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Sommario del 20/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Padre Lombardi: i preparativi per il viaggio del Papa in Libano proseguono senza incertezze
  • Memoria di San Bernardo. Il Papa: la verità nella carità, obiettivo di una sana discussione teologica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Finisce la missione Onu. I ribelli: catastrofe umanitaria a Herak
  • Crisi: inizia settimana di incontri sulla crisi greca. Berlino: no eurobond per Bce
  • Nuovo attacco contro una Chiesa in Nigeria. Mons. Kaigama: rischio guerra civile, cristiani passivi
  • Pakistan. Arrestata bimba cristiana down accusata di blasfemia. Suor Daniela: vogliono cacciare i cristiani
  • Tensione tra Cina e Giappone per la sovranità sulle isole Senkaku
  • Fine del Ramadan segnata da violenze nel Caucaso Russo
  • Aria rovente sull'Europa. Masullo: preoccupazione per la produzione di cereali
  • Immigrazione: la morte della giovane atleta Samia emblematica per il popolo somalo
  • Le migliori università del mondo restano negli Usa e Regno Unito, avanzano quelle asiatiche
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Irlanda. A settembre, Conferenza su comunione e corresponsabilità nella Chiesa
  • India. I vescovi del Kerala: la difesa del Creato è un dovere dettato dalla fede
  • Il vescovo di Ajaccio: matrimonio omosessuale distrugge fondamenta della società
  • Decisione storica in Myanmar: abolita la censura sui media
  • Vietnam: il conforto del vescovo di Kontum al lebbrosario cattolico di Dak Pnan
  • Rwanda: la Caritas in aiuto dei rifugiati congolesi
  • Afghanistan: visita a sorpresa del capo di Stato Maggiore Usa
  • Camerun: a settembre il secondo Congresso panafricano del laicato cattolico
  • Romania. A Iaşi la sesta plenaria del Forum Internazionale di Azione Cattolica
  • Figlie di Maria Ausiliatrice: a Hong Kong 140.mo anniversario della fondazione
  • Madre Rizzato nuova superiora generale delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore
  • Il Papa e la Santa Sede



    Padre Lombardi: i preparativi per il viaggio del Papa in Libano proseguono senza incertezze

    ◊   "La preparazione del viaggio del Papa in Libano prosegue senza incertezze da parte del Vaticano": è quanto ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Benedetto XVI è atteso nel Paese dei Cedri dal 14 al 16 settembre prossimi. Durante la visita, il Papa firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. La precisazione, rilasciata all’Agenzia France Press, segue i timori espressi da varie fonti su una eventuale cancellazione del viaggio a causa delle ripercussioni della crisi siriana sulla situazione in Libano. "Un segno concreto – ha detto padre Lombardi - è che la papamobile è già partita verso Beirut".

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    Memoria di San Bernardo. Il Papa: la verità nella carità, obiettivo di una sana discussione teologica

    ◊   La teologia sia sempre alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione se non vuole trasformarsi in vano esercizio intellettuale: è quanto afferma Benedetto XVI parlando di San Bernardo di Chiaravalle, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Il Papa ha dedicato tre catechesi a questo Santo abate cistercense vissuto nel XII secolo. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il dibattito teologico nella Chiesa esiste da sempre. Nel XII secolo uno dei contrasti più accesi fu quello tra San Bernardo e Abelardo. San Bernardo – ricorda Benedetto XVI – era uno dei massimi esponenti della cosiddetta teologia del cuore che mirava a “promuovere l’esperienza viva e intima di Dio”:

    “Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo ... vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!” (Udienza generale, 21 ottobre 2009)

    Abelardo, da parte sua, tendeva a risolvere le questioni fondamentali su Dio con le sole forze della ragione, mettendo in discussione, talora, le stesse verità della fede:

    “San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità”. (Udienza generale, 21 ottobre 2009)

    Il Papa ricorda che quel confronto teologico si concluse con una piena riconciliazione tra i due. Abelardo riconobbe i suoi errori. Una vicenda – spiega Benedetto XVI – che mostra “l’utilità e la necessità di una sana discussione teologica”, tenendo fermo il punto di riferimento del Magistero:

    “In entrambi prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità”. (Udienza generale, 4 novembre 2009)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un evento che suscita speranze: all'Angelus il Papa ricorda la dichiarazione comune firmata, il 17 agosto a Varsavia, dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, e dal presidente della Conferenza episcopale polacca.

    Uno scandalo inesistente: in prima pagina, riguardo alle polemiche sollevate in Francia a proposito della preghiera per l'Assunta, Patrick Kéchichian sul dovere di spiegare la verità.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le violenze senza tregua in Siria.

    In cultura, un articolo di Isabella Farinelli dal titolo "E il giovane prete che costruiva meridiane divenne Papa": appassionato di matematica e astronomia, Giuseppe Sarto realizzò vari orologi solari per i paesi delle campagne venete.

    La forza dell'invisibile: Cristian Martini Grimaldi sulle contraddizioni di un'epoca immersa nell'immateriale.

    Michela Beatrice Ferri sul francescano che salvò i manoscritti di Husserl: oltre quarantamila pagine manoscritte oggi consultabili grazie a padre Hermann Leo van Breda.

    Quel pesce tenuto per la coda: Fabrizio Bisconti su Tobia, Tobiolo e la simbologia sacramentale in un singolare affresco nella catacomba dei Giordani.

    Il filo rosso della Resurrezione: nell'informazione religiosa, a dieci anni dalla morte, Antonio Falcone ricorda Tommaso Federici, studioso di Bibbia e liturgia.

    Nell'informazione vaticana, il messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti alla XXXIII edizione del meeting per l'amicizia tra i popoli in corso a Rimini.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Finisce la missione Onu. I ribelli: catastrofe umanitaria a Herak

    ◊   All’indomani della conclusione della missione Onu in Siria, nel Paese imperversa ancora la violenza. Sarebbero una ventina le vittime di oggi, 170 solo ieri. I ribelli hanno parlato di catastrofe umanitaria a Herak, città nella provincia meridionale di Daraa, mentre il governo ha annunciato l’uccisione di due terroristi nella stessa zona. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    Della missione Onu in Siria resta soltanto un ufficio di collegamento a Damasco per supportare l’inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba Brahimi. Gli osservatori Onu hanno lasciato il Paese perché il loro mandato non è stato prolungato dopo l’accertata violazione da parte di ribelli e lealisti degli accordi internazionali che prevedevano la protezione dei civili. E ora il timore è per la sorte delle persone che sono a Herak, città da 3 mesi sotto assedio, e dove mancano cibo e medicinali: i ribelli parlano di una vera e propria catastrofe umanitaria. Sempre nella zona, il governo ha annunciato l’uccisione di due “pericolosi terroristi”. E intanto è polemica soprattutto in Inghilterra dopo la rivelazione di alcuni organi di stampa per i quali in Siria i servizi di intelligence britannici e tedeschi avrebbero cooperato con l’opposizione nel lanciare i più pesanti attacchi contro le forze militari del regime. Accuse arrivano oggi anche dalla Russia. Mosca sostiene che i ribelli stiano ricevendo armi di fabbricazione occidentale. Ieri il presidente Assad è tornato a mostrarsi in pubblico, in moschea per pregare per la fine del Ramadan. Era circondato dai suoi fedelissimi, ma non dal vice-presidente al-Shara, che molti ritengono abbia defezionato e che sarebbe agli arresti domiciliari. Ramadan sanguinoso, secondo gli insorti, 5mila vittime in soli 30 giorni.

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    Crisi: inizia settimana di incontri sulla crisi greca. Berlino: no eurobond per Bce

    ◊   La Banca centrale tedesca ribadisce il "no" all’acquisto di bond di Paesi "a rischio" da parte della Bce. Una soluzione del genere – sostiene – dovrebbe essere decisa solo a livello di governi e parlamenti, mentre la proposta è giunta dal presidente Bce, Draghi. In vista dell’incontro oggi a Berlino, tra il ministro degli Esteri tedesco e l’omologo greco, dalla capitale tedesca si ribadisce che non ci saranno nella sostanza ammorbidimenti degli accordi presi con Atene e si denuncia un impatto crescente della crisi anche sull’economia tedesca. Intanto, il premier italiano, Mario Monti, ha affermato che si intravede la fine della crisi. Ma la fine della crisi non può significare tornare al sistema che così funzionava fino a tre anni fa. Lo spiega l’economista Paolo Guerrieri, docente all’Università La Sapienza di Roma, nell’intervista di Fausta Speranza:

    R. – Saremo sicuramente in Europa in un territorio assai diverso, se usciamo dalla crisi. Avremo in qualche modo un’area monetaria con una politica economica e quindi con una politica, per esempio, di tipo fiscale a livello europeo, oltre naturalmente a ciò che rimarrà della sovranità dei singoli Paesi. Sarà, dunque, una cosa completamente diversa. Oppure, purtroppo, avremo qualcosa che nessuno auspica, e cioè una disintegrazione e quindi una tensione a livello europeo. Anche a livello mondiale, per uscire da questa fase di ristagno bisognerà in qualche modo trovare formule dove i grandi Paesi abbiano la capacità di concertare le loro politiche economiche. E’ infatti una sorta di "condanna" a cooperare quella prodotta dal sistema che si è andato configurando con l’ingresso di nuovi Paesi. L’ingresso è positivo perché significa che miliardi di persone potranno in qualche modo, anch’essi, usufruire di un relativo benessere. Ma in realtà, perché questo benessere poi sia realizzabile, ci vuole appunto questo nuovo approccio alla politica economica internazionale.

    D. – Mettiamo a fuoco la questione domanda-offerta. Che cosa c’è di sbilanciato?

    R. – C’è una domanda complessiva che langue e quindi ristagna in Europa, ristagna negli Stati Uniti e nell’economia mondiale. Una semplice operazione di creare moneta e di sostenere tutta questa domanda non è servita laddove è stata tentata e non servirebbe. Bisogna trovare dei nuovi motori di crescita. Per alimentare questa domanda, bisogna investire a questo punto risorse pubbliche e private, ma soprattutto trovare nuove aree di investimento, perché nell’area avanzata pensare di resuscitare un modello di puro consumismo è una pia illusione. Sono mercati saturi quelli avanzati e invece ci sono molte aree – pensiamo alla sanità, pensiamo alla mobilità, pensiamo alla ricerca – che avrebbero grandi capacità di offrire nuove opportunità di crescita. Gli investimenti, però, che servono oggi non vengono fatti né a livello pubblico né a livello privato, perché la domanda è bassa. Bisogna, dunque, rompere questo circolo vizioso.

    D. – Parliamo del braccio di ferro tra Germania-Grecia, che però non è bilaterale poiché coinvolge tutta l’Europa. In questi giorni, sembrano emergere sempre più "buchi" dai bilanci greci. La Germania chiede garanzie e la Grecia chiede tempo, perché non ce la fa. Che cosa dire di questa settimana che inizia e che passa per l’ennesima settimana cruciale?

    R. – E’ chiarissima una cosa: o l’area monetaria, l’area dell’euro, si rilancia nel suo insieme o anche l’uscita di un piccolo Paese come la Grecia ne può decretare e ne decreterà in qualche modo la sua estinzione. Il problema della Grecia non è il Paese in sé, ma è quello che rappresenta, perché se esce la Grecia comincerà una scommessa su chi sarà il prossimo e, a questo punto, nessuno dei Paesi, più o meno deboli, resisteranno. Il problema naturalmente della Grecia rappresenta la possibilità di dare a questo Paese il tempo per fare i dovuti aggiustamenti, che sono di grandissima rilevanza e anche difficilissimi. La Grecia ne ha fatti alcuni e non ne ha fatti altri, ma è chiaro che se non le si dà del tempo è come se la si condannasse a un sicuro fallimento e quindi all’uscita. Questo, però non avrebbe una conseguenza disastrosa solo per la Grecia, ma – ripeto – non c’è nessuna possibilità che l’area dell’euro sopravviva all’uscita anche di un solo e piccolo Paese. Quindi, è vitale trovare un accordo. Bisogna trovare un compromesso. Bisogna trovare, naturalmente, un compromesso, che significa aggiustamento in Grecia, ma anche un nuovo modo di considerare questi aggiustamenti. Ci vuole tempo e ci vogliono risorse, altrimenti non se ne farà niente.

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    Nuovo attacco contro una Chiesa in Nigeria. Mons. Kaigama: rischio guerra civile, cristiani passivi

    ◊   Nuove violenze in Nigeria. Un gruppo di uomini armati, probabilmente appartenenti alla setta integralista islamica dei Boko Haram, hanno attaccato nella notte a Damagun, nel Nord-Est del Paese, una chiesa cattolica, una scuola elementare e una stazione di polizia. Gli aggressori sono stati respinti dalle forze di sicurezza. Non ci sarebbero vittime. Un appello alla comunità internazionale perché aiuti la Nigeria ad uscire dal vortice delle violenze è stato lanciato, nell'ambito del Meeting di Rimini, dall’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana. Luca Collodi lo ha intervistato:

    R. – Nigeria is a Country of many blessings, but also many challenges. …
    La Nigeria è per molti versi un Paese benedetto da Dio, ma deve affrontare anche grandi sfide. Ora si trova a combattere questo gruppo fondamentalista, fanatico chiamato “Boko Haram” che causa tanta distruzione. Il suo scopo è attaccare rappresentanti del governo, agenti di sicurezza e perfino i cristiani. Vogliono islamizzare tutto il Paese e sostituire la Costituzione con la Sharìa, la legge coranica. Questa situazione ha provocato grandi tensioni, paura e sfiducia perché queste azioni sono perpetrate con grande violenza, con attentati e uccisioni. La gente è terrorizzata e tutto questo colpisce la Nazione e la Chiesa.

    D. – In Nigeria c’è un problema religioso o un problema politico?

    R. – There is no neat division between political problems and religious problems. …
    In realtà, non c’è una separazione netta tra i problemi di carattere politico e quelli di carattere religioso, perché sono legati tra loro. Per questo è sbagliato ridurre sempre ogni crisi che riguarda la Nigeria alla religione. Ci sono aspetti sociali, economici, politici e i problemi dei giovani che spesso fanno da detonatore alla crisi, e questi problemi alla fine, in qualche modo, diventano problemi tra cristiani e musulmani. Io continuo ad insistere sul fatto che è necessario distinguere le cose. Sì, è vero che ci sono interessi di carattere religioso, ma questi non sono responsabili per tutte le crisi! Certo, ci sono tensioni religiose in Nigeria, ma non siamo in una situazione di guerra tra cristiani e musulmani. Invece, Boko Haram è in guerra contro i cristiani, perché loro hanno giurato che uccideranno i cristiani in quanto infedeli: e questo è un fatto. Ma non si tratta dell’intera comunità islamica!

    D. – Che cosa pensa il popolo nigeriano di tutto questo?

    R. – They are very apprehensive; they would have wished that these problems …
    Le persone sono molto preoccupate: questa situazione avrebbe dovuto essere risolta già da molto tempo … Invece, per qualche strana ragione, il ciclo della violenza continua ad aumentare. Il governo sembra non sapere da dove cominciare; la polizia, anche se è presente in tutto il Paese, non sembra essere in grado di assicurare quella sicurezza che garantisca alla gente di condurre pacificamente la sua vita quotidiana. Per questo, se devo dirle la verità, c’è grande ansia; la gente teme che se questa situazione di conflitto continuerà, le conseguenze potrebbero essere disastrose: potrebbe sfociare apertamente in un terribile conflitto religioso se non addirittura in una guerra civile che finirebbe per opporre il Nord al Sud e il Sud al Nord. Se questo dovesse accadere in Nigeria, inevitabilmente andrebbero a risentirne le altre regioni dell’Africa Occidentale se non addirittura l’Africa intera. Per questo noi non vogliamo la guerra in Nigeria e per questo ancora chiediamo alla comunità internazionale di intervenire affinché possiamo risolvere i nostri problemi di sicurezza, per poter vivere felicemente e in pace.

    D. – Qual è la situazione dei cristiani in Africa? E’ una situazione difficile?

    R. – Certainly, there is a struggle for Christians to survive; remember, …
    Certo, per i cristiani oggi è una lotta sopravvivere; ricordiamo che un tempo l’Africa del Nord era sostanzialmente cristiana. Ora ci siamo accorti che i cristiani sono la minoranza e, se non facciamo qualcosa, questo accadrà ovunque. La comunità islamica è fortemente incentrata sulla sua religione e intende fare il possibile per promuovere e tutelare la sua fede, mentre i cristiani – in Africa come in Occidente – sembrano avere un atteggiamento indolente. A volte, siamo noi stessi i più severi critici della cristianità e della religione cristiana. Paesi che un tempo erano cristiani, oggi affermano di non avere nulla a che spartire con Cristo e di essere Nazioni di un’era post-cristiana. La fede islamica, invece, è in aumento e si diffonde: in Europa, in diversi Paesi; in Africa, nel mio villaggio d’origine non c’era neanche una moschea: ora c’è. Esiste questo fenomeno della diffusione dell’islam in opposizione alla passività dei cristiani nella pratica della fede.

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    Pakistan. Arrestata bimba cristiana down accusata di blasfemia. Suor Daniela: vogliono cacciare i cristiani

    ◊   Nella capitale pakistana, Islamabad, 300 famiglie sono in fuga dopo le violenze di sabato scorso quando una folla inferocita voleva dare alle fiamme una bambina di 11 anni, affetta dalla sindrome di down, accusata di blasfemia. E nel giorno delle celebrazioni del Eid al-Fitr, che chiudono il Ramadan, il presidente Asif Ali Zardari ha chiesto un rapporto dettagliato sulla vicenda. Il servizio di Massimiliano Menichetti.

    Il Pakistan musulmano festeggia oggi la fine del mese sacro del Ramadan dedicato al digiuno e alla preghiera, mentre circa 300 famiglie cristiane sono in fuga dalle violenze degli integralisti che nel fine settimana a Islamabad si sono scagliati contro una bambina cristiana con sindrome di down di 11 anni con l’accusa di blasfemia. La piccola sarebbe stata trovata con dei frammenti bruciati di un libro islamico e solo l’intervento della polizia ha impedito che la situazione degenerasse. Ora, però, Rimsha Masih si trova nel carcere minorile di Rawalpindi e rischia l’ergastolo. Intanto nel giorno del Eid al-Fitr è stato di massima allerta, per paura di attentati, nelle città di Lahore, Multan e Karachi: qui abbiamo raggiunto telefonicamente suor Daniela Baronchelli delle Figlie di San Paolo:

    “Siamo stati informati che la bambina non sa rispondere alle interrogazioni. L’hanno trovata con una borsa con dentro parti del Corano bruciate. Non sanno, però, chi gliele abbia date e dove le abbia prese, non sanno niente. La volevano bruciare viva, perché dicono che sia una grande offesa al Corano. Questa situazione sta diventando purtroppo comune: il fatto che gli estremisti non vogliano più i cristiani qui. Basta quindi un niente – vero o non vero – per suscitare rivolte”.

    Una situazione difficile quella dei cristiani in Pakistan, secondo l’agenzia AsiaNews, solo un mese fa un disabile mentale è stato arso vivo a Bahawalpur, nel sud del Paese, per aver “profanato il Corano”. E dove Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli, dal 9 giugno 2010 sconta l’ergastolo, dopo aver rischiato la vita, sempre per blasfemia. Ancora suor Daniela:

    “Non è l’islam, qui si parla di estremisti e non si sa come controllarli: non si riesce con il dialogo, non si riesce con il nostro buon comportamento, con il favorire le loro feste, ad aiutarli e così via. Sono gruppi. Questi casi spesso vengono causati di proposito: a volte qualcuno che va in giro a spargere pezzetti del Corano, per poi accusarci. In questo caso, trattandosi di una bambina disabile, è molto facile che sia stata usata, ma non ho notizie per confermarlo”.

    In questo scenario il presidente Asif Ali Zardari ha chiesto un rapporto dettagliato sulla vicenda della piccola Rimsha e il consigliere del ministro per l'Armonia nazionale, il cattolico Paul Bhatti - fratello del ministro cattolico per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso da estremisti islamici - ha invitato i leader religiosi musulmani alla calma e a fugare ogni forma di estremismo. Suor Daniela:

    “Prego Dio perché benedica i cristiani, perché dia forza in questi momenti così difficili e perché benedica i musulmani, affinché trovino la via della pace, del dialogo e della buona convivenza”.

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    Tensione tra Cina e Giappone per la sovranità sulle isole Senkaku

    ◊   Cina e Giappone ai ferri corti dopo che 150 nazionalisti giapponesi sono sbarcati ieri su una delle isole Senkaku, chiamate Diaoyu da Pechino, da sempre contese tra Repubblica Popolare e Tokyo. Il gruppo ha sventolato la bandiera nipponica, suscitando le immediate proteste cinesi. L’ambasciatore giapponese a Pechino è stato interpellato con la richiesta di porre fine a quella che viene definita un attentato alla sovranità della Cina. Manifestazioni anti-giapponesi in tutto il Paese. Sulle origini di questa contesa, Giancarlo la Vella ha intervistato Stefano Vecchia, esperto di Estremo Oriente:

    R. – Nasce dalla conquista coloniale del Giappone all’inizio del XX secolo. Successivamente, dopo il secondo conflitto mondiale, alcune aree del Mar Cinese meridionale sono rimaste fuori dalle mappe geopolitiche e questo ha portato, ad esempio, le isole, chiamate Senkaku in giapponese e Diaoyu in cinese, ad essere appunto al centro di un’aspra contesa tra Repubblica Popolare Cinese e Giappone, come anche, più a Nord, le isole Takeshima-Dokdo, contese tra Giappone e Corea del Sud.

    D. – Attualmente, quali istituzioni governano questo arcipelago?

    R. – Attualmente la responsabilità del gruppo di isole è giapponese e fa parte della prefettura di Okinaua, quella più meridionale dell’arcipelago giapponese. Delle cinque isole, tre sono di proprietà di un imprenditore nipponico, le altre due invece non hanno un’attribuzione formale. Su queste due isole si concentra da un lato il nazionalismo giapponese, che cerca di inglobarle al proprio territorio e, dall’altro, invece il nazionalismo cinese, che ne fa periodicamente un elemento di tensione.

    D. – E’ solo un problema ideologico, dunque, o sotto c’è qualche altro interesse che contrappone Pechino e Tokyo?

    R. – Vi sono entrambe le problematiche. E’ una questione ideologica, che riguarda i due nazionalismi, ma ci sono anche questioni concrete. Non a caso i problemi si riaccendono quando o a Pechino o a Tokyo ci sono particolari necessità politiche. In questo momento il governo giapponese è in difficoltà e va verso elezioni anticipate; dall’altro, in Cina il Partito comunista si avvia verso un Congresso, ad ottobre, fondamentale, perché definirà la leadership del Paese per i prossimi dieci anni.

    D. – C’è il rischio che questa contesa diventi qualcosa di più grave?

    R. – Il rischio è sempre presente. L’elemento nazionalistico ha una forte componente nella crescita di questi Paesi. Lo è stato per il Giappone, lo è oggi per la Cina e lo è oggi per la Corea, ad esempio. Quindi, il rischio è sempre presente.

    D. – C’è il pericolo che si possa arrivare a far ricorso, sia pur localmente, alle armi?

    R. – C’è un rischio, per quanto mitigato in modo efficace dalle diplomazie, dagli interessi comuni, tenendo presente che un altro attore internazionale come gli Stati Uniti è indirettamente interessato alla questione, nel senso che a loro volta sono obbligati da una serie di trattati a difendere anche militarmente Paesi come Taiwan e come il Giappone, come la Corea del Sud e come le Filippine.

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    Fine del Ramadan segnata da violenze nel Caucaso Russo

    ◊   Nuova fiammata di violenze nelle Repubbliche caucasiche russe a maggioranza musulmana. Nello scorso fine settimana due distinti attentati hanno colpito il Daghestan e l’Inguscezia, lasciando sul terreno otto morti e oltre 20 feriti. Il servizio di Marco Guerra:

    Almeno sette agenti di polizia russi sono rimasti uccisi e altre 12 persone ferite si contano nella Repubblica nord caucasica dell'Inguscezia, nella Federazione russa, in un attacco kamikaze compiuto domenica, durante i funerali di un ufficiale ucciso il giorno prima a seguito di un agguato. L’attentatore è riuscito a introdursi nell’abitazione dell’ufficiale ucciso dove era in corso la cerimonia funebre, alla presenza di diversi esponenti delle forze dell’ordine. Poche ore prima, nella limitrofa Repubblica del Daghestan, nella città di Khasavyurt, due uomini armati hanno aperto il fuoco in una moschea sciita ferendo otto persone. La polizia ha inoltre ritrovato un grosso ordigno artigianale inesploso che è stato prontamente disinnescato.

    In concomitanza con la fine del Ramadan, è dunque tornata alta la tensione nelle Repubbliche caucasiche da anni teatro di incessanti violenze tra le forze dell’autorità centrale di Mosca e i ribelli separatisti, intenzionati a stabilire uno stato islamico nel Caucaso russo.

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    Aria rovente sull'Europa. Masullo: preoccupazione per la produzione di cereali

    ◊   Settimana di temperature record in Europa, con l’arrivo dall’Africa del Nord della settima ondata di calore chiamata “Lucifero”. In Italia, le temperature raggiungeranno anche i 40 gradi specialmente in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Puglia. Caldo anche in molti paesi europei e conseguenze per l’agricoltura. Il servizio di Debora Donnini:

    Siccità e umidità colpiscono l’Europa con la settima ondata di calore nordafricana di questo periodo: è la settimana più calda dell’estate 2012. L’apice è atteso per mercoledì dove a Firenze, Bologna e Rieti si raggiungeranno i 40 gradi, mentre Roma e Napoli si avvicineranno ai 39. In tutto, "bollino rosso" per dieci città. Precipitazioni nel nord e attenuazione del caldo nel sud sono attesi solo tra domenica e lunedì e comunque nella prossima settimana. Ma questa impennata di calore quanto è dovuta ai cambiamenti climatici di cui tanto si parla? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Masullo, responsabile scientifico di Greenaccord:

    “L’andamento meteorologico di quest’anno – anche l’inverno con le abbondanti nevicate, però rapidamente scioltesi – è perfettamente in linea con i trend di lungo termine, previsti per i cambiamenti climatici. Quindi, io comincerei a togliere l’aggettivo eccezionale e comincerei a preoccuparmi seriamente di convivere con i cambiamenti climatici ed evitare che peggiorino".

    Preoccupazione nel mondo agricolo. Si stima un calo nella vendemmia del 10%, del 20% nella produzione di pomodori e del 30 per il mais. Per la Coldiretti, bisogna avviare subito le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale nelle zone colpite dalla siccità, che ha già provocato perdite superiori al miliardo di euro all’agricoltura dell’Italia. Ancora Andrea Masullo:

    “Parliamo di un fenomeno su scala globale: un po’ a livello mondiale c’è una crisi di cereali e questo comporterà un aumento del costo dei cereali sui mercati globali. Facilmente, dunque, centinaia di migliaia di persone scenderanno sotto la soglia della fame. Stiamo quindi parlando di problemi veramente importanti. Dobbiamo imparare ad adattarci anche a questa scarsità idrica che è prevista per il nostro Paese, soprattutto per l’Italia centro-meridionale, costruendo strutture per conservare l’acqua nei periodi in cui cade – sempre periodi brevi e con grande intensità – e quindi creare opere idrauliche per poter disporre dell’acqua anche durante i lunghi periodi di siccità, ai quali purtroppo ci stiamo necessariamente abituando”.

    Il caldo raggiungerà anche in diversi paesi dell’Europa. La bolla di calore arriverà anche in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Germania, Polonia e persino la Scandinavia, con temperature sopra la media di 10 gradi.

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    Immigrazione: la morte della giovane atleta Samia emblematica per il popolo somalo

    ◊   Sono iniziati oggi a Lampedusa i primi trasferimenti dei circa 400 migranti approdati nel week end e provenienti per lo più dall’area subsahariana. Si proseguirà fino al completo svuotamento del centro di prima accoglienza dell’isola, anche perché le buone previsioni del tempo in settimana potrebbero favorire ulteriori approdi. In tragedia e nell’indifferenza generale è invece terminato il viaggio Samia Yusuf Omar, somala, 21 anni, naufragata nel Mediterraneo, nessuno sa quando, mentre su un barcone proveniente dalla Libia cercava la salvezza. Samia era stata portabandiera olimpica a Pechino: arrivata ultima nei 200 era comunque felice. La sua storia è stata raccolta dalla scrittrice somala Igiaba Scego, che Gabriella Ceraso ha intervistato:

    R. – Io penso che per una somala, rappresentare il proprio Paese, la propria bandiera può essere una grande gioia, perché comunque la Somalia vive da 21 una guerra civile tremenda che ha azzerato tutto: ha azzerato la scuola, le istituzioni e anche lo sport. Quindi, in qualche modo, era un momento di speranza, sia per lei sia per il Paese.

    D. – Lei è stata emblematica: può simboleggiare un po’ la sorte di una parte del Paese somalo?

    R. – La vicenda di Samia è emblematica perché purtroppo i giovani somali rimasti in madrepatria, per 21 anni non hanno potuto fare niente. Ci sono persone che sono nate durante la guerra e questo significa che non puoi studiare, non puoi pensare al futuro, non puoi pensare al lavoro… A 20 anni, che fai? A 20 anni sogni di conquistare il mondo. E Samia sognava di continuare a correre, magari di allenarsi perché la struttura fisica ce l’aveva: aveva bisogno soltanto di gente che potesse credere di più in lei…

    D. – Questo significa anche che lo sport da solo non salva in un Paese in guerra…

    R. – Soprattutto non salva se sei donna, perché in quel momento storico, nel 2008, in Somalia c’erano – come ci sono ancora oggi – gruppi fondamentalisti islamici, e in quel periodo erano al potere in misura massiccia. Quindi, non era nemmeno vista di buon occhio una donna che facesse sport. Infatti, le dicevano: “Tu non ti sposerai mai”, o comunque veniva ostacolata dalle persone che aveva intorno.

    D. – Che cosa ti ha insegnato la storia di Samia?

    R. – Samia ha avuto molto coraggio in tutte le scelte che ha fatto nella sua breve vita. Quindi, forse l’insegnamento che ci ha lasciato è proprio quello di avere coraggio, di non arrendersi, semplicemente.

    D. – Qual è il tuo desiderio ora, oltre ad aver raccontato questa storia?

    R. – Io vorrei sapere che fine ha fatto effettivamente questa ragazza. A volte, forse erroneamente, noi parliamo di morte quando invece, di fatto, c’è una situazione di scomparsa. E’ un grosso nodo, di cui non parliamo…

    D. – La Somalia è alla vigilia di un voto importante: sta per scegliere il proprio presidente. Cosa chiedere alla nuova classe politica, anche alla luce di esperienze come quella di Samia?

    R. – Queste elezioni possono essere veramente una grande chance per la Somalia: io noto un entusiasmo che veramente non vedevo da anni. Noi vorremmo chiedere la pace, però come si fa a chiedere la pace? Sicuramente serve un controllo sulle armi, serve la lotta alla corruzione, un ruolo più attivo per le donne e investire sulla cultura dei somali. Perché solo attraverso la cultura, ma quella vera, noi potremo uscire da questa barbarie. E poi, costruire un’identità di popolo…

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    Le migliori università del mondo restano negli Usa e Regno Unito, avanzano quelle asiatiche

    ◊   E’ la statunitense Harvard la migliore Università al mondo e sono statunitensi anche altre 7 delle prime 10, tra cui Stanford. Le altre 3 si trovano in Gran Bretagna: Oxford, Cambridge e Imperial College London. Resta anglosassone il primato fino al 20.mo posto dove si trova la giapponese Università di Tokyo. E' questa la classifica mondiale delle università secondo la Shanghai Jiao Tong Università, unanimente riconosciuta per il suo rigore, i cui dati sono stati pubblicati in questi giorni con la ricerca Academic Ranking of World Universities. L’Italia, culla storica della tradizione universitaria, non compare tra le prime 100. Le Università di Pisa e La Sapienza di Roma compaiono entro le prime 150, dopo l’Università sudafricana di Cape Town, al 103.mo posto. Per numero di Atenei riconosciuti tra i migliori 400, dopo gli Usa che ne contano 150, compare la Cina con 42 istituti. Della nuova geopolitica del sapere Fausta Speranza ha parlato con l’economista Umberto Sulpasso, docente universitario negli Usa e in India e promotore di una rilevazione del Prodotto Nazionale Sapere, adottata dal governo di New Delhi:

    R. – Ci sono conferme in termini di numeri: gli Stati Uniti da tempo sono al primo posto; l’Asia va avanti, l’Europa è stazionaria … Però, in chiave di geopolitica direi che invece le considerazioni da fare sono altre. La politica del sapere anche negli Usa è in ribasso, perché non c’è il sostegno da parte del settore pubblico che era esplosivo addirittura negli anni Settanta e poi negli anni Ottanta e Novanta. Mentre a livello di politica del sapere, il fenomeno invece veramente nuovo è la straordinaria spinta che i Paesi asiatici stanno dando al privilegio delle università. E si spiega la bassa posizione dell’Europa, perché la politica del sapere in Europa è nettamente in ribasso: siamo tutti presi dai deficit pubblici e non ci rendiamo conto che l’emergenza principale è l’emergenza-sapere.

    D. – Costa sempre di più andare all’università. Le tasse universitarie aumentano. In Paesi come la Gran Bretagna abbiamo visto gli studenti scendere in piazza…

    R. – In Gran Bretagna e anche in California, che è stata un po’ la patria dell’università a basso prezzo, sono addirittura triplicati i costi di accesso all’università. Però, bisogna sempre ancora ricordare che il titolo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti dà quasi immediato accesso al posto di lavoro, e va visto in chiave – appunto – di costo-rendimento, se così posso dire.

    D. – Sì, però quello che sembra è che gli Stati fanno sempre meno, investono sempre meno per il sapere e chiedono ai privati di spendere di più per il sapere …

    R. – Gli Stati non solo chiedono ai privati di spendere di più, ma spendono molto meno. Questa è un po’ la crisi generale di tutto il mondo occidentale. Non così nell’Asia, dove invece gli interventi dello Stato sono sempre maggiori e sempre migliori. Un esempio clamoroso è quello della Cina dove si sta investendo moltissimo nelle università, tant’è vero che il numero dei ph.d. (dottorato di ricerca, corrispondente al doctor of philosophy da philosophiae doctor), il numero dei degree, dei titoli che vengono realizzati è in netta crescita. E lo stesso succede in India, dove addirittura è stato deciso di calcolare il Prodotto nazionale del sapere, che è un fatto assolutamente nuovo. E’ una rilevazione che diventa un riferimento importante sia per gli investimenti pubblici sia per il costo che i privati sostengono per accedere all’istruzione universitaria.

    D. – Da economista, ma con lo sguardo sulla geopolitica che abbiamo tenuto finora, ci dice che cosa significa per l’Occidente perdere pezzi di sapere?

    R. – L’Occidente sta già mettendo in atto una politica suicida nel campo della industrializzazione, perché sta spostando ad Oriente tutti i fenomeni principali dell’industrializzazione che sono stati il pilastro fondamentale del suo sviluppo. Però quello che sfugge a molti è che quando si trasferisce l’industrializzazione, si trasferiscono di fatto anche le tecnologie, il know-how. Allora, o si stabilisce una politica veramente importante, una politica del sapere che porti ad una crescita notevole del sapere, specialmente quello tecnologico, in questo momento, o altrimenti il depauperamento che già c’è dell’industrializzazione si accompagnerà al depauperamento del sapere e, a mio parere, si accompagnerà anche al depauperamento della finanza: è evidente che a questo punto gli incentivi finanziari per i grandi capitali non saranno più in Occidente, ma saranno nei Paesi asiatici.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Irlanda. A settembre, Conferenza su comunione e corresponsabilità nella Chiesa

    ◊   “Comunione e corresponsabilità nella Chiesa”: sarà questo il tema della conferenza pastorale nazionale, in programma ad Athlone, in Irlanda, dal 13 al 15 settembre prossimi. L’evento è organizzato dal Consiglio episcopale per il Rinnovamento pastorale e lo sviluppo della fede adulta, guidato da mons. Séamus Freeman, in collaborazione con il Consiglio episcopale Giustizia e pace, diretto da mons. Ray Field. “Gli obiettivi dell’incontro – spiega una nota – sono tre: promuovere il lavoro di rinnovamento e di riforma della Chiesa cattolica in Irlanda; rilanciare la capacità dei partecipanti di lavorare per il rinnovamento e la riforma nei loro ambiti personali; celebrare il 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, guardando all’imminente Anno della fede”. I relatori principali della conferenza saranno due: Richard Gaillardetz, laico, padre di quattro figli e docente di Teologia cattolica sistematica al Boston College, e suor Colette Stevenson, terapista del matrimonio e della famiglia ed attiva, per conto della Chiesa irlandese, nel campo della tutela dei minori. (I.P.)

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    India. I vescovi del Kerala: la difesa del Creato è un dovere dettato dalla fede

    ◊   Promuovere l’energia solare e una gestione eco-sostenibile dei rifiuti. Questa la strada indicata dai vescovi del Kerala per uscire dalle attuali emergenze ambientali nello Stato indiano, colpito in questi mesi da una grave siccità che ha mandato in tilt il sistema idroelettrico e dalla crisi della gestione dei rifiuti. Il tema è stato al centro di una recente riunione del Consiglio dei vescovi cattolici keralesi (Kcbc) nella quale è stato ribadito l’impegno della Chiesa locale per la tutela dell’ambiente. Un impegno, si legge in una nota, “al quale ci chiama la nostra fede in Dio”. Secondo i vescovi keralesi, “di fronte all’attuale crisi energetica e all’emergenza rifiuti la Chiesa ha il dovere e la responsabilità di promuovere l’uso dell’energia solare e di un sistema ecologicamente sostenibile di smaltimento dei rifiuti”. Ma per fare ciò, spiega all’agenzia Cns il presidente del Kcbc, mons. Andrews Thazhath, “non basta predicare la tutela dell’ambiente. Occorre dare l’esempio incoraggiando l’uso dell’energia solare nelle nostre case e istituzioni”. In questo senso, si muove l’iniziativa Towards Green Meadows (“Verso i prati verdi”) lanciata dal Consiglio lo scorso mese di giugno per incoraggiare tutte le diocesi e le istituzioni religiose cattoliche del Kerala ad adottare comportamenti “verdi”. Nel programma figurano anche iniziative educative per sensibilizzare sacerdoti e fedeli sui temi ambientali. Durante la loro riunione, i vescovi keralesi hanno potuto ascoltare l’esperienza della diocesi Rottenburg-Stuttgart, in Germania, che ha installato pannelli solari in tutte le parrocchie e immobili diocesani. (L.Z.)

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    Il vescovo di Ajaccio: matrimonio omosessuale distrugge fondamenta della società

    ◊   "Legalizzare il matrimonio omosessuale significa distruggere uno dei pilastri fondamentali della società, ovvero la famiglia": scrive così mons. Olivier de Germany, vescovo di Ajaccio, in una nota pubblicata recentemente sul sito Internet della diocesi. In particolare, il presule fa riferimento al progetto di legge, in discussione in Francia, volto a legalizzare, entro il 2013, le unioni tra persone dello stesso sesso. Un dibattito vivo anche nella diocesi corsa di Ajaccio che, dal punto di vista ecclesiastico, fa parte della Conferenza episcopale francese. Sottolineando come “il relativismo abbia minato l’evidenza secondo la quale il matrimonio naturale riguarda un uomo ed una donna”, mons. de Germany ribadisce invece che “l’unione duratura tra un uomo ed una donna per fondare una famiglia è profondamente iscritta nella natura stessa dell’essere umano”. E “se lo Stato è abilitato a legiferare sul matrimonio dal quale nascono i figli, base della società, non può concedere uno status giuridico equivalente ad un tipo di unione che, per sua natura, è sterile e rientra nel campo della scelta privata”. Ma attenzione, continua il vescovo di Ajaccio: contestare il matrimonio tra persone dello stesso sesso non significa essere omofobi, accusa che – nota il presule – viene spesso mossa contro i cattolici. “Ciò che si contesta – spiega invece mons. de Germany – è il fatto che le coppie omosessuali vengano presentate dallo Stato come un modello sociale alla pari delle coppie sposate”. Poi, il vescovo di Ajaccio mette in guardia dalle derive che possono giungere da simili proposte, come il permesso di adozione per le coppie omosessuali, su cui già è stato annunciato un progetto di legge, o la teoria del genere che non basa più le differenze sessuali sugli aspetti biologici, bensì sulla scelta personale dell’individuo. “Queste ideologie – scrive il presule – hanno condotto alla disgregazione della famiglia ed ora mirano alla distruzione della persona stessa. In entrambi i casi, la società nel suo complesso ne esce disintegrata”. Cosa possono fare dunque i cattolici? L’invito della Chiesa di Ajaccio è a non scoraggiarsi e a mobilitarsi non solo “denunciando tali ideologie, ma anche annunciando la Buona Novella”, ovvero “che è possibile amare nella verità, che esiste la bellezza della sessualità e del matrimonio vissuti, con la grazia dello Spirito Santo, in conformità al progetto di Dio”. Quindi, conclude mons. de Germany, bisogna “aiutare i bambini e i giovani ad identificare e a scartare le contraffazioni dell’amore che vengono loro proposte così spesso e a sviluppare il loro potenziale”, in nome di “un grande servizio da rendere a tutta l’umanità”. (I.P.)

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    Decisione storica in Myanmar: abolita la censura sui media

    ◊   Dopo oltre mezzo secolo di restrizioni per giornalisti e organi di stampa, il governo birmano ha annunciato l’abolizione della censura su tutti i media del Myanmar. In una nota apparsa sul sito del Ministero dell’informazione, si legge che “la censura su tutte le pubblicazioni a carattere nazionale è sollevata a partire dal 20 agosto 2012”. Si tratta di una decisione storica: il vaglio preventivo sulle notizie era in vigore, infatti, fin dal 1962, a seguito del colpo di stato del generale Ne Win. La rimozione della censura è solo l’ultima di una serie di riforme promosse dal governo, che nell’ultimo anno ha portato a importanti cambiamenti nel campo economico, alla liberazione di molti detenuti politici, a una più stretta e attiva collaborazione con i leader dell’opposizione, come Aung San Suu Kyi, e a maggiori aperture verso il mondo esterno. Passi verso la democrazia che i governi occidentali hanno accolto, rimuovendo parte delle sanzioni economiche e commerciali al Myanmar. (L.P.)

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    Vietnam: il conforto del vescovo di Kontum al lebbrosario cattolico di Dak Pnan

    ◊   Il vescovo di Kontum, mons. Michael Hoàng Đưc Oanh ha fatto visita al lebbrosario di Dak Pnan, risollevando gli animi dei fedeli da molti giorni vittime dei soprusi da parte delle autorità. All’interno del villaggio Dak Pnan, si trova un lebbrosario che negli ultimi giorni ha subito molte pressioni da parte delle autorità locali che costringe i 160 ospiti a vivere nel terrore, tanto da non riuscire “a mangiare e a dormire”, come racconta Yao Phu, membro del villaggio. Le autorità hanno esercitato pressioni e intimidazioni nei confronti dei fedeli, costringendoli a rimuovere la croce dalla casa di preghiera, a smantellare l’altare e a nascondere il Santissimo Sacramento. Qualche giorno prima, a seguito di un’irruzione, avevano ordinato ai fedeli di rimuovere la campana della chiesa e abbattere il campanile. Al posto dei simboli religiosi, come riporta l’agenzia AsiaNews, ora gli ospiti trovano solo un’immagine di Ho Chi Minh, in segno della “presunta” vittoria delle autorità comuniste sui cattolici del villaggio. La visita del vescovo ha saputo rincuorare gli ospiti della comunità impaurita. Il presule ha rivolto a Dio una supplica e, parlando ai fedeli, ha detto loro: “Non abbiate paura”, promettendo inoltre di visitarli più spesso. Dopo aver benedetto il lebbrosario, ha continuato: “Da oggi tutte le abitazioni del villaggio sono anche piccole cappelle, dove è possibile pregare Dio per noi e i nostri fratelli e sorelle”, invitando la gente a mantenere salda la fede e viva la carità, ha continuato. (L.P.)

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    Rwanda: la Caritas in aiuto dei rifugiati congolesi

    ◊   Coperte, stoviglie, abiti, kit igienici, stuoie, saponi: sono gli aiuti che la Caritas del Rwanda ha portato, in questi giorni, ai rifugiati congolesi del campo di Kigeme, situato nella diocesi di Gikongoro, nel sud del Rwanda. Tali aiuti, informa una nota, si iscrivono nell’ambito di un più ampio progetto umanitario per gli sfollati del Nord Kivu e che coinvolge altre Caritas locali, ovvero quelle di Congo, Goma, Butembo e Nyundo. Ulteriori contributi sono giunti, inoltre, dalla Caritas italiana, tedesca, spagnola, austriaca, giapponese, canadese, coreana e irlandese. Situato a una quindicina di km da Gikongoro, il campo profughi di Kigeme ospita, attualmente, 11.812 persone ed è posto in cima ad una collina spoglia e dal terreno arido. Intanto, continua a essere drammatica la situazione nel Nord Kivu, dove da diverso tempo si affrontano l’esercito regolare (Fardc) e i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), formato da ex combattenti della ribellione tutsi congolese del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), integrati nell’esercito sulla base di un accordo di pace firmato con Kinshasa nel marzo 2009 e di cui rivendicano la piena applicazione. Il Cndp è sotto la direzione del generale latitante, Bosco Ntaganda, sul quale spicca un mandato d’accusa per crimini di guerra emesso nel 2006 dalla Corte penale internazionale (Cpi) per l’arruolamento di bambini e altri crimini commessi nel corso della Guerra dell’Ituri, combattutasi tra il 2002 e il 2003. (I.P.)

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    Afghanistan: visita a sorpresa del capo di Stato Maggiore Usa

    ◊   Visita a sorpresa in Afghanistan del capo di Stato Maggiore americano, il generale Martin Dempsey, atterrato questa mattina a Kabul, che incontrerà i responsabili militari afghani e della Nato. La visita giunge all’indomani di una nuova ondata di violenze e uccisioni che continuano incessantemente. Ieri, tre militari neozelandesi sono stati uccisi a seguito dell’ennesima bomba collocata lungo una strada. Il primo ministro neozelandese, John Key, ha annunciato che il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, inizialmente previsto nella seconda metà del 2013, subirà un’accelerazione ed entro il mese di aprile del prossimo anno i soldati lasceranno il Paese. Il premier ha precisato però che tale decisione non è dovuta al numero delle uccisioni dei militari neozelandesi, salite a cinque dall’inizio del mese di agosto. Inoltre, sempre ieri un soldato americano è stato ucciso da un uomo in divisa, appartenente alle forze dell’ordine afghane. Questa uccisione desta molta preoccupazione: sono, infatti, in forte aumento i casi di uccisione, denominati “Green on Blue”, di militari stranieri per mano di uomini delle forze dell’ordine locali. (L.P.)

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    Camerun: a settembre il secondo Congresso panafricano del laicato cattolico

    ◊   Sostenere i fedeli laici dell’Africa, in un momento in cui viene chiesto loro di “approfondire la vocazione cristiana”, in vista dell’imminente inizio dell’Anno della fede. È l’obiettivo dichiarato del Congresso panafricano del laicato cattolico che si terrà dal 4 al 9 settembre prossimi, a Yaoundé, capitale del Camerun, sul tema “Essere testimoni di Gesù Cristo in Africa oggi”. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, ai lavori sono attesi trecento delegati, provenienti dalle Conferenze episcopali, dalle associazioni e dai movimenti diffusi in tutta l’Africa: una realtà giovane, se si pensa che la fascia d’età tra i 15 e i 24 anni rappresenta più del 20% della popolazione africana e che il 42% degli abitanti del continente hanno oggi meno di 15 anni. Tra i luoghi scelti per la celebrazione del Congresso, la cattedrale di Yaoundé e la basilica minore Regina degli Apostoli di Mvolyé. Dopo un’analisi della situazione geopolitica e delle priorità della Chiesa nel continente, i partecipanti si confronteranno sulla vocazione e sulla missione dei fedeli, facendo riferimento alla magna charta dell’apostolato dei laici, l’Esortazione apostolica Christifideles laici (1988), cercando di cogliere le peculiarità della loro vocazione in un contesto così particolare e insistendo sulla necessità di un’adeguata formazione. Altri documenti fondamentali di riferimento sono l’Enciclica di Giovanni Paolo II Redemptoris missio (1990), le due Esortazioni apostoliche che hanno fatto seguito ai Sinodi dei vescovi africani, l'Ecclesia in Africa (1995) e l'Africae munus (2011). Per quanto riguarda il contesto ecclesiale, l’idea guida sarà quella della Chiesa “Famiglia di Dio” e l’attenzione verrà posta sulla corresponsabilità dei laici nella costruzione della comunione. In questo ambito, sarà avviata una riflessione sulla stagione aggregativa e sulla presenza di nuovi movimenti e comunità ecclesiali nel continente. Particolare attenzione sarà data all’impegno nei molteplici ambiti della vita pubblica e per la giustizia, la pace e la riconciliazione, cui verrà dedicata per intero l’ultima giornata dei lavori. (M.G.)

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    Romania. A Iaşi la sesta plenaria del Forum Internazionale di Azione Cattolica

    ◊   La sesta Assemblea generale ordinaria del Forum Internazionale dell’Azione Cattolica (Fiac-Ifca), si terrà a Iaşi, in Romania tra 22 e 26 agosto 2012. “Laici di Azione Cattolica: corresponsabilità ecclesiale e sociale" è il tema della cinque giorni che avrà come motto “E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”. Parteciperanno oltre 150 dirigenti di Azione Cattolica da circa 30 Paesi. In particolare, si discuterà con gli esperti sul contributo che l'Azione Cattolica può offrire alla nuova evangelizzazione e come potrebbe essa svolgere meglio il suo ruolo specifico nella Chiesa, come è indicato nel Concilio Vaticano II, della cui apertura si celebrano 50 anni nell’ottobre 2012. Da 25 anni - Fiac è nato nel 1987 al Sinodo dei Vescovi sui laici - l'Assemblea generale del Forum costituisce l'opportunità per verificare la strada da esso percorsa e per rinnovare la Segreteria internazionale, l'organismo istituzionale che è responsabile dell'attuazione degli orientamenti definiti dall’Assemblea Generale. La Romania è tra i Paesi fondatori del Fiac. L'Acro - Azione Cattolica di Romania - è nata grazie al lavoro congiunto dei responsabili laici e degli assistenti spirituali della Chiesa Cattolica di rito latino e della Chiesa Cattolica di rito bizantino (greco-cattolica) ed è stato riconosciuto nel 2007 dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici di Romania (Cer). Oggi, Acro è un punto di riferimento per la vita e promozione dell'Azione Cattolica in Europa dell’Est. All'incontro di Iaşi interverrano mons. Francisco-Javier Lozano, il nunzio apostolico in Romania e in Repubblica Moldova, mons. Antonio Grappone, del Pontificio Consiglio per i Laici, Sandro Calvani, direttore del Centro asiatico per Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’Onu, mons. Petru Gherghel, vescovo di Iaşi, insieme con il vescovo ausiliare, mons. Aurel Percă, mons. Virgil Bercea, vescovo dell’eparchia greco-cattolica di Oradea, responsabile per i laici nella Confernza dei vescovi di Romania e vicepresidente della Conferenza episcopale europea (Comece). Sarà presente anche il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo, ex assistente dell'Azione Cattolica Italiana e del Fiac. Parteciperanno anche i rappresentanti del Segretariato del Fiac 2008-2012: Emilio Inzaurraga, coordinatore, presidente nazionale dell'Azione Cattolica proveniente dall’Argentina, Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica in Italia, Halina Szydelko, presidente nazionale dell'Azione Cattolica in Polonia, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina - assistente ecclesiastico generale di Azione Cattolica Italiana e del Fiac, mons. Sotero Phamo, vescovo di Loikaw in Myanmar, don Salvatore Niciteretse, segretario della Commissione per l'Apostolato dei Laici in Burundi e coordinatore del Fiac per l'Africa, e Chiara Finocchietti, responsabile per il settore-giovani del Fiac. (A cura di padre Anton Lucaci del Programma Romeno)

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    Figlie di Maria Ausiliatrice: a Hong Kong 140.mo anniversario della fondazione

    ◊   Sorella Yvonne Reungoat, superiora generale delle “Figlie di Maria Ausiliatrice”, ha preso parte alle celebrazioni per 140mo anniversario dalla fondazione dell’ordine. “Celebriamo la ricorrenza con immensa gioia e gratitudine, grande amore e fedeltà al Signore”, ha dichiarato la religiosa all’incontro in cui erano presenti, come riporta l’agenzia Fides, anche suor Lui, superiora della provincia cinese e delle Fma, e padre Lanfranco Fedrigotti, superiore della provincia cinese salesiana, oltre a trentaquattro religiose e una novizia. L’Istituto, fondato nel 1872 a Mornese, in Italia, da Don Bosco e Maria Domenica Mazzarello, conta oggi oltre 13 mila suore distribuite nei cinque continenti, in 1.436 comunità di 94 nazioni. Le “Figlie di Maria Ausiliatrice” sono arrivate per la prima volta in Cina nel 1922 e da allora hanno iniziato la loro missione educativa ed evangelizzatrice insieme a laici, volontari e giovani animatori in scuole, centri di formazione professionale e case famiglie. E ancora, opere in favore di ragazze di strada, associazioni per il tempo libero, volontariato, catechesi, opere di prima evangelizzazione, lavoro con gli indigenti e opere di valorizzazione delle donne. (L.P.)

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    Madre Rizzato nuova superiora generale delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore

    ◊   Si conclude oggi il Capitolo generale della Congregazione religiosa delle “Piccole Ancelle del Sacro Cuore”, svolto a Alpe di Poti (AR) e iniziato il 25 luglio. Come riportato dall’agenzia Zenit, Madre Imelda Rizzato è stata eletta nuova superiora generale dell’Istituto fondato il 9 agosto 1915 dal beato Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello e primo superiore generale, e approvata l’anno seguente da Benedetto XV. Durante il periodo del Capitolo, si è tenuto un pellegrinaggio, il 9 agosto, a Città di Castello durante il quale è stato celebrato il 97.mo anniversario della fondazione dell’Istituto e visitato la tomba del suo fondatore. (L.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 233

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito http://it.radiovaticana.va/index.asp

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.