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Sommario del 13/08/2012
Vaticano, fuga di documenti riservati: due persone rinviate a giudizio
◊ Sono state pubblicate oggi la requisitoria e la sentenza relative alla fuga di documenti riservati vaticani. Il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet, accogliendo le richieste del promotore di giustizia Nicola Picardi, ha rinviato a giudizio due persone: Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, accusato di furto aggravato, e Claudio Sciarpelletti, dipendente della Segreteria di Stato, accusato di favoreggiamento. Il servizio di Sergio Centofanti.
Sono dunque due le persone rinviate a giudizio per la fuga di documenti riservati vaticani. Oltre a Paolo Gabriele, tuttora agli arresti domiciliari, c’è anche Claudio Sciarpelletti, 48 anni, tecnico informatico, dipendente della Segreteria di Stato, arrestato il 25 maggio e poi posto in libertà provvisoria il giorno dopo previa cauzione e con l’obbligo di osservare alcune prescrizioni. Sciarpelletti ha avuto numerosi contatti con Gabriele e in un cassetto della sua scrivania è stata rinvenuta una busta con materiale pubblicato dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Il suo ruolo appare tuttavia marginale e sarà processato per favoreggiamento.
Paolo Gabriele - dopo aver negato tutto durante un incontro della Famiglia pontificia, rispondendo in particolare ad una domanda specifica del segretario del Papa, mons. Georg Gänswein - ha confessato, durante i successivi interrogatori, di aver fornito il materiale a Nuzzi, ma senza ricevere denaro o altri benefici. Ha motivato la sua azione, che sapeva bene essere illecita, col fatto di ritenere il Pontefice non correttamente informato di fronte al male e alla corruzione che lui vedeva nella Chiesa: ero sicuro – ha affermato - che “uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel giusto binario”. In particolare si è definito un “infiltrato” dello Spirito Santo.
Durante le perquisizioni nella sua abitazione sono stati rinvenuti non solo documenti riservati in grande numero, ma anche un assegno bancario di centomila euro intestato al Papa per le sue opere di carità e proveniente dall’Università Cattolica San Antonio di Guadalupe, una pepita presunta d’oro, sempre indirizzata al Papa, e una traduzione dell’Eneide a cura di Annibal Caro stampata a Venezia nel 1581, anche questa un dono per il Papa.
Gabriele è stato sottoposto a due perizie psichiatriche che hanno dato opposti risultati in merito alla sua libertà di intendere e volere. La prima guidata dal prof. Roberto Tatarelli dell’Università La Sapienza di Roma, che ritiene che i disturbi psichici emersi dalle perizie non aboliscano la coscienza e la libertà dei propri atti da parte dell’indagato, e la seconda dal prof. Tonino Cantelmi della Pontificia Università Gregoriana che ritiene il contrario. Sia Picardi che Bonnet hanno ritenuto plausibile la prima perizia.
In particolare il prof. Tatarelli afferma che il Gabriele è “affetto da un’ideazione paranoide con sfondo di persecutorietà”: la sua personalità – sottolinea - è fragile e insicura e “si caratterizza anche per un profondo bisogno di ricevere attenzione e affetto da parte degli altri” e dunque può essere soggetta a manipolazioni. Tuttavia – secondo il prof. Tatarelli – queste condizioni non configurano “un disturbo di mente tale da abolire la coscienza e la libertà dei propri atti”. Per il prof. Cantelmi la personalità di Gabriele è “affetta da un’identità incompleta ed instabile, da suggestionabilità, da sentimenti di grandiosità, da alterata rigidità morale con un personale ideale di giustizia, nonché da un pervasivo bisogno di essere apprezzato e stimato”. Secondo il prof. Cantelmi “la deformazione dei processi ideativi del Gabriele” porta ad una incapacità d’intendere e di volere. Ma questa perizia non è stata condivisa dai giudici Bonnet e Picardi: di qui il rinvio a giudizio di Paolo Gabriele.
Tra i vari testimoni è stato sentito dai giudici anche il padre spirituale di Gabriele, che ha confermato - come detto dall'indagato - di aver ricevuto da lui copie dei documenti riservati. Il sacerdote ha affermato di averli bruciati perché sapeva che "erano il frutto di un'attività non legittima e non onesta" e temeva "che se ne potesse fare uso altrettanto non legittimo e onesto".
Piero Bonnet, da parte sua, ha sottolineato che "le indagini, che non hanno ancora portato piena luce su tutte le articolate e intricate vicende che costituiscono l'oggetto complesso di questa istruzione, si sono dispiegate in varie direzioni" e ha disposto quindi "la parziale chiusura dell'istruttoria".
Padre Lombardi: il Papa rispetta il lavoro della magistratura vaticana
◊ In occasione della pubblicazione della requisitoria e della sentenza sulla vicenda della fuga di documenti riservati vaticani, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha tenuto un briefing con i giornalisti. Ce ne parla Giancarlo La Vella.
Padre Lombardi ha confermato come nella vicenda dei documenti vaticani illegalmente sottratti ci sia sempre stata da parte delle istituzioni della Santa Sede una ferma volontà di trasparenza, unita ad un profondo rispetto per il ruolo, la competenza e l’autonomia della magistratura vaticana. Sentimenti, questi, pienamente condivisi - ha detto il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi - dal Pontefice:
“C’è una chiara intenzione del Papa di rispettare il lavoro della magistratura e le sue risultanze, e questo spiega anche l’assenza di altri interventi del Papa sull’argomento. Questi non è che siano necessariamente esclusi per il futuro: rimane sempre nel potere del Papa di intervenire”.
Si è dunque conclusa - ha detto ancora padre Lombardi - una prima fase, necessariamente parziale, dell’istruttoria formale. Gli stessi giudici, si afferma nella sentenza odierna, ritengono che ci siano fatti ed elementi che impongono ulteriori analisi ed approfondimenti. Ci potrebbe essere, quindi, un ampliamento del procedimento anche ad altri personaggi, attraverso rogatorie internazionali. Rispondendo ai giornalisti su un’eventuale ipotesi di reato, prevista dal diritto internazionale, di violazione del segreto di Stato, reato che sarebbe stato commesso non dal solo Gabriele con il favoreggiamento dello Sciarpelletti, ma anche da chi ha pubblicato i documenti vaticani, padre Lombardi ha detto che ulteriori sviluppi della vicenda processuale si potranno conoscere solo nel prossimo futuro, presumibilmente dopo la riapertura dei tribunali a settembre con i tempi del caso.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Due rinvii a giudizio in Vaticano: per furto aggravato e favoreggiamento.
Sollevate le porte e accogliete la Madre dell'eterna luce: in prima pagina, Manuel Nin sulla Dormizione della Vergine nella tradizione bizantina.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Egitto: il generale Abdellatif Sisi è il nuovo ministro della Difesa.
La gloria "vicina" e familiare dell'ancella: in cultura, nella solennità dell'Assunta, Inos Biffi su Maria che rappresenta la riuscita perfetta della redenzione.
Giovanni Carrù sul culto di san Tarcisio nel comprensorio callistiano.
Un articolo di Alberto F. Ambrosio dal titolo "Il corpo, tempio dello Spirito. Anche in ospedale": assediata dal timore della malattia e della solitudine la società è chiamata a riscoprire il misterioso valore della sofferenza.
Il viaggio nel tempo della Sistina: Timothy Verdon offre una lettura a ritroso della storia della salvezza, tra profeti e antenati.
Cartoline da Londra firmate dai campioni: Gaetano Vallini propone dieci immagini (più una) dell'Olimpiade che raccontano di trionfi, delusioni e toccanti gesti di umanità.
Gli ottant'anni di Joaquin Lavado, il papà di Mafalda: gli articoli di Carlo Bellieni e Silvia Guidi.
Nell'informazione vaticana, l'Angelus: la solidarietà di Benedetto XVI alle popolazioni devastate da calamità naturali.
Siria: scontri vicino Damasco e ad Aleppo, rinviato summit della Lega araba
◊ Nuova giornata di violenti scontri in Siria. Il capo degli osservatori delle Nazioni Unite parla di “violenza in aumento in molte zone del Paese, da imputarsi ad entrambe le parti in conflitto”. L’opposizione denuncia oltre 100 vittime nelle ultime 24 ore, e mentre si combatte in diverse località, continuano i bombardamenti sulle roccaforti dei ribelli nella provincia di Damasco. Il servizio di Marco Guerra:
I principali focolai restano Aleppo e la provincia di Damasco. Qui l’esercito continua a martellare le roccaforti dei ribelli con incessanti bombardamenti. Particolarmente colpiti i distretti meridionali della capitale, mentre scontri si registrano a Nord-est e nella città vecchia di Damasco sono stati eseguiti numerosi arresti. Dal canto loro gli insorti rivendicano l’abbattimento di un Mig governativo nei cieli di Dayr az Zor. Si registra poi l’ennesima defezione tra le file della diplomazia siriana: il segretario permanente presso la sede Onu a Ginevra ha annunciato il suo passaggio fra le schiere dell’opposizione. Intanto è stallo sul fronte della diplomazia internazionale, a seguito del rinvio, a data da destinarsi, della riunione della Lega Araba che ieri avrebbe dovuto dare il via libera alla nomina dell’algerino Brahimi a inviato speciale per la Siria, dopo le dimissioni di Kofi Annan. Alla luce della gravità della situazione ci si chiede dunque quanto ancora possa durare il regime di Assad. Antonella Palermo lo ha chiesto a Renzo Guolo, decente di Sociologia delle Religioni all’Università di Padova:
R. – Dipende soprattutto dalla coesione interna delle forze di sicurezza, delle forze armate. Abbiamo visto che, nelle ultime settimane, sono aumentate le fughe. Il vero nodo è la fedeltà dei sunniti, nel senso che i sunniti costituiscono anche la maggior parte delle truppe coscritte e quindi sono il nerbo del potere e della leva di forza del regime. Se si rompesse definitivamente questo equilibrio, anche perché il conflitto assume una matrice sempre più identitaria che in qualche modo richiede l’appartenenza alla propria comunità di origine, è chiaro che il regime non potrebbe durare a lungo. E’ anche vero, però, che contrariamente al caso libico, qui abbiamo la Russia da una parte, a livello diplomatico, e l’Iran, sicuramente non solo a livello diplomatico ma anche a livello di appoggio tattico, strategico e militare, a fianco del regime, come si è visto anche l’altro giorno con la missione dell’inviato dell’ayatollah Khamenei, Jalili, a Damasco.
D. – Quanto questa nomina del diplomatico algerino Brahmi, che ancora non è stata ufficializzata, come inviato speciale per la Siria, potrà effettivamente dare una svolta dal punto di vista diplomatico...
R. – La missione di Annan si è arenata oltre che sul veto russo, a livello internazionale, anche su una certa ritrosia della comunità internazionale a coinvolgere l’Iran nella gestione della vicenda. Una possibile soluzione non può che tenere conto realisticamente degli equilibri geopolitici della regione. Il nodo è se chi appoggia gli insorti sunniti sia disposto in qualche modo ad andare ad una trattativa con l’Iran sui futuri equilibri dell’area. Qualora questo venisse fatto, forse potremmo giungere ad una soluzione diplomatica, altrimenti purtroppo il meccanismo è destinato ad avvitarsi, perché non dimentichiamo che lo scontro per procura è anche tra Iran e Arabia Saudita.
Egitto: il presidente Morsi rimuove il ministro della Difesa Tantawi
◊ Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha spiegato che la sua decisione di rimuovere il capo delle forze armate e ministro della Difesa, Hussein Tantawi, e il capo di Stato maggiore, Sami Anan, non intende colpire singole persone e non è stata presa per imbarazzare le istituzioni. Morsi sostiene di agire solo per il bene del popolo e della nazione. Migliaia di simpatizzanti islamici festeggiano i decreti del presidente che, invece, fanno irrigidire tutto l’ambiente militare. Fausta Speranza ne ha parlato con Camille Eid, editorialista del quotidiano "Avvenire" esperto dell'area:
R. – In effetti, questa raffica di decreti non fa altro che concentrare il potere esecutivo ed il potere legislativo nelle mani di una sola persona, non essendoci più il parlamento. E’ vero che ci si aspettava un braccio di ferro tra il presidente Morsi ed il Consiglio supremo delle forze armate, ma non con questa fretta.
D. – Spieghiamo questa espressione: “Non c’è più il parlamento”…
R. – Sappiamo che il parlamento è stato sciolto dalla Corte costituzionale, dal momento che ha deciso di dichiarare nulle le elezioni con cui era stato eletto. Quindi, il potere legislativo alla fine era nelle mani dei militari. Ora che il presidente dei militari non c’è più, è il presidente Morsi che ha assunto questo potere. In effetti, ci sono alcune cose che non sono molto chiare. Il Consiglio militare non è solamente la persona di Tantawi, oppure del generale Anan, che sono stati rimossi o licenziati. Alcuni dei commentatori egiziani si chiedono: “Sarà l’attuale capo di Stato maggiore, che è il ministro della Difesa nominato da Morsi, a presiedere il Consiglio supremo? E il Consiglio supremo delle forze armate continua quindi a detenere il potere legislativo, in assenza del Parlamento?”. La risposta secondo me è no: è Morsi – come dicevo - a concentrare tutti questi poteri in attesa dei prossimi sviluppi. C’è una roadmap che prevede la formazione, entro 15 giorni, di una nuova costituente, se l’attuale non andasse bene. Per gli stessi motivi, poi, entro tre mesi, è prevista la stesura di una nuova Costituzione. Il popolo egiziano sarà chiamato ad un referendum sulla Costituzione e in base a quella saranno indette nuove elezioni legislative. Ma da qui al nuovo parlamento passerà almeno un anno.
D. – Ci si aspettava un gioco di equilibrismi, da parte di Morsi, tra piazza e militari. Questo ultimo episodio dei decreti, fa parte di questo gioco? Dovremo vedere altri atti, che forse in qualche modo riequilibreranno o, in questo momento, c’è uno sbilanciamento?
R. – Non c’è uno sbilanciamento al 100%. Nel senso che è vero che Morsi ha rimosso i due principali esponenti del Consiglio militare, ma è vero anche che ha nominato un militare come nuovo ministro della Difesa. Quindi, non ha trasformato il potere in un potere civile al 100%. Infatti, in Egitto è tradizione che a detenere il dicastero della Difesa sia un militare, e questo l’ha mantenuto; ha però cambiato le persone. Chiaramente, la figura di Tantawi era dominante, come anche quella di Anan. Per ora le cose funzionano. Bisogna vedere se ci saranno ancora altri decreti, ma secondo me il grosso è stato fatto: qualche giorno fa, dopo gli incidenti e gli attentati nel Sinai, aveva rimosso i capi supremi dei servizi di sicurezza; con questi decreti ha già completato per lo meno l’assetto militare dell’Egitto. Per il resto, non saranno necessari decreti presidenziali di questo peso: il governo è stato appena fatto e, chiaramente, il discorso relativo al parlamento necessita della stesura della Costituzione.
Ilva: il governo intende ricorrere alla Consulta dopo i provvedimenti di chiusura del Gip
◊ Sempre più intricata la vicenda dell’Ilva di Taranto: il governo ha intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti. E’ quanto ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, dopo la decisione del gip di Taranto, Patrizia Todisco, di autorizzare il risanamento degli impianti dell’area a caldo ma “senza prevedere alcuna facoltà d’uso a fini produttivi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il premier Mario Monti ha chiesto ai ministri competenti di recarsi a Taranto il prossimo 17 agosto e di riferire sulla situazione. Secondo diverse fonti, il presidente del Consiglio intende anche verificare con il servizio giuridico di Palazzo Chigi se vi siano spazi legali per un intervento del governo ed evitare la chiusura dello stabilimento. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sottolinea che bisogna evitare la chiusura. Un epilogo, questo, che causerebbe danni irreparabili dal punto di vista economico, occupazionale e sociale. Per il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è a rischio il risanamento ambientale. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, intanto, ha chiesto l’acquisizione degli atti con i quali il Gip di Taranto ha confermato il sequestro degli stabilimenti dell’Ilva e revocato la nomina di Bruno Ferrante come custode e amministratore degli impianti dell’area a caldo. Si rischia dunque una contrapposizione sulla vicenda tra governo e magistratura, come sottolinea il presiedente regionale “Acli Puglia”, Gianluca Budano:
R. – Non solo una contrapposizione tra governo e magistratura, ma tra governo e istanze dei lavoratori, quindi anche le parti sociali, del sindacato, delle istituzioni locali … E’ come creare due blocchi tra diritto alla salute, alla salvaguardia dell’ambiente e diritti dei lavoratori. Ciò denota che la politica non ha per tempo affrontato tale questione; né si può pretendere, d’altro canto, che la magistratura non eserciti fino in fondo il proprio dovere.
D. – Qual è, a questo punto, la "via d’uscita"?
R. – La via d’uscita probabilmente c’è; non può essere oggetto di negoziazione l’attività della magistratura. Semmai, può essere oggetto di controllo. Contestualmente, la politica veda di trovare quei parametri che possano rendere compatibile un provvedimento diverso della magistratura rispetto alla salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche di una bonifica dell’ambiente, degli impianti da realizzare velocemente visto che sono stati già stanziati 334 milioni di euro.
D. – Quello che si deve evitare è di radicalizzare le posizioni …
R. – Radicalizzare lo scontro significherebbe irrigidire le parti, significherebbe contestualmente spegnere gli impianti perché la magistratura, con l’ordinanza del Gip, è stata molto chiara. Spegnere gli impianti in un polo siderurgico di quelle dimensioni significa non riaccenderli più. Richiederebbe investimenti, da parte dell’azienda, che equivarrebbero a riprendere l’attività ex novo. Quindi, questo porterebbe al licenziamento di migliaia di lavoratori. Sono 12 mila più l’indotto. Il secondo danno della contrapposizione è tutto di carattere giuridico, politico e sociale. Non si possono mettere in contrapposizione dei diritti fondamentali dei cittadini e questa contrapposizione non può svilire la vocazione industriale italiana. Bisogna infatti tener conto che l’impianto siderurgico dell’Ilva ha dato lavoro, pur con i suoi pregi e difetti e con le gravi responsabilità che probabilmente ha avuto la politica nell’assecondare questo sistema industriale, ma anche la stessa azienda che probabilmente non ha rispettato pienamente le leggi, altrimenti la magistratura non sarebbe intervenuta così pesantemente. Questo impianto ha reso l’Italia - non Taranto, non la Puglia, ma l’Italia – un territorio, una nazione leader nella produzione di acciaio.
D. – Servono dunque interventi concertati …
R. – La scelta della concertazione non è un volersi bene a tutti i costi, ma un metodo quasi necessario per affrontare una problematica che rischia di mandare a carte quarantotto un intero sistema economico, un intero sistema sociale, un’intera vocazione industriale di tutta la nazione rispetto a questioni che possono costituire poi anche dei precedenti in altre realtà. Non dimentichiamo che ci sono anche situazioni similari in altre parti della Puglia, senza uscire dai confini regionali: il Petrolchimico di Brindisi, la centrale Enel di Brindisi-Sud e di Brindisi-Nord … Tutta una serie di impianti industriali, sia pur con proporzioni e dimensioni occupazionali diverse e più piccole, che hanno offerto e offrono situazioni di contrapposizione tra diritto alla salute e diritto all’ambiente. Non vorremmo che in nome della contrapposizione, della radicalizzazione si vanificasse sia il "sistema Ilva" sia il sistema industriale in altre aree della regione e del Paese, senza contemperare veramente gli interessi dei lavoratori insieme con l’interesse della salvaguardia dell’ambiente, della salute degli stessi lavoratori e dei cittadini che soffrono le emissioni o quelle "esternalità" negative degli impianti industriali.
Emergenza incendi. L’abate di Vallombrosa: la natura è un bene da custodire, non da distruggere
◊ Anche oggi è emergenza incendi in molte parti d’Italia, ma anche in Grecia e Spagna, dove sono morti due vigili del fuoco. Evacuate inoltre tremila persone alle isole Canarie. Come già nei giorni scorsi, la situazione è particolarmente critica in Sicilia, dove stamani un grosso incendio ha lambito l’autostrada Palermo-Catania. Per una riflessione sulle gravi responsabilità morali di chi appicca un incendio e sull’importanza del rispetto del Creato, Luca Collodi ha intervistato l’abate di Vallombrosa, padre Giuseppe Casetta:
R. – L’incendio naturale? Fa un po’ sorridere! Normalmente sono tutti incendi dolosi e colposi e la maggior parte per motivi che ben sappiamo. Il problema educativo è fondamentale. Qui c’è un problema assai scottante, che è quello relativo alla formazione delle persone, alla dimensione antropologica che utilizza i beni come se fossero una proprietà privata per fini che sono assolutamente assurdi: per trarre profitto, per situazioni anche di conflittualità… Dobbiamo ricostruire una nuova visione antropologica che veda la natura non come un bene da rapire, ma come un bene da salvaguardare e da preservare.
D. – Secondo voi, oggi è possibile proporre un modello di vita ecologico?
R. – Lo dobbiamo fare in tutti i modi: non solo è possibile, ma è un dovere da parte di tutti i cristiani lavorare, affinché questo modello prenda sempre più corpo, soprattutto nelle nuove generazioni. Noi, ad esempio, davanti all’abbazia abbiamo un prato grandissimo, dove ci sono centinaia, a volte migliaia, di persone: dovreste vedere cosa succede il lunedì, quando la gente va via? Per terra c’è di tutto…. Questo è il punto: dobbiamo ricostruire continuamente questo tipo di formazione e di educazione per evitare che queste cose continuino a ripetersi.
◊ Con una cerimonia all'insegna della musica, si è conclusa ieri sera a Londra la 30.ma edizione dei Giochi olimpici. Gli Stati Uniti hanno raggiunto la vetta più alta conquistando 104 medaglie tra ori, argenti e bronzi. A seguire la Cina con 87 e poi la Gran Bretagna con 65. Ottava l'Italia con 28 medaglie complessive, di cui 8 ori. Ma la festa dello sport non è finita. Il 29 agosto, infatti, si riaccenderanno i riflettori degli impianti olimpici di Londra per le Paralimpiadi. Benedetta Capelli ha chiesto un bilancio di questa edizione dei Giochi a don Mario Lusek, cappellano della spedizione olimpica azzurra, raggiunto telefonicamente a Londra:
R. – I bilanci di solito si fanno su diversi aspetti e per quello che riguarda il cappellano la valutazione va fatta proprio in rapporto alle persone che ha incontrato, alla proposta che voleva fare, ma soprattutto alla recezione di quelli che sono stati i bisogni, le attese, i desideri delle persone incontrate. Il bilancio, per me, è altamente positivo, perché ho percepito nell’esperienza degli atleti, nell’incontro con molti di loro, questo desiderio di infinito, di assoluto, di trascendente. L’immagine bella che mi porto nel cuore è proprio quella di ieri sera, quando sul palco di "Casa Italia" c’erano le ultime cinque medaglie del giorno e avevamo rappresentata quella che è la "gioventù d’Italia", la tradizione, la ricchezza dei valori che i nostri giovani portano con loro. Sono giovani che ci danno speranza, fiducia e soprattutto ottimismo, perché hanno dato il meglio; sanno raccontare fatiche, sacrificio e impegno, sanno raccontare anche la gioia, il bisogno di festa, anche se ci sono state piccole delusioni.
D. – Lei più volte ha sottolineato, parlando dei Giochi olimpici di Londra, questo spirito di festa e di integrazione, che si è respirato...
R. – Sicuramente sì, perché le tensioni della vigilia creavano delle ansie e delle preoccupazioni, ma, di fatto, sia il clima della città, sia il rapporto stretto che esisteva tra città e villaggio olimpico – non erano mondi separati o mondi distanti, ma mondi integrati – la multiculturalità della città stessa ha favorito proprio questa osmosi tra le diversità. L’evento non è stato un evento fine a se stesso, ma lascerà sicuramente una traccia, che anche le comunità locali sono chiamate a valorizzare.
D. – Lei diceva “un’eredità”, che probabilmente Londra dovrà a questo punto anche portare nelle Paraolimpiadi...
R. – Beh, i giochi paraolimpici integrano e continuano questa esperienza di festa e di gioia ancora di più, perché parlano di integrazione, di superamento di barriere e di un confronto a tutto campo con tutte le tipologie di persone, abili o meno abili che siano. Al centro, infatti, viene rimessa la persona in quanto tale e mettendo al centro la persona si mette al centro quello che la persona rappresenta. Per noi credenti è l’immagine di Dio, quindi l’immagine della vita. E’ vita, voglia di vivere, voglia di esistere, voglia di fare festa.
D. – Parliamo anche di Pistorius. Come non avere simpatia per un personaggio così...
R. – Sì, non c’è dubbio, perché lui ha sfidato veramente l’impossibile e la sua vittoria è l’aver partecipato, alla pari con tutti gli altri. Forse è il sogno di tutti, quello che non ci sia più una distinzione tra Olimpiadi e Paraolimpiadi. Non so come, perché tecnicamente i problemi sono tanti. Di fatto, però, se vogliamo superare ogni tipo di diversità e fare in modo che non esista l’abile o il disabile, ma esista la persona, forse anche nello sport si possono trovare forme competitive d’integrazione e di non separazione.
D. – Più volte abbiamo sottolineato questo spirito multiculturale di Londra, ma anche uno spirito ecumenico che è emerso. Da questo punto di vista che bilancio si può fare?
R. – Il dialogo è stato veramente intenso e la presenza di ministri delle diverse religioni, delle diverse confessioni cristiane è stato un segno di concordia non immune da difficoltà, perché quando ci si mette insieme ognuno deve rinunciare a qualcosa di sé dal punto di vista culturale. Dal punto di vista liturgico, però, sono state salvaguardate anche le diverse identità, le varie particolarità e quindi non c’è stato un sincretismo, ma un’esperienza religiosa dialogante e coinvolgente da parte di tutti.
D. – Già è partito il conto alla rovescia per Rio de Janeiro 2016, cosa darà il Brasile alle Olimpiadi?
R. – Il Brasile è pronto, sicuramente, a diventare il centro del mondo, ed è pronto perché ha già la stessa ricchezza che abbiamo sperimentato a Londra - la pluralità, la molteplicità, la multiculturalità - e ha anche una sua forte identità particolare, in cui anche la presenza dei credenti, la presenza dei cristiani è molto significativa, soprattutto da parte nostra, della Chiesa cattolica.
Il Santuario mariano di Guardia Sanframondi si prepara alla festa dell'Assunta
◊ Con l’approssimarsi della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, nelle comunità cristiane di tutto il mondo fervono i preparativi per festeggiare la ricorrenza liturgica. Celebrazioni particolarmente sentite nei santuari mariani dedicati a Maria Assunta come quello della Basilica Pontificia di Guardia Sanframondi, nel Beneventano. Per conoscere gli antichi riti che ogni sette anni accompagnano i solenni festeggiamenti e il rapporto dei guardiesi con la Madonna, Marco Guerra ha intervistato il rettore del Santuario, padre Filippo Lonardo:
R. – I nostri antenati hanno sempre avuto un amore particolare e filiale nei riguardi della Vergine Assunta. E’ un legame antichissimo, perché l’unica chiesa parrocchiale era dedicata alla Madonna Assunta. E’ un legame che si perde negli anni: già dal Medio Evo in poi si può parlare di questo legame nei riguardi della Vergine Assunta del popolo di Guardia. Soltanto nel 1950 è stato dichiarato Santuario mariano e poi nel 1989 è stata dichiarata anche Basilica Minore Pontificia.
D. – I cortei processionali sono una manifestazione di spiritualità convinta e vissuta, che va al di là dell’aspetto devozionale…
R. – Una cosa è la festa religiosa in onore della Vergine Assunta che facciamo ogni anno. Poi ogni sette anni si tengono i nostri riti - riti penitenziali - in onore della Vergine Assunta, durante i quali ogni rione presenta dei quadri che riguardano la vita della Chiesa: vengono poi in chiesa due giorni e la domenica c’è la grande processione con l’immagine della Madonna. I nostri riti settennali in onore dell’Assunta sono ormai patrimonio dell’umanità, perché sono conosciuti in tutto il mondo.
D. – Tradizione che si apre anche ai nuovi media. Le celebrazioni potranno essere seguite infatti anche sulla vostra webtv?
R. – Sì, anche le celebrazioni di Natale, di Pasqua, i grandi eventi vengono trasmessi attraverso il nostro sito: ci sono tanti guardiesi, devoti della Madonna, che sono residenti in tante parti del mondo. Lo facciamo soprattutto per loro, perché così si sentono più vicini al loro paese natio.
D. – Quindi l’Assunzione diventa anche un momento di riscoperta della vita comunitaria…
R. – La Festa dell’Assunta è la festa per eccellenza. A Guardia la chiamiamo la Festa di Santa Maria: un titolo antichissimo e questo proprio perché c’è un amore filiale nei riguardi della Madonna che è qualcosa di eccezionale, qualcosa che è scritto nel Dna di ogni guardiese, ovunque si trovi a vivere per motivi di lavoro o per altri motivi – anche soltanto se si trova in vacanza – sente questo amore per la Vergine Assunta, che veneriamo. La Vergine Assunta ci richiama un poco alla nostra dimensione finale: quale sarà la nostra sorte futura come Maria, assunta in cielo in anima e corpo, un giorno anche per ciascuno di noi avverrà la stessa cosa.
D. – I guardiesi si affidano a Maria...
R. – E’ veramente una cosa incredibile! Anche quando dicono l’Ave Maria, usano l’espressione “Santa Maria, Mamma”: la chiamano Mamma! Io sono guardiese e quindi sento il bisogno di trasmettere questa gioia interiore che ci fa sentire veramente figli di Maria. Possiamo quasi dire “Io credo come Maria, io credo come la Chiesa”.
D. – La Festa dell’Assunzione richiama, appunto, questa purezza dell’anima e del corpo: che messaggio si vuole mandare ai giovani che si approcciano a questa solennità?
R. – Un messaggio di una semplicità unica. Nel nostro mondo occidentale stiamo dividendo un po’ troppo le due cose: l’uomo è fatto di anima e corpo e queste due realtà sono un’unità presente in ciascuno di noi e rendono - insieme - la persona umana per quello che è. Quindi la dimensione del corpo e la dimensione dell’anima non vanno separate: è necessario salvarsi sia nel corpo che nell’anima e la Madonna ci richiama a non dividere le due cose, cosa invece che succede molto facilmente nel mondo occidentale: occorre riscoprire l’identità della nostra natura sia umana che spirituale. Questo richiamo forte della Festività dell’Assunta fa sì che noi viviamo in questo mondo, ma sapendo che siamo in cammino verso la patria eterna, dove Maria - assunta in cielo - diventa segno di consolazione e di sicura speranza.
Fede e turismo: iniziativa estiva dell'arcidiocesi di Salerno
◊ Enjoy your holidays! E’ l’augurio di buone vacanze in inglese che l’arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, mons. Luigi Moretti, rivolge ai turisti in un depliant curato dall’Ufficio per la Pastorale del Turismo, dall’Ufficio Migrantes e dall’Apostolato del Mare della sua diocesi. Con un messaggio tradotto in 4 lingue, il presule ha voluto in questo modo dare il benvenuto a quanti scelgono Salerno e dintorni per trascorrere le vacanze, indicando anche i luoghi di culto dove si celebrano diversi riti e non solo in italiano. Ma con quale obiettivo è stata pensata questa iniziativa? Lo spiega mons. Moretti al microfono di Tiziana Campisi:
R. – Innanzitutto cercare di far sentire accolto chi viene: è quindi un segnale della Chiesa per chi è dentro anche l’esperienza cristiana e sa come orientarsi. Qui si può anche trovare la possibilità di arricchirsi non solo guardando il panorama, ma anche arricchire spiritualmente la propria vita attingendo ad una tradizione religiosa. Nello stesso tempo abbiamo voluto anche dare qualche segno particolare: in alcune chiese abbiamo dato le indicazioni di messe celebrate in lingua inglese ed altre.
D. – A Salerno, nel Medio Evo, è fiorita la Scuola Medica Salernitana ed è per questo motivo che Salerno è stata anche chiamata “Città di Ippocrate”. Antichi e sapienti medici raccomandavano tre cose necessarie per vivere a lungo: mens laeta, requies, moderata diaeta…
R. – Credo che riuscire a vivere l’occasione riposo, l’occasione per recuperare energie all’interno di una prospettiva che qui viene, in qualche modo, rivitalizzata e vissuta continuamente può essere una buona opportunità.
D. – L’opuscolo - curato dall’Ufficio diocesano per la pastorale del turismo, dall’Ufficio Migrantes e dall’Apostolato del Mare - indica i luoghi di culto nei quali vengono celebrate le messe nel periodo estivo: ci sono anche indicati dei luoghi in prossimità dei lidi balneari…
R. – Nei luoghi dove la gente vive o prima di andare al mare o dopo che è stata al mare, avere la possibilità di punti di riferimenti dove vivere e celebrare l’Eucaristia credo che sia importante. Noi vogliamo condividere la vita dei fedeli, offrendo la possibilità di capire come nulla della vita è estranea alla fede: andare in vacanza non significa "dare le ferie" al Signore; anzi è l’occasione per avere la possibilità di una conoscenza più vera e un’esperienza più autentica.
D. – C’è una riflessione specifica alla quale vuole invitare, in particolare, chi passa per la sua diocesi?
R. – Il nostro Patrono è San Matteo, apostolo ed evangelista e qui la nostra preoccupazione maggiore è quella di appassionare le persone che cercano la verità, che cercano Dio o che vogliono approfondire il rapporto con Lui, attraverso l’appassionarsi alla Scrittura. Quindi, questo per noi è importante: attraverso varie "scuole della Parola" che sono offerte ai fedeli e possono poi veramente nutrire il cammino della fede.
D. – Sempre nel suo messaggio rivolto ai turisti, lei fa riferimento ad un periodo di riposo, ristoro e soprattutto anche per quanti sono segnati da ferite: che cosa si sente di dire a queste persone?
R. – Che nella Chiesa troveranno sempre qualcuno disposto a testimoniare la misericordia di Dio, a far sì che ognuno si senta nella vita all’interno di una grande esperienza di amore.
Iran: oltre 300 morti per il terremoto, migliaia i senza casa
◊ Sale a 306 morti e oltre 3mila feriti il bilancio del doppio terremoto che sabato pomeriggio ha colpito il nord-ovest dell’Iran. Ad annunciarlo è il ministro della salute iraniano, che ha precisato come oltre 200 vittime siano donne e bambini. E mentre continuano le scosse di assestamento, gli ospedali della regione di Tabriz sono stipati di feriti, con oltre 700 interventi chirurgici in poche ore. Le scosse, di magnitudo 6,4 e 6,3, hanno distrutto più dell’80% dei villaggi di Ardebil, Ahar e Varzeghan, con oltre 10mila abitazioni danneggiate in tutta l’area. Il governo annuncia la fine delle ricerche dei superstiti, mentre si cerca ancora di capire il numero reale dei morti, poiché molti famigliari hanno sepolto i congiunti prima dell’intervento delle autorità. Attivi con qualche ritardo gli aiuti umanitari, a causa della chiusura dovuta al Ramadan, con la Mezzaluna rossa iraniana che ha annunciato di aver già distribuito 8.700 tende e circa 12mila coperte. Sebbene il governo iraniano abbia ufficialmente rifiutato ogni aiuto proveniente dall’estero, è già operativa anche la Mezzaluna rossa turca, che ha già inviato sul posto venti tonnellate di aiuti, tra tende, coperte e forniture alimentari. Attiva anche la Caritas iraniana, che aveva già operato fattivamente durante il terremoto del 2003, nel quale persero la vita oltre 30mila persone nella città meridionale di Bam. Intanto il vice-presidente della repubblica islamica, Mohammed Reza Rahimi, ha annunciato che ogni famiglia colpita dal terremoto riceverà l’equivalente di circa 2mila dollari a fondo perduto e prestiti agevolati fino a 6mila dollari, mentre il responsabile dell’unità di crisi per il terremoto ha promesso la costruzione di oltre 20mila abitazioni, in sostituzione di quelle distrutte dal sisma costruite per lo più in pietra, mattoni e fango. (A cura di Michele Raviart)
Ban Ki-moon: crisi umanitaria in Corea del Nord a causa delle inondazioni
◊ “Le Nazioni Unite sono profondamente preoccupate per la situazione umanitaria in Corea del Nord”. Queste le parole del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon a margine di un congresso organizzato a Seul. L’allarme arriva a causa delle inondazioni che, da inizio giugno, stanno devastando il Nord della penisola coreana e che hanno causato 169 morti, 400 dispersi e oltre 200mila sfollati in un’area vasta 650 km quadrati. “Siamo particolarmente attenti alla salute dei bambini e ai danni causati dalle inondazioni”, ha continuato il segretario del Palazzo di Vetro, che ha annunciato l’aumento dell’aiuto da parte delle Nazioni Unite. In un rapporto pubblicato oggi, le agenzie umanitarie dell’Onu e le Ong che operano in Corea del Nord hanno sottolineato la mancanza di acqua potabile nelle regioni inondate, situazione che aggrava il rischio di malattie infettive. A tal fine sono state distribuite oltre un milione di kit per purificare l’acqua. Il Programma alimentare mondiale, intanto, ha già distribuito 750 tonnellate di frumento, pari a due settimane di alimentazione per 102mila persone. Indispensabili per sfamare i tre milioni di persone che in Corea del Nord soffrono la fame, almeno 5mila tonnellate di frumento e 3,7 milioni di dollari. (M.R.)
In Canada, Chiesa e governo insieme per aiutare il Sahel
◊ Il Canada si mobilita per il Sahel: fino al 30 settembre, il governo di Ottawa ha annunciato che verserà un dollaro per ogni dollaro donato dai fedeli all’organismo “Sviluppo e pace”, appartenente alla Conferenza episcopale locale. L’annuncio arriva dal sito Internet dei vescovi, sul quale si legge che “l’esecutivo canadese ha istituito dei Fondi integrativi per il Sahel che verranno consegnati ad organizzazioni umanitarie nazionali ed internazionali per aiutare le persone più colpite dalla crisi nella regione occidentale dell’Africa”. Non solo: le istituzioni statali daranno un contributo iniziale di 10 milioni di dollari, così da consentire alle organizzazioni umanitarie di fornire al Sahel gli aiuti più urgenti, come l’acqua. Nella regione, la situazione è attualmente degenerata a causa della siccità, dei cattivi raccolti, dell’impennata dei prezzi alimentari, della fuga della popolazione e del clima imperante di insicurezza. I Paesi più colpiti dalla crisi sono Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad, Mauritania, Senegal, Gambia e Camerun settentrionale. Benedetto XVI, ricevendo nel febbraio scorso i membri della Fondazione "Giovanni Paolo II per il Sahel", aveva richiamato l’attenzione sul dramma che si vive nella regione, affermando: “Esorto la comunità internazionale ad affrontare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando”. (I.P.)
Sudan: oltre 30 morti per le inondazioni
◊ Sono già 32 le vittime delle forti piogge e delle inondazioni in Sudan nelle ultime settimane e il inistro degli Interni Ibrahim Hamid ha dunque dichiarato l’allerta nazionale. Come riporta l’agenzia Misna, in appena due mesi, oltre alle persone decedute, si contano almeno altri 35 feriti, circa 4700 abitazioni distrutte e oltre 35mila capi di bestiame uccisi. Solo negli ultimi giorni circa 14mila persone nel Darfur hanno subito danni a causa delle inondazioni; il Nilo ha superato i livelli di guardia e non arrivano purtroppo buone notizie dai meteorologi i quali segnalano che la situazione climatica non è destinata a migliorare nel breve periodo. Emerge intanto, la paura dovuta al ricordo di quanto accadde cinque anni fa, quando un mese di alluvioni causò oltre 70 morti, 30mila case distrutte e danni a 365mila persone. (L.P.)
Filippine: previste nuove alluvioni, Manila ancora allagata
◊ Ancora grave la situazione nelle Filippine a seguito delle alluvioni dei giorni scorsi. Una nuova depressione tropicale annunciata dall’agenzia meteorologica non dovrebbe colpire direttamente il Paese ma potrebbe portare nuove piogge e aggravare i danni del monsone che ha già allagato quasi l’80% di Manila e causato 92 morti. La situazione nella capitale è migliorata, con le acque che si stanno lentamente ritirando dal centro della città, ma è invece ancora grave in periferia, con le dighe che continuano a riversare nei fiumi le acque in esubero. La più colpita è la popolazione che vive in zone rurali, in molti casi completamente isolata dal resto del Paese, senza cibo né acqua potabile e a rischio malattie, come la leptospirosi, che nel 2009 in condizioni simili causarono 249 morti. “Queste sono le persone che ci preoccupano di più – dichiara Benito Ramos, capo della protezione civile all’agenzia Frence Presse – siamo in allerta e abbiamo mobilitato le nostre squadre in attesa di questa nuova tempesta”. (L.P.)
Brasile: i vescovi promuovono la Settimana nazionale della famiglia
◊ Promuovere, rafforzare ed evangelizzare la famiglia: con questi obiettivi è in corso, fino al 18 agosto, in Brasile, la Settimana nazionale della famiglia. Organizzato dalla Commissione episcopale per la vita e la famiglia, l’evento riprende il tema del VII Incontro mondiale delle famiglie, svoltosi a Milano dal 30 maggio al 3 giugno scorsi, ovvero “La famiglia: il lavoro, la festa”. Tanti e diversi i momenti di incontro e le celebrazioni, informa la Conferenza episcopale brasiliana, durante i quali “tutte le persone che amano e credono nella famiglia potranno condividere l’intento di promuovere il suo valore unico e specifico”. Nel dettaglio, la Chiesa brasiliana informa che gli obiettivi della Settimana sono: “Formare personale qualificato che trasmetta gli insegnamenti della Chiesa con semplicità, chiarezza e precisione; promuovere e rafforzare il ruolo dei laici nell’insegnamento evangelico e nella ricerca di soluzioni alla crisi e ai problemi della famiglia; incentivare la crescita della spiritualità familiare; unire gli sforzi affinché la famiglia sia di fatto, un ‘santuario della vita’, valorizzando l’essere umano dal concepimento fino alla morte naturale e contrapponendosi alle leggi che si oppongono a questa verità naturale”. Non solo: l’iniziativa mira anche a “risvegliare la famiglia nella sua missione sacra, insostituibile e inalienabile di educatrice e di scuola in cui si apprendono e sperimentano i valori umani, evangelici e religiosi; motivare il senso missionario della famiglia, cercando tutti i mezzi per risanare e rafforzare questa cellula basilare della società dalla quale deriva la forza di ogni organismo sociale, guardando anche all’aiuto che possono offrire le Associazioni della Famiglia”. Infine, la Settimana nazionale vuole anche “sostenere le famiglie delle comunità e delle parrocchie”, “riavvicinare alla Chiesa i nuclei familiari che se ne sono allontanati, promuovendo la loro partecipazione ai momenti liturgici più importanti”, “appoggiare i Movimenti e gli Istituti familiari di promozione e difesa della vita”. (A cura di Isabella Piro)
India: padre Carvalho nuovo superiore della Società del Pilar
◊ Padre Francis Carvalho, 65 anni e un dottorato in diritto canonico all’università Gregoriana, è il nuovo superiore della Società di San Francesco Saverio in India, meglio nota come "Società del Pilar". All'agenzia Asianews, padre Carvalho indica le sue priorità: la missione ad gentes e la nuova evangelizzazione. “Il compito del nostro istituto, divenuto di diritto pontificio - ha affermato - è di essere missionari pionieri fra coloro che non conoscono Cristo e quelli che sono divenuti indifferenti a Lui". In linea con l'esortazione del Papa ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione, ha aggiunto, "il nostro capitolo generale ha tentato di studiare nuove strategie e nuovi obiettivi, sempre tenendo in mente la profezia di Papa Leone XIII: 'I tuoi figli saranno ministri di salvezza'. Per questo, noi vogliamo vivere come missionari indiani, disponibili ad andare ovunque il Santo Padre voglia inviarci". “Come missionari - ha detto ancora - non possiamo mai dire di aver fatto abbastanza. La Parola di Dio giunge e ci dà energia per potenziare le nostre vite, aprendo nuovi orizzonti". La Società del Pilar è impegnata in modo attivo nella nuova evangelizzazione con alcune comunità nella diocesi di Albano, due comunità in Germania, una in Austria, una a Londra (con la cappellania dei goanesi), una a Chicago. "Abbiamo ricevuto pure molti inviti da vescovi dell'occidente - ha detto padre Carvalho - ma preferiamo andare in luoghi per i quali il Papa trova difficile trovare altri missionari. La Società del Pilar è al servizio del Santo Padre”. (L.P.)
Nigeria: le Suore dell’Immacolato cuore di Maria celebrano 75 anni di fondazione
◊ Settantacinque anni dopo la sua fondazione, la Congregazione delle Suore dell’Immacolato cuore di Maria Madre di Cristo celebra la sua presenza in Nigeria con un fitto calendario di eventi, in programma nell’ultima settimana di settembre. Come spiega la portavoce della Congregazione, suor Mary Lucella Ukaegbu, “le celebrazioni prevedono una mostra sui 75 anni di missione, una Giornata per la gioventù a livello locale, un simposio con tutte le consorelle ed un Festival musicale”. Il culmine degli eventi è previsto per il 30 settembre, quando verrà presentato al pubblico un documentario sulla storia della comunità religiosa ed un film sulla vita e la missione dell’arcivescovo Charles Heerey, compianto vicario apostolico della Nigeria Meridionale e fondatore della Congregazione. Composta da oltre 900 religiose, la comunità è presente – oltre che in Nigeria, dove si trova la Casa generalizia - anche in Ciad, e ; ma non mancano missioni in (, , ) e nelle (, , , ). Oggetto dell’apostolato delle religiose sono le donne – in particolare le vedove – i bambini e gli emarginati della società. Molto attiva, inoltre, la presenza della Congregazione nelle scuole e nelle Università. L’anno giubilare, iniziato il 22 ottobre 2011, è stato come “quel granello di senape che, piantato da mons. Heerey, con la grazia di Dio è cresciuto fino a diventare un grande albero”, ha concluso suor Ukaegbu. (I.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 226