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Sommario del 15/09/2011
◊ Il vescovo “non è un uomo solo”, ha ricordato il Papa ai presuli di recente nomina, ricevuti stamane nel Cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Presenti all’incontro vescovi di rito latino e orientale accompagnati dai cardinali Marc Ouellet e Leonardo Sandri, prefetti rispettivamente delle Congregazioni per i Vescovi e per le Chiese Orientali. Il servizio di Roberta Gisotti.
Ha raccomandato anzitutto Benedetto XVI ai vescovi novelli “la fraternità episcopale” vissuta nell’agire quotidiano per “operare sempre in comunione con il Papa” e i “confratelli”, coltivando l’amicizia tra loro ed i propri sacerdoti. Un saluto particolare Benedetto XVI ha rivolto alla Chiese del Medio Oriente che “sono nella sofferenza”. Ha poi sollecitato i vescovi ad accogliere i “carismi che lo Spirito suscita per l’edificazione della Chiesa”, ponendo la loro Ordinazione “a servizio del sacerdozio comune dei fedeli, della loro crescita spirituale e della loro santità”. Fedeli che in forza del Battesimo partecipano al sacerdozio di Cristo:
“Per questa ragione, i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle comunità”.
E, quale segno di “fecondità della ricchezza dei carismi nella Chiesa” e dell’unità ecclesiale "di tutti i fedeli riuniti intorno al Papa”, Benedetto XVI ha citato la recente Giornata mondiale della Gioventù di Madrid:
“Una vitalità che rafforza l’opera di evangelizzazione e la presenza della Chiesa nel mondo”.
Da qui l’invito ai presuli:
“Accogliete dunque i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell’apostolato!”
Spetta inoltre al vescovo discernere e giudicare sulla genuinità dei carismi e il loro esercizio:
“Per questo deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa”.
Infine il richiamo alla preghiera, nutrita dalla Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo per “condurre tutti all’unità della fede e dell’amore”:
“Con la santità della vostra vita e la carità pastorale sarete di esempio e di aiuto ai sacerdoti, vostri primi ed indispensabili collaboratori”.
“…perché nella coralità della comunione – ha concluso Benedetto XVI - la Chiesa renda testimonianza a Gesù Cristo, affinché il mondo creda”.
Il grazie del Papa alla Casa Editrice Herder e alla Lev per l'esposizione dei suoi libri
◊ Il Papa ha incontrato stamani, in Vaticano, i responsabili dell’allestimento della mostra dei libri della Casa Editrice Herder e della Libreria Editrice Vaticana che, in occasione della prossima visita apostolica del Pontefice in Germania, dal 22 al 25 settembre prossimi, hanno raccolto le opere di Benedetto XVI, comprese quelle scritte prima dell'elezione al soglio pontificio, nelle loro molteplici traduzioni. Nell’esposizione, unica nel suo genere e visitabile in Vaticano al Campo Santo Teutonico, sono presenti circa seicento volumi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“Vielen Dank dafür dass Sie diese große Mühe auf sich genommen haben”…
Rivolgendosi ai responsabili delle due case editrici, Benedetto XVI esprime ringraziamento per l’impegno profuso in modo da poter vedere tutti i suoi libri e relative traduzioni, proprio in vista del viaggio apostolico in Germania. Un viaggio – aggiunge a braccio il Papa - che è anche un’occasione di riflessione su quanto, attraverso il suo ministero, possa fare per il mondo e per la Chiesa. La speranza del Santo Padre è che questi libri possano essere utili e aiutare a trovare la giusta strada. Il Papa, in particolare, ringrazia tutti gli editori e tutti coloro che si sono presi cura dei suoi libri. Spiega poi di sapere cosa significhi revisionare un libro, quanto silenzioso lavoro sia necessario perché possa apparire nella maniera giusta. L’autore – ricorda Benedetto XVI - fa la sua parte e acquisisce notorietà, gli altri rimangono nel retroscena e fanno il loro lavoro senza apparire, ma nel silenzio sono tutti presenti.
“Und dafür herzlich zu danken ist mir in dieser Stunde ein wirkliches Bedürfnis”…
Ringraziare cordialmente per tutti questi sforzi è in quest’ora – conclude il Papa – una reale necessità.
Cordoglio del Papa per le vittime del naufragio di un traghetto a largo di Zanzibar
◊ Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del naufragio di un traghetto a largo di Zanzibar, in Tanzania, avvenuto nei giorni scorsi, nel quale sono morte almeno 200 persone. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa si dice rattristato dalla notizia di così tante vite umane spezzate. Il Pontefice esprime la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia e in particolare ai familiari e agli amici delle vittime. Il Papa invoca infine il Signore affinché offra consolazione a quanti sono nel dolore ed assicura le sue preghiere a tutta la popolazione della Tanzania.
Il dolore del Papa per le vittime dell’incidente ferroviario a Buenos Aires
◊ Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime di un incidente tra un autobus e un treno alla periferia di Bueons Aires, che martedì scorso ha causato la morte di 11 persone e oltre 200 feriti. In un telegramma al cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa esprime la sua vicinanza e assicura le sue preghiere a quanti sono stati colpiti da questa tragedia, in particolare ai familiari delle vittime. Il Pontefice assicura, infine, la sua confortatrice benedizione apostolica, come segno di speranza in Cristo Risuscitato.
◊ Oltre 20 mila persone, provenienti da tutta la Calabria e anche da molti Paesi stranieri, hanno partecipato ieri pomeriggio alla cerimonia di Beatificazione di Suor Elena Aiello. La Calabria, ma non solo, ha celebrato la propria Beata, prima donna calabrese nativa di un piccolo paese, Montalto Uffugo, ad essere prloclamata Beata. Sulla figura di Suor Elena Aiello, fondatrice dlle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Amedeo Lomonaco ha intervistato l’arcivescovo di Cosenza–Bisignano, mons. Salvatore Nunnari:
R. - Colpisce anzitutto la straordinarietà della sua vita: una vita semplice di donna calabrese; una vita legata alla Croce, anche per gli eventi mistici che l’hanno accompagnata. Una cosa che l’ha affascinata, appassionata, ma l’ha poi rimandata alle sofferenze soprattutto delle famiglie, dei piccoli e degli abbandonati. Una donna mistica, che dalla contemplazione del Crocifisso è passata a contemplare il Suo volto in mezzo alle situazioni difficili del tempo. Una donna che esprime poi profondamente la calabresità e quindi una donna coerente, forte, ma anche dolcissima.
D. - Seguendo proprio questo insegnamento altissimo della Beata Elena Aiello, quali sono oggi le luci della Calabria, che si possono far risplendere e anche le ombre che si possono sconfiggere proprio attingendo a questo patrimonio?
R. - La Calabria, una terra che qualche volta viene descritta anche male, ha profonde radici e valori che non sono mai scomparsi, soprattutto nelle nostre donne. Elena Aiello ci ha rimandato alle nostre mamme, alle tante donne che nel sacrificio e spesso nella sofferenza hanno scritto la nostra storia. Questa è la Calabria più bella! Le ombre ancora non scompaiono: c’è del male da sradicare e se vogliamo, noi preti, la Calabria la salveremo. Dobbiamo essere plasmatori di santità e la Beata Elena ci dice: “Coraggio”. Era una donna del popolo e la santità non spunta così: la santità ha un’origine, che è sempre nelle nostre famiglie. In Calabria, la grande ricchezza sono le nostre famiglie!
D. - E poi vivere il Vangelo in Calabria, ricordando anche la straordinaria vita di suor Elena Aiello, significa confidare sempre in Gesù Cristo, non avere timore di denunciare le ingiustizie, di denunciare le organizzazioni criminali. Quando la Calabria - anche con il contributo della Chiesa - potrà essere finalmente liberata da queste piaghe?
R. - Quando tutti noi diventeremo costruttori di fiducia e di speranza: un popolo senza fiducia è un popolo in declino. Dobbiamo dare ancora fiducia, perché abbiamo le potenzialità per essere presenza buona: la Buona Notizia del Vangelo ha un terreno accogliente e dobbiamo avere il coraggio di evangelizzare, promuovendo l’uomo. Dobbiamo combattere la mafia: ma attenzione a non essere solamente antimafia nelle parole… Dobbiamo combattere la mafia negli atteggiamenti: la mafia si distrugge portando avanti una cultura di vita, di speranza. I preti distruggono la mafia vivendo il Vangelo, la Buona Novella. Non può essere distrutta la storia, la civiltà di un popolo da alcuni momenti brutti, bruttissimi legati alla mafia. La mafia va combattuta con la nostra vita buona, la vita buona dei cristiani. (mg)
Mons. Tomasi all'Onu: “sforzo congiunto per vincere la tratta di esseri umani”
◊ Porre al centro la dignità della persona, la certezza della pena per i trafficanti, la lotta alla corruzione, l’educazione nelle scuole e la correttezza delle informazioni veicolate dai media. Questi gli strumenti che l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, ha indicato - nel corso della 18.ma sessione del Consiglio dell’Onu per i Diritti umani - come gli unici in grado di sconfiggere la tratta degli esseri umani, un fenomeno che coinvolge circa tre milioni di persone l’anno, per un giro d’affari complessivo di trenta miliardi di dollari. Roberta Barbi:
Viaggi pieni di pericoli, passaporti e documenti che vengono sequestrati dagli schiavisti e che privano le vittime della propria identità: sono - afferma mons. Tomasi - gli elementi essenziali della tratta degli esseri umani, forma moderna di schiavismo che uccide la dignità personale e la libertà. Non è certo un fenomeno nuovo, ma la caratteristica principale che assume la schiavitù di oggi è quella della globalizzazione del fenomeno, dello sviluppo di un mercato globale degli esseri umani che sfrutta l’estrema povertà e vulnerabilità di molte persone che desiderano solo fuggire da intollerabili condizioni di miseria e di violenza. Le donne, soprattutto - riferisce il presule - sono soggetti a rischio: essere vittime della tratta cambia il loro modo di pensare, arrivano a considerarsi un oggetto, pura merce di scambio, vivono nell’illegalità e nell’emarginazione sociale e culturale tipiche dei “fuori casta”, svuotate dei loro valori e della loro femminilità, della stima di sé e del sentimento dell’amore dai continui abusi sessuali. “Una tale degradazione – ha detto il presule – soffoca ogni sogno di un futuro brillante”. Mons. Tomasi, davanti all’assemblea, ha fornito una lucida analisi del fenomeno della tratta umana, indicandone innanzitutto le cause principali: la povertà endemica in alcune zone del mondo, i conflitti armati che colpiscono in particolar modo i bambini, e la diffusione della corruzione. “Per contrastare questo flagello ci vogliono una grande determinazione e una convergenza di sforzi”, ha detto ancora mons. Tomasi, che ha indicato alcune priorità della battaglia contro la schiavitù: innanzitutto la prevenzione, attraverso programmi di informazione e formazione nei Paesi d’origine, così da creare una nuova mentalità fatta di relazioni interpersonali vere; quindi iniziative concrete di protezione e reintegrazione delle vittime; infine l’inasprimento delle pene per i trafficanti. Ciò che deve cambiare, in fondo, è la mentalità e si deve assumerne una nuova che ponga al centro la dignità e l’unicità di ogni persona, perché “mentre le leggi possono cambiare ed essere adattate all’evoluzione del fenomeno della tratta – ha concluso il presule – non cambia il fatto che nessuno può essere venduto, in piena violazione della dignità e dei fondamentali diritti umani, dal momento che ogni uomo è stato creato libero, a immagine di Dio, e come tale non può essere trattato come uno schiavo”.
Il Papa nomina mons. Leanza nuovo nunzio nella Repubblica Ceca
◊ Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico nella Repubblica Ceca mons. Giuseppe Leanza, arcivescovo titolare di Lilibeo, finora nunzio apostolico in Irlanda. Nato nel 1943 a Cesarò, nella diocesi siciliana di Patti, è stato ordinato sacerdote nel 1966 e consacrato vescovo nel 1990.
◊ In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Pelplin (Polonia), presentata da mons. Piotr Krupa, per sopraggiunti limiti d’età.
A Washington, Messa in memoria del nunzio negli Usa, Pietro Sambi
◊ Si è celebrata, ieri a Washington, una Messa in memoria del nunzio apostolico negli Stati Uniti, Pietro Sambi, scomparso lo scorso 27 luglio a Baltimora. Alla celebrazione, presieduta dall’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, presidente dell’episcopato statunitense, ha preso parte il vicepresidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, numerosi cardinali, sessanta vescovi e tutti i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Casa Bianca. Presente anche l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Miguel Diaz. Nell’omelia, l’arcivescovo Dolan ha messo l’accento sul lungo servizio diplomatico di mons. Sambi dal Camerun a Cuba, dall’India ad Israele e infine negli Stati Uniti. Il presule ha sottolineato che mons. Sambi conosceva il “mistero della Croce” per aver visto la sofferenza nella povertà, nella guerra e nell’oppressione di molti popoli presso cui aveva servito come rappresentante del Pontefice. Né ha mancato di ricordare l’impegno di mons. Sambi per la riconciliazione, ribadendo che ha sempre visto la sua missione “alla luce della Croce”. I vescovi degli Stati Uniti, ha detto ancora mons. Dolan, “non potranno mai dimenticare” la gentilezza d'animo del nunzio Pietro Sambi. (A.G.)
◊ Per secoli riservati e segreti, i Giardini Vaticani si aprono ai turisti e pellegrini di tutto il mondo. La visita del “cuore verde” di Città del Vaticano è ora possibile grazie ad un itinerario con minibus, ideato e realizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi in collaborazione con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. La novità è stata presentata stamani alla stampa con un giro inaugurale all’interno degli stessi Giardini Vaticani. Alessandro Gisotti ha chiesto come sia nata questa idea ad Elena Grazini, responsabile dell'Ufficio stampa dell'Opera Romana Pellegrinaggi:
R. – Nasce dal desiderio di offrire veramente l’opportunità a tutte le persone che vengono nella nostra città, di poter godere della bellezza dei Giardini Vaticani. Cosa che si poteva fare anche prima, a piedi, ma che ora si potrà fare in maniera diversa, con i mini open bus, che daranno veramente l’opportunità a tutti di poter accedere. Soprattutto, con questa iniziativa cerchiamo di allargare la conoscenza della bellezza dei Giardini Vaticani alle persone del mondo cattolico e non.
D. – Un’idea di questo itinerario davvero suggestivo: quali i luoghi più belli che si potranno vedere?
R. – Cominciando da Piazza Santa Marta andando in su, ci sono una serie di icone meravigliose che accompagnano tutto questo percorso. Non posso non ricordare che mentre si ammira la Cupola di San Pietro, si vede la della Grotta di Lourdes in Vaticano. Sono previste anche delle soste, come ad esempio davanti al Tempietto della Madonna della Guardia, o ancora, alla Madonna di Fatima, a quella di Guadalupe … Insomma, ci sono veramente punti dove la presenza mariana è fortissima. Ci sono anche altre fermate come ad esempio di fronte al Palazzo del Governatorato, o ancora di fronte alla sede della Radio Vaticana e alla Stazione della Ferrovia Vaticana. E’ quindi veramente un’occasione per immergersi nel mondo dei Giardini. Da ricordare, tra tante bellezze, anche la Fontana dell’Aquilone, immersa nel verde …
D. – Da ultimo, quali sono le modalità ed i costi di questa possibilità di itinerario?
R. – Noi vi aspettiamo nei nostri uffici a Roma, dove si possono acquistare i biglietti, in particolare nell’ufficio di Piazza San Pietro. I costi sono di 12 euro più tre per la prenotazione, per gli adulti; per i bambini 8 euro e per i piccoli – da 0 a sei anni – l’ingresso è gratuito. (gf)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un fondo di Ulf Jonsson dal titolo “La Novergia ha respinto l’odio” (dopo gli attacchi terroristici del 22 luglio scorso).
La vera epidemia è la miseria: nell’informazione internazionale, a proposito della diffusione delle malattie legate al sottosviluppo.
L’imputato Gemelli è assolto: in cultura, Francesco Castelli su come va riscritta la storia del rapporto tra Agostino Gemelli, il Sant’Uffizio e padre Pio da Pietrelcina con due inediti: la relazione (5 maggio 1921) di un officiale del Sant’Uffizio su padre Pio e il testo (25 marzo 1926) inviato da Gemelli in Vaticano sul caso di Elena Aiello.
Un articolo di Inos Biffi dal titolo “Come e perché esiste solo la verità del Tre”: il Vangelo è sempre quello e quindi l’evangelizzazione è sempre nuova.
Silvia Guidi sui novant’anni della rivista della Custodia di Terra Santa.
Nell’informazione religiosa, il francescano Ambrosio Nguyen Van Si e il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ricordano - nel nono anniversario della morte - il cardinale François-Xavier Nguyen Van Thuan, che fu presidente del dicastero.
Nell’informazione vaticana, l’udienza di Benedetto XVI a vescovi di recente nomina e le parole del Papa per l’inaugurazione della mostra sui suoi libri: seicento titoli in venticinque lingue.
Libia: Cameron e Sarkozy a Tripoli per incontrare i vertici del Consiglio nazionale di transizione
◊ La Libia apre le porte alla diplomazia internazionale. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il premier britannico, David Cameron, sono giunti stamani in una Tripoli blindata per incontrare la nuova leadership del Paese nordafricano. In arrivo in Libia anche il premier turco Erdogan, mentre nella capitale si è insediato oggi l’ambasciatore italiano, Giuseppe Buccino. Il capo dell'Eliseo e il titolare di Downing Street stanno avendo colloqui con i responsabili politici del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt), per fare il punto sul processo di stabilizzazione ma anche sulla resistenza messa in atto sul terreno dai fedelissimi di Gheddafi, oltre che su appalti e petrolio. Cameron, in conferenza stampa coi vertici libici, ha promesso: ''vi aiuteremo a trovare Gheddafi e a catturarlo''. Sarkozy ha assicurato che la Francia rimarrà accanto al popolo libico "fino a quando la pace sarà minacciata". I due leader europei - che nella capitale hanno visitato pure un ospedale - nelle prossime ore dovrebbero recarsi a Bengasi, roccaforte del Cnt. Sui motivi di questa visita in Libia di leader stranieri, Giada Aquilino ha intervistato Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:
R. – Le cose si stanno muovendo rapidamente in tutto l’arco mediterraneo ed arabo. Lo scenario è in evoluzione. Gli unici che sembrano non accorgersene sono alcuni Paesi europei, gli israeliani ed in parte anche gli americani. La fretta di andare in visita in Libia, quindi, è legata proprio al cercare di guadagnare posizioni in uno scenario in movimento.
D. – E’ una corsa agli appalti e al petrolio libico o ci sono anche ragioni interne europee? Pensiamo al lancio, in queste ore, della campagna socialista per le presidenziali francesi e la crisi economica che, di fatto, ha colpito anche la “big society” inglese...
R. – Sì. Una politica estera non è mai mossa da un solo motivo e nessuna azione è legata ad una specifica causa. Sicuramente c’è un problema di fare una politica estera che sia accompagnata da prospettive economiche per le proprie imprese. In un momento di crisi economica questo è un buon argomento in campagna elettorale ed è anche un segnale per ribadire la leadership su un’operazione che è stata a guida franco-inglese. E’ la competizione, è il mercato, è la crisi.
D. – E poi c’è la Turchia di Erdogan, che in Libia contende alla Cina il primato di interessi ed investimenti...
R. – Sì. Dopo l’Italia, la Turchia è forse uno dei Paesi più presenti in Libia e, prospetticamente, cerca di "mettere all’incasso" Erdogan e il suo nuovo posizionamento di politica estera, che non è anti-europeo, anti-americano, anti-occidentale, anti-israeliano. E’ una politica estera che tiene conto del fatto che con le rivoluzioni arabe tutto è in movimento e cerca di intercettare questo flusso di cambiamento. Si noti una cosa: quando sono iniziate le rivoluzioni arabe, sia nei confronti della Libia di Gheddafi e sia nei confronti della Siria di Assad, la Turchia di Erdogan era molto prudente. Quando poi però ha visto che le cose andavano in una certa direzione, è stata rapidissima ad adattare la sua politica alla situazione ormai cambiata. Questo non è né opportunismo né cinismo: è comprensione dello scenario in movimento.
D. – La crisi libica è al centro dei lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La Gran Bretagna preme per un alleggerimento delle sanzioni, un embargo ridotto sulle armi ed il mantenimento della ‘no fly zone’. Che provvedimenti sono?
R. – Provvedimenti ‘attendisti’, nel senso che è difficile immaginare che nel momento in cui c’è un nuovo governo si può continuare con un embargo delle armi. In questo caso, si otterrebbe probabilmente il veto di qualcun altro ed il solo risultato pratico sarebbe che i libici andrebbero ad armarsi altrove. Per quanto riguarda la ‘no fly zone’, finché ci sono combattimenti in corso – e forze lealiste superstiti – è opportuno venga mantenuta. L’importante credo sia ribadire con forza che non bisogna mandare un esercito d’occupazione europeo o occidentale in Libia, perché sarebbe un errore totale.
D. – Parliamo di post-Gheddafi ma, in queste ore, il ruolo del colonnello qual è?
R. – Di fuggitivo. In questo momento Gheddafi è uno dei più grandi latitanti della scena internazionale. Direi che con la morte di Bin Laden lui è il latitante numero uno e nel momento in cui continua ad essere inafferrabile resta un elemento di perturbazione. (vv)
Bce: quasi ferma l'economia dell'Europa
◊ La crescita dell'area Euro nella seconda parte dell'anno sarà "molto moderata", le prospettive economiche sono "soggette a rischi verso il basso" e vi è "incertezza particolarmente elevata". Lo scrive la Banca centrale europea nel suo bollettino di settembre, mentre l’Eurostat registra un’inversione di tendenza sul fronte dell’occupazione, con un aumento del tasso degli occupati dell’0,3% nella zona Euro. La crescita è rallentata “ma non prevediamo recessione”, ha commentato il commissario Affari Economici dell’Ue, Olli Rehn. E un quadro della crisi in corso viene tracciato dall’economista Loretta Napoleoni, nel suo nuovo libro intitolato “Il contagio”. L’ha intervistata per noi Stefano Leszczynski:
R. - I mercati, in un certo senso, sono diventati quasi la voce del popolo: quindi, al momento, quello che i mercati ci stanno dicendo è un po’ quello che pensa anche un po’ l’uomo della strada. Questi politici europei non hanno idea di come risolvere questa crisi e questi messaggi che ci dovrebbero rassicurare, in realtà sono solamente parole, perché non esiste una vera e propria strategia: si è imposto alla Grecia un programma di austerità che ha contratto ulteriormente l’economia e quindi come fa la Grecia a ripagare un debito così alto se non cresce e se l’economia anzi si contrae?
D. - Gli economisti si trovano spesso in contrasto con quello che è il sentimento popolare ultimamente: la soluzione che propongono è quella degli eurobond…
R. - L’eurobond, in un certo senso, guadagna tempo, ma non risolve il problema della crescita: non è che se oggi la Bce esce sul mercato con gli eurobond, salviamo l’economia greca. L’economia greca si salva solamente se riprende a crescere.
D. - Tutti sono piuttosto concordi nel puntare il dito contro le classi politiche europee, che non sono state in grado di affrontare questa crisi e non sanno dove mettere le mani…
R. - Il problema dell’Euro, ma il problema anche del deficit, è un problema relazionato al malgoverno e quindi al malfunzionamento della democrazia.
D. - I problemi dell’Europa sono comuni anche agli Stati Uniti, eppure in altre parti del mondo grosse economie continuano a crescere: immaginiamo la Cina o gli altri Paesi emergenti, dove questi fenomeni non si producono. Quali sono le differenze?
R. - Sono modelli diversi: nel modello cinese, ma anche il modello sudamericano, dopo la bancarotta argentina, c’è stato un ripensamento profondo sul modello neoliberista. Questo ripensamento ha portato a delle modifiche fondamentali di questo modello, senza abbandonare il capitalismo. Secondo me, il motivo per il quale in questo nuovo sistema economico l’Occidente sembra arrancare, sembra non riuscire a crescere come si prevedeva, è proprio perché l’Occidente ha bisogno di adattare un modello teorico a quelle che sono le esigenze quotidiane del mercato globalizzato.
D. - La debolezza delle democrazie occidentali quanto rischia di favorire, ad esempio, un fenomeno di islamismo radicale nel Mediterraneo piuttosto che una evoluzione verso degli Stati democratici?
R. - Io non credo che la debolezza europea sia consona ad una avanzata degli islamici radicali, anzi. In realtà, quello che sta succedendo oggi è esattamente l’opposto di quello che è successo nel passato: sono loro - quindi i Paesi arabi - che hanno iniziato questa rivolta, questa “primavera araba” e da loro poi il contagio è passato a noi ed abbiamo visto quello che è successo in Spagna e nel resto dell’Europa. (mg)
Fare rete per il bene comune: l'iniziativa del Loppianolab
◊ Fare rete per il bene comune. E’ l’obiettivo della seconda edizione di Loppianolab, laboratorio nazionale di economia, cultura e comunicazione al via oggi in provincia di Firenze. Oltre 60 gli eventi in programma, tra cui una convention sull’Economia di comunione e un Convegno ispirato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Curatori dell’Expo 4 realtà nate dal Movimento dei focolari: l’Istituto universitario Sophia, il polo imprenditoriale Lionello Bonfanti, l’editrice Città nuova e la cittadella di Loppiano, il cui referente è Daniele Casprini. Gabriella Ceraso gli ha chiesto di presentare lo spirito di questo evento:
R. - Il "Loppianolab" consiste in quattro giorni di dialogo, ma noi vorremmo anche avventurarci nel campo della sperimentazione e della progettualità, perché per costruire rete bisogna anzitutto fare sinergia: sinergia fra istituzioni, fra imprese, fra operatori economici e culturali, quindi conoscersi per poi lavorare insieme. Questo all’interno di un anno che è importantissimo per il nostro Paese, anzitutto perché si celebrano i 150 anni della sua unità e poi perché è un Paese che ha bisogno di un "nuovo", che deve però avere come obiettivo un bene comune, che si costruisce insieme: una opportunità è proprio quella della rete.
D. - Tematiche e protagonisti di questa expo, quali saranno?
R. - Il ventaglio culturale è veramente ampio e penso che veramente tutti potranno appagare conoscenze ed essere protagonisti attivi di "Loppianolab". Le tematiche sono, appunto, quelle dell’economia: green economy, sviluppo imprenditoriale e capacità di innovazione, fare imprese. Poi ci sarà l’aspetto più culturale, dove verranno presentati nuovi libri, novità di comunicazione intese come elemento informativo.
D. - Vi aiuteranno a riflettere e a procedere in questa vostra progettualità i vostri ospiti: economisti, teologici, filosofi… Ma quali saranno gli eventi centrali di questi quattro giorni?
R. - Certamente l’expo, dove troveremo 40 aziende italiane, che lavoreranno in questi quattro giorni per creare sinergie e cercare, partendo da queste sinergie, nuove progettualità per far poi anche occupazione e portare un proprio contributo di innovazione. Altro appuntamento molto importante sarà poi l’open city del sabato pomeriggio, nel quale Loppiano diventerà proprio un luogo di accoglienza di conoscenza su temi che vanno dalla famiglia ai giovani, all’arte, all’interculturalità e dove - attraverso una passeggiata che si può fare nella cittadella - si potrà anche assistere alle kermesse artistiche, degustare alcuni prodotti tipici… Insomma un modo di incontrarsi e di "fare nuovo" anche attraverso lo stare insieme.
D. - Lo spirito, quello che ha propriamente dato origine alla Cittadella di Loppiano, qual è?
R. - E’ appunto quello della costruzione di un mondo unito, unito nei valori della fraternità, nei valori della pace, nei valori del camminare insieme. Questo - diciamo - è il nostro auspicio. (mg)
Indagine Elis su giovani e web: necessaria maggiore consapevolezza da parte dei genitori
◊ Serve una maggiore consapevolezza dell’utilizzo del web e delle sue infinite possibilità, ma anche dei rischi per i più piccoli: solamente il 17% dei genitori italiani con figli minorenni infatti ha installato sistemi di protezione della navigazione web in casa. Lo sottolinea l’indagine Elis, "La difesa dei bambini su Internet, un problema di tutti: cosa ne pensano gli italiani", presentata ieri a Roma. Quanto i genitori italiani sono dunque consapevoli dei pericoli del web e quanto proteggono opportunamente i propri figli durante la navigazione in Rete? Irene Pugliese l’ha chiesto a Michele Crudele, direttore del portale Elis sulla difesa dei minori.
R. – Alla domanda: “Ha installato i sistemi di protezione della navigazione Internet per i suoi figli?”, rispondono solamente i genitori di figli minorenni. Solo il 17 per cento ha fatto qualcosa. Tutti sono d’accordo che bisogna farlo ma poi, in realtà, per ignoranza, incapacità e pigrizia non lo fanno.
D. – Parliamo delle strategie difensive: il genitore, ovviamente, deve proteggere suo figlio, ma è molto frequente che i figli conoscano delle tecnologie che i genitori ignorano quasi totalmente. Come possono, dunque, essere difesi?
R. – I filtri che si applicano ai computer per impedire la navigazione su siti pericolosi non sono infallibili. Il ragazzino, però, normalmente va da un’altra parte a navigare senza protezioni su Internet: a casa dell’amico, in un Internet point, in una rete wireless pubblica. Il problema, quindi, non si risolve solo con un filtro sul computer, ma attraverso un dialogo tra il genitore ed il figlio, che è sempre il primo deterrente di qualsiasi problema per un bambino.
D. – Come si potrebbe e ci si dovrebbe accorgere che un minore viene molestato da qualcuno, su Internet?
R. – Ci sono soprattutto degli atteggiamenti di asocialità, situazioni nelle quali il bambino non vuol far vedere che succede qualcosa, non vuole far vedere lo schermo del computer mentre naviga. Ci sono dei segnali che fanno capire che c’è qualche disagio.
D. – Secondo l’Istat i bambini tra i 6 e i 10 anni che usano Internet sono passati, dal 2005 al 2010, dal 13 al 37 per cento. Qual è il giusto atteggiamento dei genitori nell’affrontare questa realtà: questi bambini così piccoli che si avvicinano a questo strumento?
R. – Il mio consiglio per questi bambini così piccoli è di adottare il meccanismo della “biblioteca di casa”: non dare cioè l’accesso a tutta la Rete ma solamente ad alcuni siti utili ai fini scolastici, ludici e creativi. Questa non è censura. (vv)
India: in Orissa revocato l’ordine di demolizione delle chiese
◊ Nessuna chiesa in Kandhamal (Orissa) sarà demolita. Lo ha assicurato il district collector Rajesh Prabhakar Patil in persona, incontrando una delegazione di cristiani. Tuttavia, per mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar (capitale dello Stato), “le garanzie verbali del district collector non fermano i funzionari locali, che continuano a tormentare la gente”. Lo scorso agosto, in occasione dell’anniversario dei pogrom anticristiani del Kandhamal, il governo aveva ordinato la demolizione di cinque chiese, in base a un’ordinanza secondo la quale gli edifici (del 1942) erano stati costruiti su suolo demaniale, senza autorizzazione. “È triste dirlo – afferma l’arcivescovo –, ma le garanzie costituzionali non sono applicate nel distretto di Kandhamal, c’è scarso rispetto per i luoghi di culto cristiani. E mentre perdoniamo i nostri aggressori, pregando per chi ci ha resi vittime, distrutto chiese e dato fuoco alle nostre case, cerchiamo solo giustizia per la nostra gente”. La revoca dell’ordine di demolizione - riferisce l'agenzia AsiaNews - arriva tardi per la parrocchia di Betticola, a lungo presa di mira dai radicali indù. “Gli estremisti – ricorda l’arcivescovo – seguivano i suoi sacerdoti e li picchiavano quando tornavano dai loro giri pastorali. Oggi non esiste più”. Sorte migliore per la chiesa di Nandagiri, nella zona di G. Udayagiri Tahasil. Il 17 agosto scorso, la comunità locale aveva ricevuto l'ordine di sospendere la ricostruzione della piccola chiesa. Dal giugno del 2009, il governo ha reinsediato nel sito 54 famiglie cattoliche e 17 famiglie pentecostali, sfollate dopo le violenze anticristiane del 2008. Mons. Barwa rivolge infine una preghiera alla Madonna Addolorata, di cui oggi si celebra la festa: “La nostra Madre Santissima, che ha patito l’angoscia amara per le sofferenze di suo Figlio, sta intercedendo per noi e il nostro popolo, affinché i principi laici dell’India non siano offuscati”. (R.P.)
Centro studi musulmani: il tribunale pakistano che giudica Asia Bibi riceve pressioni
◊ C’è più di un’ombra sul caso di Asia Bibi, la donna cristiana 40enne, condannata a morte per blasfemia. Asia è stata giudicata da un tribunale “sotto le evidenti pressioni di islamici estremisti”, e “per una vendetta personale”. Inoltre esiste una evidente irregolarità procedurale: nelle indagini e negli interrogatori preliminari, condotti dalla polizia dopo la denuncia, Asia non ha avuto un avvocato: per questo tutto il processo potrebbe essere invalidato. E’ quanto afferma, in un nota inviata all’agenzia Fides, l’autorevole Centro studi musulmano “Jinnah Institute” di Karachi. Intitolato al fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah, l’istituto è un “think tank” formato da intellettuali musulmani e presieduto dalla parlamentare Sherry Rehman. Fa ricerca nel campo della legalità, dei diritti umani, dello stato di diritto e promuove la costruzione di un Pakistan democratico e laico, come voleva Ali Jinnah. La nota del “Jinnah Institute” su Asia Bibi riporta l’attenzione sul caso della donna che da oltre un anno langue nelle carceri di Sheikhupura, in Punjab. Per la sua liberazione anche Papa Benedetto XVI la lanciato un appello nel novembre 2010. L’avvocato oggi garantitole dalla “Masihi Foundation” – che ha preso in carico il suo caso – sta preparando il ricorso per l’appello all’Alta Corte, ma esiste anche la possibilità di un perdono presidenziale. La sua vicenda è alla base degli omicidi di Salman Taseer, governatore del Punjab, e di Shabhaz Bhatti, Ministro federale per le minoranze religiose, che l’avevano difesa. Il Jinnah Institute riferisce che, sin dal principio, la vicenda giudiziaria di Asia Bibi è stata viziata da irregolarità e strumentalizzazioni. La “Commissione Nazionale sullo Status della donna”, dopo un incontro con Asia Bibi in carcere, ha appurato che “solo 8 giorni dopo l’episodio contestato - in cui Asia avrebbe pronunciato frasi blasfeme - Qari Muhammad Salim, leader religioso musulmano locale, usando tre donne come testimoni, ha potuto registrare una denuncia ufficiale sulla base della quale Asia è stata arrestata”. Negli 8 giorni sono state orchestrate le accuse contro Asia. Tali sospette circostanze – nota il Jinnah Institute – sono descritte nel rapporto scritto da Shabhaz Bhatti e Salman Taseer e consegnato al Presidente del Pakistan, Ali Zardari. Il rapporto denuncia che “il giudice l’ha condannata su pressioni degli estremisti islamici, ignorando i fatti realmente accaduti”. Tali pressioni sono deleterie per il sistema, nota il Jinnah Intitute, ricordando l’omicidio del giudice dell’Alta Corte di Latore, Arif Iqbal Bhatti, ucciso nel 1997 dopo aver emesso una sentenza di assoluzione verso due ragazzi cristiani, Salamat e Rehmat Masih, condannati a morte per blasfemia nel 1995 da un tribunale di primo grado. Inoltre, durante la fase delle indagini e degli interrogatori prima del processo, ad Asia Bibi non è stato riconosciuto il diritto, costituzionalmente sancito, all’assistenza di un legale: un fatto grave, sufficiente a invalidare il verdetto. (R.P.)
Indonesia: estremisti islamici attaccano una famiglia americana accusata di proselitismo
◊ Solo l’intervento della polizia ha salvato la vita a una famiglia americana, attaccata da una folla inferocita aizzata da una guida religiosa locale. A scatenare l’ira dei fondamentalisti islamici, l’accusa rivolta al capofamiglia di proselitismo in un’area a maggioranza musulmana. L’ennesimo incidente di natura confessionale - nei giorni scorsi si sono registrati scontri tra cristiani e musulmani nelle Molucche, con morti e feriti - conferma i timori di una deriva estremista in Indonesia, dove è a rischio il valore supremo – garantito dalla Costituzione – di una società pluralista. La vicenda - riferisce l'agenzia AsiaNews - risale alla notte del 5 settembre ed è avvenuta nella zona a ovest di Palu, capoluogo provinciale delle Sulawesi del Sud. Una famiglia statunitense di quattro persone – il padre David Ray Graeff, di 41 anni, la moglie Georgia, 41, e i loro due figli Benjamin e Daniel – viveva da due settimane nella zona residenziale di Bukit Kabonena Permai, dove l’uomo insegnava lingua e letteratura inglese alla scuola teologica protestante del villaggio di Uwera, distretto di Sigi. Nella notte una folla di estremisti – aizzati dal leader islamico Muhammad Saleh bin Abubakar Alaydrus, del gruppo di preghiera islamico Nurul Khairaat – ha attaccato la famiglia, accusandola di proselitismo in una zona a maggioranza musulmana. La presenza degli americani veniva considerata una “seria minaccia” e durante il raid gli assalitori hanno incendiato beni e proprietà, fra cui un minivan, della famiglia. Solo l’intervento della polizia, già dislocata nell’area per prevenire episodi di violenza, ha evitato conseguenze peggiori. Come conferma Ari Dono Sukmanto, vice-capo della polizia delle Sulawesi del Sud, secondo cui è stato necessario allontanare la famiglia per scongiurare possibili morti o feriti. (R.P.)
Cina: migliaia di pellegrini al Santuario della Croce del Monte Pao Wo
◊ Ogni anno la solennità dell’Esaltazione della Santa Croce e la festa della Beata Vergine Maria Addolorata, che ricorrono rispettivamente il 14 e il 15 settembre, richiamano presso il Santuario cinese della Croce sul Monte di Pao Wo migliaia di fedeli. Quest’anno non si è fatta eccezione: i pellegrini hanno iniziato ad affluire alle 4 del mattino di ieri, nonostante la pioggia battente, e il flusso continua tutt’ora. Il santuario, soprannominato “il Calvario d’Oriente”, si trova nel distretto di Men Xian della diocesi di Zhou Zhi, provincia dello Shaan Xi, nella Cina continentale e se in passato era meta di pellegrinaggi solo per i fedeli del nord, ormai è raggiunto da credenti originari di tutto il Paese. Il Santuario, riferisce l'agenzia Fides, è stato voluto da un sacerdote cinese chiamato Carlo Liu, che aveva studiato ed era stato ordinato a Napoli e che nel 1717 chiese a Papa Pio VI di concedere all’immenso gregge cinese il dono di un santuario. Il Pontefice approvò e decise che questo sarebbe stato dedicato alla Santa Croce. Il prete, tornato in patria, costruì nel luogo prescelto tre chiese: una per San Giuseppe, una in onore della Madonna e una per la Santa Croce, terminate nel 1777. Dal 2002, infine, la Santa Sede ha confermato la concessione in forma permanente dell’indulgenza a chi vi si reca in pellegrinaggio a maggio, mese in cui ricorre il ritrovamento della Croce, e a settembre. (R.B.)
Rapporto Banca di Sviluppo: l'Asia a rischio invecchiamento e inflazione
◊ Invecchiamento della popolazione e aumento dell’inflazione sono i fattori che minacciano la crescita e lo sviluppo dei Paesi asiatici, secondo il contenuto del rapporto annuale dell’Asian Develeopment Bank (Adp) che è stato recentemente aggiornato. Da qui, dunque, riferisce l'agenzia AsiaNews, l’invito ai governi dell’area a mettere in atto riforme strutturali che nei prossimi anni possano far fronte a questa nuova situazione. La Banca prevede per l’anno in corso un tasso di crescita dell’area pari al 7.5%, ridotto rispetto alla stima del 7.8 di alcuni mesi fa, mentre l’inflazione è in continua crescita: per il 2011 si aspetta un 5.8%, ritoccato verso l’alto rispetto alla stima precedente, che era del 5.3. Quest’ultimo dato, comunque, si spiega anche con la crisi economica mondiale e la conseguente perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti. Se i dati non prendono in considerazione il Giappone, la cui economia stenta a ripartire dopo lo tsunami di sei mesi fa, hanno spinto, però, Corea del Sud, Indonesia, Malaysia e Filippine a evitare di rialzare i tassi di interesse di questo mese. In Cina, invece, la questione resta aperta, perché, come ha sottolineato il capo economista della Banca, Changyong Rhee, il problema principale è quello demografico: “La popolazione asiatica invecchia a una velocità mai vista prima”, ha detto. In Cina, quindi, entro il 2050 la proporzione tra popolazione in grado di lavorare e pensionati sarà quadruplicata rispetto a oggi e il dato supererà quello degli Stati Uniti, anche a causa della cosiddetta politica del figlio unico in vigore dal 1979. (R.B.)
La Fao gira un video sulla crisi alimentare in Corea del Nord
◊ Non è una novità il fatto che la popolazione della Corea del Nord sia una delle più povere al mondo, recentemente colpita da una grave carestia e dai danni causati dalle forti piogge e dalle conseguenti inondazioni di quest’estate, ma lo è il fatto che il governo di Pyongyang abbia permesso al capo del Dipartimento delle comunicazioni della Fao, Jonathan Dumont, di entrare nei propri confini e di girare un filmato sulla situazione che è poi stato rapidamente pubblicato in rete. Le Nazioni Unite, infatti, hanno recentemente definito la crisi alimentare della Corea del Nord “una delle emergenze umanitarie croniche più sottofinanziate del mondo”. In effetti il Paese ha accusato l’impatto delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale per il suo programma nucleare, ma il governo nordcoreano guidato da Kim Jong-il e dal suo erede Kim-Jong un, secondo una fonte anonima dell’agenzia AsiaNews, continua a utilizzare i rari finanziamenti che riesce a ottenere, per le spese militari. “Soltanto alcune chiese cristiane e, a volte, la Caritas della Corea del Sud sono autorizzate da Seul a portare aiuti nel Nord – ha aggiunto la fonte – speriamo e preghiamo per un cambiamento all’interno della leadership comunista: solo così si potrà salvare la situazione”. (R.B.)
Colombia: la Settimana del Migrante per ricordare 4 milioni di persone che hanno lasciato il Paese
◊ Quest’anno la “Giornata del Migrante” è diventata in Colombia la “Settimana del Migrante”. Si dilata quindi lo spazio tradizionalmente dedicato dalla Chiesa cattolica a pensare, lavorare e pregare perché cresca la comprensione e l'apprezzamento reciproco tra popoli e culture. Fra le diverse attività di questa Settimana, che si celebra dall’11 al 18 settembre all’insegna dello slogan "Insieme con i migranti nella diversità, una sola famiglia", si è svolto il V Forum sulla migrazione, intitolato "Migranti, una sola famiglia umana nella diversità culturale". Secondo la nota inviata all’agenzia Fides, nella cerimonia di apertura del Forum, che si è svolto presso la sede della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, presidente della Conferenza episcopale, ha detto che la questione delle migrazioni è “preoccupante” e “purtroppo la Colombia è un Paese che spinge ad andare via”, visto il gran numero di connazionali che soffrono per la migrazione interna ed esterna. A questo proposito, mons. Salazar ha sottolineato che si stima che almeno 4 milioni di colombiani abbiano lasciato il Paese per diverse ragioni, tra cui i conflitti armati. L'arcivescovo di Bogotà ha messo in evidenza che "le migrazioni forzate minacciano la libertà degli esseri umani" e sono il prodotto della “complessità delle relazioni internazionali e dei conflitti interni, come è il caso della Colombia”. Inoltre a causa delle migrazioni interne si verifica una crescita sproporzionata delle città. Mons. Rubén Salazar Gómez ha quindi fatto notare il lavoro svolto dalla Chiesa cattolica nel campo delle migrazioni, in particolare il lavoro della Caritas colombiana. (R.P.)
Africa: sempre alto il numero delle donne che muoiono di parto
◊ Da alcuni studi effettuati dall’Istituto africano per le politiche di sviluppo nell’Africa Orientale, Occidentale e Australe, è emerso che la maggior parte dei Paesi hanno grandi difficoltà per l’accesso universale alla salute riproduttiva, e solo tre nazioni di queste regioni raggiungeranno il quinto Obiettivo di sviluppo del Millennio che punta a migliorare la salute materna. Si tratta - riferisce l'agenzia Sir - di Eritrea, Ruanda ed Etiopia. In Eritrea, il tasso di mortalità materna è calato del 70%, passando da 930 morti ogni 100mila donne nel 1990 a 280 ogni 100mila nel 2008. In Uganda si è passati da 670 morti ogni 100mila nel 1990 a 430 nel 2008. Tuttavia in Kenya il fenomeno è aumentato, facendo registrare 530 morti ogni 100mila nel 2008 contro i 380 del 1990. A differenza di altri Paesi in Africa orientale, in Kenya è mancata la volontà politica di promuovere l’assistenza sanitaria in generale, di conseguenza la situazione è peggiorata. Tuttavia, da una ricerca realizzata recentemente, risulta che il 64% di tutte le donne che hanno partorito in strutture pubbliche del Paese non ha ricevuto le cure mediche necessarie. Oltre un terzo di tutte le donne che volevano partorire in centri sanitari si sono ritrovate emarginate da parte del personale medico. Appena il 43% di tutte le donne incinte in Kenya hanno partorito con la supervisione di un professionista. (R.P.)
Kenya: in centinaia donano il sangue per i feriti nell’esplosione dell’oleodotto
◊ Una risposta “travolgente e molto positiva”, quella della popolazione del Kenya all’appello del Hope World Wide-Kenya a donare il sangue per le persone coinvolte nell’esplosione dell’oleodotto nella baraccopoli di Sinai, a Nairobi, avvenuta due giorni fa. L'agenzia Fides riferisce di centinaia di persone in fila e di 120 litri di sangue raccolti finora per i feriti in sole tre ore, mentre la possibilità di donare proseguirà per un’altra settimana. L’organizzazione sta lavorando a stretto contatto con la Croce Rossa locale e con il Servizio nazionale trasfusionale del Ministero della Sanità. La solidarietà della popolazione è particolarmente straordinaria perché ha saputo andare oltre le diverse affiliazioni tribali e politiche. Intanto nella Basilica della Santa Famiglia è stata celebrata una Messa in suffragio delle vittime, nel corso della quale si è pregato anche per le loro famiglie e per i feriti ricoverati in ospedale. Il Consiglio nazionale delle Chiese del Kenya ha esortato il governo a mettere in atto misure idonee a proteggere le aree che si sviluppano lungo le condutture petrolifere. (R.B.)
Kenya: dichiarazione dei vescovi sulla sacralità della vita e contro l’aborto
◊ La vita è sacra, dal concepimento fino alla morte naturale, e l’aborto è l’uccisione deliberata e diretta di un essere umano. È quanto scrive la Conferenza episcopale del Kenya (Kec) in una dichiarazione pubblicata ieri, a firma del presidente dei vescovi, il cardinale John Njue. Il documento è stato reso noto alla vigilia di una conferenza sul tema della mortalità materna e della salute riproduttiva, organizzata dall’Associazione medica del Kenya (Kma) per le giornate del 15 e 16 settembre. “Anche se il titolo della conferenza suona innocente ed innocuo – scrivono i vescovi – in realtà il tema principale in agenda è l’aborto e la sua introduzione nei servizi sanitari del Paese”. Inoltre, la Kec sottolinea come l’elenco dei relatori sia limitato a quelli “pro-choice” e come i lavori del convegno siano a porte chiuse, il che porta a chiedersi “se si voglia tenere lontano chi dissente dalla conferenza stessa”. Certo, la Kec riconosce il problema della mortalità materna, pari a “488 donne su 100mila”, ma ricorda che la Chiesa cattolica “attraverso 446 strutture sanitarie in tutto il Paese offre un’assistenza sanitaria sicura, soprattutto nei posti più lontani e più difficili da raggiungere, dove altri organismi non sono presenti”. Perché “la Chiesa promuove e difende la dignità e il rispetto della vita umana secondo il disegno di Dio”, mentre “si oppone a qualsiasi iniziativa o tentativo di distruggere o andare contro il corso naturale della vita”. In questo senso, “l’aborto è l’uccisione di un essere umano e non è mai ammissibile”. D’altronde, continua la nota episcopale, anche l’art. 26 della Costituzione del Kenya afferma che “ogni persona ha diritto alla vita” e che “l’aborto non è consentito”. Per questo, “promuovere la legalizzazione dell’aborto sarebbe in contrasto con la legge suprema del Paese”. Nello specifico, la Kec “si oppone all’inclusione, nella Costituzione, di un avvertimento che permetterebbe l’aborto attraverso il giudizio di un operatore sanitario qualificato o qualsiasi altra legge scritta”. Anche perché “una legislazione sull’interruzione volontaria di gravidanza che assicuri l’aborto su richiesta non risolverà il problema di fondo che porta alla necessità di pensare all’aborto stesso. Piuttosto, sarebbe solo una soluzione momentanea, una di quelle che contribuiscono all’ulteriore decadimento del tessuto morale della società”. Di qui, l’appello dei vescovi a guardare all’accettazione dell’aborto come ad “un segno eloquente di una crisi estremamente pericolosa del senso morale, dell’incapacità di distinguere il bene dal male, anche quando è in gioco il diritto fondamentale della vita”. Due sono, invece, le domande da porsi, incalza ancora la KEC: “Perché c’è un aumento di gravidanze indesiderate nel Paese? E da quando i bambini non ancora nati sono diventati indesiderati, mentre secondo i valori tradizionali africani tutti i più piccoli sono ritenuti validi membri della comunità?”. Per questo, i vescovi kenioti si oppongono alla conferenza organizzata dalla Kma: “Essa non solo ha intenzioni negative – si legge ancora nella dichiarazione – ma prevede anche di rappresentare una discussione di parte, che può portare solo su una strada sbagliata il tessuto morale della nostra società”. In conclusione, i presuli dicono no “al contenuto e al motivo della conferenza che va contro gli insegnamenti della Chiesa cattolica, i valori tradizionali africani e la costituzione del Kenya”, ed invitano tutti i professionisti e tutte le persone di buona volontà a riconoscere l’importanza del diritto alla vita. (I.P.)
Emergenza colera in Burundi: l’infezione si diffonde in altre zone
◊ Si allarga a macchia d’olio l’epidemia di colera che dal 5 agosto imperversa in Burundi e che ha già ucciso 12 persone e ne ha contagiate oltre 600. L’epidemia è iniziata nella città meridionale di Rumonge, nella provincia di Bururi, dove il colera, ricorda l'agenzia Fides, è endemico perché la popolazione utilizza spesso l’acqua non potabile del Lago Tanganyika. Da qui l’infezione si è estesa verso la capitale Bujumbura e le province di Bujumbura rurale, Bubanza e Cibitoke, fino a Nyanza Lac, nella provincia di Makamba, dove sono stati riscontrati 80 nuovi casi e 64 ricoveri. La Croce Rossa locale sta procedendo nella distribuzione di kit di emergenza e per l’idratazione, e parallelamente sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione in tema di igiene presso la popolazione, ma l’emergenza più grave resta l’acqua potabile: la fornitura di 60mila litri al giorno alle famiglie più bisognose non appare sufficiente. (R.B.)
Il Patriarcato di Kiev chiede al presidente Yanukovic un vero dialogo sociale
◊ In una lettera scritta al presidente della Repubblica, Viktor Yanukovič, il responsabile della Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kiev, Filarete, sottolinea che il suo organismo è pronto a supportare e ad aiutare il capo dello Stato nella realizzazione delle riforme e nel confronto con la leadership russa. Secondo Filarete - riferisce il Religious information service of Ukraine ripreso da L'Osservatore Romano - uno dei più grandi problemi della società ucraina è la mancanza di fiducia sociale: «Ogni anno le principali istituzioni pubbliche sono in testa alle classifiche sulla sfiducia. Pertanto, la maggior parte dei nostri concittadini ama l’Ucraina ma ha diffidenza nei confronti dello Stato. Per incrementare il livello di fiducia, ogni politico, ogni personaggio sociale e pubblico dovrebbe cominciare con se stesso», ha osservato il rappresentante ortodosso. Per Filarete, nella società ucraina, specialmente nei politici, manca la cultura della comprensione, la capacità del compromesso, l’adempimento dei doveri. E la totale corruzione è «il male peggiore, che rovina tutte le conquiste dell’Ucraina». Un male che «nasce nelle teste» sia delle autorità sia dei cittadini. Rivolgendosi direttamente a Yanukovič, il responsabile della Chiesa ortodossa ucraina afferma che, «di fronte a minacce esterne alla nostra statualità, c’è un’occasione storica per far compiere passi qualitativi a una nuova Ucraina. Sii il primo a tendere la mano ai tuoi avversari, avvia un vero dialogo sociale, fatto di opinioni oneste, anche se possono non piacere a tutti, fai riforme trasparenti e chiare», che comportino sacrifici equamente distribuiti e benefici per tutti, conclude nella lettera Filarete. (R.P.)
Chiesa greco-cattolica ucraina: il contributo dei laici sarà il tema del Sinodo del 2012
◊ Il ruolo e il contributo dei laici per lo sviluppo spirituale delle comunità: è questo il tema principale a cui sarà dedicato il prossimo sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) che si svolgerà nel 2012, in Canada, nella cornice della dedicazione dell’anno alla vocazione cristiana, con particolare enfasi proprio sulla vocazione dei laici. La decisione - riferisce L'Osservatore Romano - è scaturita al termine dell’ultimo sinodo dell’Ugcc che nei giorni scorsi a Curitiba, capoluogo dello Stato brasiliano di Paraná, ha visto la partecipazione dei presuli provenienti, oltre dall’Ucraina, da altre nazioni europee e da Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina e Australia. In particolare, i lavori del sinodo 2012 si focalizzeranno sull’impegno dei laici all’interno delle parrocchie. Nelle loro riflessioni i membri del sinodo hanno posto l’accento sulla promozione della comune responsabilità dei laici per la condizione della comunità ecclesiale e la sua missione nel mondo attuale e anche sulla necessità di una maggior coinvolgimento degli stessi nell’evangelizzazione, sostenendo gli sforzi nel migliorare la loro vita spirituale. I vescovi hanno peraltro chiesto alla guida spirituale dell’Ugcc, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, mons. Sviatoslav Shevchuk, di indirizzare alla comunità greco-cattolica ucraina una speciale lettera pastorale sulla vocazione dei laici nella Chiesa. In conclusione del sinodo sono state anche rese note una serie di lettere indirizzate a Benedetto XVI e, fra gli altri, ai membri della Chiesa ortodossa ucraina in America e ai vescovi cattolici dell’America Latina. Altre missive sono state indirizzate ai presidenti della Repubblica di Ucraina e Brasile. (R.P.)
Giornata internazionale della democrazia: messaggio di Ban Ki-moon
◊ “Questo è stato un anno straordinario nella storia della democrazia. Milioni di persone hanno partecipato agli eventi drammatici avvenuti in Medio Oriente, Nord Africa e altre zone e molte più persone hanno seguito queste vicende con vivo interesse. Il loro impegno ha confermato che la democrazia è un modello universale, agognato da tutti i popoli e non è estraneo a nessuna cultura”. E’ quanto scrive il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale della democrazia. “Quest'anno – si legge nel documento - è servito anche a ricordare che la democrazia non può essere esportata o imposta dall'esterno: deve nascere dalla volontà dei popoli ed essere alimentata da una società civile forte e attiva”. “I giovani, in particolare, si sono battuti per l'ideale democratico e affrontano ora la sfida di lavorare per realizzare il potenziale delle transizioni che hanno contribuito a mettere in moto”. Un altro importante tema su cui si sofferma il segretario generale delle Nazioni Unite è il ventesimo anniversario della massiccia trasformazione avvenuta in Europa Orientale. “Molti Stati di questa regione – scrive - sono ancora a un primo stadio del loro percorso democratico. Conoscono le battute d'arresto che possono deludere le aspettative e la passione necessaria per andare avanti. Le loro esperienze forniscono delle lezioni importanti”. Uno sforzo importante in favore dalla democrazia è assicurato dalle Nazioni Unite: “L'Onu – si sottolinea nel messaggio - sostiene le elezioni libere ed eque, incoraggia la partecipazione popolare della società civile e alimenta il dialogo quando le parti sono a un punto morto dopo un voto controverso. Media nelle situazioni politiche delicate per prevenire conflitti e promuove istituzioni di sicurezza responsabili dopo la fine di un conflitto. Le Nazioni Unite – conclude Ban Ki-moon - non tentano di esportare o promuovere un modello particolare, nazionale o regionale, di democrazia. Lavorano altresì per far capire che l'ideale democratico è radicato nelle filosofie e nelle tradizioni provenienti da tutte le parti del mondo”. (A.L.)
Australia, appello dei vescovi per i detenuti: “Costruire ponti, non muri”
◊ “Costruire ponti, non muri”: è l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale australiana in relazione alla questione carceraria nel Paese. Il richiamo è contenuto nel documento programmatico 2011-2012, pubblicato in questi giorni dal Consiglio australiano cattolico per la giustizia sociale. L’organismo, collegato alla Conferenza episcopale locale, è presieduto da mons. Christopher Saunders, vescovo di Broome. “Dobbiamo riflettere sulla condizione dei detenuti – scrive il presule nella prefazione del documento – Tra il 1984 ed il 2008, il numero degli australiani in prigione è quasi raddoppiato. Ma il tasso di criminalità è rimasto invariato o è diminuito”. Senza contare che “la maggior parte dei detenuti australiani proviene da fasce svantaggiate della società: indigeni, diseredati, malati mentali. Stando così le cose, dobbiamo chiederci se il sistema giudiziario amministri davvero la giustizia nella nostra comunità”. Naturalmente, continua mons. Saunders nella sua prefazione, “non stiamo cercando di giustificare i crimini o di minimizzare il terribile impatto che essi possono avere sulla popolazione innocente”. Tuttavia, è necessario porsi alcune domande: “Perché così tante persone sono nelle carceri australiane? Esistono alternative costruttive alla prigione? Cosa si fa per aiutare i detenuti a condurre una vita proficua, una volta scontata la loro pena?” Ringraziando, poi, “l’instancabile lavoro” di tutti i cappellani carcerari, il presule ricorda l’attenzione di Gesù per gli emarginati, così come la prigionia patita da tanti martiri cattolici. L’auspicio finale è che il documento programmatico aiuti gli australiani a non dimenticare la questione carceraria. Suddiviso in tre sezioni – intitolate “La prigione ultima spiaggia?”, “L’insegnamento della Chiesa”, “Qual è la risposta dei cristiani?” – il dossier riporta anche molte testimonianze dei cappellani carcerari. Tra i punti che vengono maggiormente sottolineati, c’è la disparità di trattamento dei detenuti nelle diverse prigioni del Paese, il richiamo a rispettare la dignità umana di tutte le persone, incluse quelle che hanno commesso un crimine, l’invito a cercare una soluzione per quei fattori sociali che contribuiscono al reato, l’appello a contribuire al reinserimento degli ex detenuti nella società, così come a pensare ad alternative realistiche alla detenzione. Infine, i cristiani vengono chiamati a costruire un “nuovo senso di comunità”, sull’esempio evangelico della parabola del figliol prodigo. (I.P.)
Austria: il cardinale Schönborn annuncia una riforma missionaria per l'arcidiocesi
◊ Una “riforma missionaria” per l’arcidiocesi di Vienna: ad annunciarla il cardINALE Christoph Schönborn, arcivescovo della capitale e presidente della Conferenza episcopale austriaca in un editoriale della rivista dei collaboratori “thema kirche”, riportato ieri dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, ripresa dal Sir. “Il primo compito dato da Gesù alla sua Chiesa – ha sottolineato Schönborn - è annunciare il Vangelo al mondo intero. La Chiesa non è l’obiettivo: il suo compito principale è la missione”. Da qui la scelta di una “riforma missionaria” che deve essere “il criterio di tutte le nostre azioni”. Il cardinale ha parlato del processo di riforma diocesana, in atto da tre anni e alle precedenti assemblee diocesane. “Ora - ha osservato - si passa dalla fase di riflessione a quella di azione”. Circa il futuro delle parrocchie, Schönborn prevede cambiamenti in alcuni compiti di parroci e collaboratori pastorali. Ciò che conta “è incoraggiarsi reciprocamente nell’essere cristiani”. “Non è il numero dei sacerdoti ad essere determinante, quanto piuttosto il contributo che ciascuno che sta alla sequela di Cristo può dare affinché il Regno di Dio divenga visibile sulla terra, anche oggi in Austria”. (R.P.)
Bangladesh: prima ordinazione di un missionario di etnia santal
◊ Si chiama padre Lucas Marandy, ha 36 anni, ed è il primo missionario del Bangladesh appartenente all’etnia santal. L’ordinazione di padre Marandy è avvenuta il 9 settembre, nella diocesi di Dinajpur, situata nella parte settentrionale del Paese, al confine con l’India. La cerimonia si è svolta presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Khalippur, ed è stata presieduta dal vescovo di Chittagong, mons. Moses Costa. Per la prima missione Padre Marandy, membro della Società di San Francesco Saverio per le Missioni estere, verrà inviato in Brasile. “Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli per amore – ha detto il neomissionario nel corso della celebrazione – Voglio cercare di ricordarmi ogni giorno di questo esempio di amore, per imitarlo”. Naturalmente, tutta la comunità santal di Dinajpur ha gioito di questa ordinazione sacerdotale che rappresenta, come afferma il vicario generale della diocesi, padre Joseph Marandy, “un avvenimento storico per tutta l’etnia”. D’altronde, il Bangladesh conta attualmente 45 gruppi etnici differenti e il 50% dei circa 300mila cattolici del Paese appartiene ad una minoranza etnica che spesso viene emarginata o esclusa dalla società. Molto presenti in tutto il sub-continente indiano, i santal raggiungono una popolazione che va dai 5 ai 10 milioni di persone. 225mila si contano solo in Bangladesh e di questi più di 50mila sono cristiani, mentre tra loro si conta il 70% di cattolici. E non si esclude che all’origine delle numerose conversioni al cristianesimo ci sia il grande impegno della Chiesa nel campo educativo, medico-sanitario e giuridico, in particolare nella difesa dei diritti dei nativi. (I.P.)
Medaglia di “Giusto fra le nazioni” alla memoria di don Ottavio Posta
◊ Era la notte tra il 19 e il 20 giugno del 1944 e mettendo a repentaglio la propria vita, don Ottavio Posta salvava trenta ebrei rinchiusi dai nazisti nel castello di Isola Maggiore e in attesa di essere deportati nei campi di sterminio. Dopo averli traghettati con l’aiuto di un gruppo di pescatori sull’altra riva del Lago Trasimeno, all’epoca diviso a metà dalla linea Albert, consegnava gli ebrei alle truppe alleate. Ricordando questa pagina di storia, è stata consegnata oggi ad Isola Maggiore la medaglia di “Giusto fra le Nazioni”, alla memoria, a Don Ottavio Posta. La storia dell’allora parroco di Isola Maggiore, una delle tre isole naturali del Lago Trasimeno, sarebbe rimasta tra quelle degli eroi sconosciuti se la direttrice dell’Archivio storico diocesano di Perugia, Isabella Farinelli, non avesse scoperto una serie di documenti. Documenti – riferisce l'agenzia Sir - in cui alcuni degli ebrei scampati alla deportazione raccontavano del provvidenziale aiuto ricevuto da don Ottavio Posta. Nell’apprendere la notizia del riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni” da parte dell’Alta Corte dello Stato d’Israele di don Ottavio Posta, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Gualtiero Bassetti, ha ricordato che il parroco d’Isola Maggiore diede testimonianza di grande carità. “Visse in povertà il suo ministero sacerdotale condividendo quel poco che aveva con i bisognosi”. (A.L.)
Medio Oriente: il 23 settembre ricorso all’Onu per il riconoscimento della Palestina
◊ La domanda di riconoscimento di uno Stato di Palestina da parte dell'Onu sarà presentata il prossimo 23 settembre. Lo ha ribadito oggi a Ramallah il ministro degli Esteri dell'Anp. Il ricorso prevederà anche la richiesta di ammissione piena se gli emissari dei vertici internazionali non presenteranno prima di allora ''proposte credibili'' per un rilancio del negoziato con Israele. Il servizio di Fabrizio Angeli:
Congelare le colonie nei Territori occupati e riprendere le trattative ripartendo dai confini antecedenti la guerra dei Sei giorni del 1967, quando Israele occupò la Cisgiordania e Gerusalemme est. Queste le condizioni poste dalla leadership di Abu Mazen alla diplomazia israeliana per scongiurare lo scontro frontale al Palazzo di vetro dell’Onu. Condizioni subito respinte dal viceministro degli Esteri israeliano, Dany Ayalon, che in caso di successo del ricorso alle Nazioni Unite ha minacciato la revoca di tutti gli accordi sottoscritti in passato con l’Autorità palestinese. Nelle prossime ore, un corteo di rappresentanti degli organi internazionali sfilerà davanti a delegati dell’Anp per convincerli a fare un passo indietro prima del 23 settembre. Ma la Palestina è oggi un’entità senza diritto di voto che aspira a farsi riconoscere come Stato per acquisire potere di azione legale contro Israele ed usufruire delle istituzioni commerciali ed economiche internazionali. D’altra parte il pericolo per Israele è che uno Stato palestinese formalmente riconosciuto possa minare la sua posizione in Medio oriente, già scossa dalla “primavera araba”. Nel frattempo, il premier Nethanyahu ha ordinato l’evacuazione dell’ambasciata israeliana in Giordania ad Amman, per la minaccia di proteste simili a quelle della scorsa settimana al Cairo. Assieme all’Egitto, la Giordania rimane l’unico Paese arabo ad avere rapporti diplomatici con lo Stato ebraico.
Turchia – Israele
Israele non potrà più "fare cio' che vuole nel Mediterraneo". Il monito è stato lanciato dal premier turco Erdogan nel corso della sua visita in Tunisia, ribadendo la richiesta di scuse per l’attacco alla flottiglia, il risarcimento alle famiglie delle vittime e la rimozione del blocco navale di Gaza. Le navi turche, ha aggiunto Erdogan, possono intervenire in ogni momento.
Siria, nuove vittime della repressione governativa
È stata annunciata oggi a Istanbul, in Turchia, la formazione del Consiglio nazionale siriano, piattaforma di oppositori e dissidenti in patria e all'estero, che si prefigge l'obiettivo di "guidare il Paese nella fase che seguirà alla caduta del presidente Bashar al Asad". Intanto, in Siria, non si arresta la repressione del dissenso. Secondo i comitati d’opposizione, almeno 10 lavoratori sono stati uccisi dalle forze di sicurezza che hanno compiuto un raid in una fattoria nella provincia meridionale di Daraa. Pesanti scontri a fuoco sono invece stati avvertiti nell'aeroporto militare vicino a Damasco. Nelle stesse ore, l’agenzia ufficiale Sana ha annunciato l’arresto del tenente colonnello dell'esercito siriano, Hussein Harmush, che ad agosto aveva dato vita al "Movimento degli ufficiali liberi", un gruppo di militari contro la repressione di Damasco. Secondo la stampa governativa, stasera sarà diffuso un video con una sua confessione, ma al momento nessuna conferma arriva dal movimento fondato dal colonnello. Tuttavia, da giorni, massicci rastrellamenti, preceduti da attacchi di artiglieria, si susseguono nella regione dove si trova Ablin, villaggio natale del militare dissidente.
Pakistan violenze
Ancora violenza in Pakistan. Almeno sei persone sono state uccise e 13 ferite in un attentato suicida compiuto durante un funerale nel distretto di Dir, zona tribale e roccaforte dei talebani nel nord ovest del Paese.
Danimarca elezioni legislative
Urne aperte oggi in Danimarca dove si vota per il rinnovo del Parlamento. A confronto lo schieramento di centro-destra, al governo da 10 anni, e quello di centro-sinistra, al quale vanno i favori degli ultimi sondaggi. Ci riferisce Giovanni Del Re:
La partita in gioco in Danimarca è osservata da tutta l’Europa. In effetti Copenaghen è governata dal centro-destra da quasi 10 anni e, al momento, dal premier Lars Lokke Rasmussen, con un peso molto forte della destra radicale populista ed il Partito Popolare danese di Pia Kjærsgaard. Una sua sconfitta potrebbe essere un segnale di un’inversione di tendenza politica anche nel continente, com’è accaduto anche altre volte. Al momento, i sondaggi continuano a dare in testa la coalizione di centro-sinistra, guidata dal Partito socialdemocratico di Helle Thorning-Schmidt, 44 anni. Se vincerà, sarà la prima donna premier nella storia del Paese. Negli ultimi giorni, è cresciuta la suspance, visto che si è dimezzato fino a pochi punti il distacco dal centro-destra. Un po’ tutti gli analisti registrano comunque una stanchezza da parte dei danesi per l’attuale costellazione di governo. Il centro-sinistra ha comunque imparato qualche lezione dalle passate sconfitte, e così i socialdemocratici hanno fatto capire che manterranno molte delle severissime leggi sugli stranieri che hanno reso la Danimarca il Paese europeo forse più ostico all’immigrazione. In questo momento, del resto, l’economia fa la parte del leone e gioca a favore del centro-sinistra, che punta a più investimenti pubblici ma anche all’aumento dell’orario di lavoro per stimolare la crescita. (vv)
Belgio: primo importante accordo per la formazione del nuovo governo
Primi passi verso la risoluzione della crisi politica del Belgio, senza un governo con tutti i poteri da 15 mesi. Il neo-premier socialista Elio Di Rupo, che ha sostituito il dimissionario democratico Leterme, ha annunciato un importante accordo sul nuovo status della circoscrizione di Bruxelles-Hal-Vilvorde che ha sbloccato le trattative tra i partiti per la formazione di un nuovo governo. A maggioranza francofona ma in terra fiamminga, la regione è al centro di una controversia che ha fatto precipitare il Paese sull’orlo della secessione.
Italia manovra
Il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto contenente le misure della manovra correttiva dei conti pubblici, che ieri sera ha incassato il via libera definitivo dalla Camera. Dure le critiche dell’opposizione e della Confindustria. Oggi la protesta si estende ai sindaci che chiedono una correzione ai tagli agli enti locali che metterebbero a rischio i servizi per i cittadini. Ma per conoscere le misure varate dal governo sentiamo Giampiero Guadagni:
E’ la manovra più pesante della storia italiana quella approvata ieri sera: 53 miliardi di euro per il triennio 2011-2013. Anno, quest’ultimo, in cui dovrà essere raggiunto il pareggio di bilancio. Tra le misure più importanti, i tagli alle spese degli enti locali - che per oggi hanno organizzato una manifestazione di protesta - l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore provato a partire dal 2014, l’aumento dell’Iva dal 20 al 21 per cento, l’inasprimento della lotta all’evasione fiscale con il carcere per i grandi evasori, il contributo di solidarietà del 3 per cento per i redditi oltre i 300 mila euro. E, tra gli ordini del giorno presentati ed accettati dal governo, è rispuntata anche l’ipotesi del condono fiscale ed edilizio. Per l’opposizione la manovra è iniqua e non credibile, e presto ne servirà un’altra. Deluso si dice anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, per la quale la manovra è piena di tasse ed ha poco di strutturale. Per il capo dello Stato, Giorgio Napolitano – che ieri mattina ha ricevuto il premier Berlusconi - il consolidamento dell’euro è una priorità per l’Europa e un interesse vitale per l’economia mondiale. (vv)
Benin: i pirati sequestrano una nave cipriota
Un commando di uomini armati ha sequestrato una nave cisterna cipriota con 23 membri d’equipaggio a bordo al largo delle coste del Benin, in Africa occidentale. Lo riferisce l’Ente marittimo internazionale. Dopo il sequestro, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud-ovest del porto della capitale Cotonou, i pirati hanno condotto la nave in un luogo ancora sconosciuto. Le coste dell’Africa occidentale sono diventate tra le più pericolose, con 18 attacchi dei pirati nella prima metà del 2011.
Giappone
Una scossa sismica di magnitudo 6,2 gradi della scala Richter ha colpito oggi la costa orientale del Giappone. Nessun allarme tsunami è stato lanciato e, al momento, non si hanno notizie di danni. Il sisma ha avuto per epicentro una zona situata al largo di Ibaraki, circa 220 chilometri ad est di Tokio. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Fabrizio Angeli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 258