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Sommario del 19/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: Gesù chicco di grano nei solchi della storia non aspirava ad un trono terreno
  • Al via il Meeting di Rimini. Messaggio del Papa: l'uomo accetti di essere creatura di Dio
  • Il Santo Padre augura felicità e pace al Gabon nel 52mo dell'indipendenza
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: nuovi scontri ad Aleppo. Assad in Tv; i ribelli accusano il nuovo inviato Onu; profughi in fuga
  • Dall'Iran ancora accuse infamanti verso Israele. Ban Ki-moon si dice sgomento
  • Giornata umanitaria mondiale in ricordo delle tante vittime di un mestiere a rischio
  • Capitolo generale dei Cappuccini. Fra Johri: la comunione, la sfida più grande del nostro tempo
  • Una vacanza solidale a "L'Arca", stabilimento balneare ad Ostia della Caritas di Roma
  • All'ex premier spagnolo Felipe González il Premio De Gasperi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Sudan: precipita aereo, una trentina di vittime tra cui il ministro degli Affari Religiosi
  • Libia: attentati a Tripoli, due morti
  • Italia, Slovenia e Austria: migliaia al "Pellegrinaggio dei tre popoli" sul Monte Lussari
  • Mercoledì ad Auronzo di Cadore un concerto in memoria del Beato Giovanni Paolo II
  • Appello di Christian Aid per il Sahel
  • Le suore missionarie: la pace e l’istruzione garantiscono lo sviluppo del Paese
  • L’arcidiocesi di Lima lancia una pagina web per la festa di Santa Rosa
  • Al via l’Anno giubilare per l’80.mo anniversario delle apparizioni mariane a Beauraing
  • Pakistan: il ruolo delle comunità di base e dei laici nell’evangelizzazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: Gesù chicco di grano nei solchi della storia non aspirava ad un trono terreno

    ◊   Gesù “chicco di grano gettato nei solchi della storia”. Ne ha parlato oggi il Papa all’Angelus recitato dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, dove prosegue il suo periodo feriale. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci il senso della venuta di Cristo. E’ lui stesso a spiegarlo all’indomani del miracolo parlando nella sinagoga di Cafarnao. Dio Padre ha infatti mandato il Figlio “come Pane di vita eterna, e questo pane è la sua carne, la sua vita, offerta in sacrificio per noi”.

    “Si tratta dunque di accoglierlo con fede, non scandalizzandosi della sua umanità; e si tratta di ‘mangiare la sua carne e bere il suo sangue’, per avere in se stessi la pienezza della vita”.

    “Questo discorso non è fatto per attirare consensi” ha osservato Benedetto XVI. “La gente, e gli stessi discepoli, erano entusiasti di Lui, quando compiva segni prodigiosi” e dopo quel miracolo “ la folla avrebbe voluto portare in trionfo Gesù e proclamarlo re d’Israele:

    “Ma non era certo questa la volontà di Gesù, che proprio con quel lungo discorso smorza gli entusiasmi e provoca molti dissensi”.

    Chi vuole seguire Gesù “deve unirsi a Lui in modo personale e profondo”.

    “Per questo Gesù istituirà nell’ultima Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità e, come un unico corpo unito a Lui, prolungare nel mondo il suo mistero di salvezza”.

    “La gente capì che Gesù non era un Messia che aspirasse ad un trono terreno”.

    “Gesù dunque fece quel discorso per disilludere le folle e, soprattutto, per provocare una decisione nei suoi discepoli. Infatti, molti tra questi, da allora, non lo seguirono più”.

    Quindi, l’invito del Papa: “lasciamoci nuovamente stupire dalle parole di Cristo”.

    “Egli, chicco di grano gettato nei solchi della storia, è la primizia dell’umanità nuova, liberata dalla corruzione del peccato e della morte”.

    Dunque “riscopriamo – ha concluso la sua catechesi Benedetto XVI - la bellezza del Sacramento dell’Eucaristia, che esprime tutta l’umiltà e la santità di Dio”:

    “Il suo farsi piccolo, frammento dell’universo per riconciliarlo interamente nell’amore”.

    Dopo la recita dell’Angelus, nei saluti nelle varie lingue, il Papa ha rivolto un indirizzo particolare al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I, in questi giorni ospite della Chiesa ortodossa in Polonia, visita che “ha compreso anche incontri con i vescovi cattolici e la comune dichiarazione del desiderio di fare crescere l’unione fraterna e di collaborare nel diffondere i valori evangelici del mondo contemporaneo”.

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    Al via il Meeting di Rimini. Messaggio del Papa: l'uomo accetti di essere creatura di Dio

    ◊   Al via questa mattina alla Fiera di Rimini la XXXIII edizione del Meeting per l’Amicizia fra i popoli. Il tema di quest’anno – La natura dell’uomo è rapporto con l’Infinito – è al centro del messaggio autografo inviato ieri pomeriggio da Benedetto XVI a mons. Francesco Lambiasi, vescovo della cittadina romagnola. Da Rimini, il nostro inviato, Federico Piana:

    “Parlare dell’uomo e del suo anelito all’infinito - ha scritto il Papa nel messaggio inviato a - significa innanzitutto riconoscere il suo rapporto costitutivo con il Creatore. L’uomo è una creatura di Dio”. Eppure, ha proseguito Benedetto XVI, “oggi questa parola – creatura – sembra quasi passata di moda: si preferisce pensare all’uomo come essere compiuto in se stesso e artefice del proprio destino”.

    Ma nonostante l’uomo tenti di sottrarsi a questo rapporto costitutivo con Dio, il suo cuore va comunque a caccia dell’infinito, seppure in direzioni sbagliate: “Inizia una ricerca affannosa e sterile di falsi infiniti – spiega il Santo Padre – che possano soddisfare almeno per un momento”, ma che conducono a mete pericolose”, come - ammonisce il Papa – “alla droga, alla sessualità vissuta in modo disordinato, al successo ad ogni costo e persino a forme ingannatrici di religiosità”.

    “Per ritrovare veramente se stesso e la propria identità – ha raccomandato ancora Benedetto XVI – l’uomo deve ritornare a riconoscersi creatura, dipendente da Dio. Al riconoscimento di questa dipendenza – che nel profondo è la gioiosa scoperta di essere figli di Dio – è legata la possibilità di una vita veramente libera e piena”.

    Ad aprire ufficialmente questa prima giornata di Meeting, la Messa celebrata dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi. Questo pomeriggio, l’atteso intervento del premier italiano, Mario Monti, su giovani, sviluppo e crescita economica.

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    Il Santo Padre augura felicità e pace al Gabon nel 52mo dell'indipendenza

    ◊   Benedetto XVI augura felicità e pace al Gabon in un messaggio inviato al presidente Ali Bongo Ondimba, in occasione della 52esima Giornata Nazionale della Repubblica, che ricorda l’indipendenza del Paese africano dalla Francia ottenuta nell'agosto del 1960. A renderlo noto la Nunziatura Apostolica in Gabon. “Prego l’Onnipotente – si legge - di vegliare su tutti gli abitanti del Gabon per avere sempre il coraggio e il desiderio di rafforzare la solidarietà tra le diverse componenti della nazione”.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: nuovi scontri ad Aleppo. Assad in Tv; i ribelli accusano il nuovo inviato Onu; profughi in fuga

    ◊   Nuova giornata di sangue in Siria. Almeno sette le vittime di oggi per scontri tra le forze di Damasco e i ribelli. Intanto, mentre il presidente Assad è apparso in Tv per la prima volta dopo tanto tempo, il Consiglio nazionale siriano attacca il nuovo inviato dell’Onu e della Lega Araba, Brahimi. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    I ribelli chiedono le scuse del diplomatico algerino. Lo accusano di aver detto che non è ancora arrivato il momento di chiedere al presidente Assad di andarsene. “E’ una posizione inaccettabile”, secondo la principale piattaforma dell’opposizione siriana che in un comunicato “parla di un passo indietro” rispetto alle posizioni del predecessore Kofi Annan. Intanto la Tv di Stato siriana mostra le immagini di Assad che prega in una moschea; un’apparizione pubblica che mancava dal 18 luglio. Tuttavia, neanche l’odierna festa della fine del Ramadan ha fermato gli scontri, soprattutto nella zona di Aleppo. In aiuto dei ribelli ci sarebbe una nave dei servizi segreti tedeschi: secondo la stampa internazionale sarebbe davanti alle coste siriane per spiare le mosse delle truppe di Damasco e riferire ai ribelli. Ed oggi è anche la giornata del ritiro degli osservatori Onu. Entro stasera lasceranno la Siria, dopo il mancato rinnovo della missione. Prima di partire i vertici della struttura hanno nuovamente puntato il dito sia contro i ribelli e sia contro il regime per la mancata protezione dei civili, che provoca ogni giorno decine di vittime.

    Intanto cresce il timore che la crisi siriana possa espandersi in altri Paesi vicini. L’attenzione è puntata sul Libano e sulla Turchia, dove continuano ad arrivare numerosi profughi in fuga dalle violenze. Ascoltiamo la giornalista italo-siriana, Susan Dabbous, raggiunta telefonicamente da Giancarlo La Vella al confine tra Siria e Libano:

    R. – Non ho mai visto un’affluenza così intensa come in questi giorni e nella parte meridionale della Turchia si stanno concentrando profughi provenienti soprattutto dalla regione di Aleppo e dalla città di Azaz, che è stata bombardata due giorni fa. I numeri sono ormai impressionanti. Molte persone arrivano in condizioni drammatiche, con ferite da guerra, da esplosione, che richiedono cure particolari. Per quanto riguarda invece la situazione in Libano ho visto profughi siriani, soprattutto a Beirut, e questa è una novità. Sono talmente tanti, i profughi siriani in Libano, che sono ormai arrivati fin nel cuore della città.

    D. – Chi si sta occupando di queste persone?

    R. – Le organizzazioni internazionali, sia in Turchia che in Libano, stanno facendo tutto ciò che possono. E’ ovvio che in una situazione in cui hanno dalla loro l’aiuto del governo, come nel caso della Turchia, riescono a fare un lavoro più pulito. In Libano il quadro è molto più confuso.

    D. – Che cosa raccontano questi profughi della guerra da cui sono fuggiti?

    R. – Le loro storie sono drammatiche e a volte sono anche disarmanti; quello che mi ha colpito è che in alcuni casi, superato il trauma del momento, che può essere un’esplosione, un incendio, il bambino che assiste per la prima volta ad un episodio raccapricciante come può essere vedere un cadavere vicino casa, c’è una sorta di rassegnazione e una profonda assuefazione alla violenza.

    D. – Recentemente l’Onu ha accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, in misura diversa, non solo l’esercito di Damasco ma anche le milizie ribelli. Hai testimonianze su questo?

    R. – Purtroppo sì. Come in tutte le guerre civili si stanno creando situazioni di violenza aberrante e in questi scontri a rimetterci spesso sono i civili che sono per lo più vittime dei bombardamenti massicci da parte dell’esercito regolare. Detto questo, l’esercito libero siriano sta compiendo da mesi vendette ai danni non tanto dei soldati dell’esercito regolare bensì contro gli uomini delle milizie di Assad, ovvero i cosiddetti “shabiha”. Il problema è: sono davvero tutti shabiha le persone che vengono prese, torturate e uccise, come mostrano le immagini raccapriccianti che abbiamo visto in questi giorni? Non lo sappiamo. Non ci sono indagini in corso e non c’è in questo momento la possibilità di sindacare su tali atrocità.

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    Dall'Iran ancora accuse infamanti verso Israele. Ban Ki-moon si dice sgomento

    ◊   Israele sarebbe l’origine dei problemi del mondo islamico. Lo ha detto oggi la guida suprema dell’Iran, l‘Ayatollah Ali Khamenei. Ieri le stesse dichiarazioni offensive da parte del presidente iraniano Ahmadinejad avevano provocato la condanna internazionale. Sgomento è stato espresso dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. La tensione tra Israele e Iran è salita vertiginosamente e secondo molte fonti lo Stato ebraico starebbe preparandosi per un attacco contro la Repubblica Islamica in autunno. Su internet, nei giorni scorsi, era anche apparso un documento presentato come un vero e proprio piano di guerra. Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione di Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente:

    R. – Sulle dichiarazioni di Ahmadinejad oserei dire “niente di nuovo”, nel senso che regolarmente promette la totale distruzione di Israele. Diciamo che il momento è un po’ particolare. Anche da parte di Netanyahu c’è sempre stata, verso l’autunno, questa manifestazione di ostilità nei confronti dell’Iran, e oggettivamente l’Iran è una minaccia per Israele. Il momento che rende il tutto molto critico è dato da due fattori: innanzitutto, che l’Iran è ormai coinvolto in prima persona nella difesa del regime di Assad, quindi toccare l’Iran in questo momento significa anche propagare un incendio in tutta l’area che finisce direttamente ai confini con Israele attraverso la Siria. E questo è il primo elemento. Il secondo elemento è che Israele, tatticamente, ha sempre strumentalizzato i periodi elettorali americani per compiere azioni che gli Stati Uniti avrebbero tentato di frenare: azioni belliche, intendo. E, come sappiamo, siamo in pieno periodo elettorale americano: a novembre dovrebbero esserci le elezioni e quindi l’autunno sarebbe un momento molto delicato per questo. Questi sono i due fattori: la paura che l’Iran arrivi a ridosso del confine con Israele attraverso la Siria e l’altro è il momento fornito dalle elezioni americane. Questo ci fa uscire dalla ritualità dello scambio di minacce tra Israele e Iran.

    D. – Forse un ulteriore elemento di novità è che in Israele sta crescendo la protesta contro il governo e contro questo ipoetico attacco armato all’Iran …

    R. – Sì: in questo caso sì, soprattutto diciamo che ci sono forti dubbi da parte dell’establishment militare. Israele è uscito nel 2006 da una batosta incredibile nella guerra contro il Libano, contro Hezbollah che – ricordiamo – è un alleato sia della Siria sia dell’Iran e quindi anche questo poi riaccenderebbe un nuovo fronte anche dalla parte libanese, in caso di attacco israeliano all’Iran. Certamente, adesso si sta muovendo anche parte della società civile. In genere quanto Israele muove guerra da qualche parte per la propria sopravvivenza, la società civile è d’accordo con il proprio governo. In questo caso, invece, abbiamo visto di no.

    D. – Quanto le presidenziali americane potranno invece influire sulla politica estera israeliana e in particolar modo sull’atteggiamento nei confronti dell’Iran?

    R. – Siamo in periodo elettorale e quindi Obama ha le mani legate, da una parte. Dall’altra, il rapporto tra Obama e Netanyahu è sempre stato un rapporto molto conflittuale: non dimentichiamo che Obama ha tentato in varie maniere di spingere Netanyahu al tavolo de negoziati con i palestinesi e, detto francamente, non c’è riuscito; ricordiamo poi l’accoglienza quasi trionfale che Netanyahu ha ricevuto al Congresso. Un’azione come un eventuale attacco all’Iran credo che metterebbe gli Stati Uniti in una situazione molto critica perché, anche se la politica non è d’accordo con questo attacco, una volta che Israele decidesse lo scontro gli Stati Uniti si troverebbero giocoforza schierati dalla parte di Israele.

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    Giornata umanitaria mondiale in ricordo delle tante vittime di un mestiere a rischio

    ◊   “Persone che aiutano Persone”, il motto dell’odierna Giornata umanitaria mondiale, istituita in ricordo dell’attentato terroristico al quartier generale dell’Onu a Baghdad, il 19 agosto del 2003, che causò 22 vittime. Una ricorrenza che vuole dunque onorare la memoria dei molti operatori umanitari caduti e rendere omaggio a quanti in ogni luogo del Pianeta “continuano ad aiutare gli altri, senza badare a chi sono e dove si trovano”. Tra gli organismi partner della Giornata anche la Caritas Internationalis. Il servizio di Roberta Gisotti:

    (spot Beyoncé)

    E’ la voce di Beyoncé che canta “I was here” la colonna sonora della campagna delle Nazioni Unite lanciata quest’anno su Internet per la Giornata umanitaria mondiale. “Un’opportunità storica” – sottolinea il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – per unire un miliardo di persone in tutto il mondo in una buona azione: operatori umanitari per un giorno. Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati tra le agenzie ogni giorno in prima linea per aiutare gli altri.

    R. – E’ un’iniziativa di sensibilizzazione per fare in modo che le persone riflettano sul tipo di lavoro umanitario, sulla sostanza di questo lavoro e anche sulla pericolosità del lavoro stesso. In questi ultimi anni specialmente, lavorare nei contesti di guerra dove gli obiettivi sono quasi sempre civili, è diventato un lavoro estremamente pericoloso. La commemorazione parte dall’attentato di Baghdad, ma devo ricordare che purtroppo ci sono stati tanti attentati negli anni e anche azioni specifiche contro operatori umanitari. Ci sono oggi operatori umanitari sequestrati, nelle mani dei rapitori; ci sono persone che ancora dopo l’attentato di Baghdad sono state uccise … E dunque, questo momento di riconoscimento vuole essere un momento di riconoscimento a tutte le vittime del lavoro umanitario di cui non si parla quasi mai: non fa notizia che un operatore umanitario venga ucciso, mentre molto di più se ne parla quando questo accade per altre categorie di persone che lavorano in questo contesto. Dunque ritengo che sia un’iniziativa importante, quella del segretario generale dell’Onu, che vuole far riflettere l’opinione pubblica su questo tema, cioè: aiutare gli altri è essenziale perché rinnova il nostro senso di appartenenza alla famiglia umana. E una Giornata come questa mira proprio a valorizzare questo tipo di sacrificio.

    D. – C’è forse bisogno di maggiore consapevolezza e anche sostegno delle opinioni pubbliche nei vari Paesi per questo lavoro, appunto, spesso nel silenzio?

    R. – Purtroppo, tra alcune forze politiche c’è una tendenza di screditarlo, di presentarlo come un lavoro di cui si potrebbe fare a meno. Io ritengo, invece, che fare a meno di questo lavoro significa penalizzare milioni di persone. Dunque, è importante oggi ristabilire questo concetto e rendere merito a chi, facendo questo lavoro, ha rischiato la propria vita. E purtroppo, tanti sono i colleghi che, in nome di un ideale, oggi non ci sono più.

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    Capitolo generale dei Cappuccini. Fra Johri: la comunione, la sfida più grande del nostro tempo

    ◊   Grande fermento per l’apertura domani a Roma dell’84.mo Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Al centro dell’assemblea tra l’altro tematiche come la solidarietà del personale, le missioni nel mondo, le sfide da affrontare nel villaggio globale per rinsaldare la comunione tra i popoli e le culture. Cecilia Seppia ha raccolto il commento del Ministro Generale dell’Ordine Fra Mauro Johri:

    R. – Il compito dei Cappuccini rimane di essere prima di tutto dei cercatori di Dio e testimoni dell’assoluto di Dio, anche in questo momento della storia, e d’altra parte, come figli di San Francesco, impegnati a vivere in semplicità, a vivere accanto ai poveri – poveri materiali ma poveri anche di senso, di Vangelo. Quindi, è mia intenzione che l’Ordine si impegni a fondo a continuare la presenza missionaria in luoghi molto discosti, molto difficili, andare lì dove nessuno vuole andare, ma che si impegni anche nelle nuove sfide che la Chiesa ci chiede di affrontare, come la nuova evangelizzazione nei Paesi dell’emisfero Nord del mondo.

    D. – A proposito della nuova evangelizzazione: avete in cantiere alcune iniziative?

    R. – Una è sicuramente quella di migliorare la presenza là dove siamo, con una migliore predicazione, con una migliore disponibilità ad accogliere, con una migliore offerta di quei servizi che da tempo si fanno, adattando in parte anche i nostri tempi ai tempi delle persone.

    D. – Ad ottobre inizierà l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per celebrare il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Come vi state preparando a questo evento, e quale sarà il vostro contributo?

    R. – Io penso che il nostro contributo debba essere prima di tutto di ascoltare attentamente quanto ci dirà il Sinodo per la nuova evangelizzazione, dove vi sarà pure una nutrita presenza di superiori generali; quindi noi, come religiosi, vogliamo far sentire anche la nostra voce e far sentire quale sarà il nostro contributo. Però penso che il primo passo da fare – e il Capitolo generale ci aiuterà a fare questo passo – è quello di essere evangelizzati noi stessi, cioè lasciarci raggiungere dalla novità del Vangelo per rinnovarci nel nostro atteggiamento di fede e di fiducia fondamentale, perché è soltanto essendo credibili che poi potremo invitare altri a fare questo passo.

    D. – Nella sua lettera per l’inizio del Capitolo, lei ha invitato tutti i frati alla comunione. Come si raggiunge, oggi, questa comunione, non soltanto all’interno dell’Ordine ma a livello mondiale, tra religioni, culture diverse…

    R. – La comunione è la sfida più grande del nostro tempo, perché possiamo comunicare molto di più, possiamo sentirci, è molto più facile raggiungerci in ogni parte del mondo, però, anche all’interno stesso dell’Ordine ci rendiamo conto di essere, oggi, una società multiculturale ma che siamo molto lontani dall’essere diventati una società interculturale, cioè dove le culture realmente si mettono in ascolto l’una dell’altra, dove a partire da un progetto evangelico le differenze non vengono vissute come una minaccia ma come un’offerta per crescere e arricchirsi reciprocamente. Questa è una sfida che avverto all’interno dell’Ordine, per mantenere l’unità dell’Ordine. Però, ritengo che questo sia il contributo maggiore che siamo chiamati a dare al nostro mondo sia come Chiesa sia come villaggio globale.

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    Una vacanza solidale a "L'Arca", stabilimento balneare ad Ostia della Caritas di Roma

    ◊   La solidarietà anche al mare: è lo spirito con cui nasce lo stabilimento balneare “L’Arca” di Ostia, sul Litorale romano. La struttura, gestita dalla Cooperativa “Roma Solidarietà” insieme alla Caritas diocesana, offre la possibilità di vacanze a tutti, con particolare attenzione ai più bisognosi. Solo la scorsa estate sono stati 10mila gli anziani assistiti dai servizi sociali che hanno usufruito del servizio. Ad animare le attività, volontari provenienti dalle parrocchie di tutta Italia. Il ricavato degli incassi, escluse le spese di gestione, viene devoluto ad iniziative caritative. Paolo Ondarza ne ha parlato con Alberto Colaiacomo, responsabile comunicazione della Caritas di Roma:

    R. - "L’Arca" è un normale stabilimento balneare, attrezzato con gli strumenti più moderni, quindi anche ginnastica, acqua spin ... però allo stesso modo, una parte dei posti disponibili, circa 300, sono a disposizione ogni giorno delle famiglie e degli anziani assistiti dalla Caritas di Roma, che a turni settimanali, trascorrono lì le loro vacanze. Il resto dei posti sono a disposizione delle persone che desiderano fare questo tipo di vacanza. Sanno che venendo in questo stabilimento, c’è la possibilità, con parte dell’incasso, coperte le spese, di sostenere gli altri progetti della Caritas di Roma.

    D. - Colonne portanti de "L’Arca" sono i volontari: giovani provenienti da tutte le diocesi italiane...

    R. - Ci sono circa 60 volontari ogni giorno, che fanno animazione per i bambini, per le famiglie, per gli anziani. Si organizzano tornei di carte, di calcetto, di pallavolo e spesso ai volontari “normali” che vengono qui per fare servizio, si aggiungono le famiglie che arrivano qui la domenica e si mettono a disposizione degli altri. In più, questo è l’unico stabilimento che offre anche servizi religiosi in spiaggia, perché nei giorni festivi, si celebrano due Messe.

    D. - Questo è un aspetto particolarmente apprezzato dalle famiglie, che spesso, devono scegliere o la partecipazione alla Messa o l’intera giornata con i bambini al mare. Allo stabilimento "L’Arca", queste due esigenze si possono conciliare ..

    R. - È un’esigenza che ci è stata fatta notare proprio dalle famiglie che ci dicevano: “Noi per portare i bambini al mare la domenica, o riusciamo ad andare a Messa il sabato sera, oppure rischiamo di perdere la sacralità della festa”. Allora si è pensato di allestire una piccola cappellina per la funzione religiosa.

    D. - La solidarietà a "L’Arca" non si ferma con il tramonto. Infatti, i locali dello stabilimento, si trasformano in un ristorante per la cena, il cui ricavato viene devoluto sempre alla Caritas...

    R. - Da quest’anno lo stabilimento balneare, la sera dopo le 18, si trasforma in ristorante aperto a tutti con dei menù particolari a base di prodotti equi e solidali. Andando lì, si contribuisce con parte dell’incasso, a sostenere i servizi della Caritas di Roma.

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    All'ex premier spagnolo Felipe González il Premio De Gasperi

    ◊   Il premio internazionale Alcide De Gasperi, intitolato ai “costruttori dell'Europa” e istituito dalla Provincia autonoma di Trento, sarà assegnato quest’anno il 5 settembre a Felipe González Márquez, premier spagnolo in carica dal 1982 al 1996 sotto il cui mandato la Spagna entrò, nel 1986, nella Comunità economica europea. Si tratta di un riconoscimento ad uno dei principali protagonisti della transizione della Spagna dalla dittatura alla democrazia, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai:

    R. – Gonzalez ha guidato la Spagna in un periodo difficile, l’ha guidata su coordinate profondamente europeiste. Ha avuto un ruolo molto importante proprio di accompagnamento di un Paese, come la Spagna, verso le forme della democrazia. Credo che in questo abbia esercitato quella funzione di equilibrio, di moderazione, di gradualità, che sono caratteristiche tipiche dello stile, dello spirito degasperiano, naturalmente su coordinate di cultura politica diverse da quelle di De Gasperi. Il premio vuol essere un rinconoscimento rivolto anche a chi ha culture politiche diverse da quelle di matrice cattolica democratica, ma ugualmente concorre a quell’ideale di democrazia e di Europa che stava nel cuore e nella mente di Alcide De Gasperi.

    D. – In Italia, in questa particolare fase, il rifiuto della vecchia politica si accompagna ad una rinnovata spinta popolare. Si possono intravedere nuovi spazi e opportunità per le forze di centro?

    R. – Sì, perché abbiamo visto dove ci ha portato una certa impostazione di berlusconismo da un lato e di antiberlusconismo dall’altra. Questa idea di un bipolarismo un po’ muscolare spesso ci ha portato alla fine della politica. Dunque certamente c’è lo spazio a condizione, però, che quando si usa la parola centro non si usi una specie di parola vuota e a condizione anche di non essere nostalgici. La politica e la storia non si fanno guardando indietro, bisogna guardare avanti. Per centro io credo dobbiamo intendere proprio lo spirito degasperiano e cioè quel realismo riformatore che De Gasperi ci ha informato; il recupero di una cultura politica di cattolicesimo democratico, di centro riformatore, credo che sia anche nell’assoluto interesse del nostro Paese.

    D. – Quali le prospettive di questo centro ‘realistico’? Verso dove guarda?

    R. – Innanzitutto, guarda verso i tanti milioni di cittadini italiani che non ne possono più di questo concetto della politica e di questa articolazione della politica. Bisogna evitare che scivolino verso l’antipolitica. Noi dobbiamo guardare soprattutto a questo, dobbiamo uscire da questa logica della politica fatta solo nei talk show, fatta solo di slogan, fatta solo di promesse vane; dobbiamo riprendere in mano il cammino faticoso che è tutto in salita per questo nostro Paese. Io credo che poi dovremmo trovare alleati che insieme con noi, insieme con questa idea di centro riformatore condividano il percorso. De Gasperi si definiva sempre un uomo di centro che guarda a sinistra, nel senso che io penso che questo nostro Paese abbia bisogno di una grande larga alleanza di tutti i riformismi dentro i quali però non può mancare - questo è il problema - un riformismo di matrice cattolico-democratica che deve e può dare ancora molto al nostro Paese.

    D. - Per raggiungere questo obiettivo serve un nuovo attivismo dei cattolici in politica...

    R. – I cattolici devono capire che la loro presenza in politica è un fatto importante, bisogna che tornino ad elaborare, a sviluppare pensiero, a sviluppare strategie utili, per il bene comune. Per fare questo nessuno può pensare che si ritorni alle forme superate di un partito cattolico, che rappresenti in esclusiva il mondo cattolico italiano. Certamente, la strada del pluralismo è la strada che ancora dal Concilio dobbiamo seguire. Ma pluralismo non vuol dire però insignificanza. Ecco perché io credo che sia molto importante il dialogo che sta partendo anche in questi giorni. Avremo un’occasione anche il 19 di agosto a Trento con il ministro Riccardi, con Bonanni, con il presidente delle Acli, Olivero. Sono tutte occasioni di confronto che danno l’idea di una sorta di risveglio, di attenzione verso la politica da parte di ampi settori del mondo cattolico. C’è bisogno di questo, c’è bisogno di farlo con laicità, senza coinvolgere impropriamente ambiti ecclesiali che hanno un ruolo totalmente diverso, ma in dialogo con loro. C’è bisogno di proseguire su questa strada però con grande coerenza, con grande impegno e io sono convinto che tutto questo sia nell’interesse del Paese.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Sudan: precipita aereo, una trentina di vittime tra cui il ministro degli Affari Religiosi

    ◊   Tragedia in Sudan. Almeno una trentina di vittime per lo schianto di un aereo con a bordo anche il ministro degli Affari Religiosi e altri esponenti politici. Secondo le prime informazioni il velivolo, partito da Khartum, era diretto verso la regione del Kordofan del Sud per celebrare la fine del ramadan. Ancora da chiarire le esatte cause di quanto avvenuto. Testimoni riferiscono di un’esplosione prima dello schianto. Secondo la presidenza sudanese l’aereo è precipitato a causa del maltempo.

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    Libia: attentati a Tripoli, due morti

    ◊   Almeno due morti e numerosi feriti a Tripoli, la capitale della Libia, colpita stamattina da tre diversi attentati. Sono avvenuti nei pressi del ministero degli Interni e dell’Accademia di polizia femminile, spesso utilizzata dal ministero della Giustizia per interrogatori e detenzioni. Secondo fonti della sicurezza libica le azioni sono opera dei sostenitori di Gheddafi.

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    Italia, Slovenia e Austria: migliaia al "Pellegrinaggio dei tre popoli" sul Monte Lussari

    ◊   Oltre tremila fedeli hanno partecipato al tradizionale ‘Pellegrinaggio dei tre popoli’, che si è svolto ieri al santuario del Monte Lussari, al confine tra Italia, Slovenia e Austria. Alla celebrazione eucaristica hanno preso parte gli arcivescovi di Udine, Bruno Mazzoccato, di Gurk-Klagenfurt, Alois Schwarz e di Lubiana, Anton Stres, e i vescovi di Celje, Stanislav Lipovsek, e di Capodistria, Jurij Bizjak. Presente anche l'arcivescovo emerito di Udine, Pietro Brollo, che, affrontando il tema dell’Unione Europea, ha affermato: ''non basta accordarsi su una moneta unica o creare una struttura organizzativa per ottenere un'intesa profonda tra popoli con tradizioni culturali diverse''. Secondo il presule, “l'Europa, per essere unita, ha bisogno di trovare un'anima comune e l’anima è la parte spirituale di un uomo, di un popolo e di un continente”. Una vera unità – ha spiegato “la si trova attorno alla devozione a Maria e alla fede nel suo figlio Gesù''. La manifestazione religiosa sul Lussari è nata esattamente 30 anni fa su proposta dell'allora arcivescovo di Udine, Alfredo Battisti, subito condivisa dagli arcivescovi Luigi Sustar di Lubiana ed Egon Kapellari di Gurk-Klagenfurt con l’obiettivo di costruire nella preghiera e nella comunione la nuova Europa che stava avanzando, seppur allora tra mille contraddizioni. (E.B.)

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    Mercoledì ad Auronzo di Cadore un concerto in memoria del Beato Giovanni Paolo II

    ◊   “Voce di speranza”. Questo il titolo del concerto in memoria del Beato Giovanni Paolo II, che si svolgerà mercoledì prossimo presso la Chiesa parrocchiale di Santa Giustina ad Auronzo di Cadore nel 25mo anniversario del primo soggiorno nelle Dolomiti di Papa Wojtyla. La manifestazione è offerta dall’associazione ‘Arte-Musica, memoria dei Papi nelle Dolomiti’ nell’ambito del Festival internazionale itinerante “Elevati anima mia”. La direzione artistica del progetto è del maestro Antonio Moccia, con l’adesione di diverse amministrazioni comunali locali e con il sostegno della fondazione Dolomiti Unesco, del Consorzio Bim Piave, e della Provincia di Belluno-Regione Veneto-RetEventi. La stessa struttura, lo scorso 14 agosto, sempre nella chiesa di Auronzo, ha organizzato un concerto in memoria di Papa Albino Luciani intitolato Lode a Maria e alla Beata Maria Madre”. Protagonisti dell’appuntamento – che ha fatto tappa anche a Cortina d’Ampezzo e San Gregorio - il contralto giapponese Mika Kuni e l’Orchestra “Dolomiti Ensemble Barque”, che hanno eseguito musiche di Antonio Vivaldi, Max Reger e Francesco Durante. All’evento hanno assistito 400 persone. (E.B.)

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    Appello di Christian Aid per il Sahel

    ◊   L’organizzazione umanitaria “Christian Aid” (CA) ha lanciato un nuovo appello per raccogliere i fondi necessari a contrastare la crisi alimentare che attanaglia la regione del Sahel, nell’Africa occidentale. “Ci sono 19 milioni di persone, in tutta la zona, che hanno bisogno di aiuti – afferma Nick Guttmann, capo delle operazioni umanitarie di CA – Più di milione di bambini sono a rischio di malnutrizione acuta ed altri tre milioni rischiano la malnutrizione media”. Senza contare, aggiunge Guttmann, i tanti rifugiati in fuga dal conflitto in Mali e gli sfollati che si trovano ancora all’interno del Paese. Già nel marzo scorso, CA aveva lanciato un appello per la raccolta fondi, ed effettivamente, grazie agli aiuti ricevuti, era stato possibile sostenere economicamente 175mila persone, mentre riso e cereali erano stati distribuiti ad oltre 4milioni di bisognosi, solo in Mali. Ulteriori aiuti erano giunti in Niger, destinati alle donne incinte ed ai loro figli, e sementi da coltivare erano state portate in Burkina Faso, così da combattere la siccità. Sempre nel marzo scorso, anche la Fao aveva lanciato un appello per chiedere 70 milioni di dollari necessari all’assistenza di 790mila famiglie. Appello raccolto prontamente dalla Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, l’organismo voluto da Papa Wojtyla dopo la sua prima visita in Africa, dove rimase impressionato dalla tragedia provocata dalla desertificazione: all’inizio del 2012, infatti, la Santa Sede ha stanziato oltre due milioni di dollari per sostenere quasi 200 progetti distribuiti per i nove Paesi che fanno parte della Fondazione e che riguardano in particolare la lotta alla desertificazione, la lotta alla siccità, l’irrigazione e la formazione. (I.P.)

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    Le suore missionarie: la pace e l’istruzione garantiscono lo sviluppo del Paese

    ◊   “Pace, unità e riconciliazione: solo questi valori possono garantire lo sviluppo ed il progresso del Sud Sudan, dopo anni e anni di guerra civile”. Sono le parole di Sr. Rita Proscovia Nabukeera, missionaria della Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa. Intervistata da “Radio Good News”, l’emittente della diocesi di Rumbek, la religiosa ha poi ricordato i tre anni e mezzo trascorsi in Sud Sudan come preside della scuola comboniana di Agangrial. Di qui, l’appello che Sr. Nabukeera ha lanciato al governo locale affinché sostenga e motivi gli insegnanti, dando loro uno stipendio adeguato. In particolare, la religiosa ha citati casi di docenti non inclusi neppure nel libro-paga statale, veri e propri “professori fantasma”, costretti a lasciare il lavoro, sottopagato o non stipendiato, in cerca di altre opportunità. Al contrario, Sr. Nabukeera ha ricordato il grande supporto ricevuto dal compianto mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, morto improvvisamente il 16 luglio 2011, che era solito dire “Il cammino più affidabile per formare una nazione stabile è l’educazione della sua gente”. Attraverso la Fondazione Cesar (Coordinamento enti solidali a Rumbek), infatti, il presule aveva avviato la costruzione della prima scuola per insegnanti a Cuiebet, con l’idea di formare i docenti in modo adeguato perché potessero offrire agli studenti una vera e propria istruzione primaria. Al momento, la costruzione della scuola è a buon punto, mentre si pensa già a progettare laboratori di informatica che permetteranno incontri e lezioni a distanza con docenti stranieri. D’altronde, quella dell’istruzione è una questione particolarmente sentita in Sud Sudan, dove i bambini scolarizzati sono meno del 60% della popolazione e di tale percentuale solo il 4% è costituto da femmine. Ad aumentare le difficoltà, in tutto il Paese si contano solo 16 insegnanti abilitati alla professione. (I.P.)

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    L’arcidiocesi di Lima lancia una pagina web per la festa di Santa Rosa

    ◊   Una speciale pagina web dedicata a Santa Rosa, in occasione della sua memoria liturgica, che ricorre il 30 agosto nella maggior parte delle Americhe: è questa l’iniziativa lanciata dall’arcidiocesi di Lima, in Perù, per onorare la Santa Patrona delle America, India e Filippine e venerata, in particolare, dalla polizia nazionale peruviana. La pagina Internet, raggiungibile all’indirizzo (www.arzobispadodelima.org/santarosadelima), è suddivisa in numerose sezioni che riportano la biografia della Santa, alcune sue immagini, articoli e documenti sulla sua devozione e molte informazioni sul suo culto vivo in tutto il mondo cattolico. Non solo: il sito riporta anche il testo della Novena di preghiera da recitare in preparazione al 30 agosto. Innovativa, inoltre, la decisione dell’arcidiocesi di aprire uno speciale account di posta elettronica () al quale i fedeli possono inviare intenzioni di preghiera personali che verranno poi stampate e poste nel “pozzo dei desideri” collocato all’interno del Santuario di Santa Rosa, al centro di Lima. Un ulteriore account è stato creato anche sul sociale network Facebook. Nata nella capitale peruviana il 20 aprile 1586, decima di tredici figli, Santa Rosa, al secolo Isabella, era di nobili origini. Sin da piccola aspirò a consacrarsi a Dio nella vita claustrale, guardando al modello di Santa Caterina da Siena e come lei vestì l'abito del Terz'ordine domenicano, a vent'anni. Nella casa materna, allestì una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestò assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di appena due metri quadrati, costruita nel giardino della casa materna, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare e dalla quale usciva solo per la funzione religiosa. Nel 1614 fu obbligata a trasferirsi nell'abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617. (I.P.)

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    Al via l’Anno giubilare per l’80.mo anniversario delle apparizioni mariane a Beauraing

    ◊   Era il 29 novembre 1932 quando la Vergine Maria appariva a cinque bambini di Beauraing, in Belgio: si trattava di Fernardo, Gilberto e Alberto Voisin, e di Andrea e Gilberto Degeimbre. L’apparizione, che si ripeté il 3 gennaio 1933, ebbe luogo nel giardino del pensionato di Nostra Signora del Sacro Cuore, gestito dalla Suore della dottrina cristiana di Nancy. Nel suo messaggio ai bambini, la Vergine invitava a “pregare, pregare molto, pregare sempre” e chiedeva la costruzione di una cappella dove i fedeli potessero recarsi in pellegrinaggio. Ottanta anni dopo la prima apparizione mariana, dunque, il Santuario di Beauraing si prepara a celebrare uno speciale Anno giubilare, intitolato “Vivere la fede al ritmo della Chiesa”. Il tema scelto richiama l’Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI per commemorare il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II, e che si aprirà ufficialmente l’11 ottobre prossimo. Il Giubileo di Beauraing sarà, invece, inaugurato il 22 agosto alle ore 11.00, con una Messa solenne presieduta da mons. Rémy Vancottem, vescovo di Namur. Un’altra Messa speciale sarà celebrata il 29 novembre, nell’anniversario esatto della prima apparizione mariana, da mons. André-Joseph Léonard, presidente della Conferenza episcopale del Belgio. Infine, il 23 agosto 2013, a chiusura del Giubileo, la Chiesa superiore del Santuario sarà elevata a rango di Basilica minore. Venerata anche con l’appellativo di “Vergine dal cuore d’oro”, la Madonna di Beauraing viene visitata ogni anno da 100mila pellegrini. Anche Giovanni Paolo II si recò presso il Santuario mariano a maggio 1985, nel corso del suo 26.mo viaggio apostolico internazionale. In quell’occasione, Papa Wojtyla celebrò una Santa Messa in cui invitò i fedeli a pregare con Maria, “il modello del cuore che piace a Dio, familiare di Dio, il modello della cooperazione all’opera di Cristo, della disponibilità allo Spirito Santo, il modello della vita consacrata al Signore”. (I.P)

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    Pakistan: il ruolo delle comunità di base e dei laici nell’evangelizzazione

    ◊   Le comunità di base devono essere in grado di sostenersi e contribuire allo sviluppo della fede della persona umana. È quanto afferma padre Benjamin Joseph, sacerdote dell’arcidiocesi di Lahore, che individua gli obiettivi che ogni sacerdote dovrebbe perseguire nello svolgimento quotidiano della propria missione in Pakistan, e cioè: rinnovare la comunione tra i fedeli rafforzando i legami all’interno delle comunità di base, promuovere l’educazione quale via privilegiata per il progresso e il miglioramento delle condizioni di vita e rafforzare la collaborazione tra sacerdoti e catechisti per un migliore insegnamento della religione cristiana. Ecco perché, come riporta l’agenzia AsiaNews, il sacerdote lancia un appello agli istituti educativi e al comitato per l’istruzione, invitandoli a “prestare ascolto alla gente” e a contribuire al loro sviluppo, auspicando al contempo una migliore preparazione dei catechisti per un’opera di evangelizzazione davvero “efficace”. Da sempre padre Joseph promuove la partecipazione attiva dei laici nella vita della Chiesa ritenendola un fattore determinante per la diffusione della fede. (L.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 232

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.