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Sommario del 18/09/2011
◊ “Oggi viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione”: così il Papa all’Angelus a CastelGandolfo invita “persone, famiglie, comunità” che hanno scoperto la bellezza della fede a “lavorare nella Vigna del Signore”. E Benedetto XVI indica i “protagonisti della nuova missione”: uomini e donne in comunione con Cristo. Poi riflessioni sulla scuola e un appello: l’educazione è un diritto per tutti. Il servizio di Fausta Speranza:
“Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede".
Partendo dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, che la Liturgia propone oggi, il Papa ricorda che San Paolo scriveva: “Per me il vivere è Cristo”. E invitando tutti a impegnarsi per la nuova evangelizzazione, Benedetto XVI sottolinea: Protagonisti di questa missione sono uomini e donne che possono dire la stessa cosa.
“Persone, famiglie, comunità che accettano di lavorare nella vigna del Signore, secondo l’immagine del Vangelo di questa domenica".
Poi il Papa aggiunge un richiamo fondamentale all’umiltà e alla gratuità:
“Operai umili e generosi, che non chiedono altra ricompensa se non quella di partecipare alla missione di Gesù e della Chiesa.".
“Cari amici, - dice il Papa - il Vangelo ha trasformato il mondo, e ancora lo sta trasformando, come un fiume che irriga un immenso campo". E Benedetto XVI ricorda che essere in “comunione con Gesù Cristo vivente” significa scoprire “un nuovo senso della vita, dell’esistenza umana”. “Dio è amore” - dice il Papa – e con il suo sacrificio ha riscattato l’umanità dalla schiavitù del male. Dio - aggiunge Benedetto XVI – dona “una speranza affidabile”.
“La sua morte e risurrezione è la Buona Notizia che, partendo da Gerusalemme, è destinata a raggiungere tutti gli uomini e i popoli, e a trasformare dall’interno tutte le culture".
“San Paolo – spiega il Papa - era un uomo che riassumeva in sé tre mondi: quello ebraico, quello greco e quello romano. Non a caso Dio affidò a lui la missione di portare il Vangelo dall’Asia Minore alla Grecia e poi a Roma, gettando un ponte che avrebbe proiettato il Cristianesimo fino agli estremi confini della terra.”
Poi dopo la recita della preghiera mariana il Papa ricorda il Beato mons. Francesco Paleari, della Società dei Sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo, proclamato ieri a Torino:
“Si dedicò ai poveri e ai malati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, ma anche all’insegnamento, distinguendosi per la sua affabilità e pazienza. Rendiamo lode a Dio per questo luminoso testimone del suo amore!”.
Poi i saluti nelle varie lingue : in francese, un pensiero prezioso per tutti gli studenti e i genitori:
“Les années passées à l’école sont très importantes…”
Gli anni della scuola sono molto importanti, dice il Papa: è importante “ampliare il campo delle conoscenze”, imparare a vivere con gli altri. Dunque l’invito ai genitori a seguire da vicino i bambini, ad ascoltarli nei loro racconti, a parlare con loro delle esperienze che vivono, così da “aiutarli a fare le buone scelte”. “La famiglia e la scuola: ecco il buon terreno – dice il Papa – dove si forma l’umanità di domani. E un auspicio che si fa appello: “Ogni bambino possa ricevere l’educazione di cui ha diritto”.
In tedesco, un pensiero all’imminente viaggio in Germania:
"Ich freue mich schon auf die Begegnungen mit vielen Menschen ...".
"Guardo con gioia all’incontro con tante persone”, dice il Papa. E un incoraggiamento a “rispondere generosamente all’offerta dell’illimitato amore di Dio e collaborare al bene che è nel mondo”.
In inglese l’invito a superare i momenti in cui prevale “un sentimento di invidia per il successo di altri o disappunto perché non siamo adeguatamente ringraziati per il servizio che facciamo”. Possa essere superato pensando ai doni che Dio elargisce. E poi in polacco spiega che ci vengono affidati “diversi carismi, diversi compiti” ma “ci attende la stessa paga: la gioia dell’eterna partecipazione alla bontà del Signore”. In spagnolo, l’invito proprio a “riconoscere “l’immensa generosità e bontà di Dio che stanno al di sopra dei calcoli umani”. Ai pellegrini dalla Slovacchia, l’augurio di “un buon soggiorno nella Città eterna, dove incontriamo la luminosa testimonianza di tanti cristiani che hanno fedelmente lavorato nella vigna del Signore”.
In italiano un saluto speciale alle “Suore di diverse parti del mondo, che frequentano il Collegio Missionario “Mater Ecclesiae”, a Castel Gandolfo. Ma anche al “folto gruppo della Coldiretti”, con i ringraziamenti per il dono dell’alveare collocato nella Villa. E poi, il saluto particolare ai fedeli provenienti dalla Val Rendena, da Aprilia, Lido dei Pini di Anzio, Quadrelle, Montopoli Valdarno, Ischia di Castro, Lamezia Terme, Barbacina, Trebaseleghe, e quelli di Villafranca d’Asti, venuti in bicicletta. I bambini di Ducenta, che si preparano alla Prima Comunione, l’Unitalsi di San Giorgio Jonico e il complesso musicale “Euritmia” di Povoletto del Friuli. A tutti l’augurio di una buona domenica.
Videomessaggio del Papa al popolo tedesco: lasciamo entrare la luce di Dio nelle nostre vite
◊ “Dove c’è Dio, là c’è futuro”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI in un videomessaggio al popolo tedesco, trasmesso ieri sera a pochi giorni dal viaggio apostolico in Germania. Il Pontefice si è detto molto contento di questa visita nella sua terra natale e si è soffermato sull’esigenza di lasciare entrare nelle nostre vite la luce di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Dovrebbe trattarsi del fatto che Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente del quale abbiamo però tanto bisogno”: è uno dei passaggi forti del videomessaggio del Papa ai tedeschi ai quali si rivolge chiamandoli “cari connazionali”. Il Pontefice ricorda le tappe principali del suo imminente viaggio in Germania e si dice particolarmente contento della sua visita a Berlino. Uno dei momenti più importanti del viaggio, prosegue, sarà la visita al monastero agostiniano di Erfurt in cui Lutero ha iniziato il suo cammino e dove incontrerà i rappresentanti della Chiesa evangelica di Germania:
“Wir erwarten keine Sensationen…”
“Non attendiamo alcun evento sensazionale – ha detto il Papa – infatti la vera grandezza dell’evento consiste proprio in questo, che in questo luogo insieme possiamo pensare, ascoltare la Parola di Dio e pregare, e così, saremo intimamente vicini e si manifesterà un vero ecumenismo”. Il Papa non manca poi di ricordare la gioia per la Veglia con i giovani e la grande Messa di Friburgo:
“All dies is nicht religiöser Tourismus…”
“Tutto questo – ha osservato – non è turismo religioso, e meno ancora di uno 'show'”. Ed ha ribadito il motto del viaggio: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Il Papa si è soffermato sulla presenza di Dio nella nostra vita. Certo, ha constatato, “non possiamo toccarlo” come un qualsiasi oggetto. Dobbiamo allora “di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio, capacità che esiste in noi”:
“In dieser groβen Rationalität…”
“Nella grande razionalità del mondo – ha rilevato – possiamo intuire lo Spirito creatore dal quale esso proviene”. E, ha soggiunto, “nella bellezza della creazione possiamo intuire qualcosa della bellezza, della grandezza e anche della bontà di Dio”. Ancora, il Papa ha sottolineato che possiamo incontrare Dio nelle Sacre Scritture e poi “vediamo quasi Dio anche nell’incontro con le persone che sono state toccate da Lui”:
“Icht denke nicht nur an die groβen…”
“Non penso – ha detto – soltanto ai grandi” come San Paolo, Francesco d’Assisi o Madre Teresa. Penso “alle tante persone semplici delle quali nessuno parla. Eppure, quando le incontriamo, da loro promana qualcosa di bontà, sincerità, gioia e noi sappiamo che lì c’è Dio e che Egli tocca anche noi”. Nei giorni del viaggio, è allora l’auspicio del Papa, impegniamoci a “tornare a vedere Dio”, tornare “noi stessi ad essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza”. Una luce “che viene da Dio e che ci aiuta a vivere”.
◊ Cresce, intanto, l’attesa per il viaggio del Papa in Germania che si svolgerà dal 22 al 25 settembre prossimi. Benedetto XVI sarà a Berlino, Erfurt, Etzelsbach e Friburgo. Si tratta di una visita di Stato, oltre che pastorale, in quanto il Pontefice è stato invitato dal presidente tedesco. Importante, in questa prospettiva, il discorso che il Papa terrà davanti al Bundestag, il Parlamento federale tedesco. Sul viaggio del Papa in Germania ascoltiamo il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, al microfono di Stefan von Kempis:
R. – Ich freu mich darauf und ich bin sicher, dass der Papst uns sehr gute …
Bè, io sono felice di questa visita e sono sicuro che il Papa ci darà grandi incoraggiamenti. I suoi discorsi fanno riflettere – lo abbiamo sperimentato negli altri viaggi – e sicuramente possiamo aspettarci belle omelie, una bella testimonianza, segni di ecumenismo e fatti che confermino che, nonostante tutte le tendenze alla secolarizzazione, siamo ancora un Paese in cui Stato e Chiesa sono reciprocamente aperti e hanno un rapporto positivo. Ecco, potremo sperimentare tutto questo, ed è importante per lo sviluppo integrale della Germania che la voce della fede cristiana possa essere ascoltata nel modo autentico e chiaro in cui il Papa sa trasmetterla. Al di là della Chiesa cattolica, saranno tante le persone che in qualche modo verranno a contatto con quello che il Papa dirà, e questa è una grande possibilità di evangelizzazione. Credo che le immagini e le parole di questa visita avranno un riscontro positivo.
D. – Cosa si aspetta specificamente dal discorso davanti al Bundestag?
R. – Er wird sicher etwas – so vermute ich – sagen über die positiven …
Immagino che dirà qualcosa sul percorso positivo che la Germania ha compiuto negli ultimi anni. Ma penso che parlerà anche della grande tradizione cristiana dell’Europa e del nostro Paese, perché non si tratta solo del “passato” ma di un patrimonio che continua a dare il suo contributo: la società attuale deve avere la consapevolezza delle origini da cui ha preso vita. (gf)
◊ “Rendere testimonianza della verità del Vangelo”: è l’invito di Benedetto XVI ai cattolici del Regno Unito, nel primo anniversario della sua visita nel Paese. In un messaggio, a firma del Segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, il Papa esprime anche gratitudine per il “caloroso benvenuto” ricevuto un anno fa in Inghilterra. Intanto, oggi alle 15.00, nella Cattedrale di Westminster, a Londra, si terrà una Messa solenne di ringraziamento, cui parteciperanno tutti i vescovi ed i seminaristi locali, insieme ad alcuni rappresentanti della Chiesa anglicana e del governo. Il servizio di Isabella Piro:
Profonda gratitudine per il caloroso benvenuto ricevuto al suo arrivo nel Regno Unito ed apprezzamento per tutti coloro che hanno contribuito al felice esito della sua visita, svoltasi dal 16 al 19 settembre 2010: li esprime il Papa, nel messaggio, a firma del card. Bertone, inviato ai cattolici inglesi. Benedetto XVI auspica, poi, che la Messa di ringraziamento di oggi pomeriggio “serva come una nuova esortazione a raccogliere la sfida lanciata un anno fa”, ovvero “rendere una gioiosa testimonianza della verità del Vangelo, che libera le menti ed illumina gli sforzi per vivere saggiamente e bene nella società”. In modo particolare, il Papa incoraggia i seminaristi “a tenere lo sguardo fisso su Gesù Cristo”, per dedicarsi anima e corpo alla formazione intellettuale e spirituale e per essere “araldi fermi della nuova evangelizzazione”. Infine, il Santo Padre affida il Regno Unito all’intercessione del card. Newman, beatificato proprio un anno fa.
E gratitudine per la visita del Papa del 2010 viene espressa anche dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles: in un messaggio diffuso oggi, i vescovi esortano i fedeli a seguire la strada indicata dal Papa, il quale ha aiutato tante persone a capire che “la fede non è un problema da risolvere, quanto, piuttosto, un dono da riscoprire”. La visione e la direzione indicate da Benedetto XVI nel corso della sua visita nel Paese, proseguono i presuli, “incoraggia ad aspirare al rinnovamento della Chiesa e della società attraverso la missione, l’insegnamento e la testimonianza di tutti i cristiani”. Di qui, l’urgenza della nuova evangelizzazione e l’invito a tutti i fedeli a partecipare con coraggio alla costruzione di un futuro migliore nel Paese, soprattutto in questo momento difficile di crisi economica e tensioni sociali.
Sulla stessa linea, anche il messaggio dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams: “La visita del Papa è stato un grande dono per tutte le comunità cristiane del Regno Unito – scrive il Primate anglicano – affermando il loro ruolo nella società”. Ricordando, poi, il “memorabile discorso del Papa a Westminster Hall”, l’arcivescovo Williams conclude: “Il settembre di un anno fa ha chiaramente ricordato al grande pubblico che il discepolato cristiano non riguarda una piccola minoranza, ma una realtà abbracciata con entusiasmo da milioni di persone di ogni età e razza”.
Infine, un ringraziamento arriva anche dal premier David Cameron che ribadisce l’attualità del messaggio portato dal Papa in Inghilterra ed incentrato sull’importanza “della compassione, della tolleranza e della giustizia”. Il premier si dice poi “profondamente orgoglioso dell’enorme contributo che le persone di fede donano alla società inglese” e conclude assicurando una sempre più stretta cooperazione tra il Regno Unito e la Santa Sede, nell’ottica del “bene comune”.
◊ Nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica, occorre valorizzare l’“apporto originale” dei laici. Lo ha detto il cardinale Segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, nella Lectio Magistralis che ha concluso il primo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa a Verona. Tre giorni di dibattiti, tra economisti, uomini della finanza, imprenditori, vescovi e sacerdoti impegnati nella ricerca del bene comune. Alessandro Guarasci.
La dottrina sociale della Chiesa può aiutare a trovare una via per uscire dalla crisi. Il cardinale Bertone apprezza l’“impegno diffuso e durevole” dei promotori del Festival, la partecipazione di tanti ragazzi, e ricorda che la dottrina sociale “contiene in sé e trasmette una spiritualità che è portatrice di un messaggio di rinnovamento della società e del mondo”. Poi ricorda le parole di Benedetto XVI a Cagliari, nel settembre del 2008, quando il Pontefice affermò che serviva “una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”.
Il cardinale Bertone spera appunto nelle nuove generazioni, afferma che “occorre soprattutto valorizzare l’apporto originale” dei laici, arricchito dall’esperienza e dalla competenza”, ma chiede anche coerenza:
“L’importanza per i laici cristiani di essere testimoni di una coerenza tra i principi, la vita spirituale che praticano e i comportamenti. E questo mi sembra essere una forma di impegno per migliorare la società: non solo migliorare se stessi, ma migliorare la comunità e dare esempio di credibilità”.
Ed ancora: il lavoro vissuto come vocazione è mezzo ordinario di santificazione. La Chiesa quindi può essere scuola di partecipazione ed anche di collaborazione, perché “chi vuole impegnarsi per cambiare il mondo non può illudersi di farlo da solo, ma sempre in una rete relazionale globale, mettendo in comune i diversi doni, le idee e le forze”.
La persona è portatrice di diritti e doveri inalienabili, e c’è chi ha portato avanti questo impegno sociale fino al proprio sacrificio. E’ il caso di Rosario Livatino e di Vittorio Bachelet. Dunque, la ricerca e la realizzazione della società migliore possibile è un’impresa che interpella ogni generazione umana: dice poco dopo il porporato nell’omelia per la Messa nel duomo di Verona. “Ma ancora più importante come luce per le coscienze e il discernimento degli orientamenti – rimarca – è la Parola di Dio, che la Chiesa ha il compito di annunciare e di trasmettere nei diversi contesti di spazio e di tempo”. Un accenno, poi, al viaggio del Papa in Germania. Per il cardinale Bertone, il discorso al Bundestag sarà bellissimo. “Speriamo – ha detto – che venga recepito come merita”.
Nei prossimi giorni all'Onu la decisione sulla Palestina
◊ Settimana cruciale, la prossima, per le Nazioni Unite in merito alla richiesta palestinese di ammettere il proprio Stato come Paese membro. Contrari al via libera gli Usa, mentre l’Europa appare divisa. Intanto, nei Territori al Fatha ha invocato la mobilitazione popolare pacifica e dal canto suo il presidente dell’Anp Abu Mazen ha ribadito che i punti di base della domanda sono: Gerusalemme est capitale e ritorno ai confini del '67. Proprio sulla questione dei confini Eugenio Bonanata ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:
R. – La formulazione che i palestinesi hanno accettato è uno Stato i cui confini siano basati sui confini precedenti il 1967, con possibili scambi territoriali concordati: questa è la formulazione che Clinton aveva avanzato, che Netanyahu non ha accolto e che invece i palestinesi avevano accolto. Quindi, non si sta parlando di un puro ritorno ai confini precedenti la guerra del ’67, ma di possibili scambi territoriali che possono essere anche di una certa entità. Questo significa, da parte palestinese, un passo in avanti rispetto alla vecchia, antica rivendicazione dell’intera Palestina.
D. – Qual è il valore strategico di questa richiesta?
R. – Il significato strategico di questa richiesta è il fatto di arrivare ad affermare il diritto del popolo palestinese ad un proprio Stato da parte dell’Assemblea generale dell’Onu che è la stessa assemblea che aveva legittimato – nel ’47–’48 – la formazione dello Stato d’Israele: Israele si basa su quella Risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu. Ora, Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ha più volte affermato di preferire – anche rispetto a questa forzatura presso l’Assemblea generale dell’Onu – il rilancio del processo negoziale, se da parte di Israele fossero state fatte aperture. Tuttavia, questo non c’è stato e quindi i palestinesi paiono determinati ad andare avanti sulla via del voto anche se, pur essendo probabile che ci sarà largamente la maggioranza dei 129 voti a favore, ci sono anche controindicazioni e rischi per i palestinesi.
D. – Alcuni ritengono che la richiesta dei palestinesi non sia formalmente valida perché, in fondo, è basata su un armistizio. Cosa dire, al riguardo?
R. – Questo è vero: le linee di confine definitive non sono state stabilite perché c’è stato un armistizio con i Paesi in guerra tra cui non c’era, allora, la parte palestinese: non era una parte in causa ma era inglobata all’interno delle entità giordana, egiziana e così via. Tuttavia, ci sono state numerose prese di posizione internazionali, anche da parte dello stesso Consiglio di Sicurezza, che fanno riferimento ai confini del 1967 e quindi, normalmente, il punto di riferimento iniziale per il negoziato internazionalmente accolto è quello dei confini del ’67.
D. – Quindi, questo non rappresenta un motivo ostativo?
R. – Mah, vede: il problema è che comunque, anche quando fu fatta la delimitazione dello Stato israeliano, nel ’47–’48, non c’erano confini stabiliti; quindi, l’Assemblea generale può dire che ci sono punti di riferimento per un negoziato. La questione è che occorre tener presente che un voto dell’Assemblea generale dell’Onu non è imperativo e non è legge: è solo un’espressione di volontà politica. Quelli che possono avere valore impositivo sono i voti del Consiglio di Sicurezza. Quindi, sul terreno, il giorno dopo quel voto, nulla cambierà se non una variazione nella situazione politica regionale e una maggiore legittimità che potrebbero avere raggiunto i palestinesi.
D. – Cosa significherebbe l’ammissione dello Stato palestinese come osservatore permanente presso l’Onu?
R. – E’ lo stesso status del Vaticano, quindi non è una cosa da poco. E’ certamente un “upgrade”. Occorre tener presente che proprio l’altro giorno Netanyahu ha dichiarato di essere d’accordo su un “upgrade” dello status palestinese all’Onu se questo non arriva alla dichiarazione dello Stato palestinese. E’ un po’ il tentativo che sta facendo anche la Ashton per unificare la posizione europea: occorre capire se, appunto, ai palestinesi questo possa bastare … (gf)
Oggi elezioni municipali a Berlino: test per la coalizione di governo
◊ In Germania, urne aperte nella capitale Berlino per le elezioni municipali. Il voto rappresenta un test soprattutto per la coalizione di governo guidata da Angela Merkel, uscita sconfitta dalle ultime tornate elettorali regionali e alle prese con problemi spinosi soprattutto in politica economica. Intervistato da Davide Maggiore, Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, settimanale dei Paolini, analizza i possibili scenari post-elettorali:
R. – La riconferma del sindaco, Klaus Wowereit, viene data quasi per certa. La Spd, il partito socialdemocratico cui appartiene, ha un distacco molto ampio in tutti i sondaggi. Wowereit, d’altra parte, è sindaco da ormai 10 anni e questo sarebbe il suo terzo mandato quinquennale, il che ci fa capire che importanza – non solo berlinese – abbia quest’elezione. La maggioranza rappresentata dalla Merkel al governo ha perso le ultime sei elezioni locali e Wowereit è, potenzialmente, un candidato alla Cancelleria per le prossime elezioni politiche.
D. – Si va verso un cambiamento al vertice della Repubblica Federale?
R. – Certamente la tendenza ci spinge a pensare ad un cambio di maggioranza in un prossimo futuro. Mentre però la maggioranza di governo è divisa, anche su questioni molto sostanziali – dalla guerra in Libia alla politica economica all’interno della zona euro -, qualche movimento si registra anche nel fronte di sinistra. Wowereit governa Berlino in coalizione con Die Linke, un partito che sostanzialmente è erede del Partito comunista della vecchia Germania Est. Die Linke viene però data in calo nei sondaggi, e quindi Wowereit spera, se rieletto, di sbarazzarsi della sinistra massimalista interpretata dal partito di coalizione e fare un’alleanza con i Verdi - alleanza nella quale i Verdi avrebbero naturalmente una posizione molto secondaria -. Questo prefigura un po’ una tendenza generale nel Paese.
D. – Berlino è quindi un buon termometro degli umori della Germania?
R. – Sì. Diciamo che è un buon termometro ed è soprattutto un termometro molto evidente agli occhi dell’osservatore straniero.
D. – Quali saranno, nell’immediato, le conseguenze per la Cancelliera Angela Merkel, che incontra dissensi nel suo stesso partito?
R. –Gli effetti saranno due. Uno, nell’immediato, è la conferma della tendenza negativa del suo partito. Nel medio periodo è invece l’affermazione di una figura politica che esce dall’ambito locale per assumere una dimensione nazionale. La figura di Wowereit rischia quindi di affermarsi e proiettarsi su una scena molto più ampia di quella di Berlino. Una scena che però è più difficile da conquistare e da convincere.
D. – Nel complesso quali sono le richieste che arrivano alla politica dalla società tedesca?
R. – In questo momento credo che la società tedesca – come tutte le società europee – sia molto preoccupata per i problemi concreti come l’economia, il lavoro, l’occupazione. C’è però una differenza: essendo il Paese più forte dell’Europa, in Germania ci sono queste forti pulsioni che guardano con sempre maggior criticità agli impegni europei e che, viceversa, guardano con sempre maggior favore all’apertura ai mercati asiatici. E’ una società che, come le altre, subisce gli scossoni della crisi economica globale ma reagisce ritornando un po’ al mito della propria forza. (vv)
◊ La Chiesa cattolica in Corea del Sud è una delle Chiese in più rapida crescita in Asia. Il cristianesimo è arrivato nella penisola coreana nel XVII secolo e, fino a pochi decenni fa, i fedeli hanno subito persecuzioni. E’ alto infatti il numero di martiri per la fede in Corea. Del cammino fatto e delle nuove sfide di oggi, tra cui quella dell’aborto, Fausta Speranza ha parlato con
padre Denis Monaghan. Lo ha incontrato nella Cattedrale Myongdong di Seul:
R. – I’ve been here for 42 years ...
Sono qui da 42 anni. Quando sono arrivato, nel 1960, in Corea c’erano 500 mila cattolici; ora sono cinque milioni. La maggior parte delle conversioni fatte in Corea non sono da attribuire tanto ai sacerdoti, quanto alla Legione di Maria. La Legione di Maria è arrivata nel 1961; fino a quel momento, la Corea ha avuto una grande storia di Chiesa con i martiri, ma non ci sono mai stati molti cattolici. C’era anche grande carenza di sacerdoti. Inoltre, in realtà, sono i cattolici stessi che “formano” altri cattolici perché noi non abbiamo contatti con persone che non siano cattoliche, perché non viviamo nella società. Il numero di conversioni scaturisce dall’interesse per la religione e dall’impegno delle persone nel parlarne con gli amici. La prima diocesi nella quale sono stato incardinato era la diocesi di Kwangju. Quando sono arrivato a Kwangju, c’erano nove sacerdoti coreani e il vescovo era irlandese. Ho conosciuto un altro vescovo non coreano e poi gi altri sono sempre stati tutti coreani. Prima erano stati americani, irlandesi e australiani. Ora i coreani hanno preso in mano la loro sorte ed hanno assunto la responsabilità per la loro Chiesa. Un grande peso ha anche il fatto che la Chiesa coreana si è molto impegnata in favore della giustizia durante la dittatura, in particolare il cardinale Stephen Kim: tutti conoscevano il cardinale Kim. Tutti tuttora sanno che ha levato la sua voce contro le ingiustizie della dittatura. Ricordo che una delle sue preoccupazioni era che qualora la società coreana fosse diventata ricca, il numero di cattolici sarebbe diminuito. Ma così non è accaduto: la società ora è diventata ricca ma continuano ad esserci conversioni. E’ anche vero che ci sono sempre nuovi poveri. Comunque, la ragione principale dell’incremento del numero delle conversioni, qui è stato il lavoro dei cattolici stessi.
D. – padre Denis, certamente il messaggio cristiano è sempre lo stesso, ma ora la Chiesa sta affrontando nuove sfide, in una società diversa: più ricca, più moderna…
R. – One of the ways ...
Uno degli aspetti su cui si è puntato molto, qui, è stata la partecipazione dei cattolici alla società civile. In Corea ci sono 63 parlamentari cattolici, che sono proporzionati al numero dei cattolici, che sono il 10% nel Paese. Le parrocchie, i consigli parrocchiali sono molto attivi ed infatti a volte sono così attivi che non vogliono fermarsi … Il fatto che i cattolici siano così ferventi rende migliori i sacerdoti. Voglio dire che non puoi essere indolente quanto intorno a te i parrocchiani si muovono molto... Io resto convinto che il merito qui vada ai laici. I sacerdoti e le suore sono bravi, ma il lavoro vero è stato fatto dai laici che lavorano nelle proprie chiese e a sostegno delle loro chiese. Non ho visto gente più generosa di quelli che vedo da quando sono in Corea: a volte è quasi imbarazzante, per quanto sono generosi! Ovviamente, senza la grazia di Dio non potremmo fare niente. Ma se di merito dobbiamo parlare, la maggior parte del merito va ai laici e alle associazioni laicali.
D. – I media parlano spesso dell’elevato numero di suicidi e di aborti in Corea …Lei che ci dice?
R. – Approximately 1.5 million abortions a year here. ...
Ci sono circa un milione e mezzo di aborti in un anno. La cosa strana è che secondo la legge l’aborto è illegale, come la prostituzione. E ci sono anche troppi suicidi, a causa dell’alto livello di competitività nella società. Pochi assimilano l’insegnamento della Chiesa, che è pro vita, in difesa della vita. Anche tra i cattolici si pratica l’aborto. Non capisco perché non passi questo messaggio. Qui l’età del bambino viene calcolata dal momento stesso in cui la madre rimane incinta, per cui quando il bambino nasce ha già un anno. Questo significa che a livello di tradizione si riconosce che nel grembo materno c’è vita! Devo dire che i parrocchiani in genere sono molto più interessati e impegnati alle conversioni di quanto siano sensibili al messaggio della vita. E anche quando lo ascoltano, non si impegnano più di tanto. L’arcivescovo attuale di Seoul, il cardinale Nicholas Cheong Jin-shuk, oggi sta sostenendo molto il Movimento pro vita in Corea. In futuro ci impegneremo ancora di più per formare le persone, per insegnare loro che la vita va tutelata indipendentemente dall’età.(ap, gf)
◊ Offrire una testimonianza di vita cristiana agli studenti partendo proprio dalle loro difficoltà, per aiutarli a ritrovare il cammino della fede. Questo tra gli obiettivi con cui si è concluso questa mattina a Madrid l’incontro annuale dei 40 delegati di Pastorale universitaria, provenienti da tutto il Vecchio Continente. Il meeting, organizzato dalle Conferenze episcopali d’Europa, ha avuto come filo conduttore il tema “La pastorale universitaria al servizio della nuova evangelizzazione”. Marina Tomarro ha intervistato padre Ferenk Janka, vicesegretario generale del Ccee e tra i promotori dell’incontro.
R. – “Nuova evangelizzazione” non significa che finora non si sia fatto nulla, ma significa che abbiamo bisogno di nuovi metodi e di nuove espressioni, di nuove forme della comunicazione. Cioè, viviamo una certa apertura verso una certa spiritualità che ognuno segue a modo proprio, però questo pensiero, questo atteggiamento poi finisce per andare in crisi. Così noi, anche nell’ambito della pastorale universitaria dobbiamo ritrovare il cammino ripartendo dalla tecnologia per arrivare alla spiritualità, da Dio a Cristo e da Cristo alla Chiesa. Penso che questa sia la nostra missione: di compiere questo cammino, ascoltare le problematiche della gente. Ci sono tanti problemi, ma questi problemi non sono soltanto occasione di “lamentela”, quanto occasioni per aiutare: per esempio per i professori universitari, affinché accompagnino gli studenti annunciando la buona novella di Cristo.
D. – Ma in che modo le pastorali universitarie possono aiutare l’evangelizzazione negli atenei?
R. – Intanto, dobbiamo valorizzare quello che già abbiamo: ci sono le cappellanìe, ci sono i sacerdoti che si impegnano per accompagnare i giovani. Naturalmente, la situazione è diversa a seconda del Paese. C’è bisogno di creatività e di fedeltà al messaggio della Chiesa. Mi piace l’espressione secondo cui “dobbiamo rinnovare il nostro primo amore” nei riguardi di Dio, di Cristo e della Chiesa. Penso che la pastorale universitaria sia un colloquio tra un cuore e un altro cuore, e se facciamo sentire la voce di Dio nel nostro cuore, essa susciterà una risonanza nel cuore dell’altro.
D. – Quanto è importante, secondo lei, la presenza delle cappellanìe all’interno degli atenei?
R. – E’ molto importante, perché la nostra epoca ci pone di fronte ad una grande tentazione, e cioè che le università offrano soltanto un sapere tecnico. Però, già la crisi economica ci mostra che il mercato non si può regolare da solo: ha bisogno di principi etici e morali. Ecco, quindi, che se noi riusciamo ad offrire risposte che siano veramente attraenti per la ragione, chiare, e se anche i collaboratori della cappellanìa, i sacerdoti, i laici e gli stessi studenti cristiani parleranno ai loro amici di questa loro esperienza di fede, se tutti noi saremo capaci di offrire una testimonianza di vita cristiana, penso che potremo fare il possibile. Poi, preghiamo per la grazia di Dio perché comunque la pastorale universitaria, come tutti gli ambiti della pastorale, non è solo un’attività degli uomini, ma della grazia divina.
D. – Con quali prospettive si chiude questo incontro?
R. – L’evento maggiore sarà il prossimo Congresso, nel 2016, e poi continuiamo il nostro lavoro semplice. Ma credo che per molti lo scambio delle esperienze, dei buoni esempi sia veramente importante; speriamo che anche tra di noi cresca l’amicizia. Rinnoviamo nella preghiera comune e nella celebrazione eucaristica la nostra dedizione alla Chiesa e ai giovani. (gf)
A Lucca la rassegna “I Teatri del Sacro”
◊ Torna a Lucca - da domani fino al 25 settembre - la rassegna "I Teatri del Sacro", organizzata dalla Fondazione Comunicazione e Cultura della Conferenza Episcopale Italiana, da Federgat e Acec. In una settimana andranno in scena nella città toscana ventisette spettacoli teatrali che parlano di spiritualità, tradizione sacra, ricerca interiore e religiosità popolare, allestiti da compagnie professioniste e amatoriali, vincitrici di un bando di concorso nazionale. Fabrizio Fiaschini, direttore della Federazione gruppi e attività teatrali (Federgat) e direttore artistico della manifestazione, riassume il cartellone dei lavori selezionati nell’intervista di Fabio Colagrande:
R. - C’è sicuramente un’attenzione verso i testi della Scrittura, i testi biblici, che vengono però sempre rivisitati in modo molto originale e soprattutto attualizzati; resi sostanzialmente, in qualche modo, portatori di drammaturgie che sono drammaturgie fortemente innestate nella contemporaneità. Un’altra linea portante del Festival è dedicata sicuramente alle figure della santità, scelte - anche in questo caso - con una particolare sensibilità verso temi e riflessioni care ai nostri giorni: l’attenzione, per esempio, al Creato; al valore della natura, per una nuova ecologia dello spirito, mi verrebbe quasi da dire. E poi ancora il filone della spiritualità, come cammino interiore, come esperienza di fede e di ricerca. Cito lo spettacolo, ad esempio, di Alessandro Berti “Combattimento spirituale davanti ad una cucina Ikea”: e lo cito perché già dal titolo, in qualche modo, si evince come anche lo scavo nell’interiorità - direi quasi nella mistica - sia sempre orientato verso la contemporaneità. “I Teatri del Sacro” hanno poi tutta una sezione in cui approfondire temi che sono temi di soglia, tra quello che è il sacro e quelle che sono le domande di fondo. Parlo delle istanze profonde della vita dell’uomo e quindi il rapporto con la vita, con la morte, con la malattia, con la sofferenza: anche questi sono tutti temi che, pur non essendo direttamente religiosi in senso stretto, stimolano chiaramente una profonda ricerca negli artisti.
D. - Un aspetto importante è che gli spettacoli in programma a Lucca sono i vincitori di un bando di concorso nazionale: è vero che 200 compagnie da tutta Italia hanno partecipato per questa edizione:
R. - Anche più di 200 e questo vuol dire che non solo l’edizione precedente ha avuto un riscontro e un successo notevole, ma questo testimonia anche quanto il sacro oggi abbia la capacità di intercettare delle domande profonde e non solo nell’arte, ma anche - direi - in tutti coloro che vogliono, attraverso il teatro, indagare se stessi, indagare la propria intimità, indagare le ragioni profonde dei loro sentimenti.
D. - Al di là del fatto che la rassegna ha il pregio di intercettare questo bisogno di religiosità, di sacro, di spiritualità, c’è anche la voglia di far passare un’altra idea di teatro che, forse, adesso è un po’ in secondo piano: un teatro più popolare, più comunitario…
R. - Certamente. “I Teatri del Sacro” è un’iniziativa che si coniuga, tra l’altro proprio partendo dal titolo, al plurale - teatri - proprio perché non vogliamo privilegiare una forma teatrale o un linguaggio teatrale, ma vogliamo privilegiare l’insieme delle forme e delle potenzialtài del teatro. E questo proprio perché il teatro torni ad essere uno strumento di comunicazione oltre che ovviamente un grande strumento estetico. L’arte, in questo modo, si coniuga con la ricaduta sociale che l’esperienza teatrale ha dentro la vita delle comunità. Per questo noi pensiamo ad un teatro popolare, e popolare non perché di massa ma popolare proprio perché è un teatro per tutti, un teatro che ritrovi la propria valenza comunicativa, oltre che estetica ed artistica. (mg)
Chiude con successo l'edizione 2011 della Sagra Musicale Umbra
◊ “Angeli e demoni”: sarà questo il tema dell’edizione 2012 della Sagra Musicale Umbra. Ad annunciarlo oggi, gli organizzatori del festival di musica sacra, che chiude i battenti dopo una settimana ricca di concerti e ospiti internazionali, con un bilancio molto positivo. Gli ultimi due appuntamenti sono un omaggio a Liszt e l’esecuzione delle polifonie dalla Spagna al Messico, affidata all’ensemble britannico Tallis Scholars, specialisti del Rinascimento”. E’ un capitolo fondamentale nel dialogo tra Occidente e Nuovo Mondo”, spiega il direttore artistico Alberto Batisti. Gabriella Ceraso lo ha incontrato a Perugia:
R. – E’ il capitolo che avrebbe dovuto essere iniziale. Ma noi siamo andati a ritroso: nell’indagare questo rapporto tra il Vecchio Mondo e il Nuovo Mondo, abbiamo incominciato da Leonard Bernstein. Per giungere poi al concerto dei “Tallis Scholars”, alle origini di questo innesto della musica europea nel contesto messicano, nella fattispecie, americano. E’ stato il primo passo di una evangelizzazione musicale. Questo avviene all’inizio del Seicento, con figure come Padilla, per esempio, che è presente nel concerto, e con il punto di riferimento assoluto della musica iberica sacra di quegli anni, che è Tomás Luis de Victoria, ripresentato attraverso il suo capolavoro assoluto: il “Requiem” …
D. – Per eseguire questo repertorio lei ha scelto l’ensemble prestigioso dei “Tallis Scholars”: cos’è che le piace?
R. – La precisione assoluta di queste voci; la bellezza angelicata del modo di cantare. Hanno riscritto – direi – la storia della musica del Rinascimento rendendola intelligibile!
D. – Appuntamenti di successo ce ne sono stati tanti, in questa Sagra: presenza di pubblico ma anche la stampa che ha apprezzato. Un bilancio di questa edizione …
R. – Io credo che la novità della Sagra di quest’anno fosse proprio andare alla ricerca dell’America. Non conosciamo le origini e lo sviluppo e le intersezioni tra la nostra cultura europea e quella americana. Credo che la Sagra musicale di quest’anno abbia permesso anche di rivelare alcune cose, nella estensione del concetto di musica sacra, proprio grazie a questi abbracci tra le culture.
D. – “Musica e fede” è stato il tema del Convegno iniziale, inaugurato alla presenza anche del cardinale Ravasi. Lei ritiene che qualcosa sia stato scritto in più su questo rapporto “musica-fede”?
R. – Innanzitutto, il convegno è servito a porre sul tavolo alcuni problemi: problemi di relazione, innanzitutto, fra la Chiesa e il mondo della musica contemporanea; problemi di chiarezza di intenti e di finalità; problemi, infine, di qualità della liturgia-musica. Questi problemi sono stati posti sul tavolo, e per me questo già è un fatto importante. E credo che sia necessario proseguire su questo percorso anche facendo una distinzione tra la musica di devozione e, invece, il culto. Al culto bisogna riservare l’arte, come dice il Salmo: “Cantate a Dio con arte” … (gf)
Somalia: la Caritas continua a distribuire viveri, tende e medicine, nonostante le difficoltà
◊ “Anche se gli Al-Shabaab hanno lasciato Mogadiscio, vi sono ancora sacche di resistenza nella città e la Somalia continua ad essere un ambiente operativo difficile per le Ong locali e internazionali”. Lo afferma il Situational Report di Caritas Somalia, inviato all’agenzia Fides. “Ci sono stati incidenti con ordigni esplosivi nella capitale somala nelle ultime settimane e violenze nei pressi dei punti di distribuzione di cibo, secondo quanto hanno riferito fonti dell’Amisom (la missione dell'Unione Africana in Somalia) e del Governo di Transizione, precisa il rapporto. Per ciò che riguarda il resto della Somalia centro-meridionale, dove secondo l’Onu 3 milioni di persone stanno soffrendo a causa della siccità, il report di Caritas Somalia afferma: “la distribuzione degli aiuti continua ad essere difficile nelle aree controllate dagli Al-Shabaab e l’Amisom si è offerta di fornire aiuto per la sicurezza delle Ong che operano a Mogadiscio”. Tuttavia l’Hct (Humanitarian Country Team, il gruppo responsabile Onu che coordina le diverse organizzazione umanitarie in Somalia) consiglia vivamente di non utilizzare le truppe straniere per la consegna degli aiuti. L’Hct ha avvertito che la presenza dei soldati Amisom nei punti di distribuzione potrebbe complicare ulteriormente la situazione, mentre incoraggia una strategia imparziale e trasparente, coinvolgendo le comunità locali. Caritas Somalia continua a sostenere le comunità colpite e gli sfollati a Mogadiscio e nelle regioni del Basso Giuba e del Basso Scebeli. Attraverso i propri partner locali, la Caritas sta distribuendo carichi di cibo, tende e medicine. Nella regione di Brava, Caritas Somalia, attraverso partner locali ha distribuito pacchi alimentari a 515 famiglie. Nel Basso Giuba la Caritas sta assistendo 2.730 bambini sotto i cinque anni, 945 donne incinte e in allattamento e 670 anziani con alimentazione supplementare. Nella regione di Bogoley, Caritas Somalia sta collaborando alla costruzione di una clinica da campo che servirà le comunità locali e le famiglie sfollate. A Mogadiscio, infine, Caritas Somalia attraverso i suoi partner locali, sta assistendo 1.050 famiglie di sfollati. A queste attività si aggiungono quelle del Catholic Relief Service, di Caritas Svizzera e Lussemburgo e di Trocaire, in diverse aree, sia del Somaliland (nord) sia nella Somalia centro-meridionale. (R.P.)
Libia: preoccupa l'Onu la situazione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati
◊ La situazione dei cittadini di Paesi terzi - tra cui i rifugiati - all’interno della Libia continua a preoccupare l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e le agenzie partner attive nel Paese. Secondo un comunicato dell'Onu, l’Unhcr e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) hanno lavorato a stretto contatto con il Team di stabilizzazione del Consiglio Nazionale di Transizione per cerca re di migliorare la situazione della protezione di rifugiati e migranti. Il Team di stabilizzazione si sta già coordinando con il Ministro della Giustizia e il Ministero dell’Interno per mettere in atto una strategia che preveda messaggi informativi destinati al pubblico, il rilascio di documentazione temporanea per i migranti e l’identificazione di alloggi e altri servizi da mettere a disposizione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati più vulnerabili. Gli operatori Unhcr hanno svolto una serie di visite nelle aree di Tripoli dove vivono rifugiati e richiedenti asilo. Hanno incontrato un gruppo di 60 sudanesi del Darfur - alcuni dei quali rimasti feriti nel conflitto - ma il rapporto con la comunità locale sembra stabile. Un gruppo di eritrei ha riferito che due loro connazionali sono rimasti uccisi nel fuoco incrociato durante il conflitto a Sabha. Da quando Unhcr e Oim hanno ripristinato i loro rispettivi servizi di assistenza telefonica nell’area di Tripoli, rifugiati e migranti hanno effettuato molte chiamate riferendo di numerosi episodi relativi a protezione, detenzione, necessità di assistenza alimentare. A Zintan, nella regione dei monti Nafussa, l’Unhcr è stato contattato dal locale consiglio militare con la richiesta di individuare soluzioni per un gruppo di cittadini di Paesi terzi, probabilmente somali. La stessa Agenzia ha ricevuto notizie di un gruppo di somali in fuga dall’area di Sabha, attualmente circondata dalle forze del Consiglio di Transizione. Unhcr, Oim e un’agenzia partner stanno organizzando l’evacuazione del gruppo a Tripoli. L’Unhcr ha inoltre effettuato diverse visite in aree in cui vi sono sfollati libici. Oltre 1.000 persone provenienti dal villaggio di Tewergha - 30 chilometri a sud di Bani Walid - vivono attualmente in tre insediamenti di sfollati nei sobborghi della capitale Tripoli. Dicono che le loro case e le scuole del villaggio sono state distrutte. Circa 6.000 persone provenienti da Bani Walid, poi, hanno cercato riparo dal conflitto fuggendo in tre località situate tra 30 e 60 chilometri dalla città. Nell’est del Paese l’organizzazione Libyan Aid ha riferito che a Bengasi sono presenti ancora oltre 50.000 sfollati, anche se in diverse città - come Ajdabiya - si cominciano a registrare i primi ritorni. Degli sfollati originari di Brega tuttavia solo un piccolo numero ha fatto ritorno. Le persone ritornate hanno citato la mancanza di energia elettrica, di servizi sanitari e la presenza di ordigni inesplosi come i principali ostacoli al ritorno. Il partner dell’Unhcr, Acted, è in procinto di intraprendere un’operazione di valutazione dei danni agli alloggi nella Libia orientale e distribuire gli aiuti per gli alloggi e i kit di utensili per cucinare dell’Unhcr a centinaia di famiglie provenienti da Brega, Ras Lanouf, Zlitan e altre città. (R.P.)
Svizzera: i vescovi pubblicano i dati delle denunce 2010 degli abusi sessuali
◊ Sono 146 le denunce di abusi sessuali presentate nel 2010 alla Chiesa cattolica svizzera. Lo ha comunicato la Conferenza episcopale svizzera con una conferenza stampa a Berna. Secondo il rapporto provvisorio “Aggressioni sessuali nella pastorale”, presentato ai giornalisti, - riferisce l'agenzia Sir - la gran parte degli abusi si sarebbe verificata prima del 1990, mentre nel decennio 2000-2010 i casi registrati sarebbero 13, negli anni ’90 ne sono stati registrati 9. “Dietro ogni numero vi è una persona di cui dobbiamo occuparci”, ha sottolineato l’abate Martin Werlen di Einsiedeln durante la conferenza stampa. “Da quando gli abusi sessuali non sono più un tabù, le vittime possono farsi avanti più facilmente. Questo processo è tuttavia solo agli inizi”, ha aggiunto. Il presidente della commissione di esperti istituita dalla Conferenza episcopale, Adrian von Kaenel, ha parlato di una “prevenzione che sta funzionando sempre meglio”, che ha consentito una diminuzione delle denunce. “Ma le cifre dei casi di abuso”, ha osservato “rendono la prevenzione ancora più importante”. (R.P.)
Algeria: sul web il monastero di Tibhirine
◊ Un sito - www.monastere-tibhirine.org - per tramandare il messaggio di fraternità lasciato in eredità dai monaci di Tibhirine. A lanciarlo - riferisce l'agenzia Sir - è la Chiesa di Algeria. “I monaci di Tibhirine – si legge in un comunicato diffuso venerdì - hanno lasciato in eredità all'umanità un messaggio di fratellanza a ogni uomo e ogni donna, al di là delle appartenenze religiose. La Chiesa in Algeria ha il desiderio di conservare e tramandare questa memoria, diventata patrimonio”. Il sito presenta nei suoi vari link il monastero di Tibhirine e la sua attualità, la sua storia e il messaggio dei monaci martiri. Consente inoltre ai visitatori e ai pellegrini che ogni anno sono sempre più numerosi, di preparare la loro visita a Tibhirine. La diocesi di Algeri ha intrapreso il restauro del monastero e delle sue strutture. Il sito consente anche di raccogliere donazioni. (R.P.)
Hong Kong: mons. Tong chiede di pregare per salvare le scuole cattoliche
◊ La Corte di Appello di Hong Kong si esprimerà il prossimo 3 e 4 ottobre sulla petizione presentata dalla diocesi di Hong Kong contro l’emendamento all’Ordinanza sull’istruzione del 2004 – approvato nel luglio di quell’anno dal Consiglio legislativo del Territorio – che richiede alle scuole in parte sostenute dal governo di introdurre degli organi di controllo per la gestione amministrativa e didattica. La legge offre diversi benefici per le scuole che mettono in atto l’Ordinanza: assicurazione al personale della scuola; elasticità nella gestione dei fondi; un bonus annuale di 350mila dollari di Hong Kong (circa 35mila euro). Secondo la legge, però, - riferisce l'agenzia AsiaNews - ogni scuola sostenuta economicamente dal governo deve approntare un comitato organizzativo interno (School Management Committee) con valore legale separato da quello delle istituzioni educative (Sponsoring bodies). Il governo sostiene che questo permette una maggiore trasparenza e una migliore democrazia; ma per i gestori scolastici è solo una manovra per intromettersi nella gestione interna e minare la libertà di educazione. Le scuole che rifiutano di applicare il decreto, inoltre, vengono penalizzate: diversi rappresentanti cristiani lo hanno definito “discriminante e razzista”. Il cardinale Zen, vescovo emerito del Territorio, ha più volte dichiarato che le scuole rette dalla diocesi “non possono vivere senza libertà: se la legge non cambia, siamo pronti a chiuderle”. Il suo successore, mons. John Tong Hon, si sta appellando in questi giorni a tutti i fedeli della diocesi affinché offrano preghiere speciali per il futuro dell’istruzione a Hong Kong; queste preghiere proseguiranno fino alla prima settimana di ottobre, quando si dibatterà sull’appello. Secondo il legislatore, la legge sarebbe dovuta entrare in vigore il primo gennaio del 2005: vista però l’enorme ondata di proteste, la data finale per l’entrata in vigore è stata più volte spostata. Al momento è fissata per il 2012. Nel febbraio del 2010, la diocesi ha perso un primo ricorso presso la Corte di prima istanza. I giudici hanno sostenuto infatti che l’Ordinanza è costituzionale. Nonostante questo, alla fine dell’anno i giudici di appello hanno garantito alla Chiesa la possibilità di ricorrere di nuovo contro l’Ordinanza “data l’estrema importanza per l’intera comunità e per il futuro dell’istruzione nel Territorio”. La diocesi sostiene che l’istituzione di Commissioni di gestione delle scuole – composte al 60% da funzionari nominati e al 40% da funzionari eletti – mette a serio rischio la possibilità di animare gli istituti scolastici con la propria visione; inoltre, viene minacciata la missione e l’ethos delle scuole, arrivando all’estremo di far perdere alle scuole cattoliche la propria identità. (R.P.)
Chiesa in America Latina: Congresso sulla cultura digitale
◊ Organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dal Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam) attraverso la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (Riial), con la Conferenza episcopale cilena e l'Università Cattolica del Cile, dal 17 al 19 ottobre si svolgerà a Santiago un Congresso sulla Chiesa e la cultura digitale. I primi partecipanti - riferisce l'agenzia Zenit - saranno i vescovi presidenti e i responsabili della comunicazione delle Conferenze episcopali dell'America Latina, oltre ad accademici e responsabili di istituzioni chiave nel mondo digitale della Chiesa. Come spiega una nota inviata dalla Riial per spiegare gli obiettivi della convocazione, “l'accelerazione in cui vive il mondo comunicativo non è più una notizia in sé; è un dato della realtà quotidiana, che tuttavia ha una forte incidenza su persone, famiglie e Paesi. La Chiesa, immersa in questo ecosistema culturale in rapida evoluzione, vi partecipa attivamente e desidera contribuire al suo sviluppo nella giustizia, nella pace e nella solidarietà, rispettando la dignità di ogni persona. E' questo il terreno instabile in cui la Chiesa che peregrina in America Latina realizza la Missione continentale, offrendo il suo unico e massimo tesoro – aggiunge la nota della convocazione –: Cristo vivo, nelle categorie e nei linguaggi dei destinatari di oggi”. Alla base di questa presenza missionaria ci saranno la Parola di Dio e la lectio divina. “Il Congresso si propone in primo luogo di conoscere meglio il momento attuale della cultura digitale senza ingenuità, esplorando alcuni dei suoi aspetti più caratteristici”. Un secondo obiettivo è “portare avanti una teologia della comunicazione alla luce del Documento di Aparecida, che orienta l'azione missionaria di tutto il continente. Parte centrale di questa riflessione sarà come generare comunità vive attraverso la comunicazione, dalla quale nessuno può essere escluso. Per questo si studierà come gettare ponti per includere quanti vivono lontani da questo dialogo, perché siano interlocutori con uguali opportunità”. In terzo luogo, si tratta, “seguendo l'equazione necessità-servizio, di dare senso pastorale a innumerevoli iniziative e strumenti a disposizione nell'immenso menu delle soluzioni e applicazioni offerte da questo fenomeno globale”. Anche se la partecipazione al Congresso sarà limitata, vi si potrà prendere parte da qualsiasi luogo attraverso il Congresso Virtuale. Leticia Soberón, coordinatrice generale della Riial, ha affermato che l'incontro rivolgerà “uno sguardo lucido, senza ingenuità, ma pieno di speranza alla società digitale di oggi, per discernerne le opportunità ed evitarne i rischi”. “Il nostro obiettivo è conoscere meglio la cultura comunicativa per annunciarle Cristo nel suo stesso linguaggio, realizzando la Missione continentale, suscitando autentica comunione in una società ipercomunicata in cui le persone si sentono spesso molto sole”. In questo senso, il Congresso desidera lanciare una “decisa lotta all'esclusione digitale di persone e comunità, studiando nella mappa della connettività della Chiesa dove si trovano le comunità che non hanno accesso al banchetto della cultura e dello scambio via Internet, perché apportino le proprie esperienze”. Il Congresso includerà tre grandi campi tematici: Teologico e pastorale, Inclusione digitale e Applicazioni (discernimento tecnologico di fronte alle varie necessità). (R.P.)
Sri Lanka: studenti tamil e singalesi “in scena” per promuovere la pace
◊ “Siamo nati durante la guerra, da piccoli vedevamo e sentivamo una cosa sola: il rumore degli spari e delle esplosioni. Non abbiamo avuto un’infanzia: ma adesso, per la prima volta, riusciamo a vederla”. Lo raccontano alcuni studenti tamil del distretto di Batticaloa (provincia orientale), che hanno partecipato a un programma di sviluppo della World Vision, un’organizzazione cristiana di aiuto e sviluppo umanitario. Dal 1983 al 2009 - riferisce l'agenzia AsiaNews - lo Sri Lanka è stato teatro di una sanguinosa guerra civile tra il governo e i ribelli delle Tigri Tamil (Ltte), un’organizzazione militante che chiedeva la creazione di uno Stato indipendente (il Tamil Eelam), nelle province settentrionale e orientale (a maggioranza tamil) dell'isola. Il conflitto etnico si è concluso con la sconfitta dei ribelli. Secondo un contestato rapporto Onu, pubblicato lo scorso 24 aprile, i bombardamenti dell'aviazione militare hanno ucciso più di 40mila civili solo nell'ultima fase del conflitto (2005-2009). Il programma lanciato dalla World Vision – Lanka s’intitola “East and West Peace Building” e ha lo scopo di “costruire la pace” attraverso tre spettacoli di teatro di strada. Su 150 ragazzi, circa 50 – tra i 12 e i 16 anni – sono stati selezionati per partecipare a un seminario teatrale, che li ha preparati per mettere in scena le rappresentazioni. Negli spettacoli, uniti sotto il titolo “People of the Peace Street”, i professori hanno cercato di fondere insieme le culture tamil e singalese. Nilakshini Vishwalingam ha 13 anni e spera un giorno di diventare dottoressa: “Prima del seminario non sapevo bene chi fossi, non avevo idea delle mie capacità. Invece questi insegnanti ci hanno aiutato a tirare fuori quello che avevamo dentro!”. “Grazie a questo seminario – racconta Dharmaratnam Dilakshan, 16 anni – adesso sappiamo vivere le nostre vite usando i nostri talenti, e ci sentiamo membri di un’unica famiglia. Io ero un ragazzo molto timido, ma questa esperienza mi ha cambiato molto. Ora so cosa è giusto e cosa e sbagliato”. Il ragazzo vorrebbe fare il contabile. “Lets get together and help each other”, “A drug free World” e “The importance of Education” sono i titoli delle rappresentazioni, presentate al Kiran Central College, al Korakallimadu Sri Ramana Maharishi Vidyalaya e al Thihiliweddi Governement Tamil Mixed School. (R.P.)
Messico: crescono gli ascoltatori di Radio Tepeyac, l'emittente dei poveri
◊ Da non molto tempo ha cominciato a trasmettere in internet Radio Tepeyac e solo dopo pochi giorni il numero di "ascoltatori via Internet" è cresciuto significativamente, superando tutte le aspettative. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides dall'arcidiocesi di Mexico, il vescovo di San Cristobal de las Casas, mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vede con orgoglio questo progetto nato sul suo territorio, e non ha esitato a definire la stazione radio "l'emittente dei poveri", perché è stato un gruppo di laici con risorse economiche molto limitate a gestire con successo questa iniziativa in rete. "Non è una stazione radio della diocesi - ha sottolineato il vescovo -, ma di apostoli laici, che hanno risposto ad un'iniziativa che ho proposto e che hanno fatto propria con entusiasmo". La mancanza di denaro è stata senza dubbio uno degli ostacoli da superare, ma per il vescovo questo problema è stato risolto con "relativa facilità”, “perché quando la gente sa di cosa si tratta, è molto generosa”. Secondo mons. Arizmendi, poichè è lontana la modifica costituzionale verso una maggiore libertà di espressione alla Chiesa cattolica, è necessario trovare alternative per l'evangelizzazione, "come hanno fatto questi laici attraverso la radio su Internet, che non ha restrizioni legali". Il vescovo ha spiegato che il progetto di Radio Tepeyac è nato diversi anni fa, per affrontare il problema di portare il Vangelo ad un numero maggiore di persone, soprattutto gli emarginati, i malati e gli anziani, come anche coloro che lavorano e non possono partecipare alle celebrazioni e alle catechesi: "L'esperienza di Aparecida ci ha spronato a cercare nuovi modi per rinnovare la nostra pastorale di evangelizzazione" ha sottolineato. Molti fedeli di altri Stati della Repubblica, di Paesi e nazioni diverse, stanno seguendo Radio Tepeyac, "in pochi giorni abbiamo avuto molte visite, questo ci incoraggia e ci chiede di curare bene l'aspetto tecnico e i contenuti", ha detto il vescovo. I responsabili della Radio contano sulla collaborazione, la consulenza e l’orientamento della diocesi di San Cristobal de las Casas. Mons. Felipe Arizmendi Esquivel, dal 2000 vescovo di San Cristobal de las Casas, una delle diocesi più povere del Paese, incoraggia tutte le Chiese locali ad intraprendere iniziative di questo tipo, dal momento che "la persona e il messaggio di Gesù sono così ricchi e profondi, che non li possiamo rinchiudere nei nostri spazi religiosi. Il Signore ci invia e noi dobbiamo diventare missionari... soprattutto mettendo i progetti nelle mani dello Spirito Santo e dei poveri, e così andare avanti". (R.P.)
In Sudafrica crescono le radio cattoliche: parte anche Radio Veritas
◊ Dopo 11 anni di attesa, l’emittente radiofonica cattolica Radio Veritas ha ricevuto la licenza per trasmettere. “La notizia ci ha riempiti di gioia e continuano ad arrivarci messaggi di congratulazioni” si legge in una dichiarazione di padre Emil Blaser, diffusa dal Catholic News Service. Padre Blaser - riporta l'agenzia Fides - è un sacerdote domenicano che dal 2000 si è attivato per la causa. “Abbiamo aspettato tanto e cercato ogni mezzo possibile per poter andare in onda” ha aggiunto. Negli ultimi 11 anni l’emittente radiofonica ha promosso conferenze pubbliche, condotto ricerche di mercato online, bussato alle porte governative e degli organismi internazionali nel tentativo di ricevere la concessione per la messa in onda delle trasmissioni. Mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg, ha ringraziato il moderatore locale delle comunicazioni, l’Autorità Indipendente delle Comunicazioni del Sudafrica, per aver accolto le richieste per la licenza. “Alla fine - ha detto l’arcivescovo Tlhagale - Radio Veritas andrà in onda nella più grande area metropolitana di Johannesburg, la nostra arcidiocesi”. Radio Veritas trasmetterà sulle frequenze di 576kHz. Il lancio ufficiale sarà annunciato appena verrà ultimata la realizzazione di tutti gli aspetti tecnici. Nel corso dell’ultimo anno in Africa sono state lanciate altre emittenti radiofoniche cattoliche, compresa una in Uganda, impegnata a favore dei bambini rapiti e costretti dalle forze ribelli ad arruolarsi negli eserciti. Nel mese di novembre 2010 l’opera di diritto pontificio 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' ha infatti finanziato la diffusione delle trasmissioni della stazione radio diocesana “Radio Wa” o “Our Radio” a Lira, nel nord dell’Uganda. Anche se la radio ha una portata di appena 120 chilometri, grazie al suo messaggio circa 1.500 bambini soldato sono riusciti a sfuggire all’esercito ribelle. (R.P.)
Angola: inaugurata la casa famiglia "Domenico Savio" del Vis
◊ Venerdì in Angola è stata una giornata di festa: a Luanda infatti, è stata inaugurata la casa famiglia “Domenico Savio” e a Luena, nella provincia del Moxico a 1300 chilometri da Luanda, una giornata dedicata allo sport con i bambini di strada nell’ambito del “gemellaggio sportivo solidale” con la polisportiva Polcevera Garrone di Genova. La casa famiglia “Domenico Savio” è una delle strutture coinvolte nel programma “A Estrada para a Vida!”, che mira al rafforzamento della rete di protezione sociale per la prevenzione, il recupero e il reinserimento di bambini e adolescenti a rischio nel municipio di Zambizanga a Luanda. Il programma di interventi promosso dal Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo insieme alla cooperazione italiana), dall’Unione Europea, dalla Provincia autonoma di Trento e altri donatori privati - prevede, tra le altre attività, la riabilitazione di 7 strutture di accoglienza tra case famiglia, centri diurni, notturni ed asili. A Luena, dove non esistono attualmente strutture pubbliche, governative o municipali, che si occupano attivamente di questi giovani ragazzi, il Vis ha organizzato una giornata di sport, convivialità e socializzazione coinvolgendo attivamente un gruppo di circa 15 bambini di strada. (R.P.)
Egitto: fissate le date delle elezioni, le prime del dopo Mubarak
◊ La Commissione elettorale egiziana ha stabilito le date per le elezioni legislative, le prime nel Paese dopo il rovesciamento del governo di Mubarak. Il 21 novembre i cittadini saranno chiamati a votare per i rappresentanti dell’Assemblea del Popolo, la camera bassa del Parlamento; il 22 gennaio per la Shura, il Consiglio consultivo.
La Turchia congelerà relazioni con l’Ue se nel 2012 presidenza a Cipro
Il vicepremier turco, Besir Atalay, di ritorno da una visita nella parte Nord dell’isola, ha annunciato la decisione del governo di congelare le relazioni con l’Unione europea se nel secondo semestre del 2012, come previsto, la presidenza di turno dell’Ue sarà affidata a Cipro Sud e se i negoziati di pace non saranno ancora conclusi. Immediata la risposta della portavoce della Commissione Ue, Maja Kocijancik, che ha confermato la linea europea di impegno per trovare finalmente una soluzione alla questione irrisolta di Cipro. Il contenzioso tra greco-ciprioti e turco-ciprioti che durava da anni è esploso nel 1974, quando l’invasione dell’isola da parte dell’esercito turco portò alla proclamazione della Repubblica turca di Cipro Nord, riconosciuta dalla sola Turchia e separata dal governo di Cipro Sud.
Libia: nel pomeriggio l’annuncio del nuovo governo
È atteso per oggi pomeriggio l’annuncio del nuovo governo da parte del Consiglio di transizione libico, all’interno del quale ci sono divergenze sulla composizione. Mentre a Bengasi proseguono le trattative, nella dura controffensiva sferrata ieri dalle truppe fedeli al colonnello Gheddafi contro gli insorti, che stanno opponendo una forte resistenza, sono rimasti feriti gravemente due giornalisti, un freelance francese e un americano inviato della Cnn. “Il controllo di Sirte e di Bani Walid è solo una questione di giorni”, afferma un portavoce del Consiglio di transizione nazionale. Intanto la Nato risponde ai lealisti che hanno accusato l’Alleanza Atlantica di aver causato oltre duemila morti, dichiarando che la missione è ormai entrata “nella fase finale”.
Somalia, vietato l’ingresso agli stranieri nelle zone controllate dagli Shabaab
Il governo somalo ha deciso di proibire, per ragioni di sicurezza, l’ingresso degli operatori umanitari stranieri nelle zone del Paese sotto il controllo del gruppo di ribelli islamici Shabaab, da sempre ostili all’intervento delle ong occidentali che, secondo loro, “crea dipendenza”. Gli aiuti umanitari provenienti dall’estero, quindi, verranno consegnati e distribuiti dagli attivisti locali.
Siria: due morti nel nord, su Facebook mobilitazione contro la scuola
È di due morti, secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti umani in esilio in Gran Bretagna, il bilancio di un rastrellamento effettuato ieri dalle forze di sicurezza siriane a Khan Sheikhoun, mentre altri cinque militari sarebbero, invece, morti in un agguato a Homs. Intanto su Facebook un gruppo di studenti universitari promuove una mobilitazione contro il sistema scolastico, sfruttato “per consolidare l’influenza del governo e fare il lavaggio del cervello ai nostri ragazzi”. Infine, da ieri una delegazione di Mosca, storico alleato della Siria, è in visita a Damasco dove incontrerà il presidente Assad ed esponenti dell’opposizione.
Arabia Saudita, processo contro militanti di al Qaeda
Si è aperto ieri nella capitale Riad il più grande processo a presunti militanti dell’organizzazione terroristica al Qaeda, mai effettuato nel Paese. Sul banco degli imputati, 41 persone: 38 sauditi, un qatariota, un afghano e uno yemenita, accusato di far parte di una cellula smantellata nel 2006 mentre stava preparando attentati contro le basi militari in Qatar e nel Kuwait.
Afghanistan. Soldato muore in esplosione nel sud, ieri 9 morti nel nord
Ennesima perdita, oggi, tra le fila delle Forze di sicurezza sotto il comando internazionale in Afghanistan: in seguito all’esplosione di un ordigno rudimentale, un altro militare è morto nel sud del Paese. Ieri, invece, in un attentato dalle motivazioni sconosciute, sono rimasti uccisi nove civili, tra cui cinque bambini, nella provincia settentrionale di Faryab nello scoppio di una bomba lungo una strada.
Pakistan. Scontri tra fondamentalisti e forze di sicurezza, precipita drone Usa
Giornata di sangue, in Pakistan, dove i fondamentalisti hanno attaccato un posto di blocco nel distretto di Bara, nel nord del Paese, causando uno scontro a fuoco che ha causato almeno 15 vittime. È di tre morti, invece, e tutti tra i militanti, il bilancio dell’attacco di un commando armato a un reparto delle forze di sicurezza nell’area di Makin, Waziristan meridionale, al confine con l’Afghanistan. Sempre in questa zona è precipitato un drone, l’aereo senza pilota utilizzato dagli Stati Uniti per ricognizioni e operazioni mirate contro le basi dei talebani.
India: bomba nell’ospedale di Agra
Un ordigno di fattura rudimentale è esploso ieri nella sala accettazione dell’ospedale Jai di Agra, la città indiana dove si trova il celebre Taj Mahal. Secondo le stime la deflagrazione avrebbe causato una dozzina di feriti, di cui quattro in gravi condizioni. Sulla vicenda indagano le squadre antiterrorismo.
Myanmar. Suu Kyi: “Riforme positive per il Paese”
Si è dichiarata “moderatamente ottimista”, la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi, intervistata dalla France Press sulle riforme politiche che si stanno attuando nel Myanmar e che ha definito “positive”. “Bisognerà vedere fino a che punto il presidente riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi”, ha detto manifestando prudenza sull’avvio di un serio processo di democratizzazione.
Giappone, scossa di terremoto di 5.2
Un sisma di magnitudo 5.2 è stato avvertito nella notte in Giappone. L’epicentro è stato localizzato a una profondità di 241 chilometri e a 149 dalla città di Hachino, secondo quanto riferito dall’Istituto geologico Usa.
Elezioni in Lettonia, vince il partito filorusso
Con una maggioranza del 31,7%, che non sarà, però, sufficiente per governare, il partito di opposizione filorusso Centro dell’Armonia, ha vinto le elezioni legislative anticipate che si sono svolte ieri in Lettonia. Il partito della Riforma, formazione dell’ex presidente Zatler che era andato al potere nel 2009, si attesta sul 19,7%. Il Paese sta tentando di riemergere da una fase di forte recessione economica.
Crisi nel nord Kosovo: Serbia interpella l’Ue
Belgrado fa sapere che sulla situazione di tensione nel Kosovo del nord, a prevalenza serba, chiede un pronunciamento all’Unione europea. La questione riguarda due posti di frontiera dove sarebbero stati in servizio doganieri kosovari albanesi, appoggiati anche dalla missione europea Eulex, contro i quali la maggioranza serba ha protestato con blocchi stradali e barricate in piazza.
Arrivati a Lampedusa altri 287 migranti
Nuovi sbarchi nella notte a Lampedusa: tre barconi carichi di migranti, l’ultimo dei quali scortato a riva intorno alle 2, hanno portato a terra 287 tunisini, immediatamente condotti nel Centro di prima accoglienza dove il numero degli ospiti sale, così, a 1500. Ieri l’associazione dei commercianti locali aveva lanciato un appello al mondo politico affinché accelerasse i trasferimenti dei migranti dall’isola.
Debito Usa. Domani Obama presenterà la “Buffet rule”
Grande attesa negli Stati Uniti per la presentazione, domani, da parte del presidente Barack Obama, del nuovo piano di risanamento del debito e del deficit pubblico: la cosiddetta “Buffet rule”, dal nome del guru della finanza, Warren Buffet. Il piano prevede l’introduzione di un nuovo tasso minimo d’imposte, cioè che i milionari paghino almeno la stessa percentuale di tasse sborsate dalla classe media. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 261