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Sommario del 28/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: in Germania ho visto il volto giovane della Chiesa e la gioia di essere cattolici
  • Pubblicato il programma del viaggio apostolico del Papa in Benin
  • Il Papa assegna in via esclusiva alla Rota Romana le cause di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità della sacra ordinazione
  • Nomine
  • Mons. Mamberti all'Onu su emergenze umanitarie, libertà religiosa, crisi economica e Stato palestinese
  • Il metropolita Hilarion a Roma: domani l'incontro con il Papa
  • Il cardinale Tomko incontra il Patriarca Kirill: cresce la vicinanza tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa
  • Mons. Tomasi sulla proprietà intellettuale: la conoscenza deve essere patrimonio di tutti
  • Il cardinale Bagnasco: situazione seria e grave in Italia, correggere abitudini e stili di vita
  • Il cardinale Bertone presiede la Messa per gli 80 anni della Radio Vaticana
  • Festa del Corpo della Gendarmeria vaticana
  • Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti lancia il proprio sito web
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Barroso e la Merkel assicurano: la Grecia resta nell'eurozona. Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie
  • L'Egitto si prepara alle prime elezioni del dopo Mubarak
  • La nuova evangelizzazione al centro della plenaria dei vescovi europei a Tirana: intervista con mons. Mirdita
  • L’Unicef lancia la Campagna “Vogliamo zero” contro la mortalità infantile
  • Diocesi di Milano. Il cardinale Scola incontra il mondo del volontariato
  • Ottava edizione di “JPII Games, Pilgrims of Peace” per la pace in Terra Santa
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Ravasi a Strasburgo: “La Bibbia codice dell’Europa di oggi”
  • Le Filippine in ginocchio per il tifone Nesat
  • Russia: rischia la demolizione un’altra casa delle suore di Madre Teresa a Mosca
  • In Siria i cristiani sono a favore delle riforme, ma contro la violenza
  • Egitto: “Centinaia di eritrei trattenuti nelle stazioni di polizia” denuncia don Zerai
  • Tanzania: impegno nazionale per arginare la violenza contro i bambini
  • Uruguay: la Chiesa denuncia la grave situazione nelle carceri
  • Myanmar: società civile, cristiani e vescovi si mobilitano per "salvare il fiume Irrawaddy”
  • Irlanda: il 2 ottobre la Giornata per la vita su solidarietà e speranza
  • Spagna: i farmacisti chiedono il rispetto dell’obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo
  • Slovenia: dalla Settimana sociale “risveglio” della “volontà di un agire comune”
  • Cei. Mons. Pompili: “Fede resta questione centrale della vita della Chiesa”
  • Cuba: inaugurato il nuovo centro culturale cattolico dell’Avana
  • Cina: nella festa di San Vincenzo de' Paoli la Chiesa ricorda il ruolo dei missionari lazzaristi
  • Su internet una biblioteca mondiale di teologia ed ecumenismo
  • I rotoli del Mar Morto sul web: digitalizzati da Google
  • 24 Ore nel Mondo

  • Medio Oriente: il governo israeliano non trova l’intesa sulle proposte di pace del Quartetto
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: in Germania ho visto il volto giovane della Chiesa e la gioia di essere cattolici

    ◊   La Chiesa in Germania è viva e ha un “volto giovane”. La consapevolezza con la quale Benedetto XVI è tornato a Roma dal suo recente viaggio apostolico in Germania è la stessa che il Papa ha comunicato questa mattina alle migliaia di fedeli incontrati durante l’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha dedicato la catechesi al racconto delle varie tappe del viaggio, segnato – ha detto – da “intense e stupende giornate”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un viaggio “dal nord al sud, dall’est all’ovest”, da Berlino a Friburgo, per percepire tra i cattolici la “gioia” di esserlo, per confermare nella fede la Chiesa tedesca ed esortarla a una maggiore libertà dai “fardelli materiali”, per rendere più forti e amichevoli i rapporti ecumenici e interreligiosi, oltre che istituzionali. Tre giorni dopo il rientro dalla sua terra, Benedetto XVI ha fatto all’udienza generale il puntuale resoconto dei quattro giorni di visita apostolica in Germania, definita – come la Gmg di Madrid – “una grande festa della fede”. Ma a differenza del raduno giovanile di agosto, il Papa ha mosso i suoi primi passi a Berlino in uno scenario di alto profilo istituzionale, simboleggiato dal discorso al Bundestag, il primo pronunciato da un Papa tra le mura del parlamento tedesco:

    “In tale occasione ho voluto esporre il fondamento del diritto e del libero Stato di diritto, cioè la misura di ogni diritto, inscritto dal Creatore nell’essere stesso della sua creazione. E’ necessario perciò allargare il nostro concetto di natura, comprendendola non solo come un insieme di funzioni ma oltre questo come linguaggio del Creatore per aiutarci a discernere il bene dal male”.

    Berlino è stato anche il luogo nel quale toccare con mano l'evoluzione dei rapporti della Chiesa con l’ebraismo e l’islam in Germania, riflettendo in particolare con il mondo musulmano sull’importanza, ha detto il Papa, della “libertà religiosa per uno sviluppo pacifico dell’umanità”. Dalla capitale alla Turingia, “terra della riforma protestante”, Benedetto XVI ha rievocato l’incontro con i vertici della Chiesa evangelica nei luoghi in cui visse Lutero e ha ripetuto il dovere che hanno i cristiani della testimonianza unitaria di Cristo al mondo:

    “Occorre il nostro comune sforzo nel cammino verso la piena unità, ma siamo sempre ben consapevoli che non possiamo 'fare' né la fede né l’unità tanto auspicata. Una fede creata da noi stessi non ha alcun valore, e la vera unità è piuttosto un dono del Signore, il quale ha pregato e prega sempre per l’unità dei suoi discepoli. Solo Cristo può donarci quest’unità, e saremo sempre più uniti nella misura in cui torniamo a Lui e ci lasciamo trasformare da Lui”.

    Nella regione dell’Eichsfeld, e in particolare nel Santuario mariano di Etzelsbach, il Papa si è immerso in una realtà dove proclamarsi cristiani ha voluto dire in passato sfidare l’oppressione nazista e comunista. I Vespri davanti al Santuario e, più avanti, la Messa davanti al Duomo di Erfurt hanno contribuito, ha affermato, a mettere in chiaro una volta di più la forza che i Santi, ma anche tanti sconosciuti, hanno di cambiare il mondo in cui vivono:

    “Commovente è stato anche il breve incontro con Mons. Hermann Scheipers, l’ultimo sacerdote vivente sopravissuto al campo di concentramento di Dachau. Ad Erfurt ho avuto anche occasione di incontrare alcune vittime di abuso sessuale da parte di religiosi, alle quali ho voluto assicurare il mio rammarico e la mia vicinanza alla loro sofferenza”.

    L’accoglienza ricevuta a Friburgo, con migliaia di giovani stretti in preghiera attorno a Benedetto XVI, ha permesso al Papa una constatazione che lo ha reso particolarmente contento:

    “Sono stato felice di vedere che la fede nella mia patria tedesca ha un volto giovane, che è viva e ha un futuro (...) Ho ripetuto loro che il Papa confida nella collaborazione attiva dei giovani: con la grazia di Cristo, essi sono in grado di portare al mondo il fuoco dell’amore di Dio”.

    A Friburgo, ha proseguito il Pontefice, Chiesa cattolica e Chiese ortodosse e ortodosse orientali hanno potuto vivere momenti di “atmosfera fraterna”. “Ci sentiamo molto vicini” a loro, ha ripetuto il Papa, e questa “ampia comunanza” è una responsabilità per “il rinnovamento della nostra società”. L’ultima annotazione, Benedetto XVI l’ha riservata al discorso rivolto alle forze vive Chiesa tedesca, caratterizzato fra l’altro da un suggerimento di grande eco mediatica ma soprattutto di portata più ampia della sola Chiesa locale:

    “Ho parlato ad un migliaio di cattolici impegnati nella Chiesa e nella società, suggerendo alcune riflessioni sull’azione della Chiesa in una società secolarizzata, sull’invito ad essere libera da fardelli materiali e politici per essere più trasparenza di Dio”.

    Dopo le sintesi in varie lingue della catechesi, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari ai sacerdoti del Pontificio Collegio San Pietro e alle Suore Benedettine della Divina Provvidenza, come pure ai fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, giunti a Roma nell’anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo I. Il Papa ha anche salutato i pellegrini della diocesi di Ascoli Piceno, guidati dal loro vescovo, Silvano Montevecchi, che celebrano i 50 anni della proclamazione della loro Patrona, la Beata Vergine delle Grazie.

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    Pubblicato il programma del viaggio apostolico del Papa in Benin

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma ufficiale del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Benin. La visita, la 22.ma del Pontificato, si svolgerà dal 18 al 20 novembre prossimi in occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse due anni fa durante il secondo Sinodo per l’Africa. Il Papa arriverà a Cotonou nel pomeriggio di venerdì 18 novembre e visiterà subito la Cattedrale della città. Il giorno dopo incontrerà i membri del governo, i rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, il Corpo diplomatico e i rappresentanti delle principali religioni nel Palazzo presidenziale. Quindi, la visita di cortesia al presidente della Repubblica. Di qui si trasferisce a Ouidah per visitare la tomba del cardinale Bernardin Gantin, incontrare i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e i fedeli laici. Segue la visita alla Basilica dell’Immacolata Concezione di Maria di Ouidah con la firma dell’Esortazione apostolica postsinodale. Nel pomeriggio, di nuovo a Cotonou per una visita al Foyer “Pace e gioia” delle Missionarie della Carità, l’incontro con i bambini e poi quello con i vescovi del Benin. Domenica 20 novembre il Papa presiede la Santa Messa con la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale ai vescovi dell’Africa nello “Stade de l’amitié” di Cotonou. Nel pomeriggio, la cerimonia di congedo nell’aeroporto internazionale “Cardinale Bernardin Gantin” di Cotonou e il rientro a Roma in tarda serata.

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    Il Papa assegna in via esclusiva alla Rota Romana le cause di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità della sacra ordinazione

    ◊   E’ stata pubblicata ieri la Lettera apostolica, in forma di Motu proprio, di Benedetto XVI “Quaerit semper”. Con essa il Papa modifica la Costituzione apostolica Pastor bonus, stabilendo il passaggio della competenza delle cause di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità della sacra ordinazione dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in via esclusiva, al Tribunale della Rota Romana. Benedetto XVI spiega nella Lettera i motivi di questo cambiamento. “La Santa Sede – scrive - ha sempre cercato di adeguare la propria struttura di governo alle necessità pastorali che in ogni periodo storico emergevano nella vita della Chiesa, modificando perciò l’organizzazione e la competenza dei Dicasteri della Curia Romana”. “Nelle presenti circostanze – osserva - è parso conveniente che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si dedichi principalmente a dare nuovo impulso alla promozione della Sacra Liturgia nella Chiesa, secondo il rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II a partire dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. Pertanto ho ritenuto opportuno trasferire ad un nuovo Ufficio costituito presso il Tribunale della Rota Romana la competenza di trattare i procedimenti per la concessione della dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità della sacra Ordinazione”. Con la pubblicazione di questo Motu Proprio – afferma il decano della Rota Romana, mons. Antoni Stankiewicz - si realizza un’innovazione normativa di portata storica nell’ambito della Curia Romana.

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    Nomine

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo metropolita di Florianópolis mons. Wilson Tadeu Jönck, dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, finora vescovo di Tubarão. Il presule, 60 anni, ha compiuto gli studi di Filosofia nel Convento "Sagrado Coração de Jesus" nella città di Brusque e quelli di Teologia presso l’Istituto Teologico "Sagrado Coração de Jesus" nella città di Taubaté. Ha poi ottenuto una specializzazione in Pedagogia presso la Facoltà di Filosofia di Varginha e la licenza in Psicologia presso l’Università Gregoriana di Roma. Emessa la professione religiosa nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù e ordinato sacerdote, ha esercitato tra gli altri gli incarichi di direttore di Seminario e parroco. È stato membro del Consiglio regionale dei Dehoniani per la "Região Brasileira Meridional", docente e assistente del maestro dei novizi. Nel 2003 è stato nominato ausiliare dell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro. Nel 2010 è stato nominato vescovo di Tubarão. Attualmente è presidente della Conferenza episcopale regionale "Sul 4" che corrisponde allo Stato di Santa Catarina.

    In Bolivia, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Santa Cruz de la Sierra mons. Sergio Alfredo Gualberti Calandrina, finora ausiliare di Santa Cruz de la Sierra. Il 65.enne presule è originario di Bergamo, in Italia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha prestato servizio come cappellano dei migranti italiani in Neuchâtel, in Svizzera. Nel 1979 è arrivato a la Paz e ha iniziato il suo servizio nella parrocchia "El Salvador". Più tardi, è stato nominato assessore del Consiglio nazionale dei laici. È stat anche assessore nazionale delle Comunità ecclesiali di base e, nello stesso tempo, ha collaborato nella pastorale presso la parrocchia "Nuestra Señora de Copacabana" a La Paz. Nel 1990, la Conferenza episcopale boliviana lo ha nominato segretario per la Pastorale, anche in vista della IV Conferenza Episcopale Latinoamericana in Santo Domingo. Nel 1996 è stato eletto segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale boliviana. Nel 1999, Giovanni Paolo II lo ha nominato ausiliare di Santa Cruz de la Sierra. È stato presidente della Commissione delle missioni della Conferenza episcopale boliviana e attualmente è il primo assessore dell'Area di evangelizzazione della stessa.

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    Mons. Mamberti all'Onu su emergenze umanitarie, libertà religiosa, crisi economica e Stato palestinese

    ◊   Produrre senza fare il bene comune è ingenuo, cinico, fatale: così l'arcivescovio Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervenendo ieri a New York alla 66.ma Assemblea generale dell'Onu. Il presule ha parlato anche di mancanza di libertà religiosa che rappresenta una minaccia per la pace, dell’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa, del commercio delle armi che aumenta i rischi di conflitti e del dibattito sullo Stato palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:

    Ogni decisione in tema di economia ha una conseguenza morale: lo afferma mons. Mamberti richiamando tutti a riflettere sui danni di un mercato senza etica. “L’idea di produrre risorse e beni e di gestirli in modo strategico senza cercare attraverso tutto questo di fare il bene comune – spiega – si è rivelata un’illusione”. E mons. Mamberti dà anche una definizione di questa illusione: “ingenua, - dice – cinica, sempre fatale”. La crisi economica globale è sotto gli occhi di tutti e il presule è chiaro: chiede una “revisione lungimirante dell’architettura finanziaria e commerciale globale per correggere disfunzioni e distorsioni”. E spiega: il rinnovamento delle regole deve avvenire nel quadro dell’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo”. E incoraggia a “rafforzare l’aiuto pubblico allo sviluppo”. Tra l’altro - aggiunge – “lo stato di salute ecologica del Paese lo esige”.

    Fa tutto parte di una responsabilità che la comunità internazionale condivide nei confronti di problematiche alle quali i singoli governi non vogliono o non possono contribuire, ricorda mons. Mamberti citando le emergenze umanitarie come quella in corso nel Corno d’Africa “che provoca l’esodo di milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, con un numero elevato di vittime della carestia”. La Santa Sede – afferma – rinnova l’appello che Papa Benedetto XVI ha lanciato perché si risponda all’emergenza ma anche perché si vada ad “influire sulle diverse cause”. Mons. Mamberti ricorda la “responsabilità di proteggere” che ha la comunità internazionale con “i modi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e attraverso altri strumenti internazionali”.

    C’è poi la riflessione in tema di libertà religiosa che parte dalla considerazione che “è la via fondamentale per la costruzione della pace, il riconoscimento della dignità umana e la salvaguardia dei diritti degli uomini”. Mons. Mamberti ricorda che nel mondo “si osserva un aumento dell’intolleranza per motivi religiosi” e che attualmente il gruppo che più subisce persecuzioni a causa della fede è quello dei cristiani”. “La mancanza di libertà religiosa – ribadisce – rappresenta una minaccia per la sicurezza e la pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale”. Da qui l’appello alle autorità e ai capi religiosi affinchè assicurino “misure concrete di protezione”. Oltre alle persecuzioni o discriminazioni c’è anche un altro fenomeno, avverte: in alcuni Paesi dove si dà “grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, paradossalmente, si tende a considerare la religione come un fattore esterno alla società moderna o perfino destabilizzante, e si cerca in diversi modi di marginalizzarla e di impedire che abbia influenza sulla vita sociale”. Mons. Mamberti si chiede come si possa negare il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà. E ricorda – con le parole di Benedetto XVI – che “la ricerca sincera di Dio ha portato a un maggiore rispetto della dignità dell’uomo”.

    E parlando di sviluppo, di dignità della persona e di bene comune, mons. Mamberti guarda con speranza alla conferenza Onu dedicata al Trattato sul commercio delle armi prevista nel 2012, ricordando che il commercio di armi non regolamentato né controllato frena lo sviluppo umano integrale, aumenta il rischio di conflitti. Mons. Mamberti auspica “un Trattato efficace e applicabile che tenga conto del grande numero di persone che sono colpite dal commercio illegale e di armi e munizioni e della loro sofferenza”.

    C’è poi il riferimento importante alla richiesta palestinese di riconoscimento come Stato fatta all’Onu: "la Santa Sede - afferma il presule - è persuasa che, se si vuole la pace, occorre saper adottare decisioni coraggiose" e auspica che "gli Organi competenti delle Nazioni unite prendano una decisione che aiuti a dare concreta attuazione all’obiettivo finale, cioè la realizzazione del diritto dei palestinesi ad avere uno Stato sovrano e indipendente e al diritto degli israeliani alla sicurezza, avendo i due Stati dei confini internazionalmente riconosciuti”. La via indicata è quella della “ripresa dei negoziati”.

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    Il metropolita Hilarion a Roma: domani l'incontro con il Papa

    ◊   Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, è in visita da ieri a Roma nel contesto dello sviluppo dei buoni rapporti tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa Russa. Nella giornata di oggi il metropolita incontrerà i responsabili del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, presso la sede del dicastero. Domani alle 11 è previsto l’incontro con il Papa a Castel Gandolfo. Si tratta del terzo incontro tra Benedetto XVI e il metropolita, dopo l’elezione di Hilarion al vertice del Dipartimento delle Relazioni Ecclesiastiche Esterne; i precedenti colloqui – un’udienza ufficiale e un incontro informale – si sono svolti, rispettivamente, nel settembre 2009 e nel maggio 2010. Nella stessa giornata di domani sono inoltre in agenda colloqui con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. (A cura di Marina Vitalini)

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    Il cardinale Tomko incontra il Patriarca Kirill: cresce la vicinanza tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa

    ◊   Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa sono sempre più vicine: è quanto ha affermato il cardinale Jozef Tomko, al termine dell’incontro, svoltosi ieri nella capitale russa, con il Patriarca di Mosca Kirill. Il porporato, domenica scorsa, aveva presieduto - come inviato speciale del Papa - la Messa per il centenario della consacrazione della Cattedrale dell'Immacolata a Mosca, simbolo della fede negli anni bui della dittatura comunista. Ma come sta cambiando il rapporto tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa? Ascoltiamo il cardinale Josef Tomko al microfono di Wojciech Raiter:

    R. – C’è una maggiore fiducia fra le due Chiese e c’è anche la volontà di essere vicine e collaborare cristianamente. Questo, dunque, è uno spirito di dialogo ecumenico molto positivo.

    D. – Lei ha incontrato il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. Quali argomenti sono stati toccati?

    R. – E’ stato un incontro molto cordiale e ci siamo trovati con idee molto comuni. Abbiamo parlato della missione: il Patriarca ha manifestato un vivo senso della missione. Poi, abbiamo parlato molto del clero, perché anche qui, nella Chiesa ortodossa, mancano le vocazioni e il clero non è sufficiente e deve essere ben formato. Abbiamo parlato quindi della cristianofobia nelle nostre società occidentali sottolineando che ci vuole una voce autorevole per difendere l’etica cristiana: io l’ho ringraziato per aver parlato molto chiaramente e in grande armonia con noi in questo campo.

    D. – Secondo lei, cosa dovrebbero fare adesso la Chiesa cattolica russa e la Chiesa ortodossa?

    R. – Lavorare insieme per salvare la fede nella società e promuovere la religione nella sua dimensione pubblica e non solo come una cosa privata che non abbia nulla a che fare con la società. Questo impegno, che vediamo oggi anche il Santo Padre Benedetto XVI sottolinea molto fortemente, è un impegno comune, su cui dobbiamo, sia una Chiesa che l’altra, lavorare molto. Poi avvicinarci sempre di più. Abbiamo menzionato il recente discorso del Santo Padre ai rappresentanti della Chiesa ortodossa in Germania ed è un programma ecumenico molto bello. Quindi, questa è la linea su cui, credo, si andrà avanti sempre con maggiore impegno.(ap)

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    Mons. Tomasi sulla proprietà intellettuale: la conoscenza deve essere patrimonio di tutti

    ◊   L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, nel suo intervento alla 49ma assemblea della World Intellectual Property Organization, ha ribadito ieri il sostegno del Vaticano alla protezione della proprietà intellettuale, capace di incentivare l’innovazione e la creatività. Una protezione, tuttavia – afferma il presule – che deve consentire la diffusione e la circolazione più ampia possibile dei vantaggi derivanti dall’innovazione. Dal momento, infatti, che tutti gli esseri umani sono chiamati a dare il proprio contributo alla vita sociale, culturale e civile, si rende necessario coinvolgere in essa anche le categorie più svantaggiate. Diventa, perciò, centrale, la questione dell’accesso alla conoscenza per i più poveri, che mons. Tomasi esprime con le parole di Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus Annus: “È necessario che questi uomini bisognosi siano aiutati ad acquisire le conoscenze, ad entrare nel circolo delle interconnessioni, a sviluppare le loro attitudini per valorizzare al meglio capacità e risorse”. In questo modo essi diventano protagonisti attivi del loro futuro e non più solo elementi passivi nell’ordine sociale dove la persona umana “deve essere e continuare a essere, il soggetto, il fondamento e il fine”. Il presule ha poi citato gli importanti passi avanti fatti dall’ultima assemblea dell’Organizzazione, nei settori di competenza del Comitato permanente per la Legge sui brevetti, del Comitato intergovernativo per le risorse genetiche, le conoscenze tradizionali e il folklore. Uno dei più significativi è quello del Comitato permanente sui diritti d’autore e correlati, che permetterà a circa 284 milioni di persone non vedenti che vivono nel mondo, il 90% delle quali nei Paesi poveri, di superare le barriere dell’accesso alla conoscenza. “Il rapido sviluppo della tecnologia nel campo dei media è sicuramente un segnale di progresso della società di oggi – ha aggiunto mons. Tomasi – ma è anche una sfida per gli Stati membri di questa Organizzazione, che devono affrontare uno sforzo particolare”. Il presule ha quindi concluso sottolineando ancora una volta la centralità del diritto alla proprietà privata e alla proprietà intellettuale, fondamentali per la soddisfazione dei principali bisogni umani come la realizzazione personale e per il raggiungimento del bene comune, possibile, però, “solo se prevale la solidarietà”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Il cardinale Bagnasco: situazione seria e grave in Italia, correggere abitudini e stili di vita

    ◊   Per il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, l’Italia è di fronte ad una situazione “seria e grave” che richiede di “correggere abitudini e stili di vita”. Il presidente della Cei ha parlato ieri sera all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede nel quadro delle manifestazioni per i 150 anni dell’unità del Paese. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, da parte sua, ha messo in luce come i valori cattolici abbiano cementato l’Italia. Alessandro Guarasci:

    I cattolici hanno avuto un ruolo importante nel processo di unificazione dell’Italia. E anche oggi, in questo momento difficile, soprattutto le associazioni, possano dare un apporto vitale. Per il cardinale Angelo Bagnasco “siamo di fronte ad una situazione seria e grave” che richiede di “correggere abitudini e stili di vita”:

    “Le difficili congiunture strutturali che ci si augura possano essere affrontate con sempre maggiore vigore ed efficacia, non sono superabili dunque senza far riferimento ad un investimento più profondo e di lungo periodo, perché l’unità del Paese, ieri come oggi, si realizza solo attorno al retto vivere”.

    Si’ poi al federalismo, basta che sia solidale e produca efficienza, quindi senza sconfinare nel campanilismo. Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, va ribadita l’efficace collaborazione tra Stato e Chiesa:

    “La collaborazione tra Chiesa e Stato continui e si approfondisca, specialmente nelle diverse realtà locali, in questo momento difficile per il mondo intero e per l’Italia in particolare. La celebrazione dei 150 anni fatta qui, insieme, sia un richiamo e un monito per tutti. Anzitutto, un monito morale e nello stesso tempo l’invito e l’incitamento a perseguire insieme, costantemente il bene comune”.

    Sulla stessa linea mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato:

    “L’esperienza italiana è certamente peculiare. Roma è sede del successore di Pietro e del centro della cattolicità. L’esperienza italiana può condividere con altri Paesi e con grande profitto le acquisizioni maturate a proposito della relazione Chiesa – Stato, nella distinzione degli ambiti e nella proficua collaborazione reciproca”.

    Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha messo in luce come un’“azione sinergica” per “difendere la libertà di esporre il Crocifisso in luoghi pubblici” sia stata svolta da Stato e Chiesa.(ma)

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    Il cardinale Bertone presiede la Messa per gli 80 anni della Radio Vaticana

    ◊   Domani mattina alle 9.00, presso la Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone presiederà una Celebrazione eucaristica in onore di San Gabriele, Patrono della Radio Vaticana, nell’anno dell’80.mo di fondazione dell’emittente pontificia (12 febbraio 1931). Saranno presenti quanti operano nella Radio, insieme ai loro familiari, collaboratori ed ex dipendenti. Al termine della liturgia, momento di festa e di amicizia nel piazzale antistante la Trasmittente Marconi, prima sede della Radio Vaticana, nel corso del quale verranno conferite onorificenze pontificie ad alcuni membri dell’emittente. (M.V.)

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    Festa del Corpo della Gendarmeria vaticana

    ◊   Assume valenza speciale, quest’anno, la Festa di San Michele Arcangelo, Patrono del Corpo della Gendarmeria: si svolgerà domani alle 17.30, sul piazzale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, la cerimonia commemorativa, alla quale presenzieranno il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il presidente del Governatorato, cardinale Giovanni Lajolo. Alla commemorazione saranno presenti, inoltre, altre Autorità dello Stato della Città del Vaticano, nonché numerose personalità civili e militari della Repubblica Italiana. Il Corpo della Gendarmeria, in coordinamento con la Guardia Svizzera Pontificia, ha il compito di vigilare sulla sicurezza del Sommo Pontefice. Inoltre, ad esso sono demandate sul territorio dello Stato le funzioni di polizia giudiziaria, controllo del territorio e ordine pubblico, con un servizio costante che copre le 24 ore, tutti i giorni dell’anno, ora confortato anche da avanzate tecnologie nel campo della sicurezza. Nel 2008 lo Stato della Città del Vaticano ha infatti aderito all’Interpol, l’Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale. Nel corso della cerimonia di domani, il principe Sforza Ruspoli consegnerà a un ufficiale della Gendarmeria la bandiera che la nobile famiglia custodisce ininterrottamente dal 1870 e che il principe ha voluto donare al Santo Padre nell’udienza privata di questa mattina, in memoria dei caduti delle truppe pontificie del 1870. La bandiera verrà esposta all’interno del Museo storico, nell’Appartamento Nobile del Palazzo Apostolico Lateranense. Per onorare la festa del Corpo della Gendarmeria, infine, sarà presente nello schieramento un drappello del Reggimento dei Lancieri di Montebello, in rappresentanza delle Forze armate italiane, in concomitanza con il 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia.

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    Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti lancia il proprio sito web

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha attivato oggi all’indirizzo www.pcmigrants.org, il proprio sito web: un mezzo di facile consultazione, che potrà rivelarsi utile per tutti coloro che, a diverso titolo e per varie ragioni, sono interessati o coinvolti nell’articolato fenomeno della mobilità umana. Tra gli argomenti trattati nelle pagine, la visione cristiana e la sollecitudine pastorale della Chiesa nell’incontro con rifugiati e migranti, apolidi, nomadi e gente dello spettacolo viaggiante, marittimi, sia in navigazione che nei porti, persone impiegate negli aeroporti o sugli aerei, coloro che lavorano o vivono sulla strada, viaggiatori per motivi di pietà, studio o svago, come i pellegrini, gli studenti internazionali e i turisti, in conformità a quanto espresso nella Costituzione Apostolica, Pastor Bonus.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Ho attraversato la Germania dal nord al sud, dall'est all'ovest: all'udienza generale Benedetto XVI sul recente viaggio. Nell'informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini al cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum.

    Nell'informazione internazionale, l'intervento dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, alla sessantaseiesima sessione dell'Assemblea generale dell'Onu.

    Un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Scricchiola l'asse tra Washington e Islamabad".

    In cultura, riguardo all'incontro organizzato, ieri, dall'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, gli interventi dell'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, del cardinale Angelo Bagnasco, di Gianni Letta e di Vasco Errani, con la cronaca dell'avvenimento a firma di Marco Bellizi.

    Una partita che si gioca per vincere dall'inizio alla fine: Marco Agostini sul San Michele arcangelo di Guido Reni.

    Senza radici non c'è architettura: Paolo Portoghesi ricorda Imre Makovetz.

    I canti liturgici mancano di universalità: Marcello Filotei intervista il preside Miserachs Grau per il centenario del Pontificio Istituto di Musica Sacra.

    Quando l'ispirazione cade dal cielo: Sandro Barbagallo sulle sculture di Bizhan Bassiri alla Biennale di Venezia.

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo "L'unica speranza è la dismisura": si è conclusa a Lucca la seconda edizione de "I Teatri del Sacro".

    Nell'informazione vaticana, l'introduzione di padre Federico Lombardi al libro di Alessandro De Carolis sugli ottant'anni della Radio Vaticana.

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    Oggi in Primo Piano



    Barroso e la Merkel assicurano: la Grecia resta nell'eurozona. Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie

    ◊   ''E' tempo che il settore finanziario dia un contributo alla società''. E' quanto ha affermato il presidente della Commissione europea, Barroso, nel suo intervento a Strasburgo, durante il quale ha pure assicurato che la Grecia resterà membro della zona euro. Barroso ha annunciato che la Commissione ha adottato oggi la proposta per la tassazione delle transazioni finanziarie. La nuova tassa, che dovrebbe entrare in vigore non prima del 2014, garantirà un gettito annuo di 55 miliardi di euro. Sul provvedimento, Stefano Leszczynski ha intervistato l’economista Mario Deaglio:

    R. – E’ molto probabile che la “tobin tax” porti molto poco alle casse dell’Unione, perché il suo scopo non è tanto quello di far cassa, quando quello di scoraggiare determinati tipi di operazioni: applicando alle operazioni normali della speculazione queste imposte, anche molto piccole, semplicemente si rendono non più convenienti le operazioni stesse e il mercato non le farà più.

    D. – Barroso ha difeso la necessità che la Grecia resti nell’Euro; lo stesso ha fatto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, incontrando Papandreu…

    R. – Qui siamo di fronte ad una necessaria ipocrisia: è chiaro che i greci non possono pagare; i greci hanno molte colpe, hanno mentito clamorosamente sulle loro statistiche… Allora cosa bisogna fare? Bisogna prestargli i soldi, senza dire che gli sono stati prestati… Quindi abbiamo il tentativo dell’Unione Europea per quelli che la signora Merkel chiama i “contributi volontari” delle banche: le banche che hanno titoli greci dovrebbero impegnarsi, quando questi titoli scadono, a risottoscriverne di nuovi. Non è un fallimento, un default, un venir meno agli impegni solo in parola, ma - di fatto - nella pratica è un allungamento del debito.

    D. – L’economia europea è quella di un castello fragile: se cede un pezzo, cede l’intera struttura. A questo punto l’auspicio, sempre del presidente della Commissione, che si debba andare verso un meccanismo che non preveda l’unanimità nelle decisioni, secondo lei può essere una buona idea?

    R. – Questa più che una buona idea è un’esigenza vitale. Anche adesso che avremo dei nuovi ingressi nell’Unione, l’unanimità è una follia. Non si può far dipendere il futuro economico – e poi anche quello politico, in parte – di circa 450 milioni di persone, magari da Paesi che hanno una popolazione di un milione e mezzo.

    D. – Ecco, il venir meno del meccanismo dell’unanimità potrebbe riaprire la strada, ad esempio, agli eurobond?

    R. – Se i tedeschi non cambiano idea, no: perché la Germania è il Paese più grande e da sola fa circa un quarto dell’economia europea. Direi che su queste cose ha una sorta di implicito diritto di veto, perché se mai fosse contraria metterebbe in crisi tutti i meccanismi europei. Quindi non penso che questo possa servire. (mg)

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    L'Egitto si prepara alle prime elezioni del dopo Mubarak

    ◊   In Egitto il prossimo 28 novembre si voterà per la camera bassa del parlamento, il 29, invece, per la Shura, la camera alta. Secondo fonti della sicurezza, la prima seduta dell’Assemblea del popolo si terrà il 17 marzo 2012. Qual è lo scenario politico del Paese? Risponde Ennio Di Nolfo, esperto di questioni internazionali, al microfono di Davide Maggiore:

    R. - E’ evidente che esiste una lotta tra tre forze: la forza della conservazione, che si appoggia principalmente sull’esercito, i partiti moderati nazionalisti - tutte forze che hanno una connotazione laica - e i Fratelli Musulmani che hanno una forza crescente. A mio parere, però, i Fratelli Musulmani saranno una forte minoranza e la vittoria andrà al raggruppamento che, inevitabilmente, verrà formato tra l’esercito e i partiti democratici moderati.

    D. - Di quanto seguito gode ancora il partito dell’ex presidente Mubarak?

    R. - In questo momento i suoi sostenitori sono tecnicamente emarginati. Credo, tuttavia che, siccome Mubarak è l’espressione dell’esercito, prima o poi qualcuno prenderà il suo posto e acquisterà un’importanza dominante in Egitto. Non credo nell’evoluzione democratica rapida di questo Paese, credo in un’evoluzione democratica lentissima.

    D. - Che ruolo giocheranno i movimenti islamici?

    R. - Credo che i fratelli musulmani avranno per il momento un ruolo molto importante, anche perché sono stati una delle forze che ha portato alla rivoluzione o al cambiamento, se non si vuole usare la parola “rivoluzione”. Questi partiti connotati dall’islamismo, però, non hanno dinanzi a sé un avvenire di grande espansione, piuttosto un avvenire di radicamento sociale importante, ma di decrescente influenza, perché l’Egitto è un Paese che si avvia sulla strada della modernizzazione e o i Fratelli musulmani cambiano il loro atteggiamento verso questi temi oppure sono destinati a declinare.

    D. - L’attentato al gasdotto del Sinai avvenuto ieri, il sesto in un mese, riporta in primo piano il problema della sicurezza in una zona cruciale per l’intera regione...

    R. - Se è vero che il Sinai è praticamente diventato terra di nessuno, perché mancano le risorse militari e finanziarie per controllare il territorio, un attentato in questa regione è quanto di più facile si possa immaginare. Questo mi pare sia uno dei temi più drammatici, reso più acuto dal fatto che Abu Mazen abbia posto il problema del riconoscimento internazionale dello Stato palestinese, che correlato alla situazione egiziana non può fare altro che porre una serie d’interrogativi sulla possibilità che i rapporti tra Egitto e Israele e la situazione mediorientale in generale si stabilizzino per il meglio.

    D. - Un’organizzazione non governativa egiziana ha denunciato che dall’inizio dell’anno oltre 70 mila copti sono fuggiti dal Paese. Quali considerazioni si possono fare?

    R. - Mi pare che la politica di controllo delle minoranze sia stata una caratteristica di questo regime, enfatizzata dalla crescente - per il momento - influenza dei Fratelli Musulmani, ma che sia soltanto il riflesso sociale delle convulsioni che agitano il Paese. (ap)

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    La nuova evangelizzazione al centro della plenaria dei vescovi europei a Tirana: intervista con mons. Mirdita

    ◊   Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) si riunisce a Tirana, in Albania, da domani, 29 settembre, al 2 ottobre per la propria plenaria annuale, che sarà prevalentemente dedicata all’elezione della presidenza del Consiglio per il quinquennio 2011-2015 e alla nuova evangelizzazione nel Vecchio Continente. L’approfondimento di quest’ultima tematica si colloca nell’ambito del contributo degli Episcopati al prossimo Sinodo dell’ottobre 2012 convocato dal Santo Padre sul tema “La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Ma cosa significa per la Chiesa d’Albania questa plenaria dei presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa? Don Davide Djudjaj, responsabile del Programma albanese della Radio Vaticana, lo ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale d'Albania, mons. Rrok Mirdita:

    R. - Per la Conferenza episcopale d’Albania, per tutta la Chiesa martire albanese e per me personalmente come presidente della Conferenza episcopale d’Albania, è una grande gioia, è un privilegio e una ricchezza. Voglio ringraziare la Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per aver accettato l’invito a venire in questa terra, presso questa Chiesa che ha sofferto troppo e a lungo per la fede in Cristo e per il Vangelo e che oggi è in cammino per la rinascita spirituale, umana e sociale.

    D. - Eccellenza, il tema centrale dell’Assemblea sarà la nuova evangelizzazione: un confronto sulle idee, sulle situazioni e sulle proposte. La Chiesa d’Albania cosa dice e cosa offre in proposito?

    R. - La Chiesa d’Albania ha una storia di duemila anni, il Vangelo di Cristo è giunto in questa terra e tra la nostra gente fin dall’inizio, all’epoca apostolica, con San Paolo e altri suoi discepoli. Qundi abbiamo un cristianesimo molto antico, ricco di testimonianze straordinarie di fede in Cristo, rese da numerossimi martiri fino all’ultima persecuzione, quella durante la dittatura comunista. Quindi offriamo la nostra ricchezza spirituale di fede, sigillata con la vita. Poi vogliamo raccontare la forza della piccola Chiesa albanese, che durante i secoli è stata duramente perseguitata, ma che ha sempre saputo rialzarsi e con la grazia del Signore e con l’aiuto delle Chiese sorelle ha ricominciato la sua vita spirituale. Inoltre la Chiesa albanese ha saputo sempre coltivare e tessere buoni rapporti con le altre comunità religiose presenti in Albania: con la comunità islamica e gli ortodossi. Abbiamo questa ricchezza interreligiosa ed ecumenica, basata sul rispetto reciproco, la tolleranza e il dialogo di base, quello della vita quotidiana.

    D. - Cosa vuol dire per la Chiesa d’Albania la nuova evangelizzazione?

    R. - Per noi evangelizzare vuol dire conoscere sempre di più Cristo, conoscere il suo messaggio di salvezza, accogliere Lui e la sua Parola di vita e poi testimoniarlo nella realtà della vita quotidiana. In questi 20 anni dalla caduta del regime comunista, che aveva proclamato l’ateismo di Stato, l’Albania ha fatto molti progressi: ci sono segnali positivi, ma – purtroppo - anche negativi come l’ateismo e la secolarizzazione. Noi siamo impegnati nel fare conoscere alla gente la proposta di vita che viene dal nostro Signore Gesù Cristo, una proposta di vita che diventa dono d’amore e di fraternità per gli altri, una scintilla che accende il desiderio di conoscere ed accogliere Cristo come via, verità e vita.

    D. – Eccellenza, com’è stata accolta dalla società albanese questa assemblea plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa?

    R. - Con molto rispetto, con tanta simpatia, con curiosità: è una sorta di riunione del Consiglio d’Europa e vedono nella Chiesa cattolica un sostegno forte per la riconferma di quei valori umani, etici, spirituali dei quali la società albanese ha bisogno. La società albanese ha bisogno di Dio e questo suo desiderio, sincero e profondo, lo cerca anche e sopratutto attraverso la Chiesa cattolica. Noi siamo contenti e ci sentiamo responsabili di questo: aiutare la gente ad incontrare Dio nella vita.

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    L’Unicef lancia la Campagna “Vogliamo zero” contro la mortalità infantile

    ◊   “Vogliamo zero”, il motto della nuova Campagna dell’Unicef contro la mortalità infantile, lanciata stamane a Roma dal direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, Anthony Lake. A supportare la campagna in Italia sarà Alberto Angela, noto conduttore televisivo di popolari trasmissioni scientifiche della Rai, nominato oggi nuovo ambasciatore dell’Unicef. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Sono numeri ancora drammatici ma che danno speranza: sono scesi da 12 milioni nel 1990 a 7 milioni e 600 mila nel 2010, i bambini sotto i 5 anni morti in un anno. Come dire oltre doppio della popolazione di una città come Roma, che scompare dalla faccia Terra. Se ogni giorno muoiono ancora 21 mila bimbi, nel 1990 erano però 33 mila, e dieci anni prima erano 36 mila. “Segno che ci stiamo muovendo sempre più per arrivare a zero. Possiamo, dobbiamo farlo”, ha detto il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake, giunto alla conferenza dopo avere incontrato il presidente della Repubblica Napolitano, la prima volta che un capo di Stato italiano riceve la massima autorità di questa agenzia Onu dedicata all’infanzia più bisognosa nel mondo. A sostegno della campagna oltre mille giovani volontari della rete Younicef scenderanno oggi pomeriggio in oltre 40 piazze italiane creando con i loro corpi la scritta ‘zero’ e distribuendo il numero zero di un giornale intitolato alla campagna, cercando quindi di coinvolgere quanti più possibili coetanei nella mobilitazione, e a farsi fotografare con la scritta ‘zero’ sulla mano. Altri migliaia di ragazzi saranno mobilitati attraverso Internet e i social network. Nuovo ambasciatore dell’Unicef in questa occasione è stato nominato Alberto Angela, da divulgatore scientifico a difensore in prima linea dei bambini.

    R. – Il ruolo di ambasciatore Unicef non è di facciata, è nella pratica. Bisogna assolutamente colpire un obiettivo. Io sono un divulgatore e sono abituato a far passare delle notizie e delle informazioni. In questo caso la notizia e l’informazione che bisogna passare non riguarda gli antichi romani, non riguarda dei laboratori, ma riguarda la condizione di povertà sul pianeta di milioni di persone. Noi viviamo in una realtà molto distaccata: nessuno dei nostri bambini muore per una puntura di zanzara o per il morbillo. Quando c’è l’influenza che arriva, come in questo periodo, subito si ricorre - nel peggiore dei casi – a rimanere a casa, a letto, con la febbre oppure viene il medico oppure si ricorre ad una vaccinazione. In quei Paesi tutto questo non c’è e ci si trova in una situazione antica, agghiacciante: quella di vedere dei bambini che muoiono per delle soluzioni che sono a portata di mano. Allora noi siamo qui, loro sono là e c’è di mezzo un ponte da creare. Tutti gli ambasciatori Unicef possono essere dei pilastri di questo ponte, per far passare aiuti, idee e soprattutto per salvare persone, che noi non ricordiamo più nella nostra vita quotidiana. (ap)

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    Diocesi di Milano. Il cardinale Scola incontra il mondo del volontariato

    ◊   Il nuovo arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha iniziato ieri a incontrare le varie realtà della diocesi: prima tappa, il mondo del volontariato. Il servizio di Fabio Brenna:

    Quattro incontri con il mondo del volontariato, della cultura, del lavoro e della politica, per ascoltare e per conoscere. Convocati dal cardinale Scola come parte integrante del suo ingresso in diocesi, saranno completati dal giro nelle sette zone pastorali, per avere il polso del territorio. Per cominciare, il nuovo arcivescovo si è messo in ascolto dei responsabili Caritas, delle associazioni di volontariato e delle fondazioni attive nei vari mondi della carità e a contatto col mondo delle fragilità.

    Cinque operatori hanno raccontato del lavoro e delle esigenze che vengono dalle realtà dell’emarginazione, degli stranieri, dell’assistenza ai malati. Il cardinale Scola, nel ringraziare per quest’opera di condivisione, spiega perché la testimonianza di carità di quelli che chiama “alfieri del gratuito” sia così preziosa: perché restituisce credibilità al Vangelo e alla missione della Chiesa. A chi s’impegna nel volontariato e nel servizio agli ultimi, l’arcivescovo chiede di “mordere il reale”, rinnovando l’incontro fra fede e vita:

    “Tutte le opere che voi fate, tutte la realtà del volontariato, tutta la realtà complessa del no-profit, deve come essere un paradigma per ogni fedele, affinché regolarmente uno accetti di donare una piccola o una grande parte del suo tempo libero alla condivisione. Ma questo esige una condizione: che uno abbia ben chiaro che lo scopo primario della carità è imparare ad amare”.

    I cristiani impegnati nel servizio agli ultimi, diventano così l’”avanguardia” del rapporto fra comunità ecclesiale e società civile. Il secondo incontro che si terrà domani, sarà dedicato agli operatori della cultura e delle comunicazioni.

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    Ottava edizione di “JPII Games, Pilgrims of Peace” per la pace in Terra Santa

    ◊   “Correre per la pace”. E’ l’iniziativa promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con la Lega Pro di calcio in Terra Santa. Giunta all’ottava edizione, la manifestazione denominata “JPII Games – Pilgrims of Peace” e presentata a Roma, si svolgerà dal 21 al 25 ottobre per rendere omaggio, tra l’altro, al Beato Giovanni Paolo II. Oltre alla ormai storica corsa sul tracciato di 12 chilometri che separa Betlemme da Gerusalemme, si giocherà anche un quadrangolare di calcio sul piazzale del check point tra una rappresentativa della Lega Pro e dell’Aic, l’Associazione Italiana Calciatori, una squadra palestinese ed una israeliana. Il servizio di Luca Collodi in collaborazione con Lev Sordi.

    Unire il pellegrinaggio allo sport è una formula vincente per favorire il dialogo fra i popoli ed aprire strade ad un futuro migliore per gli abitanti della Terra Santa. Questa edizione, l’ottava, cade in un periodo particolare per la pace in Terra Santa, con le Nazioni Unite impegnate a valutare la richiesta di riconoscimento all’Onu di uno Stato palestinese. La nostra - ha affermato ancora mons. Liberio Andreatta, vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi - è un’iniziativa di dialogo tra palestinesi ed israeliani:

    “Perché c’è un qualche cosa in comune: il cammino del pellegrino è in fondo l’espressione dell’uomo che cresce, dell’uomo che condivide insieme lo stesso cammino, dell’uomo che mette in comune i propri valori. Lo sport ha questa capacità: di mettere insieme i valori comuni per condividere anche una crescita nell’ambito del rispetto del diverso, ma nello stesso tempo in una competizione, che non è mai un qualche cosa che porta allo scontro, ma che porta alla condivisione”.

    Giocheremo per annullare quelle distanze che la diplomazia fatica ad annullare, ha spiegato il presidente del Centro sportivo italiano, Massimo Achini, che annuncia la presentazione a Gerusalemme di un manifesto sullo sport come strumento di pace:

    “Il messaggio è anche quello di dare forza allo sport come strumento di pace. Siamo all’ottava edizione, ci sono tantissime novità molto significative di quest’anno: penso alla presenza di una delegazione di ragazzi di Haiti, che dice bene del respiro mondiale di questa iniziativa; penso al fatto che per la prima volta, appunto, gli israeliani entreranno nei territori palestinesi per partire tutti insieme dalla piazza di Betlemme; ma penso anche a quello che abbiamo il coraggio di sognare nel medio periodo, cioè il fatto che questa iniziativa possa ospitare una sorta di grande summit mondiale sullo sport come strumento di pace”.

    L’iniziativa “Correre per la pace” avrà il suo punto centrale nella giornata del 22 ottobre, memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II ed anniversario dell’inizio del suo Pontificato. Padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi:

    “Possiamo anche ricordare la grande partita di calcio che si tenne durante l’Anno giubilare del 2000: il Papa andò allo Stadio Olimpico e lanciò un messaggio al mondo dello sport, dicendo che il mondo dello sport può diventare uno spazio, un mondo dove le persone si incontrano veramente come simili e come persone che lavorano in squadra. Pertanto, Giovanni Paolo II era una persona molto attenta al mondo dello sport e siccome quest’anno abbiamo avuto la grazia di avere la sua beatificazione, tra l’altro con una festa liturgica fissata per il 22 ottobre, abbiamo deciso di fare questa manifestazione, ricordando il suo pellegrinaggio in Terra Santa. Questo è il messaggio che lui ha lanciato agli sportivi”. (ma)

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Ravasi a Strasburgo: “La Bibbia codice dell’Europa di oggi”

    ◊   “La Bibbia è un grande codice dell’identità dell’Europa di oggi, certo non l’unico, ma sicuramente imprescindibile”. Così il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi, ha parlato ieri a Strasburgo davanti alla platea del Parlamento europeo. Secondo quanto riportato dall'agenzia Sir, il porporato ha insistito sul concetto di Sacra Scrittura come fonte della cultura europea, che era il tema della conferenza, e su come nella Bibbia si ritrovino “elementi essenziali per la comprensione della storia e dell’ethos contemporaneo”. Il cardinale Ravasi ha poi sottolineato che il dialogo interculturale e interreligioso rappresentano la via da percorrere nel mondo attuale, così da evitare lo scontro di civiltà, e ha concluso lanciando un appello alle religioni e alla politica, affinché si adoperino per “ricomporre il mosaico della frammentazione in un’unità feconda al servizio dell’umanità”. (R.B.)

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    Le Filippine in ginocchio per il tifone Nesat

    ◊   Le Filippine stanno vivendo ore di emergenza a causa del passaggio sull’arcipelago del tifone Nesat, il 16.mo della stagione, che ha causato 23 vittime e almeno 35 dispersi. I danni maggiori si registrano a Manila, invasa dall’acqua, dove i venti sono soffiati a più di 170 km all’ora e dove risiede circa la metà della popolazione. Nella capitale, tuttavia, la situazione sta lentamente tornando alla normalità: sono state riaperte scuole e uffici ed entro oggi dovrebbe riprendere a funzionare la metropolitana e ad accendersi la luce per il milione e oltre di persone rimaste al buio. Restano chiusi, invece, l’ambasciata americana allagata, un hotel a cinque stelle e un ospedale nella città vecchia. Tutta l’isola di Luzon ha subito gravi inondazioni anche a causa dell’apertura di diverse dighe nel tentativo di ridurre la portata pericolosa dei fiumi. Nell’area montagnosa di Bucalan ci sono almeno 70mila sinistrati e i soccorritori sono al lavoro per ripristinare le 61 reti stradali interrotte da frane e smottamenti. Si tratta di una corsa contro il tempo: come riferisce l'agenzia AsiaNews, nell’Oceano Pacifico si sta preparando un altro uragano diretto proprio verso le Filippine, mentre Nesat raggiungerà l’isola cinese di Hainan tra domani e dopodomani. (R.B.)

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    Russia: rischia la demolizione un’altra casa delle suore di Madre Teresa a Mosca

    ◊   La cerimonia per l’inaugurazione della statua di Madre Teresa vicino alla cattedrale di Mosca, lo scorso 24 settembre, è stata occasione per le Missionarie della Carità di puntare i riflettori sulla loro situazione nella capitale russa. Il monumento alla Beata di Calcutta è stato donato all’arcidiocesi della Madre di Dio dallo scultore Gregory Pototsky e la sua collocazione nei pressi della chiesa cattolica più grande di Russia faceva parte dei festeggiamenti per il centenario della cattedrale dell’Immacolata Concezione il 23 e 24 settembre scorsi. La gioia dell’evento, però, - racconta l’arcidiocesi attraverso il suo servizio di informazione - è stata contaminata “dalla tristezza” per la recente demolizione di una delle case delle Missionarie a Mosca e dalla preoccupazione per la minaccia che pende su un’altra. Fondato nel 1990 e gestito da missionarie provenienti da tutto il mondo, l’ospizio delle Missionarie - composto da due strutture - si occupa non solo di bambini abbandonati, malati terminali e disabili, ma svolge anche attività di recupero per alcolisti. Per 20 anni ha sfamato ogni giorno più di 150 senza tetto, offrendo loro la possibilità di lavarsi e sostare per qualche ora in un luogo coperto e al caldo. Situato nella parte orientale della città, l’ospizio ha attirato l’attenzione del municipio tre anni fa, quando le autorità hanno chiesto a un tribunale di ordinare alle suore di demolire una delle due strutture dell’ospizio e di rimuovere l’ultimo piano dell’altra, per “mancanza di permessi”. Il primo edificio è stato demolito la settimana scorsa, nonostante i tentativi di mediazione condotti sia della Chiesa cattolica locale, che da quella russo-ortodossa. E ora anche sul secondo pende la minaccia di distruzione. Mosca è stata, così, la prima città ad avviare un procedimento penale contro l’Ordine religioso fondato da Madre Teresa. “Sono convinto che le suore svolgano un lavoro non solo utile, ma necessario per la città – ha dichiarato l’arcivescovo a Mosca, mons. Paolo Pezzi – il loro amorevole servizio contribuisce di molto allo sviluppo spirituale e sociale di Mosca”. Il presule ha poi denunciato che “era necessario cercare e trovare una decisione legale differente, che avrebbe potuto salvare l’edificio”. “Le suore di Madre Teresa hanno condotto un servizio importante per la città e i suoi residenti per molti anni, senza chiedere nessun aiuto alle autorità comunali”, fanno notare le Missionarie in una dichiarazione pubblicata dal servizio di informazione dell’arcidiocesi. Una rappresentante delle religiose rassicura, comunque, che il lavoro dell’ospizio andrà avanti, ma probabilmente in un altro edificio visto che, “a differenza di tutti gli altri Paesi dove le Missionarie della Carità ricevono gratuitamente strutture dai governi locali”, le autorità russe non hanno mostrato interesse nell’aiutare l’Ordine a trovare una nuova casa. “Inauguriamo questo monumento in un momento difficile per le suore di Madre Teresa a Mosca. - ha denunciato il nunzio vaticano in Russia, mons. Ivan Jurkovic, nel suo intervento durante la cerimonia del 24 settembre - Spero che il loro amore per il prossimo e la loro completa dedizione saranno apprezzate dagli abitanti e dalle autorità e faranno nascere il desiderio e persino il senso di dovere morale di aiutarle nell’ottenere un edificio nuovo e dignitoso, dove possano portare avanti il loro lavoro per i più emarginati”. (R.P.)

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    In Siria i cristiani sono a favore delle riforme, ma contro la violenza

    ◊   I cristiani in Siria vogliono le riforme, ma rifiutano la violenza come strumento per ottenerle: racconta così all’agenzia Misna una fonte anonima cristiana, residente a Homs, che spiega la posizione silenziosa della comunità cristiana, accusata, quindi, di sostenere incondizionatamente il governo di Assad. “La violenza, da entrambe le parti, minaccia di trascinare il Paese in una pericolosa spirale - è la testimonianza della fonte che vive in una città in cui la maggioranza è costituita da sunniti e alawiti e dove da diversi giorni si verificano omicidi mirati che stanno gettando nel panico la popolazione – noi cristiani siamo sempre stati in prima linea a rivendicare e proteggere i diritti democratici in Medio Oriente pagando spesso un prezzo molto alto”. Secondo le stime dell’Onu, dall’inizio delle proteste, in Siria si conterebbero oltre 2700 vittime. (R.B.)

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    Egitto: “Centinaia di eritrei trattenuti nelle stazioni di polizia” denuncia don Zerai

    ◊   “La situazione dei profughi e dei rifugiati eritrei in Egitto è sempre più drammatica: da un anno denunciamo il sequestro di persone, di esseri umani, che è in atto nel Sinai a danno dei profughi” afferma un comunicato inviato all’agenzia Fides da don Mussie Zerai, sacerdote eritreo e presidente dell'agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo. Il sacerdote ricorda che le vittime del traffico di esseri umani, che vengono fermate dalla polizia di frontiera, in teoria sono tutelate dalla legge egiziana emanata un anno fa. “In realtà - afferma il comunicato - tale legge non viene mai applicata: ad oggi abbiamo centinaia di profughi prima vittime dei trafficanti, ora vittime dello Stato nelle diverse stazioni di polizia, in alcuni casi nei campi militari”. Molti dei profughi in stato di detenzione sono rifugiati riconosciuti dall'Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati), prima ancora del loro arrivo in Egitto, quando si trovavano nei campi profughi in Sudan e in Etiopia. “In questi 4 - 5 anni l'Egitto si è limitato a sparare alle vittime dei trafficanti al confine con Israele; il mondo ha assistito passivamente a questo massacro di innocenti, la cui unica colpa è quella di cercare la libertà e una vita migliore” sottolinea don Zerai. “Dalle testimonianze di molti profughi e rifugiati detenuti risulta che le condizioni di vita in queste stazioni di polizia sono veramente pessime, in alcuni casi pericolose per la loro salute” afferma il sacerdote. “Chiediamo alla Comunità Internazionale e a tutte le organizzazioni per i diritti umani di fare pressione sul governo egiziano perché permetta l'accesso agli operatori dell'Unhcr nelle diverse stazioni dove vi sono centinaia di profughi che il governo egiziano trattiene senza dare loro la possibilità di accedere al diritto di asilo. Tra loro vi sono persone paralizzate a causa delle fucilate della polizia di frontiera egiziana, bambini e donne in stato di gravidanza” conclude don Zerai. (R.P.)

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    Tanzania: impegno nazionale per arginare la violenza contro i bambini

    ◊   Le autorità della Tanzania hanno recentemente lanciato un Programma nazionale quinquennale per la prevenzione e la risposta alla violenza contro i bambini, volto ad eliminare ogni tipo di violenza contro i minori, compresi abusi sessuali, fisici ed emotivi, come minacce di essere abbandonati, uccisi o cacciati dalla casa dei genitori, dei tutori e dei parenti. Da una ricerca condotta su 3.739 femmine e maschi tra i 13 e i 24 anni, in diverse famiglie di tutto il paese, è emerso che gli artefici dei tremendi atti di violenza sono prevalentemente i genitori, i tutori, i parenti e gli insegnanti, oltre ad altre persone che assistono quotidianamente i bambini e i ragazzi. Nel Paese la violenza sessuale contro i minori è dilagante, 3 ragazze su 10 sono violentate almeno una volta prima di aver compiuto 18 anni, mentre tra i maschi dello stessa fascia di età le vittime sono il 13,4%. Il Programma - riferisce l'agenzia Fides - consiste in un piano multisettoriale per migliorare le iniziative volte a rompere il silenzio intorno alla violenza contro i bambini, ad adottare ulteriori e future iniziative nel settore della sanità, dell’istruzione, dell’Hiv, della magistratura e della polizia. Le Forze di polizia hanno già stabilito delle postazioni riservate ai bambini in tutte le stazioni del Paese, dove accoglierli e poter quindi ascoltare confidenzialmente le loro esperienze di violenza e crudeltà. Il Ministero dell’istruzione si è impegnato a garantire uguale accesso allo studio per tutti i bambini, vietando ogni genere di punizione corporale nelle scuole. La Tanzania è stato il primo Paese africano ad effettuare una indagine sulla natura e la portata della violenza contro i bambini. (R.P.)

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    Uruguay: la Chiesa denuncia la grave situazione nelle carceri

    ◊   Si è svolta a Montevideo la II Assemblea nazionale della pastorale penitenziaria, alla quale hanno partecipato più di 30 operatori pastorali di Rivera, Melo, Mercedes, Montevideo, Salto, Maldonado, Treinta y Tres, Flores, San José, Durazno e Tacuarembó. La pastorale penitenziaria è una delle quattro aree di cui si occupa la Caritas. Nel documento conclusivo – intitolato “Costruire l’Uruguay nella Giustizia, nella Riconciliazione e nella Pace” - i partecipanti denunciano la situazione delle carceri e chiedono a tutta la comunità di essere consapevole dei cambiamenti che si possono ottenere. “Lo stato delle nostre carceri e la giustizia penale riflettono le strutture ingiuste che prevalgono nella nostra società, che non solo spersonalizzano tutti coloro che sono prigionieri, ma neanche permettono la loro riabilitazione, anzi, sono una forma perversa di tortura, di professionalizzazione del crimine e di completa distruzione delle famiglie” sono le parole forti del documento, inviato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale dell’Uruguay. “La nostra pastorale penitenziaria vuole contribuire, dalla sua prospettiva, alla ricerca di soluzioni ai problemi delle prigioni. A questo proposito riteniamo che la società abbia bisogno di una giustizia vera, che si realizza attraverso la riconciliazione e il cui frutto è la pace” continua il testo del documento. “Ci appelliamo ai nostri pastori, in conformità con il Documento di Aparecida (n. 430), perchè considerino prioritaria la creazione delle Commissioni di pastorale penitenziaria, per sensibilizzare l'opinione pubblica circa la grave situazione nelle carceri, favorire processi di riconciliazione nelle prigioni e influire sulle politiche locali e nazionali”. La II Assemblea nazionale della pastorale penitenziaria si è svolta dal 16 al 18 settembre, ma soltanto in questi giorni è stato pubblicato il documento conclusivo. (R.P.)

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    Myanmar: società civile, cristiani e vescovi si mobilitano per "salvare il fiume Irrawaddy”

    ◊   Ambientalisti, cantanti, poeti, giornalisti, pescatori, cristiani, attivisti, monaci, vescovi: tutti uniti per “Salvare l’Irrawaddy”, il grande fiume che attraversa da Nord a Sud il Myanmar e che costituisce la maggiore fonte di approvvigionamento e di sostentamento per larghe fette della popolazione birmana. E’ quanto sta accadendo in Myanmar, dove si registra un inatteso fermento nella società civile birmana, in un momento in cui il regime sembra dare qualche segnale di apertura, all’interno e all’esterno del Paese. A catalizzare l’attenzione della società è il progetto di costruzione della gigantesca diga di Myitsone, che dovrebbe sorgere sull’Irrawaddy (esattamente alla confluenza dei fiumi Mali e N'Mai, che si uniscono per formare l'Irrawaddy) nella parte settentrionale del Paese. E’ il progetto che ha scatenato la reazione e la guerriglia della popolazione di etnia kachin e la dura reazione militare del governo, con le conseguenze di sfollamento e sofferenza fra la popolazione civile kachin nelle diocesi di Myitkina e Banmaw. Mons. Raymond Saw Po Ray, vescovo di Mawlamyine e presidente della “Commissione Giustizia e Pace” dei vescovi birmani, notando con favore e come “segno positivo, l’interessamento e il risveglio della società civile”, ha spiegato all'agenzia Fides: “A Rangoon e nelle aree circostanti, vi sono stati, nei giorni scorsi, diversi incontri di persone, di ogni estrazione sociale e professione. La popolazione è unita nell’esprimere parere negativo sul progetto della diga, che non riguarda solo la gente kachin: essa avrebbe un impatto su tutta la nazione, penalizzando agricoltori, pescatori, allagando territori, con serie conseguenze sull’ambiente. Si chiede al governo di abbandonare il piano. Insieme con altri tre vescovi e molti fedeli cristiani, abbiamo partecipato ad alcuni di questi meeting. Inoltre, come cristiani, in un recente incontro organizzato fra la Conferenza episcopale e i leader delle Chiese protestanti abbiamo concordato di scrivere una lettera al governo per chiedere di ascoltare la voce e le legittime preoccupazioni della popolazione. Noi siamo dalla loro parte, dato che centinaia di migliaia di persone soffrirebbero per questo progetto”. La diga è in preparazione dal 2005, provocando il trasferimento forzato di migliaia di cittadini di etnia Kachin. Prevede di produrre da 3.600 a 6.000 megawatt di potenza, che andrebbero a beneficio dei territori cinesi. Il progetto dovrebbe essere completato nel 2018. Alla fine del 2009, un team di 80 scienziati cinesi e birmani ha condotto uno studio di 945 pagine, sull’impatto ambientale, economico e sociale della diga, concludendo che non dovrebbe essere costruita. (R.P.)

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    Irlanda: il 2 ottobre la Giornata per la vita su solidarietà e speranza

    ◊   “La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore". Prende spunto da questa riflessione di Benedetto XVI in occasione della sua visita nel Regno Unito l’anno scorso il tema dell’annuale Giornata per la vita che sarà celebrata domenica 2 ottobre dalla Chiesa irlandese. Il titolo scelto per questa edizione è “Una chiamata alla solidarietà e alla speranza in tempi difficili” e fa riferimento alla crisi e alle attuali difficoltà economiche che sta vivendo il Paese. “In momenti come questi il rischio è che le persone si distanzino da se stesse, dalla speranza e infine da Dio. Quello che vogliamo dire è che Dio ci conosce e ci ama per quello che siamo, piuttosto che per quello che abbiamo”, spiega mons. John Fleming, vescovo di Killala, in un’intervista pubblicata sul sito dei vescovi www.catholicbishops.ie. La Giornata – chiariscono gli organizzatori - vuole dunque essere un invito ad impegnarsi per una società in cui tutti e ciascuno siano valutati come esseri creati e amati da Dio e redenti da Cristo: non per la loro fama, potere o per quello che possiedono, ma per il loro valore intrinseco. Un invito a riscoprire la verità che la nostra gioia più profonda e la nostra felicità derivano dalla consapevolezza di essere amati da Dio fin dall’inizio della nostra esistenza e a riporre in Lui piena fiducia, malgrado i rovesci e le avversità, “affinché la nostra gioia sia piena” (Gv 15,11). La Giornata – sottolineano ancora gli organizzatori - sarà un’occasione per chiedersi cosa possiamo fare in più per il prossimo, per migliorare la qualità della vita degli altri e della società nel suo insieme in questi tempi di ristrettezze economiche. Per l’occasione i vescovi irlandesi hanno preparato una lettera pastorale che sarà distribuita nelle parrocchie domenica. Oltre all’intervista a mons. Fleming, il sito www.catholicbishops.ie, propone una preghiera e una riflessione ispirata ad uno scritto del Beato John Henry Newman. (L.Z.)

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    Spagna: i farmacisti chiedono il rispetto dell’obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo

    ◊   Il caso di una ragazza colpita da ictus dopo aver assunto la cosiddetta pillola del giorno dopo, riaccende in Spagna un dibattito sul tema mai realmente sopito. Il presidente dell’Associazione per la Difesa del diritto all’obiezione di coscienza, María Dolores Gómez Armenteros, infatti, ha scritto ai presidenti dei Collegi dei farmacisti chiedendo il loro sostegno in difesa dell’obiezione di coscienza alla distribuzione di questo prodotto. Le questioni sollevate sono, in particolare, la distribuzione in farmacia senza ricetta medica, che ha avuto come conseguenza un aumento della domanda, e la rilevazione che oltre il 30% delle donne richiedenti siano minorenni. Il presidente, inoltre, in merito alla discussione sui rischi della pillola per la salute, cita in merito un rapporto diffuso il 7 ottobre 2010 dall’Agenzia spagnola di medicinali e prodotti sanitari che riconosce il rischio di incidenti tromboembolici causata dal consumo di questo prodotto. Circa quattromila farmacisti, riferisce l'agenzia Zenit, hanno denunciato più volte alle autorità la pubblicità ingannevole della pillola del giorno dopo, evidenziando come nel Paese la distribuzione – iniziata nel settembre 2009 senza ricetta né limite d’età - sia stata consentita pur in assenza del rapporto obbligatorio dell’Agenzia spagnola del farmaco. Le altre argomentazioni dei farmacisti riguardano l’assenza di controllo medico, la questione della vendita ai minori, la richiesta da parte dei maschi e le minacce subite dalla categoria in caso di obiezione. Infine, il recente caso di cronaca ha spinto l’Associazione statale degli avvocati cristiani a chiedere di indagare per negligenza i ministri competenti, colpevoli, a suo dire, di aver ignorato l’ampia letteratura medica in materia. (R.B.)

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    Slovenia: dalla Settimana sociale “risveglio” della “volontà di un agire comune”

    ◊   In Slovenia “si percepisce un primo ma deciso risveglio della volontà di un agire comune per il bene della società”. È il bilancio che la Conferenza episcopale slovena (Ces), in una nota diffusa ieri e ripresa dall'agenzia Sir, trae dalla Settimana sociale che si è conclusa il 24 settembre. “Quest’anno – spiega la Ces – si è dibattuto sul concetto di bene comune nelle sfumature che si presenta in Slovenia e della sua percezione tra i cittadini”. Due gli eventi “di particolare rilievo”: la tavola rotonda inaugurale e il convegno finale. La prima, dal titolo “Se di tutto abbiamo in abbondanza, perché c’indebitiamo?”, “ha evidenziato le molteplici fonti che possono essere ancora usate per ridurre lo sfrenato indebitamento pubblico”. Il convegno finale, dedicato all’agire nella società civile, ha invece messo in luce “il ruolo dell’individuo, delle istituzioni e della società nel confronto attivo con le sfide moderne”. In particolare, “i partecipanti hanno dibattuto anche sul significato del riconoscere le proprie radici cristiane nella società”. “Il vasto numero dei partecipanti e i vari contenuti presentati agli incontri – commenta la Ces – hanno confermato il riscontro positivo della Settimana sociale, che ogni anno attrae un numero crescente di persone” e pone in evidenza “le molteplici domande di natura economica, sociale, politica, intergenerazionale ed educativa, con le quali si confronta l’uomo moderno”. (L.Z.)

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    Cei. Mons. Pompili: “Fede resta questione centrale della vita della Chiesa”

    ◊   Una riflessione “ferma, pacata, severa e approfondita”: così i vescovi hanno accolto la prolusione del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che due giorni fa ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente che si chiuderà domani, 29 settembre. Il portavoce della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali, mons. Domenico Pompili ha sottolineato che la riflessione del porporato intendeva “dar corpo al disagio profondo che vive il Paese senza perdere di vista la capacità di una speranza, in grado di aprirsi al futuro”, come riferisce l'agenzia Sir. E proprio riguardo al futuro, sono i giovani come coloro che hanno partecipato alla recente esperienza della Gmg di Madrid, a essere individuati come segno positivo dei tempi e nei loro confronti non deve, perciò, mai venire meno l’impegno educativo. Il portavoce ha poi ricordato che la fede resta la questione centrale della vita della Chiesa: fede che non va data per scontata, ma, al contrario, sempre rinnovata, come afferma Benedetto XVI. Infine mons. Pompili ha rilevato “il desiderio di un maggiore impegno dei cattolici in ambito politico”, che va costruito intorno “all’etica della vita, necessaria e insostituibile premessa dell’etica sociale”. (R.B.)

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    Cuba: inaugurato il nuovo centro culturale cattolico dell’Avana

    ◊   È stato inaugurato la settimana scorsa dall’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega Alamino, il nuovo centro culturale cattolico che avrà sede nella parte vecchia della capitale cubana, nell’ex seminario di Sant’Ambrogio e San Carlo, trasferitosi altrove qualche mese fa. L’iniziativa, precisa l'agenzia Zenit, risponde al desiderio del Pontificio Consiglio della Cultura della Santa Sede di aprire un’istituzione simile in ogni grande città del mondo: si tratterà, infatti, come ha spiegato il porporato, di un luogo di scambio di idee, un luogo d’incontro che favorisca il clima di dialogo che pian piano si sta realizzando nell’isola, fin dalla visita pastorale di Giovanni Paolo II nel 1998, in cui il Papa chiese: “Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”. La neonata struttura ospiterà anche un Centro di studi ecclesiastici dedicato alla filosofia, alla psicologia e alle altre discipline sociali, il museo arcidiocesano e uno spazio in cui organizzare cineclub e concerti. (R.B.)

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    Cina: nella festa di San Vincenzo de' Paoli la Chiesa ricorda il ruolo dei missionari lazzaristi

    ◊   “Rendere grazie a Nostra Signora che ci ha protetto assicurandoci il successo missionario, rendere omaggio ai missionari lazzaristi che ci hanno portato il Vangelo, invocare il Signore per un futuro migliore della Chiesa”: questi sono stati i temi che hanno contraddistinto la solenne celebrazione che si è svolta nella parrocchia di san Vincenzo de’Paoli, della diocesi di Wen Zhou (originale Yong Jia), della provincia di Zhe Jiang, ieri, festa liturgica del fondatore dei lazzaristi e festa patronale della parrocchia. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 600 fedeli hanno partecipato alla celebrazione presieduta dal vescovo diocesano, mons. Zhu Wei Fang, e concelebrata da 7 sacerdoti. L’omaggio di un cesto di rose alla statua della Madonna ha aperto la funzione, ricordando i 10 anni dalla costruzione dell’edicola che ospita la statua mariana, all’esterno della chiesa. Il parroco ha ricordato ai presenti questi 10 anni di cammino della parrocchia, sempre sotto la protezione della Madonna. Nell’omelia mons. Zhu ha detto ai fedeli: “abbiamo centinaia di chiese nella diocesi, ma questa è l’unica dedicata a san Vincenzo de’Paoli. Vi esorto a non dimenticare mai il contributo dei missionari lazzaristi alla missione della nostra diocesi. Sulle orme della carità di san Vincenzo de’ Paoli viviamo dunque la fede e la missione oggi”. Secondo Guide to the Catholic Church in China ed il Manuale della Chiesa cattolica in Cina di Faith Press, la diocesi di Wen Zhou, istituita nel 1948 con il nome di “Yong Jia”, è composta da circa 110mila fedeli, con 188 chiese e cappelle. Ha ripreso l’attività pastorale e missionaria nel 1978. Una ventina di sacerdoti si occupano della pastorale e dell’evangelizzazione, ci sono anche 15 seminaristi (8 minori e 7 maggiori). Nella diocesi è stata fondata recentemente una congregazione religiosa diocesana, le Missionarie di Santa Teresa, l’8 gennaio 1995. (R.P.)

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    Su internet una biblioteca mondiale di teologia ed ecumenismo

    ◊   E’ on line dal 23 settembre su www.globethics.net GlobeTheoLib, biblioteca numerica mondiale di teologia e di ecumenismo nata dalla collaborazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) e di Globethics.net, organizzazione con sede a Ginevra che nella sua biblioteca numerica mondiale di etica annovera più di 650 mila documenti. Il lancio di GlobeTheoLib, riferisce il sito web www.oikoumene.org, mira a rendere accessibili testi di teologia e di discipline connesse. Articoli, documenti e altre risorse accademiche sono adesso disponibili e reperibili grazie ad un click che consentirà, in modo originale, di promuovere la condivisione di prospettive teologiche tra le Chiese, come ha sottolineato il coordinatore internazionale del progetto, il pastore Dietrich Werner. “E’ arrivato il momento di lanciare un nuovo modello di condivisione ecumenica delle risorse teologiche, al fine di preparare il cristianesimo mondiale al XXI secolo” ha detto il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Coe. GlobTheoLibe permette di accedere a riviste, libri, materiale pedagogico, tesi e memorie sulla teologia e l’ecumenismo ed offre ai suoi utenti la possibilità di inserire propri documenti e pubblicazioni per condividerli con altri internauti. Il progetto beneficia del sostegno di associazioni, biblioteche, seminari, organizzazioni missionarie, fondazioni, organizzazioni ecumeniche regionali e di comunioni cristiane mondiali ed inoltre raccoglie le risorse di case editrici, fonti con accesso libero, istituzioni e iscritti al portale. (T.C.)

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    I rotoli del Mar Morto sul web: digitalizzati da Google

    ◊   I rotoli del Mar Morto - tra cui figurano i documenti biblici più antichi conosciuti - saranno consultabili in rete grazie a una iniziativa congiunta del Museo Israel di Gerusalemme (dove gli originali sono conservati) e di Google, che ha provveduto alla loro digitalizzazione (dds.collections.imj.org.il). Al momento - riporta L'Osservatore Romano - sono consultabili i primi cinque rotoli; fra questi spicca il libro di Isaia, quasi nella sua interezza (66 capitoli), copiato tra il III e il II secolo avanti l’era cristiana. Grazie alla tecnologia di Google (che nei mesi scorsi ha già immesso in rete l’archivio fotografico del Museo Yad Vashem di Gerusalemme) è possibile ingrandire le immagini ad alta definizione e mettere in luce così elementi che non sarebbero visibili a occhio nudo. All’interno di ciascun rotolo è anche possibile compiere ricerche per colonna, capitolo, o versetto. Viene inoltre fornita una traduzione in inglese. Si tratta — secondo i responsabili del Museo Israel — di uno sviluppo importante per i ricercatori di tutto il mondo. I rotoli furono scoperti nelle grotte di Qumran — dove duemila anni fa si era insediata una setta di religiosi ebrei — a partire dal 1947. Sono considerati un punto di riferimento fondamentale per lo studio dell’ebraismo antico e delle origini del cristianesimo. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Medio Oriente: il governo israeliano non trova l’intesa sulle proposte di pace del Quartetto

    ◊   Nessun accordo sull'iniziativa del Quartetto per la ripresa dei colloqui tra Israeliani e palestinesi è stato raggiunto dal governo israeliano. Il premier, Benjamin Netanyahu, non è riuscito a trovare un'intesa durante la riunione notturna con otto dei suoi ministri. Il vertice si è tenuto in un clima di crescente tensione con l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e la comunità internazionale, dovuto al via libera per la costruzione di altri 1100 alloggi nel rione ebraico di Gilo, a Gerusalemme est. Il servizio di Marco Guerra:

    A margine della riunione notturna del governo israeliano rimangono tutte le perplessità sulla proposta del Quartetto per la ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi. I vertici dello Stato ebraico concordano con la mancanza di precondizioni, ma mostrano più di qualche dubbio sulla tempistica indicata da Usa, Ue, Russia e Onu che prevede la ripresa di colloqui diretti entro un mese, la presentazione di proposte su confini e sicurezza entro tre mesi e il raggiungimento di un accordo finale entro la fine del 2012. Si palesa quindi uno stallo politico all’interno della maggioranza con il ministro della Difesa, Ehud Barak, che polemizzando con gli esponenti nazionalisti chiede di fissare come questione prioritaria ''il processo politico con i palestinesi''. Tensioni che si aggiungono a quelle causate dal via libera concesso dal Ministero dell’interno alla costruzione 1100 nuovi alloggi a Gerusalemme est. Decisione che ha scatenato la condanna unanime di tutta la comunità internazionale, compresi Stati Uniti e Unione Europea che parlano di “azione controproducente e minaccia alla pace”. Forti critiche anche da parte della leadership palestinese che dovrebbe esaminare le proposte del Quartetto fra oggi e domani, mentre al Consiglio di sicurezza dell’Onu si è aperta la discussione sul riconoscimento della Palestina.

    Siria
    Per evitare il veto di Cina e Russia, i quattro Paesi europei al momento nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno preparato una nuova bozza di risoluzione contro il governo siriano di Assad che non prevede alcuna sanzione. Per ottenere almeno l'astensione di Mosca e Pechino, Gran Bretagna, Francia, Germania e Portogallo - con il via libera Usa - intendono “chiedere l'immediata fine di tutte le violenze”. Sul terreno intanto la situazione resta drammatica. I gruppi di attivisti per i diritti umani denunciano l’uccisione di altri 9 civili in diversi raid delle forze di sicurezza siriane. L'Osservatorio siriano per i diritti umani segnala inoltre una serie di omicidi mirati di personalità del mondo accademico ad Homs, ultimo dei quali un noto ingegnere nucleare.

    Libia, fonti Cnt dicono che Gheddafi è ancora nel Paese
    Il colonnello Gheddafi sarebbe ancora in Libia, protetto dai Tuareg nell’area meridionale di Gadames, secondo fonti autorevoli del Consiglio nazionale di transizione. Due suoi figli, Saif al Islam e Mutassim, sarebbero invece a Sirte e Bani Walid, ultimi bastioni della resistenza lealista. E mentre l’assedio militare continua, c'è da segnalare un nuovo rinvio nella formazione del governo libico. Il servizio di Fabrizio Angeli:

    Uniti nei posti chiave della dittatura alla guida del regime, divisi ora nella fuga. Il colonnello Gheddafi e due suoi figli sono ancora nel Paese, secondo fonti del Cnt, ma ognuno in un nascondiglio diverso. L’ex rais avrebbe trovato rifugio nel sud, a Gadames, vicino al confine con l’Algeria, dove la tribù dei Tuareg lo sostiene ancora. “Sono sul terreno insieme a voi”, ha detto Gheddafi in un messaggio audio diffuso da una radio a Bani Walid, ultima roccaforte, insieme a Sirte, delle truppe fedeli al vecchio regime. Lì sarebbero due dei suoi figli, pronti a fuggire in Niger prima che gli eventi precipitino. Le truppe del Cnt hanno già il controllo del porto di Sirte, città natale di Gheddafi, e combattono a due chilometri dal centro. Un’avanzata lenta e piena di ostacoli, come, sul fronte politico, quella per la formazione del nuovo governo. Ieri, il Cnt ha rinviato ancora la nomina del nuovo esecutivo, che nascerà “solo dopo la liberazione totale del Paese”. Al centro delle consultazioni è ancora da stabilire il peso che ciascun gruppo dovrà avere nella nuova Libia. E un capo militare islamico ha dichiarato: “Non permetteremo ai laici di escluderci dal governo”.

    Arabia Saudita, donna condannata a frustate perché alla guida di un’auto
    Un tribunale di Gedda, in Arabia Saudita, ha condannato oggi a dieci frustate una donna per aver guidato un'automobile. Altre due donne rischiano la stessa pena per i medesimi motivi. La denuncia arriva da Amnesty International, dopo che domenica il re saudita aveva annunciato che le donne potranno votare e candidarsi alle elezioni municipali del 2015. Secondo l’organizzazione umanitaria, se le donne saudite vanno ancora incontro alle frustate le tanto reclamizzate riforme "valgono veramente poco''. Il divieto per le donne di guidare un'automobile è in vigore dal 1990 e le condanne alle punizioni corporali sono emesse con regolarità dai tribunali sauditi.

    Crisi in Kosovo, sospesi negoziati tra Belgrado e Pristina
    I dialoghi tra Serbia e Kosovo previsti per oggi a Bruxelles sono stati annullati perché il governo di Belgrado si oppone alla prosecuzione dei colloqui, secondo una nota ufficiale di un mediatore europeo. Lo stop alle trattative è dovuto all’esplosione di violenza nel nord del Kosovo, dove scontri tra serbi e forze di sicurezza internazionali hanno provocato ieri almeno undici feriti. I militari Nato nel Paese avevano smantellato, dopo ripetuti avvertimenti, una delle barricate che la popolazione di etnia serba aveva eretto in corrispondenza di due valichi sulla frontiera con la Serbia, per protesta contro la loro presa di controllo da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi di dieci giorni fa.

    Gran Bretagna – Poligamia
    La poligamia è sempre più diffusa tra i giovani mussulmani britannici. La nuova ondata di questa pratica, viene svelata in un rapporto della rete asiatica della Bbc basato sui dati provenienti dal Consiglio britannico della sharia, che offre assistenza e consulenza legale agli islamici. Sebbene la pratica sia illegale in Gran Bretagna, un uomo musulmano può comunque sposarsi fino con quattro donne diverse in una cerimonia religiosa che è riconosciuta dalla comunità islamica. Khola Hasan, professoressa e consulente del Consiglio della sharia, ha dichiarato che fra le ragioni di questo fenomeno c’è la volontà da parte delle generazioni più giovani di praticare una forma più ortodossa e conservatrice della loro religione.

    Bulgaria: continuano le proteste anti-rom, oltre 160 arresti
    Oltre 160 persone sono state arrestate in Bulgaria nel corso della seconda notte consecutiva di manifestazioni anti-rom nelle principali città del Paese, partite dopo gli scontri tra un clan rom e gli abitanti di un villaggio. Migliaia di persone sono scese nelle piazze per protestare contro il clima di impunità per il crimine organizzato, dopo che gli abitanti di Katunitsa, paese a 160 chilometri da Sofia, hanno accusato un capo rom della morte di un diciannovenne e hanno appiccato il fuoco a diverse case e vetture di sua proprietà. L’uomo, noto anche come “re Kiro”, sarebbe il boss della produzione e del traffico illegale di superalcolici. La Bulgaria è tra i Paesi più poveri dell’Unione Europea e i rom rappresentano il 5% della popolazione.

    Slovenia, elezioni
    Sono state fissate per il prossimo 4 dicembre le elezioni politiche anticipate in Solvenia, dopo che la scorsa settimana il governo di centrosinistra del primo ministro, Borut Pahor, ha perso la maggioranza in parlamento. Si tratta delle prime elezioni anticipate del Paese dalla dichiarazione di indipendenza nel 1991. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Fabrizio Angeli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 271

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.