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Sommario del 18/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Azione Cattolica argentina: comunicare la bellezza della fede nell'accoglienza e nella solidarietà
  • Mons. Giuseppe Lazzarotto nuovo nunzio in Israele e delegato in Palestina: prevalga sempre il dialogo
  • Anniversario Gmg di Madrid. Il cardinale Rouco: ha dato il via a una stagione del Vangelo nel cuore dei giovani
  • Rinuncia e nomina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: fiducia della comunità internazionale al nuovo mediatore Brahimi
  • Mali: rischio guerra civile, ma la gente scende in piazza per la pace
  • Mons. Santoro: bene l'incontro sull'Ilva, la Chiesa vigilerà sugli impegni presi
  • Messaggio del cardinale Scola per la fine del Ramadan: smascherare chi spinge i giovani all’odio
  • Al via domani, il Meeting di Rimini. Mons. Lambiasi: i giovani hanno fame di infinito
  • Mons. Zuppi: don Nicolini, "amico dei Rom", ha abbattuto il pregiudizio
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Plauso del cardinale Erdő per il messaggio congiunto del Patriarca Kirill e di mons. Michalik
  • Somalia: al via nuovo corso, tra timori e speranze
  • Zambia. La diocesi di Chipata al governo: revocare l’espulsione di un sacerdote rwandese
  • I vescovi Usa lanciano un sito di informazione sulla povertà nel Paese
  • Al via le celebrazioni per i 100 anni dalla nascita di Papa Luciani
  • Torna visibile per due mesi il pregiato pavimento marmoreo del Duomo di Siena
  • Concerto festeggia la riapertura dopo il sisma, della chiesa di S. Maria di Centurelli a Caporciano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Azione Cattolica argentina: comunicare la bellezza della fede nell'accoglienza e nella solidarietà

    ◊   Comunicate la bellezza della fede: così il Papa in un messaggio ai partecipanti alla 27.ma Assemblea federale dell’Azione Cattolica argentina al via oggi a Luján. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI indica ai membri dell’Azione Cattolica argentina la priorità dell’annuncio del Vangelo: "Siate generosi, accoglienti, solidali – questa la sua esortazione - e, soprattutto, comunicatori della bellezza della fede". In questo modo l’annuncio diventa credibile. Una testimonianza che significa anche impegno civile per “la costruzione della città e coraggio di servire nelle istituzioni”. L’Azione Cattolica può così “contribuire a creare una cultura popolare, diffusa, positiva, e formare persone responsabili, capaci di porsi al servizio del Paese ". "I vostri gruppi – riconosce il Papa - sono palestre di santità, in cui ci si allena a tempo pieno per la causa del Regno di Dio, in un sistema di vita profondamente evangelico".

    L'Assemblea federale dell’Azione Cattolica – definita da Benedetto XVI come una festa della fede, della vocazione e della missione - riunisce 7.000 partecipanti provenienti da tutta l'Argentina e da altri Paesi dell'America Latina. L’incontro, che si svolge sul tema "Fate quello che vi dirà. Seminatori di speranza, servitori della vita”, è anche l’occasione per fare il punto su contenuti e metodi dell’evangelizzazione. Saranno, quindi, rinnovate le cariche nazionali dell'Associazione, che attualmente conta circa 30.000 membri, appartenenti a 800 parrocchie. Nei tre giorni d’incontri, la preghiera si alternerà alle riflessioni e al confronto: ci saranno anche un pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Luján e varie iniziative di concreta solidarietà.

    Sono presenti anche il presidente della Conferenza Episcopale Argentina, mons. José María Arancedo, il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale, mons. Jorge Lozano, e il presidente della Commissione Episcopale per le Comunicazioni Sociali, mons. Agustín Radrizzani.

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    Mons. Giuseppe Lazzarotto nuovo nunzio in Israele e delegato in Palestina: prevalga sempre il dialogo

    ◊   Il Papa ha nominato nuovo nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina mons. Giuseppe Lazzarotto, arcivescovo titolare di Numana. Mons. Lazzarotto, nato 70 anni fa a Carpané di San Nazario, in diocesi di Padova, era finora nunzio in Australia. Sergio Centofanti gli ha chiesto come abbia accolto la nomina:

    R. – Con grande emozione, devo dire, e, naturalmente, con un senso profondo di gratitudine al Santo Padre per la fiducia che mi ha accordato. Per me ritornare a Gerusalemme è proprio un ritornare a casa, nel senso che alcuni anni fa ho avuto questo grande onore di prestare il mio servizio in Terra Santa, ma allora non ero nunzio. Adesso ci ritorno con la responsabilità piena di rappresentante del Santo Padre. Sono cosciente che si tratta di una sfida importante. E’, però, una sfida che accetto con gioia, perché penso che sia importante continuare il lavoro che in questi ultimi anni è stato svolto con grande impegno, con grande generosità dai miei predecessori. Io mi metterò sulla scia del loro lavoro e continuerò ad offrire il mio pieno contributo per il dialogo e per la pace.

    D. – Quali sono a questo proposito le sue speranze per questa terra?

    R. – Beh, la speranza è che prevalga sempre questo senso profondo di consapevolezza che solo attraverso il dialogo, il camminare insieme, si possono trovare le soluzioni giuste e più adeguate per venire incontro a quelle che sono le aspirazioni - son sicuro - di tantissime persone, della grandissima maggioranza. Sono tanti gli uomini e le donne di buona volontà che vivono in Terra Santa e che si sforzano quotidianamente, un passo dopo l’altro, perché questa via verso la pace sia finalmente aperta a tutti. Questo è il mio grande desiderio, la mia aspirazione e la mia speranza.

    D. - L’attende, adesso, la piccola ma importante e vivace comunità cristiana della Terra Santa…

    R. - Quando penso alla comunità in Terra Santa, mi passano davanti tanti volti di persone che ho conosciuto, con le quali ho già avuto contatti di lavoro ed anche di amicizia fraterna, momenti di preghiera, momenti molto intensi trascorsi con loro, quando dall’’82 all’’84 ho prestato il mio servizio a Gerusalemme. Poi anche in altri momenti come nunzio in Iraq e Giordania ho avuto l’occasione di ritornare qualche volta a Gerusalemme. I membri della comunità cristiana vivono quotidianamente il loro impegno, la loro testimonianza di fede, ma una testimonianza fattiva, attraverso questo impegno quotidiano, attraverso i piccoli gesti di fraternità, i piccoli gesti d’intesa, di dialogo, di amicizia. Credo che sia questa la via necessaria, che dobbiamo tutti percorrere per arrivare alla grande aspirazione, che sta davanti a tutti noi: un vivere insieme nella concordia e nella fraternità per essere testimonianza viva del Signore risorto.

    D. - Pensando in questo momento anche a quanto sta accadendo in Siria, la comunità cristiana della regione ha un ruolo importante proprio come ponte di dialogo…

    R. - Sicuramente, è un ponte di dialogo molto importante in quella terra. Come rappresentante pontificio sarà mio impegno precipuo, interpretare, come rappresentante del Santo Padre, questo impegno, per aiutare tutti quanti a portarlo avanti e svilupparlo.

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    Anniversario Gmg di Madrid. Il cardinale Rouco: ha dato il via a una stagione del Vangelo nel cuore dei giovani

    ◊   La Gmg di Madrid è stata come l’inizio di una “stagione del Vangelo nel cuore di milioni di giovani”. E’ quanto scrive il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, in una lettera indirizzata a Benedetto XVI, in occasione del primo anniversario del grande evento ecclesiale. Nel documento, il porporato esprime al Papa la gratitudine di tutta la Chiesa spagnola per quei giorni indimenticabili vissuti un anno fa. Nei giorni scorsi, il cardinale Rouco ha invitato i fedeli a partecipare alle liturgie di ringraziamento che si tengono nell’arcidiocesi per la Giornata Mondiale della Gioventù. Il porporato sottolinea alla Radio Vaticana che la Gmg di Madrid ha lasciato nei giovani un anelito di speranza molto vivo, mostrando che la fede è la porta della luce, della verità e della vita. Il cardinale Rouco spiega inoltre che nel prossimo mese di settembre verrà lanciata la “Misión Madrid”, un’iniziativa missionaria in occasione dell’Anno della Fede e in continuità con lo spirito missionario della Gmg.

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    Rinuncia e nomina

    ◊   In Vietnam, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Hué in Vietnam, presentata dall’Ecc.mo Mons. Etienne Nguyên Nhu Thê, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato Arcivescovo di Hué, S.E. Mons. François-Xavier Lê Vãn Hông, finora Vescovo titolare di Gadiaufala e Ausiliare della medesima Arcidiocesi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'uomo ha bisogno dell'infinito: in prima pagina, Augusto Pessina sul limite come condizione necessaria.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, i bambini nel Mali reclutati per combattere (secondo un rapporto dell'Unicef).

    Scrittore della vertigine: in cultura, Sebastien Lapaque su Blaise Pascal, morto il 19 agosto 1662.

    Barbie, cresci: Giulia Galeotti sulla storia dei tentativi di emanciparsi da uno stereotipo.

    Un articolo di Sandro Barbagallo sull'anno di Klimt, celebrato con mostre in tutta Europa nel centocinquantenario della nascita.

    E Beatrice lasciò il posto a chi fu trasfigurato: Inos Biffi su san Bernardo, Dante e l'ultimo traguardo.

    Nell'informazione religiosa, la morte di don Bruno Nicolini, grande amico dei rom.

    Giovani per una Chiesa giovane: nell'informazione vaticana, un articolo sul secondo congresso panafricano (a settembre in Camerun) organizzato dal Pontifico Consiglio dei Laici.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: fiducia della comunità internazionale al nuovo mediatore Brahimi

    ◊   In Siria, continuano senza sosta i bombardamenti dell’esercito su Damasco e Aleppo. Nelle ultime 24 ore si segnalano almeno altre 130 vittime, in maggioranza civili. Intanto, la comunità internazionale sembra ora sostenere con decisione il nuovo mediatore di Onu e Lega Araba, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, per trovare una via di uscita alla sanguinosa crisi. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Non solo Damasco e Aleppo al centro delle violenze, che giornalmente lasciano sul terreno decine di vittime, ma anche Homs, nel centro del Paese, già tristemente famosa, ed Herak, al Sud. Intanto è giallo sulla sorte del vice presidente Farouq Al Shara, dato in un primo momento in fuga da Damasco. Smentita poi questa ipotesi, invece sembra, secondo fonti dell’opposizione, che sia stato posto agli arresti domiciliari. E ora la soluzione della crisi appare nelle mani del nuovo mediatore di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che ha ricevuto l’appoggio della comunità internazionale, compresa la Cina. Pechino, storico alleato del presidente Assad insieme con la Russia, afferma, in un comunicato diffuso oggi dal Ministero degli esteri della Repubblica Popolare cinese, che sosterrà e collaborerà positivamente con Brahimi. Elogi a Brahimi anche da Mosca. La speranza generalizzata è che il diplomatico algerino riesca laddove non è riuscito il suo predecessore, Kofi Annan, anche se la situazione è decisamente degenerata e gli Stati Uniti rilanciano la priorità che Assad lasci la carica presidenziale per favorire la transizione. Ne abbiamo parlato con don Renato Sacco di Pax Christi Italia:

    R. - Credo che la tragedia della Siria sia davanti agli occhi di tutti. L’informazione è contraddittoria, ma ci sono i dati di fatto dei morti, dei profughi in continuo aumento: quindi la tragedia ha davvero grandi proporzioni. Speriamo e preghiamo che la comunità internazionale apra gli occhi e chi ha avuto questo incarico lo possa portare avanti proficuamente. Spesso si critica l’Onu perché è impotente; certo con il diritto di veto di qualche super potenza c’è una forte impasse nel decidere e la comunità internazionale sembra poi rassegnarsi. Ma io credo che, quando critichiamo l’Onu, lo dobbiamo fare perché diventi ancora più autorevole, perché davvero possa mettere a tacere gli interessi di parte e riesca a fare gli interessi della comunità internazionale. Non è sempre così, speriamo sia così per la Siria. Spesso l’Onu è stato criticato e qualcuno ha detto: il Palazzo di Vetro non ce la fa e allora ci penso io. Allora partono gli eserciti, partono nuove guerre… Io credo sia importante accogliere e affidare, proprio da credenti, questo impegno del rappresentante Onu, mettendoci sulla linea dell’appello che ha fatto il vescovo di Aleppo che ha detto: “Chiedo alla comunità internazionale di trovare il modo per sedersi intorno a un tavolo e dialogare”.

    D. - Non le sembra però contraddittorio che, pur dando fiducia a Lakhdar Brahimi, contemporaneamente il Consiglio di Sicurezza dell’Onu abbia sospeso la missione degli osservatori in Siria, che potevano essere comunque un punto di riferimento per il mediatore internazionale?

    R. - Sì, sicuramente l’Onu dovrebbe essere più autorevole, ma non dimentichiamo che l’Onu, anche in Iraq e in altre missioni, ha avuto le sue vittime, attacchi alle sedi, quindi forse ora prevale una certa prudenza nel non mandare suoi rappresentanti allo sbaraglio. Certo noi dobbiamo spingere l’Onu perché faccia il possibile e l’impossibile. Io credo che davvero dobbiamo chiedere alle Nazioni Unite che sia il rappresentante di tutta la comunità internazionale, che picchi anche i pugni sul tavolo. Se l’Onu non diventa autorevole c’è più spazio per gli autoritari.

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    Mali: rischio guerra civile, ma la gente scende in piazza per la pace

    ◊   “L'opzione militare” nel Nord del Mali, da mesi sotto il controllo di gruppi fondamentalisti islamici, è “inevitabile”. Ad affermarlo è una fonte del governo del Paese africano, che denuncia terroristi e narcotrafficanti “mascherati dietro falsi propositi religiosi”. Al momento, la mediazione è affidata al presidente del Burkina Faso, Blaise Compaore, che ha incontrato una delegazione guidata dai membri del Mnla Movimento Ribelle che ha proclamato l’indipendenza dello Stato del territorio di Azawad (Nord del Mali). La popolazione del Sud, pur scioccata dalle notizie che giungono dal Nord, è scesa in piazza nei giorni scorsi per sostenere la via del negoziato, come sottolinea, nell’intervista di Fausta Speranza, l’africanista Angelo Turco, docente alla Libera Università Iulm di Milano:

    R. – La gente a Sud, effettivamente, deve assorbire una dose di "intossicazione comunicativa" molto forte. Ci si può immaginare che circolano voci, idee di ogni tipo, anche perché le notizie che filtrano dal Nord non sono assolutamente controllabili. Quindi, ciò che si sa è sempre tutto molto approssimativo. Tuttavia, la gente del Sud sembra avere qualche idea chiara. La prima è che il Mali non si spezzetta. Quindi, c’è una forte determinazione a conservare l’integrità territoriale dello Stato, fatte salve le possibilità – che la politica finora non ha colto – di operare per la concessione di un’autonomia significativa alle popolazioni tuareg del Nord. Secondo aspetto è che vogliono il negoziato: la manifestazione che c’è stata l’altro giorno è una manifestazione per la pace. Quindi, questi propositi bellicosi che ogni tanto si sentono sostenuti da parte della Cedeao, l’Organizzazione regionale africana, da parte dell’Onu, da parte della Francia – recentemente in modo preoccupante – sono fuori luogo nella prospettiva che la maggioranza della popolazione del Sud intravede. Negoziato prima di tutto, dunque, capire bene chi sono gli interlocutori; capire bene che cosa vogliono e, in questa prospettiva, probabilmente bisognerà cambiare sia la metodologia della negoziazione sia anche le personalità coinvolte nella negoziazione.

    D. – Dunque, stiamo parlando di un processo nuovo, di una popolazione consapevole e soprattutto di una popolazione che, in un Paese africano, come il Mali, scende in piazza …

    R. – Assolutamente! E’ un fatto nuovo, è un fatto molto, molto importante: si parla di 50-60 mila persone per le strade di Bamako, l’altro giorno, e questo rappresenta una presa di coscienza da parte della popolazione che, peraltro, nelle sue espressioni più colte, più tecnologicamente avvertite, interviene significativamente sui mezzi di comunicazione di massa, su Internet, per dire la sua e per esprimere il proprio augurio verso una soluzione non militare della crisi, ma negoziata.

    D. – Al Sud, il governo centrale cerca di fronteggiare la situazione, ma è un momento di grandissima difficoltà per il Paese, al Nord accadono fatti gravi …

    R. – E’ un momento di grandissima difficoltà, per il Paese. Le popolazioni del Nord stanno comprendendo sempre meglio che cosa significa la sharia: ricordiamoci che nell’Azawad, cioè nel Mali del Nord occupato da questo caleidoscopio di forze, finora c’è stata la lapidazione di una coppia convivente da lungo tempo, non sposata regolarmente, con figli, e il taglio di una mano ad un presunto ladro.

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    Mons. Santoro: bene l'incontro sull'Ilva, la Chiesa vigilerà sugli impegni presi

    ◊   “Positivo l’incontro di ieri, ma ora la Chiesa vigilerà sugli impegni assunti”. L’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, commenta così la riunione sull’Ilva tra i ministri dell’Ambiente, Clini, dello Sviluppo, Passera, gli amministratori locali, i vertici dell’azienda, e i sindacati, presente anche lo stesso arcivescovo. Scongiurata la chiusura degli impianti, ora partono i lavori per le bonifiche: 146 i milioni di euro investiti. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Santoro:

    R. - I toni con la magistratura si sono calmati e la situazione è sicuramente migliorata, nel senso che è stato indicato l’obiettivo comune: rispondere al dramma sanitario senza dimenticare la questione dell’occupazione. Quindi, c’è stato sicuramente, nei toni, un avvicinamento con la magistratura, anche se è stata dichiarata da parte dei ministri l’opposizione alla chiusura degli impianti.

    D. - Non si può negare che proprio l’azione dei magistrati ha fatto sì che l’Ilva diventasse un caso nazionale …

    R. – Certo! L’azione dei magistrati ha messo in evidenza la verità: che le malattie si sono sviluppate lungo tutti questi anni e che esigono una risposta costante e precisa. Sicuramente questo è il merito della magistratura. D’altro lato, in tutti i miei interventi, ho sempre rispettato l’azione della magistratura, augurando che possa fare il suo corso. L’incontro di ieri è stato un passo molto importante per il rapporto con i giudici ma soprattutto sotto il profilo degli impegni concreti, perché siano realizzate sia bonifiche sul territorio, sia anche miglioramenti negli impianti interni. Questi sono impegni concreti, da parte dello Stato e anche da parte dell’Ilva, perché la causa di queste malattie possa essere superata. E’ stato anche importante che mi abbiano chiamato a partecipare a questo incontro, perché la posizione che abbiamo sempre assunto, come Chiesa, è di vicinanza alle persone ammalate, che soffrono, ma nello stesso tempo è un contatto diretto con i lavoratori desiderosi di difendere il loro posto di lavoro. Noi continueremo in questo cammino, faremo anche un’opera di controllo, di monitoraggio, degli impegni assunti, affinché possano essere mantenuti. La partita è tutta da giocare. Adesso che il caso è diventato nazionale la partita si può giocare, e si deve giocare tutta.

    D. - Anche perché se questa partita non si dovesse giocare tutta, e non si dovesse giocare nelle migliori condizioni, il destino è segnato, questa è "l’ultima spiaggia"…

    R. - Questa è proprio "l’ultima spiaggia". Secondo me qui si può veramente giocare il futuro, la pace sociale, non solo di Taranto ma anche il futuro economico di gran parte dell’Italia. Soprattutto si può indicare con un intervento preciso come sia possibile trasformare una situazione di emergenza in una situazione virtuosa, che coniughi bene l’occupazione con la difesa dell’ambiente, quello che noi tutti auspicheremmo.

    D. - Questa partita dovrà essere giocata con 146 milioni di euro che sono stati promessi dall’Ilva. C’è già chi ha detto sono pochi, che non basteranno mai…

    R. - Certo, è vero, sono pochi, ma cominciamo a utilizzare questi che ci sono stati dati. Uniti agli altri 360 milioni del decreto governativo sono già un inizio. E’ il segno di un cambiamento anche dell’atteggiamento dell’Ilva in rapporto alla città, è un’attenzione alla realtà della città. Sono tanti i segni che ci lasciano ben sperare, però continuiamo a stare in allerta per una soluzione positiva che, noi auspichiamo, possa avvenire nella concertazione delle forze presenti e non nella divisione: la divisione è proprio opera del diavolo.

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    Messaggio del cardinale Scola per la fine del Ramadan: smascherare chi spinge i giovani all’odio

    ◊   Si conclude oggi per le comunità islamiche il periodo di Ramadan, il mese del digiuno. “Cristiani e musulmani – si legge nel messaggio dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola - sentono oggi la comune responsabilità di fronteggiare una mentalità diffusa che intende svuotare la vita dai contenuti religiosi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La fine del Ramadan, scandita dalla preghiera, è soprattutto una festa dedicata al ringraziamento, come sottolinea il presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Izzedin Elzir:

    “Un ringraziamento a Dio ma anche alla persona, che ha potuto dimostrare a se stessa questo autocontrollo che le ha permesso di completare il digiuno. Il mio augurio è un augurio di pace, in particolare ai nostri fratelli in Siria”.

    Cristiani e musulmani – si legge nel messaggio del cardinale Scola, tradotto anche in arabo - devono cercare insieme “di smentire chi accusa la religione di fomentare disordini guerre, razzismo e inciviltà”. “Per questo occorre smascherare chi, strumentalizzando la fede, spinge i giovani all’odio e alla violenza verbale, morale e fisica”. Ancora Izzedin Elzir:

    “Musulmani e cristiani possono oggi dimostrare, in questi momenti di crisi economica e non solo, che possono lavorare per il bene dell’umanità. Credo che la Primavera araba abbia aperto una nuova pagina per una ancora più intensa collaborazione verso un messaggio di pace, di convivenza tra le fedi religiosi ed i diversi pensieri”.

    L’urgenza è dunque l'educazione dei giovani alla pace: “Giustizia e pace non crescono – sottolinea infine il cardinale Scola - se non si concepiscono come la risposta ad una chiamata divina”.

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    Al via domani, il Meeting di Rimini. Mons. Lambiasi: i giovani hanno fame di infinito

    ◊   Prende il via, domani, la 33.ma edizione del Meeting di Rimini. Il tema di quest’anno, tratto da un’opera di don Luigi Giussani, è “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. L’evento si aprirà domattina con la Messa celebrata dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi che - al microfono di Federico Piana - si sofferma sul tema del Meeting:

    R. – L’uomo non può bastare a se stesso. Non gli bastano le cose, non gli bastano neanche gli altri uomini, ha bisogno dell’infinto! E' una relazione aperta sull’infinito. Come diceva Kierkegaard: "L’uomo è un crepaccio assetato d’infinito" e quindi solo Dio può saziare la sua fame. Questo mi sembra un tema davvero bello perché ci dice che noi siamo una possibilità che è protesa verso l’infinito e che può essere incontrata, abbracciata da questo infinito.

    D. – E a ricercare l’infinito in questo momento storico sono soprattutto i giovani un po’ disorientati. I giovani saranno anche protagonisti di questo Meeting...

    R. – In effetti, quello che caratterizza il Meeting è proprio questa presenza vivace, dinamica, creativa, dei giovani. In fondo il Meeting, come fatto in se stesso, diventa una esemplificazione del tema che viene lanciato, del messaggio che viene proposto. I giovani, in questi giorni, a cominciare dai volontari sono un po’ come il cuore del Meeting, fanno un’esperienza di infinito, perché si sentono impegnati a dare il meglio di sé, ad aprirsi ai tanti amici che possono incontrare e a lanciarsi vero quell’infinto a cui noi diamo un volto e un nome che è quello di Gesù di Nazareth.

    D. - Questa è la 33.ma edizione del Meeting di Rimini, che bilancio si può fare di questi anni?

    R. – Vorrei dire che ormai il Meeting è diventato un fatto strutturale perché per tanta gente, a livello mondiale, Rimini significa Meeting e Meeting significa Rimini. Certo, ha aiutato molto il nostro territorio a sentirsi parte di un mondo più grande e a interagire con l’umanità intera. Infatti, nel Meeting si vede, in piccolo, un campionario di umanità variegata, multicolore, delle varie età, delle varie razze, anche di varie religioni, perché c’è un dialogo interreligioso che è molto promettente. Quindi, mi sembra davvero un grande fatto culturale, che promuove cultura, che semina grandi valori, e che è un modo, se posso dire, molto laico per far sentire ai tanti non credenti che noi li vogliamo amare, li vogliamo incontrare, li vogliamo servire. Penso che in questi anni il Meeting si è accreditato come uno dei più grandi fenomeni culturali che ci siano durante l’anno in Italia.

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    Mons. Zuppi: don Nicolini, "amico dei Rom", ha abbattuto il pregiudizio

    ◊   Si sono svolti, stamani nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, i funerali di don Bruno Nicolini, per oltre 50 anni impegnato nella pastorale per i Rom e Sinti in Italia. Don Bruno - ha affermato il direttore della Caritas di Roma, mons. Enrico Feroci – si è fatto “ultimo con gli ultimi”. Anche la Fondazione Migrantes della Cei ricorda con emozione don Nicolini e sottolinea che, con la sua morte, i Rom perdono “un padre e un amico”. I funerali di don Bruno Nicolini sono stati celebrati dal vescovo ausiliare di Roma, mons. Matteo Zuppi, che – al microfono di Federico Piana – ne ricorda la figura e la testimonianza evangelica:

    R. – Don Bruno Nicolini era un uomo innamorato del Vangelo, del suo servizio presbiterale, e forse proprio per questo era innamorato degli zingari. Da Bolzano era venuto a Roma e lavorando in segreteria di Stato aveva trovato la sua vera passione, quella di stare per strada di essere vicino a quelli che più di tutti erano considerati con distanza e con pregiudizio. Era con gli zingari come il Buon Samaritano. Don Bruno cercava di essere sempre vicino a loro e di rendere vicina la Chiesa, la maternità della Chiesa a questi uomini a queste donne che purtroppo vivono in condizioni spesso di grande rifiuto e di estrema difficoltà.

    D. - Don Bruno iniziò a occuparsi di Rom e Sinti nel ’58 quando fondò l’Opera nomadi a Bolzano…

    R. - E’ stata una grandissima intuizione perché promosse la difesa dei diritti del popolo Rom. Direi che è stata senz’altro la prima istituzione in Italia che ha parlato di integrazione, per esempio dei bambini rom a scuola. E’ stata la prima istituzione che ha cercato di garantire ai rom aree di sosta e l’Opera nomadi è stata la prima che per esempio ha garantito e ha aiutato l’integrazione dei bambini rom nella scuola.

    D. - Altro momento importante nella vita di don Bruno Nicolini è quando nel ’64 fu chiamato da Papa Paolo VI proprio per continuare ad occuparsi dei Rom nella capitale…

    R. - Lui era officiale nella segreteria di Stato, si occupava dei Rom e organizzò questo straordinario incontro con Paolo VI nel 1966. E’ come se l’avessi rivissuto nell’amicizia con don Bruno perché nel suo racconto era ancora pieno di commozione, soprattutto per un motivo: gli zingari capivano la maternità della Chiesa, capivano che il Papa gli voleva bene. Le parole che Paolo VI rivolse agli zingari in quella occasione, parole di un affetto, di un’attenzione, di una sensibilità straordinaria... erano proprio quelle che don Bruno desiderava, che gli zingari sentissero la Chiesa come loro madre.

    D. - Qual è dunque in sintesi l’eredità che don Bruno ci lascia?

    R. – La passione per la Chiesa, per il Vangelo e per gli ultimi. E gli zingari purtroppo sono spesso gli ultimi perché in molti casi nei confronti degli zingari il pregiudizio è forte. Noi, ci insegna don Bruno, dobbiamo amare i poveri per quello che sono, il Signore ci chiede di amare i poveri e di riconoscere i fratelli più piccoli, senza chiedergli né certificati penali né certificati fiscali né certificati di bontà o di cattiveria, bisogna volergli bene e basta. In don Bruno dobbiamo riconoscere un testimone che ci ha insegnato e ci ha aiutato ad amare e a conoscere e anche a valorizzare la grande tradizione, la grande cultura dei Rom. L’Opera nomadi ha saputo anche in questo dare un grande valore alla cultura Rom e insegnarci a capire l’identità del popolo Rom.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 20.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, parlando nella sinagoga di Cafarnao, dice - tra lo scandalo di molto giudei - di essere il pane vivo, disceso dal cielo. “Se uno mangia di questo pane – afferma - vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Quindi aggiunge:

    "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita … Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda".

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Molto crudo il linguaggio di questo brano evangelico che riprende ancora il discorso di Cafarnao: mangiare la carne, bere il sangue, ripetuto molte volte al positivo e al negativo. Non per nulla i Giudei presenti si ribellano e discutono aspramente, come dice il testo. In effetti è molto ardita l’immagine, e potrebbe evocare ritualità macabre. Ma Gesù non arretra: solo chi non si limita ad amare la sua divinità santa, ma ama e assimila la sua umanità - cioè la sua passione e la sua gioia, le sue lacrime e i suoi abbracci, solo chi si fa con lui e come lui vita donata, corpo di solidarietà, compagnia con i fragili e libertà filiale col Padre - diventa salvato e strumento di salvezza. È questa verità che deve star sotto la nostra partecipazione al banchetto eucaristico: là è presente e protagonista la persona stessa di Gesù nell’atto di donarsi interamente a noi, come carne immolata e riverbero di vita. E noi facendo comunione con il Signore, crocifisso e risorto, vogliamo con lui donarci al Padre e diventare carne di fraternità e sangue di solidarietà per tutti. Fossimo coscienti di questa ricchezza di senso e di impegno, forse sarebbero meno sbadate e monotone le nostre celebrazioni, e la nostra fede più creativa.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Plauso del cardinale Erdő per il messaggio congiunto del Patriarca Kirill e di mons. Michalik

    ◊   Il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) ha inviato un messaggio di plauso al presidente della Conferenza Episcopale Polacca, mons. Jozef Michalik e al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, co-firmatari ieri di uno storico messaggio congiunto, per testimoniare la gioia sua e del CCEE di fronte allo storico atto di riconciliazione. “Ringraziamo Dio per questa dichiarazione esemplare e speriamo che possa essere un aiuto per tutta l’Europa nella promozione dei veri valori umani e cristiani. In un momento di grande confusione spirituale e sociale in tutto il nostro continente, la vostra dichiarazione ci dà speranza perché testimonia che veramente Gesù Cristo è la nostra pace e la nostra riconciliazione”. Il porporato riconosce anche il valore simbolico ed esemplare della dichiarazione congiunta, e si augura che “questa dichiarazione sia un primo passo in un nuovo cammino nei rapporti tra Polonia e Russia, speriamo che possa essere esempio per tutti quelli che ancora non hanno avuto il coraggio di lasciarsi guidare dalla sapienza e dalla bontà di Dio che conduce sempre al perdono e alla riconciliazione”. Il cardinale Erdő ha voluto inoltre associarsi alle preoccupazioni espresse nel messaggio riguardo all’Europa “e all’appello ai responsabili politici e alle persone della cultura di sostenere questa iniziativa”, consapevole delle attuali difficoltà che il continente europeo sta attraversando. (L.P.)

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    Somalia: al via nuovo corso, tra timori e speranze

    ◊   Scadrà alla mezzanotte di lunedì, 20 agosto, il mandato delle Istituzioni federali di transizione (Ift) che hanno governato il Paese dal 2004. Dopo otto lunghi anni di combattimenti, sconfitte e conquiste tra accuse di corruzione e faide politiche – scrive l’agenzia Misna - le speranze di una ‘rinascita’ della Somalia sono ancora minacciate da lotte di potere. “Non è in corso nessun processo politico. Quello a cui si assiste è solo un accaparramento del potere con ogni mezzo”, dichiara all’agenzia sudafricana Sapa, Afyare Elmi, accademico somalo alla Qatar University, aggiungendo che “i seggi del parlamento sono stati distribuiti con logiche claniche e nascondono interessi che poco hanno a che fare con il bene del Paese”. Sono questi, aggiunge Misna, timori condivisi da una parte degli osservatori che paventano un protrarsi del conflitto e dell’instabilità anche dopo l’inizio del nuovo corso. Tuttavia, questi timori non trovano conferme nelle parole dell’inviato Onu per la Somalia Augustine Mahiga. “Da settembre in poi – ha detto – il Corno d’Africa sarà una regione più pacifica, stabile e solida dal punto di vista democratico”. Sul terreno, osserva però Misna, a dispetto delle conquiste degli ultimi mesi nella lotta agli insorti al Shabaab da parte delle truppe governative e la presenza di 17 mila caschi verdi di Amisom, la questione delle sicurezza resta centrale. (A.G.)

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    Zambia. La diocesi di Chipata al governo: revocare l’espulsione di un sacerdote rwandese

    ◊   “Rinnoviamo il nostro appello al governo perché consideri seriamente la possibilità di revocare un decreto di espulsione ingiustificato e forse in malafede”: scrive così, in una nota, mons. Benjamin Phiri, vescovo ausiliare di Chipata, nello Zambia. Il presule torna, quindi, sul caso di padre Viateur Banyangandora, sacerdote di Chipata: originario del Rwanda, ordinato nello Zambia e diventato, poi, parroco di Lundazi, il religioso è stato arrestato il 30 luglio scorso per ragioni poco chiare; condotto a Lusaka, dove non ha potuto usufruire dell’assistenza legale offerta dalla diocesi né essere contattato dal vescovo, il 2 agosto è stato espulso in Rwanda. Un episodio che la diocesi di Chipata aveva subito bollato come un vero e proprio “rapimento”, facendo appello affinché la situazione venisse chiarita. A distanza di pochi giorni, dunque, la Chiesa locale torna a difendere padre Viateur, accusato ora dalla stampa locale di aver rilasciato un’intervista in cui avrebbe denigrato il presidente e il governo zambiani. Ma in una lettera inviata a mons. Phiri, lo stesso padre Viateur scrive: “Non ho mai rilasciato alcuna intervista, né parlato del presidente. Non commento gli avvenimenti politici perché non è questa la mia missione e conosco bene la mia vocazione a seguire il Vangelo”. La vicenda, dunque, sottolinea mons. Phiri, è tutta “una palese menzogna”, tanto più che – sempre secondo la stampa – padre Viateur sarebbe stato espulso perché privo dello status giuridico per restare nello Zambia. Tuttavia, evidenzia ancora mons. Phiri, nel decreto di espulsione il Ministero dell’Interno cita un permesso di lavoro di cui padre Viateur è in possesso e che è stato rilasciato nel 2006 dal governo dello Zambia e regolarmente rinnovato nel 2011. Non solo: il sacerdote ha anche un regolare passaporto del Rwanda valido fino al 2014. Per tutti questi motivi, dunque, la diocesi di Chipata chiede la revoca del decreto di espulsione. (A cura di Isabella Piro)

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    I vescovi Usa lanciano un sito di informazione sulla povertà nel Paese

    ◊   Da oggi i cattolici negli USA possono conoscere lo stato di povertà nel Paese e anche come fare per combatterla, tramite il nuovo sito web della Conferenza episcopale statunitense. Il portale, www.povertyusa.org, offre strumenti e risorse concrete tra cui una mappa interattiva della povertà e statistiche di ogni singola contea, un video tour della povertà che dà agli utenti il senso di ciò che vuol dire vivere in indigenza negli Stati Uniti e ancora video e collegamenti che rimandano ai social network di PovertyUSA tra cui www.facebook.com/povertyusa. Il sito web, che è un’iniziativa della Campagna cattolica per lo sviluppo umano (CCHD) e del Dipartimento di Giustizia, Pace e lo Sviluppo Umano, sarà caratterizzato da notizie selezionate e aggiornate per monitorare il reale stato della situazione. Inoltre, i visitatori potranno trovare esempi di organizzazioni locali che lavorano per alleviare l’indigenza nelle loro comunità. Secondo gli ultimi dati i poveri negli Stati Uniti sono circa 46 milioni. “Siamo impegnati a fornire contenuti educativi legati alla povertà, nonché esempi di speranza di ciò che possiamo fare per combattere lo stato di povertà” ha detto Ralph McCloud, direttore nazionale di CCHD, che ha fatto sapere di accogliere con favore qualsiasi commento o suggerimento per rendere il sito ancora più efficiente. CCHD - in definitiva- è il programma nazionale di lotta alla povertà della Conferenza episcopale statunitense e lavora per rompere il ciclo della povertà, aiutando le persone a basso reddito a partecipare alle decisioni che riguardano la loro vita, le famiglie e le comunità. Ha la missione complementare di educare alla povertà e alle sue cause. Questa duplice strategia pastorale di educazione alla giustizia e di aiutare le persone che sono povere a parlare ed ad agire riflette il mandato delle Scritture e dei principi della dottrina sociale cattolica. CCHD è reso possibile dal generoso sostegno dei cattolici negli Stati Uniti, in particolare attraverso una colletta parrocchia annuale. (C.S.)

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    Al via le celebrazioni per i 100 anni dalla nascita di Papa Luciani

    ◊   Sono iniziate a Canale d’Agordo in provincia di Belluno le iniziative estive dedicate ai 100 anni dalla nascita di Papa Luciani (17 ottobre 1912). All’interno di un antico fabbricato al centro del paese, restaurato dalla Pro Loco e diventato Casa delle Regole, è allestita e rimane aperta fino a domenica 26 agosto, un’esposizione di disegni preparatori e progetti di arte sacra dello scultore locale Amedeo Da Pos (1870 -1966), allievo di Valentino Panciera Besarel, autore tra l’altro di molte delle opere che adornano la chiesa arcipretale di Canale, aperta alla visita durante tutto il periodo. I particolari organizzativi sono stati curati dal Comune, dalla Fondazione Papa Luciani, dalla Pro Loco e dall'apposito Comitato del Centenario sostenuti da una benemerita cordata di istituzioni ed enti locali. Inoltre da lunedì 20 a domenica 26 agosto, a Canale d’Agordo si terrà anche un “simposio” internazionale di scultura su legno, ispirato appunto ai 100 anni di Papa Luciani sul tema “Io sono il piccolo di una volta. L’umiltà e la semplicità nelle Dolomiti di Papa Luciani”. (C.S.)

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    Torna visibile per due mesi il pregiato pavimento marmoreo del Duomo di Siena

    ◊   Torna visibile al pubblico, per poco meno di due mesi, da domani fino al 24 ottobre, il pregiatissimo pavimento del Duomo di Siena, “il più bello, grande e magnifico che mai fusse stato fatto”, come lo definì Giorgio Vasari. Normalmente il prezioso tappeto marmoreo è coperto da lastre di legno truciolato per proteggerlo dal calpestio dei visitatori, più di un milione all’anno. Il pavimento del Duomo è frutto di un complesso programma realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. I cartoni preparatori per cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, quasi tutti senesi, fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, ma anche l’umbro Pinturicchio, autore, nel 1505, del celebre riquadro con il Monte della Sapienza. Durante il periodo di scopertura sarà possibile ammirare anche le tarsie nell’esagono sotto la cupola, lo spazio vicino all’altare, i riquadri del transetto: i visitatori saranno guidati all’interno di un percorso che permetterà la visita straordinaria intorno all’abside, con la visione delle tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona e gli affreschi di Domenico Beccafumi. (C.S.)

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    Concerto festeggia la riapertura dopo il sisma, della chiesa di S. Maria di Centurelli a Caporciano

    ◊   Gloria Campaner e le voci femminili del Coro della Virgola diretto da Pasquale Veleno si ritrovano oggi alle ore 21.15 nello splendore tardo romanico della chiesa di S. Maria di Centurelli a Caporciano (L’Aquila) in occasione della sua riapertura ufficiale al pubblico dopo i restauri a seguito del sisma del 2009. Il concerto dal titolo “Isle Joyeuse” vede in programma musiche di Debussy, Rachmaninov, Ligeti, Illés, Faurè, Kodály, Łuciuk e Santucci. E’ nella tradizione del Festival di musica “Pietre che cantano” condurre il pubblico alla scoperta di tesori nascosti dell’arte abruzzese e anche questa volta, come è stato per il Monastero di S. Spirito d’Ocre e il Chiostro di S. Domenico all’Aquila, il Festival si guadagna il primato di una eccezionale “prima”: il concerto di oggi mostrerà al pubblico, nello splendore rinnovato grazie ai restauri che sono seguiti al sisma del 2009, S. Maria di Centurelli a Caporciano, bellissima chiesa tardo romanica, luogo di culto particolarmente venerato del circondario aquilano. L’edifico, posto in un importante incrocio del Regio Tratturo Magno, risale nelle sue fattezze attuali al 1561. Costruita sui resti di altro edificio sacro di epoca arcaica, su un luogo ricco di vestigia antiche risalenti al periodo compreso tra l’anno 1.000 a.C. ed il II sec. d.C. La chiesa, dopo alterne vicende, rimase in stato di abbandono dal 1903, anno in cui fu interdetta al culto. Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, versava in pericolo di crollo. Un importante recupero e restauro la ridonava all’uso e al culto. Fu solennemente riaperta nel corso del 2004. Il sisma del 2009 ne ha danneggiato la facciata, non interessata dai precedenti lavori di consolidamento. Con finanziamenti derivanti dalla quota dell’otto per mille, il MiBAC ne ha curato il definitivo restauro nel corso del 2011, consolidando la facciata, ricostruendo l’antico pavimento, liberando l’esterno dell’edificio da un reinterro di origine alluvionale risalente al 1800. Sono stati operati altri interventi di rifinitura. Il Consorzio Celestiniano, che ne cura la gestione per conto del Comune proprietario, ha ulteriormente arricchito l’interno di arredi sacri ed artistici.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 231

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.