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Sommario del 04/08/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa bavarese a Castel Gandolfo. Il Papa: la fede, fonte di bellezza e gioia per vincere il male nel mondo
  • Memoria di San Giovanni Maria Vianney. Il Papa: toccava il cuore degli uomini, perché era innamorato di Gesù
  • Il Papa nomina padre Leonardo Sapienza reggente della Prefettura della Casa Pontificia
  • Nomina del nunzio apostolico in Thailandia e Cambogia e delegato apostolico in Myanmar e Laos
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenti combattimenti in Siria. L'Assemblea Onu chiede una transizione democratica
  • Draghi: realizzare uno scudo anti-spread, risposta positiva dei mercati europei
  • Nord e Sud Sudan trovano l'accordo sul petrolio
  • Londra 2012: esordio per Oscar Pistorius, primo atleta disabile a partecipare ai Giochi
  • Policlinico Gemelli e Bambino Gesù assieme per la terapia neonatale
  • Cinema: storie, musica e attualità alle "Giornate degli Autori" di Venezia
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Corea del Nord: 169 morti per le alluvioni, si aggrava la crisi alimentare
  • Cina. Due tifoni colpiscono la costa Est, 78 morti
  • Anniversario Hiroshima. I vescovi: la pace è cura e rispetto della vita umana
  • La Chiesa in Nigeria: nonostante "Boko Haram", i cristiani vanno avanti
  • Londra 2012: al via il Joshua Camp promosso dalla Chiesa cattolica per i Giochi
  • Brasile: i comboniani "sfidano" un colosso minerario
  • Congo: la Chiesa contro l’abbattimento indiscriminato delle foreste
  • Thailandia: i vescovi rilanciano la dottrina sociale cattolica
  • Pellegrinaggio delle reliquie di Don Bosco in Angola
  • Honduras: grande successo della campagna per la pace nelle carceri
  • Francia: preghiera speciale dei vescovi per la Solennità dell'Assunzione
  • Canada: la Chiesa festeggia il 10.mo anniversario della Gmg di Toronto
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa bavarese a Castel Gandolfo. Il Papa: la fede, fonte di bellezza e gioia per vincere il male nel mondo

    ◊   Un pezzo di Baviera a Castel Gandolfo con canti, balli e musiche del folklore bavarese nel cortile della residenza estiva dei Papi: è il regalo che ieri sera un migliaio di fedeli dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga hanno voluto fare a Benedetto XVI per festeggiare il suo 85.mo compleanno, celebrato lo scorso 19 aprile. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Si erano chiesti cosa poter regalare al Papa e hanno avuto l’idea di portargli un pezzetto della sua terra. Il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx così spiega la serata bavarese a Castel Gandolfo. C'erano gli alpini bavaresi nei tradizionali costumi e gli "schuhplatter", i "battitori di scarpe". Benedetto XVI descrive la cultura della sua patria: “una cultura allegra", ma non scomposta e rozza, “una cultura imbevuta di gioia” perché nata “da un’interiore accettazione del mondo, da un sì interiore alla vita che è un sì alla gioia” perché riconosce che “Dio è buono”. Da qui viene la bellezza di questa terra e di questa cultura: dal fatto di essere “in sintonia con la Creazione” perché si è “in sintonia con lo stesso Creatore”.

    Il Papa si chiede: “Ma sarà lecito essere tanto felici, mentre il mondo è così pieno di sofferenza, quando esiste tanta oscurità e tanto male? La risposta può essere soltanto una: ‘sì!’ – afferma - Perché dicendo ‘no’ alla gioia non rendiamo servizio a nessuno, riusciamo soltanto a rendere il mondo più oscuro. E chi non ama se stesso non può nemmeno dare qualcosa al prossimo, non può aiutarlo”. Tutto questo nasce dalla fede: “il mondo è bello” perché “Dio si è fatto uomo ed è venuto in mezzo a noi, soffre e vive con noi ... definitivamente e concretamente”. E vivendo di questa gioia – afferma il Papa – la possiamo portare anche agli altri, respingendo il male come “servitori della pace e della riconciliazione”.

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    Memoria di San Giovanni Maria Vianney. Il Papa: toccava il cuore degli uomini, perché era innamorato di Gesù

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giovanni Maria Vianney, figura luminosa di sacerdote e patrono di tutti i parroci del mondo. Al Santo Curato d’Ars, Benedetto XVI ha dedicato numerose riflessioni, indicandolo come modello sempre attuale per ogni sacerdote. A lui ha inoltre dedicato l’Anno Sacerdotale, nel 150.mo della sua morte. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riprendiamo alcune meditazioni del Papa su San Giovanni Maria Vianney:

    “Un buon pastore – diceva San Giovanni Maria Vianney – un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa concedere a una parrocchia”. Centocinquant’anni dopo, Benedetto XVI è convinto che questo semplice ma efficace pensiero del Curato d’Ars sia valido ancora oggi. Certo, sottolinea il Papa, i suoi metodi pastorali “potrebbero apparire poco adatti alle attuali condizioni sociali e culturali”. Ma in realtà, rileva, il suo essere “innamorato di Cristo” lo rende contemporaneo di ogni sacerdote:

    “Il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore che nutriva per il Mistero eucaristico annunciato, celebrato e vissuto e che è diventato amore delle pecore di Cristo, delle persone che cercano di Dio” (Udienza generale, 5 agosto 2009)

    Nella Francia post-rivoluzionaria, segnata dal razionalismo che voleva allontanare Dio dal cuore degli uomini, il Curato d’Ars attirò migliaia di anime al cuore di Dio. Ci riuscì non per le sue qualità umane, constata il Papa, ma perché si conformò al Buon Pastore fino a dare la vita per le sue pecore:

    “La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale (…) riconosceva nella pratica del Sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell’apostolato sacerdotale” (Udienza generale, 5 agosto 2009)

    L’amicizia con il Signore: ecco, evidenzia il Papa, il vero segreto del “successo” di San Giovanni Maria Vianney. Analfabeta fino all’età di 17 anni, giunse all’ordinazione dopo non poche traversie e incomprensioni. I suoi limiti umani però non lo fermarono. Anzi, lo spinsero ad affidarsi sempre più totalmente al Signore e a lasciarsi guidare da Lui. Questo completo affidamento, è l’esortazione del Papa, è proprio quanto devono fare i sacerdoti del nostro tempo:

    “Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza di riconciliazione, di pace” (Udienza generale, 31 marzo 2010)

    In questo tempo, avverte ancora il Pontefice, si sente urgente il bisogno di sacerdoti santi, di testimoni credibili. Preti umili ed eccezionali al tempo stesso, proprio come San Giovanni Maria Vianney che seppe rispondere alla sete di verità degli uomini del suo tempo. Come lui, esorta il Papa, i sacerdoti devono coltivare e accrescere, giorno dopo giorno, “un’intima unione personale con Cristo e devono insegnare a tutti questa unione”:

    “Solo se innamorato di Cristo, il sacerdote potrà toccare i cuori della gente ed aprirli all’amore misericordioso del Signore”. (Udienza generale, 5 agosto 2009)

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    Il Papa nomina padre Leonardo Sapienza reggente della Prefettura della Casa Pontificia

    ◊   Il Papa ha nominato padre Leonardo Sapienza nuovo reggente della Prefettura della Casa Pontificia. Succede a mons. Paolo De Nicolò, vescovo titolare di Mariana in Corsica, che lascia per raggiunti limiti di età. Padre Sapienza, finora officiale della Prefettura, è un sacerdote rogazionista.

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    Nomina del nunzio apostolico in Thailandia e Cambogia e delegato apostolico in Myanmar e Laos

    ◊   Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Thailandia e in Cambogia e delegato apostolico in Myanmar e in Laos mons. Paul Tschang In-Nam, arcivescovo titolare di Amanzia, finora nunzio apostolico in Uganda.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Oggi la natura umana riacquista la sua antica bellezza: in prima pagina, la Trasfigurazione del Signore nella tradizione bizantina.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Onu diviso sulla Siria.

    Il diario africano di Montini: in cultura, Eliana Versace su un testo inedito del futuro Papa che documenta la prima visita di un cardinale europeo nel continente.

    Quello stile kennediano che stupì il mondo: a proposito del discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite del 4 ottobre 1965.

    Il gioco infinito di Notker: il cardinale Gianfranco Ravasi sull'"homo ludens" nell'itinerario biblico.

    Un articolo di Carlo Carletti dal titolo "Alzati re lascia il posto a chi sa vincere": tra dadi, caselle e pedine alla scoperta di uno tra i passatempi preferiti nell'antichità classica.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo "Quando Curiosity si traduce in sete di conoscenza": su Marte la mattina del 6 agosto atterra il veicolo della Nasa per un'affascinante missione esplorativa.

    La gioia è un servizio al mondo: nell'informazione vaticana, la festa bavarese per il Papa a Castel Gandolfo.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenti combattimenti in Siria. L'Assemblea Onu chiede una transizione democratica

    ◊   Anche oggi nuovi sviluppi della guerra civile in Siria. Stamani c’è stato un imponente attacco dei ribelli all'edificio della tv di Stato ad Aleppo, mentre nella periferia di Damasco si segnalano violenti combattimenti tra membri dell'Esercito e dissidenti. Intanto la notte scorsa l’Assemblea Generale dell’Onu ha varato una risoluzione non vincolante che chiede una transizione “democratica e inclusiva” nel Paese mediorientale, condannando la repressione messa in atto da Assad e criticando l’atteggiamento inconcludente del Consiglio di Sicurezza. E tra gli osservatori c’è l’idea che la Siria, come Iraq e Afghanistan, possa diventare un nuovo fallimento per la comunità internazionale. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Massimo De Leonardis, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Iraq e Afghanistan sono stati esempi malriusciti di intervento. Qui invece il problema è che non si riesce a concretizzare un progetto politico internazionale di intervento ben preciso, perché naturalmente la situazione della Siria è molto più complicata, per esempio, di quella della Libia.

    D. – Si potrebbe partire da un intervento in campo umanitario - sono già decine di migliaia i profughi in fuga dalle violenze – garantendo quindi in questo modo già una presenza internazionale?

    R. – Temo che questo sia possibile solo al di fuori dei confini della Siria, perché all’interno del Paese la situazione è degenerata progressivamente in una guerra civile sempre più cruenta, e credo sia impossibile pensare a interventi di tipo umanitario in territorio siriano. Ma, oltre a questo, sappiamo che ci sono tutta una serie di interventi da parte di Paesi arabi, da parte anche della Turchia, a sostegno delle forze che si oppongono ad Assad. Questo è il surrogato – diciamo – di quello che non si riesce a realizzare a livello internazionale e quindi una missione militare di interposizione o, come in Libia, un intervento militare preciso tra le parti.

    D. – La Nato che ruolo potrebbe avere?

    R. – Credo assolutamente nessuno, perché la Nato – lo si è visto anche nel caso della Libia – ha agito dietro un preciso mandato ricevuto dall’Onu. Non credo assolutamente che la Nato abbia alcuna intenzione di intervenire in questa situazione, senza un preciso input del Palazzo di Vetro, considerando anche che la situazione militare e l’impegno richiesto sarebbe molto più rilevante e pericoloso.

    D. – A parte le differenze di posizione tra Russia, Cina e il resto della comunità internazionale, secondo lei questa fase di stallo è causata anche dal fatto che non ci sia un pieno gradimento o una profonda conoscenza di quella che è la realtà dell’opposizione siriana?

    R. – Certamente. Questo è un problema che si è constatato un po’ in tutti i casi relativi alle rivolte arabe: diversi osservatori hanno rilevato che certamente i Paesi occidentali sono ormai decisamente schierati contro Assad, però sono restii a un intervento estremamente deciso, proprio perché non si conosce esattamente chi siano i gruppi che combattono contro Assad. Si tratta di un fronte estremamente diversificato, nel quale non mancano esponenti del terrorismo islamico appartenenti ad Al Qaeda. Quindi, mentre nel caso della Libia si poteva rischiare di fare un salto nel buio, nel caso della Siria la situazione geopolitica è talmente complicata che anche gli occidentali agiscono con una certa misura di cautela.

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    Draghi: realizzare uno scudo anti-spread, risposta positiva dei mercati europei

    ◊   Ieri andamento positivo delle borse europee dopo due giorni di perdite, con Milano che ha fatto segnare guadagni per quasi il 7%. All’origine dell’ottimismo dei mercati le dichiarazioni del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che ha parlato dell’esigenza di realizzare uno scudo anti-spread e della necessità di salvare a tutti i costi la moneta unica. Dichiarazioni importanti anche da parte del premier spagnolo, Mariano Rajoy, che ha auspicato entro l’anno la creazione di un’unità bancaria nella zona euro, anche contro il parere della Germania. Di queste ipotesi per uscire dalla crisi, Giancarlo La Vella ha parlato con Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari:

    R. – E’ indispensabile avere dei meccanismi che ripristinino il sistema bancario europeo. Quello che sta succedendo è che il risparmio di ciascun Paese rimane sempre di più al suo interno: serve allora trasferire in parte, a livello europeo, l’autorità di vigilanza e controllo attraverso modalità che possano essere definite di unione bancaria. Questo significa assoggettare le diverse istituzioni a regolamentazioni comuni. E’ molto, molto importante per motivi di solidarietà europea, da un lato, e, dall’altro, per un controllo efficace sul settore privato che è tanto importante quanto quello delle finanze pubbliche.

    D. – Tutto questo sta creando comunque una divisione ancora maggiore con la Germania. Qual è la posizione di Berlino?

    R. – In Germania ci sono due modi di vedere le cose che si fronteggiano. C’è un modo più estremo di chi tira la corda, mettendo insieme convinzioni ideologiche e convenienze di portafoglio: tanto più dura questa situazione, tanto più la Germania ci guadagna, perché si finanzia a tasso zero e riceve vantaggi dagli svantaggi degli altri. C’è poi un’altra "cordata", che comprende l’opposizione politica, ma anche settori della maggioranza cristiano-democratica, che invece mette sul piatto della bilancia la salvezza dell’euro, che è fondamentale per la Germania. Quindi una progressiva costruzione di nuove regole che, come sempre in Europa, facciano da mediazione fra esigenze diverse: quella della stabilità dei bilanci pubblici in chiave di rafforzamento della moneta unica e di integrazione comunitaria.

    D. – Le fibrillazioni dei mercati quanto possono influire su un processo di ricerca della stabilità economica e finanziaria?

    R. – Moltissimo. Non avendo una banca centrale a difesa della nostra moneta comune, le operazioni speculative possono attaccare i diversi titoli di Stato dei Paesi, senza che ci sia un potere sufficiente che li contrasti. La cosa che fa veramente impressione è che basterebbe che il governatore della Banca Centrale Europea, Draghi, dicesse, per abbattere definitivamente gli spread: “Siamo pronti ad intervenire in maniera illimitata”. Nel momento in cui pronunciasse la parola “illimitata”, finirebbe una parte rilevante dei nostri problemi.

    D. – Prendendo in considerazione, invece, l’Italia, che aveva la fama di essere – insieme con il Giappone – uno dei Paesi più risparmiatori: a questo punto una ripresa dell’economia reale, alla luce di queste possibili riforme, è immaginabile?

    R. – Da questo punto di vista ci sono delle preoccupazioni legate alla caduta del risparmio, per cui le famiglie italiane finanziano i consumi con un po’ di patrimonio: cosa che in un breve periodo si può fare, mentre in un lungo periodo porta a conseguenze molto gravi. Soprattutto dobbiamo essere molto attenti al fatto che la crisi sta colpendo in maniera più intensa le fasce più deboli. Dunque, nessun catastrofismo, ma occorre fare molta attenzione, perché potremmo svegliarci un giorno vedendo che alcuni elementi di solidità e di coesione della nostra società possono essersi incrinati.

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    Nord e Sud Sudan trovano l'accordo sul petrolio

    ◊   Nord e Sud Sudan hanno raggiunto un accordo sullo sfruttamento del petrolio, argomento che ha a lungo diviso le capitali Juba e Khartoum. Lo ha annunciato il mediatore dell'Unione Africana, Thabo Mbeki, che tuttavia non ha fornito ulteriori dettagli. L’annuncio è arrivato dopo un invito esplicito del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ai due Paesi perché giungessero ad una posizione comune. Davide Maggiore ha chiesto a padre Franco Moretti, direttore della rivista dei comboniani "Nigrizia":

    R. – Non si sa ancora quanto Khartoum chiederà a barile; non è stato detto quando riprenderà la produzione … Insomma, io sono un po’ dubbioso, perché altre volte sono arrivate buone notizie, quindi è difficile giudicare. Dovremo solo aspettare se davvero questo accordo porterà delle decisioni concrete: una ripresa della produzione di greggio e la ripresa dell’uso di questo oleodotto che dal confine tra i due Stati porta il greggio a Port Sudan. Io mi auguro che sia una buona notizia. Il problema è che altre buone notizie poi sono state smentite dall’atteggiamento di Khartoum.

    D. – Teme che questo accordo sia un accordo di facciata? Il Sudan settentrionale, Khartoum, dice che l’accordo non verrà attuato finché non saranno risolti i problemi di sicurezza, e d’altra parte il Sud Sudan cerca alternative con la costruzione di un secondo oleodotto che va verso il Kenya …

    R. – Il Kenya è deciso a voler sfruttare questa ricchezza, e sono già pronti dei piani per creare un porto nel Nord del Kenya, sull’Oceano, per poter ospitare il terminal di questo nuovo oleodotto. La chiusura della produzione e dell’esportazione del greggio sud-sudanese, che è tanto importante per il mondo globalizzato in un momento di crisi come l’attuale, aveva portato molti governi occidentali a guardare male Juba; la Gran Bretagna, addirittura, è arrivata a interrompere gli aiuti umanitari al Sud Sudan. Ora, probabilmente, ambedue i governi devono far vedere che hanno buone intenzioni di risolvere la questione. Ma ammesso che l’accordo sia davvero sincero, rimangono tante altre questioni irrisolte …

    D. – E si tratta soprattutto di questioni di carattere territoriale …

    R. – C’è lo status dei due Stati che sono ancora attribuiti al Nord Sudan ma che avevano ricevuto la promessa di un referendum: Khartoum non vuole che questa consultazione popolare avvenga perché teme che la gente possa decidere di andare con il Sud Sudan. C’è la questione dei confini della regione di Abyei, che è la più ricca di risorse petrolifere … La situazione è ancora fluida. Dobbiamo solo sperare che i due governi decidano davvero di volere il bene delle due nazioni.

    D. – Questo accordo arriva anche dopo pressioni internazionali, dopo le sollecitazioni di Hillary Clinton, che è in viaggio in Africa. Sono molte le potenze, tra cui anche la Cina, che hanno interessi nel settore petrolifero sud-sudanese. Chi può guadagnare da questo accordo?

    R. – Per un po’ di anni, diciamo per altri cinque-sei anni, solo la Cina, perché nel 2007 la Cina ha firmato un accordo con Khartoum per l’86% del greggio sudanese; ma la Cina è bravissima a fare accordi anche con il Sud Sudan, perché la Cina fa affari ovunque, anche con due Stati in conflitto. Gli Stati Uniti sperano di poter, entro il 2025, avere un 30% delle risorse petrolifere provenienti dall’Africa sub-sahariana: vogliono diminuire la loro dipendenza dal Medio Oriente.

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    Londra 2012: esordio per Oscar Pistorius, primo atleta disabile a partecipare ai Giochi

    ◊   Alle Olimpiadi di Londra ha già debuttato in pista Oscar Pistorius, il giovane sudafricano e primo atleta disabile a prendere parte a una gara per normodotati. Grande l’emozione per Pistorius che si è qualificato per le semifinali dei 400 metri e ha ringraziato Dio per essere ai Giochi di Londra. Esordio anche per il campione giamaicano Usain Bolt nelle batterie dei 100 metri. Tanti i sentimenti che suscitano i Giochi e che cambiano per due settimane anche il volto della compassata Londra. Lo conferma al microfono di Antonella Palermo, fra Jacopo Pozzerle, francescano che insieme ad altri 8 confratelli è nella capitale britannica per una missione di evangelizzazione:

    R. - C’è un clima diverso. Normalmente la gente viaggia in silenzio, questo è lo stile britannico. Invece si vede come le persone abbiano più desiderio di condividere, di parlare. Si vede gente che parla anche sui mezzi pubblici; questo dà un senso di armonia. Ad esempio, un'altra immagine che mi ha consegnato un frate francese di origine croata: due spettatori, uno con la bandiera serba ed uno con la bandiera croata, camminare insieme all’uscita del villaggio olimpico; per lui questa è stata un’immagine di pace, di riconciliazione molto significativa.

    D. - Come può descriverci la vostra collaborazione con altre confessioni religiose?

    R. – E’ uno spirito ecumenico molto forte, molto bello perché appunto questa missione è stata preparata insieme. C’è un’organizzazione di per sé di matrice protestante, nella quale anche la Chiesa cattolica è entrata: si chiama “More than Gold”: “Più dell’oro”, per dire che la fede e l’incontro con il Signore valgono anche più di una medaglia d’oro. Perciò in questi giorni, vicino alla chiesa dei frati ci sono altre due chiese: una anglicana ed una battista. Siamo stati a visitare entrambi i luoghi e siamo stati accolto molto fraternamente; gli anglicani a loro volta sono venuti nella nostra chiesa. C’è un unico bollettino interconfessionale che segnala tutte le iniziative di tutte le confessioni. C’è questa semplicità di accoglienza, questa facilità di dialogo. Quando ci presentavano la situazione delle chiese a Londra, parlavano di un cristianesimo frammentato, come di fatto lo è, ma non è diviso. C’è un clima di collaborazione che effettivamente si percepisce. Un altro piccolo aneddoto: in questi giorni alla chiesa dei frati hanno prestato servizio una decina di volontari finlandesi appartenenti alla Chiesa presbiteriana, a quella pentecostale, luterana. Loro stessi invitavano i cattolici alle nostre celebrazioni. Si trovavano sulla strada per invitare alle celebrazioni cattoliche.

    D. - C’è sicuramente la cura del corpo, l’esercizio fisico e l’esercizio spirituale ...

    R. - Esattamente. Mi sembra questa sia un po’ la lettura spirituale che sta circolando riguardo ai Giochi Olimpici. I Giochi come immagine del nostro cammino spirituale.

    D. - Quindi, in sintesi, il vostro che stile è?

    R. - Più che altro uno stile semplice. Quello di essere anche in giro per le strade disponibili all’incontro in una maniera che non sia aggressiva, che non sia di assalto, ma più che altro di disponibilità. La zona in cui ci troviamo qui nel villaggio olimpico, è una zona di per sé povera, multiculturale, multietnica. C’è un’attenzione già istintiva; la gente saluta per le strade, soprattutto vedendo noi frati che siamo vestiti un po’ in questo modo strano per loro. Ci chiedono chi siamo... E quindi, già quella, diventa un’occasione per scambiare una parola.

    D. - Qual è il suo augurio per queste Olimpiadi?

    R. - Che possano essere soprattutto un segno di pace tra i popoli, tra le culture. E poi davvero un’immagine che mostri la bellezza del nostro corpo come creatura, e tempio dello Spirito Santo

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    Policlinico Gemelli e Bambino Gesù assieme per la terapia neonatale

    ◊   Una terapia che si mette in atto durante il parto, già praticata negli Stati Uniti, ma pochissimo finora in Europa, è stata presentata nei giorni scorsi al Policlinico Gemelli di Roma. Si chiama “Exit”, “Ex utero intrapartum therapy”, ed è frutto della collaborazione tra il Gemelli e l’Ospedale pediatrico romano Bambino Gesù. Ma in che cosa consiste esattamente questa tecnica? Eliana Astorri l’ha chiesto al prof. Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la tutela della donna e della vita nascente del "Gemelli":

    R. - Exit è l’acronimo di “Ex utero intrapartum terapy”, che sostanzialmente vuol dire che l’assistenza neonatologica - a bambini che hanno delle difficoltà delle vie aeree superiori e dei polmoni - viene data al momento del taglio cesareo lasciando ancora il cordone ombelicale e la placenta intatti, cioè consentendo al bambino di ossigenarsi attraverso la placenta, perché recidere il cordone ombelicale, potrebbe creargli dei problemi in quanto non si riuscirebbe ad ossigenare. Allora i neonatologi e i chirurghi pediatrici, lo assistono e lo intubano con la placenta in atto, che gli garantisce l’ossigenazione.

    D. - Quindi è per dare più tempo ai medici di intervenire fra il parto e la resezione del cordone …

    R. - Fondamentalmente sì. E questo - è dimostrato - migliora le "performance" del neonato stesso.

    D. - Su che tipo di patologie di interviene? Quando il bambino ha quali anomalie?

    R. - Le anomalie possono essere tante. Per sintetizzarle, sono tutte quelle anomalie dei polmoni, del diaframma e delle vie aeree superiori, che possono ostacolare l’ossigenazione spontanea al momento del parto, quindi tutto ciò che rende difficile la respirazione del bambino.

    D. - Senza questo tipo di terapia “Exit” a cosa andrebbe incontro il neonato?

    R. - Sicuramente potrebbe andare incontro a dei danni importanti legati alla mancanza di ossigenazione, che possono essere danni celebrali, cardiaci, e di altri organi. Quindi la procedura "Exit" consente di limitare, di ridurre, di annullare potenzialmente questi danni.

    D. - È una tecnica che richiede sicuramente un approccio multidisciplinare …

    R. - È una tecnica complessa; è un esempio di integrazione multidisciplinare tra ostetrici, neonatologi, ostetriche, chirurghi, pediatri ed anestesisti dell’adulto e del bambino, nonché di psicologi, perché sono coppie che vanno preparate a tutto questo.

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    Cinema: storie, musica e attualità alle "Giornate degli Autori" di Venezia

    ◊   Si aprono il 30 agosto con “Pinocchio”, il nuovo disegnato animato di Enzo d’Alò fedelmente tratto dall’opera di Collodi, le “Giornate degli Autori”, rassegna autonoma che si affianca alla Mostra del Cinema di Venezia. Molti i film in programma che raccontano il respiro del tempo, firmati da maestri celebri o da esordienti, con una rilevante presenza femminile, per un singolare incontro tra cinema, storia, musica, attualità. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Più che gli autori, a Venezia, parallelamente alla Mostra, si celebreranno, come annuncia Giorgio Gosetti che le dirige, le "giornate delle autrici". Molte al debutto, come registe, e con narrazioni impegnative: Hiam Abbass, volto notissimo della cultura palestinese, Solveign Anspach, icona del cinema nordico, la georgiana Rusudan Chkonia, con uno stuolo di donne invischiate nei falsi miti televisivi, la canadese Sarah Polley per le gesta di una famiglia di cantastorie. Se poi, nella selezione ufficiale, ci sono anche registi uomini, pure loro guardano alle donne e alle loro storie, ai loro sentimenti. Giorgio Gosetti, il direttore delle Giornate, precisa che questa significativa presenza non è stata né cercata né voluta.

    “Pensare che cosa vuol dire avere una sensibilità creativa femminile è ben altro che dire ‘facciamo le quote rosa del cinema’. E’ un modo diverso di pensare alla realtà. Certo, forse anche il momento storico, forse anche la tecnologia digitale hanno messo finalmente in mano lo strumento del cinema non ad una élite, ma ad un grande popolo di cineaste”.

    Consistente anche la presenza degli italiani:

    “Siamo stati tutti d’accordo nel dire che questo è il momento di battere un pugno sul tavolo, questo è il momento di far vedere che c’è un cinema italiano con moltissima ambizione e che non ha paura, non si rinchiude: al contrario, osa. Va in giro per il mondo, scopre, prova linguaggi, prova modi diversi ed è fortemente popolare”.

    Gosetti, se dovesse suggerire un titolo proiettato alle Giornate, quale sceglierebbe?

    “‘Kinshasa Kids’, che è un film belga e che racconta una cosa spaventosa, e cioè che oggi nelle strade di Kinshasa in Congo ci sono oltre 30 mila bambini che vengono considerati stregoni, posseduti dal maligno e denunciati come tali dalle loro madri, pur di poter liberare le famiglie dal peso in più di un’altra bocca da sfamare. E sono bambini messi sulla strada, abbandonati da tutti. La cosa drammatica è che lo sono perfino dalle loro famiglie. Questo film è il loro riscatto: questo film suona a tempo di rap, suona a tempo di rock, ed è un modo diverso di pensare che si può vivere una vita diversa”.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 18.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù rimprovera la folla, che lo raggiunge a Cafarnao, di cercarlo solo per il miracolo della moltiplicazione dei pani. Il Signore incoraggia a darsi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna. Quindi dice:

    «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Per quanto Gesù faccia per isolarsi e sottrarsi all’entusiasmo della folla che ha partecipato alla famosa moltiplicazione dei pani, in molti riescono a ritrovarlo a Cafarnao. E qui comincia un dialogo animato: Gesù cerca di condurre dall’entusiasmo per il miracolo strepitoso, alla scoperta del “pane di vita”. Il dialogo ci accompagnerà per tutto agosto. Nel brano di oggi, Gesù aiuta la folla a purificare i propri desideri ambigui. Egli non condanna la ricerca del pane quotidiano, ma invita a scorgere la verità oltre il “segno” miracoloso: è presente un dono ancora più grande del pane e della stessa manna. Il Padre del cielo che ha dato la manna nel deserto, ora sta donando un “pane” nuovo e definitivo, per ottenere il quale non ci sono opere da fare, ma passi del cuore da compiere: credere. Credere in colui che egli ha mandato, che si farà pane vero, pane di vita, pane da assimilare. Più che fare delle opere, si tratta di lasciarsi fare, plasmare, dai segni che Dio pone attraverso Gesù: per diventare un “essere nuovo” che vive “secondo Dio nella giustizia e nella vera santità”, come dice Paolo agli Efesini. Più che la rincorsa ai miracoli, ci vuole questa nuova esperienza di fede.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Corea del Nord: 169 morti per le alluvioni, si aggrava la crisi alimentare

    ◊   Sono almeno 169 le vittime e 400 i dispersi causati dalle violente alluvioni che da giorni colpiscono la Corea del Nord. I numeri della tragedia sono davvero impressionanti: oltre 200mila i senzatetto, ottomila le case distrutte e 43mila quelle sommerse dall’acqua, come lo sono più di 1.400 tra scuole, ospedali ed edifici pubblici. Le forti piogge che insistono sul Paese dal mese di giugno, hanno causato i danni maggiori nell’agricoltura: si calcola che circa 65mila ettari di terreno agricolo risultino allagati, con la conseguente distruzione dei raccolti. Ciò va ad aggravare una situazione di crisi alimentare già piuttosto grave nella Corea del Nord, tanto che il Programma Alimentare Mondiale ha fatto sapere che sosterrà la popolazione coinvolta con derrate di granoturco. Una missione delle Nazioni Unite, da poco tornata dal Paese, ha rilevato notevoli danni alle colture di mais, soia e riso, ma un quadro completo della situazione non si potrà avere prima di settembre. (R.B.)

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    Cina. Due tifoni colpiscono la costa Est, 78 morti

    ◊   Sono circa 800mila gli sfollati che in questi giorni sono stati costretti a lasciare le loro case a causa del passaggio, a distanza di 12 ore l’uno dall’altro, di due tifoni – "Damrey" e "Saola" – in 10 province della costa orientale della Cina. Le vittime ufficiali delle alluvioni sono 78, ma il rischio di nuove piogge nei prossimi giorni, segnalato dai meteorologi, potrebbe aggravare ulteriormente il bilancio. Gravi i danni per il maltempo a Pechino, dove si registrano due vittime e dove si punta il dito contro l’arretratezza del sistema fognario. Era dal 1949 che non si vedeva un simile disastro nella zona colpita, a nord del fiume Yangtze, ricorda AsiaNews. Prima di raggiungere la Cina, il tifone "Saola" aveva già investito Taiwan e le Filippine, causando una quarantina di morti tra le province di Jiangsu e Shandong. Da ieri sera le due perturbazioni sono state declassate al rango di tempeste tropicali e hanno preso direzioni diverse. (R.B.)

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    Anniversario Hiroshima. I vescovi: la pace è cura e rispetto della vita umana

    ◊   “La via della pace è la via della cura e del rispetto della vita umana”: è il titolo del messaggio che mons. Leo Jun Ikenaga, arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale giapponese, ha inviato ai fedeli in occasione dell’annuale ricorrenza “Ten Days for Peace – Dieci giorni per la pace”. L’iniziativa si svolgerà dal 6 al 15 agosto in tutte le diocesi del Paese, per commemorare i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, avvenuti rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945. Definendo i prossimi dieci giorni “uno speciale periodo per riflettere sulle nostre responsabilità nel conoscere e lavorare per la pace”, il presule ricorda il terribile terremoto che ha sconvolto il Giappone nel marzo 2011, sottolineando come il mondo intero, e la Chiesa cattolica in particolare, si sia "dato da fare per le aree più colpite ed è cresciuto l’impegno ad avere cura della vita e a camminare per la pace". Tuttavia, mons. Ikenaga evidenzia anche la necessità di ulteriori aiuti, con “una disperata speranza” che si possano ricostruire “il prima possibile” le zone terremotate. Grave conseguenza del sisma fu il disastro nucleare di Fukishima, le cui cause – scrive il presidente dei vescovi giapponesi – “non sono ancora chiare”, mentre sono già evidenti “i numerosi problemi” che esso ha comportato, come “l’uso del plutonio per le armi nucleari” e “lo smaltimento e lo stoccaggio” di tali materiali, compito che “le future generazioni dovranno sobbarcarsi”. Di fronte a questa prospettiva, scrive ancora mons. Ikenaga, “è davvero deplorevole che il governo abbia deciso di riattivare la centrale nucleare di Oi” dove, dai primi di luglio, è stato riavviato il reattore 3. Di qui l’appello che la Chiesa giapponese lancia affinché “si faccia ogni sforzo per abolire immediatamente le centrali nucleari e creare una società in cui le persone proteggono la vita e cercano la pace”. Nel suo messaggio, infine, mons. Ikenaga ricorda le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel febbraio 1981, quando visitò il Memoriale della Pace ad Hiroshima: “La guerra è opera dell’uomo. La guerra è distruzione della vita umana. La guerra è morte – disse Papa Wojtyla. Tutti coloro che amano la vita sulla terra devono esortare i governi e coloro che prendono le decisioni in campo economico e sociale ad agire in armonia con le richieste di pace piuttosto che per un ottuso interesse egoistico. La pace deve essere sempre il fine, la pace deve essere perseguita e difesa in ogni circostanza”. (A cura di Isabella Piro)

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    La Chiesa in Nigeria: nonostante "Boko Haram", i cristiani vanno avanti

    ◊   Il vescovo di Sokoto, in Nigeria, mons. Matthew Hassan Kukah, in un’intervista alla Fondazione "Oasis" ripresa dall'agenzia Sir, mette in guardia dal rischio di considerare "Boko Haram" un gruppo esclusivamente anticristiano, e ricorda come in genere “l’estremismo religioso, sia nel cristianesimo che nell’islam, miete vittime al suo interno prima ancora che al di fuori”. Nulla a che vedere con la religione nello specifico, dunque: infatti, i terroristi hanno ucciso moltissime donne e bambini musulmani, e attaccato anche sedi dei media, stazioni di polizia, mercati, non solo chiese. Secondo il presule, i problemi della Nigeria non hanno fondamenti religiosi, bensì politici ed economici; quanto ai rischi per la sua comunità, mons. Kukah afferma: “Abbiamo deciso di non cambiare le nostre abitudini - ad esempio gli orari delle Messe - a causa della paura. Ho detto ai miei fedeli: la parola ‘paura’ non esiste nel vocabolario di un vero cristiano. Quindi noi andiamo avanti normalmente”. (R.B.)

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    Londra 2012: al via il Joshua Camp promosso dalla Chiesa cattolica per i Giochi

    ◊   Vivere la vita come una corsa che ha per obiettivo non tanto quello di vincere, ma di arrivare con lo sguardo sempre rivolto a Gesù, “ricordando che la nostra fede non è costruita primariamente su dottrine, dogmi, leggi e regole, ma attorno ad una Persona che è appunto Gesù”. Con queste parole mons. Thomas McMahon, vescovo della diocesi di Brentwood a Londra, ha accolto giovedì scorso i partecipanti al “Joshua Camp”, una delle numerose manifestazioni religiose promosse dalla Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles in occasione delle Olimpiadi. L’evento si tiene per tutta la durata dei Giochi presso la Scuola San Bonaventura dell’East London, vicino al Villaggio olimpico. Vi prendono parte centinaia di giovani provenienti da una ventina di Paesi del mondo che per 12 giorni pregheranno, rifletteranno insieme e condivideranno esperienze e testimonianze di fede con giovani del quartiere londinese, sostenendo progetti di servizio e di ospitalità già attivi nella capitale. Nell’omelia per la Messa di apertura, mons. McMahon si è soffermato sui due temi centrali delle Olimpiadi: la torcia olimpica e la competizione sportiva. Temi - ha sottolineato - che hanno una grandissima valenza simbolica anche per i cristiani: come nell’antica Grecia, la fiamma è infatti un “simbolo di fede e di speranza in un mondo oscuro”. Il presule ha quindi esortato i presenti a seguire la luce di Cristo e a farsi portatori della luce nel mondo, testimoniando i valori cristiani con la propria vita. Soffermandosi sul tema della competizione, mons. McMahon ha ricordato lo spirito degli antichi Giochi olimpici: la partecipazione, piuttosto che il successo e la fama. In conclusione, ha invitato i presenti a correre sempre con lo sguardo rivolto a Gesù, “nella consapevolezza che la corsa non è per i vincitori, ma per chi arriva al traguardo”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Brasile: i comboniani "sfidano" un colosso minerario

    ◊   Soddisfazione è stata espressa dal missionario comboniano in Brasile, padre Dario Bossi, per la decisione del giudice federale che ha intimato al colosso minerario "Vale" di sospendere i lavori di ampliamento della linea ferroviaria Carajás, nello Stato settentrionale del Maranhão. La denuncia contro l’azienda era stata portata avanti dalla Rede Justiça nos Trilhos, di cui padre Bossi figura tra i coordinatori, insieme con il Consiglio indigenista missionario, la Società dei diritti umani del Maranhão e il Centro di cultura afro dello stesso Stato, e portava alla luce il moltiplicarsi, nell’area interessata dalla ferrovia, di conflitti, incidenti, casi di inquinamento, rumori assordanti, riduzione di accesso alle fonti idriche, ma soprattutto prostituzione di adolescenti nelle aree dei lavori, aumento della violenza nelle città ed espulsione delle famiglie dai territori per lasciare spazio ai cantieri. “Lo Stato brasiliano si è dimostrato ancora una volta al servizio delle multinazionali – ha detto padre Bossi all'agenzia Misna – incentivando progetti che dal suo punto di vista favoriscono lo sviluppo, mentre le comunità locali la pensano diversamente”. Il Brasile è ormai la sesta economia del mondo, ma è un Paese ancora fortemente aggravato dal divario sociale e dalla corruzione. La ferrovia in questione, lunga 900 km, collega le miniere di ferro dell’azienda nello Stato amazzonico del Pará al terminal portuale di Ponta da Madeira. La motivazione con cui il giudice ha accolto il ricorso riguarda questioni di impatto ambientale e sulle popolazioni locali: “Ora l’obiettivo è fare pressioni su Brasilia affinché alla 'Vale' non sia concesso un ricorso", conclude il sacerdote. E' importante continuare a parlare di cosa accade nel corridoio di Carajás, visto il silenzio assordante dei media locali”. (R.B.)

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    Congo: la Chiesa contro l’abbattimento indiscriminato delle foreste

    ◊   E' in corso una distruzione indiscriminata della biodiversità da parte di aziende cinesi, nel più completo disprezzo della legge congolese: è questa la denuncia dell’Osservatorio diocesano sulle risorse naturali della diocesi di Kilwa-Kasenga, nel Sud della Repubblica Democratica del Congo, pervenuta all’agenzia Fides. Da circa otto mesi – si legge – alcune realtà cinesi hanno avviato lo sfruttamento indiscriminato del legno nella regione di Kasomeno, a nord della città di Lubumbashi. In particolare, lo sfruttamento riguarda il pregiato legno umukula, che viene inviato in Cina attraverso la Tanzania. Il problema è che l’abbattimento degli alberi per ricavarne legname avviene in modo indisciplinato, tanto che intere zone della foresta appaiono distrutte. L’Osservatorio denuncia il fatto sospettando che ci sia la complicità di società congolesi, e chiede alle autorità che la vegetazione sia protetta contro gli sfruttatori, soprattutto per il bene della popolazione indigena che abita nell'area. (R.B.)

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    Thailandia: i vescovi rilanciano la dottrina sociale cattolica

    ◊   La Chiesa thailandese rilancia i principi della dottrina sociale cattolica anche in vista dell’unione doganale dei Paesi dell’Asean, prevista entro il 2015. A quella data, in base alla "road-map" sottoscritta – riferisce AsiaNews – Thailandia, Cambogia, Myanmar, Brunei, Laos, Vietnam, Singapore, Malaysia, Filippine e Indonesia elimineranno gli ultimi ostacoli non tariffari, uniformeranno le procedure doganali e i criteri di applicazione delle denominazioni di origine, liberalizzeranno gli investimenti e i movimenti di capitali all’interno dell’area, nonché la circolazione dei lavoratori, apriranno il settore dei servizi e potenzieranno le infrastrutture regionali. Alcune delle società interessate sono, però, afflitte da problematiche come la disuguaglianza sociale e lo sfruttamento dei lavoratori, che causano un consistente fenomeno migratorio: perciò i vescovi hanno avviato iniziative e incontri dedicati a questi temi – come l’ultimo incontro della Caritas locale svoltosi a giugno nel centro dei Camilliani di Bangkok – con l’obiettivo di far diventare la dottrina sociale cattolica un punto di riferimento per l’intera società. La Conferenza episcopale, inoltre, ha da tempo promosso anche una più stretta collaborazione con le singole diocesi del Paese nel settore dell’istruzione, finalizzata all’approfondimento della conoscenza della comunità Asean e contemporaneamente al sostegno dei valori non negoziabili, come la dignità della vita, il rispetto della persona umana, i diritti e le responsabilità all’interno della società. (R.B.)

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    Pellegrinaggio delle reliquie di Don Bosco in Angola

    ◊   I fedeli dell’Angola sono in festa per l’arrivo, il primo agosto scorso, delle reliquie di Don Bosco che saranno in pellegrinaggio nel Paese fino al 16 agosto. Provenienti dallo Zimbabwe, i sacri resti saranno esposti alla venerazione dei fedeli durante una Messa solenne presieduta a Luanda, nella parrocchia di San Paolo, dal mons. Gabriel Mbilingi, presidente della Conferenza episcopale di Angola e São Tomé. Quindi, le reliquie saranno spostate nel quartiere di Palanca per una veglia di preghiera con tutta la comunità, in particolare con i giovani. Infine, l’Istituto superiore di filosofia e pedagogia “Don Bosco” e il Centro giovanile della diocesi di Viana accoglieranno i sacri resti fino alla metà del mese, quando le reliquie saranno trasportate in Madagascar. Pensato in preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco, che ricorrerà nel 2015, il pellegrinaggio dell’urna contenente le reliquie di del fondatore della Famiglia salesiana è iniziato nell’aprile del 2009 e si concluderà il 31 gennaio 2014, dopo aver attraversato tutti e cinque i continenti, nelle nazioni in cui operano i salesiani. Fino ad ora, l’urna è stata in America Latina, Asia, Oceania e Africa. Da settembre a novembre prossimi, invece, sarà in Europa occidentale, mentre nel 2013 girerà il Nord Europa per poi tornare, tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2014, in Italia. Le reliquie sono conservate in un’urna di alluminio, bronzo e cristallo, poggiata su un basamento sostenuto da quattro piloni riportanti le date del bicentenario, 1815-2015, e i volti di giovani dei cinque continenti. Pesante più di 500 kg, lunga 2,5 metri e alta 1 metro e 30, l’urna contiene una statua di Don Bosco ed è decorata dal motto scelto dal Santo torinese: “Da mihi animas, cetera tolle”, ovvero la preghiera a Dio “Dammi le anime e prenditi tutto il resto”, sintesi del suo apostolato. (I.P.)

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    Honduras: grande successo della campagna per la pace nelle carceri

    ◊   Si chiama “La pace non ha sbarre” la campagna per la pace nelle carceri dell’Honduras organizzata dalla Commissione della pastorale per i detenuti della Chiesa locale. Il vescovo ausiliare di San Pedro Sula, mons. Romulo Emiliani, racconta all'agenzia Fides l’intensa esperienza di una giornata di catechesi tra i detenuti del carcere cittadino, incentrata sul tema dell’amore per la vita. Una forma di evangelizzazione, secondo il presule, che riferisce come si sia parlato dell’impegno a vivere con Cristo, a cercare il Signore. “La società - ha detto il presule - deve collaborare, perché i detenuti che terminano la loro condanna abbiano il diritto di ricominciare: quando usciranno, bisognerà dare loro un’opportunità”. Gli fa eco la coordinatrice della Commissione, Zobeida Mendoza: “Non ci può essere pace se non c’è giustizia – spiega – i detenuti vanno trattati come esseri umani che hanno diritto alla salute, all’istruzione, ma soprattutto a una seconda opportunità”. Anche il direttore della prigione locale, Oquelí Mejia Tinoco, ha seguito l’iniziativa della quale si dice entusiasta: “Sappiamo che è un modo per rafforzare la pace – dichiara; ormai da oltre 60 giorni non si registrano eventi violenti”. (R.B.)

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    Francia: preghiera speciale dei vescovi per la Solennità dell'Assunzione

    ◊   I vescovi francesi, in occasione della Solennità dell’Assunzione, il 15 agosto prossimo, hanno preparato una speciale preghiera alla Vergine per la Francia e in particolare per i cittadini vittime della crisi, per i governanti, le famiglie, i bambini e i giovani. In Francia, la preghiera alla Vergine per l’Assunzione è una tradizione fin dal 1638, quando Luigi XIII consacrò il Paese a Maria. “È il primo atto di una mobilitazione spirituale in difesa degli interessi cristiani – ha detto il portavoce dei presuli francesi, mons. Bernard Podvin – un modo misurato di riaffermare i propri valori e di porre le convinzioni dei cattolici nel dibattito politico”. “Un modo – ha aggiunto – per non lasciarsi schiacciare dai gruppi cattolici integralisti che, da quando la nuova maggioranza socialista al governo ha manifestato la volontà di legiferare su temi contrari alle convinzioni dei cattolici che prendono posizioni radicali, rendono caricaturale la comunità cattolica e ne danneggiano la posizione”. Il governo francese, infatti, si appresta a varare un progetto di legge da adottare entro l’anno prossimo per permettere le unioni e le adozioni alle coppie omosessuali. Già nei giorni scorsi l’arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, il cardinale André Vingt-Trois, in un incontro con il presidente della Repubblica Hollande gli aveva ricordato che “il matrimonio non è un modo per riconoscere l’autenticità dei legami tra due persone che si amano, ma un’istituzione sociale per assicurare al meglio la buona educazione dei bambini”. (R.B.)

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    Canada: la Chiesa festeggia il 10.mo anniversario della Gmg di Toronto

    ◊   Sono trascorsi dieci anni dalla 17.ma Giornata mondiale della Gioventù che si svolse a Toronto dal 23 al 28 luglio 2002. I ragazzi di tutto il mondo si riunirono in Canada per pregare e riflettere sul tema scelto da Giovanni Paolo II, “Voi siete il sale della terra, la luce del mondo”, tratto dal Vangelo di Matteo. A distanza di un decennio, la Chiesa canadese ha celebrato questo anniversario con numerose Messe di ringraziamento in tutte le diocesi del Paese, mentre l’emittente cattolica “Sale e luce” ha preparato trasmissioni di approfondimento e rievocazione dell’evento. In una nota diffusa sul suo sito web, la Conferenza episcopale locale sottolinea che la Gmg di Toronto “è stata il più grande evento religioso della storia del Paese”. Un avvenimento che “ha portato grazie abbondanti alla Chiesa stessa, divenendo fonte di nuove vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata”. E non solo: la Gmg “ha stimolato il rinnovamento della pastorale giovanile, ha rafforzato il senso dell’identità cattolica e la sua influenza, ha aiutato molti cattolici canadesi ad apprezzare al meglio la loro appartenenza alla Chiesa universale e ad approfondirne il senso”. La Giornata mondiale dei giovani a Toronto, inoltre, “ha donato una testimonianza di collaborazione ecumenica e interreligiosa e ha dato inizio a nuove forme di impegno e nuove strutture di comunicazione all’interno della Chiesa”. Tutto questo, naturalmente, ricordano i vescovi canadesi, “è stato possibile grazie alla generosità e alla partecipazione delle diocesi del Paese, alla dedizione del comitato organizzatore e all’aiuto di migliaia di cattolici e di volontari, persone di buona volontà che hanno collaborato con i pellegrini”. Di qui, la sottolineatura forte che i presuli fanno relativamente al fatto che “se ci fermiamo a guardare l’ultimo decennio e i frutti abbondanti e duraturi lasciati dalla Gmg 2002, comprendiamo meglio come tale avvenimento di portata mondiale abbia contribuito alla costruzione e alla crescita della Chiesa”. D’altronde, come disse dieci anni fa mons. Jacques Berthelet, allora presidente della Conferenza episcopale canadese, “un vento nuovo soffia sulla Chiesa in Canada, una Chiesa rinvigorita e ringiovanita e ora tutti noi abbiamo la missione di condividere la fede e diffonderne la gioia”. Intanto, le diocesi di tutto il mondo guardano già al 2013 quando – proprio dal 23 al 28 luglio – a Rio de Janeiro si svolgerà la 28.ma Giornata mondiale della gioventù, sul tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, tratto, ancora una volta, dal Vangelo di Matteo. (I.P.)

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito http://it.radiovaticana.va/index.asp

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.