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Sommario del 05/08/2012
Il Papa all’Angelus: il Signore ci chiede di andare oltre le preoccupazioni materiali
◊ La fede in Gesù non è un’idea, ma l’incontro con una Persona viva che dà senso alla nostra esistenza: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’Angelus a Castel Gandolfo. Il Papa ha esortato i fedeli a non lasciarsi assorbire dalle preoccupazioni quotidiane. Anche nelle giornate cariche di problemi, ha detto, non dimentichiamoci di far crescere il rapporto con il Signore. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Gesù - ha detto il Papa - invita a non fermarsi all’orizzonte puramente umano”, ma ad “aprirsi all’orizzonte di Dio, all’orizzonte della fede”. Commentando il passo del Vangelo domenicale, in cui le folle cercano Gesù perché aveva compiuto dei segni miracolosi, il Papa ha sottolineato che il Signore vuole aiutare la gente ad andare “oltre la soddisfazione immediata delle proprie necessità materiali, pur importanti”:
“Vuole aprire ad un orizzonte dell’esistenza che non è semplicemente quello delle preoccupazioni quotidiane del mangiare, del vestire, della carriera. Gesù parla di un cibo che non perisce che è importante cercare e accogliere”.
Mosé, rammenta il Papa, aveva dato ad Israele la manna, il pane del cielo. Gesù invece, “non dona qualcosa, dona Se stesso: è Lui il pane vero disceso dal cielo”:
“Ma Gesù vero pane di vita che sazia la nostra fame di senso, di verità, non si può ‘guadagnare’ con il lavoro umano; viene a noi soltanto come dono dell’amore di Dio, come opera di Dio da chiedere e da accogliere”.
Nelle giornate “cariche di occupazioni e di problemi, ma anche in quelle di riposo e distensione – ha soggiunto – il Signore ci invita a non dimenticare che se è necessario preoccuparci per il pane materiale e ritemprare le forze, ancora più fondamentale è far crescere il rapporto con Lui”, pane di vita che “riempie il nostro desiderio di verità e di amore”:
“Il centro dell’esistenza, ciò che dà senso e ferma speranza al cammino spesso difficile della vita è la fede in Gesù, è l’incontro con Cristo”.
Non si tratta, ha ribadito, “di seguire un’idea, un progetto, ma di incontrare Gesù come una Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal suo Vangelo”. E’ la fede in Lui la cosa fondamentale “per avere la vera vita”. Quindi, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, ha invocato la Vergine Maria affinché “ci sostenga nel nostro cammino di fede”. Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in polacco, ha invitato a far sì che il tempo delle vacanze sia “un’occasione di preghiera”, mentre si visitano chiese e cappelle. Infine, il Papa ha rivolto un saluto speciale ad un gruppo di Scout di Palermo. “Cari amici – è stata la sua esortazione – sforzatevi di rispondere sempre fedelmente alla vocazione alla santità che Cristo rivolge ad ogni cristiano”.
Messaggio del Papa per la Colletta “Más por menos” in Argentina: testimoniare una carità efficace
◊ Partecipare “generosamente” alla colletta per aiutare il prossimo nel bisogno: è quanto scrive il Papa in un messaggio – a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – per l’iniziativa caritativa “Más por menos”, promossa dalla Conferenza episcopale argentina, che avrà luogo l’8 e 9 settembre prossimo. Nel testo, pubblicato sul sito della Colletta “Más por menos”, il Pontefice invita i fedeli argentini, che saluta con affetto, ad “intensificare l’amore per Cristo”, identificandosi con “Colui che pur essendo ricco si fece povero per noi”. Il Papa definisce dunque la colletta per i poveri “un’iniziativa encomiabile” e chiede che si mostri “una carità efficace verso i fratelli più bisognosi”. L’iniziativa, giunta alla 43.ma edizione, ha quest’anno per tema: “Tu Ayuda Dignifica”, “Il tuo aiuto dà dignità”. (A.G.)
Messa a Hiroshima in memoria delle vittime della bomba atomica. Mons. Celata: orrendo delitto
◊ Messa nella Cattedrale di Hiroshima, stamani, in memoria delle vittime della bomba atomica lanciata sulla città nipponica 67 anni fa. A concelebrarla c’era l’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario emerito del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in visita in questi giorni in Giappone. Il presule, all’inizio del rito, ha pronunciato un discorso. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Erano le 8,14 del 6 agosto 1945: il bombardiere americano Enola Gay sgancia la prima bomba atomica della storia su una città causando oltre 250mila vittime, compresi i morti in seguito alle radiazioni. Tre giorni dopo un’altra bomba atomica distrugge Nagasaki. Mons. Celata parla di “orrendo delitto”. Poi loda il comportamento dei giapponesi di fronte alla tragedia: “Con il vostro coraggio e la vostra ferma determinazione – dice - avete come trasfigurato quella pagina profondamente oscura della storia dell’umanità e ne avete fatto un punto luminoso di riferimento in cui si alimentano fiducia e speranza per un mondo migliore”.
Invita quindi “a superare chiusure e paure” per aprirsi “all’incontro con gli altri, anche se diversi da noi, riconoscendoci tutti membri di un’unica famiglia umana con un comune destino”. E’ necessario accettarsi e rispettarsi reciprocamente: “Nella sacralità della vita, nelle scelte della coscienza, soprattutto in materia religiosa e nella dignità di ogni persona. Siamo chiamati ad unire le nostre energie spirituali e materiali – ha aggiunto il presule - per collaborare, con fiducia e speranza, all’edificazione di società più giuste e solidali, che possano vivere in pace ed armonia”.
“Nel cuore di ogni essere umano e tra i popoli – osserva - si annida la tentazione dell’egoismo, della sopraffazione, del dominio, dell’accaparramento dei beni, spesso attraverso l’inganno, la violenza, la guerra. Tutti, credenti in Dio e persone di buona volontà, dobbiamo reagire a tale rischio ponendoci a servizio della pace, sostenuti dai valori spirituali delle nostre tradizioni”. Mons. Celata invoca dunque il dono della pace: “Gesù è la nostra pace; Gesù ci dona la vera pace” definendo "beati" i pacificatori “perché saranno chiamati figli di Dio”.
Oggi mons. Celata ha visitato anche il Museo della Bomba Atomica e partecipato alla Marcia per la pace ad Hiroshima.
Siria: assedio ad Aleppo, Assad rafforza il controllo di Damasco
◊ Ancora combattimenti in Siria, mentre il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, annuncia che sarà ad Istanbul la prossima settimana per discutere della crisi. Dopo le notizie secondo cui la battaglia di Damasco avrebbe preso di mira anche il palazzo presidenziale, le forze fedeli ad Assad hanno rafforzato le posizioni nella capitale. Ancora incerta invece la situazione sul fronte di Aleppo, dove i combattimenti si concentrano nel quartiere di Salaheddine. La città continua ad essere pesantemente bombardata dall’esercito governativo. Davide Maggiore ha raccolto la testimonianza del giornalista, Cristiano Tinazzi, raggiunto telefonicamente a pochi chilometri da Aleppo:
R. - Ieri - a 15-20 chilometri da Aleppo - siamo andati in un villaggio, dove gli elicotteri - qui dicono dei Mig - hanno bombardato “a casaccio”. C’è stato un morto e quattro feriti in due distinti bombardamenti. Hanno colpito una casa e un negozio… C’era gente che urlava non contro l’esercito di Assad, ma contro i miliziani dell’esercito di liberazione siriano, perché li accusano di essere entrati in questo villaggio che è sempre stato neutrale tra le due parti e di aver quindi causato la reazione dell’esercito governativo. La situazione varia da zona a zona ed è una situazione che, comunque, vede morire per la maggior parte sempre i civili, gente che non c’entra niente e che finisce in mezzo al fuoco tra i due fronti. Adesso ad Aleppo la situazione è in una sorta di stallo, in attesa che l’esercito governativo faccia un nuovo attacco: ormai pare sia questione di qualche giorno o qualche ora. Il numero dei carri armati che ha mandato l’esercito è altissimo: ci sono circa 500 carri armati posizionati all’interno della città e circa 7 mila soldati. L’attacco di terra dovrebbe quindi essere imminente. Comunque di notte continuano a bombardare e almeno 2-3 colpi di artiglieria al minuto cadono sulla città e si sentono passare continuamente elicotteri d’attacco dell’esercito governativo.
D. - Per quanto riguarda i ribelli, invece, cosa accade?
R. - Lì sono tutti pronti. Il problema è che i ragazzi - perché la maggior parte sono tutti giovani - dell’esercito di liberazione siriano hanno armi leggere e quindi se l’esercito dovesse attaccare in grande stile sarebbe un massacro, perché alla fine la maggior parte dei morti sono civili!
D. - E, appunto, si parla anche dell’impiego di aerei e di elicotteri da combattimento...
R. - Quelli che hanno colpito ieri il villaggio a pochi chilometri da Aleppo erano - a quanto dicono gli abitanti - due Mig, che hanno lanciato missili su abitazioni. Fino a ieri sera si sentivano i rotori, le pale degli elicotteri. L’esercito governativo sta usando qualsiasi mezzo per frenare l’avanzata dei ribelli, per contrattaccare e cercare di “buttarli fuori” dalla seconda città più importante della Siria.
D. - La situazione sul campo qual è? Chi ha il controllo della città in questo momento?
R. - Da quello che ho capito siamo, più o meno, in una situazione di stallo e di parità. L’esercito di liberazione siriano controlla diversi quartieri popolari, arrivando fin quasi alla cittadella di Aleppo, la parte più antica, mentre l’esercito siriano è schierato in diversi punti. Ci sono diversi fronti di battaglia: non ce n’è solo uno all’interno della città. Da quello che ho potuto notare nelle campagne che circondano Aleppo, la zona è totalmente sotto controllo delle forze ribelli e in queste zone non c’è assolutamente alcuna presenza dell’esercito: tutti i check-point e i posti di Polizia sono stati conquistati e saccheggiati e ci sono centinaia, centinaia di ragazzi miliziani che hanno imbracciato le armi e che - a turno - si recano ad Aleppo per dare una mano e per sostituire i combattenti stremati dalla battaglia.
D. - Quali sono le condizioni dei civili, invece?
R. - Circa 200-300 mila persone sono scappate da Aleppo. La gente è disperata, perché mancano l’acqua e i beni di prima necessità, soprattutto la benzina perché adesso è arrivata a circa due dollari al litro. E' una situazione che varia da villaggio a villaggio e chiaramente tutti stanno aspettando di vedere cosa succederà nei prossimi giorni ad Aleppo.
◊ Nuove speranze per il Madagascar: a più di tre anni dal colpo di Stato guidato dal sindaco della capitale Andry Rajoelina, che ha deposto il presidente Marc Ravalomanana, la Commissione elettorale ha fissato il calendario per le nuove elezioni presidenziali: il primo turno si terrà l’8 maggio dell’anno prossimo. Ma la tensione resta alta nel Paese. Bernard Decottignies ne ha parlato con l’arcivescovo di Antananarivo Odon Razanakolona:
R. - Les élections, c’est bien, c’est une des solutions …
Le elezioni sono una delle soluzioni alla nostra crisi ma bisogna preparare la strada che porta al voto. Questa strada si chiama riconciliazione. Solo un popolo pacificato può affrontare le elezioni in un clima di serenità: fino a quando ci saranno conflitti interni non credo sia possibile che emerga in modo reale la volontà dei cittadini. Le Chiese cristiane stanno lavorando proprio in questo senso.
D. – Il popolo malgascio è stanco di questa situazione conflittuale?
R. - On le dit : effectivement, on en a assez de une situation aussi difficile, …
Così si dice: in realtà, ne abbiamo abbastanza di questa situazione così difficile, soprattutto in campo socio-economico. I politici sono rinchiusi nella loro sfera di potere, mentre i problemi che dobbiamo affrontare sono complessi e richiedono che ci si sieda a tavolino, con calma. Tra l’altro, nessuno vuole negare l’importanza delle elezioni, ma queste non possono essere considerate l’unica soluzione alla nostra crisi.
D. - Sperate dalla comunità internazionale un aiuto morale o anche un aiuto finanziario-economico per uscire dalla crisi?
R. - Tous les deux. Il y a l’aide morale, l’aide financière …
Entrambi. Sia l’aiuto morale che quello finanziario sono necessari vista la situazione attuale. D’accordo con la comunità internazionale, cerchiamo di lasciare più spazio di manovra a quei gruppi politici che si impegnano seriamente per trovare una soluzione alla crisi.
D. – Cosa si può fare di più per il Madagascar?
R. - En tant que Chrétien, moi je pense que il faut prier. ...
In quanto cristiano, penso che dobbiamo pregare. La preghiera è importante anche quando ci si trova di fronte a problemi di carattere socio-economico e politico. Penso che noi cristiani dobbiamo pregare di più per il nostro Paese, affinché quelli che hanno responsabilità si lascino guidare dallo Spirito e sappiano riconoscere ciò che è veramente bene per il Madagascar e trovino il coraggio di accettare quei sacrifici che lo Spirito chiede per trovare una soluzione condivisa.
Caritas in prima linea per aiutare i "nuovi poveri", la testimonianza di mons. Feroci
◊ Nella prima metà del 2012 gli uffici della Caritas diocesana di Roma hanno registrato un aumento delle e-mail, provenienti dalla Capitale e dalla provincia, contenenti richieste d'aiuto. Disoccupati disperati, pensionati indigenti, mamme che non hanno i mezzi per allevare i propri figli. E' la fotografia di una città afflitta dalla crisi economica alla quale la Caritas romana risponde con un incremento di solidarietà, come spiega il suo direttore, mons. Enrico Feroci, al microfono di Fabio Colagrande:
R. - Sono aumentati non solamente i poveri, quelli che sono per strada, quelli che – con una parola brutta – chiamiamo “barboni”, ma sono aumentati i disagi delle famiglie, delle persone che hanno una certa cultura... Abbiamo voluto far comprendere come oggi - qui nella nostra direzione Caritas - arrivano non solamente lettere scritte a mano da persone che magari non sanno bene l’italiano, ma arrivano tantissime e-mail di persone singole, di famiglie, di donne, donne sole che ci chiedono aiuti per la casa, per la famiglia perché non riescono ad arrivare alla fine del mese, ma soprattutto per i bambini. E’ toccante una e-mail di una signora che diceva proprio questo: "Vorrei avere la possibilità di poter dare un pasticcino a mio figlio per il giorno del suo compleanno", "vorrei avere il latte per mio figlio piccolo". Sono cose che ti lasciano veramente senza parole, sconcertato, perché oltretutto le difficoltà sono tante. E' difficile rispondere in maniera adeguata a queste grandi esigenze e bisogni.
D. – Il genere di utenti che si rivolgono ai vostri centri di ascolto, dunque, è molto vario…
R. – Molto, molto vario. La fila delle persone che vengono a chiedere cibo si è allungata ed ingrandita. Proprio questa mattina, una giornalista ci ha inviato una persona anziana che ci chiedeva aiuto: "Per me e per mia figlia, non abbiamo nulla da mangiare aiutateci". Sono gli anziani soprattutto a chiedere aiuto, quelli che rimangono soli, che rimangono direi quasi murati dentro le proprie case, i propri ambienti. Questo è quello che vorremmo sottolineare.
D. – Come cercate concretamente di rispondere a questo tipo di richieste?
R. – Abbiamo intensificato il più possibile i pasti distribuiti, poi i pernottamenti… La cosa bella che vorrei dire - e ringrazio il Signore per questo – è che durante l’estate, nonostante le ferie, ci sono tante persone che impegnano alcuni dei loro giorni per mettersi a disposizione dei poveri. A Roma, abbiamo messo in piedi una foresteria e ne stiamo mettendo in piedi un’altra, per accogliere gruppi di giovani che vengono da tutta Italia, anche dall’estero. Trascorrono una settimana a Roma e si mettono a servizio delle nostre mense. Questo mi sembra che possa aiutare le persone a rendersi conto che ci sono questi problemi e questo deve diventare anche il nostro primo impegno. Io credo che l’opera della Chiesa di Roma è solo un segno - forse anche insufficiente – però noi dobbiamo assolutamente esser persone che sanno dire agli altri che: “Se tutti ci rimbocchiamo le maniche, se tutti spezziamo il nostro pane, molta più gente mangia e molta più gente sta bene”. Dovremmo, quindi, continuamente gridare: "Aprite gli occhi. Guardatevi intorno, rendetevi conto di quello che succede, non solamente quello che luccica". C’è anche altro e dentro quest’altro c’è un’umanità di una ricchezza straordinaria. Chi riesce a penetrare il cuore dei poveri si rende conto di quanta ricchezza c’è dentro il loro cuore e quanto ci fa bene riflettere – a noi che non abbiamo queste difficoltà – su quello che è la difficoltà degli altri.
In Israele, le suore comboniane contro il traffico di esseri umani nel Sinai
◊ Un asilo per i figli delle donne africane che, attraversando il Sinai, sono vittime di violenza. È l'iniziativa di suor Azezet Kidane, chiamata affettuosamente “Aziza”, missionaria comboniana che da anni, in Israele, combatte il traffico di persone che dal Corno d’Africa tentano di raggiungere il Paese alla ricerca di un futuro migliore. Ce ne parla Roberta Barbi:
“La donna cattolica è tutto”, diceva San Daniele Comboni, fondatore dei missionari comboniani che, in particolare, definiva le religiose “immagini delle antiche donne del Vangelo”, affermando che laddove c’è una missione gestita da suore, quella è una missione solida. Incarna perfettamente questo modello suor Azezet Kidane, infermiera di origine eritrea, che da anni lavora nella clinica dei "Medici per i diritti umani" a Jaffa, in Israele, e insieme alla sua comunità, "Casa Betania", denuncia il traffico di esseri umani nel Sinai, forma moderna di schiavitù. Al microfono di Dulce Araujo, collega del programma portoghese della nostra emittente, racconta la sua battaglia quotidiana:
“Quando arrivano in Israele – sono 50mila gli africani rifugiati – quelli che vengono da noi sono malati ed hanno bisogno di assistenza. La maggior parte sono uomini giovani. Le torture che sono praticate sono differenti: per le donne la più grande sofferenza è quella degli abusi sessuali, alcune rimangono incinte o contraggono malattie. Quando arrivano da noi dicono: ‘Come posso tenere questo bambino, perché io non so neanche chi sia il padre?’. Grazie a Dio tante lo accettano, perché certo noi non pratichiamo l’aborto! Le aiutiamo a tenere il bambino e mi dà tantissima gioia vedere, poi, come queste mamme amano i loro bambini, come li tengono, come li curano e mi dicono: ‘Questi bambini li hai salvati tu!’”.
Per questi bambini ora è nato anche un asilo, grazie al contributo della diocesi di Padova: i piccoli ospitati per ora sono 25, figli di donne eritree, etiopiche e sudanesi che lavorano o stanno cercando un lavoro. Ma l’attività missionaria, qui, non è solo di tipo assistenziale:
“C’è tanto bisogno di far vedere loro l’amore di Dio. Soffrono così tanto, si sentono così umiliati… E ti chiedi: ‘Signore, perché tormenti così una persona?’. Ti fa entrare ancora di più in Dio e ti fa comprendere quanto una persona, se crede, può camminare ancora nell’amore di Dio. La speranza è tenere ancora vivo l’amore di Dio in loro: questo è anche il mio lavoro, cerco di non perdere mai la speranza e di accompagnarli nel cammino di fede”.
Per la sua opera, suor “Aziza”, che l’anno scorso aveva già ricevuto ad Aosta il premio "Donna dell’anno" del Soroptimist International Club, il 19 giugno scorso è stata insignita a Washington del prestigioso riconoscimento “Heroes” del governo statunitense che le è stato consegnato dalle mani del segretario di Stato, Hilary Clinton. Ma le soddisfazioni, per questa piccola suora, sono altre:
“Per me sarà importante quando vedrò il risultato di quello che stiamo facendo nel Sinai, perché quando gli africani passano dalla via del Sinai sono torturati e viene chiesto un riscatto, per loro, in soldi…. Per me allora avrà un grande significato, perché le persone si saranno salvate”.
Per sconfiggere la tratta di esseri umani a mobilitarsi devono essere tutti, compresi i governi. Questo l’appello che lancia suor Kidane:
“Io voglio veramente che il mondo internazionale e specialmente il mondo africano trovi vie per aiutare questi nostri fratelli e non rimanga più in silenzio, perché i loro fratelli, i loro figli, le loro mamme stanno soffrendo!”.
Iniziativa per sostenere un ospedale pediatrico in Congo
◊ Da oggi fino al 12 agosto è attiva la campagna di raccolta fondi per sostenere la comunità nata intorno all’ospedale pediatrico di Kimbondo, che nella difficile Repubblica Democratica del Congo ospita più di 700 bambini. E’ possibile donare 2 euro da rete mobile e 5 da rete fissa all’sms unico 45501. Massimo Pittarello ha raggiunto in Congo padre Hugo Rios, il fondatore della comunità:
R. - “Hub for Kimbondo” è nata per aiutare la pediatria. Oggi accogliamo 750 bimbi malati ed abbandonati. Per sostenerla abbiamo unito le nostre forze per fare fronte al grave problema economico. Questa è l’unica grande gioia che abbiamo. “Hub for Kimbondo” è composta da persone di buona volontà che sono venute qui in Congo per lavorare insieme. Da soli non possiamo andare avanti..
D. - In questo momento si trova fra dei piccoli bambini che ospitate nell’ospedale pediatrico di Kimbondo...
R. - Tra i bambini che ospitiamo ce ne sono 120 che sono stati additati come stregoni. Facciamo il nostro lavoro quotidiano amando profondamente i nostri bimbi. Possiamo piano piano cambiare la visione della società. Speriamo in un Congo nuovo. A tutti i nostri amici italiani che vogliono sostenere “Hub for Kimbondo”, chiediamo di inviare un messaggio al 45501. Grazie di cuore.
Non solo sport: le Olimpiadi di Londra come evento di evangelizzazione
◊ Grande emozione, in queste ultime 24 ore, alle Olimpiadi di Londra per il doppio esordio di Usain Bolt e Oscar Pistorius, tra gli atleti più attesi dei Giochi. Un’altra bella emozione l’ha regalata la giovane emiliana Jessica Rossi, che ha dedicato la sua medaglia d’oro nel tiro al volo alle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna. Le Olimpiadi di Londra si confermano dunque una grande festa dello sport, ma si stanno rivelando anche un’occasione per evangelizzare. Grande successo sta, infatti, riscuotendo l’iniziativa promossa dall’organizzazione ecumenica “More than Gold”, come racconta James Parker responsabile cattolico dell’organizzazione. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R. - La nostra attività pastorale va molto bene: la gente viene nelle zone di ospitalità per ricevere bevande gratuite, un posto per riposare. Ciò che è più evidente, però, è che vengono a pregare! La gente vuole il tempo per pregare davanti al Santissimo Sacramento e non parlo solamente di londinesi, ma anche i tanti visitatori stranieri che sono arrivati a Londra per i Giochi Olimpici.
D. - Com’è la partecipazione alla celebrazione eucaristica quotidiana che c’è nel Villaggio Olimpico?
R. - Nel Villaggio Olimpico, dove gli atleti e i funzionari vivono e hanno accesso esclusivo, i cappellani cattolici sono molto impegnati: ci sono anche tre Messe ogni giorno, con un buon numero di partecipanti. Anche fuori del Parco Olimpico vediamo sempre più persone che frequentano la Messa e sempre più persone che visitano il Santissimo e che vengono ad adorare Gesù. Tutto questo è dunque molto incoraggiante.
D. - Mercoledì primo agosto ha aperto al Villaggio Olimpico il Joshua Camp, un luogo di ritrovo per i giovani che ricalca un po’ l’esperienza delle Giornata mondiale della gioventù. Di che si tratta e come sta andando?
R. - Il Joshua Camp rappresenta un’opportunità per i giovani, provenienti da tutto il mondo, di provare l’emozione, il divertimento e l’unità dei Giochi Olimpici in un ambiente cattolico. E’ anche un luogo nel quale ricevere una più profonda formazione cristiana. I presenti hanno l’opportunità di condividere la loro fede in un modo molto reale: ci sono giovani provenienti da 21 Paesi e vengono parlate almeno 15 diverse lingue. E’ una presenza tangibile dello Spirito Santo tra la gente.
D. - Il vescovo di Brentwood, mons. McMahon, ha inaugurato il Joshua Camp ed ha ricordato che il vero spirito delle antiche Olimpiadi era un po’ diverso da quello attuale…
R. - Sì. Il vero spirito dei Giochi era nell’onore di competere: non si trattava di vincere medaglie d’oro, d’argento o di bronzo; ma si trattava di realizzazione e di rispetto reciproco. Dunque il vescovo ci ha detto che la gara più importante per noi è la gara della vita: il nostro ruolo è quello di correre la gara della fede, con Gesù al centro.
D. - Insieme agli altri rappresentanti cristiani dell’organizzazione ecumenica More Than Gold, avete anche intrapreso un’iniziativa per sensibilizzare i turisti e gli atleti che partecipano alle Olimpiadi su un tema particolare: quello del traffico di esseri umani. Perché questa scelta e di cosa si tratta?
R. - Il traffico di essere umani rappresenta un problema per tutti e in tutto il mondo. Vogliamo usare questi Giochi per cercare di educare le 205 nazioni presenti: le Olimpiadi parlano della meraviglia e della dignità del corpo umano e il traffico di esseri umani porta il messaggio opposto. E’ per questo che i Giochi Olimpici rappresentano una occasione ideale per portare su questo argomento l’attenzione della gente.
"Una buona notizia": in un libro, storie quotidiane di testimoni del Vangelo
◊ Nasce come contributo al prossimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione il volume: “Una buona notizia, gente che crede, gente che muove” pubblicato di recente da "Città Nuova" editrice. Propone 94 brevi storie provenienti da ogni parte del mondo i cui protagonisti sono giovani, famiglie, professionisti, operai, religiose e sacerdoti che affrontano con il Vangelo la vita quotidiana, spesso in contesti difficili. Sparse nel testo oltre 200 citazioni di testimoni credibili della “buona notizia”. Ma che cosa significa il sottotitolo scelto: "Gente che crede, gente che muove?" Adriana Masotti lo ha chiesto a Chiara Favotti, curatrice dell’opera:
R. - Noi viviamo un momento molto complicato: un anno terribile di crisi economica, di insicurezza, di sbandamento … In questo anno di grandi sfide, anche la Chiesa, cerca di leggere dentro queste sfide, e propone una riflessione profonda sulla fede, e prossimamente, celebrerà un Sinodo sul tema della Nuova Evangelizzazione. Ma chi è che ancora oggi, in maniera efficace, porta il cuore del cristianesimo al mondo? Questo è il tema che si dibatterà e sul quale abbiamo voluto dare un contributo con questo libro. Chi vive coerentemente ciò in cui crede; chi trasforma le parole del Vangelo in esperienza quotidiana, in vita concreta. Quando il Vangelo entra nella vita di una persona, avviene un profondo cambiamento in lei, ma anche negli altri che le stanno intorno. E pian piano, cambia il tessuto sociale. Ecco perché, quindi “gente che crede, gente che muove”, perché la gente che crede, diventa anche la gente che muove, che smuove, che trasforma l’ambiente circostante.
D. - Il Vangelo si può dunque mettere in pratica sempre e in tutti i contesti?
R. - Questa è l’esperienza che abbiamo fatto anche noi mentre scrivevamo questo libro confrontandoci con le tante testimonianze che ci sono arrivate. E infatti, la seconda parte del testo è suddivisa per ambiti: dalla famiglia, al lavoro; un ambito è quello della scuola e dell’università, e poi l’ambito della città e della vita all’interno del proprio quartiere, oppure la comunità parrocchiale, oppure lo sport …
D. – Ci può fare qualche esempio delle tante storie raccolte nel libro?
R. – Sì, sono tutte bellissime e molto varie: mi viene in mente la storia di Roberto. Roberto è un ingegnere idraulico italiano, che da vari anni si occupa della gestione di impianti di depurazione dell’acqua. Lavorando con molte ditte, ad un certo punto, capisce che quasi sempre non è tanto la gestione rigorosa delle acque il primo interesse delle aziende, bensì il profitto. Infatti, per fare profitto, in un comune i fanghi di depurazione venivano scaricati in mare. Tutto ciò è fortemente in contrasto con suoi principi e decide pertanto di licenziarsi. I suoi ex colleghi, guidano auto di lusso, lui invece, un’utilitaria comprata a rate. “Però è meglio essere poveri ma onesti”, pensa Roberto. In seguito poi trova lavoro in piccole realtà private e anche in un depuratore comunale. E il risultato è che l’acqua del suo depuratore è così pura, che vi vengono portate le scolaresche – i futuri tecnici di laboratorio - in visita. Un’altra storia che mi viene in mente, è quella di Razia in Pakistan. Razia è una donna che lavora in un salone di bellezza sempre affollato di clienti piuttosto ricche che arrivano accompagnate dalle loro inservienti. Queste donne entrano, e le inservienti vengono lasciate fuori, al caldo. Razia capisce che il Vangelo parla chiaro: bisogna andare contro corrente in certe situazioni! Quindi fa entrare le inservienti e offre loro da bere, in un angolo fresco del salone. Oppure, molto bella è la storia di un carcerato in Nigeria. Un giorno, in carcere arriva la visita di un gruppo di cristiani: dicono che il Vangelo si può anche mettere in pratica. Per lui questa è una grande novità. Lui non pensava che il Vangelo potesse uscire anche fuori dalle chiese. Continua a ripetersi, più e più volte, la frase che aveva appena sentito: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E si chiede: “Ma io che cosa posso fare?” Lui non è abituato a pensare di poter fare un atto d’amore, però ci prova. E’ il momento della distribuzione dei pasti e si rende conto che un suo compagno di cella ha più fame di lui. Così decide di dividere il suo pasto e conclude dicendo: "Il mio stomaco era più vuoto, ma il cuore era molto più pieno di prima".
Yemen: attentato suicida nel Sud, oltre 40 morti
◊ In Yemen, un attentato suicida ha colpito sabato la città di Jaar, provocando, secondo l'ultimo bilancio, almeno 45 morti e più di 30 feriti. Secondo alcune fonti, obiettivo dell’attentato sarebbe stato il comandante dei Comitati Popolari, un gruppo di miliziani tribali impegnati nella lotta ad al-Qaeda. L’uomo, Abdul Latif al Sayed, già sfuggito a tentativi di ucciderlo, è una delle vittime dell’attacco, che non è stato rivendicato, anche se Jaar è stata in passato uno dei bastioni dei terroristi islamici. Intanto nella regione orientale di Hadramout, l'attacco di un drone statunitense ha ucciso tre sospetti militanti di al-Qaeda. (D. M.)
Turchia: violenti scontri tra esercito e ribelli curdi nel Sud-est del Paese
◊ Nel Sud-est della Turchia, scontri tra soldati e ribelli curdi hanno provocato 22 morti, riferiscono le autorità locali. Secondo il bilancio ufficiale 14 combattenti curdi, sei soldati e due poliziotti locali sono stati uccisi negli scontri, iniziati con l’attacco dei ribelli a una postazione militare nella provincia di Hakkari, vicino al confine con l’Iraq. Altre 21 persone, tra soldati e civili, sono rimaste ferite. Si tratta degli scontri più gravi dal mese di giugno, quando un attacco nella stessa regione aveva provocato 28 morti. L'esercito turco ha recentemente lanciato un'offensiva con forze terrestri ed aeree contro i combattenti curdi, inviando circa duemila soldati nella regione (D. M.)
Afghanistan: sfiduciati due ministri, governo sempre più fragile
◊ In Afghanistan, il presidente Hamid Karzai sostituirà i ministri degli Interni e della Difesa, dopo che il Parlamento ha votato, ieri, in favore della loro rimozione. I due uomini politici sono stati sfiduciati per non aver saputo garantire la sicurezza delle frontiere del Paese, in particolare del confine pakistano, teatro di frequenti scontri e attacchi dei talebani. Un terzo ministro, il responsabile delle Finanze, Hazarat Omar Zakhilwal, è inoltre sotto inchiesta per corruzione: si sarebbe impadronito, secondo le accuse, di oltre un milione di dollari di fondi pubblici, depositandoli in banche estere. Infine, accuse a non meglio specificati ambienti di governo sono arrivate dal vicino Pakistan, che sospetta Kabul di appoggiare il capo talebano Fazlullah, responsabile di attacchi in territorio pakistano. Le autorità afghane hanno replicato sostenendo che Islamabad appoggi i militanti talebani all’interno dell’Afghanistan, un’accusa ribadita più volte negli scorsi anni. La fragilità dell’esecutivo di Karzai è uno dei fattori che potrebbero ostacolare i piani della comunità internazionale, che aveva previsto di restituire alle autorità afghane la responsabilità della sicurezza entro la fine del 2014. (D. M.)
Australia: convegno sulla nuova evangelizzazione con l'arcivescovo Fisichella
◊ "Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo voi nella luce; e ciò che udite detto all’orecchio predicatelo sopra i tetti". E’ questo il tema - tratto dal Vangelo secondo Matteo 10, 27 - di “Proclaim 2012”, la prima conferenza nazionale sulla Nuova Evangelizzazione in Australia. L’evento – riferisce l’Osservatore Romano – si svolgerà nella cittadina di Chatswood, nello Stato del New South Wales, avrà una durata di tre giorni, a partire dal prossimo 9 agosto, ed è stato promosso dalla Conferenza episcopale australiana (Acbc), e organizzata dal Catholic Mission Australia e dal Catholic Enquiry Centre’s National Office for Evangelism. Già oltre 450 persone (tra giovani responsabili religiosi, religiose, parroci, personale e volontari diocesani e parrocchiali, dirigenti scolastici, insegnanti di religione) hanno dato la loro adesione. Tra gli altri, parteciperà al convegno, con due interventi, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. "Proclaim 2012", spiega il presule all’Osservatore Romano, “è un evento molto importante, è il primo momento di nuova evangelizzazione che coinvolge l’Australia”. Questo, prosegue il presule, è “un Paese molto lontano da noi, ma che rappresenta una presenza molto significativa nella Chiesa cattolica”. Al centro dell’evento sarà la nuova evangelizzazione nelle parrocchie. “Vogliamo prendere l’energia, l’esperienza e l’entusiasmo dei carismi dei movimenti coinvolti nella nuova evangelizzazione – spiega Marita Winters, direttore del National Office for Evangelization and the Catholic Enquiry Centre – e trasmetterli nelle parrocchie". Le parrocchie, infatti, spiega il sito della conferenza episcopale nazionale “sono comunità donateci dalla Chiesa all’interno delle quali si può vivere la fede cattolica”. (A cura di Davide Maggiore)
Cento anni fa nasceva l’Abbé Pierre, fondatore della Comunità Emmaus
◊ Era nato il 5 agosto di cento anni fa a Lione, Henri Grouès, meglio noto come Abbé Pierre, fondatore del movimento internazionale di solidarietà per la giustizia “Emmaus”. Scomparso nel 2007, dedicò la propria vita alle cause più nobili, come la lotta alla fame e alla povertà e l’impegno in favore della democrazia. Tanti gli eventi previsti in Francia per commemorare questo centenario: ad Estevile, vicino Rouen dove l’Abbé Pierre è sepolto, oggi viene inaugurato un nuovo Centro Emmaus, mentre nella sua città natale, il 30 giugno scorso, gli è stata intitolata una piazza nel quartiere popolare di Duchère: si tratta di uno spazio ampio con al centro una fontana e circondato da tre livelli di gradinate. Dal suo canto, la Zecca di Parigi ha coniato una serie di monete da due euro da collezione che riportano, da un lato, un ritratto dell’Abbé Pierre, e dall’altro il logo della Comunità Emmaus ed il suo motto “…e gli altri?”. “La vita dell’Abbé Pierre – si legge sul sito di Emmaus International – è stata quella di un uomo libero, fedele alle sue convinzioni tradotte in atti e in verità lungo tutta una vita d’amore per il prossimo”. “In Francia e in tutto il mondo – si legge ancora – l’Abbé Pierre continua ad ispirare coloro che lottano per la loro dignità e per l’accesso di tutti ai diritti fondamentali”. Numerose, infine, le pubblicazioni sulla vita e le opere dell’Abbé Pierre. Presente in 37 Paesi del mondo, oggi la Comunità di Emmaus contra 327 centri che mettono in atto attività economiche con gli emarginati per l’accesso ai diritti fondamentali di ciascuno. L’obiettivo è quello di dimostrare che ci sono alternative alle condizioni di ingiustizia. (A cura di Isabella Piro)
Nepal: serve sostegno per le donne lavoratrici nell'agricoltura
◊ In Nepal mancano le attrezzature meccaniche adeguate per poter far fronte alle esigenze del lavoro nei campi. Un settore quello agricolo, come riporta l’agenzia Fides, in gran parte curato dalle donne e che provvede al sostentamento di più del 60% della popolazione. Le donne, tradizionalmente coinvolte nell’agricoltura, hanno visto aumentare le responsabilità, i compiti e la mole di lavoro a causa dell’elevato tasso di emigrazione da parte degli uomini verso altri Paesi. Secondo l’ultimo censimento del 2011, infatti, nove uomini su dieci hanno lasciato il Nepal, alcuni in maniera definitiva, altri temporanea. La maggior parte degli agricoltori oggi continua a usare tecniche manuali tradizionali e raramente ha la possibilità di utilizzare attrezzature meccaniche. E le più svantaggiate in questo sono proprio le donne. Nel 2010, infatti, solo il 3% delle famiglie a capo delle quali c’erano donne, usava attrezzature meccaniche, contro l’8% di quelle gestite dagli uomini. (L.P.)
Sri Lanka: le suore della Sacra Famiglia in aiuto dei profughi tamil
◊ Le suore della Sacra Famiglia di Mannar, nello Sri Lanka, corrono in aiuto di 215 famiglie di profughi tamil cattolici, costrette a vivere nella giungla da oltre un mese. Come riportato dall’agenzia AsiaNews, le suore hanno portato beni di prima necessità, come riso, zucchero, farina, cereali, latte e tè in polvere, biscotti, spaghetti, sapone, medicinali e materiale di pronto soccorso, il tutto ottenuto attraverso una colletta che ha coinvolto diverse persone Racconta suor Deepa Fernando, del convento della Congregazione a Colombo: “Quando abbiamo scoperto la storia di queste persone, dentro di me ho sentito scattare qualcosa. Volevo dare un senso pratico alla preghiera 'Padre nostro', che recitiamo ogni giorno. Così, ho informato le mie consorelle nella Northern Province, che mi hanno incoraggiata. Insieme, ci siamo subito date da fare”. “Questa - hanno promesso poi agli sfollati - è solo la prima di molte altre visite. Torneremo, e non solo con aiuti di prima necessità”. I tamil cattolici, cacciati circa 20 anni fa dai propri villaggi, sono costretti a vivere nella giungla di Marichchikattu, come prevede il programma governativo di reinsediamento previsto per i profughi della guerra civile. Nella giungla, però, sono costretti a vivere senza la possibilità di pescare o coltivare la terra, tra elefanti, serpenti e insetti. (L.P.)
A settembre, la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio
◊ Il 10 settembre si celebrerà la Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e dall’International Association for Suicide Prevention (Iasp), un’organizzazione no profit presente ora anche in Italia. Come riportato dall’agenzia Zenit, in occasione di tale ricorrenza, a Bari si terrà un incontro nazionale finalizzato a favorire l’ascolto solidale e competente dei disagi esistenziali, tra cui soprattutto il suicidio: una sfida per la società e per la Chiesa. L’incontro sarà patrocinato dalla Cappellania ospedaliera del Policlinico di Bari e dall’Associazione italiana Pastorale della Salute (Aipas), e si terrà nella parrocchia di San Marcello, in via Fanelli 202. Ogni anno in Italia si contano circa quattromila suicidi; nel mondo, invece, i suicidi sono 14,5 ogni centomila abitanti, circa un milione di persone ogni anno: una ogni due minuti. In alcuni Paesi industrializzati il suicidio arriva addirittura a essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti. (L.P.)
Repubblica Ceca: al via il primo anno di studi post-laurea in diritto canonico
◊ Sta per iniziare il primo anno di studi post-laurea in diritto canonico: è un’iniziativa dell’Accademia di diritto canonico di Brno (Repubblica Ceca), in collaborazione con l’Università Cattolica polacca di Lublino. Il percorso prevede tutti i settori legali relativi al diritto ecclesiastico, con la possibilità di approfondire in particolare il diritto delle Chiese orientali, allo scopo di fornire assistenza professionale ai fedeli che operano nei tribunali ecclesiastici o che svolgono attività relative ad altre discipline della legge canonica. Come riferisce l'agenzia Sir, il preside dell’Accademia, mons. Karel Orlita spiega: “Il progetto si basa sulla nostra convinzione che il diritto canonico occupi una posizione insostituibile nella vita della Chiesa e svolga il ruolo descritto da Papa Paolo VI, quello di una diaconia del diritto”. “Il Codice di diritto canonico – prosegue – diventa così uno strumento di crescita della comunità ecclesiastica verso la santità nelle dimensioni concrete della vita quotidiana”. Il termine previsto per la presentazione delle domande è il 24 agosto. (L.P.)
Colombia: sentenza della Corte Costituzionale a favore degli indigeni Jiw
◊ La Corte Costituzionale colombiana ha condannato il Ministero della difesa locale a restituire al popolo indigeno Jiw i terreni espropriati e oggi occupati da strutture militari. Come riporta l’agenzia Misna, la decisione è stata presa quando la Corte Costituzionale ha constatato che la comunità è a rischio di "sterminio". Il ministero avrà sei mesi di tempo per smantellare le strutture militari insediate sul posto, tra cui una scuola delle forze speciali e della fanteria della Marina situata nella comunità Jiw conosciuta come Barracón, una riserva indigena fin dal 1975 che si estende per 2500 ettari nel Guaviare. Una sentenza che prevede, oltre allo smantellamento delle strutture, anche lo sviluppo di un piano urgente di aiuti per fornire assistenza medica, alloggi e aiuti alimentari alle popolazioni Jiw e Nukak, popoli che contano solamente un migliaio di individui ciascuno. (L.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 218