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Sommario del 27/09/2011
◊ Un viaggio apostolico in Africa e una visita pastorale in Italia, oltre ad altre importanti cerimonie liturgiche. Sono questi gli impegni già fissati nell’agenda di Benedetto XVI per i mesi di ottobre e novembre 2011. Il calendario delle prossime scadenze papali è stato reso noto oggi da mons. Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il primo appuntamento è per domenica 9 ottobre in una città della Calabria tra le più “giovani” d’Italia, Lamezia Terme, il cui territorio urbano, in provincia di Catanzaro, esiste formalmente da poco più di 40 anni. Il programma di questa visita pastorale è stato reso noto proprio oggi e prevede l’arrivo di Benedetto XVI alle 9.15 all’aeroporto internazionale lametino e quindi la celebrazione della Messa, seguita dalla recita dell'Angelus, nella Zona ex Sir, alla periferia industriale della città. Dopo il pranzo con i vescovi locali, il Papa volerà in elicottero a Serra San Bruno, seconda tappa della visita pastorale, atteso alle 18 dalla celebrazione dei Vespri con la comunità religiosa che vive nell’antichissima Abbazia certosina. In serata, verso le 19.30, è previsto il rientro in Vaticano.
Una settimana più tardi, con una Messa presieduta alle 9.30 nella Basilica di San Pietro, il Pontefice suggellerà l’Incontro internazionale del 15 e 16 ottobre organizzato dal neo Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, guidato dall’arcivescovo Rino Fisichella, che vedrà coinvolti i rappresentanti di diocesi, Istituti religiosi, parrocchie, movimenti e associazioni, impegnati nell’annuncio del Vangelo in Occidente. Ancora una settimana e Benedetto XVI sarà di nuovo nella Basilica Vaticana, alle 10 di domenica 23 ottobre, per la Messa di canonizzazione dei Beati Guido Maria Conforti, fondatore dei Saveriani, di Luigi Guanella, uno dei numerosi sacerdoti santi italiani vissuti a cavallo tra l’Otto e il Novecento italiano, e di Bonifacia Rodríguez Castro, fondatrice delle Suore Serve di San Giuseppe. Il mercoledì successivo, 26 ottobre, Benedetto XVI pregherà alle 10.30 in Piazza San Pietro in vista della visita che il giorno dopo compirà ad Assisi, per presiedere la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, con gli esponenti di altre confessioni cristiane e altre religioni, nel venticinquennale dello storico appuntamento convocato nella città francescana da Giovanni Paolo II.
Le prime giornate di novembre saranno scandite dalle tradizionali celebrazioni della Commemorazione dei fedeli defunti. Il Papa scenderà alle 18 del 2 nelle Grotte Vaticane per pregare sulle tombe dei Pontefici, quindi il giorno dopo alle 11.30 in San Pietro presiederà la Messa di suffragio per i cardinali e i vescovi defunti nel corso dell’anno. Venerdì 4 novembre, poi, sarà la volta dell’inaugurazione dell’Anno accademico delle Università pontificie, con la celebrazione dei Vespri nella Basilica Vaticana alle 17.30. Dal 18 al 20 novembre, infine, per Benedetto XVI maturerà il momento del suo ritorno in Africa, nello Stato del Benin. L’occasione, che coincide con il giubileo dei 150 anni dell'evangelizzazione del Paese, permetterà al Papa di consegnare a tutti vescovi africani la “magna charta” dell’evangelizzazione continentale: l'Esortazione Apostolica frutto della seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, tenuta in Vaticano nell'ottobre 2009.
Memoria di San Vincenzo de’ Paoli. Benedetto XVI: testimone luminoso della carità cristiana
◊ La Chiesa celebra, oggi, la memoria di San Vincenzo de’ Paoli, apostolo della carità, fondatore della Congregazione della Missione e delle Figlie della Carità. Benedetto XVI ha più volte dedicato riflessioni a questo Santo che Leone XIII proclamò “patrono universale di tutte le opere di carità sparse nel mondo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Fare tutto in semplicità, essere umili e miti, praticare la mortificazione e avere un cuore che arda dal desiderio di essere strumento di salvezza delle anime: sono le regole che San Vincenzo de’ Paoli era solito indicare ai suoi figli spirituali. Quasi un compendio del suo modo di vivere la carità, che conquistò tantissime anime nella Francia del XVII secolo. Ecco come Benedetto XVI descrive l’universalità della testimonianza di San Vincenzo:
“Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette 'Charitées', le 'Carità', cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”. (Angelus, 26 settembre 2010)
“Dio ama i poveri – diceva San Vincenzo – e per conseguenza ama quelli che amano i poveri”. Del resto, per questo testimone luminoso della carità, amore e preghiera erano indivisibili. “Se lasciate la preghiera per assistere un povero – osservava – sappiate che far questo è servire Dio”. Ecco perché ancora oggi, sottolinea Benedetto XVI, è un modello di grande attualità:
“Con la sua incessante azione apostolica, egli fece in modo che il Vangelo diventasse sempre più faro luminoso di speranza e di amore per l'uomo del suo tempo, ed in particolare per i più poveri nel corpo e nello spirito. Il suo esempio virtuoso e la sua intercessione suscitino nelle vostre comunità e in ciascuno di voi un rinnovato impegno di solidarietà, cosicché gli sforzi di ognuno cooperino all'edificazione del bene comune”. (Saluto alla cittadinanza di Castel Gandolfo, 27 settembre 2010)
Il Papa in Germania: i commenti di Vittorio Possenti e Sandro Magister
◊ I mass media di tutto il mondo continuano a commentare il viaggio del Papa in Germania. Lo storico discorso al Bundestag è tra gli eventi che suscita più riflessioni. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato il prof. Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica presso l'Università di Venezia:
R. - Un discorso di altissimo livello, che ha dei punti di contatto con quello tenuto a Ratisbona qualche anno fa. Il compito del politico, dunque, - come lo disegna Benedetto XVI - è quello di creare le condizioni di fondo per raggiungere la giustizia e la pace. Per questo, ovviamente, il diritto positivo e, più radicalmente, quello naturale e la legge morale naturale, sono indispensabili, perché non può essere il semplice criterio di maggioranza che assicura la giustizia ed il diritto. Sulle questioni più fondamentali, che riguardano la giustizia, la vita e la persona umana, il Papa domanda che si faccia riferimento a questo diritto di natura inscritto da Dio stesso nell’uomo e nella natura umana.
D. - Questo ci porta alla ricerca della giustizia da parte della politica…
R. - Sicuramente la giustizia è l’altro nome del bene comune. Molto spesso Benedetto XVI usa il termine “giustizia” per dire anche “bene comune”. Ogni società politica ha un significato, sta insieme, se si rivolge verso qualche bene che riguarda tutta la società e non soltanto i singoli. Il compito alto della politica - così come stabilito dai grandi classici greci, da Tommaso d’Aquino, dalla Dottrina sociale della Chiesa - è quindi il bene comune del popolo, e questo dev’essere la stella polare d’orientamento del vero uomo politico. Andando anche al di là della fluttuazione delle opinioni, deve tenere come stella d’orientamento e guida la giustizia ed il bene comune. Ed il Papa, in maniera molto penetrante, individua nel positivismo giuridico la cultura prevalente. Ora, per il positivismo giuridico non c’è né il diritto naturale né la legge naturale, ma soltanto la decisione della volontà del potere che pone la legge. Questo è il punto veramente importante, perché Benedetto XVI ha ricordato che non può essere la mera volontà politica prevalente in un certo momento a stabilire che cos’è o non è il diritto. (vv)
Storico è stato anche il discorso del Papa ai rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca nel Convento agostiniano di Erfurt dove visse Lutero. Ascoltiamo il commento del vaticanista Sandro Magister, curatore del blog in quattro lingue "www.chiesa", al microfono di Fabio Colagrande:
R. – Questo discorso, per quanto riguarda il versante occidentale dell’ecumenismo, è un discorso, a mio parere, di capitale importanza, perché Benedetto XVI ha detto in modo estremamente esplicito qual è la sua visione del rapporto ecumenico con le Chiese nate dalla Riforma luterana. E’ andato alla sostanza del pensiero di Lutero, non si è dilungato minimamente su quelli che sono stati, tra l’altro, gli elementi più dirompenti della frattura intercorsa con Lutero nei confronti della Chiesa di Roma, ma è andato a quelle domande essenziali che hanno tormentato e sostanziato la vita di Lutero dall’inizio alla fine, che riguardano proprio il rapporto più diretto tra l’uomo e Dio, e da lì, naturalmente, ha fatto discendere la conseguenza di dialogo ecumenico secondo la quale il rapporto con le Chiese deve essere di nuovo centrato sulla sostanza delle questioni e non invece su quelle forme, soprattutto istituzionali, che in realtà sono stati gli elementi di frattura più forti tra le varie Chiese.
D. – Mi sembra un discorso che, come in altri casi, si collega anche al contesto di secolarizzazione, in cui le Chiese cristiane oggi si trovano ad agire in Europa...
R. – Infatti, il Papa quando ha parlato di sfide ne ha citate due. La prima è quella del movimento evangelico e la seconda è, appunto, la sfida della secolarizzazione. C’è una tentazione fortissima per le Chiese, tutte, compresa la Chiesa cattolica: quella cioè di essere tentati dalla modernità, andando in qualche modo ad annacquare la sostanza della fede cristiana, per cercare di renderla più potabile per le culture dominanti nei nostri tempi. Ecco, il Papa ha messo in guardia con parole molto nette da questo tipo di riduzione del cristianesimo a misura della cultura corrente. L’ecumenismo di Benedetto XVI è l’ecumenismo molto di sostanza, che va, in definitiva, a cogliere quelli che sono gli elementi imperituri, che sono rimasti nelle varie confessioni cristiane, per capire che soltanto da lì si può risalire la china delle divisioni intercorse nei secoli. (ap)
◊ Benedetto XVI ha nominato il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, suo inviato speciale alla celebrazione del 950.mo anniversario della dedicazione della Cattedrale di Speyer (Germania), in programma il 2 ottobre 2011.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L'impegno di un cristiano: in prima pagina, l'ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede. Ulla Gudmundson, ricorda - nel cinquantesimo della morte - Dag Hammarskjold, segretario generale delle Nazioni Unite dal 1953 al 1961.
La guerra non è strumento per risolverei conflitti: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla Conferenza generale dell'Aiea a Vienna.
In cultura, un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo "Le bizzoche che impreziosirono la Chiesa": raccolti gli studi dello storico Mario Sensi sulla religiosità femminile tra XD e XV secolo.
Anticipazione della prelazione de! cardinale Gianfranco Ravasi e di stralci del primo capitolo di Marzia Cataldi Gallo, del libro "Le vestì dei Papi. I parati della Sagrestia Pontificia. Seicento e Settecento", che verrà consegnato a Benedetto XVI all'udienza generale di domani.
E il 33 giri ricomincia a frusciare: Gaetano Vallini sul ritorno del vinile, e un contributo di Giuseppe Fiorentino, dal titolo "Archeologia rock", su "The Dark Side or the Moon" dei Pink Floyd, album che alimenta ancora iniziative discografiche.
Adios amigo: Roberto Genovesi ricorda Sergio Bonelli, morto ieri, che per cinquant'anni ha retto le sorti del fumetto italiano.
Solo il perdono sradica l'odio: nell'informazione religiosa, l'omelia del cardinale Marc Ouellet, prefetto delta Congregazione per i Vescovi, in occasione del pellegrinaggio dei presuli ordinati nell'ultimo anno presso la Basilica di San Pietro.
La verità sull'uomo e !a politica: il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consilio della Giustizia e della Pace, all'incontro, oggi a Roma, su "Pellegrini della verità, pellegrini della pace. La società italiana di oggi e la sfida del dialogo nello spirito del Patrono d'Italia".
Nell'informazione vaticana, Lettera apostolica di Benedetto XVI, in forma di Motu proprio "Quaerit semper", alla Rota Romana, riguardo a nuove competenze in materia di matrimonio e ordinazione, con un articolo del decano, Antoni Stankiewicz, dal titolo "Un'innovazione storica per la Curia Romana".
Degrado nella vita pubblica. Il cardinale Bagnasco: "c'è da purificare l'aria"
◊ Numerose reazioni hanno suscitato le parole pronunciate ieri a Roma dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione alla sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente. Il presidente della Cei ha affermato che “la collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente fiaccata”. L’Italia, però, ha una missione e non deve autodenigrarsi. Alessandro Guarasci:
Una forma di insicurezza sta attanagliando l’Italia. Per il cardinale Bagnasco i segnali preoccupanti sono molti:
“Non è la prima volta che ci occorre di annotarlo: chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda. Si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”.
Insomma, c’è una questione morale, che "non è un’invenzione mediatica", “c’è da purificare l’aria”. Per il cardinale si assiste a “un deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione”. Un “regolamento di conti” che è “prevalente rispetto ai compiti istituzionali” e che non porta sviluppo, che non affronta il nodo della mancanza di lavoro. Ne consegue che non ci sono né vincitori né vinti e servono quindi comportamenti responsabili, nobili, congrui. E’ un richiamo alla classe politica che ha doveri di trasparenza ed economicità. La corruzione rimane un’emergenza:
“Specie in situazioni come quella attuale, ci è d’obbligo richiamare il principio prevalente dell’equità che va assunto con rigore e applicato senza sconti, rendendo meno insopportabili gli aggiustamenti più austeri. È sull’impegno a combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi, che la politica oggi è chiamata a severo esame”.
Ed ancora: “Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati di affari che, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni – in genere – tutt’altro che popolari”. Massima severità nei confronti degli evasori fiscali, e “in merito alla gestione degli enti dipendenti dalle diocesi – il cardinale dice - essa si ispira ai criteri della trasparenza, senza i quali non potrebbe sussistere l’estimazione da parte di molti. Se abusi si dovessero accertare, siano perseguiti secondo giustizia, in linea con le norme vigenti”. Sull’impegno dei cattolici in politica, sì poi a un soggetto culturale d’interlocuzione, senza nostalgie è ingenue illusioni. La speranza è riposta nei giovani, perché essi possono essere protagonisti di un cambiamento spirituale e culturale, senza il quale nessuna soluzione tecnica può reggere.
Zambia. Il nuovo presidente Michael Sata: più giustizia sociale nel Paese
◊ Nuove speranze per la Zambia, dove dalle elezioni presidenziali del 20 settembre scorso è uscito vincitore Michael Sata. Sata che è il primo presidente cattolico nella storia del Paese ha promesso un profondo rinnovamento socio economico del Paese improntato a principi di equità sociale. La sua elezione è stata riconosciuta anche dal presidente uscente Rupiah Banda. Stefano Leszczynski ha chiesto a Vincenzo Giordana, africanista dell’agenzia missionaria Misna, cosa significhi questo cambiamento al vertice per il Paese.
R. – Il voto è stato deciso dai giovani poveri e disoccupati delle periferie urbane: sono stati loro a contribuire in modo decisivo a porre fine ad un’egemonia ventennale del Movimento per la democrazia multipartitica che era al governo dal 1991. Questa vittoria ha portato con sé speranze di un cambiamento, rispetto al passato, soprattutto su un piano economico e sociale. E’ tutela dei diritti del lavoro, politiche a tutela delle categorie più deboli e significative, a differenza del passato.
D. – Anche a livello internazionale ci sono stati commenti molto positivi e speranzosi, primo tra tutti quello del presidente degli Stati Uniti …
R. – Senz’altro. Giudizi positivi sono giunti anche dall’Unione Europea e dagli osservatori, che hanno assistito alle operazioni di voto. Ricordo che le ultime elezioni nel Paese, nel 2008, furono segnate da una vittoria del presidente uscente, Rupiah Banda – sconfitto martedì scorso – per appena 35 mila voti; ci furono, in quell’occasione, anche contestazioni ed episodi di violenza. Sostanzialmente, questa volta, al di là di disordini minori in alcuni quartieri di Lusaka, le elezioni sono state pacifiche.
D. – Come si può interpretare la dichiarazione del neo presidente sul fatto che il suo mandato sarà basato fondamentalmente sui Dieci Comandamenti?
R. – Il presidente ha parlato della volontà del governo di costruire un rapporto di cooperazione stretto con la Chiesa cattolica, un rapporto che in qualche misura il suo predecessore Rupiah Banda aveva perso per strada. Queste parole sui Dieci Comandamenti sono un po’ un tentativo di parlare alla pancia del Paese, interpretando il bisogno fortissimo di giustizia sociale, di sviluppo frustrato anche da alcune politiche dei precedenti governi, troppo accondiscendenti nei confronti degli interessi del capitale straniero.
D. – Al momento, come si può descrivere la situazione socio-economica della Zambia?
R. – La popolazione di questo Paese è di circa 13 milioni di abitanti e due abitanti su tre vivono con l’equivalente di meno di due dollari al giorno, e questo nonostante le esportazioni di rame abbiano spinto la crescita economica nel 2010, l’anno scorso, oltre il 7 per cento del prodotto interno lordo. Però, a questa crescita si sono accompagnati i profitti delle multinazionali cinesi, statunitensi e nordamericane. Il Paese che emerge da queste elezioni pretenderà il rispetto per i diritti del lavoro. (gf)
"Memoria e ricostruzione": conferenza e cena di solidarietà a Roma per il Rwanda
◊ “Memoria e ricostruzione - Testimonianze e progetti”: è il titolo della conferenza organizzata per questa sera a Roma dalla Onlus “Progetto Rwanda”, in collaborazione con il Cipax (Centro interconfessionale per la pace). I proventi della cena - che conclude l'incontro, tutta a base di sapori locali e piatti tradizionali - saranno devoluti interamente alla cooperativa rwandese Sevota delle vedove vittime di violenze nel periodo del genocidio. Patrizia Salierno, curatrice dell’iniziativa, spiega al microfono di Silvia Koch perché è importante continuare a ricordare il drammatico genocidio che nel 1994 ha sconvolto la vita del Paese, causando circa un milione di morti, centinaia di migliaia di orfani e di donne stuprate:
R. - E’ un’occasione per ripercorrere la vicenda rwandese e, attraverso questa, evidenziare gli aspetti emblematici ed attuali anche in altre realtà della globalizzazione contemporanea. Mi riferisco agli atteggiamenti di violenza, di prevaricazione, di neo-razzismo, di esasperata discriminazione ed intolleranza. Inoltre, gli stereotipi, la necessità continua che abbiamo di semplificare delle realtà diverse dalla nostra. Ancora: la mancanza assoluta di scelte etiche quando ad essere in gioco sono gli interessi nazionali o le logiche di potenza. Tutti sapevano cosa stava succedendo in quei terribili tre mesi del 1994, ma la Comunità internazionale guardava da un’altra parte. E poi l’uso dei mezzi d’informazione: in Rwanda la famigerata “Radio Mille Colline” ebbe un ruolo fondamentale per la riuscita di questo genocidio.
D. - A 17 anni dal genocidio, come descriveresti il Rwanda di oggi?
R. - Bisogna fare i conti con una sete di giustizia, il dovere della memoria e tuttavia l’imperativo della riconciliazione nazionale. Sta di fatto che nonostante il fatto che il Rwanda sia riuscito a ricreare le condizioni economiche per uno sviluppo enorme, c’è ancora una popolazione estremamente povera, le vedove, le donne e i giovani sono ancora fortemente traumatizzati da quegli eventi. C’è però una grande determinazione per uscire da questa drammatica situazione attraverso l’associazionismo, il mutuo soccorso ed anche delle azioni di lobbyng, che stanno ricostruendo questo Paese.
D. - Accennavi alle associazioni sociali, che sono i partners principali di “Progetto Rwanda”. Come agisce la onlus e di com’è possibile sostenervi?
R. - La pace si costruisce soprattutto dando gli strumenti per uscire dalla povertà, povertà intesa anche come esclusione, isolamento, ignoranza e quindi dei diritti da rivendicare - dando così la possibilità alle donne e ai giovani di poter riprendersi la propria vita e la propria dignità. Abbiamo un sito: www.progettorwanda.it, nel quale sono riportati i progetti e com’è possibile contribuirvi. (vv)
Rapporto Svimez: nel Sud Italia è emergenza disoccupazione giovanile
◊ Un Mezzogiorno in recessione, dove lavora ufficialmente meno di un giovane su tre e il tasso di disoccupazione effettivo è del 25%. Un’area a rischio tsunami demografico, in cui nel 2050 gli “over 75” cresceranno di dieci punti percentuali. E’ il quadro che emerge dal Rapporto 2011 dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – la Svimez – presentato oggi a Roma. Occorre un nuovo progetto che punti a energie rinnovabili, infrastrutture di trasporto e logistica, con un investimento di 60,7 miliardi. Questa la direzione indicata dal Presidente "Svimez" Adriano Giannola. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Il Mezzogiorno attraversa il secondo anno consecutivo di stagnazione, con un tasso di crescita del Pil dello 0,1 per cento, indietro rispetto allo 0,8 del Nord e allo 0,6 nazionale. "Maglia nera" alla Calabria, meglio fra tutte Basilicata e Abruzzo, ferme le isole. Colpa della crisi che al Sud pesa di più per difficoltà strutturali e ritardi nelle riforme al sistema produttivo, ed effetto – dice la Svimez – delle ultime due manovre, assolutamente squilibranti.
Ma la pagina più triste del Rapporto sul Sud riguarda il lavoro e i giovani. Luca Bianchi, vice direttore della Svimez:
“Se pensiamo che l’intera perdita di occupazione tra il 2009 e il 2010 è concentrata nella fascia di età sotto i 35 anni, vediamo che c’è anche un problema di sistema di welfare, di ammortizzatori sociali, che è riuscito a proteggere le fasce più grandi”.
E’ l’agricoltura che crea ancora occupazione al Sud, mentre l’industria rischia l’estinzione, senza una politica specifica, dice la Svimez. Meno di un giovane su tre lavora, si emigra meno al Nord e se lo si fa, sono i laureati a partire. Ancora Luca Bianchi:
“La questione giovanile assume connotati drammatici al Sud, ma è fortissima anche al Centro-Nord. Questo si riflette in una riduzione dell’occupazione giovanile anche a Nord e quindi una minore capacità da parte del mercato del Nord e del Centro-Nord, di attrarre giovani dal Sud. Quelli che riescono ad andare via sono i laureati con miglior voto di laurea, con migliore qualficazione. Dall’altro lato, cresce invece il flusso verso l’estero”.
Il rischio, dunque, è uno tsunami demografico: un’area giovane ricca di menti e braccia come era il Sud si trasformerà, nei prossimi 40 anni, in un’area spopolata, anziana e sempre più dipendente dal resto del Paese. Cosa fare, dunque? La Svimez suggerisce sette filiere territoriali logistiche per il Sud, su cui investire, così come la geotermia e le altre energie rinnovabili, per un totale di 60,7 miliardi di Euro. Ma cosa fare, in particolare, per giovani e famiglie?
“Attivare processi di sviluppo nei settori dall’economia verde all’economia della conoscenza all’innovazione, favorire l’integrazione del Mediterraneo e delle sue potenzialità, rappresentano anche strumenti per migliorare la condizione giovanile. Accanto a questo, serve anche una modifica delle politiche pubbliche di carattere nazionale. Noi temiamo che comunque nel dibattito pubblico nazionale il Mezzogiorno risulti perdente. Questo non è soltanto un errore attuale; è un errore che trascura che le prospettive di crescita del Paese sono strettamente connesse”. (gf)
Concerto di solidarietà per gli immigrati di Lampedusa. Intervista con Claudio Baglioni
◊ Favorire l’integrazione e il dialogo interculturale nel Mediterraneo: con questo obiettivo, si apre questa sera, sull’isola di Lampedusa, la nona edizione della rassegna musicale O’ Scia’. Cinque giorni di musica, oltre 60 gli artisti sul palco, da Zucchero a Pino Daniele, da Fiorella Mannoia a Patty Pravo, tutti insieme per ribadire l’importanza della questione immigrazione. Isabella Piro ne ha parlato con l’ideatore dell’iniziativa, il cantautore Claudio Baglioni:
R. - Questa nona edizione è arrivata in un momento particolare, in un anno in cui sono avvenuti i fatti anche straordinari che tutto il mondo ha potuto vedere su questa eterna questione dei movimenti dei popoli, della possibilità di accogliere, una capacità di integrazione nei giorni che sono stati e nei giorni che verranno.
D. – O’ Scia’ nasce appunto con l’idea di favorire l’integrazione e il dialogo interculturale nel bacino del Mediterraneo. Come realizzare concretamente questi obiettivi?
R. – Penso che occorra mettere in atto un insieme di soluzioni, oltre che politiche, sociali e culturali. Noi siamo sicuramente poco preparati all’idea dell’integrazione, il mondo vive un momento di crisi generale e anche di paura. Quindi, i discorsi della solidarietà, dell’altruismo, della partecipazione comune, di una convivenza pacifica e solidale, sono messi a repentaglio. Occorre sicuramente una maturità anche della classe politica.
D. – Tu conosci molto bene l’isola di Lampedusa. Di cosa hanno bisogno i cittadini?
R. – Secondo me di un senso di vicinanza, di essere considerati, di non essere abbandonati: isolani, ma non isolati. E poi di poter tornare ad essere uomini e donne della società civile con quel senso di vita più ordinata, più serena.
D. – Cosa insegnano i fatti di cronaca legati a Lampedusa?
R. – Che viviamo in un'epoca di grande confusione. Non ci sono guide straordinarie al di là di alcune voci che riconosciamo nella Chiesa e anche qua e là qualche spirito libero che riesce a guardare a queste questioni senza dover per forza essere in una linea di appartenenza ad una fazione o ad un’altra. Quindi, dipende dalla nostra onestà poter progettare il mondo del futuro affinché sia un mondo degno di essere abitato.
D. – Ed è questo quello di cui hanno più bisogno gli immigrati secondo te?
R. – Gli immigrati secondo me hanno bisogno di essere assistiti, soccorsi laddove ci sono condizioni anche di serio pericolo. C’è bisogno proprio della capacità da parte di tutti di integrarsi e di interazione, di poter lavorare insieme prendendo di buono quello che c’è in tutte le culture. Tutta la nostra società di oggi nasce dal cammino di tante genti che si sono confrontate e incontrate.
D. – Oltre in 50 gli artisti che saranno con te sul palco, ne citiamo alcuni: Pino Daniele, Fiorella Mannoia, i Pooh, Patty Pravo .. Cantare allora è un segno di ribellione o un gesto di speranza?
R. – Cantare è sempre un incontro. Suonare e cantare significa continuare a fare il nostro mestiere di artisti ma anche di cittadini. Siamo tra l’artistico e il civile. (ma)
Corea del Nord: nuovi spiragli di pace dopo il viaggio di un gruppo di leader religiosi
◊ Il viaggio in Corea del Nord di sette leader religiosi sudcoreani, tra cui un cattolico, un cristiano e un buddista, lascia una porta aperta alla speranza che la religione “possa di nuovo fiorire” nel Paese asiatico. E’ l’auspicio espresso, da mons. Igino Kim–Hee-joong, arcivescovo di Kwangju, alla guida della delegazione dei leader religiosi che, dal 21 al 24 settembre scorsi, si sono recati in Corea del Nord. “La natura del viaggio – ha detto l’arcivescovo sudcoreano – è stata puramente religiosa, senza alcun calcolo politico”. Il presule ha anche spiegato che “pur non essendo facile ristabilire la pace tra Nord e Sud Corea”, la visita contribuirà, almeno parzialmente, al miglioramento delle relazioni tra i due Paesi. “Parlarsi di persona – ha aggiunto – è uno dei modi migliori per superare i fraintendimenti e la diffidenza reciproca”. La situazione umanitaria in Corea del Nord resta molto difficile. Nell’estate scorsa forti piogge e alluvioni hanno causato danni in molte aree del Paese. La Chiesa e altre comunità religiose sono molto impegnate nell’opera di cooperazione umanitaria. Sono necessari aiuti e nuovi sforzi per gestire l’emergenza. Una situazione critica che si aggiunge alle drammatiche condizioni di vita di gran parte della popolazione. In Corea del Nord, secondo dati dell’Onu, almeno 6,1 milioni di persone - tra cui soprattutto anziani e bambini - sono colpite da uno stato di grave carenza alimentare. I leader religiosi – ricorda l'agenzia AsiaNews - hanno anche consegnato un messaggio di pace alla Corea del Nord nella speranza di contribuire all’apertura di un canale per la riconciliazione nella penisola coreana. (A cura di Amedeo Lomonaco)
Mosca: il patriarca Kirill ha incontrato il cardinale Tomko
◊ Il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha espresso “rispetto ed affetto fraterno” al Papa Benedetto XVI. In un incontro avuto a Mosca con il cardinale Jozef Tomko, il Patriarca Kirill gli ha chiesto di “trasmettere questi sentimenti” a Sua Santità. Il cardinale è giunto a Mosca per partecipare ai festeggiamenti in occasione del centenario della cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione della Madonna. L’incontro con il patriarca Kirill – si legge in un comunicato ufficiale del Patriarcato ripreso dall'agenzia Sir – si è svolto in “un clima cordiale e amichevole” ed è terminato con uno scambio di doni. Il cardinale ha incontrato il patriarca Kirill nella sede del Patriarcato accompagnato dal nunzio apostolico in Russia, l'arcivescovo Ivan Jurkovic. Nell’accogliere “calorosamente” gli ospiti, il patriarca ha detto che anche per la Chiesa russa il lavoro missionario è una priorità ed ha osservato che “la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana stanno oggi affrontando le stesse sfide del mondo secolarizzato e questo costituisce una base comune per la cooperazione tra le due Chiese”. Da parte sua il cardinale Tomko ha ringraziato il patriarca per l’accoglienza ed ha espresso “la speranza per un ulteriore proseguimento del dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana”. (R.P.)
Usa: il cardinale DiNardo esorta i cattolici ad impegnarsi in difesa della vita
◊ Il cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente del Comitato episcopale per le attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), ha esortato i cattolici americani a "pregare e riflettere”, nel prossimo mese di ottobre, “su come rinnovare il proprio impegno e testimonianza per il rispetto, la promozione l'insegnamento della natura trascendente della persona umana”. Il 1° ottobre, infatti, inizia il tradizionale “Respect for Life Month”, il mese per il rispetto della vita, che quest’anno ha come tema "Io sono venuto perché tutti abbiano vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Un tema, rileva il cardinale DiNardo in un messaggio per l’occasione, “particolarmente pregnante” in un’epoca come quella attuale in cui “la nostra cultura e a volte il nostro governo promuovono valori ostili alla felicità e al vero bene degli individui e della società”. “Il bambino non nato, il genitore anziano che alcuni chiamano un peso per il nostro sistema sanitario, i cosiddetti embrioni soprannumerari prodotti nelle cliniche per la fertilità, la persona disabile, la vittima di un incidente che ha bisogno di essere idratata e alimentata per sopravvivere: tutte queste persone – evidenzia messaggio - rischiano di essere abbandonate come vite indegne di essere vissute”. Il porporato segnala diversi fattori che minano oggi gli sforzi per costruire una cultura della vita: "Siamo di fronte – scrive - a crescenti tentativi di cancellare Dio e il discorso religioso dalla vita pubblica. Adesso alcuni cercano anche di escludere persone e organizzazioni religiose dai programmi pubblici di assistenza, costringendole ad andare contro le proprie convinzioni morali e religiose o a sospendere gli aiuti ai bisognosi”. Nel messaggio, l’arcivescovo contesta la decisione del Ministero della salute (Hhs) americano di imporre la copertura sanitaria obbligatoria per tutte le forme di contraccezione e sterilizzazione, considerandoli come servizi di prevenzione per le donne: "La decisione – afferma - è sbagliata su tutti piani. I servizi di prevenzione hanno lo scopo di prevenire le malattie o di diagnosticarle nella loro fase iniziale per un trattamento tempestivo Ma la gravidanza – obietta - non è una malattia”. Secondo il porporato quindi, “la copertura obbligatoria non dimostra né rispetto per la salute o la libertà delle donne, né rispetto per la coscienza di coloro che non vogliono partecipare a tali interventi problematici". Il cardinale DiNardo respinge in particolare l’argomento secondo cui la contraccezione è necessaria per la salute delle donne e serve a ridurre il tasso di abortività: al contrario, afferma, “i contraccettivi possono avere conseguenze gravi per la salute, ad esempio, aumentando il rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile, come l'Aids", come dimostrano autorevoli studi. Inoltre, obietta ancora, le condizioni per essere esentati da questo obbligo sono talmente restrittive che in pratica “non tutelano quasi nessuno”. Di qui, in conclusione, l’invito ai cattolici a “non sottrarsi all'obbligo di affermare i valori e i principi che riteniamo essenziali per il bene comune, a cominciare dal diritto alla vita di ogni essere umano e il diritto di ogni donna e uomo di esprimere e vivere secondo il suo credo religioso e una coscienza ben formata ". (A cura di Lisa Zengarini)
Pakistan: bimba di dieci anni accusata di blasfemia per un errore ortografico
◊ Un errore di ortografia ha portato ad un’accusa di blasfemia, e a serie conseguenze per una bambina cristiana di 10 anni e la sua famiglia ad Abbottabad. Faryal Bhatti, figlia di un’infermiera, Sarafeen Bhatti è studentessa alla High School della Havelian Colony. Il 22 settembre, durante un esame ha scritto male una parola in urdu, sbagliando il posto in cui mettere un punto. Così la parola, riferita al profeta Maometto, si è trasformata da “poesia di lode” (naat) a “maledizione (lanaat). L’insegnate di urdu, la signora Fareeda, ha sgridato severamente Faryal di fronte a tutta la classe, nonostante la bambina si giustificasse dicendo che si trattava di un errore. La notizia del presunto insulto a Maometto si è diffusa nella scuola; gli insegnanti e la direzione hanno accusato la bambina di blasfemia. Le autorità scolastiche hanno informato quelle religiose, che insieme con gli abitanti della colonia hanno inscenato una manifestazione, chiedendo che ci fosse una denuncia alla polizia contro la bambina, l’espulsione dalla scuola e l’allontanamento della sua famiglia dalla Colony. Diversi esponenti musulmani sono intervenuti nella vicenda. “E’ un errore innocente di una bambina”, ha detto il religioso islamico Maulana Mehfooz . “Molti studenti musulmani nelle madrase – ha spiegato - pronunciano in modo sbagliato le parole arabe, cambiando il senso. Non si può punire un bambino per un errore non voluto. La bambina ha solo 10 anni, ne avrà un trauma. Faryal Bhatti è stata sottoposta a tutto questo solo perché è cristiana, protesto contro la decisione di espellere la bambina e di trasferire la madre”. Il vescovo di Rawalpindi-Islamabad, mons Rufin Anthony, ha affermato che “ora anche gli studenti cristiani sono vittimizzati e accusati di blasfemia. La società – ha detto il presule le cui parole sono state riprese da AsiaNews - sta diventando così intollerante che un errore minuscolo ottiene una grande attenzione. Gli ulema hanno deciso la punizione di una bambina che non sa neanche che cosa ha fatto. Avrebbero dovuto spiegarle l’errore, se errore era, guadagnando la sua fiducia a rendendo così un servizio alla religione. Quello che è accaduto è esattamente l’opposto”. (A.L.)
Indonesia: nelle Molucche trovati ordigni esplosivi in una chiesa
◊ Resta alta la tensione ad Ambon, nelle Molucche, teatro degli scontri fra cristiani e musulmani dello scorso 11 settembre. Ieri la polizia ha scoperto tre bombe artigianali, all’interno della chiesa protestante Maranatha e nei pressi della locale stazione degli autobus. Secondo le autorità le attuali tensioni sono opera di gruppi islamici esterni alla regione. La strategia di piazzare ordigni in luoghi affollati come mercati, edifici religiosi stazioni di treni e autobus - riferisce l'agenzia AsiaNews - è tipica dei gruppi estremisti islamici attivi nella zona di Poso (Sulawesi centrale). Dal 1999 al 2001, Poso e la provincia di Sulawesi Centrali sono state teatro di sanguinosi scontri tra cristiani e musulmani, che hanno fatto oltre 2 mila vittime. Ieri, diversi gruppi e organizzazioni musulmane e cristiane hanno chiesto alle autorità di fermare tutti quelle persone che vengono ad Ambon senza un motivo specifico. In un comunicato i giovani di Mujammadiyah, gruppo islamico moderato, hanno affermato: "Respingiamo con forza l'arrivo di persone provenienti da fuori perché potrebbero aumentare la tensione nella regione”. I giovani musulmani fanno appello a tutta la popolazione di Ambon, cristiani e musulmani, per trovare una soluzione agli scontri attraverso i valori e le tradizioni locali. Intanto, dopo l’attacco suicida dello scorso 25 settembre contro la Bethel Christian Indonesia Church di Kepunton (Solo, Java centrale) la polizia ha schierato in tutto il Paese migliaia di agenti e aumentato i controlli per proteggere le chiese da nuovi attentati. Gruppi musulmani moderati come Nahdlatul Ulama hanno offerto il loro aiuto per proteggere i cristiani. (R.P.)
Nigeria: l’arcivescovo di Abuja invita ad ignorare le minacce di attentati
◊ “La vita continua normalmente, almeno qui ad Abuja. Non ci lasciamo spaventare da questi allarmi o minacce. Continueremo la nostra vita di sempre, avendo fiducia in Dio che segue i nostri passi” dice all’agenzia Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, dove le misure di sicurezza sono state elevate per le minacce della setta Boko Haram di compiere attentati in occasione dell’anniversario dell’indipendenza nazionale. “Allo stesso tempo ci auguriamo che le forze dell’ordine facciano il loro dovere per garantire la sicurezza di tutti” aggiunge mons. Onaiyekan. Nel frattempo, un gruppo del Delta del Niger, nel sud della Nigeria, autodefinitosi Ijaw Joint Revolutionary Council, ha diffuso un comunicato nel quale minaccia “rappresaglie” contro la Boko Haram se entro 14 giorni la setta non cesserà le sue azioni violente. “A mio avviso sono dichiarazioni da non prendere troppo sul serio - afferma l’arcivescovo di Abuja -, anche perché non sanno cosa intendono fare. Cosa significa fare rappresaglie contro i Boko Haram? Ci sono tante voci che circolano qui in Nigeria. Occorre quindi saper discernere”. Ieri, un comitato presidenziale incaricato di affrontare il problema della Boko Haram, ha presentato un rapporto nel quale chiede al governo di entrare in dialogo con la setta. “I nigeriani sono uniti nel voler affrontare il problema rappresentato dalla setta Boko Haram. Non si è però d’accordo su come affrontarlo” afferma mons. Onaiyekan. “C’è chi parla di dialogare con i membri della setta, ma sono una minoranza. La maggioranza dei nigeriani pensa che non si possa parlare di dialogo con persone che uccidono indiscriminatamente gli innocenti. Non si può dialogare con degli assassini. Questa del resto è la posizione della Conferenza episcopale nigeriana, che in una dichiarazione pubblicata una settimana fa afferma che il governo nigeriano deve venire incontro a chi ha delle rivendicazione legittime e pacifiche, ma non si può parlare di dialogo con criminali e assassini” conclude mons. Onaiyekan. (R.P.)
Kenya: Giornata di preghiera delle Chiese cristiane per le sofferenze del popolo
◊ Il Consiglio nazionale della Chiese del Kenya (Ncck) ha invitato tutte le Chiese del Paese ad organizzare prossimamente una giornata di preghiera e penitenza per implorare a Dio sollievo dalle sofferenze del popolo keniano. A una riunione nei giorni scorsi del suo Comitato esecutivo il Ncck ha espresso preoccupazione per le attuali difficoltà in cui versa il Paese, colpito in pieno dalla crisi alimentare provocata dalla siccità e dalla carestia, mentre cresce l’inflazione, la moneta locale continua a perdere valore e le materie prime sono sempre più scarse. Secondo il Consiglio, il futuro si annuncia ancora meno roseo, considerando che a breve arriverà la stagione delle inondazioni che inevitabilmente farà le sue vittime. Nel comunicato conclusivo – riferisce l’agenzia Apic - il Ncck deplora inoltre l’incapacità dell’attuale governo di difendere la legalità e la corruzione dilagante nella società keniana che minaccia gli interessi nel Paese. A questo proposito esso esorta la Commissione elettorale indipendente e la Commissione etica per la lotta alla corruzione e tutte le istituzioni coinvolte nell’organizzazione delle elezioni dell’anno prossimo a respingere candidati di dubbia onestà che utilizzerebbero il denaro dei contribuenti per scopi privati, o che si sono resi complici di malversazioni e distrazioni di fondi pubblici. Per altro verso, il Ncck esprime apprezzamento per i progressi compiuti dal Tribunale Penale internazionale (Tpi) nell’inchiesta sulle violenze seguite alle ultime elezioni del dicembre 2008. Le Chiese cristiane ribadiscono, da parte loro, l’impegno nella lotta contro la povertà e le sofferenze del popolo keniano e a proseguire i programmi di educazione civica dei cittadini per assicurare un futuro migliore al Paese. Dello stesso tenore sono stati i ripetuti interventi in questi mesi dei vescovi e delle organizzazioni ecclesiali cattoliche che si sono attivate per assistere le popolazioni colpite dalla carestia. (L.Z.)
Bolivia: sospeso il progetto della strada amazzonica al centro di proteste e scontri
◊ In Bolivia il presidente Evo Morales ha annunciato la sospensione del progetto di costruzione di una strada che, secondo gli indigeni, avrebbe danneggiato una riserva naturale in Amazzonia. Indios e attivisti protestano da un mese contro il piano e lunedì scroso gli agenti hanno interrotto con la forza una marcia. Il presidente Morales ha anche proposto la creazione di una commissione d'inchiesta, declinando ogni responsabilità sull'intervento della polizia: lanci di lacrimogeni e violenze che hanno sollevato un'ondata di proteste e provocato le dimissioni del ministro della Difesa, Cecilia Chacon. La Conferenza episcopale boliviana ha denunciato il ricorso alla violenza. La marcia di protesta era stata organizzata per manifestare contro la costruzione della strada che taglierebbe in due la foresta fluviale amazzonica, penetrando attraverso il parco nazionale e riserva indigena dei Tipinis. I presuli hanno condannato la dura repressione che ha portato al ferimento di diverse persone. I vescovi hanno anche esortato le autorità locali a rinunciare ad ogni azione repressiva. L’auspicio, espresso dalla Conferenza episcopale boliviana, è che attraverso il dialogo,si possano trovare soluzioni pacifiche e durature. L'anno scorso, i popoli indigeni erano riusciti ad ottenere una prima sospensione, di un anno, del progetto. (A.L.)
Romania: la Comece chiede di condividere nella società civile i valori universali della religione
◊ Sono due le aspettative che i cattolici hanno nei confronti dell’Unione Europea: ad indicarle è mons. Virgil Bercea, vescovo di Oradea Mare, in Romania, e delegato presso la Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità Europea. In un’intervista rilasciata all’agenzia Sir, il presule spiega che “l’Unione europea come istituzione è un simbolo dell’unità e della diversità, incarna i valori fondamentali della cultura occidentale, formatasi nel corso di duemila anni su fondamenti cristiani”. In questo senso, “i cattolici sono molto aperti ai valori sviluppati dall’Ue perché questi rispondono alle loro aspirazioni” ed hanno, quindi, due aspettative principali nei confronti dell’Ue: “da una parte, auspicano che i valori universali che si riscontrano nella religione siano condivisi all’interno della società civile. Si aspettano dall’Ue un discorso identitario che affermi l’importanza del cristianesimo nella storia della civiltà contemporanea. D’altra parte, insistono sul necessario rispetto dei diritti umani fondamentali”. Nello specifico, inoltre, i cattolici romeni “si aspettano un intervento fermo da parte dell’Ue al fine di eliminare alcune discriminazioni ed auspicano prese di posizione comuni da parte delle Chiese d’Europa". Quanto al contributo della Chiesa romena all’Europa, mons. Bercea sottolinea che esso si articola a diversi livelli, come “l’implementazione di un sistema didattico moderno”, la “grande esperienza in materia di dialogo e coabitazione con gli altri culti, in contesto plurietnico e multiconfessionale”, o ancora la ricca riflessione “in materia di teologia, sociologia e bioetica”. Infine, il presule traccia un bilancio dell’operato della Comece nell’Ue: “La presenza della Commissione a Bruxelles costituisce un elemento molto positivo”, conclude, citando come esempio “i risultati soddisfacenti ottenuti nella discussione sull’esposizione del crocifisso in Italia”. (I.P.)
Regno Unito: riunione dei rettori dei Santuari europei su evangelizzazione e pietà popolare
◊ Nonostante la secolarizzazione, l’affluenza ai santuari mariani è in continuo aumento anche in Europa. Tra questi lo storico santuario inglese di Walsingham nel Norfolk, che da tre anni registra una costante crescita di visitatori. E proprio a Walsingham, che quest’anno celebra il suo 950° anniversario, si riuniscono da oggi fino al 30 settembre i direttori dei santuari più conosciuti e frequentati del continente per cercare di capire e discernere il fenomeno in relazione alla nuova evangelizzazione. “Evangelizzazione e atti di pietà popolare” è appunto il titolo dell’incontro, cui partecipano delegati da Germania, Slovenia, Romania, Inghilterra, Polonia, Francia, Irlanda e Portogallo e da altri Paesi europei . “Sappiamo bene - spiega il direttore del santuario di Walngham padre Allan Williams - che tra i visitatori dei santuari cattolici molti non sono cristiani o frequentano raramente la chiesa. Si tratta comunque di persone in cerca di spiritualità e disposte a viaggiare per questo. Il nostro compito, come direttori di santuari, è quello di rendere questa esperienza quanto più appagante e gratificante . Ed è di questo che parleremo, oltre a scambiare notizie e informazioni”. A presiedere l’incontro è mons. Jacques Perrier, vescovo di Lourdes, dove ogni anno affluiscono milioni di pellegrini. La conferenza episcopale inglese e gallese sarà rappresentata dall’arcivescovo Kevin McDonald. Walsingham ospita anche un santuario anglicano. Per questo all’incontro è stato invitato a partecipare il suo amministratore, il vescovo Lindsday Urwin, che celebrerà i Vespri nella Chiesa anglicana di Norwich. (L.Z.)
Panama: la Chiesa contro il disegno di legge sulla pena di morte
◊ L’arcivescovo di Panamà, mons. José Domingo Ulloa, commentando il disegno di legge che mira a prevedere la pena di morte per arginare la criminalità, ricorda che la violenza non si può combattere “con più violenza”. “La violenza – aggiunge il presule – non si può contrastare con la violenza”. “Ci sono altri metodi”, ha ricordato l’arcivescovo di Panama, rispondendo alle domande dei giornalisti, per affrontare la piaga della violenza. Il progetto di legge per introdurre la pena di morte a Panama, nei casi d'omicidio, di reati contro la sicurezza collettiva e di violenza sessuale recidiva, è stato presentato dal deputato Marcos Gonzalez, del partito Cambio Democrático. Il disegno di legge, momentaneamente sospeso, è in contrasto con l'articolo 30 della Costituzione panamense, che proibisce la pena di morte. E' inoltre contrario alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e alle convenzioni internazionali, alle quali Panama ha aderito, che prevedono l'abolizione della pena capitale. (A.L.)
Portogallo. Il Patriarca di Lisbona: per uscire dalla crisi serve unità e solidarietà
◊ “Unità e solidarietà”: sono queste le parole d’ordine per uscire dalla crisi economica in Portogallo. Lo ha ribadito domenica al “Jornal de Noticias” il presidente della Conferenza episcopale portoghese (Cep), il card. José Policarpo. Nell’intervista, ripresa dall’agenzia dei vescovi “Ecclesia”, il patriarca di Lisbona ha riconosciuto la necessità di ottemperare agli impegni presi dal Paese con la Commissione Europea , la Bce e il Fondo Monetario Internazionale, ma ha sottolineato che spetta all’Esecutivo scegliere le misure più umane per farlo: “È molto importante – ha detto - che le soluzioni intraprese non penalizzino troppo le classi sociali più colpite”. Il Patriarca ha quindi criticato chi ritiene che “l’unico ruolo dei cittadini portoghesi sia di parlare male dei governi”: “Si tratta di un’analisi superficiale, perché questo governo, come altri, deve essere aiutato a prendere una decisione più umana, equilibrata e giusta”, ha avvertito. Il Portogallo ha ricevuto dal Fmi e dall’Unione Europea 78 miliardi per evitare il default. In compenso, il governo del popolare Pedro Passos Coelho, succeduto a giugno al socialista José Sócrates, ha varato un piano di tagli e sacrifici che, come in Grecia, stanno suscitando contestazioni e proteste nel Paese. Nell’intervista il card. Policarpo ha insistito sulla necessità di uno sforzo comune di tutte le parti sociali e politiche per uscire dalla crisi economica e finanziaria, perché, ha detto “il problema non si risolve se ognuno pensa solo a tirare la coperta dalla propria parte. Se collaboriamo tutti, questo o un altro governo troverà le soluzioni migliori”. Il patriarca di Lisbona ha inoltre precisano che non spetta ai vescovi intervenire direttamente nell’agone politico, poiché questo pregiudicherebbe il carattere profetico del Magistero della Chiesa e del Vangelo. L’Episcopato portoghese ha denunciato più volte in questi mesi che nel Paese sono in aumento le disuguaglianze nella distribuzione del reddito, sollecitando una maggiore attenzione al “potenziale dell’economia sociale” e un impegno lungimirante a favore di “una reale e condivisa equità nella distribuzione della ricchezza e del reddito e sostenibilità dello sviluppo per soddisfare le molte esigenze dei cittadini, specialmente più deboli”. Concetti ribaditi nei giorni scorsi a Fatima al 27° Incontro nazionale di pastorale sociale. Intervenendo all’incontro, il presidente della Commissione episcopale di pastorale sociale mons. Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo, aveva esortato a “ricercare nuove forme di economia improntate alla solidarietà” per sfuggire ai meccanismi troppo spesso spietati, fatalistici dei mercati che sembrano smarrire sempre più la dimensione etica. (L.Z.)
Macao: Caritas e governo creano la Banca Alimentale per le famiglie colpite dalla crisi economica
◊ Ieri, 26 settembre, è nata la Banca Alimentale di Macao, gestita dalla Caritas di Macao in collaborazione con il Social Welfare Bureau of Msar (Macao Special Administrative Region) Government, per rispondere alle necessità più urgenti delle famiglie disagiate che si trovano a dover fronteggiare gli effetti della crisi economica mondiale. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, il 21 settembre è stato firmato un contratto, della durata di due anni, per un “Servizio temporaneo di aiuto alimentale”, tra la Caritas di Macao ed il Social Welfare Bureau of Msar Government. In realtà il governo di Macao aveva già sperimentato tale iniziativa nel 2009, durante la prima fase della crisi economica, offrendo 270 mila pasti alle famiglie con un basso reddito o i cui membri adulti erano disoccupati. Questa volta il governo ha voluto stringere un accordo con la Caritas di Macao perché ha considerato il grande impegno dell’ente caritativo cattolico nell’ambito della pastorale sociale, espresso attraverso le visite alle famiglie, la conoscenza delle reali esigenze, la continuità dell’impegno dopo l’emergenza. Secondo i rappresentanti del governo “oggi ci sono tante famiglie povere che sono invisibili. Per vari motivi, la vergogna o la disinformazione, queste famiglie non sanno o non vogliono chiedere l’aiuto di cui hanno veramente bisogno. Il lavoro della Caritas permette di identificare le loro autentiche esigenze offrendo un aiuto mirato”. Così nei prossimi due anni la Caritas gestirà un fondo governativo di 10 milioni di dollari di Macao, per offrire aiuto a 6 mila famiglie. (R.P.)
Nigeria: appello dei vescovi alla responsabilità fiscale
◊ Rilanciare una cultura della responsabilità fiscale, garantire ai lavoratori il salario minimo sindacale, tutelare le risorse del Paese, evitando gli sprechi: è quanto raccomanda la Conferenza episcopale della Nigeria allo Stato, in un comunicato diffuso al termine dell’Assemblea plenaria, svoltasi nei giorni scorsi ad Abakaliki. La nota, a firma di mons. Felix Alaba Job e di mons. Alfred Adewale Martins, rispettivamente presidente e segretario della Conferenza episcopale della Nigeria, arriva dopo che il governo locale ha rifiutato di accogliere la richiesta dei sindacati di aumentare lo stipendio di base mensile dei lavoratori, fermo da dieci anni, portandolo da 7.500 naira a 18mila naira, pari a circa 86 euro. Una richiesta sostenuta dalla Chiesa locale che, nel suo comunicato, afferma: “La Nigeria è benedetta da risorse sufficienti per assicurare un giusto salario ad ogni cittadino del Paese”. Quindi, i vescovi suggeriscono ai governi, sia quelli federali sia quello nazionale, di “garantire uno sfruttamento equilibrato delle risorse, evitando gli sprechi soprattutto nelle aree boschive”. Inoltre, la Conferenza episcopale della Nigeria esprime preoccupazione “per la grave disparità di condizioni che esiste tra i dipendenti pubblici, sia federali sia nazionali”, ribadendo che “la richiesta di un salario equo è un imperativo etico e politico e dovrebbe essere accolta con la massima urgenza e responsabilità”. Di qui, l’invito dei presuli ad “un forte impegno per una cultura della responsabilità fiscale”. In questo senso, la Conferenza episcopale della Nigeria suggerisce allo Stato di “sostenere un programma di rilancio dell’economia in crisi”, anche pensando all’istituzione di un Consiglio economico, con il compito di “creare maggiori opportunità di lavoro” nel Paese. Quanto ai problemi di incolumità che affliggono la Nigeria, i vescovi si dicono “seriamente preoccupati per la distruzione gratuita sia di vite umane che di beni materiali” e chiedono “la totale revisione del sistema di sicurezza” tuttora vigente, allo scopo di “ripristinare la giustizia e promuovere la pace”. (I.P.)
Francia: Colloquio interreligioso a Parigi sulla laicità
◊ Un Colloquio sulla laicità nel quadro della legge 1905 e a promuoverlo saranno i responsabili di tutti i culti religiosi presenti in Francia: i leader delle Chiese cristiane (cattolica, protestanti e ortodosse), il Gran Rabbino di Francia, il presidente del Consiglio francese del culto musulmano e l’Unione buddista di Francia. La decisione è stata presa ieri alla riunione trimestrale della Conferenza dei responsabili di culto in Francia che si è tenuta nelle sede parigina del Consiglio francese del culto musulmano. Scopo degli incontri – iniziati nel novembre del 2010 – è quello di “approfondire la conoscenza reciproca – si legge nel comunicato ripreso dall'agenzia Sir - con l’intento di contribuire alla coesione della nostra società nel rispetto delle altre correnti di pensiero e nel riconoscimento della laicità come parte del bene comune della nostra società”. Da qui la decisione di promuovere un colloquio dal titolo “Realtà e promesse della laicità nel quadro della Legge 1905” che si terrà il 17 ottobre a Parigi al Palais du Luxembourg, sede del Senato. Il colloquio – precisa il comunicato – è frutto dell’impegno preso dalla Conferenza dei culti in Francia di sviluppare nel Paese una riflessione sulla laicità che è “uno dei pilastri del nostro patto repubblicano”. (R.P.)
Pompei: al via l’ottobre mariano, domenica la Supplica
◊ Il mese tradizionalmente dedicato al Santo Rosario è ormai alle porte. A partire da sabato 1 ottobre, tutta la comunità pompeiana e i numerosi pellegrini, che quotidianamente riempiono la basilica mariana, potranno partecipare alle celebrazioni, ai momenti di preghiera, di riflessione e di comunione che si terranno in santuario.Il primo appuntamento della giornata sarà, come ogni anno, il “Buongiorno a Maria”. Alle 6.30 si reciterà la preghiera rivolta alla Madonna, che si svolgerà, poi, tutti i giorni del mese, escluso la domenica. In serata, alle 20.00, inizierà la veglia di preghiera animata dalla Pastorale Giovanile e da quella Familiare, che accompagnerà i fedeli fino alle 24.00, quando avrà inizio la Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo e delegato pontificio di Pompei, mons. Carlo Liberati. Durante la notte e fino alle prime ore del mattino, si susseguiranno diversi momenti di preghiera, che culmineranno, domenica 2 ottobre, nella celebrazione della Supplica. A presiedere la santa Messa e, poi, la recita della preghiera composta dal Beato Bartolo Longo, sarà il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita. Il porporato, più volte pellegrino a Pompei, aveva già presieduto il solenne rito nell’ottobre 2008, due settimane prima del 19 ottobre, data della Visita Pastorale del Santo Padre Benedetto XVI a Pompei. La celebrazione della santa Messa (ore 10.45) e della Supplica (ore 12.00), come ogni anno, si svolgerà sul sagrato della basilica, davanti alla facciata dedicata alla Pace Universale e sarà preceduta dal saluto dell’arcivescovo Liberati. Il sacro rito sarà trasmesso in diretta televisiva da Napoli-Canale 21 e Tele Radio San Pietro (canale della piattaforma Sky numero 858). Per tutta la comunità pompeiana e per i fedeli che giungeranno nella città mariana per partecipare al solenne rito, la Supplica sarà, come sempre, l’occasione per rivivere, attraverso l’esempio della Vergine, così come quello del Beato Bartolo Longo, fondatore di Pompei, quella fede cristiana profondamente ancorata al messaggio di Cristo. Le celebrazioni di domenica 2 ottobre continueranno, nel pomeriggio, con l’adorazione eucaristica e la recita del santo Rosario. Martedì 5 ottobre, ricorrerà, invece, la festa liturgica del Beato Bartolo Longo, con un programma ricco di celebrazioni e la processione con l’urna contenente le sue spoglie mortali. (I.P.)
Spagna: alla Gmg 2011 il Premio di turismo della Città di Madrid
◊ L'immagine della capitale spagnola è stata rinforzata dopo la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Il Comune di Madrid ha riconosciuto questo contributo e ha assegnato alla Gmg il Premio di Turismo della Città di Madrid per “il suo contributo allo sviluppo internazionale della città”. Il sindaco di Madrid, Alberto Ruíz Gallardón - riferisce l'agenzia Sir - ha sottolineato che l'immagine della città “è stata conosciuta in tutto il mondo e ha manifestato il suo carattere in un’accoglienza aperta, allegra e generosa a chi viene da fuori”. Grazie alla Gmg e all'esperienza che hanno vissuto “i pellegrini si trasformeranno in ambasciatori per la città”, perciò il sindaco ha espresso la sua “gratitudine per aver scelto la nostra città per un evento spirituale indimenticabile”. Il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, ha ricevuto il premio a nome del Comitato organizzatore locale della Gmg e ha espresso il suo ringraziamento al Comune “per aver apprezzato l'essere e l'essenza di un evento ecclesiale come la Gmg”. Il porporato ha sottolineato che “l’accoglienza della città di Madrid è stata fondamentale per il successo della Giornata”. Rouco Varela ha anche osservato che “la gentilezza e la simpatia con cui sono stati accolti i pellegrini mostrano il lato umano della città di Madrid, che è ciò che ha più sorpreso i partecipanti alla Gmg”. (R.P.)
Vietnam: l’arcidiocesi di Hue lancia un corso biennale di teologia per i laici
◊ Promuovere la formazione missionaria dei laici: con questo obiettivo, il Comitato per i Laici dell’arcidiocesi di Hue, in Vietnam, ha lanciato un corso biennale di teologia destinato ai non religiosi. L’iniziativa è stata inaugurata domenica scorsa, alla presenza del vescovo ausiliare locale, mons. Francio Xavier Le Van Hong. “Il programma – spiega padre Joachim Le Thanh Hoang, presiedente del Comitato per i Laici – vuole offrire ai partecipanti una formazione di base sulla fede e sulla teologia, in modo che essi possano svolgere la loro opera missionaria tra gli atei ed i seguaci di altre religioni”. La speranza, conclude padre Thanh Hoang, è quella di “formare persone che possano lavorare fianco a fianco con i sacerdoti, a servizio della Chiesa”. I partecipanti iscritti al corso non sono solo i responsabili delle associazioni cattoliche locali e i membri degli Istituti secolari, ma anche gli insegnanti ed alcuni operatori sanitari. Le lezioni proseguiranno fino al 2013 ed includeranno nozioni di storia della Chiesa, esegesi della Bibbia, liturgia, morale, dottrina sociale ed evangelizzazione. Il corso sarà tenuto dai sacerdoti locali e da professori del Seminario maggiore sulpiziano. Infine, qualche dato: l’arcidiocesi di Hue ha 100 sacerdoti e 1.066 religiosi che sono al servizio di 68.265 cattolici, pari al 7% della popolazione. (I.P.)
A Roma convegno in occasione dei 90 anni della rivista “Terrasanta”
◊ La Custodia di Terra Santa, in occasione dei 90 anni della propria rivista “Terrasanta”, promuove a Roma, il 21 ottobre prossimo, presso l'Auditorium della Pontificia Università Antonianum, un convegno dedicato all’informazione sui Luoghi Santi. Tra i temi al centro dei lavori, ci sono le grandi scoperte archeologiche, le ricerche condotte dagli archeologi della Custodia nel corso degli ultimi decenni, l’attualità della questione israelo-palestinese e i passi diplomatici nei rapporti tra Santa Sede e Israele. Il convegno sarà articolato, in particolare, in due momenti con specifici approfondimenti. Il primo, dal titolo “Terra Santa e archeologia. La rivista Terrasanta come voce dell’archeologia biblica”, mira a illustrare e a ripercorrere l’impegno secolare della Custodia di Terra Santa nel campo dell’archeologia biblica. Partecipano padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, padre Giovanni Claudio Bottini, decano dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, e il professor Danilo Mazzoleni, docente di Epigrafia classica e cristiana e decano presso il Pontificio istituto di archeologia cristiana. Verranno illustrate le maggiori scoperte e campagne di scavo eseguite dai francescani nell’ultimo secolo a Cafarnao, sul Monte Nebo e in molte altre aree. Sarà messa in luce la loro importanza per tutta la cristianità. Modera l'incontro Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta. Il secondo focus del convegno, dal titolo “Informare sui Luoghi Santi: diplomazia e comunicazione nel contesto israelo-palestinese”, riguarda l'informazione sui Luoghi Santi, il processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele e con l'Autorità nazionale palestinese. Sarà preso in esame – ricorda l’agenzia Zenit - anche il ruolo della rivista “Terrasanta” nell’informare sulla presenza e sulle attività delle comunità cristiane nel contesto israeliano e palestinese. Partecipano padre Pizzaballa, mons. David Maria Jaeger, Prelato uditore del Tribunale della Rota romana, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, già delegato apostolico e dal 1994 primo nunzio in Israele e Territori palestinesi. Il giorno successivo, sabato 22 ottobre, sempre presso l'Auditorium Antonianum, si terrà la "Giornata per i volontari di Terra Santa”. (A.L.)
A Nairobi Forum sulla governance di Internet
◊ Occorre estendere al massimo i diritti e limitare al minimo le restrizioni, sforzandosi al contempo di proteggere Internet da ogni perturbazione, tutelare i diritti umani on line e combattere la criminalità informatica: questo il messaggio che il Consiglio d’Europa intende portare al sesto Forum sulla governance di Internet, che si è aperto oggi a Nairobi per iniziativa delle Nazioni Unite. “L’accesso a Internet – spiega l’organismo di Strasburgo - è diventato condizione preliminare per garantire a ogni individuo libertà di espressione e associazione e possibilità di partecipare alla vita pubblica. Diverse minacce pesano tuttavia su Internet; per affrontarle, è necessaria la cooperazione internazionale”. L’obiettivo – ricorda l'agenzia Sir - è di “proteggere la globalità, la stabilità e l’apertura del web”. Occorre inoltre prevenire e gestire “i principali incidenti di frontiera su Internet” garantendo che le risorse della rete siano gestite “nel pieno rispetto del diritto internazionale dei diritti dell’uomo”. Il Forum, progettato per garantire uno spazio di discussione per il pieno e attivo coinvolgimento in internet di governi, soggetti privati e società civile dei paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo, era stato ospitato negli anni precedenti dalla Grecia, dal Brasile, dall'India dall'Egitto e dalla Lituania. Il tema scelto per l’edizione del 2011 è “Internet come catalizzatore per il cambiamento: accesso, sviluppo, libertà e innovazione”. (A.L.)
Università Europea di Roma. Firmata convenzione con la Caritas romana
◊ E’ stata firmata oggi dal direttore della Caritas, mons. Enrico Feroci, e dal rettore dell’Università Europea di Roma, padre Paolo Scarafoni, una convenzione che consentirà agli studenti dell’Università di svolgere attività di responsabilità sociale presso alcuni centri Caritas di Roma impegnati nei settori dell’ascolto e dell’accoglienza, dell’immigrazione e dell’Aids. “La collaborazione con la Caritas – ha affermato padre Scarafoni - apre nuove opportunità per la crescita umana degli studenti, confermando il nostro progetto formativo, orientato alla formazione integrale della persona. Oltre all’acquisizione di competenze professionali, lo studente ha la possibilità di crescere moralmente e nello spirito di servizio per gli altri”. Dopo la firma della convenzione, mons. Feroci ha rivolto un saluto ai nuovi studenti, in occasione della Settimana della Matricola dell’Università Europea di Roma, che si terrà fino al 29 settembre 2011, con incontri, conferenze e convegni. “Io mi sento sempre all’università”, ha detto mons. Feroci, offrendo ai giovani presenti una riflessione sul tema del volontariato cristiano. “I miei professori sono i poveri. Da loro imparo costantemente tantissime cose”. Mons. Feroci ha ricordato agli studenti l’importanza dei valori della condivisione e della corresponsabilità. “Gandhi diceva che la deresponsabilizzazione è la più alta forma di violenza che c’è nel mondo”, ha ricordato il direttore della Caritas. “Noi dobbiamo farci carico delle domande, delle attese e delle sofferenze degli altri. In questo modo possiamo essere noi stessi dono per gli altri”. All’incontro ha partecipato anche Alberto Gambino, coordinatore accademico dell’Università Europea di Roma, che ha rivolto uno sguardo al futuro dei giovani. “L’obiettivo degli studi universitari, secondo noi, non dev’essere solo quello di formare bravi professionisti, ma anche persone che possano essere, un giorno, un buon esempio per gli altri”.
Il porto di Sirte nelle mani degli insorti mentre Gheddafi parla di martirio
◊ Avanzano ancora le forze del governo provvisorio libico. Grazie all’aiuto dei raid aerei della Nato, le truppe del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) hanno conquistato il porto di Sirte. Lanciano messaggi di resa mentre Gheddafi si dice pronto al martirio. Il servizio di Fabrizio Angeli:
Mentre le forze del Cnt garantiscono alle famiglie della tribù di Gheddafi una resa con uscita sicura da Sirte, Gheddafi afferma di essere ancora “sul terreno” e di voler morire come “martire”. Il suo messaggio audio è stato diffuso da una radio locale a Bani Walid, una delle sue ultime roccaforti, e ripreso dal sito Internet della tv Al Libya, fedele al regime. Ma nella importante città di Sirte il porto è ormai nelle mani delle forze del Cnt e il comandante del Consiglio nazionale di transizione libica racconta di essere stato contattato da membri anziani della tribù del rais per concordare una resa delle forze lealiste. Il nuovo governo libico ha preso il controllo di alcuni punti strategici di Sirte, città natale di Gheddafi, dopo un’altra lunga notte di combattimenti. E la situazione per i civili è sempre più grave. Senza cibo, acqua ed elettricità a migliaia stanno lasciando la città. Ci sono poi le dichiarazioni del premier ad interim, Jibril, che ha detto all’Onu che “finché resta a piede libero Gheddafi rappresenta una minaccia crescente di atti terroristici, anche a livello internazionale”. Il primo ministro libico ha ribadito che la famiglia di Gheddafi detiene ancora molte ricchezze in oro e denaro ed è così in grado di destabilizzare la situazione nell’intera regione del Sahara.
Repressioni in Siria mentre il regime accusa l’Occidente di seminare il caos
In Siria, continua la violenta repressione da parte dell’esercito delle proteste popolari contro il regime del presidente Assad. Almeno 20 persone sono rimaste ferite durante un attacco a Rastan, nella regione di Homs, uno degli epicentri più attivi della rivolta scoppiata quasi sette mesi fa. Solo in questa zona sono stati uccisi circa 850 civili dall’inizio delle proteste, secondo le cifre fornite dagli attivisti. Sempre ad Homs sono stati uccisi due accademici, che sembra avessero di recente espresso critiche contro la repressione in corso. Il governo smentisce e accusa a sua volta alcuni non meglio precisati “terroristi”. Nel frattempo, il regime di Damasco si scaglia contro Stati Uniti ed Europa. Il ministro degli Esteri siriano ha accusato all’Onu l’Occidente di voler “seminare il caos” in Siria con l’obiettivo di “smantellare” il Paese. Le stesse sanzioni sarebbero solo “il pretesto per un intervento straniero”.
Incidente stradale in Pakistan, 37 bambini morti su bus sovraccarico
Sono 37 gli scolari morti nel grave incidente stradale avvenuto ieri sera in Pakistan. Un autobus sovraccarico trasportava 105 studenti della città di Faisalabad, nella provincia del Punjab, di ritorno da una gita di studio e si sarebbe rovesciato in autostrada mentre procedeva a forte velocità. Diversi bambini sono rimasti feriti e sono al momento ricoverati all’ospedale.
Attentato suicida nella provincia afghana di Helmand
Un attentato suicida ha ucciso questa mattina cinque persone nei pressi di una stazione di polizia di Lashkar Gar, centro principale della provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan. Il kamikaze si è fatto esplodere con un'autobomba, ferendo anche 25 tra civili e forze di polizia. Lashkar Gah è una delle sette zone dove la Nato ha trasferito quest'anno la responsabilità della sicurezza nelle mani dell'esercito e della polizia locale. L’attentato di oggi è isolato o è sintomo di una destabilizzazione preoccupante? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Marco Lombardi, Responsabile dei Progetti educativi in Afghanistan dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
R. - E’ difficile parlare di uno stato di sicurezza per l’Afghanistan, direi che la sicurezza nell’Afghanistan dipende da due fattori che dobbiamo tenere sempre molto presenti: uno, un aspetto geografico, e l’altro un aspetto temporale. L’aspetto geografico, la sicurezza a Kabul e a Herat è molto diversa rispetto a quella a Lashkar Gah. Dobbiamo tenerlo presente. Ma quello che è importante per oggi, per il futuro, è che in Afghanistan si sta attraversando un periodo cosiddetto di transizione: la delega dei poteri e soprattutto della sicurezza dalle forze internazionali a quelle locali. Non per niente l’attentato è avvenuto alla base della polizia. In questa fase di transizione ci si aspetta, ed è sempre capitato così, una recrudescenza degli attentati. Quindi, la situazione non migliorerà nel futuro, ma sappiamo che questa è la situazione che dobbiamo affrontare.
D. – Tutto questo avviene in un Paese dove ovviamente ci sono fortissime divisioni interne. Potranno mai essere appianate, secondo lei?
R. – Le divisioni interne fanno parte della costituzione dell’Afghanistan. Forse, in futuro, la sfida per noi, è quella di cercare di capire in che modo i tribalismi oggi possono essere incorporati in un disegno democratico. Questo non vale solo per l’Afghanistan, ma vale per la gran parte del mondo che è caratterizzato da questi percorsi.
D. – Lei è responsabile dei progetti educativi in Afghanistan dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: quanto è importante l’aspetto educativo per far risollevare un Paese come l’Afghanistan?
R. – Ogni Paese nasce se dentro di sé sente la forza per poter rinascere, quindi comincia dai cittadini. Oggi educare le donne, educare i giovani in Afghanistan è assolutamente centrale. Per questo noi come Università Cattolica lavoriamo strettamente con la Difesa italiana, con il motto per cui il Prt, cioè la Difesa, costruisce le scuole, noi costruiamo i maestri. Non bastano infrastrutture, bisogna anche avere il personale che è in grado di gestirle. (ma)
Esplosione sul Sinai a gasdotto che serve Israele e Giordania
Un’esplosione ha distrutto in Egitto, sul Sinai, una parte del gasdotto che serve Israele e la Giordania. Non è stata ancora accertata l'origine dello scoppio. Tuttavia, il gasdotto è stato ripetutamente, in passato, obiettivo di attentati, presumibilmente da chi non vorrebbe che l'Egitto fornisse gas a Israele. Quest'ultima esplosione giunge in un clima di tensione tra Egitto e Israele, segnato dall'attacco da parte di alcuni manifestanti dell'ambasciata israeliana al Cairo, lo scorso 9 settembre. Il 18 agosto, otto israeliani erano stati uccisi in un attacco vicino a Eilat, nel sud d'Israele, vicino alla frontiera egiziana. Dando la caccia agli attentatori, le forze israeliane avevano ucciso sei poliziotti egiziani in uno scontro a fuoco, provocando una crisi diplomatica con Il Cairo, che esige delle scuse.
Merkel, ok alla Grecia. Atene vota la stangata sulla casa
La Grecia è sulla “buona strada” con il piano di “privatizzazioni” e le “riforme politiche e amministrative”. E’ quanto ha detto la cancelliera tedesca Merkel, nel giorno in cui ad Atene il parlamento vota sul disegno di legge presentato dall'esecutivo che prevede l'introduzione della nuova imposta straordinaria sugli immobili (definita “la stangata sulla casa”) da pagare tramite la bolletta dell'elettricità. E questo significa che chi non paga si vedrà tagliata la corrente in casa. Governo e premier Papandreou sembrano preoccupati circa l'esito della votazione di stasera, in un momento particolarmente difficile per il Paese che rischia di restare senza fondi se la “troika” di Ue e Fmi non deciderà di dare il via libera alla concessione della sesta tranche da otto miliardi di euro previsti dal primo pacchetto d'aiuto.
Borse positive mentre in Cina c'è chi smentisce l’acquisto di bond europei
Rimbalzo delle Borse di Asia e Pacifico, dopo aver toccato i minimi da maggio del 2010. Ad innescare la corsa un maggiore ottimismo sulle misure che i leader europei stanno mettendo a punto per "domare" la crisi del debito. Intanto, in tema di economia globale, dalla Cina arriva una smentita sull’intenzione di comprare bond europei: Gao Xiqing, vicepresidente e direttore del fondo sovrano China Investment Corporation (Cic), ha detto durante un incontro del Fondo monetario internazionale: “Il nostro premier ha sottolineato che la Cina vuole aiutare l'Europa, ma come società il mandato del Cic dal governo è di mantenere una certa somma di profitti e dunque non possiamo solo andare in Europa e salvare qualcuno, dobbiamo proteggere noi stessi”.
L’Ue si felicita con Riad per l’apertura alle donne e chiede misure concrete
Il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, ha chiesto alle autorità dell'Arabia
Saudita di impegnarsi “sul cammino dell'eguaglianza” tra i sessi, felicitandosi della decisione del re Abdallah di concedere alle donne il diritto di voto. In una nota, Ashton “incoraggia le autorità saudite a continuare sul cammino verso l'uguaglianza tra gli uomini e le donne nella vita politica, economica e sociale”. Il re Abdallah ha annunciato di aver concesso il diritto di voto alle donne a partire dal 2015, ma l'Arabia Saudita continua a impedire loro di guidare un'automobile o di viaggiare sole.
Nelle Filippine 7 morti per il tifone e, nel sud, 7 morti per un attentato
Almeno 7 persone sono morte, di cui quattro a Manila, a causa del tifone Nesat, arrivato oggi sulla costa est delle Filippine. Molti quartieri della capitale sono stati travolti dall'acqua che in alcuni punti ha raggiunto oltre un metro di altezza. Le Filippine vengono toccate ogni anno da una ventina di tifoni. Nesat e' uno dei più potenti del 2011. Intanto nel sud delle Filippine, in un villaggio dell'isola di Basilan, sei persone, tra cui quattro civili, sono stati uccisi da combattenti del gruppo islamico Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda.
Oltre 240 feriti per incidente nella metro di Shanghai
Sarebbero più di 240 i feriti dell'incidente nella metropolitana di Shanghai. Lo scrive l'agenzia Nuova Cina. Secondo l’agenzia, i feriti sono diventati 245 dai 40 iniziali e per la maggior parte si tratta di contusioni e fratture ma nessuno dei feriti sarebbe in gravi condizioni. Pare che al momento dell'incidente, a causa della rottura del sistema di segnalazioni, i treni viaggiavano a velocità ridotta e i macchinisti si tenevano in collegamento telefonico.
Nucleare, accordo di sicurezza tra Ucraina e Usa
L’Ucraina si impegna a rinnovare le strutture nucleari e gli Stati Uniti promettono finanziamenti. Kiev eliminerà entro i primi mesi del 2012 tutte le sue scorte di uranio fortemente arricchito, materiale che può essere usato per la realizzazione di ordigni nucleari. È quanto sancito dall’accordo tra Stati Uniti e Ucraina, firmato dal segretario di Stato americano Clinton e dal ministro degli Esteri ucraino Grishchenko. L’accordo prevede il finanziamento da parte di Washington di circa 60 milioni di dollari, 25 dei quali serviranno per realizzare un nuovo centro di ricerca nucleare, in funzione dal 2014. Il centro dovrebbe essere in grado di produrre circa 50 tipi di isotopi medici utili per la cura dei tumori e di altre malattie.
In Russia sfiduciato da Medvedev e Putin il ministro delle Finanze Kudrin
Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha firmato il decreto per le dimissioni del vicepremier e ministro delle Finanze Alexiei Kudrin. La portavoce di Medvedev ha precisato che “non e' stato il ministro a rassegnare le dimissioni ma il presidente a deciderle in conformità alla procedura esistente, su proposta del premier”. Una precisazione che sottolinea una condivisione della scelta da parte del tandem presidente-premier. All'agenzia Ria Novosti, invece, Kudrin ha riferito di avere presentato lui le dimissioni. Secondo alcuni analisti, Medvedev e Putin hanno voluto lanciare un segnale forte per serrare i ranghi evitando polemiche e critiche sulla decisione del tandem di scambiarsi i ruoli. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Fabrizio Angeli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 270