![]() | ![]() |

Sommario del 16/09/2011
Briefing di padre Lombardi sul viaggio del Papa in Germania
◊ Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha illustrato stamattina ai giornalisti il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania, che si svolgerà dal 22 al 25 settembre prossimi. Si tratta del terzo viaggio del Papa nella sua terra natale dopo quello compiuto nell’agosto del 2005 per la XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e quello svoltosi nel settembre 2006 in Baviera. Il servizio è di Stefano Leszczynski:
Questo ventunesimo viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI porterà, con un programma molto intenso, il Papa in tre diocesi della Repubblica Federale di Germania: la capitale Berlino, Erfurt e Friburgo. Tra gli eventi più attesi il discorso che il Papa terrà nel corso della visita al Parlamento federale, gli incontri con i rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca e delle Chiese ortodosse, e quelli con gli esponenti delle comunità ebraica e musulmana. Il motto scelto per questo viaggio “Dove c’è Dio, là c’è futuro” (Wo Gott ist, da ist Zukunft) è stato mutuato dall’omelia pronunciata dal Papa a Mariazell in Austria nel 2007 e sta a ribadire, come spiegato dallo stesso padre Federico Lombardi, il primato di Dio e il suo sostegno all’umanità nell’affrontare i problemi del mondo:
“Credo che questa sia una chiave di lettura piuttosto importante per questo viaggio, che è molto ricco e molto intenso. E’ un viaggio che prevede 17, 18 discorsi e quindi, se ho visto bene, dopo il viaggio in Terra Santa è, tra quelli fatti finora da Benedetto XVI, quello con più discorsi”.
Il direttore della Sala Stampa ha poi illustrato nel dettaglio gli appuntamenti del Papa in questi quattro giorni di viaggio, a partire dall’incontro con il presidente federale Christian Wulff, nella residenza presidenziale del Castello di Bellevue, e quello con la cancelliera Angela Merkel, che avverrà invece nella sede berlinese della Conferenza episcopale tedesca. Alle domande dei giornalisti circa la natura della visita del Papa al Bundestag e delle polemiche mosse da alcuni esponenti politici, padre Lombardi ha sottolineato l’ufficialità dell’invito rivolto a Benedetto XVI dallo stesso presidente del Parlamento:
“E’ il presidente del Bundestag che ha invitato il Santo Padre ad andare a parlare. Essendo invitato, il Papa va e fa il suo discorso, naturalmente per quelle persone che desiderano ascoltarlo e che sono interessate a ricevere questo discorso con rispetto”.
Ad Erfurt, nella capitale della Turingia, Benedetto XVI affronterà invece l’appuntamento ecumenico per eccellenza presso l’ex Convento degli Agostiniani. Qui incontrerà i rappresentanti della Chiesa evangelica e parteciperà ad una celebrazione ecumenica alla presenza di circa 300 persone, nel corso della quale verrà data lettura di un salmo della Bibbia nella traduzione di Lutero. Nel pomeriggio la visita al Santuario mariano di Etzelsbach, un luogo caratterizzato in modo particolare dalle persecuzioni comuniste contro i cristiani. Ultima tappa del viaggio sarà la diocesi di Friburgo, in un’area della Germania fortemente cattolica. Qui il Papa incontrerà l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, uno dei principali protagonisti del processo di riunificazione tedesca. Particolarmente significativo sarà anche l’incontro con i cattolici impegnati del ZdK (Zentralkomitee der deutschen Katholiken) – il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi - e che rappresenta una lunga tradizione dell’apostolato dei laici in Germania. A chiudere il ciclo degli incontri sarà infine la veglia del Papa con i giovani provenienti dalle diverse diocesi della Germania.
Lettera del Papa al cardinale Damasceno Assis per i 25 anni di consacrazione episcopale
◊ La sua è un'opera diligente rivolta a sacerdoti e religiosi, alle religiose e ai fedeli, soprattutto nel campo della catechesi, della liturgia e della carità. E’ quanto scrive Benedetto XVI riferendosi all’impegno del cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida, nella lettera inviata al porporato brasiliano in occasione dei suoi 25 anni di consacrazione episcopale. Nel documento per questo Giubileo d’argento, il Papa ricorda che il cardinale Damasceno Assis è stato ordinato sacerdote il 19 marzo del 1968 e nominato vescovo titolare di Novapietra e ausiliare di Brasilia nel 1986 dal Beato Giovanni Paolo II. Nel 2004 è stato poi nominato arcivescovo di Aparecida. Dopo aver sottolineato l’impegno nell’annuncio del Vangelo, sempre contraddistinto da grande zelo e da una corretta interpretazione della dottrina della Chiesa, il Santo Padre ricorda la preziosa opera del porporato come segretario e presidente del Consiglio episcopale latino americano (Celam) e anche come segretario della Conferenza dei vescovi del Brasile. Nella lettera, Benedetto XVI ricorda infine l’opera svolta dal cardinale Damasceno Assis come membro del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali e della Pontificia commissione per l'America Latina. (A.L.)
Insediamento del nuovo Pro-Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme
◊ Una significativa cerimonia ha segnato oggi l’insediamento del nuovo Pro-Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, l’arcivescovo Edwin Frederick O’Brien, giunto ieri a Roma da Baltimora, della cui arcidiocesi è stato presule. Successore del cardinale John Patrick Foley, che si era dimesso per motivi di salute, alla fine di agosto era stato chiamato da Benedetto XVI a guidare questo prestigioso sodalizio impegnato a sostenere la Chiesa di Terra Santa e in particolare il Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Ad accogliere mons. O’Brien nella sede magistrale di via della Conciliazione, lo storico Palazzo della Rovere, sono stati l’assessore dell’Ordine, l’arcivescovo Giuseppe De Andrea che ne è stato alla guida negli ultimi mesi, l’assessore di onore cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, il luogotenente generale Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, il governatore generale Agostino Borromeo, altri membri del Gran Magistero, e fra gli ospiti alcune personalità religiose e officiali statunitensi di Congregazioni pontificie. E’ stato l’arcivescovo De Andrea a consegnare le insegne di Collare al Pro-Gran Maestro, riconoscimento visibile della sua autorità nella guida dell’Ordine, che per volere di Papa Pio XII, dall’epoca del suo Pontificato, è affidata a un cardinale. Oggi ne sono Gran Maestri emeriti i cardinali Carlo Furno e John P. Foley.
“E’ una giornata felice quella odierna”, ha detto mons. De Andrea rinnovando il saluto del governatore Borromeo – “perchè il Signore ha esaudito la nostra preghiera di un nuovo Gran Maestro”. Ha sottolineato come il Collare che stava per imporgli, la più alta onorificenza dell’Ordine, è in effetti una catena che lo lega spiritualmente alla Terra Santa, comporta certo obblighi e tanto lavoro, ma è anche l’unico emblema onorifico dell’istituzione in cui è raffigurato Cristo Risorto. Ricevendo il Collare mons. O’Brien ha espresso gratitudine al Santo Padre per averlo chiamato a questo nuovo servizio della Chiesa, e della Terra Santa in particolare dove, ha rilevato, i cristiani 60 anni fa erano il 30 per cento della popolazione ed oggi il 2 per cento. Riflessione che stimola il suo impegno da subito, anche se dovrà restare fino alla nomina del suo successore a Baltimora, alternando la sua presenza in Italia, e promettendo che conterà di parlare meglio con tutti la lingua italiana.
Nato a New York l’8 aprile 1939, mons. O’Brien è stato ordinato sacerdote per quella arcidiocesi il 29 maggio 1965. E’ stato subito impegnato nel servizio pastorale delle Forze Armate, il suo primo servizio è stato quello di cappellano nell’Accademia militare di West Point, fino a quando nel 1973 è venuto a Roma per gli studi di teologia nella Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Rientrato a New York è stato vice cancelliere dell’arcidiocesi, vice parroco nella cattedrale di San Patrizio, coordinatore della visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1979 e poi direttore del servizio della comunicazione. Ritornato a Roma è stato dal 1990 al 1994 rettore del Pontificio Collegio Nord Americano. Due anni dopo, il 6 febbraio 1996, è stato eletto alla Chiesa titolare di Tizica, nominato vescovo ausiliare di New York e consacrato il 25 marzo. Ma poco dopo un anno, l’8 aprile 1997, veniva nominato coadiutore dell’Ordine Militare per gli Stati Uniti e promosso arcivescovo. Ancora un anno e il 7 marzo 1998 succedeva all’Ordinario, e tale rimaneva sino al 12 luglio 2007 quando era chiamato alla guida dell’importante arcidiocesi di Baltimora. (A cura di Graziano Motta)
Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ricorda il cardinale Văn Thuận a nove anni dalla morte
◊ Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha celebrato oggi nella sede del dicastero a Roma, una Messa a nove anni dalla morte del cardinale François-Xavier Nguyễn Văn Thuận. Il porporato vietnamita passò ben 13 anni nelle prigioni del suo Paese, di cui nove in totale isolamento. Non impazzì – dirà dopo - grazie alla preghiera dell’Ave Maria. Nel 1998, Giovanni Paolo II lo nominò presidente di "Giustizia e Pace". Attualmente è in corso il processo di Beatificazione. Sulla figura del cardinale Văn Thuận, ascoltiamo mons. Paul Phan van Hien, da lui ordinato sacerdote clandestinamente in Vietnam 31 anni fa e oggi responsabile di "Giustizia e Pace" per l’Asia e il Medio Oriente. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. - Io penso che la speranza sia stata la cosa più importante nella vita del cardinale Văn Thuận: è riuscito a sopravvivere a tanti anni di carcere proprio grazie alla speranza. In lui era molto forte la fede nell’amore di Dio e la fiducia nella Provvidenza.
D. - Che cosa ricorda, personalmente, del cardinale Văn Thuận?
R. - Era una persona molto, molto semplice. Il rapporto che c’è stato fra me e lui è stato realmente quello tra un padre e un figlio. Ma non era così soltanto con me, perché lui considerava tutti gli altri come suoi amici e suoi figli. Riusciva sempre a portare forza e speranza agli altri.
D. - Aveva un rapporto particolare anche con i suoi carcerieri: li ha anche perdonati…
R. - Certamente! Proprio perché aveva grande fiducia nell’amore di Dio, aveva anche grande fiducia negli altri: credeva che le persone potessero sempre cambiare e pregava per gli altri, affinché potessero cambiare e diventare persone buone.
D. - Che cosa significa per la Chiesa in Vietnam la figura del cardinale Văn Thuận?
R. - Tutti i cattolici in Vietnam conoscono bene la sua vita, leggono i suoi libri, che veramente amano molto, cercando di imitare la sua vita.
D. - La Chiesa in Vietnam come vive oggi?
R. - Certamente un po’ meglio rispetto al passato. Le chiese sono sempre aperte e ci sono tanti fedeli. Adesso anche le ordinazioni dei preti sono facili: abbiamo ancora tante vocazioni di religiosi e di sacerdoti. Pensiamo anche alle missioni nei Paesi vicini, come in Laos o in Cambogia, e possiamo inviare missionari in questi Paesi. La Chiesa in Vietnam sta crescendo. (mg)
Combattere la mortalità durante il parto senza promuovere l’aborto: così mons. Tomasi all’Onu
◊ Ridurre la mortalità legata alla gravidanza nel mondo, senza riconoscere l’aborto come metodo di pianificazione familiare: è la raccomandazione di mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu di Ginevra. Mons. Tomasi ha parlato ieri alla 18.ma sessione del Consiglio dei diritti umani. Il servizio di Fausta Speranza:
Il livello di mortalità al momento del parto che si registra nel mondo è inaccettabile. Mons. Tomasi lo sottolinea ricordando la Risoluzione del 2010 e commentando il documento in discussione in questi giorni per eliminare tutti i casi possibili. Mons. Tomasi ribadisce che “si devono incrementare l’attenzione e le risorse” per un fenomeno che definisce “una sfida in tema di sanità, di sviluppo umano e di diritti umani”. “Bisogna riconoscere con grande rammarico – sottolinea mons. Tomasi – che sono stati fatti insufficienti progressi per evitare i 350.000 casi di morte durante la gravidanza o al momento della nascita. Mons. Tomasi allarga il discorso dei rischi per le donne ad altre emergenze: l’infibulazione femminile, matrimoni per bimbe, violenze. E sottolinea: “E’ necessario ribadire ancora una volta che ogni donna ha uguale dignità rispetto all’uomo”. “La donna - aggiunge – ha un posto e una vocazione distinta che è complementare ma non di meno valore dell’uomo”. La raccomandazione di mons. Tomasi è concreta: passi avanti dal punto di vista legale per la promozione della condizione della donna; miglioramento dei sistemi sanitari per un’assistenza completa; sistemi di monitoraggio degli obblighi degli Stati su questi temi. La Chiesa cattolica – spiega mons. Tomasi – è impegnata in ambito sanitario, in particolare per le persone che restano escluse dall’assistenza assicurata dai governi, e in ambito educativo ma è anche impegnata per la promozione di politiche che ne proteggano i diritti. Fin qui, c’è condivisione di intenti con il Consiglio dei diritti umani Onu, ma poi mons. Tomasi fa distinguo fondamentali: spiega che la Chiesa non condivide l’espressione “aborto pericoloso” che lascia intendere che ci sia un aborto sano. “Qualunque aborto distrugge la vita umana”, ribadisce mons. Tomasi ricordando che nella dichiarazione internazionale della Conferenza Onu sulla popolazione del 1984 si riconosceva che “non è mai accettabile concepirlo quale metodo di pianificazione familiare”. Dunque, no a programmi di promozione della contraccezione e dell’aborto che – spiega - per esempio in Africa non risolvono le principali cause di morte.
◊ Il Papa ha ricevuto stamani in udienza l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, nunzio apostolico in Ucraina. Successivamente, il Pontefice ha ricevuto un gruppi di presuli della Conferenza Episcopale dell’India, in Visita “ad Limina Apostolorum”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Chi decide se un’esistenza è “indegna”: in prima pagina, Ferdinando Cancelli su quando la qualità della vita è il solo criterio di giudizio.
Nell’informazione internazionale, un articolo di Michele Dau dal titolo “Niente ripresa senza occupazione”.
Il sogno di Papa Niccolò V: in cultura, Antonio Paolucci a proposito del volume “Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento”.
In difesa di Le Corbusier: Paolo Portoghesi spiega perché non convince il convento realizzato da Renzo Piano a Ronchamp.
Gabriele Giacomelli sull’organista e compositore toscano Domenico Zipoli (1688-1726).
Raffaele Vacca ricorda quel prete ucraino, don Ivan Chomenko, che leggeva “L’Osservatore Romano” a Graham Greene.
Quando la letteratura muore soffocata: sul perché la cultura europea non si ritrova se si censura la metafisica, anticipazione dell’articolo di Laszlo F. Foldenyi nel numero in uscita di “Vita e Pensiero”.
Nell’informazione vaticana, un articolo del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dal titolo “L’unità nella profondità della fede”: venerdì prossimo a Erfurt, il Papa incontrerà i rappresentanti della Chiesa evangelica e officerà una celebrazione ecumenica.
◊ Si moltiplicano le iniziative di solidarietà della Chiesa per il Corno d’Africa. Alla vigilia della Colletta nazionale straordinaria di domenica prossima in tutte le parrocchie italiane, indetta dalla Cei, la Caritas italiana ricorda l’urgenza di una risposta solidale per aiutare milioni di persone colpite dai flagelli della siccità e della carestia. Oltre ad aiuti concreti, la Caritas ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Fame di pane e di futuro”. Ce ne parla, al microfono di Amedeo Lomonaco, il responsabile dell'area internazionale di Caritas italiana, Paolo Beccegato:
R. – Abbiamo voluto titolare la colletta: “Fame di pane e di futuro” per non insistere solo sul problema - cioè la siccità e la conseguente carestia - ma anche sul futuro. Se diamo una mano a questa porzione di terra in modo solidaristico, con attenzioni e informazione, non solo in termini di solidarietà concreta ma anche con una visione complessiva, le cose possono cambiare. Lo sappiamo per esperienza.
D. – Le cose possono cambiare. Come verranno utilizzate queste somme raccolte con la colletta?
R. – Ci sarà uno sguardo, una progettualità su tutti i Paesi colpiti: Somalia, Etiopia, Eritrea, Kenya, Uganda, Sud e Nord Sudan e quelle porzioni di Tanzania e Rwanda che, in parte, sono coinvolte.
D. – E poi è anche un’occasione per riflettere sulle cause e concause di questa crisi...
R. – Il problema della siccità non è certamente nuovo. Il fatto che non sia stata effettuata alcuna prevenzione adeguata nel corso degli ultimi decenni la dice lunga sul fatto che adesso abbiamo raggiunto la situazione peggiore dal Dopoguerra ad oggi in termini di gravità di questo fenomeno. Si tratta di un fenomeno ricorrente, anche se ora è più grave. E’ probabile che il tema dei cambiamenti climatici abbia anch’esso influito parzialmente, come pure le situazioni politico-militari interne ai vari Stati. Non dimentichiamoci che sono coinvolte l’Etiopia e l’Eritrea, e poi la Somalia con la sua complessa situazione, il Kenya e l’Uganda con continue crisi ed il Sudan. Sono tutte situazioni molto delicate e difficili e quindi rendono il contesto molto precario. Dovremmo lavorare con le autorità competenti affinchè questo, nel futuro, non si ripeta. E quindi “fame di futuro”, di un futuro diverso.
D. – E per creare questo futuro diverso serve una risposta tempestiva...
R. – Sappiamo, un po’ per esperienza e un po’ a ragion veduta per quanto riguarda quello che sta succedendo in questo periodo, che la risposta dei governi non sarà – e non è mai stata - sufficiente. C’è perciò la solidarietà concreta dal basso, della gente comune, che si mette in collegamento con la gente comune di quei Paesi. Noi abbiamo la possibilità di lavorare direttamente con le Caritas locali e questo permette di unire le forze. Non bisogna però sottacere i problemi. (vv)
Libia: Erdogan in visita a Tripoli, battaglia finale a Sirte
◊ Ennesimo venerdì di sangue in Siria, con almeno 20 morti ad Hama, nel centro del Paese; ancora una volta è stata attaccata la folla che protestava contro il presidente Assad. In Libia, invece, i ribelli verso il pieno controllo delle ultime città fedeli a Gheddafi. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
E’ la battaglia finale quella che sta interessando Sirte, città natale di Gheddafi. I ribelli sono entrati attraverso la via costiera e quella del fiume al-Sanai. Violenti combattimenti – secondo i media locali – sono in corso nel centro e numerose sarebbero le vittime; già sotto il loro controllo l’aeroporto della città. Terminato, invece, l’attacco contro l’altra città fedele al colonnello, Bani Walid, finita nelle ultime ore sotto il pieno controllo del Consiglio nazionale di transizione. A Tripoli, invece, è il momento della ricostruzione, quella diplomatica; dopo la visita, ieri, del presidente francese Sarkozy e del premier britannico Cameron – definiti dal portavoce di Gheddafi dei colonialisti – oggi tocca al premier turco Erdogan, che conclude proprio qui il suo tour nei Paesi della “primavera araba”. Esclusa dal giro la Siria, con cui la Turchia vive un momento di forti frizioni, a causa delle violenze in atto, che provocano un incessante flusso di profughi oltrefrontiera. Proprio in Siria continuano, anche oggi, 29.mo venerdì di protesta, le repressioni del regime di Bashar al Assad: l’ultima in ordine di tempo a Hama, nel centro del Paese. Testimoni locali riferiscono di un’ulteriore strage, nelle ultime ore, con numerose vittime. Diversi carri armati e mezzi di trasporto truppe si stanno, inoltre, dirigendo verso la località di Maarat al-Noamane, nel nord del Paese. Lo hanno reso noto fonti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Si teme, a questo punto, che la situazione possa ulteriormente precipitare: un segnale emblematico giunge dagli Usa, che hanno invitato tutti i propri cittadini a lasciare al più presto il Paese.
Libia e Siria, due crisi differenti; l’una sfociata in guerra aperta tra sostenitori e oppositori di Gheddafi, l’altra invece paralizzata dalla repressione messa in atto da Bashar Al Assad. In entrambi i casi, però, è stato formato un Consiglio nazionale transitorio (Cnt): organo che dovrebbe garantire la voce dell’opposizione e la transizione verso stati democratici. Quali le differenze tra i due Cnt, quello di Misurata e quello con sede ad Istanbul? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro Politi, analista politico e strategico:
R. - Quella di Misurata è una figura affermata, che dovrà ormai prepararsi ad una transizione, perché poi bisognerà stabilire una costituzione delle regole elettorali; il Cnt deve, però, ancora chiudere l’ultima fase della guerra civile all’interno della Libia. Il Consiglio nazionale di transizione siriano è, invece, un Consiglio composto per più delle metà da dissidenti siriani - i cui nomi restano, però, segreti per evitare arresti da parte delle forze di sicurezza - e da un 40 per cento di dissidenti in esilio. Il fatto che si sia poi costituito ad Istanbul è certamente un segnale politico molto chiaro, così come è interessante il fatto che prevedano in sei mesi di abbattere il regime.
D. – Il Cnt libico è considerato da molti Paesi come l’interlocutore ufficiale della nuova Libia: quello siriano riuscirà a seguire questo percorso di riconoscimento internazionale?
R. - E’ difficile, perché per tutti quanti i gruppi politici in esilio è sempre molto complicato agli inizi ottenere appoggi: l’appoggio più consistente per ora è quello turco e proprio il Paese anatolico si conferma come un attore molto importante della scena euro-atlantica.
D. - Come mai, nonostante i numerosi appelli della Comunità internazionale e le sanzioni imposte, il regime siriano non ha fatto ancora alcun passo indietro?
R. - Perché le sanzioni richiedono tempo e il governo siriano pensa che il tempo lavori a proprio favore: il che non è proprio così scontato!
D. - Invece, in Libia gli osservatori internazionali temono infiltrazioni di al Qaeda: come evitare in questo caso la deriva estremista?
R. - I combattenti jihadisti, che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi sono stati - in modo, forse, poco assennato - aiutati dai governi francese ed americano: questo nella fretta di chiudere la campagna e di avere dei combattenti certamente più esperti rispetto a tanti altri. Speriamo ora che questo errore non abbia serie conseguenze. L’antidoto migliore è comunque la democrazia: i libici stessi sono il miglior antidoto se le loro regole sono davvero democratiche. Anche se ci fossero nuovamente nascite di fenomeni terroristici, sarebbero immediatamente isolati sul piano politico. (mg)
L'Unicef lancia una campagna per combattere la mortalità infantile
◊ Rispetto al 1990 nel mondo muoiono 12 mila bambini in meno al giorno. I decessi infantili sono scesi da oltre 12 milioni a 7,6. Ma in Africa Subsahariana ancora un bambino su otto muore entro il primo mese di vita. Per questo, il 28 settembre prossimo l’Unicef Italia lancia la campagna "Vogliamo Zero". Il servizio di Irene Pugliese:
L’obiettivo è alto: sconfiggere del tutto la mortalità infantile, ridurre drasticamente il numero dei bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni giorno nel mondo. Da qui il nome della campagna dell’Unicef “Vogliamo zero” che partirà a fine settembre. Sebbene dal 1990 ad oggi gli sforzi dell’Agenzia Onu che si occupa dei minori abbiano fatto sì che la mortalità dei piccoli al di sotto dei 5 anni di età sia scesa dai 12 milioni all’anno a meno di otto non è ancora abbastanza. Il commento di Roberto Salvan, direttore generale di Unicef Italia.
"A partire dal 1990 ci sono 12 mila bambini al giorno che muoiono in meno, quindi ci sono stati certamente dei progressi: campagne di vaccinazione e strutture sanitarie che sono state realizzate che hanno lavorato meglio, però ci sono ancora sette milioni e 600 mila bambini dai 0 ai 5 anni che ogni anno muoiono e questo è un dato che non possiamo accettare".
Nigeria, India, Repubblica democratica del Congo, Pakistan, Cina: sono l’Africa e l’Asia le regioni del mondo più colpite dalla mortalità infantile. Ancora Salvan:
“Sono questi Paesi perché il numero di bambini presenti in quella popolazione è molto elevato. Andando a guardare l’Africa è evidente che ci sono Paesi come la Somalia e il Sudan o anche Paesi più piccoli dove la popolazione infantile è più ridotta. C'è poi, per esempio, l’Afghanistan dove i bambini muoiono in numero molto alto rispetto alla popolazione civile”.
Serve più attenzione rispetto a questo drammatico problema, denuncia l’Unicef, perché c’è bisogno di più risorse per i vaccini, per l’acqua potabile e affinché il cibo sia presente sempre, anche in situazioni di siccità e carestia. Ma soprattutto perché, sostiene Salvan, la civiltà e lo sviluppo di ogni nazione si misura anche dalla mortalità dei bambini.
In Australia, acceso dibattito sui richiedenti asilo: la Chiesa difende la dignità umana
◊ Il governo australiano continua la sua politica di rimpatrio di richiedenti asilo. Alla fine di agosto, la Corte Suprema australiana ha dichiarato illegale un accordo fatto con la Malesia. La chiesa australiana chiede rispetto della dignità delle persone. Il servizio di Fausta Speranza:
La Corte suprema australiana ha affermato che non si possono rimandare in Malesia i richiedenti asilo perché questo Paese non ha firmato la convenzione Onu sui rifugiati. L’accordo concluso a luglio con Kuala Lumpur prevedeva il trasferimento in Malesia di 800 richiedenti asilo in Australia, in cambio di 4000 migranti il cui status di rifugiato era già stato riconosciuto. Ma così Canberra avrebbe violato il diritto internazionale in quanto non avrebbe potuto garantire i diritti dei profughi mandati in Malesia. L’Australia contava sull’accordo per scoraggiare i profughi dall’affidarsi ai trafficanti di uomini. Ma qualunque politica di contenimento deve rispettare i più basilari diritti umani. Il commento di padre Maurizio Pettenà direttore dell’Ufficio migranti della conferenza episcopale australiana, raccolta da Christopher Wells, della nostra redazione inglese:
“L’Australia è un Paese che non si può definire se non a partire proprio dall’immigrazione e dal multiculturalismo. Inoltre il Paese ha un eccellente record per quanto riguarda la presenza di Ong – che sono oltre 200 – e di organizzazioni caritative che sono pronte ad aiutare e a facilitare questa opera di accoglienza”.
Alla fine di agosto decine di afghani richiedenti asilo sono scappati da un centro di detenzione nel nord dell’Australia e hanno protestato contro i tempi delle procedure per le richieste dello status di rifugiati. Non è stato l’unico episodio. Ancora padre Maurizio Pettenà.
“La Chiesa australiana è contraria al concetto di detenzione perché la detenzione è per i criminali e le persone che vengono per chiedere asilo vengono per chiedere protezione, vengono perché loro stessi cercano di scappare da situazioni che sono criminali nei loro confronti. Sono persone che stanno scappando da situazioni di violenza nei loro confronti e non possono permettersi il lusso di andare a un’ambasciata, di chiedere un visto, di chiedere un passaporto, perché sono privi di documenti. A volte restano 6 mesi o un anno nei centri.”
Negli ultimi anni il numero di stranieri in ingresso è diventato problematico. Quest’anno sono già arrivati almeno 75 barconi per un totale di 3.500 migranti:
“Penso per esempio ai bambini che vengono non accompagnati dai loro genitori: i genitori cercano una salvezza per i loro figli in questo modo. Questo interpella certamente la coscienza etica di ogni persona di buona volontà ma senza dubbio per i discepoli di Cristo non è possibile negoziare l’opzione di aiutare i bambini”.
L’appello della Chiesa è chiaro così come è chiara una raccomandazione: deve essere una questione umanitaria e non deve essere strumentalizzata a livello politico.
Non abbandonare Lampedusa: l’appello del presidente di Azione Cattolica, Franco Miano
◊ Continuano gli sbarchi di immigrati a Lampedusa. Nelle ultime ore, un barcone con 55 tunisini è approdato sull’isola, dopo essere stato soccorso da una motovedetta della Guardia Costiera. Se dunque a Lampedusa permane una situazione di grande difficoltà, è purtroppo calata l’attenzione dell’opinione pubblica e i lampedusani si sentono abbandonati dalle istituzioni. E' quanto sottolinea, al microfono di Federico Piana, il presidente dell’Azione Cattolica, Franco Miano, che proprio in questi giorni ha visitato l’isola in segno di solidarietà:
R. - Ho incontrato le persone dell’isola: sono persone meravigliose e generose, ma anche persone affaticate, perché hanno dato con grande disponibilità, con grande dedizione e ora incontrano serie difficoltà perché l’isola sta soffrendo dal punto di vista turistico, per i risvolti economici di tutta questa situazione. Hanno dato generosamente, ma avrebbero ora bisogno - forse - di una maggiore attenzione da parte dello Stato, propri perché in questo modo potrebbero continuare a dare, anche in occasioni future.
D. - Presidente Miano, lei che isola ha visto, che persone ha visto?
R. - Sicuramente la gente è stanca, ma questo non toglie che la comunità ecclesiale di Lampedusa, così come la comunità civile, guarda comunque avanti: guarda avanti nella speranza di un intervento dello Stato più significativo per risolvere i problemi. E poi guarda comunque avanti perché è una comunità ecclesiale che mi è parsa molto viva, molto significativa e caratterizzata da gente che è disponibile verso i fratelli e non composta da gente chiuse. Questo è il punto: è un’isola che è stata e continua ad essere solidale. Questa solidarietà ora dovrebbe, però, essere portata sì da Lampedusa, ma anche insieme con gli altri e insieme con lo Stato.
D. - Lei Lampedusa l’ha vista abbandonata?
R. - Sì, si sente abbandonata. Bisognerebbe trovare forme che superino, che contribuiscano a far superare questa sensazione di abbandono, anche perché questa sensazione di abbandono deriva fondamentalmente - e penso al dialogo con alcuni albergatori - dal fatto che tutti si sono resi generosamente disponibili, ma di fatto questa disponibilità ha avuto il costo notevole di un'estate difficile in termini di scarsità di presenza. E’ un’isola che ha preoccupazioni sul suo futuro, già partendo dal dato economico. (mg)
Al via oggi a Verona, il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
◊ Circa quattro mila giovani partecipano da oggi fino a domenica al primo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, in programma a Verona. Tre giorni di dibattiti dedicati al rapporto tra Dottrina sociale e mondo economico, che si concluderanno domenica mattina con una ''Lectio Magistralis'' del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Alessandro Guarasci ha intervistato Claudio Gentili, direttore della rivista “La Società” della Fondazione Toniolo, tra i soggetti che hanno organizzato il Festival:
R. – La Dottrina sociale della Chiesa è un riferimento unitario per tutti i cattolici e direi che in un momento di difficoltà, di crisi economica e anche di divisioni profonde all’interno del Paese, la Dottrina sociale è un riferimento anche per l’intera nazione. Una parte rilevante della Dottrina sociale è contenuta nella nostra Costituzione. Il nostro approccio non è partitico ma è soprattutto economico; ci rendiamo conto che l’economia è un modo anche per far rinascere la politica.
D. - In questo momento, secondo lei, serve in Italia una vera rivoluzione morale?
R. - Assolutamente sì. Lo ha detto il Santo Padre, lo ha ribadito il cardinale Bagnasco: la crisi del nostro Paese è una crisi di moralità e anche di eccesso di fanatismo e di moralismo. Se ne esce non con più moralismo ma con più moralità.
D. – Questo, secondo lei, passa anche attraverso un nuovo partito dei cattolici oppure basta essere uniti sulle tematiche di fondo?
R. – Noi al Festival non ci poniamo questo problema. C’è un problema che precede questo del partito unico dei cattolici ed è il tema della comunione. Noi ci rendiamo conto che a ormai vent’anni da Tangentopoli, troppo spesso, i cattolici non gareggiano nello stimarsi a vicenda, essendo in movimenti o in parti politiche diverse. Noi pensiamo che l’unità sia un valore: unità sugli intenti di fondo, unità su un’idea nuova d’Italia, unità su una volontà di ricostruire questo Paese dalle macerie morali.
D. – Una certa cattiva economia, che poi ha fatto scoppiare, la crisi è stata del tutto debellata secondo lei?
R. – Quello che sta accadendo per l’Italia non è una crisi finanziaria - noi siamo un Paese finanziariamente solido attraverso il risparmio delle famiglie e il radicamento delle banche sul territorio - è una crisi di credibilità. Abbiamo bisogno di ridare a questo Paese una credibilità internazionale che purtroppo abbiamo perso per le mancate scelte di riforma e anche per l’incapacità di offrire all’estero l’immagine e la sostanza di un Paese capace di fare le cose che decide di fare. (bf)
◊ Dopo la presentazione tenutasi a Roma lo scorso 7 aprile, il primo volume della serie "Storia della Biblioteca Vaticana" verrà di nuovo presentato domani a Sarzana. Interverrà, tra gli altri, mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il comune ligure, città natale di Papa Niccolò V fondatore della Biblioteca Vaticana, da oltre 15 anni collabora con questa Istituzione vaticana per promuovere gli studi sul Pontefice. Ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il prof. Antonio Manfredi, curatore del primo volume della Storia della Biblioteca Vaticana:
R. – Abbiamo deciso di presentare il volume a Sarzana perché è la patria di Niccolò V, il Papa fondatore della Biblioteca, ma non solo per questo. In questi anni, Sarzana ci ha veramente aiutato – mi riferisco a noi della Biblioteca - a riscoprire la figura di questo Pontefice, che è stato sempre al centro di questi studi ma che, in qualche modo, era entrato in un ambito un po’ più ampio. A questo punto si è fatta la scelta di presentare, anche attraverso la presenza del direttore dei Musei, il prof. Antonio Paolucci, il primo volume della Storia della Biblioteca nel luogo di nascita e con un carattere di presentazione un po’ più attento all’aspetto scientifico del libro.
D. – Libro che ovviamente, essendo il primo della serie, si occupa proprio dei secoli in cui nasce la Biblioteca Vaticana. Vuole ricordarci la struttura di questo volume?
R. – Non abbiamo voluto predisporre un volume ad una voce sola, ma piuttosto un volume frutto di un cammino interno di studi che valorizzasse la nascita della Biblioteca, i suoi primi 70 anni, dal 1450 al 1530 circa, anni in cui la struttura nasce e si consolida. Questo è stato fatto attraverso una pluralità di voci, in modo che venisse fuori sia un aspetto di sintesi e di divulgazione per far conoscere nella sua complessità quest’istituzione, sia di pluralità di voci. Abbiamo voluto far parlare i documenti attraverso studiosi specifici che li conoscono in modo un po’ più attento, ognuno per ogni aspetto.
D. – Prima della fondazione della Biblioteca Vaticana – il volume lo racconta – esistevano già delle biblioteche papali. Come nasce, dunque, l’intuizione di Papa Niccolò V di creare la Biblioteca Apostolica Vaticana?
R. – La Biblioteca Vaticana è l’ultimo anello di una grande catena di biblioteche pontificie che affondano le loro radici nell’antichità, nei primi secoli del cristianesimo. La differenza fondamentale qual è? E’ l’aver colto lucidamente un passaggio culturale: l’umanesimo. Un umanesimo che non è semplicemente il mettere al centro l’uomo ed il portare la propria attenzione – che è già molto – sulla storicità del passato, ma è un qualcosa in più. E’ fornire di nuovi strumenti un nuovo modo di studiare. La Biblioteca Vaticana è stata uno dei primi strumenti di questo nuovo approccio alla ricerca della verità e degli studi.
D. – L’interesse di questo primo volume è che, come gli altri, non ricostruisce solo le vicende storiche di quest’Istituzione vaticana, ma ci narra l’evoluzione e la storia della cultura in questi due secoli, il 1400 ed il 1500...
R. – La Biblioteca, proprio per quel carattere nuovo e sperimentale con cui è nata, è diventata un paradigma, un esempio per tante altre biblioteche. Lo dice chiaramente, ad esempio, uno dei documenti pontifici più importanti, la bolla “Ad decorem militantis Ecclesiae”, in cui la Biblioteca viene mostrata come esempio per le biblioteche del mondo cristiano del tempo. E’ chiaro che studiando la Biblioteca Vaticana si è in qualche modo chiamati a confrontare quest’istituzione in cui convergono libri e studiosi. Uno dei caratteri innovativi della Biblioteca Vaticana del tempo è il fatto di essere una biblioteca pontificia ma da subito aperta agli studiosi in quanto tali, non necessariamente studiosi o personalità della Curia, ma anche ai dotti del tempo. (vv)
A Madrid incontro dei responsabili nazionali per la Pastorale universitaria
◊ Riflettere su quale ruolo oggi ricopre la Pastorale universitaria in Europa, cercare di capire quanto è utile il lavoro di reti tra le varie realtà degli atenei e quali sono i risultati raggiunti finora, anche alla luce della recente Giornata mondiale della gioventù. Questi sono alcuni dei temi su cui si confronteranno i 40 responsabili nazionali per la Pastorale universitaria provenienti da tutto il Vecchio continente, che da oggi pomeriggio e fino a domenica si riuniranno a Madrid per l’incontro annuale, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). Tema di questa tre giorni: “La pastorale universitaria al servizio della nuova evangelizzazione”. “Questo appuntamento - spiega mons. Lorenzo Leuzzi, segretario per la sezione Università della Commissione Ccee – è per noi un’importante occasione, per capire in che modo la Pastorale universitaria può offrire il suo contributo nella cultura contemporanea sulla questione di Dio oggi. Portare la Parola nelle aule universitarie vuol dire dare un apporto fondamentale alla nuova evangelizzazione, cui spesso ci invita Benedetto XVI e che sarà anche il tema centrale del prossimo Sinodo dei vescovi”. I lavori di oggi saranno aperti da mons. Agustín Cortés Soriano, responsabile della Pastorale universitaria in seno alla Conferenza episcopale spagnola. Domani sono previsti gli interventi di mons. Sergio Lanza, teologo e assistente generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi. (A cura di Marina Tomarro)
Alluvioni in Pakistan: cristiani e dalit discriminati nella distribuzione degli aiuti
◊ Sono già sei milioni gli sfollati, 200mila i senzatetto e un milione e 700mila gli acri di terreno coltivabile inghiottiti dall’acqua: questi i numeri dell’alluvione che, da giorni, insiste sul Pakistan meridionale e ha colpito, in particolare, la regione del Sindh. Le previsioni meteorologiche, inoltre, non accennano a migliorare: le piogge torrenziali proseguiranno, si aspettano inondazioni e si teme che alcuni terreni resteranno sommersi per mesi, come già avvenuto l’anno scorso, quando un’altra alluvione devastò parte del Paese. Una delle questioni più gravi riguarda la discriminazione nella distribuzione degli aiuti umanitari, ai danni di famiglie cristiane e di indù dalit, i cosiddetti “intoccabili”. A denunciarla all’agenzia Fides è padre Samson Shukardin, vicario generale della diocesi di Hyderabad e direttore diocesano della Commissione Giustizia e Pace: “Siamo in piena emergenza – ha detto – e su 16 parrocchie tutte hanno chiesto aiuto e Caritas e Ong stanno distribuendo aiuti alimentari, medicinali e tende, ma la gente è molto provata e scoraggiata”. Anche il vescovo della diocesi, mons. Max John Rodrigues, è rimasto vicino alla popolazione e ha esortato ad avere fiducia nel Signore e a confidare nell’aiuto del prossimo. Episodi di discriminazioni sono stati registrati anche nel distretto di Badin, al confine con l’India, dove sono stati allestiti due campi profughi, dai quali alcuni cristiani sarebbero stati rifiutati e indirizzati verso i missionari occidentali. Migliaia di persone, quindi, soprattutto, appunto, dalit, vivono a cielo aperto nonostante le piogge continuino e si calcola che già due milioni di persone siano affette da patologie connesse con la situazione in cui sono costrette a vivere, quali malaria e dissenteria, mentre si sono verificati anche settemila casi di morsi di serpente. Le Ong attive nell’area si sono mobilitate per chiedere l’intervento del ministro provinciale per le Minoranze religiose, Lal Kohistani. AsiaNews riferisce che anche il premier Gilani ha annullato il suo viaggio a New York per l’assemblea generale dell’Onu e si recherà a breve nel Sindh, dove coordinerà gli aiuti alla popolazione, dopo le critiche che vennero rivolte al governo l’anno scorso per il mancato sostegno alle vittime e per i ritardi accumulati nelle operazioni di recupero. (A cura di Roberta Barbi)
Mons. Shomali interviene sulla situazione dei cristiani in Terra Santa
◊ La richiesta dell’Autorità nazionale palestinese all’Onu di riconoscere la Palestina come Stato, probabilmente avrà come esito la sua accoglienza come “Stato ‘non membro’, perché ci sarà il veto americano al Consiglio di sicurezza”. Questa l’opinione espressa dal vescovo ausiliare di Gerusalemme, mons. William Shomali, in questi giorni in visita in Svizzera, nel corso di una conferenza sulla situazione dei cristiani in Terra Santa tenutasi presso la facoltà di Teologia di Lugano: “Il destino della minoranza cristiana e la sua sopravvivenza dipendono dall’evoluzione del processo di pace ma anche dalla capacità dei cristiani di vivere come cittadini liberi e uguali in mezzo a due gruppi maggioritari, musulmani ed ebrei, e di mantenere la forza nella fede per rimanere cristiani”. “Nella zona di Betlemme – ha concluso il presule le cui parole sono state riprese dall'agenzia Sir – le istituzioni cattoliche come scuole e ospedali danno lavoro a un terzo della popolazione. La Chiesa cattolica, inoltre, interviene ogni giorno per aiutare i poveri e coprire i costi di operazioni e cure mediche per chi ne ha bisogno”. (R.B.)
Argentina: vescovi cattolici, ortodossi ed evangelici uniti per la vita
◊ Il 27 settembre prossimo in Argentina è previsto un incontro in cui verranno esaminati due progetti di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e cinque che hanno per oggetto modifiche all’articolo 86 del Codice penale che riguarda gli aborti legali e illegali. La questione è molto sentita in Argentina, dove si calcola che ogni anno ricorrano all’aborto mezzo milione di donne e oltre cento muoiano a causa di questo intervento, spesso eseguito in condizioni deplorevoli. Secondo quanto riporta l'agenzia Fides, dal 1983 a oggi tremila donne sono morte a causa di un’interruzione volontaria di gravidanza. All’incontro della Commissione della legislazione penale dei deputati, prenderanno parte anche alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica, ortodossa ed evangelica che, per la prima volta, presenteranno congiuntamente un documento intitolato “Impegno per la vita” in cui si ribadisce il valore della vita umana, dal suo concepimento fino alla morte naturale. “Coloro che non conoscono Dio o non credono in Lui, percepiscono il sacro attraverso il miracolo della vita. La vita propria e quella altrui, la vita nelle sue differenti forme permette di intuire la presenza di una realtà trascendente”, scrivono i vescovi, ricordando come la vita sia spesso minacciata da mali come la povertà, l’emarginazione sociale e la violenza. “La vita è un dono – si legge ancora – che non si conquista, non si merita e non si compera, ma si riceve da Dio che ce l’ha consegnata per essere felici”. I presuli sottolineano, poi, come questo dono debba essere protetto e fatto crescere, in particolare con l’amore di un padre e di una madre, debba essere condiviso ed educato, perciò “è indispensabile che le famiglie esercitino una paternità e una maternità responsabile e generosa per la formazione dei giovani”. Il documento porta la firma di un rappresentante della Confraternita Evangelica Pentecostale, del presidente della Commissione per l’Ecumenismo dell’episcopato argentino, dell’arcivescovo Nicolaos Matti Abd Alahad della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, di un rappresentante della Chiesa Evangelica mennonita e della Chiesa Comunità cristiana. Di recente, infine, la Conferenza episcopale argentina aveva ribadito che quando una donna rimane incinta “non si parla più di una vita, ma di due. Il diritto alla vita è un diritto fondamentale”. (R.B.)
Brasile: su “Missione ed ecologia” la Campagna missionaria 2011 delle Pom
◊ “La misericordia di Dio è per ogni essere vivente”: questa l’ispirazione biblica che le Pontificie Opere Missionarie (Pom) hanno scelto per la Campagna missionaria 2011 in Brasile, che avrà per tema “Missione ed ecologia”. Come riferisce l’agenzia Fides, l’iniziativa annuale sarà presentata a Brasilia il 21 settembre prossimo e mira a suscitare l’attenzione dei cristiani sul loro impegno missionario nel Paese. La campagna, inoltre, è di solito collegata con la Campagna di fraternità, che quest’anno ha affrontato, infatti, il tema “Fraternità e vita nel pianeta”. Le Pom stanno provvedendo, come ogni anno, a far pervenire alle diocesi i sussidi necessari alla preparazione, come dvd, poster, volantini e testi per le novene, specialmente il messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale. La Giornata sarà il culmine del mese di ottobre e cadrà nell’ultima domenica, nel corso della quale in Brasile si svolge una raccolta fondi a livello nazionale fin dal 1972. (R.B.)
In Somalia, secondo dati Onu, regolare il flusso degli aiuti umanitari
◊ Migliora, rispetto al picco raggiunto dalla carestia tra luglio e agosto, la situazione della Somalia, dove da alcuni giorni gli aiuti umanitari stanno affluendo con regolarità. Lo riferisce l'agenzia missionaria Misna che cita l’ultimo rapporto dell’ufficio Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha), secondo il quale, però, le condizioni della popolazione restano difficili nelle aree di Bay, Bakool e medio Shabelle, poco raggiungibili per motivi di sicurezza. Cala, quindi, il flusso di persone che dalle campagne si dirigono, spinti dalla fame, verso la capitale Mogadiscio, che registra cinque mila nuovi arrivi ad agosto rispetto ai 28mila di luglio e, contemporaneamente, diminuiscono anche i migranti che varcano i confini con Etiopia e Kenya. Il ritiro del gruppo armato Shebab dalla capitale, tuttavia, non si è ancora tramutato in un miglioramento concreto delle condizioni di sicurezza. Secondo una stima dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che sta incrementando le sue operazioni nel Paese, sono circa 920mila i somali ospitati nei campi in Kenya, Etiopia ma anche Yemen e Gibuti, mentre un milione e 400mila si calcola che siano gli sfollati interni. (R.B.)
Regno Unito, incontri e momenti di preghiera ad un anno dalla visita del Papa
◊ A un anno dal viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito, i vescovi di Inghilterra e Galles propongono ai fedeli tre giorni di raccoglimento dedicati al digiuno, alla preghiera e alla riflessione in memoria dell’evento. L’iniziativa parte oggi con una giornata di astinenza dalle carni da ripetersi, poi, regolarmente, ogni venerdì in ricordo della Passione e della morte di Gesù, e prosegue domani con una celebrazione che richiamerà alla mente la Veglia di preghiera in Hyde Park. Nella giornata di sabato sono previste anche iniziative in favore dei senzatetto e dei richiedenti asilo e si proporrà ai giovani la visione del film “Uomini di Dio” sul martirio dei monaci di Tibhérine. Domenica, in chiusura, solenne Eucaristia di ringraziamento in cui sarà commemorato il viaggio del Santo Padre e la Beatificazione del cardinale John Henry Newman. Per prepararsi alla tre giorni, infine, che si pone come obiettivo il rinnovamento spirituale finalizzato a trovare nuovo slancio nella pratica religiosa, i presuli hanno esortato le famiglie a ripercorrere i momenti del viaggio papale attraverso la visione del dvd dell’evento a casa o in parrocchia. (R.B.)
Vietnam, Festa della Luna: per i cattolici un’occasione per aiutare il prossimo
◊ Il Têt-Trung-Thu, chiamata anche Festa di metà autunno o Festa della Luna, anche quest’anno è stata un’occasione di comunione e di servizio per i cattolici vietnamiti. La ricorrenza, ricorda AsiaNews, cade il 15.mo giorno dell’ottavo mese del calendario lunare ed è legata alle fasi di mietitura e raccolta delle messi; secondo il calendario gregoriano, usato in Occidente, è tra la metà di settembre e i primi di ottobre. Quest’anno, infatti, è stata celebrata il 12 settembre scorso e ha coinvolto adulti e bambini in attività ludiche e culturali, nella preparazione dei tipici “dolcetti della luna” ma non solo: è stato anche un importante momento di vicinanza a chi è meno fortunato. Nella parrocchia di Santa Maria Regina della Pace, ad esempio, in centinaia si sono ritrovati per la festa, cattolici e non, per dare vita a iniziative dedicate ai bambini bisognosi che, secondo le stime, in Vietnam sono circa 50mila. In città, tra l’altro, la festa è coincisa con il decimo anniversario della fondazione dell’ente caritativo sociale cattolico Thiên Phứớc, che ha impegnato 1200 volontari. La diocesi settentrionale di Hải Phòng, infine, ha organizzato classi di catechismo per bambini e promosso eventi per i poveri in collaborazione con la Caritas locale. (R.B.)
Swaziland: per mancanza di fondi, scuole chiuse per i bambini orfani
◊ La grande maggioranza delle scuole elementari e medie dello Swaziland sono rimaste chiuse per la mancanza di finanziamenti statali. Il governo ha anche previsto tasse aggiuntive per assicurare l’istruzione. Ma per bambini orfani e vulnerabili che nel Paese sono oltre 200 mila, ossia un quinto della popolazione, l’accesso all’istruzione resta, al momento, un diritto negato. Alla povertà e alle difficoltà nell’assicurare un’adeguata formazione, si aggiungono poi le carenze del sistema sanitario di un Paese dove si registra il 26,1% di casi di Hiv. Nello Swaaziland una persona su quattro, tra i 15 e i 49 anni, è sieropositiva e il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il ministro dell’Istruzione ha dichiarato che gli insegnanti non sono comunque autorizzati a chiudere le scuole. Ha anche invitato i bambini a seguire le lezioni attraverso trasmissioni radiofoniche governative. Il governo – ricorda l’agenzia Fides - sostiene che il mancato pagamento delle tasse scolastiche per i bambini orfani e vulnerabili è un “problema di flusso di cassa” ed ha assicurato che educazione e sanità verranno finanziate. I bambini orfani - ricordano fonti locali - sono vittime innocenti di questa situazione nonostante le promesse, da parte del governo, di garantire il normale funzionamento della scuola dell’obbligo, come previsto dalla Costituzione dello Swaziland. (A.L.)
A Roma convegno sull'obesità promosso dall’ospedale Bambino Gesù
◊ Obesità e malnutrizione sono i due temi al centro del convegno “Alimentazione, nutrizione e rete in pediatria: dalle parole ai fatti” in corso oggi e domani presso l’auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana. I temi saranno illustrati da esperti del settore dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù e toccheranno questioni delicate come le scelte alimentari ed eventuali disturbi nel comportamento, la prevenzione, il problema della concentrazione eccessiva di grassi nel sangue, l’approccio educativo e la terapia farmacologica. L’obiettivo è sviluppare una rete multidisciplinare per affrontare un problema, come quello dell’obesità, che è sempre più allarmante e che coinvolge un numero crescente di bambini. In particolare, nel corso del convegno sarà posto l’accento sulla questione dell’allattamento al seno come metodo salutare e insostituibile per i neonati e sull’importanza della Banca del latte umano donato, nata all’interno del Bambino Gesù per la crescita dei bambini affetti da gravi patologie. (R.B.)
Elezioni in Danimarca: vittoria del centrosinistra
◊ Bruciante sconfitta elettorale in Danimarca per il centrodestra del premier Rasmussen, che ha annunciato per oggi le proprie dimissioni. La vittoria seppure di misura è andata al blocco del centrosinistra, guidato dalla socialdemocratica Helle Thorning-Schmidt. Si prospetta dunque un nuovo governo, che presenta tuttavia molti punti critici soprattutto in materia di lavoro. Il servizio di Giovanni del Re:
Alla fine il voto ha rispettato le previsioni della vigilia: la leader socialista Helle Thorning-Schmidt, sarà la prima donna premier della storia danese. La sua coalizione di centrosinistra, ieri, ha infatti ottenuto oltre il 51 per cento dei voti: questo, però, non grazie ai socialisti che hanno anzi ottenuto il peggior risultato dal 1903, fermandosi intorno al 25 per cento e restando così leggermente indietro rispetto anche ai liberali del premier uscente, Lars Loekke Rasmussen. A consentire la vittoria alla Thorning-Schmidt sono stati, invece, due dei suoi alleati: i radicali, più a destra dei socialisti; e il Partito dell’Unità, invece decisamente più a sinistra. Parecchi punti ha perso la destra radicale xenofoba del Partito Popolare danese, Pia Kjærsgaard, che per 10 anni aveva condizionato il governo del Paese. Certo è che la nuova alleanza non avrà vita troppo facile, anzitutto perché al Folketing - il parlamento danese - ha solo tre seggi di maggioranza. Inoltre i radicali si oppongono ad alcuni aspetti del programma della Thorning-Schmidt, come l’allungamento dell’orario di lavoro o le norme sul prepensionamento.
Kosovo: Pristina prende il controllo di due posti di frontiera con la Serbia
Poliziotti e doganieri kosovari, insieme ad agenti della missione europea nel Kosovo, hanno preso stamani il controllo di due posti di frontiera con la Serbia, a Jarinje e Brnjak. Gli stessi erano stati a fine luglio teatro di violenze e scontri tra forze dell’ordine e popolazione serba. La decisione di Pristina è fortemente contestata dal governo di Belgrado e dai cittadini di etnia serba, che sono la maggioranza nel nord Kosovo e non riconoscono la sovranità di Pristina. Intanto, in tutta la regione i serbi hanno istituito blocchi stradali ed elevato barricate in segno di protesta. La situazione è molto tesa, ma finora non si sono registrati incidenti.
Ecofin in Polonia
È in corso a Wroclaw, in Polonia il vertice dell’Ecofin. Al centro dei colloqui tra i ministri delle Finanze Ue e i governatori delle banche centrali, la crisi economica e del debito, e soprattutto l’incognita relativa al via libera definitivo al salvataggio bis della Grecia, che è stato rinviato ad ottobre. Intanto si registra una mattinata in positivo per le Borse Europee, sulla scia dell'azione coordinata annunciata dalle principali banche centrali mondiali per garantire liquidità. Il serivizo di Marco Guerra:
Le perplessità della vigilia sul salvataggio della Grecia sono state confermate nella prima mattinata di lavori del vertice. In una conferenza stampa congiunta il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e il segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner, hanno annunciato il rinvio ad ottobre del via libera alla tranche da 8 miliardi di euro di prestiti alla Grecia. Dopo la questione più spinosa, sul tavolo della due giorni rimangono questioni altrettanto cruciali per l’economia mondiale: su tutte come affrontare la debole crescita certificata dall’Eurostat e dalla Bce, il potenziamento del fondo di salvataggio europeo per l'acquisto dei titoli di Stato, e lo scontro sugli 'Eurobond', ieri sonoramente bocciati dal cancelliere tedesco, Angela Merkel. La presenza di Geihtner conferma l’eccezionalità dell’incontro ed è volta a rilanciare l’impegno comune di Usa e Ue per far fronte alla crisi. Una linea su cui trova il pieno appoggio del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: “Dobbiamo risolvere i nostri problemi su entrambe le sponde dell'Atlantico per portare più stabilità sui mercati finanziari”. Intanto sui mercati arriva una boccata d’ossigeno dovuta all’immissione di liquidità da parte delle banche centrali di Gran Bretagna, Giappone, Svizzera e Stati Uniti.
Belgio, Leterme nominato segretario aggiunto dell'Ocse
Il fiammingo cristiano democratico Yves Leterme, che mercoledì ha annunciato le dimissioni da premier ad interim del Belgio, è stato nominato oggi a Parigi segretario aggiunto dell'Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Leterme assumerà l’incarico a fine anno.
Spagna, condannato terrorista basco
Un tribunale spagnolo ha condannato a dieci anni di carcere il leader separatista basco Arnaldo Otegi, per aver cercato di ricostruire Batasuna, considerato il braccio politico dell'Eta e messo al bando nel 2003. Otegi è in prigione dall'ottobre del 2009.
Pakistan: attentato a un funerale, cresce il bilancio delle vittime
È salito a 41 morti il bilancio dell’attentato suicida sferrato dai talebani contro un gruppo di persone che partecipava al funerale del nipote di un leader tribale nel nord-ovest del Pakistan. Come nell’attacco a uno scuolabus di pochi giorni fa, i terroristi hanno dichiarato di voler colpire le comunità locali invise ai talebani. Nella stessa zona un leader di Al Qaeda, il saudita Abu Hafs al-Shari, sarebbe stato ucciso in un raid aereo, secondo quanto riferito oggi da fonti americane.
Egitto avverte Israele, “accordi di Camp David non sono intoccabili”
Ancora problemi diplomatici per Israele in Medio Oriente. Il primo ministro egiziano Essam Sharaf ha dichiarato a una tv turca che l’accordo di pace con Israele del 1979 “non è intoccabile e può essere sempre oggetto di discussione, in un’ottica di beneficio per la Regione e per una pace giusta”. Con i patti di Camp David, il Cairo divenne il primo Paese arabo a firmare la pace con il Paese ebraico. Israele è già in crisi aperta con la Turchia di Erdogan e teme il prossimo ricorso palestinese all’Onu per ottenere il riconoscimento di un proprio Stato.
Egitto manifestazioni
In programma per oggi, al Cairo, una manifestazione di massa contro l'estensione della legge d'emergenza, decisa dal Consiglio supremo delle Forze armate con la motivazione della lotta al terrorismo. Sono 33 i gruppi e i movimenti politici che hanno annunciato la loro adesione alla protesta che si terrà in piazza Tahrir, icona della caduta del regime di Hosni Mubarak.
Somalia, nuovo appello dei marinai italiani sequestrati
“Stiamo male, aiutateci ad uscire da questa nave perché se non andremo via subito qualcuno non tornerà a casa”. E' questo il drammatico appello lanciato in una telefonata dal comandante della "Savina Caylin", Giuseppe Lubrano, durante la riunione dell’unità di crisi del Ministero degli esteri italiano, tenutasi ieri con i familiari dei cinque marittimi sequestrati lo scorso febbraio a bordo della petroliera "Savina" al largo delle coste somale. Da settimane nessun membro dell'equipaggio si era più fatto vivo ed i contatti con le famiglie si erano diradati. “Ci troviamo in una situazione di stallo”, ha confermato al termine dell’incontro Nicola Verrecchia, figlio di uno dei membri dell’equipaggio nelle mani dei pirati. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Fabrizio Angeli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 259