conoscenza reciproca. Associazioni e volontari potranno presentare le proprie attività e iniziative, fare proposte e porre domande. La Custodia coglie anche l'occasione di ringraziare coloro che si danno da fare per i cristiani del Medio Oriente”. (I.P.)

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    A Taiwan, l’impegno delle Suore del Buon Pastore per l'integrazione sociale

    ◊   Da qualche anno a Taiwan si registra un aumento dei matrimoni tra uomini taiwanesi e giovani donne immigrate, soprattutto provenienti da Vietnam, Indonesia, Thailandia e Cina continentale. Diventa quindi sempre più necessario riuscire a far conoscere ai ragazzi le diverse culture al fine di una piena integrazione. Un esempio, come riporta l’agenzia AsiaNews, è rappresentato dall’Ong “Good Sheperd Social Welfare Services”, legata alle Suore del Buon Pastore, che da quattro anni ha moltiplicato le attività estive sul territorio col solo scopo di permettere un’integrazione tra i nuovi immigrati e le famiglie residenti. Le attività sono divise in tre macrosettori: innanzitutto permettere ai ragazzi di fare i compiti scolastici assegnati per l’estate, poi accedere a lezioni di musica o esperienze di recita teatrale e infine, ma solo per i più grandi, la possibilità di fare servizio per gli anziani. In ogni luogo si contano circa trenta bambini da seguire, tra i quali molti casi di ragazzi che necessitano di particolare attenzione per problemi di sordità o incapacità di esprimersi. “Solo con l’amore si ottengono cose impossibili”, è lo slogan scelto dall’Ong per l’estate 2012, che rispecchia in pieno le fondamenta su cui si basano iniziative di questo tipo grazie alle quali molti bambini, nonostante situazioni difficili, riescono a sentirsi accettati e accolti. (L.P.)

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    Dal 6 settembre, le reliquie di Don Bosco in pellegrinaggio nelle Isole Mauritius

    ◊   Tre giorni intensi attendono i fedeli delle Isole Mauritius: dal 6 all’8 settembre, infatti, nel Paese sarà in pellegrinaggio l’urna contenente le reliquie di San Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia salesiana. I sacri resti, informa il sito web della diocesi di Port-Louis, arriveranno il 6 settembre, alle ore 17.00, all’aeroporto di Plaisance; quindi saranno trasportati presso la parrocchia di San Francesco Saverio, a Port-Louis dove, dalle 19.00 alle 23.00, si terrà una veglia di preghiera. Il giorno seguente le reliquie saranno esposte alla venerazione dei fedeli nella parrocchia di Sant’Elena a Curepipe dove, alle 18.00, verrà celebrata una Messa solenne. Infine, l’8 settembre la sacra urna lascerà le Mauritius. Pensato in preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco, che ricorrerà nel 2015, il pellegrinaggio delle reliquie di del fondatore della Famiglia salesiana è iniziato nell’aprile del 2009 e si concluderà il 31 gennaio 2014, dopo aver attraversato tutti e cinque i continenti, nelle nazioni in cui operano i salesiani. Le celebrazioni del bicentenario si apriranno poi ufficialmente il 16 agosto 2014, ricorrenza della nascita di Don Bosco, presso la Basilica di Colle Don Bosco, in Piemonte. Tra gli eventi in programma: un congresso storico internazionale che avrà luogo a Roma dal 19 al 23 novembre 2014; un convegno pedagogico internazionale, in programma sempre a Roma dal 19 al 21 marzo 2015; un incontro dei vescovi salesiani che sarà ospitato dalla diocesi di Torino tra il 21 ed il 25 maggio 2015, seguito, dal 6 al 9 agosto, da un congresso internazionale di Maria Ausiliatrice. Spazio anche ai giovani, ‘cuore’ della pedagogia di Don Bosco: a loro è riservato l’evento del Movimento giovanile salesiano in programma a Torino dall’11 al 15 agosto 2015. Il giorno seguente, infine, a Colle Don Bosco, si chiuderanno ufficialmente le celebrazioni del bicentenario. (I.P.)

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    Pellegrinaggio dei giovani della diocesi di Roma a Lourdes, anticipazione della Gmg

    ◊   Il consueto appuntamento dal 27 al 31 agosto sui luoghi di Bernadette, guidato dal cardinale vicario Agostino Vallini e organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi, vedrà quest’anno una consistente partecipazione di giovani della diocesi. Lo riferisce un comunicato del Vicariato. “La cinquantacinquesima edizione del pellegrinaggio diocesano di Roma a Lourdes, che solitamente si accompagna al pellegrinaggio nazionale, assume quest’anno una connotazione tutta particolare per la presenza di centinaia di giovani romani che, grazie alla collaborazione fra Opera romana pellegrinaggi e Servizio diocesano per la pastorale giovanile, compiranno il pellegrinaggio nei luoghi dove la Vergine Maria è apparsa a Santa Bernadette”. Durante questo cammino spirituale il cardinale incontrerà i fedeli delle parrocchie romane. Il tema del pellegrinaggio sarà quello scelto dal Santuario di Lourdes per il 2012, “Pregare il Rosario con Bernadette”. Il Rosario completa il tema triennale dedicato alla preghiera: dopo “Il segno della croce” nel 2010 e il “Padre Nostro” nel 2011, ora la preghiera mariana per eccellenza. I giovani, che giungeranno a Lourdes in treno il 27 agosto e che alloggeranno al “Villaggio dei Giovani”, vivranno un particolare percorso spirituale pregando e meditando sul tema “Il sì della giovane Maria, il sì della giovane Bernadette, il sì del giovane di oggi”. Come nella Giornata mondiale della gioventù, i ragazzi romani vivranno catechesi e meditazioni, pregheranno da soli e in gruppo e parteciperanno a tutte le celebrazioni proprie del pellegrinaggio a Lourdes: la fiaccolata, la processione eucaristica con la benedizione degli ammalati, la Messa Internazionale e la Messa presso la Grotta delle Apparizioni.

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    L’organizzazione ecumenica “More than Gold” invita a celebrare una ‘Domenica paralimpica’

    ◊   Una “Domenica paralimpica” da celebrare il 2 o il 9 settembre: è l’iniziativa proposta dall’organizzazione ecumenica “More than Gold” in occasione della 14.ma edizione delle Paralimpiadi - i giochi olimpici riservati ad atleti disabili - in programma a Londra dal 29 agosto al 9 settembre. “I Giochi paralimpici – si legge in una nota – offrono alle Chiese l’ideale opportunità di celebrare il contributo offerto dalle persone disabili e rinnovare l’impegno ad essere inclusive ed accoglienti”. Il programma della ‘Domenica paralimpica’ è libero, ogni Chiesa può strutturarlo secondo le proprie esigenze; tuttavia, “More than Gold” dà alcuni suggerimenti utili: invitare atleti disabili; incoraggiare le persone affette da handicap a prendere parte alle cerimonie religiose; rendere agevole l’accesso agli edifici di culto; riflettere su passi biblici che facciano riferimento all’importanza dell’inclusione, come Luca 14, in cui Gesù esorta i discepoli ad invitare al banchetto i poveri ed i malati, o Luca 5, 17-26, in cui si narra la guarigione del paralitico. “Tali riferimenti biblici – spiega l’organizzazione ecumenica – possono aiutare le Chiese a riflettere sul modo in cui portare i fedeli a relazionarsi con Cristo”. Inoltre, si legge ancora nella nota, “non bisogna aver paura di affrontare temi come la giustizia e la disabilità”. Anzi: considerato che “secondo l’Organizzazione mondiale della sanità più di un miliardo di persone al mondo ha una qualche forma di disabilità” e che “se si riunissero tutte in una nazione, formerebbero il terzo Paese sulla Terra in ordine di grandezza”, l’organizzazione ecumenica ribadisce l’importanza di promuovere “una campagna di sensibilizzazione per esortare il governo britannico a migliorare l’inclusione dei disabili nei piani di aiuto ai Paesi più poveri del mondo”. E ancora: si suggerisce alle Chiese di prendere contatti con i Paesi presenti alle Paralimpiadi, in particolare con quelli in cui il numero di disabili è molto alto, così da comprendere meglio i bisogni degli atleti iscritti ai Giochi. Infine, “More than Gold” aderisce alla staffetta della torcia paralimpica, iniziativa non ufficiale del Locog, il Comitato londinese per l’organizzazione dei giochi olimpici. Dal 24 al 27 agosto, la torcia paralimpica verrà accesa nelle città di Londra, Belfast, Edimburgo e Cardiff. Le quattro fiamme verranno poi riunite a formare il braciere olimpico il 29 agosto, durante la cerimonia di apertura della 14.ma edizione delle Paralimpiadi. (I.P.)

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    Copia della Bibbia di Gutenberg al Museo di Czestochowa dedicato a Papa Wojtyla

    ◊   Il "Museo delle Monete e Medaglie" dedicato a Giovanni Paolo II è stato inaugurato l’11 agosto del 2011. Al suo interno, si possono ammirare oltre seimila medaglie e monete raffiguranti il Pontefice polacco. Ora, la collezione si è arricchita di una copia della Bibbia Gutenberg di Pelplin. Il tomo, stampato negli anni 1452-1455, è uno dei 19 esemplari sopravvissuti fino ai giorni nostri. A un anno dall'epertura, il fondatore e direttore del Museo, Krzysztof Witkowski, ha detto di essere "lieto" del fatto che la collezione conservi ora "una così speciale copia della Bibbia". "La stampa che si trova nella nostra collezione – afferma ancora Witkowski – è diversa da qualsiasi altra copia fatta in precedenza. Ristampe e copie che sembravano nuove sono state fatte da francesi e tedeschi. La copia a nostra disposizione è tutta originale: stampa in rilievo, macchie di umidità e persino il carattere del tempo. Una copia – sottolinea – che contiene tutte le tracce di sporco e ciò che viene lasciato dal passaggio del tempo. La copia nella nostra collezione è numerata con il numero 5”. Come ricorda l'agenzia Zenit, la prima copia della ristampa della Bibbia di Gutenberg fu donata proprio a Papa Giovanni Paolo II nel 2003. (L.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 235

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