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Sommario del 15/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa dell'Assunzione. Il Papa: la nostra vita non finisce nel nulla, ci aspetta l'amore infinito di Dio
  • Il Papa all'Angelus: in Maria contempliamo la gloria a cui siamo chiamati
  • Otto anni fa a Lourdes l'ultimo viaggio internazionale di Giovanni Paolo II
  • Oggi in Primo Piano

  • Attentato nel centro di Damasco contro lo Stato maggiore dell'esercito
  • I vescovi francesi ripropongono la Preghiera alla Vergine per la Francia
  • Storica visita del Patriarca Kirill in Polonia per la firma di un messaggio di riconciliazione russo-polacco
  • Violenza e porto d’armi: gli Usa s’interrogano dopo l’ennesima strage
  • Inaugurata chiesa in legno per i terremotati di Novi di Modena, donata da Telepace
  • La difficile situazione dei campi rom nella capitale: confronto tra Comune e Comunità di S. Egidio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Afghanistan: serie di attacchi kamikaze, oltre 50 morti
  • Nepal: nuove minacce dei fondamentalisti indù contro i cattolici
  • Indonesia: chiusa la chiesa di San Giovanni Battista a Parung
  • Il Patriarca di Costantinopoli: il dialogo, unica speranza per riportare la pace nel mondo
  • Nigeria: 3 morti in fallito attacco dinamitardo. Massima allerta in tutto il Nord
  • Nigeria. All’arcivescovo di Abuja il premio di Pax Christi International per il dialogo interreligioso
  • Cala il Pil dell'Eurozona, preoccupa il crollo della produzione industriale
  • L'arcivescovo di Torino invoca sostegno alle industrie della città e al mondo del lavoro
  • Scoperto codice per la produzione di proteine, speranze per la cura di cancro e distrofia
  • Giappone. Farfalle "mutanti" dopo il disastro di Fukushima
  • Australia: via libera dall’Alta corte alla legge sui pacchetti di sigarette anonime
  • I vescovi inglesi: le Paralimpiadi riconoscano il potenziale di ciascuno nella società
  • Alluvioni nelle Filippine: l'azione della Chiesa, incombe nuova tempesta tropicale
  • Riconciliazione in Kenya: la popolazione ha più fiducia nella Chiesa che nella politica
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa dell'Assunzione. Il Papa: la nostra vita non finisce nel nulla, ci aspetta l'amore infinito di Dio

    ◊   Maria ci mostra che la nostra vita non finisce nel nulla, ma che ci aspetta Dio con il suo amore infinito: è quanto ha detto il Papa durante l’omelia della Messa celebrata questa mattina, nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Maria «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo»: così, il primo novembre 1950, il Venerabile Pio XII proclamava il dogma dell’Assunzione. Una verità di fede – ha spiegato Benedetto XVI – che ci mostra che “in Dio c’è spazio per l’uomo”. E Maria – ha proseguito - unendosi a Dio, “non si allontana da noi, non va in una galassia sconosciuta” ma, anzi, si fa “vicinissima a noi, ad ognuno di noi”. Il suo cuore diventa grande:

    “Maria, unita totalmente a Dio, ha un cuore così grande che tutta la Creazione può entrare in questo cuore e gli ex-voto in tutte le parti della terra lo dimostrano. Maria è vicina, può ascoltare, può aiutare, è vicina a tutti noi … e ha il cuore largo come il cuore di Dio”.

    In Dio, dunque, “c’è spazio per l’uomo”, ma anche “nell’uomo c’è spazio per Dio”:

    “In noi c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi è così importante per illuminare il mondo nella sua tristezza, nei suoi problemi, questa presenza si realizza nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita … Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita diventa ricca e grande”.

    Il Papa ricorda che oggi girano molte idee su un mondo migliore che l’umanità dovrebbe aspettare e questa sarebbe la sua speranza:

    “Se e quando questo mondo migliore viene, non sappiamo, non so. Sicuro è un mondo che si allontana da Dio non diventa migliore, ma peggiore. Solo la presenza di Dio può garantire anche un mondo buono”.

    Ma i cristiani hanno “una speranza sicura”:

    “Dio ci aspetta, ci attende, non andiamo nel vuoto, siamo aspettati. Dio ci aspetta e troviamo, andando all’altro mondo, la bontà della Madre, troviamo i nostri, troviamo l’Amore eterno. Dio ci aspetta: questa è la nostra grande gioia e la grande speranza che nasce proprio da questa festa”.

    Maria – conclude il Papa – “è la gioia della nostra vita”, è “la consolazione e la speranza” per il nostro pellegrinaggio terreno:

    “Affidiamoci alla sua materna intercessione, affinché ci ottenga dal Signore di rafforzare la nostra fede nella vita eterna; ci aiuti a vivere bene il tempo che Dio ci offre con speranza. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del Cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio qui nel mondo, desiderio di Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio e la forza della fede, che nello stesso tempo è coraggio e forza dell'amore”.

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    Il Papa all'Angelus: in Maria contempliamo la gloria a cui siamo chiamati

    ◊   Il Papa, a mezzogiorno, ha presieduto, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, la tradizionale preghiera dell’Angelus. Nella catechesi ha proseguito la sua riflessione sulla Festa dell’Assunzione ricordando che si tratta di una celebrazione che “affonda le radici nella fede e nel culto dei primi secoli della Chiesa, per quella profonda devozione verso la Madre di Dio che è andata sviluppandosi progressivamente nella Comunità cristiana”. Il servizio di Luca Collodi.

    Per capire l’Assunzione di Maria al Cielo il Papa invita “a guardare alla Pasqua, il grande Mistero della nostra salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla Gloria del Padre attraverso la Passione, morte e risurrezione”. “Maria – ha spiegato Benedetto XVI – che ha generato il figlio di Dio nella carne, è la creatura più inserita in questo mistero. Redenta fin dal primo istante della sua vita e associata in modo del tutto particolare alla passione e alla gloria del suo Figlio”. “L’Assunzione al Cielo di Maria è pertanto il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei”:

    “Ma l’Assunzione è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa”.

    Ricordando il brano del Vangelo di Luca nella Solennità dell’Assunzione, che racconta la visita di Maria ad Elisabetta in cui la Madonna è proclamata benedetta fra tutte le donne, il Papa non ha mancato di ricordare la profonda fede di Maria:

    “Ella si colloca tra i ’ poveri’ e gli ‘umilì’, che non fanno affidamento sulle proprie forze, ma che si fidano di Dio, che fanno spazio alla sua azione capace di operare cose grandi proprio nella debolezza. Se l’Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta, ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende ‘beati’ nel nostro pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo”.

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    Otto anni fa a Lourdes l'ultimo viaggio internazionale di Giovanni Paolo II

    ◊   Otto anni fa, il 14 e 15 agosto 2004, il Beato Giovanni Paolo II, ormai anziano e molto malato, con serie difficoltà nel parlare a causa del morbo di Parkinson, compiva il suo ultimo viaggio internazionale, il 104.mo del Pontificato. Poche ore, ma molto intense e coinvolgenti, quelle che Papa Wojtyla visse presso il Santuario di Nostra Signora di Lourdes. Giungendo alla Grotta di Massabielle, il 14 agosto, rivolse il suo primo saluto ai malati: “Sono con voi, cari fratelli e sorelle, come un pellegrino presso la Vergine; faccio mie le vostre preghiere e le vostre speranze; condivido con voi un tempo della vita segnato dalla sofferenza fisica, ma non per questo meno fecondo nel disegno mirabile di Dio … Ho sempre avuto grande fiducia, per il mio ministero apostolico, nell’offerta, nella preghiera e nel sacrificio di quanti sono nella sofferenza … Cari fratelli e sorelle ammalati, vorrei stringervi fra le mie braccia con affetto, uno dopo l’altro, e dirvi quanto sono vicino e solidale con voi. Lo faccio spiritualmente affidandovi all’amore materno della Madre del Signore, e chiedendo a Lei di ottenere per voi le benedizioni e le consolazioni di suo Figlio Gesù”. Dell'omelia della Messa del 15 agosto colpirono queste sue meditazioni dedicate alla vecchiaia: "In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna… (Lc 1,39). Le parole del racconto evangelico ci hanno fatto rivedere con gli occhi del cuore la giovane fanciulla di Nazaret in cammino verso quella ‘città di Giuda’ ove abitava la cugina, per offrirle i suoi servizi. Ci colpisce in Maria innanzitutto l’attenzione colma di tenerezza verso la parente anziana. Il suo è un amore concreto, che non si limita a parole di comprensione, ma si fa carico in prima persona della fatica dell’assistenza. Alla cugina la Vergine non dona semplicemente qualcosa di sé; dona se stessa, senza nulla chiedere in cambio. Ha perfettamente capito che il dono ricevuto da Dio più che un privilegio è un compito, che la impegna verso gli altri con la gratuità che è propria dell’amore". Lasciò Lourdes parlando, all’Angelus, della sorgente di acqua scaturita dalla roccia di Massabielle: “Quell’acqua che sgorga sempre fresca è diventata uno dei simboli di Lourdes: simbolo della vita nuova, che Cristo dona a quanti si convertono a lui. Sì, il Cristianesimo è sorgente di vita, e Maria è la prima custode di questa fonte. A tutti la indica chiedendo di rinunciare all’orgoglio, di farsi umili, per attingere dalla misericordia del suo Figlio e collaborare così all’avvento della civiltà dell’amore”. (A cura di Luis Badilla)

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    Oggi in Primo Piano



    Attentato nel centro di Damasco contro lo Stato maggiore dell'esercito

    ◊   È di cinque feriti il bilancio dell’attentato contro lo Stato maggiore dell'esercito siriano a Damasco, rivendicato dall'Esercito siriano libero. E mentre si continua a combattere in diverse località del Paese, sembra ormai raggiunto l’accordo tra Lega Araba e Onu per eleggere il diplomatico algerino Brahimi come inviato speciale per la Siria in sostituzione del dimissionario Kofi Annan. Il servizio di Marco Guerra:

    I ribelli hanno rivendicato la bomba esplosa oggi nel centro di Damasco affermando che era diretta contro una riunione “di ufficiali e sottufficiali dell'esercito in cui si decidono le operazioni della giornata”. L’ordigno è esploso nei pressi dell'hotel Dama Rose, che ospita la delegazione degli osservatori Onu, e davanti a un locale dello Stato maggiore generale. Fonti dell’esercito confermano il ferimento di cinque reclute, alcune delle quali in modo grave, e la distruzione di alcuni veicoli militari. L’attacco di oggi testimonia che anche il centro della capitale è ormai teatro di un conflitto in cui il regime sta lentamente perdendo il controllo del territorio. Secondo l’ex premier Hijab, rifugiato in Giordania, al momento le forze lealiste controllano solo un terzo del Paese. Ad Aleppo, dopo due settimane di combattimenti, l’esercito di affida solo a bombardamenti e non riesce ad entrare in molti quartieri in mano agli insorti. Sul fronte diplomatico, fonti della Lega Araba confermano il raggiungimento di un accordo con l’Onu sul nome dell’algerino Brahimi, come inviato speciale per la Siria. I 57 Paesi della Conferenza Islamica riuniti alla Mecca sono invece chiamati a decidere su un eventuale sospensione di Damasco dall'organizzazione. Ipotesi che vede la ferma contrarietà dell’Iran, alleato di ferro del governo di Assad. Infine si registra l’appello all’Occidente del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, a non ''sabotare'' l'accordo di Ginevra sulla transizione politica in Siria.

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    I vescovi francesi ripropongono la Preghiera alla Vergine per la Francia

    ◊   In occasione della Solennità dell’Assunzione, i vescovi francesi hanno invitato i cattolici ad elevare una speciale preghiera alla Vergine per la Francia e in particolare per i cittadini vittime della crisi economica, i governanti, le famiglie e i giovani. Una iniziativa antica, che risale al 1648 ma caduta in disuso dopo la seconda guerra mondiale. Sul significato di questa preghiera Solange Pinilla ha sentito mons. Bernard Podvin, portavoce dei vescovi francesi:

    R. - C’est une prière qui a un sens profond et qui s’inscrit …
    E’ una preghiera che ha un significato profondo e che si iscrive in una antica tradizione spirituale: già San Paolo, infatti, ci invitava a pregare per coloro che ci guidano e per il popolo, e questa tradizione si è perpetuata nei secoli. I vescovi di Francia hanno così pensato di invitare le comunità cristiane a riprendere questa iniziativa.

    D. – Pregare per la Francia: c’è chi ha detto che i vescovi fanno dei calcoli politici in vista di decisioni legislative importanti …

    R. – Les évêques sont les pasteurs de tous. Quand les évêques proposent …
    I vescovi sono i pastori di tutti e quando propongono la preghiera non fanno dei calcoli: sono al servizio di tutti gli uomini e quello che fanno lo fanno in nome di Cristo. Non ci sono dunque calcoli, ci sono le preoccupazioni dei vescovi che propongono, in un momento in cui è necessario prendere decisioni veramente importanti, di chiedere la forza spirituale, il discernimento per risolvere le questioni. Come non affidare tutto questo a Maria, che è la Madre di Dio e Madre degli uomini? E’ veramente opportuno affidare proprio a Lei tutte queste controversie.

    D. – Alcuni media dicono che questa preghiera è un atto politico contro il progetto dei matrimoni omosessuali che prevede anche l’adozione…

    R. – Surtout, pas de polémique. Quand on est au service de l’homme, …
    Soprattutto, niente polemiche. Quando si è al servizio dell’uomo non è bene entrare in polemica su argomenti seri. I vescovi intendono insistere sui problemi della società. Vorrei ricordare che, al di là delle riforme della società che li preoccupano, i vescovi affidano alla preghiera innanzitutto tutte le vittime della crisi economica. La preghiera non esclude nessuno: infatti, quando in un’iniziativa spirituale si richiede l’ispirazione, si chiede in realtà la forza di essere sereni e determinati nella capacità di dialogare. Il frutto della preghiera sarà appunto la capacità di ascoltare e di parlare agli altri. La preoccupazione, che ovviamente è grande, riguardo il fine vita e la famiglia, i vescovi non la nascondono affatto perché la situazione è seria e preoccupa fortemente. Ma prima di tutto, è necessario chiedere un’illuminazione spirituale. Nella preghiera universale, abbiamo pensato alla Siria, a tutti coloro che saranno ancora e più gravemente colpiti dalla crisi, abbiamo pensato a tutti coloro che sono provati: in questo appello, i vescovi chiedono che le scelte operate dalla società siano scelte rispettose dell’uomo, in particolare quando si parla del rispetto della vita e dei più vulnerabili. E’ un appello che viene veramente dal profondo del cuore, è un appello spirituale che vuole essere rivolto a tutta la comunità e che vuole riunire, sotto la grazia di Maria, tutti gli uomini.

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    Storica visita del Patriarca Kirill in Polonia per la firma di un messaggio di riconciliazione russo-polacco

    ◊   Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill inizia domani in Polonia una storica visita. Venerdì 17 agosto, insieme al presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Jozef Michalik, firmerà a Varsavia un messaggio comune delle due Chiese ai rispettivi popoli russo e polacco. Il messaggio conterrà una riflessione riguardante la storia dei due popoli attraverso i secoli, l’appello al reciproco perdono e alla riconciliazione ma anche un richiamo a continuare il dialogo per una testimonianza comune di fronte alle sfide dell’odierna Europa. Su questo evento ascoltiamo mons. Wojciech Polak, segretario generale della Conferenza episcopale polacca, al microfono di Rafal Łaczny:

    R. – Penso che questo sia un evento veramente importante, sia per la Polonia sia per la Russia e non soltanto per la Chiesa ma anche per tutti i polacchi e i russi. Ovviamente, il nucleo dell’evento riguarda la vita spirituale, cioè la Chiesa e nello specifico sia la Chiesa cattolica in Polonia, che è la Chiesa maggioritaria, sia la Chiesa in Russia – la Chiesa ortodossa, che è quella maggioritaria nel Paese. Penso che i frutti che possono nascere dal messaggio lanciato da questo evento possano essere soprattutto frutti spirituali: infatti, il messaggio è rivolto ai fedeli delle due Chiese ed è fondato sul Vangelo, sull’invito alla riconciliazione formulato proprio da Cristo. Lui stesso ci ha riconciliati, ci ha lasciato il suo messaggio di riconciliazione. Per questo, vogliamo seguirlo come cristiani, sia i cattolici sia gli ortodossi, in questo sforzo di riconciliazione. E’ un processo che richiederà tempo per entrare nelle coscienze e nella vita dei popoli …

    D. – Il processo del perdono e della riconciliazione non è mai facile; Polonia e Russia sono divise da eventi storici molto difficili. Il documento, che sarà firmato a Varsavia, farà superare queste difficoltà oppure sarà soltanto l’inizio della strada verso la riconciliazione?

    R. – Bisogna dire con sincerità che il documento non potrà risolvere i dubbi storici esistenti e che dovranno essere risolti con il tempo ma anche con la sincerità, con la verità e con una profonda conversione del cuore che verrà – penso – con il tempo. Il nostro documento in realtà vuole rappresentare l’inizio di questo processo di possibile riconciliazione, basandosi sulla verità in generale ma anche sulla verità storica. Per questo invita noi, ma soprattutto gli storici a proseguire nel loro sforzo di ricerca e di chiarimento delle difficoltà del passato. E per superare il passato con le sue ferite, si può dire che questo è un inizio, un buon segno di speranza che potrà portare frutti ma dopo un lavoro che penso durerà anni, un lavoro basato sulla sincerità e sulla verità che dovrà essere non soltanto scoperta di nuovo ma anche ben elaborata da una parte e dall’altra.

    D. – Quanto questo comune messaggio alle Nazioni della Polonia e della Russia – anche se prima di tutto è un documento di carattere religioso – può avere influenza sulle relazioni politiche tra i due Paesi?

    R. – Io lo vedo proprio come l’inizio di un cammino, che magari potrebbe anche in futuro – e lo speriamo bene! – cambiare i cuori anche dal punto di vista delle relazioni politiche.

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    Violenza e porto d’armi: gli Usa s’interrogano dopo l’ennesima strage

    ◊   Tre persone sono morte lunedì scorso in una sparatoria a College Station, una cittadina universitaria del Texas. All’origine della strage, la notifica di uno sfratto da parte della polizia. La sanguinosa sparatoria è avvenuta a pochi giorni da due massacri che hanno scosso l’America: quella al cinema di Denver in Colorado e quella al tempio sikh nel Wisconsin. Eventi che ripropongono il dibattito negli Usa su violenza e diritto al porto d’armi. Alessandro Gisotti ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, inviato de “La Stampa” a New York:

    R. – Il dibattito sul tema c’è, però purtroppo non fa grandi passi avanti. La reazione è quasi una reazione di assuefazione. Ormai questi episodi si ripetono a intervalli sostanzialmente regolari. Comincia un dibattito sulle cause sociali, psichiche, di questi eventi. Dopodiché il dibattito si assopisce e in sostanza non si fa nulla di concreto per affrontare i problemi fondamentali che sono alla radice di questo fenomeno che sta diventando una emergenza nazionale.

    D. – Al fondo c’è che il secondo emendamento della Costituzione, che consacra il diritto al porto d’armi, è considerato inviolabile da tutti, politicamente…

    R. - Questo secondo emendamento della Costituzione è un residuo del passato, è una regola che è stata scritta due secoli fa quando si viveva in un’altra situazione, in un’altra America. Il Paese era stato appena unito da una rivoluzione e aveva visto l’impegno diretto in battaglia dei cittadini e quindi c’era una necessità di avere milizie armate fra i civili. Tutto quanto questo negli Stati Uniti non esiste più, non ha più senso. L’unica cosa che esiste è una forte lobby dei produttori di armi che ha interesse a continuare a vendere armi e a fare affari. Questa lobby è molto forte, è molto radicata in molti Stati americani, condiziona la politica sia con i finanziamenti che dà, sia con i voti che controlla e in sostanza i politici hanno paura di irritarla. Quindi il dibattito resta fermo e non si prendono iniziative.

    D. - Tuttavia i sondaggi dicono che una parte importante di americani non vuole rinunciare a questo che ritiene un diritto…

    R. – Sì, certamente, la maggioranza degli americani non vuole rinunciare a questo diritto. C’è stata una significativa diminuzione del sostegno per la vendita delle armi, dopo le grandi stragi che c’erano state negli anni scorsi, quella di Columbine in Colorado, quella di Virginia Tech… Dopodiché con il tempo, e con il lavoro della lobby delle armi, questa posizione è cambiata e adesso, negli ultimi anni, c’è stato di nuovo un incremento delle persone che sono a favore delle armi e quindi la maggioranza degli americani, un po’ più del 50 per cento, non vuole nuove regole. Questo perché ritengono che il diritto di possedere armi sia una dimostrazione della libertà che negli Stati Uniti è assicurata a tutti quanti i cittadini.

    D. – Dopo la strage al cinema di Denver, Obama ha detto: “i kalashnikov dovrebbero finire nelle mani dei soldati, non dei criminali”. Ma è solo retorica o forse c’è qualche possibilità?

    R. – Ci sarebbero due cose che sicuramente si possono fare. Innanzitutto come ha detto il presidente Obama le armi da guerra veramente non hanno senso. Si può capire che per difesa personale una persona acquisti una pistola, ma non si capisce per quale motivo acquisti un fucile e un mitragliatore da guerra. Già si potrebbe cominciare col vietare queste armi che non hanno proprio posto in una società civile. L’altra questione è a chi vendere queste armi e quindi le leggi sui controlli. Quest’ultimo episodio del Texas riguarda una persona che secondo la madre aveva problemi psichici, un uomo che su facebook aveva scritto che era un fan delle armi: perché nessuno ha fatto controlli su questa persona e non è arrivata a capire che una persona del genere forse non doveva avere per le mani armi e per di più armi da guerra?

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    Inaugurata chiesa in legno per i terremotati di Novi di Modena, donata da Telepace

    ◊   In occasione della Festa dell’Assunta è stata inaugurata a Novi di Modena, uno dei centri più colpiti dal terremoto in Emilia dello scorso 29 maggio, la nuova chiesa dedicata a “Maria, stella dell’evangelizzazione” e al Beato Giovanni Paolo II. La chiesa, costruita totalmente in legno, è stata donata dall’emittente televisiva cattolica Telepace, il cui direttore, don Guido Todeschini, ha concelebrato la Messa col vescovo di Carpi, Francesco Cavina. Federico Piana ha intervistato il parroco di Novi, don Ivano Zanoni:

    R. - In quella giornata del terremoto eravamo tutti costernati, nel senso che non soltanto avevamo perduto la chiesa ma avevamo anche un po’ terremotati nel nostro spirito. Poi cammin facendo, giorno dopo giorno, arrivavano tanti gesti di solidarietà, tanti atti di bontà, tanti atti di condivisione del nostro dolore. Un grande segno di comunione di fraternità è arrivato da Telepace, guidata da don Guido Todeschini, che ci ha offerto questa possibilità di avere una nuova chiesa in legno, prefabbricata. Abbiamo colto al volo questa offerta e oggi siamo qui per inaugurare questo edificio che è molto bello, anche da un punto di vista estetico, si presenta molto bene, è collegato in un contesto del centro parrocchiale dove c’è una zona verde, dove ci sono altre strutture che hanno lo stesso colore, la stessa tinteggiatura... Insomma sembra che questa chiesa ci sia sempre stata o che quantomeno abbia trovato il posto giusto qui nella nostra comunità parrocchiale.

    D. - Cosa significa questo gesto di speranza per le persone che hanno provato così tanto dolore per questo terremoto?

    R. - Proprio così. Quando ti capita un evento sismico, questa calamità naturale, ti senti smarrito perché di fronte alla natura che ha una potenza straordinaria l’uomo si sente come un verme. Hai paura di tutto. Ancora oggi la paura non è passata, le scosse continuano lievemente, perché lo sciame sismico si va spegnendo, però abbiamo ancora tanta paura. Ma bisognava ripartire subito, celebrare l’Eucaristia, riunire il popolo di Dio, i fedeli, per non dare la sensazione che eravamo allo sbando. In un primo tempo ci siamo trovati all’aperto nel cortile della scuola materna, l’unico edificio agibile era la scuola dell’infanzia parrocchiale. Allora abbiamo cercato di farci coraggio, di riunire la gente la domenica per la Messa festiva. Devo dire che man mano che passava il tempo si aveva sempre più la voglia, un desiderio grande, di celebrare l’Eucaristia in un luogo giusto in un luogo dove fosse possibile ascoltare e meditare in silenzio la Parola di Dio.

    D. – Questa è la prima chiesa in assoluto del post-terremoto, vuol essere in qualche modo anche un apripista nella speranza che altre chiese vengano ricostruite?

    R. – Quando penso che c’era soltanto una piattaforma di cemento e oggi abbiamo una chiesa costruita con tante ore di lavoro di tante persone, di tanti volontari, e quindi è sorta una chiesa di 22 metri per 10, capace di contenere più di 250 persone, 150 persone a sedere, quasi, quasi non credo ai miei occhi! Credo che questo sia un bel segno di speranza anche per le altre comunità.

    Ha presieduto la Messa per l’inaugurazione della nuova chiesa di Novi il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina. Federico Piana lo ha intervistato:

    R. – Maria assunta in Cielo è la patrona principale della diocesi e quindi per noi la solennità dell’Assunta ha un significato molto particolare. Nonostante l’inagibilità, nella stragrande maggioranza, delle nostre chiese, compresa la cattedrale, abbiamo voluto mantenere a tutti i costi che la Festa si svolgesse secondo i canoni tradizionali, quindi la celebrazione della Messa alle 8 della mattina, poi la processione e la benedizione alla città, alla diocesi di Carpi. Io credo che attraverso questa Solennità possiamo veramente dire che abbiamo e intendiamo affidare la nostra vita nelle mani della Madonna.

    D. – Qual è la preghiera che in questo momento così particolare, così doloroso, la sua diocesi sente di rivolgere a Maria?

    R. - In questa solennità vogliamo chiedere alla Madonna che non permetta che lo sconforto, la delusione, la tristezza, pervadano la nostra anima, ma che dia nuovo slancio alla sete, alla speranza e nuovo splendore all’amore. Dato che dobbiamo ricominciare la ricostruzione morale e spirituale anche materiale delle nostre comunità, proprio in questo impegno così gravoso, io mi sono permesso di sottolineare che questo impegno non deve far sì che si spenga in noi il “tormento dell’infinito”, questo desiderio di Dio, della patria del Cielo e non dimenticare che, comunque sia, la nostra vita è una tappa, anche se dolorosa, è una tappa verso un destino che è un destino di felicità, di gloria, di beatitudine. Quindi credo che in questa Solennità ciò che cerco e che ho voluto trasmettere sia proprio chiedere alla Madonna di mostrarci ciò che veramente è essenziale e importante per la nostra vita, di cui noi abbiamo assolutamente bisogno, e questo Qualcuno è proprio il Signore.

    D. - A che punto è la ricostruzione?

    R. – Parlare di ricostruzione è ancora molto azzardato. Stiamo facendo tutta una serie di opere di messa in sicurezza delle strutture, soprattutto chiese e campanili che corrono il rischio di crollare. Questo è il grande impegno sul quale stiamo lavorando e proprio prima degli inizi di agosto, alla fine del mese di luglio, si sono aperti tantissimi cantieri proprio per iniziare quest’opera di messa in sicurezza.

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    La difficile situazione dei campi rom nella capitale: confronto tra Comune e Comunità di S. Egidio

    ◊   Campi rom nella capitale: è confronto aperto tra il Comune e le associazioni che si occupano di assistenza, in particolare la Comunità di Sant’Egidio. Ad accendere il dibattito, le operazioni di sgombero che la giunta sta compiendo in questo periodo estivo, in modo inutile e costoso, secondo le critiche, in modo necessario, secondo il Campidoglio, vista la necessità di assistenza e servizi sicuri. La realtà resta comunque molto complessa. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Si distrugge il “campo attrezzato” di Tor de’ Cenci, e si decide di popolare il campo de La Barbuta, zona Ciampino, Roma, fatto con 9 milioni di euro del Fondo “emergenza rom” nazionale. E nell’agosto della capitale scoppia il caso, con idee e proposte ancora da conciliare. La strategia del Comune nelle parole del vicesindaco Sveva Belviso:

    “La strategia è quella di chiudere questi campi, tra quelli proprio abusivi e quelli tollerati, che sono lì da tanti anni ma che non hanno avuto ristrutturazioni e mettere queste persone, al riparo da rischi, all’interno dei campi autorizzati. Fermo restando che è tutto volontario. Tor de’ Cenci è un campo tollerato, non è mai stato considerato un campo autorizzato, almeno da 10 anni. Oggi viene chiuso sulla base di un’ordinanza, di una richiesta, della Asl”.

    In tempi di austerità meglio riqualificare o trovare soluzioni alternative, sostiene la Comunità di Sant’Egidio; lo avremo fatto se non ci fossero stati altri spazi a disposizione, ribatte il Comune. Il responsabile della Comunità, per i rom e sinti, Paolo Ciani:

    “Sono cavilli burocratici. La realtà è che era un campo dove l’amministrazione pubblica ha investito denaro, c’è una rete fognaria, una rete elettrica, c’erano stati collocati container che alla loro nascita penso costassero intorno ai 20-25mila euro… Quindi noi ritenevamo più utile investire nel risanamento di quel campo dove i bambini sono inseriti nelle scuole del quartiere anche con successo e ci sono giovani che andavano alle superiori, piuttosto che trasferire i suoi abitanti in un campo attrezzato più lontano dove potevano andare tante persone che non hanno casa, che non hanno una situazione di stabilità, che spesso sono a spese del Comune, presso altri centri”.

    L’ipotesi di inserimenti abitativi, eterna questione per i rom, decisiva per Ciani, non incontra le scelte politiche del Comune, il vicesindaco Belviso:

    “La nostra politica non prevede una corsia preferenziale per le case popolari per la popolazione rom, non in quanto rom, ma perché sarebbe discriminatorio nei confronti degli altri cittadini. Se ci sono cittadini rom che credono di avere diritto basta che facciano la domanda - qualcuno già l’ha fatta - e si mettano il lista”.

    Pareri diversi ci sono anche sull’aspetto della volontarietà espressa dai rom stessi circa i loro trasferimenti. Paolo Ciani:

    “Molti di loro ci hanno detto che la loro intenzione era quella di rimanere a Tor de’ Cenci. E’ chiaro che di fronte a una posizione in cui ti si dice ‘questo campo chiuderà’, meglio prendere un’alternativa piuttosto che rischiare di rimanere per strada. Ma non ci risulta che sia esattamente questa la posizione dei rom. L’avevano espressa al cardinale Vallini, l’avevano espressa al ministro Riccardi, l’avevano espressa anche a molti volontari che da tanto tempo sono accanto a loro”.

    Intanto, in attesa che il Tribunale di Roma si pronunci sulla regolarità effettiva dei trasferimenti nella zona di Ciampino, la Barbuta è già abitata da 250 persone circa. Tra loro Sergio Bedzet, lì con la sua comunità macedone. Il suo parere è positivo:

    “Ci troviamo meglio perché i nostri bambini sono più tranquilli, giocano fuori, non entrano le macchine. E’ una casa nuova, una casa bella. Noi viviamo bene qui, abbiamo cooperative, associazioni…”.

    Di parere diverso Samir Alja, rom, mediatore interculturale ora nel campo di Via Salone, zona Roma est. Per lui ogni trasferimento è una sofferenza e quella del campo non può esser una soluzione definitiva:

    “Continuano a fare sgomberi senza trovare soluzioni che veramente integrino le famiglie rom. Secondo me invece di spendere soldi in campi attrezzati, la soluzione migliore sarebbe che si spendessero per creare case popolari, oppure ci sono parecchi casali abbandonati che si possono ristrutturare. Di soluzioni ce ne sono tante”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Afghanistan: serie di attacchi kamikaze, oltre 50 morti

    ◊   Giornata di violenze in Afghanistan, dove circa 50 persone, per la maggior parte civili, sono state uccise in due distinti attacchi kamikaze nelle provincie di Nimroz e Kunduz. A Zaranj, capoluogo della provincia di Nimroz, al confine con l'Iran, sono morti 21 civili e 16 agenti di polizia, a causa di 3 kamikaze che si sono fatti esplodere nei pressi dell'ospedale e del bazaar. I feriti sono 79. L’altro grave attentato, avvenuto nella provincia settendrionale di Kunduz, è stato condotto da una moto-bomba che ha causato la morte di 12 civili e il ferimento di altri 36. Infine, nell'est del Paese, quattro bambini sono stati uccisi da un ordigno artigianale esploso al passaggio del veicolo sul quale viaggiavano con il resto della famiglia. Il generale John Allen, comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), sotto comando Nato, ha definito i due cruenti attentati “intenzionali massacri di massa” e ha rivolto un appello al Mullah Omar (Guida spirituale dei talebani) “di tenere a freno i suoi assassini”. “Le sue raccomandazioni a non colpire i civili – ha detto l’ufficiale - sono prive di qualunque sostanza''.

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    Nepal: nuove minacce dei fondamentalisti indù contro i cattolici

    ◊   Nuove minacce da parte dei fondamentalisti indù contro la comunità cattolica in Nepal. Nei giorni scorsi il parroco della Chiesa dell’Assunzione di Kathmandu, padre Robin Rai, ha ricevuto una telefonata di un sedicente membro del “Nepal Defense Army” (NDA), che ha minacciato nuovi attentati contro la chiesa, se la parrocchia rifiutava non meglio precisati “aiuti” al gruppo armato. L’episodio – di cui riferisce l’agenzia Ucan - è stato immediatamente denunciato alla polizia che ha raccomandato a tutta la comunità cristiana nel Paese più vigilanza e di intensificare le misure di sicurezza intorno alle proprie chiese. In questi ultimi anni il “Nepal Defense Army”, che vuole ripristino dell’induismo come religione di Stato, abolito nel 2007, ha attaccato diverse chiese cristiane e luoghi di culto musulmani. La stessa Chiesa dell’Assunzione ha già subito un attentato nel 2009. L’attentato causò tre vittime, tra le quali una bambina di 14 anni e portò quattro mesi dopo all’arresto dell’ex leader del movimento, Ram Mainali. Altri membri dell’organizzazione sono stati arrestati il 23 luglio nel corso di un raid della polizia in cui sono stati ritrovati armi ed esplosivi. (L.Z.)

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    Indonesia: chiusa la chiesa di San Giovanni Battista a Parung

    ◊   Nel distretto di Parung, provincia di West Java in Indonesia, il 6 agosto i funzionari della pubblica sicurezza (i Satpol PP), hanno messo i sigilli alla Casa di Preghiera nella quale si riuniscono per le celebrazioni liturgiche oltre sei mila cattolici che da circa sei anni usano con regolarità l’edificio. In una lettera, il parroco, padre Aloysius Simbol Gaib Pratolo Pr, racconta che il tutto è dovuto all’opposizione della zona. Come riporta l’agenzia AsiaNews, secondo padre Gaib, “tutte le procedure sono state eseguite in modo corretto”, ma non è mai giunto “il sostegno del capo villaggio di Waru”; inoltre il Forum per il dialogo interreligioso “continua a declinare l’invito a firmare il documento”. L’iter per la costruzione di una chiesa in Indonesia è molto lungo e può richiedere fino a 10 anni di tempo. La pratica poi per i cristiani si complica particolarmente perché devono anche presentare una raccolta di un certo numero di firme dei residenti dell’area in cui viene costruito l’edificio di culto, oltre a quelle del Forum per il dialogo interreligioso, a cui fanno spesso seguito “non meglio precisate motivazioni” che spingono i funzionari a bloccare i progetti, dietro pressioni di movimenti islamici. Il parroco spiega che la comunità cristiana ha raccolto centinaia di firme che autorizzano la costruzione dell’edificio, tra cui quelle di 13 capi villaggio nel distretto di Parung; manca però quella del capo villaggio di Waru, fondamentale per ottenere il nulla osta, che denuncia come il blocco sia arrivato appena venti minuti dal raggiungimento di una lettera di proroga, che avrebbe concesso altro tempo per ottenere le autorizzazioni necessarie. Infine il sacerdote respinge le accuse di “fomentare l’intolleranza”, affermando come un luogo di culto cristiano “andrebbe a beneficio anche degli abitanti della zona”, a seguito del flusso permanente di gente e delle conseguenti attività commerciali che potrebbero sorgervi intorno. (L.P.)

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    Il Patriarca di Costantinopoli: il dialogo, unica speranza per riportare la pace nel mondo

    ◊   Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I esprime profonda preoccupazione per la recrudescenza della violenza nel mondo. Dall’America all’Africa e dall’Europa all’Asia, i continenti – afferma il Patriarca - si trovano a confrontarsi con il fenomeno dell’intolleranza, che non solo mina la stabilità e la pace nel mondo, ma costituisce anche la negazione della dignità umana. Omicidi razziali, genocidio, pulizia etnica, antisemitismo, distruzione dei luoghi di culto e così via, costituiscono atti barbarici che devono essere denunciati pubblicamente, particolarmente quando sono mascherati dal velo della religione nello sforzo di giustificarli. Il Patriarca si dice particolarmente preoccupato per la situazione in Medio Oriente, come anche in Nigeria e Sudan. Scontri tra cristiani e musulmani in queste parti del mondo – sottolinea - devono essere superati promuovendo l’amore per il prossimo come espressione pacifica del legame che unisce ogni essere umano. Profonda preoccupazione è espressa anche per il futuro del popolo siriano, come per il futuro della cristianità in quel Paese. Perciò chiede a tutte le parti coinvolte in questo conflitto di posare le armi, vista anche l’urgenza della situazione umanitaria. La soluzione a questi conflitti – prosegue - richiede soprattutto un dialogo. Il dialogo è qualcosa di più che una maggiore comprensione o tolleranza delle nostre differenze, il dialogo è l’essenza della riconciliazione e della trasformazione. Quindi – aggiunge - i leader religiosi dovrebbero lavorare assieme, attraverso il dialogo, per affermare la pace di Dio nel mondo. Noi, come leader religiosi – sottolinea Bartolomeo I - abbiamo l’obbligo morale di opporci alla guerra e di promuovere la pace come vitale e fondamentale necessità per tutta l’umanità. La religione non può e non dovrebbe mai essere base per la guerra e il conflitto e non dovrebbe essere usata come strumento di fondamentalismo e fanatismo per motivi e fini puramente politici. Con grande determinazione – ribadisce - abbiamo ripetutamente enfatizzato che ogni crimine nel nome della religione è un crimine contro la religione. Rispetto a questo, il dialogo è l’unica speranza per ottenere la pace.

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    Nigeria: 3 morti in fallito attacco dinamitardo. Massima allerta in tutto il Nord

    ◊   In Nigeria resta alto l’allarme per possibili attacchi degli estremisti di Boko Haram. Ieri sera tre persone sono morte a Kaduna nel nord della Nigeria, nell’esplosione accidentale di una bomba trasportata su una motocicletta. La deflagrazione ha ucciso i due probabili attentatori e un passante. Secondo fonti di sicurezza la bomba era diretta contro un Iman che nei giorni scorsi aveva criticato la setta islamica dei Boko Haram e invitato i cristiani a festeggiare la fine del Ramadan insieme ai musulmani. Solo dall’inizio del 2012, gli attacchi condotti da Boko Haram hanno provocato più 660 vittime in tutto il Paese. Intanto in Nigeria si fronteggia anche l’emergenza inondazioni nelle regioni centrali flagellate dalle piogge torrenziali. Il bilancio fornito dalle autorità e dalla Croce Rossa parla di 33 morti, un numero imprecisato di dispersi e circa 10mila sfollati.

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    Nigeria. All’arcivescovo di Abuja il premio di Pax Christi International per il dialogo interreligioso

    ◊   “Per l’importante ruolo giocato nel costruire ponti tra cristiani e musulmani in Nigeria ed altrove”: con questa motivazione, l’organizzazione Pax Christi International ha deciso di assegnare il suo premio annuale a mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria. Il riconoscimento, che verrà assegnato il 31 ottobre a Bruxelles, viene conferito ogni anno a personalità dell’epoca contemporanea che si adoperino contro la violenza e l’ingiustizia. In particolare, informa una nota, mons. Onaiyekan viene premiato “per i suoi sforzi nella promozione della comprensione tra popoli di differenti fedi attraverso il dialogo in Africa e soprattutto nel suo Paese, la Nigeria”. “L’impegno e gli sforzi coerenti ed instancabili dell’arcivescovo – continua la nota – nel sostenere la giustizia, la pace ed il dialogo interreligioso gli sono valsi il premio di Pax Christi”. Alla guida dell’arcidiocesi di Abuja dal 1994, mons. Onaiyekan è anche co-presidente del Consiglio africano dei leader religiosi – Religioni per la pace. Nel 2009, inoltre, durante il secondo Sinodo speciale per l’Africa, è stato presidente della Commissione incaricata di redigere il Messaggio finale dell’Assemblea. E in quell’occasione affermò: “Non possiamo accettare che la situazione in Africa continui così. Tutta questa storia della povertà, delle malattie, delle guerre deve cambiare. È possibile cambiare! Per cambiare, però, tutti devono darsi da fare”. (A cura di Isabella Piro)

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    Cala il Pil dell'Eurozona, preoccupa il crollo della produzione industriale

    ◊   Borse europee in flessione in una seduta che vede Milano chiusa per il Ferragosto. Le perdite più pesanti sui settori delle materie prime e automobilistico. Cala il differenziale tra titoli di stato italiani e tedeschi attestandosi a 423,8 punti con un rendimento del decennale italiano che è 5,743%. Flessione anche per lo spread tra Bonos spagnoli e i bund tedeschi a quota a 508,9 punti con un rendimento che è 6,594%. I dati pubblicati ieri dall’Eurostat confermano un'Eurozona in recessione con un calo del Pil dello 0,2% nel secondo trimestre 2012 rispetto al primo quarto dell'anno. Secondo l'istituto di statistica europeo, la contrazione rispetto allo stesso periodo del 2011 è dello 0,4% per l'Eurozona e dello 0,2% per l'intera Ue. Preoccupa in particolare il crollo della produzione industriale, con l’Italia maglia nera che a giugno registra un calo annuo dell’8,2.

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    L'arcivescovo di Torino invoca sostegno alle industrie della città e al mondo del lavoro

    ◊   “Se non si riesce a invertire l’attuale fase negativa, Torino corre il rischio di un declino che avrebbe conseguenze molto pesanti per tutta la popolazione nei prossimi anni”. Queste le parole di mons. Cesere Nosiglia, arcivescovo della città, durante l’omelia per la Festa dell’Assunta, pronunciate ieri pomeriggio al Santuario della Consolata. Un’omelia che introduce una preghiera collettiva per il mondo del lavoro, la seconda dall’insediamento di Nosiglia nell’arcidiocesi. Ma mentre ad inizio agosto la preghiera era stata motivata dalla “persistente difficoltà dei lavoratori di Fiat Mirafiori”, questa è estesa a tutte le realtà produttive torinesi in crisi. Un territorio in cui molte imprese “hanno chiuso o sono in gravissima difficoltà” , ha aggiunto il presule, e molti lavoratori cassaintegrati o in mobilità “rischiano, data l’età di non trovare più un’occupazione dignitosa e sicura”. Mons. Nosiglia lancia pertanto un appello alle istituzioni locali e nazionali ad assumersi le proprie responsabilità, promuovendo “vie di confronto e di collaborazione” con la società civile. L’invito dell’arcivescovo di Torino è anche quello di “sostenere, con investimenti e strumenti appropriati”, quelle imprese che per molti anni hanno avuto un forte impatto sociale sul territorio di Torino, “da cui hanno tratto peraltro sviluppo e profitti non indifferenti”. Mons. Nosiglia invoca poi l’intercessione di Maria, che nella sua Assunzione al Cielo, rappresenta quella “speranza di eternità che deve alimentare il cammino, tribolato e difficile, dei credenti di questa terra”. Rimane infatti determinante in un tempo di crisi come questo, conclude il presule, alzare le braccia verso Dio, perché “tutto dipende da noi e, in particolare, da chi ha il compito istituzionale di compiere le scelte fondamentali per lo sviluppo e il benessere di tutti”, ma tutto dipende anche da Dio, “che redime l’uomo dall’egoismo dalla sete di potere. (A cura di Michele Raviart)

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    Scoperto codice per la produzione di proteine, speranze per la cura di cancro e distrofia

    ◊   Scoperta di portata storica nel campo della biologia cellulare. Uno studio dei ricercatori delle università di Sheffield e di Harvard ha rivelato un codice universale che regola la produzione di proteine all’interno delle cellule, sia negli organismi più semplici come i lieviti, sia in quelli più complessi come l'uomo. Il risultato, pubblicato su Nature Communications, apre la strada a nuove terapie per i disturbi del movimento, le distrofie muscolari e il cancro. La ricerca spiega per la prima volta i dettagli del complesso meccanismo che all'interno della cellula regola il trasporto dello 'stampo' necessario alla fabbricazione delle proteine, ovvero la molecola di Rna messaggero (mRna). Finora non era chiaro come la cellula venisse a sapere che l'mRna fosse pronto. Ora - spiega il coordinatore dello studio Stuart Wilson – “abbiamo scoperto come viene rilasciato il passaporto che permette il trasporto dell'mRna nel citoplasma e la produzione delle proteine”. “Questo processo è essenziale per la vita – ricorda Wilson - e quando funziona male nell'uomo può provocare malattie come quelle che colpiscono i neuroni del movimento o il cancro”. Secondo molti esponenti della comunità scientifica grazie a questa nuova scoperta sarà possibile agire sui meccanismi di trasporto di Rna e mettere a punto cure per le malattie da accumulo di Rna come la distrofia miotonica. (M.G.)

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    Giappone. Farfalle "mutanti" dopo il disastro di Fukushima

    ◊   Mutazioni genetiche nelle farfalle nell’area del disastro nucleare di Fukushima. È la preoccupante scoperta fatta da uno studio dell'Università Ryukyu di Okinawa, pubblicato su "Nature". Ali più piccole e malformazioni agli occhi sono le anomalie rilevate su circa il 12% delle farfalle blu d'erba, che erano larve al momento dell’incidente alla centrale nucleare. Gli insetti sono stati poi allevati in laboratorio e si è osservato che le mutazioni si sono ripresentate nelle successive generazioni in modo crescente: il numero dei casi che presentavano anomalie è salito al 34% nella terza generazione. Tuttavia gli studiosi assicurano che questi risultati non possono essere direttamente applicati ad altre specie, come l'uomo.

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    Australia: via libera dall’Alta corte alla legge sui pacchetti di sigarette anonime

    ◊   L'Alta corte australiana ha stabilito che non è contraria alla Costituzione la legge che prescrive che dal primo dicembre i pacchetti di sigarette e sigari siano venduti in Australia in confezioni anonime di colore olivastro. Il tribunale supremo era stato chiamato ad esprimersi a seguito di un ricorso presentato dalle multinazionali del tabacco contrarie all’iniziativa. La sentenza nella sua interezza verrà pubblicata in seguito. Non solo i pacchetti saranno tutti uguali, ma dovranno recare anche avvertenze sui danni del fumo. La pronuncia dell'Alta corte era attesa anche in altri Paesi come Gran Bretagna, Norvegia, Nuova Zelanda, Canada e India che stanno pensando a legiferare in quel senso per scoraggiare il vizio del fumo.

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    I vescovi inglesi: le Paralimpiadi riconoscano il potenziale di ciascuno nella società

    ◊   “Le Paralimpiadi siano l’opportunità per riconoscere il potenziale di tutti gli esseri umani all’interno della società”: è l’auspicio della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles in vista della 14.ma edizione dei Giochi Paralimpici, dedicati agli sportivi con disabilità, che si svolgeranno a Londra dal 29 agosto al 9 settembre. “Si tratta di un’occasione da non perdere – afferma Cristina Gangemi, responsabile per la disabilità per conto della Conferenza episcopale inglese – Le Paralimpiadi sono un esempio unico di fede in azione ed un luogo in cui tutti danno il meglio delle proprie abilità”. Per questo, continua la Gangemi, è importante “trattare i Giochi Paralimpici esattamente con lo stesso entusiasmo e la stessa attenzione” riservata alle Olimpiadi, che Londra ha ospitato dal 27 luglio al 12 agosto. Infatti, anche se “sono competizioni separate – spiega ancora la Gangemi – le Paralimpiadi sono giochi sorprendenti, per i quali gli sportivi si sono allenati duramente, affrontando gli stessi alti e bassi dei concorrenti olimpici”. La differenza, quindi, è solo “nel modo in cui si impegnano e utilizzano le strutture per praticare quelle discipline in cui sono così abili”. Infine, come annuncia James Parker, incaricato dalla Conferenza episcopale inglese di coordinare i Giochi 2012, l’8 settembre, alle ore 12.30, nella Cattedrale di San Giorgio a Southwark, si terrà una Santa Messa di ringraziamento, a chiusura dei Giochi Paralimpici. “Speriamo che gli sportivi paralimpici del passato e del presente, cattolici, cristiani, di altre fedi o anche atei, siano presenti alla Messa”, auspica Parker, poiché “insieme, vogliamo celebrare e rendere grazie a Dio per il potenziale prezioso che ogni vita racchiude in sé, ed in particolare per come esso si manifesta nel mondo dello sport”. Ad animare la Messa sarà il Dockhead Choir, composto da 40 bambini e ragazzi provenienti dalle principali parrocchie londinesi e che si è già esibito durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici, il 27 luglio scorso. (A cura di Isabella Piro)

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    Alluvioni nelle Filippine: l'azione della Chiesa, incombe nuova tempesta tropicale

    ◊   Mentre incombe la minaccia di una nuova tempesta tropicale nelle Filippine, la Chiesa locale sta mobilitando tutte le sue forze per soccorrere le popolazioni colpite dalle alluvioni che la settimana scorsa hanno devastato la capitale Manila e le aree vicine. La Caritas Filippine – riporta l’agenzia Ucan - ha messo a disposizione i fondi raccolti dalla sua colletta annuale della Domenica delle Palme e ha chiesto la solidarietà di tutte le diocesi risparmiate dal disastro che ha coinvolto più di due milioni di persone, causando un centinaio di morti e lasciando senza casa migliaia di famiglie. Il segretario esecutivo dell’organizzazione, padre Edu Gariguez, ha chiesto soprattutto aiuti in denaro, piuttosto che in generi di prima necessità, che rischiano di non corrispondere alle esigenze delle popolazioni colpite. Secondo quanto riporta il sito della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), il presidente dei vescovi, mons. José Palma, arcivescovo di Cebu, ha intanto invitato i fedeli a pregare per le vittime, ma anche per la bocciatura della Legge sulla Salute Riproduttiva (Rh Bill), dopo la decisione del Congresso, la settimana scorsa, di chiudere la fase dibattimentale del controverso provvedimento e sottoporlo al voto dei parlamentari. (L.Z.)

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    Riconciliazione in Kenya: la popolazione ha più fiducia nella Chiesa che nella politica

    ◊   Il 53,4% della popolazione del Kenya ha più fiducia nella Chiesa che nella politica, riguardo alla possibilità di creare un clima di riconciliazione nel Paese: è il risultato che emerge da uno studio condotto dal Centro dei gesuiti per il sociale “Hakimani”, a Nairobi. L’indagine, condotta da maggio a luglio in trenta regioni del Kenya, in collaborazione con l’Hekima College-Istituto per la pace e la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale locale, si è soffermata sulle conseguenze del tribalismo per il sistema di governo nel Paese. Secondo lo studio, il 93% delle persone interpellate afferma di provare un gran bisogno di riconciliazione a livello di identità e di appartenenza etnica. Un’esigenza scaturita dalle violenze avvenute nel Paese tra il 2007 e il 2008, in seguito alle elezioni presidenziali. Furono oltre mille i morti di quegli anni e la società keniota ne uscì “disarticolata”, come ha spiegato l’autore dello studio, Elias Mokua. “Questo desiderio di pace – ha aggiunto mons. Zacchaeus Okoth, presidente della Commissione Giustizia e pace, presentando ufficialmente al pubblico i risultati dell’indagine – crea un precedente affinché le prossime elezioni, in programma per marzo 2013, si svolgano tranquillamente”. Tuttavia, ha aggiunto il presule, “resta ancora molto da fare”, poiché “ci sono ancora vittime delle violenze del 2008 che hanno bisogno di cure, ci sono gli sfollati che vivono ancora nei campi profughi, ci sono uomini che conoscono chi ha violentato le loro mogli o chi ha ucciso i loro cari”. Per questo, ha evidenziato mons. Okoth, “tutti continuano a reclamare giustizia e la Chiesa crede sempre che un giorno giustizia sarà fatta, sia per le vittime che per gli aggressori”. Di qui, l’appello del presule al “perdono reciproco”. Un’esortazione che ha ricevuto il plauso anche dei musulmani del Kenya: lo sceicco Yusuf Abuhanza, rappresentante dei musulmani di Nairobi, ha infatti ribadito che, grazie alla natura della loro missione, le istituzioni religiose sono le più adatte a promuovere la riconciliazione nel Paese. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 228

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito http://it.radiovaticana.va/index.asp

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.