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Sommario del 03/08/2012
Vertice del Monte Hiei. Il Papa incoraggia l’impegno dei leader religiosi per la causa della pace
◊ “L'impegno dei leader religiosi per la causa della pace è della massima importanza” nella società attuale: lo scrive Benedetto XVI in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, al ven. Kojun Handa in occasione del 25.mo anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera di Hieizan, sul Monte Hiei, nei pressi di Kyoto, dove sorge un monastero buddista tendai. Il messaggio è stato letto questa mattina da mons. Pier Luigi Celata, segretario emerito del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che si trova in questi giorni in visita in Giappone. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il Papa saluta con gioia e amicizia i leader religiosi riuniti a Hieizan “nello spirito dello storico incontro di Assisi promosso nel 1986” dal Beato Giovanni Paolo II. “Grazie ai vostri sforzi, il vertice sul Monte Hiei è diventato un grande evento annuale che contribuisce efficacemente al dialogo tra persone di convinzioni diverse” – scrive il Papa – che si dice fiducioso che i lavori del Vertice e il Simposio promosso per studiare la risposta dei leader religiosi ai disastri naturali, “porteranno ad una maggiore solidarietà e aiuto reciproco”. “Secondo la prospettiva cristiana – continua il messaggio - l'amore donato a coloro che soffrono è un riflesso della carità di Dio che ha così amato il mondo da mandare il suo unico Figlio, Gesù Cristo”. Il Papa rivolge poi il suo pensiero al terremoto e allo tsunami che hanno colpito l’anno scorso il nord-est del Giappone con “conseguenze devastanti per l'intera nazione”. E’ stato tuttavia “incoraggiante” – sottolinea Benedetto XVI - notare “il ruolo efficace dei capi religiosi nell’offrire speranza e sostegno, consiglio e conforto, a tutti i sofferenti”. Questo “tragico evento – conclude il Papa - mostra anche come persone di convinzioni diverse possano cooperare tra loro per il bene” dell’umanità.
◊ Castel Gandolfo oggi pomeriggio diventerà una piccola Baviera. Alle 18 infatti una delegazione dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, dedicherà al Papa una manifestazione musicale per il suo 85.mo compleanno, celebrato lo scorso 19 aprile. Canti, balli e musiche alla presenza di Benedetto XVI per ribadire l’affetto della gente bavarese, ancora oggi molto legata al suo illustre arcivescovo. Benedetta Capelli:
La Baviera: “cuore cristiano e cattolico”, “una terra sempre fedele a se stessa” che “rimane giovane e progredisce”. Pochi giorni prima del suo 85.mo compleanno, il Papa incontrando una delegazione bavarese raccontava così la sua terra. Oggi, alle 18 nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI assisterà ad una serata musicale organizzata dalla diocesi di Monaco e Frisinga, nella quale divenne sacerdote e poi guidò come arcivescovo per 5 anni. Prima dell’ingresso nel Cortile, gli Alpini bavaresi - Bayerischen Gebirgsschützen - nei costumi tradizionali spareranno colpi a salve in onore del Papa. Poi un discorso di saluto del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, e il via allo spettacolo di un’ora con le esibizioni dei gruppi provenienti dalle diverse regioni della diocesi. Tra di loro gli Schuhplatter, ovvero i “battitori di scarpe”, che eseguiranno la danza tradizionale bavarese e tirolese. Al termine il Papa rivolgerà un saluto ai diecimila presenti, partiti il primo agosto in treno da Landshut, nel cuore della Baviera. Una serata dunque all’insegna dell’affetto e della vicinanza al Papa ancora molto amato dagli uomini e dalle donne della sua arcidiocesi.
L’omaggio dei pellegrini bavaresi si snoda attraverso una sorta di viaggio musicale nel land tedesco. Un itinerario che è anche spirituale – riferiscono gli organizzatori dell’evento – da un inizio allegro e animato si passa ad una parte più meditativa fino all’Angelus Domini cantato in bavarese e per chiudere con il famoso Andachtsjodler, tipico jodel. Inizialmente per un centinaio di fedeli, la serata in onore del Papa è cresciuta con il passare del tempo ed è diventata un vero e proprio pellegrinaggio. Lo sottolinea il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, al microfono di padre Bernd Hagenkord, responsabile della redazione tedesca della nostra emittente:
R. – Ja, also, wir hatten von Anfang an gedacht, dass wir eine große Gruppe …
Bè, in realtà fin dall’inizio avevamo pensato di mettere insieme un gruppo piuttosto grande, e che saremmo partiti con molte persone della diocesi. Non appena si è saputo che il Santo Padre aveva accettato questa proposta, che gli avrebbe fatto piacere che magari questo evento si fosse svolto d’estate, nel suo periodo di riposo, abbiamo capito che avremmo potuto invitare tante persone. La risonanza l’abbiamo vista, ed io lo trovo molto bello!
D. – E il programma in realtà nasce come viaggio attraverso la diocesi …
R. – Ja … im Grunde, eine musikalische Reise durch das Erzbistum München und …
Sì … in realtà, è un viaggio musicale attraverso l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, che è la diocesi di provenienza del Papa, dove lui è stato arcivescovo, di cui conosce molte zone, molte tradizioni: questo lo so dai tanti colloqui che ho avuto con lui. Conosce le chiese, conosce la storia, conosce le poesie … veramente, ha una conoscenza approfondita di tutto quello che riguarda la storia e le tradizioni popolari della Baviera. Per questo, ho pensato, questo sarà un bel regalo: infatti, sarà più facile che noi possiamo portare tutto questo a lui, piuttosto che lui possa fare ancora un viaggio nell’arcidiocesi: comunque, non sarà tanto facile trovare un’occasione. Invece, noi possiamo venire da lui e fargli compiere un viaggio musicale nell’arcidiocesi. E io credo che questo possa essere un bel regalo.
D. – Che effetto fa a lei, che è della Vestfalia orientale? Come può sopportarlo?
R. – Ich ertrage es wunderbar! Ich liebe die alpenländische Musik, …
Lo sopporto meravigliosamente! Io amo la musica delle montagne, amo la vera arte popolare bavarese … naturalmente, amo anche il mio Paese: sono memore delle mie radici. Come il Papa, in un certo senso, è diventato romano, qui a Roma, e si sente anche a casa, ma nel suo cuore è rimasto bavarese, così io ora sono di casa in Baviera, ma sono rimasto un “westfale”.
Messaggio per la fine del Ramadan: giovani cristiani e musulmani, araldi di pace e giustizia
◊ E’ sul tema dell’educazione dei giovani alla giustizia e alla pace, inseparabili dalla verità e dalla libertà, che s’incentra quest’anno il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso indirizzato agli amici musulmani, in occasione della fine del Ramadan il 18 agosto prossimo. Ce ne riferisce Adriana Masotti:
Si tratta di un’impresa bella e difficile l’educazione dei giovani, un compito affidato all’intera società e, in particolare, ai genitori e alle scuole, senza dimenticare i responsabili della vita religiosa, culturale e sociale. Si tratta, si legge nel messaggio firmato dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano, “di aiutare i giovani a scoprire e sviluppare le risorse che il Creatore ha affidato loro e a stabilire relazioni umane responsabili”, formandoli a valori come la giustizia e la pace. Per i credenti, infatti “la giustizia autentica vissuta nell’amicizia con Dio approfondisce le relazioni con se stessi, con gli altri e con l’intera creazione. Essa si fonda sul fatto che tutti gli uomini sono creati da Dio e sono chiamati a formare una sola famiglia. Frutto della giustizia e effetto della carità è la pace che “non si limita all’assenza della guerra, né all’equilibrio delle forze contrapposte, ma è insieme dono di Dio e opera umana, da costruire incessantemente. Praticando la compassione, la solidarietà, la collaborazione e la fraternità, i credenti, si legge ancora nel messaggio, possono contribuire efficacemente a raccogliere le grandi sfide dell’ora presente: crescita armoniosa, sviluppo integrale, prevenzione e risoluzione dei conflitti”. Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, desidera perciò incoraggiare i giovani musulmani e cristiani a coltivare sempre la verità e la libertà, senza mai ricorrere a compromessi, per essere autentici araldi di giustizia e di pace e costruttori di una cultura rispettosa dei diritti e della dignità di ogni cittadino.
Congresso su Paolo VI a Nairobi. Il cardinale Re: “L’Africa, speranza per il futuro della Chiesa”
◊ Si è concluso ieri a Nairobi, in Kenya, l’incontro “Paolo VI e la Chiesa in Africa”, in cui si sono potuti approfondire diversi temi legati alle attuali sfide che deve affrontare la Chiesa nel continente africano alla luce dell’eredità di Montini che visitò l’Africa per ben due volte: la prima da arcivescovo di Milano, la seconda da Papa. Al microfono del collega del programma Inglese-Africa, John Baptiste Munyambibi, il prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi, cardinale Giovanni Battista Re, traccia un bilancio della due giorni:
R. - Nel corso di questi due giorni è stata illustrata la grandezza di Paolo VI e soprattutto il valore dell’insegnamento e della testimonianza del Papa Paolo VI per quello che riguarda l’Africa. Sono stati sottolineati due aspetti molto caratteristici: l’invito del Papa affinché gli africani siano cattolici e africani e l’invito che Paolo VI fece agli africani di essere missionari della loro terra. È stata citata quella frase del Papa Benedetto XVI nella conclusione dell’Esortazione Apostolica sul Sinodo africano, in cui augura che l’Africa diventi un polmone spirituale nella Chiesa cattolica del mondo intero. Sono state molto belle e molto partecipate anche le due Messe. Nel mio intervento io ho preso spunto dall’Anno della Fede indetto da Papa Paolo VI per poi soffermarmi soprattutto sull’Anno della Fede indetto dall’attuale Papa. La sollecitudine pastorale che ispira i due anni della fede è la medesima: rafforzare la fede.
D. - Prima di diventare Papa, il cardinale Giovanni Battista Montini ha visitato alcuni Paesi africani nel 1962, quando era vescovo di Milano: Kenya, Zambia e poi Sudafrica. Quale influenza hanno avuto queste visite sulla sua visione dell’Africa?
R. - Il cardinale Arinze era un giovanissimo sacerdote, parroco di una piccola parrocchia quando venne il cardinale Montini. Montini parlò ai fedeli della sua parrocchia in italiano e lui traduceva nella lingua del posto e dice che i suoi fedeli rimasero molto impressionati per il contenuto e per il calore che il cardinale Montini aveva. Il viaggio che fece a Kampala, invece, ebbe davvero una grande eco in tutta l’Africa. In quel viaggio a Kampala ordinò anche 12 vescovi, inaugurò il Secam e incoraggio questa unione di Conferenze episcopali a lavorare per l’evangelizzazione.
D. - Le sue impressioni riguardo a questo incontro?
R. - Ho trovato qui, a Nairobi, una chiesa viva, dinamica. Oggi, che è il giorno dopo il congresso, siamo andati a celebrare la Messa nella cattedrale e c’era un discreto numero di gente. Ho notato che accanto alla cattedrale, c’è una cappella dove c’è l’Adorazione Eucaristica: debbo dire che era quasi piena. C’è quindi un cristianesimo vivo, un cristianesimo che sta crescendo per numero di fedeli, ma anche per numero di religiosi e di sacerdoti. Mi pare che l’Africa sia davvero il continente della speranza per il futuro della Chiesa.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Desiderio di Dio: in prima pagina, Francesco Ventorino sulle ragioni dell’Anno della fede.
In rilievo, nell’informazione internazionale, la decisione di Kofi Annan di lasciare l’incarico di inviato speciale dell'Onu e della Lega Araba in Siria.
Un contatto che rivela una realtà superiore: in cultura, Roberto Fontolan intervista il cardinale Julien Ries, fondatore dell’antropologia del sacro.
Perduta ma non obliata bellezza: Antonio Paolucci sul restauro del Camposanto monumentale di Pisa danneggiato durante la seconda guerra mondiale.
Con gli sherpa sul tetto del mondo: Gaetano Vallini sulla mostra, al castello di Brunico, dedicata ai portatori d’alta quota.
Nell’informazione religiosa, una riflessione dell’episcopato in Messico sulla discriminazione delle donne, danno per tutti.
Nell’informazione vaticana, il messaggio del Papa al Sacerdote supremo del tempio buddista del Monte Hiei, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace nel mondo che si tiene a Hieizan.
Messaggio, per la fine del Ramadan, del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Un futuro di riconciliazione con il contributo di tutti: la visita del cardinale Leonardo Sandri in Georgia e Armenia.
Nuove violenze in Siria dopo le dimissioni del mediatore Kofi Annan
◊ Dopo la rinuncia al ruolo di mediatore per la Siria da parte di Kofi Annan, oggi l’Assemblea generale dell’Onu è chiamata a votare una risoluzione presentata dai Paesi arabi che ridisegni gli impegni della comunità internazionale e fermare così le violenze nel Paese. Gli Stati Uniti, dopo le dimissioni di Annan, hanno criticato apertamente la politica di Russia e Cina in Consiglio di Sicurezza mentre l’Iran ha affermato che “alcuni Paesi hanno volutamente ostacolato il piano di pace del mediatore dell'Onu e dell'Unione Africana”. Anche oggi non sono mancati gli scontri: si combatte ad Aleppo, ad Hama l’attacco dell’esercito di Damasco ha provocato oltre 50 morti. Almeno 20 civili, tra cui due bambini, sono stati uccisi dai tiri di mortaio esplosi contro il campo di profughi palestinesi di Yarmouk, vicino la capitale. Violenti combattimenti la notte scorsa anche nella regione di Hula. Ma che significato politico ha la rinuncia all’incarico da parte di Kofi Annan? Al microfono di Benedetta Capelli risponde il prof. Alessandro Corneli, docente di Relazioni internazionali alla Luiss di Roma:
R. - Il significato politico sembra abbastanza chiaro: una dichiarazione di impotenza di fronte al tentativo di proseguire e ottenere un risultato importante alle Nazioni Unite. Annan ha capito che non ha l’appoggio di tutte le grandi potenze: l’Onu rimane paralizzata e quindi la missione non ha scopo.
D. - Annan ha puntato il dito non solo su Assad, ma anche sulle divisioni interne del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma allora come uscire da questa crisi?
R. - Purtroppo se ne uscirà attraverso il verdetto del campo di battaglia. Le diverse parti in Siria, che avrebbero potuto dare una mano ad Annan e quindi vincere anche le resistenze di alcune delle maggiori potenze che sono presenti nel Consiglio di Sicurezza, non hanno scelto questa strada: hanno continuato a combattersi e si sono rafforzate. Il presidente Assad non ha voluto accettare anche le proposte più ragionevoli, come erano venute da parte della Lega Araba, lui non vuole una soluzione di compromesso e probabilmente nella sua mente non si rende conto del perché dovrebbe mollare il potere, che ha - diciamo così - ereditato. Quindi il verdetto rimane al campo di battaglia, dove le armi affluiscono - come sempre - da tutte le parti e quindi il conflitto tende ormai a degenerare in guerra civile piuttosto pericolosa e che comunque attira su di sé tutte le attenzioni e le energie. Probabilmente questo è l’unico modo per non estenderla a un conflitto più generale.
D. - Dunque una pietra tombale sulla diplomazia internazionale?
R. - Non sarebbe la prima: il cimitero è piuttosto nutrito di fallimenti! Questo perché viviamo in un periodo in cui i singoli Stati cercano di riaffermare ciascuno il proprio ruolo e non c’è una tendenza a limitarsi e quindi a dare più spazio agli organismi internazionali: almeno sul piano politico!
D. - Queste dimissioni, secondo lei, riaprono il dibattito sull’efficacia dell’Onu e quindi su un eventuale riforma?
R. - Sì, può farlo, ma soltanto a livello accademico: non si sa che cosa dire e allora si parla della crisi dell’Onu. Solo a questo livello, ma non è che si risolve nulla.
Catastrofe umanitaria in Sud Sudan: nei campi profughi muoiono 5 bambini al giorno
◊ Riaffermare il sostegno degli Stati Uniti e incoraggiare i negoziati con il Sudan. Questo l’obiettivo della visita in Sud Sudan del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata a Juba per incontrare il presidente e il ministro degli Esteri sud sudanesi. Si aggrava, intanto, la situazione umanitaria in due campi per rifugiati in Sud Sudan, quelli di Yida e Batil, dove le condizioni di vita sono spaventose. Finora oltre 170 mila profughi hanno attraversato il confine per fuggire dal conflitto e dall’insicurezza alimentare negli Stati sudanesi del Blu Nile e del Sud Kordofan. Ma le condizioni di vita in Sud Sudan, anche a causa della stagione delle piogge, sono terribili. Ogni giorno – denuncia Medici Senza Frontiere – nei due campi muoiono in media cinque bambini. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il responsabile Comunicazione di Msf, Sergio Cecchini:
R. - Abbiamo condotto e terminato due importanti inchieste epidemiologiche sulla situazione nei campi rifugiati in Sud Sudan, al confine con il Nord Sudan. I dati che emergono sono agghiaccianti, che qualificano la situazione in Sud Sudan come una catastrofe umanitaria. Si registrano tassi di mortalità doppi rispetto alla soglia di emergenza, non solo per i bambini – ritenuti soggetti più vulnerabili – ma addirittura per gli adulti. Dobbiamo immaginare campi rifugiati che, a causa della stagione delle piogge, sorgono ormai su vere e proprie paludi e si sono trasformati in degli incubi quotidiani per chi è costretto a vivere in luoghi spesso sovraffollati. Sono condizioni di vita esplosive e, paradossalmente, il killer più letale oggi è la diarrea che, associata all’indebolimento causato dalla malnutrizione e dalle condizioni di vita precarie, fa strage di bambini.
D. – Servono dunque sforzi immediati. Oggi il segretario di stato americano, Hillary Clinton, è arrivato a Juba per incontrare le autorità sud sudanesi. Quali misure dovrebbe adottare la comunità internazionale per garantire non solo la sicurezza in Sud Sudan, ma anche per fornire un’adeguata assistenza ai profughi?
R. – Bisogna aumentare la presenza delle organizzazioni internazionali e delle agenzie delle Nazioni Unite in queste zone. Oggi le vie di trasporto, le strade, sono inaccessibili, a causa della stagione delle piogge, per cui va messo in piedi un sistema logistico in grado di far arrivare personale e materiale in tutti questi luoghi, e soprattutto in grado di garantire la fornitura di acqua potabile, di servizi igienici, per ridurre al minimo il manifestarsi di infezioni respiratorie, di diarrea e assicurare un’alimentazione terapeutica di qualità adeguata per tutti i bambini e i soggetti più vulnerabili.
Pena di morte in calo nel mondo, cresce la tendenza abolizionista
◊ Presentato oggi a Roma il rapporto 2012 dell’associazione Nessuno tocchi Caino su “La pena di morte nel mondo”, che registra un sensibile calo delle esecuzioni nel 2011 e nel primo semestre del 2012. Ma proprio nel giorno della presentazione, il Giappone ha eseguito due condanne: una a Tokyo e l’altra a Osaka. Il premio “Abolizionista dell’Anno 2012” è stato conferito al presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma. Il servizio di Roberta Barbi:
Cala il numero delle condanne a morte eseguite nel mondo e ciò significa che si conferma la tendenza verso l’abolizione definitiva, nata da dieci anni a questa parte. È questa l’analisi che Nessuno tocchi Caino fa nel suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo: nel 2011 i Paesi che vi hanno fatto ricorso sono stati 19, cioè 3 in meno rispetto all’anno precedente, per un totale di cinquemila esecuzioni effettuate. A fare notizia è il calo delle condanne eseguite in Cina, alla quale resta comunque il primato mondiale, l’80% delle esecuzioni totali, e dove continua a vigere sulla questione il segreto di Stato. A seguire l’Iran con almeno 676 esecuzioni e l’Arabia Saudita con 82. nel periodo preso in considerazione non state eseguite condanne in Bahrein, Guinea Equatoriale, Libia e Malaysia; sono riprese, invece, in Afghanistan, Emirati Arabi Uniti, Botswana e Giappone, dove la pena capitale non veniva comminata da molto tempo. Dei 43 Paesi mantenitori della pena di morte, inoltre, 7 si possono definire di democrazia liberale, per quanto riguarda il sistema politico, i diritti umani e il rispetto di quelli civili e delle libertà economiche all’interno di uno Stato di diritto. Tra questi Taiwan e gli Stati Uniti che restano praticamente l’unico Paese nel continente americano, con due condanne eseguite nello Stato dell’Idaho. In Europa, infine, la Bielorussia rimane l’unica eccezione a un continente completamente libero dalla pena di morte.
Borse europee in rialzo e spread in calo. L’economista Vaciago: bisogna investire in formazione
◊ Giornata positiva per le Borse Europee dopo il tonfo di ieri. Piazza Affari è tra le migliori. Positivo anche l’andamento dello spread: il differenziale tra Btp e Bund, in particolare, torna sotto quota 500 punti. Ieri, intanto, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti ha incontrato a Madrid, ultima tappa del suo tour europeo, il premier iberico Mariano Rajoy. Italia e Spagna - hanno affermato i due primi ministri - si impegnano a favorire, per quanto possibile, crescita e occupazione. Quali sono, in questo senso, le reali opportunità per i due Paesi? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:
R. – Devono riuscire a conciliare la sostenibilità della finanza pubblica con il ritorno alla crescita. Sono due obiettivi diversi e richiedono strumenti ad hoc. Se ti illudi che, tagliando il deficit pubblico, automaticamente l’economia cresca di più, questo non è vero. D’altra parte, abbiamo tanti giovani che non trovano lavoro perché la formazione non funziona, e quindi si deve molto migliorare anche il nostro sistema educativo. Anche da questo punto di vista, la Spagna ci assomiglia: hanno copiato i nostri difetti…
D. – Lo spread a livelli così alti – ha ricordato il premier Monti – è un problema comunitario. L’Unione Europea ha gli strumenti per trovare una soluzione?
R. – La Bce di sicuro, se riesce ad “indovinare” uno strumento grazie al quale non spaventa i Paesi del Nord – quindi, a partire dalla Germania – e dall’altro lato calma, appunto, i mercati. I mercati scommettono sul fatto che non crescendo, il debito non sia sostenibile. Dobbiamo quindi dimostrare che siamo tornati ad occuparci del futuro del Paese.
Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ritiene che non sia stato fatto abbastanza per fermare il diffondersi della crisi nell’’Eurozona. In un rapporto dedicato sulle politiche economiche negli Stati Uniti, in Cina, nell’area euro, in Giappone e nel Regno Unito, il Fmi ritiene che le azioni prese all'interno dell’Eurozona, "nonostante i progressi", non sembrano sufficienti. Ma l'area euro - mette in evidenza il Fmi - non è la sola a destare preoccupazione. Anche Stati Uniti, Cina, Giappone e Regno Unito devono prendere misure contro la crisi.
◊ Nuova giornata tormentata, quella odierna, sul caso Ilva, all’indomani delle contestazioni contro la possibile chiusura dello stabilimento tarantino già sotto sequestro per disastro ambientale. Mentre prosegue l’udienza del tribunale del riesame di Taranto sui ricorsi presentati dal colosso siderurgico contro gli arresti dei dirigenti e la chiusura della sede pugliese, il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legge che consente l'avvio immediato delle bonifiche dell'area e rende disponibili risorse pari a 336 milioni di euro. Il servizio di Gabriella Ceraso:
In un Palazzo di Giustizia blindato a Taranto è ancora in corso l’udienza a porte chiuse sul caso Ilva. Dai legali del colosso, si attendono una perizia chimica e una epidemiologica, per ottenere la fine del sequestro di 6 aree a caldo apposto lunedì scorso. La decisione dovrebbe arrivare entro giovedì 9 agosto, insieme a quella relativa ai domiciliari di 8 tra dirigenti e ex dirigenti dell’azienda, per i quali la Procura aveva chiesto lo slittamento a settembre. Sul fronte istituzionale prima del Consiglio dei ministri, dal Comitato interministeriale per la Programmazione Economica è arrivato il via libera alle misure per il risanamento ambientale e la riqualificazione di Taranto,"un segno di importante riconoscimento per la città" e non solo, commenta il segretario Cisl locale, Daniela Fumarola:
"E’ importante anche perché quel protocollo di intesa firmato il 26 luglio, non solo prevede risorse necessarie per un primo step di bonifica e risanamento, ma può generare economia. Noi abbiamo sempre immaginato che le questioni ambientali potessero essere un driver ulteriore di sviluppo per questo nostro territorio".
Dal Consiglio dei ministri è poi arrivato in forma di decreto legge il provvedimento d’urgenza chiesto a gran voce da politica, enti locali e sindacati:
"Ci dà la garanzia di un qualcosa che può continuare nel tempo, con un’attenzione particolare, con una rapidità altrettanto particolare".
Lunedì intanto col ministro dell'Ambiente Clini si aprirà il tavolo tecnico per identificare gli interventi che l’azienda deciderà di fare su base volontaria e d’accordo con le amministrazioni. Intanto anche dalla direzione dell’Ilva arrivano segnali distensivi: meno ricorsi e più dialogo per la tutela di ambiente, salute, lavoro e impresa, ha promesso il presidente Ferrante. Ancora Daniela Fumarola:
"Va bene che l’Ilva abbassi i toni e si apra al dialogo – cosa che non ha mai fatto in questi anni – ma noi dobbiamo saper cogliere queste opportunità e trasformarle in ricchezza per il territorio".
Mirafiori, a rischio migliaia di posti di lavori. Appello di mons. Nosiglia
◊ Sono ancora sospesi gli investimenti, annunciati dalla Fiat, per lo stabilimento di Mirafiori. I lavoratori restano in cassa integrazione. Auspicando una rapida soluzione di questa complessa vicenda, l’arcivescovo di Torno, mons. Cesare Nosiglia, rilancia dai microfoni della Radio Vaticana un accorato appello all’azienda, agli enti locali e al governo italiano per dare risposte concrete ai lavoratori. Luca Collodi lo ha intervistato:
R. – Il rimando degli investimenti può essere anche temporaneo, però quello che a me preoccupa è la situazione di questi lavoratori che, da tanto tempo, sono in cassa integrazione e vedono il futuro incerto per loro e le loro famiglie. A me pare che sia necessario operare da subito, dare qualche segnale concreto che si intende reagire, offrire una soluzione a questo grave problema. Credo che a questo punto, tutte le componenti in causa debbano interagire e collaborare con spirito di profonda responsabilità, e tra queste certamente faccio appello al governo e alle forze politiche, perché il comparto delle automobili in Italia è stato trainante e rappresenta un fattore nazionale di sviluppo che il governo deve sostenere, particolarmente in questo periodo, con adeguate politiche industriali. A tale proposito, voglio ricordare qui che diversi Paesi occidentali – a cominciare dagli Stati Uniti ma recentemente anche la Francia – si sono trovati di fronte alla crisi del mercato automobilistico e delle fabbriche, e sono intervenuti con sostegni importanti sui loro marchi nazionali in difficoltà.
D. – Mons. Nosiglia, lei dai microfoni della Radio Vaticana rilancia quindi l’appello alla responsabilità di tutti, dall’azienda agli enti locali, ma in particolare al governo nazionale, per rilanciare il comparto nazionale dell’auto…
R. – Bisogna recuperare un senso di responsabilità, di collaborazione, bisogna superare contrapposizioni, divisioni di parte che purtroppo esistono … Ci vuole uno spirito unitario, una volontà decisa da parte di tutti: la società, gli azionisti, ovviamente le istituzioni nazionali, locali, i sindacati. Ognuno deve fare la sua parte, ma insieme trovare le vie, fare squadra per poter affrontare la situazione. Un anno e pochi mesi fa è stato fatto un referendum a Mirafiori: ero appena arrivato a Torino. L’ho vissuto: è stato un momento molto sofferto, anche teso, che però ha visto i lavoratori di Mirafiori accettare un nuovo contratto, nuove prospettive che sembrava si aprissero, perché appunto c’erano delle promesse, delle indicazioni certe sul lavoro che sarebbe poi stato attivato. Adesso, ecco, si trovano in queste condizioni: quelli che subiscono di più la situazione sono proprio loro. I lavoratori, la loro parte l’hanno fatta. E’ vero che adesso il mercato automobilistico è in una fase di fortissima flessione, soprattutto in Italia e in Europa, per cui si capisce che questo crea grosse difficoltà per investimenti nel settore; però, la mia preoccupazione è rivolta proprio a queste fasce più deboli che sono le persone che lavorano. La Dottrina sociale cristiana, lo sappiamo, ha sempre posto in risalto che il primo capitale, il valore fondamentale del capitale che va messo in primo piano non è solo quello economico-finanziario, ma quello umano, cioè la persona che lavora, che deve restare prevalente anche rispetto ad ogni altro sia pure importante elemento. Questo è un principio fondamentale!
D. – Mons. Nosiglia, non c’è solo Fiat Mirafiori, ma la crisi a Torino sta colpendo duro anche altre fabbriche…
R. – Sì, colpisce duro. Forse più che altrove, perché qui l’industria era ed è ancora il cuore dell’economia e del lavoro. Anche se bisogna dire che in questi ultimi anni Torino e il suo territorio si sono aperti ad altri sbocchi, anche di eccellenza, nei servizi, nella cultura, nella ricerca, nell’innovazione tecnologica, nel turismo. Però, attualmente sono molte le aziende in crisi, sull’orlo della chiusura o che hanno dipendenti in cassa integrazione e in mobilità. Sta crescendo una situazione di emergenza sociale. Parlando con i parroci, mi dicono che siamo ritornati agli anni cinquanta, quando la gente veniva a chiederti il pacco-spesa. E vengono non extracomunitari, come alcuni anni fa:vengono famiglie italiane, famiglie che avevano reddito e che oggi non sono più in condizioni di gestire una propria vita familiare. E’ una situazione veramente di emergenza sociale che mi auguro che non esploda ma che diventi il più possibile gestibile, con una prospettiva nuova di cui tutti dobbiamo farci carico. Come Chiesa mi sento fortemente impegnato in questo: non solo a parlare, a dire i principi morali che poi sono fondamentali, ma proprio per mettere al centro il valore umano delle persone e trovare il modo di dare sbocchi positivi anche alle loro attese ed esigenze.
Allarme incendi. Roghi in Sicilia e a Roma. I Vigili del Fuoco lamentano i tagli al settore
◊ Giornata impegnativa ieri per i vigili del fuoco che hanno dovuto provvedere allo spegnimento di numerosi incendi soprattutto in Sicilia. Ma anche la città di Roma da giorni è teatro di roghi in particolare nella zona di Monte Mario. Da stabilire ancora la natura dei fuochi che, nella maggioranza dei casi, sono dolosi. Lo conferma al microfono di Federico Piana, Marco Pezzotta, vice-questore aggiunto del Corpo Forestale dello Stato:
R. – Gli incidenti alle nostre latitudini e con il nostro clima non sono quasi mai naturali: l’incendio naturale è solamente quello del fulmine o quello causato da un’eruzione vulcanica. Si tratta di fenomeni assolutamente visibili dal punto di vista statistico. I nostri incendi sono tutti dovuti alla mano dell’uomo. E’ evidente che il gran caldo e la siccità danno il là alla mano dell’uomo.
D. – E’ possibile pensare che molti di questi incendi siano dovuti alla speculazione edilizia: io brucio, per sperare poi di ricostruire?
R. – In linea di massima ormai col catasto delle aree percorse dal fuoco, che è presente praticamente in tutta Italia, l’interesse a bruciare per costruire è estremamente ridotto, se non del tutto annullato. Gli incendi volontari, gli incendi dolosi sono più dovuti ad altri fattori. Per quel che riguarda quelli accidentali, sicuramente c’è questo problema importante da parte delle persone che possono buttare cicche di sigaretta, che possono parcheggiare la macchina sull’erba secca: ricordiamo che le marmitte catalitiche delle attuali macchine a benzina arrivano ad temperature di 600-700 gradi e quindi ampiamente al di sopra delle temperatura di autoaccensione della paglia o dell’erba secca. Non trascuriamo mai il fatto che dei gesti quotidiani anche piccoli possono portare a delle grandi conseguenze.
A pesare sulla tempestività degli interventi anche i tagli al corpo dei Vigili del Fuoco. Federico Piana ne ha parlato con Alessandro Lupo, coordinatore generale della Uil-Pa Vigili del Fuoco:
R. – Ci sono grandi difficoltà per garantire questi servizi. Chiaramente l’Italia è ormai un Paese basato sulle emergenze sia quotidiane che ordinarie. Probabilmente chi ci governa – che siano tecnici o che siano politici – a questo aspetto badano poco quando c’è da fare dei tagli. Avremo una carenza di oltre 6 mila unità nel 2015. Con questi numeri sicuramente non si può garantire quella che poi è la quotidianità di questo Paese e cioè l’emergenza.
D. – L’entità di questi tagli qual è? Per capire cosa non si potrà più fare con queste situazioni economiche che ha descritto poco fa…
R. – Basti pensare che già da quest’anno i tagli potrebbero comportare una riduzione di mille unità: se pensiamo che una sede di servizio è formata da 30 unità che garantiscono le 24 ore su quattro turni, la matematica è facile… Basta chiudere 50 sedi di servizio e si è risolto il problema. Probabilmente questi nostri governanti spesso lo dimenticano!
D. – C’è poi la questione dei Canadair: perché sono pochi e molti mal funzionanti?
R. – Per il prossimo anno non si potranno garantire certamente questi servizi! E’ una realtà che, purtroppo, sempre di più crea grossi problemi. A questo si può aggiungere un’altra cosa: è sicuramente un momento di recessione del Paese, ma i lavoratori del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, pur facendo delle prestazioni fuori dagli orari ordinari, non riescono a percepire i soldi..
Giornate di studio a Roma sulle missioni salesiane nei Paesi musulmani
◊ Missionari salesiani nei Paesi con una maggioranza musulmana, sfide e opportunità: se ne sta parlando in questi giorni al Salesianum, a Roma. Tracey McClure ha intervistato uno dei partecipanti don Václav Klement, consigliere per le missioni salesiane:
R. - Negli ultimi cinque anni ho visitato un’ottantina di Paesi e un buon numero di questi hanno una maggioranza musulmana: siamo pochi e le comunica cattolica e cristiana sono molto piccole. Nelle nostre istituzioni siamo impegnati e presenti 24 ore al giorno e in alcune siamo anche in contatto con i giovani musulmani. Io penso che questo sia un grande dono - soprattutto per il salesiano - anzitutto per far crescere la nostra fede e poi per poter contribuire veramente all’apertura al dialogo dei giovani, sia cristiani che musulmani, perché non si può vivere senza dialogo.
D. - Una delle sfide più grandi è quella dell’educazione, dell’istruzione: i salesiani, nel mondo, hanno parecchie scuole e università. In quel contesto, quali sono le sfide?
R. - Sono tante, ma la prima penso che sia di riuscire a capirsi l’uno l’altro. Quando parliamo di educazione, per noi vuol dire anzitutto educare alla coscienza: questo non è certo facile, perché le stesse parole hanno un significato diverso per un musulmano e per un cristiano. Sicuramente, però, educare la coscienza è la chiave del discorso. E' necessaria la presenza di qualcuno che stia fra i giovani usando tre elementi: la ragione, l'amicizia e la fede, che è poi una fede diversa. Questi tre elementi noi li chiamiamo “sistema preventivo”, ci aiutano a educare anche in ambienti musulmani. Certo, la qualità è da migliorare.
Egitto. Un vescovo copto: aumentano gli attacchi contro i cristiani
◊ Aumentano in Egitto gli attacchi contro i cristiani. A denunciarlo è il vescovo copto Morcos, che ha duramente criticato la formazione del nuovo governo del presidente Mohamed Morsi, nel quale è stato incluso un solo rappresentante copto. “Il clima generale si sta facendo sempre più pesante contro i cristiani e gli assalti sono aumentati”, ha dichiarato in riferimento agli episodi di violenza dei giorni scorsi, in cui un gruppo di musulmani ha dato alle fiamme abitazioni e negozi cristiani, tentando di incendiare una Chiesa. “Non si tratta solo della questione di avere un unico Ministero – prosegue, poi, in riferimento alla nuova squadra di governo, che ieri ha prestato giuramento – ma c’è una profonda differenza tra promesse e fatti”. Il presidente Morsi aveva, infatti, promesso di includere dei rappresentanti copti nell'esecutivo: ma un solo cristiano ha ottenuto un dicastero, quello della Ricerca Scientifica. Anche padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa, ha aspramente criticato il nuovo governo, il secondo nominato dopo la caduta di Mubarak e il primo dell'era Morsi, che mostrerebbe più più ombre che luci. L’agenzia Asianews riporta le parole del sacerdote: “Nel governo nominato dal neo-primo ministro, Hisham Qandil, vi è un solo cristiano, nessun membro della Rivoluzione dei Gelsomini, troppi uomini dell'ex regime e una durata di soli sei mesi. Ciò suscita molte domande sul futuro dell'Egitto, guidato dagli islamisti”. “In questi sei mesi - prosegue - verificheremo se il nuovo esecutivo ha un reale intento di cambiare il Paese; che scelte faranno i nuovi ministri? Saranno espressione del pluralismo sbandierato da Morsi o del volere dei Fratelli musulmani?”. (L.P.)
Siria: alcuni dati del dramma umanitario in un rapporto Onu
◊ Sono circa tre milioni i siriani che si trovano a dover fare i conti con l’insufficienza di scorte alimentari, l’impossibilità di mantenere gli animali di allevamento e di coltivare la terra. A sottolinearlo è un Rapporto congiunto dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), del Programma alimentare mondiale (Pam) e del governo siriano. Muhannad Hadi, rappresentante in Siria del Pam, descrive così la situazione: “Se le implicazioni economiche di questa situazione sono gravi (calcolate in circa 1,8 miliardi di dollari), ancora più pressanti sono le conseguenze sul fronte umanitario. Gli effetti di queste perdite – prosegue – colpiscono per primi e in maniera più perniciosa le categorie più povere del Paese. La maggior parte delle famiglie vulnerabili, incontrate durante la missione condotta sul campo, ha visto calare i propri redditi e aumentare contemporaneamente le spese”. Un vero e proprio dramma umanitario, come riporta la Misna, con i prezzi in continuo aumento e la conseguente e sempre crescente difficoltà di reperire i generi di prima necessità, come il pane, ma anche il gas da cucina e il carburante: il tutto coincide con la crescita della disoccupazione e la conseguente impossibilità per molti di affrontare i costi di un affitto o di altre spese necessarie per il mantenimento. Contemporaneamente - come riporta il Jordan Times - ci sono migliaia di persone in fuga dal Paese: soltanto alla frontiera con la Giordania il flusso è di circa 1.500 nuovi rifugiati al giorno. (L.P.)
In Siria, salesiani costretti a interrompere le attività: “È il caos”
◊ “Da circa tre settimane le comunità salesiane di Aleppo, Damasco e Kafroun hanno dovuto interrompere le loro attività, a causa della gravità della situazione, soprattutto ad Aleppo e Damasco. La situazione è davvero molto dura e pericolosa, è un caos”. A parlare, come riporta il Sir, è don Munir El Rai, salesiano siriano di Aleppo e attuale vicario ispettoriale per il Medio Oriente. “Soltanto a Kafroun, una zona montagnosa, abbiamo potuto lasciare ancora aperte le attività per i ragazzi della zona e per gli sfollati. Ho chiesto ai salesiani di concentrarsi sugli sfollati venuti ad Aleppo, Damasco e Kafroun dalle altre zone della Siria. Cerchiamo di aiutarli per quanto riguarda l‘accoglienza e la sistemazione, fornendo loro il necessario per vivere. Cerchiamo di sostenere i nostri ragazzi e giovani in questi momenti difficili”. I salesiani in Medio Oriente operano in Egitto, Siria, Libano, Israele, Territori Palestinesi, Turchia e Iran: qui gestiscono 14 oratori, 4 centri di formazione professionale, 2 parrocchie, 6 chiese pubbliche, 4 opere di assistenza ai profughi, un centro teologico internazionale e 6 centri di cooperatori. (L.P.)
I vescovi di Haiti denunciano l'aumento della violenza nel Paese
◊ Nel suo ultimo rapporto, la Commissione episcopale nazionale Giustizia e Pace di Haiti (Jilap) denuncia la situazione di violenza sempre più crescente del Paese. Nella zona metropolitana di Port-au-Prince nel solo periodo che va da aprile a giugno si contano 307 morti violente, di cui 212 omicidi commessi con armi da fuoco. Come riporta l’agenzia Misna, è altrettanto grave la situazione se si considera il periodo tra gennaio e aprile, nel quale si contano altre 293 vittime. La Jilap ha documentato anche un aumento di casi di "giustizia popolare": sono stati commessi già 42 linciaggi dall’inizio del 2012 nell’ambito di un contesto generale in cui predomina l’impunità. La Commissione rileva la persistente inefficacia delle inchieste giudiziarie e la mancanza di indipendenza dei giudici, dichiarando: “La creazione di un clima di sicurezza nel Paese passa prima di tutto dalla giustizia e dalla verità nei tribunali; occorre rendere più efficiente la direzione centrale del potere giudiziario e più professionali le unità della polizia nazionale negli interventi tesi a garantire l’ordine sociale”. (L.P.)
El Salvador. Mons. Rosa Chávez: superare la crisi istituzionale, ma senza pressioni esterne
◊ I negoziati per risolvere la crisi istituzionale in El Salvador, dove di fatto vi sono due Corti supreme di giustizia e due presidenti della magistratura, riprenderanno il 7 agosto dopo le vacanze per i festeggiamenti della festa patronale del Paese. Finora – riferisce l’Agenzia Fides - si sono raggiunti solo accordi preliminari. Il vescovo ausiliare di San Salvador, mons. Gregorio Rosa Chávez, aveva espresso il proprio apprezzamento per l'avvio del dialogo da parte del presidente, Mauricio Funes, per risolvere definitivamente la crisi. Mons. Chávez si è però mostrato critico perché l’avvio del dialogo è avvenuto su "pressione esterna" degli Stati Uniti d'America e non per un’iniziativa autonoma del governo. "Purtroppo penso che è vero ciò che dicono tutti, che si è avviato il dialogo perché ci è stata una pressione esterna", ha detto mons. Rosa Chávez ai giornalisti. "Questo dimostra - ha ribadito il Vescovo - che il nostro Paese non è indipendente, che il tempo passa e noi non ci facciamo rispettare, credo che è ora di riprendere la nostra dignità di Paese". Secondo notizie raccolte da Fides, l'ambasciatore degli Stati Uniti in El Salvador, aveva riferito della richiesta di diversi senatori degli Stati Uniti di togliere il Paese dalla lista dei destinatari del progetto "Cuenta del Milenio" e della "Asocio para el Crecimiento".
L’arcivescovo di New York: le autorità ci danno un altro anno prima di violare le nostre coscienze
◊ Ci sarà un anno di tempo per trovare una mediazione: per ora, le istituzioni e le organizzazioni religiose degli Stati Uniti (considerate, tuttavia, tali sulla base di alcune restrittive caratteristiche, dichiarate dalle stesse autorità federali) non sono obbligate a rispettate le nuove direttive sanitarie, entrate in vigore il primo agosto. Queste – ricorda L’Osservatore Romano - prevedono l’adeguamento dei piani di assistenza coperti dalle assicurazioni private che devono essere garantite da tutti i datori di lavoro, nell’ambito dei quali sono inclusi anche l’utilizzo di farmaci abortivi e il ricorso a interventi di sterilizzazione. Si tratta di una politica che, secondo le intenzioni del Governo, punta ad agevolare l’accesso ai servizi di cura e di prevenzione per le donne, ma che in realtà per i vescovi cattolici nasconde una maggiore facilità di ricorso alle pratiche abortive. La questione dunque resta ancora aperta e sia l’episcopato cattolico sia tutta le rete dell’associazionismo che lo sostiene stanno conducendo una forte campagna di pressione affinché sia garantito il rispetto della libertà religiosa e la tutela dei diritti di coloro che si oppongono alle pratiche abortive. Il Governo nei mesi scorsi aveva annunciato che le organizzazioni religiose avranno tempo fino al 2013 per mettersi in regola con le nuove direttive, che per tutte le altre istituzioni non religiose valgono quindi a partire da ieri. L’annuncio era stato accolto dai vescovi come «una decisione sconsiderata». In un comunicato, il presidente, l’arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Michael Dolan, ha sottolineato che «l’amministrazione ci sta dicendo che abbiamo un anno di tempo per trovare un modo per violare le nostre coscienze». La notizia dell’entrata in vigore ha avuto ampio risalto sui media, in relazione proprio alle polemiche scatenate. Vari commenti hanno posto in risalto che, comunque, milioni di cittadini vivono ora una difficile situazione. Come ha osservato, tra gli altri, il direttore di Conscience Cause, un’organizzazione no profit che si batte per il rispetto della libertà religiosa, «molti datori di lavoro si trovano di fronte a una scelta inimmaginabile»: ovvero negare i propri convincimenti morali e religiosi, oppure pagare multe molto salate. In aggiunta, il presidente di Catholic Advocate, Matt Smith — un’organizzazione che incoraggia i cattolici a essere fedeli all’insegnamento della Chiesa, attraverso il loro impegno sociale e politico — ha evidenziato che «il 1 agosto sarà ricordato come il giorno in cui la nostra più cara libertà, quella religiosa, è stata gettata via». Le autorità, ha osservato ancora, «non saranno mai in grado di porre rimedio ai problemi di coscienza creati ai cittadini fino a quando non porranno termine al mandato che contiene le direttive». Tra le istituzioni religiose coinvolte vi sono anche le università: i piani assicurativi, infatti, coinvolgono la popolazione studentesca. Alcune di queste istituzioni, come l’University of Notre Dame e la Catholic University of America stanno sostenendo peraltro dei ricorsi contro i piani assicurativi voluti dal Governo. Negli atenei, anche non affiliati a organizzazioni religiose, la politica adottata dalle autorità sta suscitando vive discussioni tra gli studenti, come nel caso per esempio citato dall’agenzia Reuters, della Georgetown University.Nei giorni scorsi una sentenza di un tribunale in Colorado, che ha suscitato una ampio eco, aveva stabilito che un’azienda gestita da una famiglia, nel caso in questione di fede cattolica, non può essere costretta a violare i propri convincimenti morali e religiosi in relazione ai piani assicurativi privati per i propri dipendenti. La Hercules Industries, è il nome dell’azienda, aveva infatti fatto ricorso contro le nuove direttive stabilite dal Governo. In un recente commento, il vice presidente dell’azienda, Andy Newland, ha ribadito che le direttive «sembrano contraddire l’idea di un’America, come Paese creato per la libertà religiosa». Per chiunque, ha aggiunto, «è stato chiamato a compromettere i propri principi, la parola frustrazione è un eufemismo. Noi abbiamo impiegato cinquant’anni per realizzare la nostra impresa nel rispetto forte della legalità; mentre ora il Governo dice di compromettersi in ciò in cui si crede, oppure di pagare una multa».
Caritas italiana: ripristinare la Consulta nazionale del servizio civile
◊ La Caritas italiana si unisce all’appello di giovani ed enti che chiedono il ripristino della Consulta nazionale del servizio civile e del Comitato di Difesa civile non armata e nonviolenta, in seguito alla decisione del Governo di abolire tutti gli organismi collegiali, inserita al comma 20 dell’art 20 del Decreto-legge n. 95/2012 di "Revisione della spesa pubblica" (la cosiddetta spending review) già approvato dal Senato e in fase di approvazione alla Camera. “Chiediamo al Ministro Andrea Riccardi - afferma al Sir don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana - di far proprio l’appello che viene da giovani e da enti del servizio civile nazionale, perché si adoperi nelle sedi opportune per salvaguardare la Consulta nazionale del servizio civile e il Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta”. Don Soddu apprezza i segnali positivi venuti dal governo, che ha accolto le istanze della società civile, “salvaguardando importanti organismi di dialogo istituzionale e confronto democratico come l’Osservatorio del Volontariato, quello dell’Associazionismo, l’Osservatorio per l‘infanzia e l‘adolescenza e il Comitato nazionale di parità”. “Proprio nell’anno in cui ricorrono i 40 anni del riconoscimento dell’obiezione di coscienza in Italia - afferma - sarebbe una beffa se questo organismo venisse cancellato”. “In questi anni - sottolinea il direttore di Caritas italiana - è apparso chiaro che il servizio civile non “appartiene” solo allo Stato e che per funzionare ha bisogno che tutti gli attori siano in sintonia: lo Stato (centrale e periferico), gli enti e i giovani volontari. La Consulta è un luogo insostituibile dove le diverse esigenze del sistema del servizio civile si ricompongono: se non ci fosse più, con chi si consulterebbe lo Stato, con se stesso?” Caritas Italiana fa parte della Consulta nazionale del servizio civile sin dalla sua istituzione, nel 1999. Fu infatti la legge 230/1998 a prevedere, per la prima volta, un luogo in cui fossero presenti le voci degli obiettori di coscienza e degli enti convenzionati per il servizio civile (e la Caritas Italiana, a quel tempo, era l’ente con il maggior numero di obiettori, circa 5.000 ogni anno).
Alluvioni in Corea del Nord: Pyongyang chiede di nuovo l’aiuto internazionale
◊ Nonostante le continue provocazioni militari e il programma atomico ancora del tutto operativo, la Corea del Nord ha chiesto (e in parte ottenuto) aiuti internazionali urgenti per la popolazione, devastata dalle inondazioni di luglio. Dopo il test nucleare del 2008 – riferisce AsiaNews - le Nazioni Unite avevano chiarito che non ci sarebbero più stati invii umanitari fino al blocco totale del programma. Seoul e Washington, i due maggiori donatori dopo Pechino, hanno sin da allora fermato ogni tipo di sostegno. Tuttavia, le alluvioni di luglio hanno ucciso 119 persone (secondo dati ufficiali, ma potrebbero essere molte di più) e hanno devastato diverse province del Paese. Almeno 100mila gli sfollati nelle aree di Anju, Songchon e Chonnae. Una delegazione Onu ha visitato queste zone e ha dichiarato che agli abitanti serve "tutto: cibo, medicinali, acqua potabile e ripari di emergenza". La Croce Rossa ha cominciato a raccogliere derrate alimentari e donazioni e ha stanziato circa 300mila dollari in favore delle vittime delle inondazioni. Tuttavia le necessità sono di molto superiori: secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, diffuso lo scorso mese, due terzi dei 24 milioni di nordcoreani soffre a causa di una cronica carenza di cibo.
Papua Nuova Guinea: allarme malaria, il 90% della popolazione è a rischio contagio
◊ Allarme malaria nella Papua Nuova Guinea: circa il 90% della popolazione è a rischio contagio. Si registrano ogni anno un milione e 900mila casi. Fondamentale è la prevenzione, visto che nel Paese si conta il 36% di tutti i casi accertati del Pacifico occidentale. A questo proposito, come riporta l’agenzia Fides, in ogni distretto è iniziata la distribuzione di zanzariere trattate con un insetticida a lunga durata. L’inizio del programma di prevenzione con zanzariere trattate con insetticida risale al 1989, quando si registrò una diminuzione dei casi clinici nei centri sanitari. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la metà della popolazione mondiale è soggetta alla malaria e ne sono particolarmente vulnerabili donne incinte, bambini e sieropositivi. Nel 2010 i casi riportati sono stati 216 milioni con 655 mila vittime mortali in tutto il mondo, un calo del 25% rispetto al 2000. (L.P.)
Brasile: sito dei Gesuiti sui progetti sociali, educativi e culturali
◊ Un nuovo portale in rete con un nuovo logo è stato lanciato in Brasile dai Gesuiti. Con questa iniziativa – riferisce L’Osservatore Romano - la Compagnia vuole dare maggiore visibilità ai progetti sociali, educativi e culturale avviati da diverso tempo nel Paese sudamericano. «La Compagnia di Gesù — ha spiegato il coordinatore della comunicazione dei Gesuiti in Brasile, padre Gerard Lacerdine — è conosciuta come passato, non come presente, e per questo che vogliamo divulgare le nostre opere attuali e ciò che abbiamo in programma di fare nel prossimo futuro». Attualmente, i Gesuiti sono circa 19.000 sparsi in oltre 130 Paesi nel mondo. In Brasile sono circa 650, di cui molti impegnati in numerose opere caritative. La rete gesuita dell’istruzione dispone di una ventina di scuole tra istituti superiori e università, con una media di 150.000 studenti, oltre a più di 70 progetti sociali ed educativi in tutto il Paese. Gli atenei brasiliani che appartengono all'ordine sono la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro della Compagnia di Gesù (Puc-Rj), la Pontificia Università Cattolica di Pernambuco (Puc) e l’Università Vale dos Sinos nel Rio Grande do Sul, oltre alla Facoltà di ingegneria industriale (Fei) di São Bernardo do Campo e di due scuole a Belo Horizonte. Gli istituti superiori, tutti di alto livello formativo, sono dislocati in 12 città del Paese, in particolare la Santo Inácio di Rio de Janeiro, il São Luis a São Paulo, il Loyola a Belo Horizonte, l’Anchieta a Porto Alegre, l’Antonio Vieira a Salvador e la Scuola Tecnica di Elettronica a Santa Rita do Sapucaí. «Sono scuole all’avanguardia», spiega padre Lacerdine, nelle quali viene offerta a tutti la possibilità di borse di studio con una copertura totale delle rette. Il nuovo sito, realizzato da una nota agenzia di grafica e dopo aver sentito i pareri di 70 Gesuiti del Paese ha un linguaggio visivo moderno. «Più che un progetto grafico — ha concluso padre Lacerdine — riassume la posizione e l’ampiezza del raggio d’azione dei gesuiti di fronte alle nuove problematiche della società nel campo culturale, educativo e sociale». (L.Z.)
Usa: domenica mega-raduno a Los Angeles per celebrare la Vergine di Guadalupe
◊ Più di 100mila cattolici da tutta la California sono attesi questa domenica al Memorial Coliseum di Los Angeles per una grande celebrazione in onore della Vergine di Guadalupe, particolarmente venerata anche nella città californiana. Organizzata dall’arcidiocesi di Los Angeles e dai Cavalieri di Colombo la “Guadalupe Celebration” sarà una delle più grandi manifestazioni religiose organizzate dalla Chiesa cattolica nella città. “Sarà una dimostrazione concreta dell’amore che i cattolici hanno per Nostra Signora di Guadalupe, della sua forza unificante e un buon esempio della vitalità della Chiesa”, ha dichiarato all’agenzia cattolica Cna Andrew Walther, vice-presidente delle comunicazioni e dei Media dei Cavalieri di Colombo. L’auspicio degli organizzatori è che l’evento possa essere una “testimonianza visibile dell’unità dei cattolici”. Alla manifestazione sono previsti gli interventi dell’arcivescovo di Los Angeles, mons. José Gomez, del prof. Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, e mons. Eduardo Chávez, postulatore della causa di canonizzazione di Juan Diego. Sono inoltre attesi artisti e personalità del mondo dello spettacolo e dello sport, come la cantante Dana Scallon, l’attore Pedro Fernandez, il campione di baseball Mike Piazza, il produttore del film "Braveheart". Tra le iniziative previste nell'ambito della giornata l’esposizione di una reliquia della “Tilma”, il mantello di Juan Diego sul quale apparve miracolosamente l’immagine della Madonna nel XVI secolo, donata nel 1941 dall’arcidiocesi di Mexico all’allora arcivescovo di Los Angeles Jonn Cantwell. (A cura di Lisa Zengarini)
Perù: conclusa la 41.ma Assemblea generale delle Pom
◊ Si conclude oggi la 41.ma Assemblea generale dei direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) sul tema “La fede senza carità non dà frutto”, tenutasi a Lima, in Perù, presso la Casa di Esercizi di San Giuseppe di Cluny. L’agenzia Fides riporta una nota delle Pontificie Opere Missionarie, in cui si legge: “Vogliamo generare un senso di appartenenza alle Pom per potere raggiungere e consolidare la presenza delle Pom in ogni Chiesa particolare e, così, analizzare le ricchezze e le sfide di ogni comunità particolare, che ci permetta di elaborare un piano pastorale uniforme al piano nazionale delle Pom. Abbiamo anche stabilito - prosegue la nota - delle regioni pastorali a livello nazionale con il fine di organizzare, pianificare e comunicare le azioni e le strategie per rafforzare il lavoro e il contributo delle Pom”. L'obiettivo dell’Assemblea era proprio quello di riscoprire l'identità delle Pontificie Opere Missionarie e quindi rafforzare e organizzare le attività missionarie per il periodo 2012-2013 in ciascuna delle giurisdizioni ecclesiastiche del Perù. (L.P.)
Ad ottobre convegno dell'Opus Dei sul "messaggio sociale" di San Josemaría Escrivá
◊ “Che cosa si può fare perché vi siano sempre meno poveri, meno ignoranti, meno anime senza fede, meno disperati, meno guerre, meno insicurezza, più giustizia, più comprensione, più rispetto dell’uomo? Una semina vera di pace e di gioia”. Queste parole di San Josemaría Escrivá ispirano il progetto Harambee che dal 2002, a partire dalle migliaia di fedeli presenti alla Canonizzazione del 6 ottobre, si impegna per l’educazione in diversi Paesi che si trovano a sud del deserto del Sahara. Il 5 ottobre - informa il sito dell’Opus Dei www.opusdei.it - si celebreranno i 10 anni di Harambee, con un evento su “Il messaggio sociale di San Josemaría”, che si svolgerà a Roma alla Pontificia Università della Santa Croce e al quale parteciperà tra gli altri il prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarría. Intanto, in questi giorni - riferisce l'agenzia Sir - 23 studentesse provenienti da diverse città d’Italia sono in Perù per un campo di lavoro in favore delle popolazioni svantaggiate di Lima. In Kenya, una quindicina di ragazze sono impegnate a Nairobi, presso il Moi Teaching and Referral Hospital, mentre da Milano sono partiti per il Nicaragua circa 25 studenti universitari e liceali che, fino al 14 agosto, si dedicheranno alla costruzione di aule per una scuola materna. Anche Ragusa, infine, si è unita alle oltre 70 città italiane che hanno intitolato una via, piazza o altro a San Josemaría Escrivá. (R.P.)
Australia: nel 2013 il primo Festival nazionale della gioventù cattolica
◊ Nel 2013 la Chiesa australiana celebrerà il suo primo Festival nazionale della gioventù. L’appuntamento è dal 5 al 7 dicembre 2013 presso il St. Patrick Campus dell’Università cattolica australiana di Melbourne. Tre giorni intensi scanditi da momenti di preghiera e di riflessione, seminari, manifestazioni musicali e mostre. All’evento, il più grande raduno giovanile in Australia dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008 a Sydney, sono attesi almeno 4mila partecipanti. “Il Festival offrirà ai giovani cattolici australiani l’opportunità di incontrare Cristo attraverso la Chiesa e ai vescovi l’occasione per ascoltare e condividere le problematiche e le preoccupazioni del mondo giovanile”: così spiega il senso dell’iniziativa, che sarà lanciata ufficialmente il prossimo 21 settembre, mons. Anthony Fisher, responsabile della Pastorale giovanile della Conferenza episcopale australiana, precisando che il progetto è da tempo allo studio della Commissione pastorale dei vescovi e del Consiglio dei giovani cattolici australiani. Intanto la macchina organizzativa è già in moto: nei prossimi mesi il Comitato organizzatore procederà alla scelta dei musicisti, dei relatori e degli espositori delle mostre che parteciperanno al Festival. È inoltre previsto un inno. Il tema e programma provvisorio del festival saranno annunciati il 21 settembre. (L.Z.)
Portogallo: Giornate della Comunicazione sociale su "Silenzio e censura"
◊ “Silenzio e censura nella comunicazione sociale”: su questo tema, si svolgeranno a Fatima, il 27 e 28 settembre prossimi, le Giornate nazionali della Comunicazione sociale, promosse dalla Chiesa portoghese. Il tema scelto richiama quello voluto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2012, ovvero "Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione". L’incontro avrà luogo presso il Seminario del Verbo Divino e sarà inaugurato dal presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, mons. Pio Alves. Seguirà l’intervento di mons. Nuno Brás, vescovo ausiliare di Lisbona, incentrato sul tema “Dinamiche della produzione dell’informazione e dell’opinione nella Chiesa cattolica”. Quindi, sarà la volta di una tavola rotonda dedicata a “Silenzio e censura nella comunicazione di un religioso”, con la partecipazione di padre José Tolentino Mendonça, direttore del Segretariato nazionale per la Pastorale della cultura, e di numerosi giornalisti. “Silenzio e censura nell’attuale contesto mediatico” sarà invece il tema del dibattito successivo, mentre la prima giornata di lavori si concluderà con una riunione dell’Associazione delle imprese di ispirazione cristiana. Il 28 ottobre, poi, i lavori si apriranno con la Santa Messa presieduta da mons. Alves, mentre a chiudere l’incontro si terrà una conferenza su “Libertà, responsabilità, regolamento”. “Ogni volta che si colpisce la libertà di espressione – spiega il Segretariato nazionale delle Comunicazioni sociali – si colpiscono anche la dignità e la democrazia”. Dal loro canto, i presidenti delle Commissioni episcopali per le comunicazioni sociali di Spagna e Portogallo, riunitesi a Fatima nel giugno scorso, avevano già evidenziato i problemi attuali dei mass media, “notevolmente condizionati” da fattori economici, ideologici e politici. “La crisi economica – ribadivano i presuli – causa frequentemente la perdita di lavoro da parte dei professionisti, con conseguenti danni per tutto il processo della comunicazione e la successiva limitazione del diritto che il pubblico ha di conoscere la verità”. (I.P.)
Polonia: pellegrinaggio a piedi a Czestochowa di Comunione e liberazione
◊ Partirà il 6 agosto il XXXII pellegrinaggio a piedi da Cracovia a Częstochowa, organizzato da Comunione e liberazione (Cl). Nel suo messaggio ai neomaturati, laureandi e neolaureati che parteciperanno al pellegrinaggio, che giungerà a Czestochowa l’11 agosto - riferisce l'agenzia Sir - don Julián Carrón ha ricordato le parole di don Giussani: “Aspettatevi un cammino, non un miracolo che eluda le vostre responsabilità, che elida la vostra fatica, che renda meccanica la vostra libertà. Imparate a memoria questa frase - è stato l’invito di don Carrón - perché vi faccia compagnia lungo il pellegrinaggio, per mettervi nell’atteggiamento giusto, per non aspettarvi qualcosa di miracoloso, di meccanico dal gesto che compite al termine della scuola e dell’università. Un gesto di questo calibro apre il cuore, la mente, la disponibilità, la totalità dell’io. Se possibile, cavalcate questa apertura del vostro cuore che vi ha fatto desiderare di compiere il pellegrinaggio”. “Portate con voi i vostri desideri, le vostre speranze, ma anche i vostri drammi, le difficoltà e le perplessità - ha aggiunto -; proprio la fatica del cammino farà emergere con tutta la sua potenza il bisogno infinito del vostro cuore”. Per don Carrón, “l’unica cosa che riesce a mantenere viva la consapevolezza del bisogno è una presenza che ci sfidi di continuo: la Chiesa”. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 216