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Sommario del 13/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • I presuli indiani in visita "ad Limina". L'arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio: i giovani sono la nostra speranza
  • L'arcivescovo Mamberti all'Osce: tutelare i cristiani da discriminazioni e persecuzioni
  • Esposizione delle opere di Benedetto XVI, in occasione del viaggio apostolico in Germania
  • La Santa Sede parteciperà alle Giornate europee del Patrimonio con diverse iniziative
  • Il Congresso eucaristico nazionale, evento che dà nuovo slancio alla Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rilanciando la sfida della convivenza, si chiude a Monaco l'incontro interreligioso di Sant'Egidio. Con noi, Andrea Riccardi e il cardinale Crescenzio Sepe
  • Tavola rotonda per festeggiare i 40 anni della Caritas Italiana. Con noi, don Vittorio Nozza
  • Pakistan: oltre 200 morti per le inondazioni; la Chiesa impegnata ad aiutare le popolazioni colpite
  • Vittime e distruzione nel Sud del Brasile a causa delle inondazioni: la testimonianza del vescovo di Blumenau
  • Crisi economica: si rafforza il ruolo della Cina a livello internazionale
  • Sentenza del Tribunale di Palermo: i ministeri della Difesa e dei Trasporti risarciscano i parenti delle vittime della strage di Ustica
  • “La scuola: un bene per tutti”, iniziativa dell'arcidiocesi di Torino
  • Chiesa e Società

  • Ucciso un altro sacerdote in Colombia: è il sesto dall’inizio dell’anno
  • Albania: a Tirana l'Assemblea dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa
  • Il parlamento indiano blocca la legge contro le violenze interreligiose
  • India: leader del Bjp, il partito indù, in preghiera al santuario di Maria
  • Indonesia: "cintura di pace" di volontari cristiani e musulmani nelle Molucche
  • Congo: appello dei vescovi per elezioni pacifiche e democratiche
  • Nigeria: appello dei vescovi contro le violenze dei Boko Haram
  • Senegal: cristiani e musulmani uniti per la pace nel Paese
  • Sud Sudan: Caritas Internationalis lancia una campagna di aiuti per il neo-Stato africano
  • Germania, il segretario dei vescovi: "Il Papa ha emozionato molti tedeschi"
  • A Verona il primo Festival della Dottrina Sociale. Presente il cardinale Bertone
  • Nepal: celebrazioni dell’11 settembre, occasione di dialogo tra indù, musulmani e cristiani
  • Mauritius: la Chiesa contraria al progetto di legge per legalizzare l’aborto
  • Malaysia: i carismatici cattolici creano un coordinamento nazionale
  • Swaziland: negato l’accesso all’informazione pubblica per “motivi di sicurezza"
  • Ecuador: il premio Kubitschen al progetto salesiano per bambini di strada
  • Giappone: celebrazione ecumenica per ricordare le vittime del terremoto di marzo
  • Polonia: al via ieri la Settimana per l'educazione
  • Hong Kong: nuovo programma per il cellulare, iBreviarium, per pregare con la Liturgia delle Ore
  • Dal 15 settembre il via a LoppianoLab nella cittadella toscana nei pressi di Firenze
  • Medici Senza Frontiere in prima linea contro il morbillo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: giornata della rabbia contro la Russia per l'appoggio ad Assad
  • Il Papa e la Santa Sede



    I presuli indiani in visita "ad Limina". L'arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio: i giovani sono la nostra speranza

    ◊   E in corso in questi giorni, in Vaticano, la visita "ad Limina" dei vescovi dell’India, Paese segnato da forti contrasti ma anche animato da grandi speranze, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio:

    R. – In India, Paese che definiamo un subcontinente, ci sono tanti contrasti. Ci sono tante culture, lingue e religioni e sta via via crescendo il dislivello tra ricchi e poveri. Proprio a causa di questa differenza ci sono dei conflitti, che si manifestano anche nell’ambito della religione. Nel Paese un gruppo radicale indù crea difficoltà. Questi fondamentalisti non vogliono che ci sia la possibilità di conversioni da una religione all’altra. Pensano che religioni come il cristianesimo, l’islam ed anche il giudaismo siano “straniere”. Posso dire con certezza che non è una questione di fede o religione: la causa primaria è politica. Gli estremisti che stanno causando questi problemi sono i politici, quei politici che “usano” questa gente per creare problemi, difficoltà. L’India, però, è un Paese libero, una grande democrazia e ci sono tante cose positive.

    D. – Quale può essere il contributo dell’India per il mondo?

    R. – La cosa più importante è che l’India rispetta la libertà di tutti gli uomini. C’è libertà di espressione: noi possiamo sempre dire quello che vogliamo. C’è libertà di coscienza. Esiste molta corruzione, egoismo, però la gente può dire che questo non va bene, che non può succedere e che il governo non può permettersi di fare così. Con questa democrazia in India è possibile esprimersi, cosa non possibile in altri Paesi, come quelli a noi vicini. Quando qualcuno viene e ci chiede della nostra religione, possiamo rispondere con libertà di coscienza. L’India, quindi, può essere un esempio di grande democrazia: possiamo vivere insieme, nonostante i vari contrasti. In una recente ricerca il 95 per cento dei nostri giovani ha dichiarato di essere contento della propria vita. Non sono ricchi, non hanno molti soldi, però hanno una speranza per il futuro e questo, penso, sia davvero molto importante per tutto il mondo. Noi siamo ricchi di speranza e la gioventù è ricca di entusiasmo.

    D. – E la Chiesa è chiamata a raccogliere questo “serbatoio di speranza” che arriva dai giovani…

    R. – La Chiesa fa davvero tanto per i nostri giovani, perché pensiamo che il futuro della Chiesa dipenda dalla formazione dei giovani. Loro possono creare una Chiesa più positiva e dobbiamo formarli più coscientemente. (vv)

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    L'arcivescovo Mamberti all'Osce: tutelare i cristiani da discriminazioni e persecuzioni

    ◊   “Il rischio di crimini d’odio è connesso con la negazione della libertà religiosa”. Così l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, che è intervenuto ieri al summit organizzato a Roma dall'Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (Osce) per formulare risposte urgenti e misure di prevenzione per la protezione della libertà religiosa nei 56 Paesi membri dell'organizzazione intergovernativa. Il servizio di Fausta Speranza:

    A pronunciarsi è l'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti Umani dell'Osce: nell'anno ancora in corso, in almeno 12 Stati dell'area si sono verificati episodi di violenza nei confronti dei cristiani. Le situazioni più delicate riguardano le aree del Kosovo e dell'Albania ma aggressioni e atti vandalici contro prelati e chiese sono emersi anche in Spagna, Belgio, Austria e Francia. ''Osserviamo un aumento via via maggiore dell'intolleranza nei confronti dei cristiani'', evidenzia l’arcivescovo Mamberti sottolineando come, anche nei Paesi a maggioranza cristiana, esistano fenomeni di discriminazione. Ignorare ciò – spiega - significherebbe dare un segnale negativo ai Paesi che non fanno parte dell’Osce. “La libertà religiosa è il primo dei diritti umani – sottolinea il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ricordando le parole di Benedetto XVI – perché è stato il primo storicamente ad essere riconosciuto e perché riguarda la dimensione costitutiva dell’essere umano, la sua relazione con il Creatore”. Ci sono persone perseguitate - aggiunge l'arcivescovo Mamberti - "soltanto perchè credono in Cristo".

    Ricordando il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace di quest'anno, l'arcivescovo Mamberti ribadisce che "al momento attuale i cristiani sono il gruppo religioso che soffre di più per le persecuzioni a causa della fede" e che tale situazione "rappresenta un insulto a Dio e alla dignità umana" ma anche "una minaccia alla sicurezza e alla pace". "Da est ad ovest del mondo si fronteggiano diverse minacce al pieno esercizio della libertà religiosa", così affermava il Papa nel discorso del gennaio scorso al Corpo diplomatico e l'arcivescovo Mamberti lo ricorda insieme ad un'altra considerazione di Benedetto XVI: "C'è una tendenza a considerare la religione, ogni religione, come qualcosa di insignificante, alieno o destabilizzante per la moderna società e c'è la tendenza a cercare in diversi modi di evitare che la relgione abbia influenza sulla vita della società". Naturalmente – chiarisce mons. Mamberti - nessuno ha intenzione di confondere questi atteggiamenti con le condanne a morte dei cristiani in alcune aree del mondo ma bisogna ricordare che “i crimini di odio si nutrono dell’ambiente in cui la libertà religiosa non è pienamente rispettata e la religione viene discriminata”.

    Punto importante - spiega mons. Mamberti - è che non si può confondere il rispetto per la libertà religiosa “con il relativismo o con l’idea che nell’era postmoderna la religione sia una componente marginale della vita pubblica”, una manifestazione da relegare nella sfera privata. “La religione – afferma l’arcivescovo Mamberti – è più che un’opinione privata, la religione ha sempre un impatto sulla società e sui principi morali”. Mons. Mamberti sottolinea anche che la libertà religiosa non è solo libertà di culto ma è "il diritto di pregare, educare, convertirsi, contribuire al discorso politico e partecipare pienamente alle pubbliche attività". Sottolineando la collaborazione continuativa tra l’Osce e la Santa Sede su questi temi, l’arcivescovo Mamberti ricorda la Risoluzione dell’Assemblea parlamentare Osce adottata quest’anno in una riunione a Belgrado come “un importante passo avanti nel dibattito sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani” e auspica che “concrete misure” diano seguito alle dichiarazioni di principio.

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    Esposizione delle opere di Benedetto XVI, in occasione del viaggio apostolico in Germania

    ◊   La casa editrice Herder, in collaborazione con la Libreria Editrice Vaticana (Lev), ha colto l’occasione della prossima visita apostolica di Benedetto XVI in Germania, per raccogliere e presentare le opere di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nelle loro molteplici traduzioni. In un’esposizione unica nel suo genere, allestita prima a Castel Gandolfo per il Santo Padre, poi per gli interessati - il 16 settembre - in Vaticano al Campo Santo Teutonico ed infine - il 24 settembre - presso la sede della casa editrice Herder a Friburgo, verranno esposti circa seicento volumi rappresentativi di più di venticinque Paesi. Per la prima volta, in uno stesso luogo, sarà possibile vedere l’edizione rumena di “Sale della terra” sino a quella cinese di “Dio e il mondo”, insieme alla grandi monografie di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. In questo modo la casa editrice Herder e la Libreria Editrice Vaticana intendono manifestare all’autore elogio e gratitudine. “Quale detentrice dei diritti degli scritti del Papa, è per la Lev motivo di grande soddisfazione vedere raccolti volumi tradotti nelle maggiori lingue del mondo”, afferma Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. “Sarà per noi una grande gioia potere mostrare al Papa stesso l’esposizione, il 15 settembre prossimo a Castel Gandolfo, presso la sua residenza estiva”, afferma Manuel Herder.

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    La Santa Sede parteciperà alle Giornate europee del Patrimonio con diverse iniziative

    ◊   La Santa Sede parteciperà, anche quest'anno, alla celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio", una manifestazione promossa dal Consiglio d'Europa, che gode attualmente dell'adesione di 50 Stati del Continente. La giornata verrà celebrata domenica 25 settembre sul tema “La vita oltre la vita”. All'elaborazione del programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Il programma delle manifestazioni prevede l’accesso gratuito ai Musei Vaticani per l'intera giornata e l’accesso gratuito a tutte le Catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico (S. Callisto, Domitilla, Priscilla, S. Agnese e S. Sebastiano).

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    Il Congresso eucaristico nazionale, evento che dà nuovo slancio alla Chiesa

    ◊   Il Congresso Eucaristico di Ancona “non è stata una parentesi o una distrazione, ma una sosta preziosa per metterci di fronte al Mistero da cui la Chiesa è generata”: è quanto si legge nel messaggio conclusivo dell’evento ecclesiale, intitolato “Resta con noi Signore”. Per un bilancio del Congresso eucaristico nazionale di Ancona, conclusosi domenica scorsa alla presenza del Papa, ascoltiamo il commento di don Ivan Maffeis, vicedirettore delle Ufficio Comunicazioni sociali della Cei, al microfono del nostro inviato Fabio Colagrande:

    R. – Se a Bari, il Congresso eucaristico precedente, aveva cercato di focalizzare l’attenzione sul fatto che noi cristiani "senza domenica non possiamo vivere", possiamo dire che questa 25.ma edizione ha invece guardato al riflesso che della domenica arriva sui giorni feriali, sulla settimana lavorativa: arriva lì dove vive l’uomo, dove lavora, dove ama, dove conosce la fragilità, dove insieme ad altri è chiamato a costruire relazioni e città. E’ stato significativo notare come, tanto negli interventi dei vescovi, nelle omelie, quanto in quelle dei relatori nei momenti di approfondimento, ci sia stata questa attenzione a "leggere" l’Eucarestia, a mettersi davanti al Mistero dell’Eucarestia con la vita dell’uomo del nostro tempo, la nostra vita, dando la priorità proprio a Gesù Cristo, cercando poi di vedere che cosa questo poteva voler dire appunto nella vita ordinaria, negli atteggiamenti, negli stili di vita, nel rapporto con gli altri.

    D. – Che bilancio possiamo fare invece dei momenti più devozionali, più popolari di questa settimana di Congresso, come le Adorazioni eucaristiche, la processione eucaristica che ha animato il centro di Ancona?

    R. – Sono convinto che chiunque abbia avuto modo di partecipare o anche di seguire attraverso le dirette televisive questi momenti, non poteva non restare colpito dalla partecipazione a questi momenti. Il popolo di Dio che è la Chiesa, la nostra Chiesa, quel tessuto fatto dalla parrocchia, fatto dai fedeli di tutti i giorni, ha saputo aderire a queste iniziative. Il silenzio, il canto, la preghiera, l’adorazione, le tappe della Via Crucis, immedesimarsi nella vita di Cristo, credo siano state una testimonianza enorme di un popolo che è alla ricerca di riferimenti, che intuisce ed esprime che questi riferimenti riportano proprio alla sorgente eucaristica, al Cristo Signore.

    D. – Che tappa è stata Ancona nell’attività dei vescovi italiani?

    R. – Partiamo comunque da una riscoperta di fede, nella misura in cui diciamo a noi stessi, e quindi agli altri, che il primato nella nostra vita rimane una riscoperta di Dio, un far posto a Lui. Qui, ad Ancona, emerge la volontà di ripartire con questo compito, tante volte così difficile, oltre che delicato, con rinnovata fiducia, con la fiducia che viene proprio da un’esperienza di fede condivisa e vissuta nella ferialità. Come più volte abbiamo sentito dire in questi giorni, diventa decisivo, come in tutti i Convegni, quello che è il “dopo”. E da Ancona la Chiesa italiana riparte, dicendo a se stessa innanzitutto, e quindi al Paese, che il “dopo” dovrà essere segnato da momenti di silenzio, di adorazione, di contemplazione, di preghiera personale e comunitaria. (ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Oggi la croce ci riveste dell’abito della vita: in prima pagina, Manuel Nin sul canone di Cosma di Maiouma.

    Tutela dei cristiani da ogni discriminazione: nell’informazione internazionale, l’intervento dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, nell'ambito del summit organizzato a Roma dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce).

    In cultura, a proposito di una mostra - a Castel Gandolgo, in Vaticano e a Friburgo - sulle opere di Joseph Ratzinger nelle loro molteplici traduzioni.

    Vicente Carcel Orti sull'udienza di Pio XI (14 settembre 1936) ai profughi spagnoli e Marta Lago sulla Seconda Repubblica e la Guerra Civile spagnola nei documenti dell'Archivio Segreto Vaticano.

    In occasione del convegno “Archivi ed evangelizzazione” il messaggio dell’arcivescovo Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e un articolo di Luis Manuel Cuna Ramos, direttore dell'Archivio storico del medesimo dicastero.

    Verso l’incontro di preghiera di Assisi del prossimo 27 ottobre: nell'informazione religiosa, un testo del presidente e del segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Peter Turkson e il vescovo Mario Toso.

    Con l'amore del cuore di Gesù: il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, su unità del sacerdozio e fecondità della Chiesa nel Pontificato di Giovanni Paolo II.

    Nell’informazione vaticana, intervista di Nicola Gori al cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale dell'India.

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    Oggi in Primo Piano



    Rilanciando la sfida della convivenza, si chiude a Monaco l'incontro interreligioso di Sant'Egidio. Con noi, Andrea Riccardi e il cardinale Crescenzio Sepe

    ◊   L’arte del convivere dovrà essere al centro del prossimo decennio, in chiusura di quello appena trascorso, dominato da violenza e contrapposizioni. E’ il messaggio che i leader religiosi di tutto il mondo lanciano da Monaco di Baviera alla fine dei tre giorni di incontro organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Questa mattina la conferenza stampa conclusiva di Andrea Riccardi e del cardinale arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx. Da Monaco, l'inviata Francesca Sabatinelli.

    Pregare e riunirci non può cambiare rapidamente la storia, ci vuole una pazienza geologica per far incontrare uomini, culture e religioni. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in chiusura di Meeting, risponde così a chi, dieci anni fa, subito dopo l’11 settembre, decretò il fallimento di quel dialogo tra le religioni e le culture iniziato nel 1986 ad Assisi. Noi abbiamo fretta, ha detto Riccardi, ma cosa sono 25 anni per cambiare la storia? Dall’appuntamento bavarese, stretto tra questi due anniversari, Sant’Egidio si aspetta una svolta, un investimento sulla cultura e sulla pratica del dialogo a tutti i livelli. Se fino a qualche anno fa, continua Riccardi, ogni leader religioso parlava solo ai suoi fedeli, oggi parla al mondo, che è ciò che fa il Papa. Riccardi ha rimarcato l’importanza del messaggio inviato da Benedetto XVI al meeting. Un incontro che il Papa ha sentito molto, ha detto, perché è stato a Monaco, sua ex diocesi, e perché è preparatorio alla giornata di preghiera ad Assisi, il prossimo ottobre. Noi cristiani, è stato l’intervento del cardinale arcivescovo della città, Reinhard Marx, siamo convinti che si possa cambiare il mondo, non a breve termine, nel senso politico, ma le persone devono cambiare la mentalità, e comprendersi l’uno con l’altro. E' un lungo processo. Dopo l’11 settembre c’è stata la tendenza a chiudersi in se stessi, nella propria identità, c’è la paura a incontrare l’altro, ha aggiunto il porporato, per questo la Comunità di Sant’Egidio è un luogo privilegiato dove si dice che l’altro non è una minaccia ma ricchezza. Questa sera, con la lettura dell’appello di pace firmato da tutti i leader religiosi presenti qui a Monaco, si chiuderà questa 24.ma edizione dell’incontro tra le religioni e si annuncerà il nome della città che ospiterà l’edizione 2012.

    A margine della conferenza conclusiva a Monaco di Baviera, la nostra inviata Francesca Sabatinelli ha raccolto la riflessione del fondatore della Comunità di Sant'Egidio, il prof. Andrea Riccardi, proprio sull’importanza del dialogo a dieci anni dall’11 settembre:

    R. – Questi 10 anni hanno "irriso" la cultura del dialogo, l’hanno considerata una pericolosa ingenuità. Secondo me, invece, in un mondo multipolare, in un mondo misto, c’è bisogno di questo filo del dialogo, di tessere continuamente questo tessuto della convivenza umana. Deve diventare un’arte di popolo, un’arte generalizzata. Penso che l’Europa sia il continente che ha ancora le maggiori risorse culturali e umane per il dialogo. Se l’Europa le userà, se l’Europa le attiverà queste risorse si incrementeranno, altrimenti si spegneranno. Io credo che il grande rischio per l’Europa sia un’Europa delle piccole patrie, delle tante “Heimat” … questo è il grande problema. Io credo che questo convegno voglia anche forzare l’Europa alla sua vocazione di dialogo, perché l’Europa è a rischio chiusura. Cosa sarà il mondo globalizzato e della crisi finanziaria, senza Europa?

    D – L’attenzione si è concentrata molto sulla “primavera araba”, durante queste tavole rotonde. Lei ha detto che in questa occasione, uno dei successi è stato che persone, che altrimenti non si sarebbero incontrate, si sono ritrovate, hanno avuto l’occasione di parlare …

    R. – Io credo che questo sia stato uno dei successi. Ma l’altro successo molto importante è stato quello che si è parlato in un modo veramente esteso, come raramente ho visto fare in Europa, delle “primavere arabe”, e c’è stato un amplissimo dibattito. Questo, secondo me, è stato un punto veramente decisivo.

    D. – Non possiamo, però, non notare come in Occidente si tema il rischio del fondamentalismo islamico, in questi Paesi …

    R. – L’Occidente lo teme; in parte lo temono i cristiani che in fondo hanno sempre vissuti protetti in questi Paesi: questo, secondo me, è il loro problema. La protezione è stata la loro "condanna" e la loro forza, la loro possibilità di sopravvivere. E poi, abbiamo alle spalle la brutta esperienza irachena dove i cristiani sono stati dimezzati: è questa, la realtà! (gf)

    All'evento di Monaco di Baviera ha preso parte anche il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, che in questa intervista di Francesca Sabatinelli si sofferma sull’impegno dei cristiani per il dialogo:

    R. - L’uomo non è fatto solo per se stesso, come se fosse un’isola o chiuso in una gabbia, ma è per l’altro. E’ parte di un’umanità che lo rende fratello e sorella di tutto e di tutti. Solo se si vive in questa dimensione - che è umana, cristiana e cattolica -, l’uomo può realmente non solo esprimere se stesso ed i propri valori ma anche rispondere a quella che è la vocazione che gli è stata data da Dio. Noi cristiani non sempre siamo riusciti, nel corso della storia, a capire questa dimensione fondamentale dell’essere cristiano: ci sono state, infatti, chiusura e contrapposizione, vedevamo nell’altro uno diverso da noi, forse un nostro nemico, mentre l’altro è sempre lo specchio di noi stessi. Quello che l’altro ci fa è quello che facciamo anche noi, quello che vediamo nell’altro è quello che vediamo in noi. Questa verità che sta emergendo fortemente - soprattutto in questo periodo -, frutto anche dell’assise conciliare, deve costituire la base sulla quale costruire, oggi, una maggiore fraternità, solidarietà e quindi una pace più duratura.

    D. - In questo momento, in Italia, il dialogo e l’incontro sembrano aver perso terreno. Parlo della situazione politica e di quella socio-economica…

    R. - Purtroppo sembra governare la legge della divisione, della contrapposizione e dello scontro piuttosto che quella di un dialogo che potrebbe invece portare a mettere insieme le forze sane, perché si sta vivendo in un momento di particolare difficoltà. E’ quello che dice anche il presidente della Repubblica, quello cui invitano anche i vescovi: cercare di mettere insieme le forze positive, perché non ci si salva da soli. Ci si salva se, insieme, si riesce ad individuare una soluzione anche ai gravissimi problemi che stiamo affrontando.

    D. - Questa situazione di divisione e di grave crisi economica sta penalizzando soprattutto il Sud, il Mezzogiorno d’Italia. Sono denunce che lei ha fatto ripetutamente, anche per mettere in guardia dall’azione della criminalità organizzata…

    R. - Ci vuole un riscatto per tutti, sia per il Sud sia per l’Italia tutta. Un riscatto d’identità, che potremo avere se riusciremo a porre i nostri problemi su basi etiche e morali. Non possiamo lasciar andare le cose come se ci fosse solo una prospettiva umana, materiale. Dobbiamo capire che solo mettendo al centro la dignità dell’uomo ed i suoi valori possiamo costruire una società solida. Se costruiamo un Paese ed un Sud solo sulla sabbia, avremo delle difficoltà economiche, sociali e politiche e tutto verrebbe spazzato via. Se invece poniamo la dignità, il fondamento ed il rispetto dell’uomo in tutte le sue dimensioni, allora sì che possiamo ricostruire veramente, su basi solide, la nostra dignità. Ci vuole uno scatto di moralità, un impegno etico di tutti per rinsaldare i nostri vincoli e cercare di superare insieme questi momenti difficili che stiamo vivendo. Che cos’è la camorra? E’ la sopraffazione, è la volontà del più forte di sovrastare il più debole, di assoggettare e di dominare. Allora ho detto: queste sono persone anticristiane, sono anti-uomini, sono nel peccato. Bisogna combatterli con tutte le forze perché non vogliono creare il regno di Dio, del bello e della bontà, ma il regno del male e della cattiveria. (vv)

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    Tavola rotonda per festeggiare i 40 anni della Caritas Italiana. Con noi, don Vittorio Nozza

    ◊   La Caritas Italiana compie 40 anni e rilegge il quarantennio attraverso un percorso di riflessione su temi e scelte pastorali con l’obiettivo di scrivere nuove pagine di testimonianza della carità in contesti che cambiano. Oggi il secondo appuntamento dei 10 in programma a Roma fino a novembre: una tavola rotonda tra i direttori dei media cattolici sull’azione della Caritas in un mondo frammentato. Tre le parole d’ordine: memoria di quanto fatto, fedeltà al mandato, profezia cioè capacità di orientarsi verso il futuro. A seguire i lavori di oggi per noi c’era Gabriella Ceraso:

    Dov’è la Caritas? Qual è il suo futuro? E come viene colta la sua presenza nel mondo? Rispondono oggi i direttori dei media cattolici, che osservano questa realtà quarantenne di servizio della Chiesa da un punto di vista privilegiato. La funzione, i compiti, gli aspetti fondamentali della Caritas sono incardinati nel Magistero papale degli ultimi anni: questo emerge dalla relazione “Chiesa e Carità” di padre Federico Lombardi, direttore della nostra emittente. L’amore – dice – è l’unica vera risposta di lungo termine ai grandi fatti della storia ed è in questa prospettiva che si inserisce l’operato della Chiesa. E questo amore si delinea – spiega padre Lombardi – dalla "Novo Millennio Ineunte" di Giovanni Paolo II ai documenti di Benedetto XVI. E’ un amore che nasce dalla contemplazione di Cristo per diventare cuore della Chiesa, che va nel mondo accogliendo tutti; un amore gratuito, una carità operosa, un servizio comunitario non delegabile ad altri. All’operato della Caritas a livello internazionale guarda invece padre Giulio Albanese, direttore di "Popoli e Missioni", nel suo intervento su Chiese sorelle nel mondo. Il suo è il ringraziamento per quanto si fa, ma anche una serie di raccomandazioni per migliorare, a partire dalla maggiore condivisione, dalla migliore comunicazione attraverso le fonti della stampa di cui la Chiesa dispone. Dell’operato della Caritas nel mondo, a livello di cooperazione, pace e diritti parla anche padre Gian Paolo Salvini, direttore della "Civiltà Cattolica": “C’è un giudizio favorevole – dice – di cui godono gli interventi della Caritas, specie nelle emergenze, perché più agili e immediati”. “Ma cosa si può fare di più? - si chiede - sicuramente passare dall’assistenza allo sviluppo, ma non a quello esportato, sebbene a quello più rispettoso delle realtà locali”. Infine, dalle parole di Dino Boffo, direttore di TV2000, emerge l’apporto sistematico che da 40 anni Caritas fornisce alla rete di servizi sociali italiani: osservatori, centri di ascolto, animazioni e accoglienza sono – ha detto – una risorsa grande, spesso critica ma indispensabile, per individuare i bisogni e rispondere coniugando carità e giustizia.

    Per un bilancio di questi primi 40 anni ascoltiamo, al microfono di Federico Piana, il direttore di Caritas italiana, don Vittorio Nozza:

    R. – Anzitutto, Caritas è andata sviluppandosi e crescendo e questo è un po’ il cuore - come dice Benedetto XVI nella "Deus caritas est" - “un cuore che vede, capace di cogliere i bisogni e poi di intervenire”. E’ andata crescendo moltissimo l’azione dell’ascolto, dell’osservazione, dell’accompagnamento: qui gli strumenti dei centri di ascolto e dell’osservazione delle povertà e delle risorse hanno fatto sì che si moltiplicassero, in questi 40 anni, tutta una serie di azioni di accompagnamento del singolo, del gruppo e della realtà che in pratica si trova, per motivi diversi, in situazione di povertà e di disagio. In secondo luogo, sono andate molto crescendo le Caritas diocesane: in pratica sono un po’ loro, soprattutto loro che nei territori delle diocesi quotidianamente - diremmo - aprono questa prossimità, questa gratuità nei confronti delle povertà più impensate, che - purtroppo - sono andate crescendo, assumendo anche volti nuovi e diversi man mano che gli anni passavano. Allo stesso tempo, però, hanno saputo anche animare e movimentare sia comunità ecclesiali sia territori, istituzioni pubbliche ed altro.

    D. - Ci sono stati dei progressi per quanto riguarda poi la gestione delle emergenze…

    R. - E’ andata molto crescendo l’azione e la capacità d’intervento nei momenti dell’emergenza. Il nostro modo di essere presenti nell’emergenza non è addetto a fare chissà che cosa, quanto a vivere una prossimità fin dall’inizio: ad accompagnare le persone nella prima fase dell’emergenza e poi ad entrare nella fase di ricostruzione; e soprattutto, poi, un accompagnamento che si allunga negli anni, in termini di promozione, di sviluppo e, quindi, anche di risposta e sostegno da dare a quelle che sono poi le necessità prime, indipendentemente da qualsiasi sia l’emergenza.

    D. - Le sfide future?

    R. - Noi abbiamo terminato, proprio a maggio, consegnandolo all’assemblea della Conferenza episcopale italiana, il censimento sulle opere caritative ecclesiali in Italia: siamo attorno alle 15 mila opere che le chiese, che le diocesi hanno in atto nei territori al servizio delle povertà più diverse. Questo grande patrimonio di carità - come veniva sottolineato da Benedetto XVI ad Ancona, domenica scorsa, “lo stare in ginocchio di fronte all’Eucaristia”, deve porre poi lo stare in ginocchio a servire i piedi delle persone in difficoltà. E ha bisogno di contesti caldi e ricchi di relazioni. Non possono bastare le molteplici opere - piccole, medio o grandi che siano - in risposta ai bisogni, ma c’è bisogno di scaldare - e quindi di relazione, di prossimità spicciola, di carità di popolo - i nostri condomini, i nostri cortili, le nostre realtà di vita di ogni giorno: far sì che quanto di grande in termini di prossimità e di gratuità stia comunque dentro una carità di popolo, disseminata nel cuore di ognuno. Questa è la grande azione educativa che è sì presente, ma che è da incrementare nel futuro. (mg)

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    Pakistan: oltre 200 morti per le inondazioni; la Chiesa impegnata ad aiutare le popolazioni colpite

    ◊   Oltre 200 morti ed oltre 5 milioni di sfollati: è il tragico bilancio delle piogge torrenziali che hanno devastato il Sud del Pakistan in questi giorni. La zona più colpita è la provincia del Sindh, mentre si teme ora il diffondersi di epidemie. Dal canto suo, la Caritas locale ha criticato il governo per aver fallito nella prevenzione e nella risposta all'emergenza. Sulla difficile situazione, Chris Wells, del nostro programma inglese, ha intervistato mons. Max John Rodrigues, vescovo di Hyderabad in Pakistan:

    R. – Last year we had very bad floods...
    L’anno scorso ci sono state delle gravi inondazioni e quest’anno lo sono state altrettanto. Alcune aree non colpite l’anno scorso, quest’anno lo sono state davvero molto. L’anno passato molte Ong sono venute ad aiutare. Ma quest’anno anche il governo è risultato privo di mezzi e poche Ong sono state in grado di agire, in quanto tutto è accaduto all’improvviso e con così vaste proporzioni: le inondazioni hanno colpito tutte le province di Sindh, in Punjab, dal Nord al Sud. Quindi, la gente si trova davvero sulla strada ora. Le case sono crollate, non hanno cibo, non hanno acqua potabile e migliaia e migliaia di persone hanno perso le loro abitazioni. Le strade sembrano grandi fiumi. La situazione è davvero terribile e la distruzione è vasta.(ap)

    E sull’impegno della Chiesa nell’area colpita, Alessandro Gisotti ha intervistato suor Angelina Ibrahim, priora provinciale delle Suore domenicane di Santa Caterina da Siena a Faisalabad:

    R. – Well, the church does always …
    La Chiesa cerca sempre di fare qualcosa ed anche la nostra Congregazione. Prima di tutto, dobbiamo salvare le persone, portarle sulle alture, al riparo dall’acqua. Naturalmente non hanno le tende e il cibo, perché non si aspettavano così tanta pioggia quest’anno. Ora mancano di tutto!

    D. – Quali pensa che siano i principali bisogni di queste persone?

    R. – At this time they need food …
    In questo momento hanno bisogno di cibo, di vestiti, di medicine, perché a prescindere dalle alluvioni, già ci sono già molte malattie; oltretutto, ora si è manifestata anche la febbre dengue, che ha ucciso molte persone anche qui nel Punjab, a Karachi... l’epidemia sarà molto difficile da controllare, ora! (ap)

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    Vittime e distruzione nel Sud del Brasile a causa delle inondazioni: la testimonianza del vescovo di Blumenau

    ◊   Sono almeno tre i morti, causati dalle inondazioni nello Stato di Santa Catarina, nel sud del Brasile, dove da giorni si abbattono forti piogge. La Protezione Civile locale ha sottolineato che, nella zona, sono state evacuate almeno 30 mila persone. Per una testimonianza sulla situazione, il nostro collega del programma brasiliano Rafael Belincanta ha intervistato mons. Giuseppe Negri, vescovo di Blumenau, una delle diocesi più colpite dalle inondazioni:

    R. – Noi stiamo cercando di controllare un po’, attraverso le nostre parrocchie, le realtà dei nostri quartieri, dei quartieri della grande Blumenau, che conta 330 mila abitanti; sappiamo che 390 vie sono state allagate in questi ultimi giorni. La Chiesa mette a disposizione della popolazione i grandi saloni che solitamente sono usati per le feste delle parrocchie: sono tutti stati messi a disposizione. Si sta realizzando anche una fruttuosa collaborazione con le autorità civili: da una parte e dall’altra cerchiamo di aiutare le persone colpite. In questi giorni ho visitato i rifugi di questa città: abbiamo visto che buona parte dei poveri che hanno perso tutto è stata accolta dalle nostre parrocchie.

    D. – La situazione è più grave a Rio do Sul …

    R. – Nella diocesi di Rio do Sul, purtroppo, il livello del fiume non sta scendendo: è ancora molto alto e quindi la situazione in quella città è ancora molto critica. Il 70 per cento della popolazione è ancora isolata e non riesce a comunicare; manca l’acqua, manca l’energia elettrica. La polizia sta cercando, con l’aiuto degli elicotteri, di salvare il salvabile e soprattutto di mettere in salvo gli ammalati. Abbiamo la notizia molto triste, di un giovane che è morto a causa dell’alta tensione: i genitori lo hanno in casa e purtroppo non è stato ancora possibile portare via il corpo. Un’altra notizia, che ci ha preoccupato, è che un sacerdote è dovuto salire al terzo piano della sua casa e poi, fortunatamente, è stato salvato: per dire a quali livelli è arrivata l’acqua … (gf)

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    Crisi economica: si rafforza il ruolo della Cina a livello internazionale

    ◊   Fonti del Tesoro italiano hanno confermato l'incontro, la scorsa settimana, tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ed una delegazione di investitori cinesi. Nessun commento sull'oggetto dei colloqui che, secondo le indiscrezioni del "Financial Times", potrebbe riguardare l’acquisto di titoli pubblici italiani da parte di Pechino. Quali gli scenari che si aprono a questo punto? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Luigi Campiglio, docente di Politica Economica presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. – Si apre uno scenario, nel breve periodo, incoraggiante, perché se davvero la Cina è intenzionata ad impegnarsi ad acquistare titoli di Stato italiani, questo avrà un effetto diretto sulla facilità o difficoltà di collocare il debito; ma soprattutto avrà un effetto altrettanto diretto e più importante sui mercati, nel momento in cui sono consapevoli che dietro potrebbe esserci la Cina.

    D. – Il fatto che la Cina sia così presente in Europa potrà avere ricadute anche sulla produzione industriale del “Vecchio Continente”?

    R. – Un effetto potrebbe averlo e potrebbe essere forse più positivo di quanto molti ritengano. Infatti, molte aziende italiane già sono in Cina ed alcune stanno lavorando molto bene. Nel momento in cui la Cina, che "siede" su un volume di riserve straordinario, si propone come interlocutore anche sul piano manifatturiero con delle joint venture, la questione diventa veramente interessante.

    D. – La Cina ha già acquistato il debito americano, quello della Grecia ed è molto presente nel continente africano. Non si rischia di spostare il baricentro economico internazionale troppo verso Oriente?

    R. – Non credo che ci sia un pericolo così forte al momento. Vedo soprattutto la possibilità di decongestionare in tempi molto brevi una situazione che per l’Europa, ed anche l’Italia, è effettivamente di febbre alta. Una volta che la febbre fosse tornata normale, a quel punto noi dovremmo pensare seriamente di riportare in particolare il debito pubblico in proporzioni più ragionevoli per gli obiettivi di crescita che a quel punto sono anche favoriti dalla presenza cinese.

    D. – Decongestionare va bene, però, un prezzo da pagare ci sarà pure. Qual è?

    R. – Il prezzo da pagare ci sarà, ma è un prezzo a medio termine. Lo si vede molto concretamente nel caso americano. In quel caso è accaduto, infatti, che per almeno dieci anni la ripresa americana fino all’apice della crisi sia stata sostanzialmente finanziata dall’eccesso di risparmio cinese. Questa è una tesi cara a Bernanke, che è l’attuale governatore della Riserva Federale Americana, ed è vero. Se lei guarda i flussi, questo è vero. La colpa della politica americana è stata di consentire che tutto questo diventasse la norma. Ora, è evidente che gli Stati Uniti hanno vissuto, come si usa dire, al di là delle proprie risorse per troppi anni.

    D. – E c’è il rischio, secondo lei, che questo diventi una norma anche in Europa?

    R. – Il rischio c’è, ma dipende da noi: siamo noi quelli che possono costruire o disfare il proprio destino.(ap)

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    Sentenza del Tribunale di Palermo: i ministeri della Difesa e dei Trasporti risarciscano i parenti delle vittime della strage di Ustica

    ◊   Una sentenza importante, ma ora vogliamo i nomi dei responsabili. E’ questo il commento della presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti sulla decisione presa, ieri, dal Tribunale civile di Palermo: i parenti delle vittime dell’incidente aereo del 27 giugno 1980 in cui persero la vita 81 persone, saranno risarciti dai ministeri della Difesa e dei Trasporti con oltre cento milioni di euro. I giudici hanno ritenuto responsabili i ministeri per non aver garantito la sicurezza del DC-9 dell’Itavia, ma anche per l’occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti. Il servizio di Irene Pugliese:

    27 giugno 1980, il DC-9 dell’Itavia, volo IH 870, partito alle 20.08 da Bologna e diretto a Palermo, scompare misteriosamente nei cieli tra Ponza ed Ustica. Nessun sopravvissuto tra le 81 persone a bordo: 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. Dopo 31 anni e diversi processi senza colpevoli, la svolta: i parenti delle vittime saranno risarciti dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, colpevoli di non aver garantito la sicurezza di quel volo e di aver tenuta nascosta la verità. Cade quindi l’ipotesi del cedimento strutturale o di una bomba esplosa sull’aereo, tesi che aveva retto fino in Cassazione, e si ritorna invece alla pista dello scontro aereo tra jet militari di cui fece le spese il DC-9 dell’Itavia oppure all’ipotesi del missile sparato da un altro aereo, probabilmente per colpire un Mig libico, i cui resti sono stati ritrovati qualche settimana dopo l’incidente sui monti della Sila. Ricostruendo i fatti accaduti la sera di quel 27 giugno, ora il Tribunale civile di Palermo ha condannato i Ministeri. Una sentenza importante per la senatrice Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime:

    “Questo è un passo molto importante. L’aspetto migliore di questa sentenza è che asserisce che c’è stato depistaggio, che c’è stato occultamento, che c’è stata incapacità di sorvegliare i nostri cieli”.

    Non tanto il risarcimento, dunque, è quello che interessa le persone che hanno perso qualcuno in quella tragedia, quanto il fatto che questo risultato possa aprire le porte ad una nuova verità. Ancora Daria Bonfietti:

    “La cosa importante, ancora da definire, è chi sono stati coloro che hanno potuto abbattere un aereo civile in tempo di pace nei nostri cieli”.

    C’è poi la questione del coinvolgimento libico in questa vicenda. Ora che Gheddafi non è più al potere, dagli archivi libici potrebbero emergere informazioni utili a chiarire il mistero. Anche se, secondo la Bonfietti, non è tra quelle carte che bisogna cercare:

    “Gheddafi ha sempre rivendicato che la vittima designata fosse lui, ma non è questo il problema: il problema è di andare dai Paesi amici e alleati – la Francia, l’America – e ottenere risposte alle rogatorie, perché erano i loro aerei che si trovavano nel nostro cielo in quella notte, assieme a quello di Gheddafi, eventualmente”.(ap)

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    “La scuola: un bene per tutti”, iniziativa dell'arcidiocesi di Torino

    ◊   È iniziato il nuovo anno scolastico e per l’occasione l'arcidiocesi di Torino organizza dal 9 al 15 ottobre una settimana dedicata all’educazione, dal tema “La scuola: un bene per tutti”. Obiettivo della Settimana è far percepire il sistema educativo come punto focale dell’attenzione della comunità ecclesiale e civile e sottolineare l’impegno degli educatori, valorizzando i giovani. Come e perché è nata questa iniziativa? Ne ha parlato Giorgia Innocenti, con Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino:

    R. - La scuola rappresenta una delle realtà più importanti dal punto di vista educativo. La Cei ci ha affidato questo programma decennale - “Educare alla vita buona del Vangelo” - e abbiamo allora pensato di attivare un'azione prendendo in esame i problemi della scuola, attorno anche a quelli che sono gli impegni, non solo di quanti all’interno della scuola svolgono il loro compito di servizio - e quindi i docenti, i dirigenti e le famiglie - ma anche nella comunità ecclesiale in modo che la scuola non sia considerata una realtà un po’ a sé stante, ma diventi punto di forza, di rinnovamento, una rete educativa alta nel territorio.

    D. - Ha un augurio in particolare per gli studenti e per gli insegnanti che iniziano questo nuovo anno scolastico?

    R. - Certamente rivolgerò loro un messaggio, nel quale anzitutto rivolgerò un richiamo agli studenti affinché si rendano sempre più attivi e più responsabili sia attraverso l’impegno dello studio, sia attraverso anche una valorizzazione della scuola in tutte le sue qualità. Gli studenti non sono oggetti di cura, ma sono soggetti, protagonisti e devono quindi sentirsi anche loro impegnati a dare anche il loro contributo, proprio - direi - a livello di stima, di disponibilità, di partecipazione e di attività, di corrispondere agli stimoli che vengono da una parte dei docenti, sollecitando anche un po’ le famiglie. Per i docenti, l’augurio è che siano certamente stimati, perché è una categoria, alle volte, anche a livello sociale, che ha bisogno di essere sostenuta a livello economico.

    D. - Oggi la disoccupazione dilaga anche tra i giovani laureati, ragazzi che hanno creduto nel sistema educativo e che molto spesso sono costretti a fuggire all’estero...

    R. - Tra tutto il precariato è quello certamente più spinoso e - direi - più problematico e sul quale bisogna intervenire, perché quando una generazione di giovani è impegnata a dare il massimo, investendo nella scuola e trovando un proprio percorso di valorizzazione e di professionalità, si trova poi di fronte ad una società che non è capace di accogliere le loro potenzialità, di dare luce, di dare speranza, insomma di dare loro un futuro… (mg)

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    Chiesa e Società



    Ucciso un altro sacerdote in Colombia: è il sesto dall’inizio dell’anno

    ◊   In Colombia la polizia ha confermato che nella località di Chocó, nella diocesi de Apartadò, vicino al confine con Panama, è stato ucciso, con colpi di “machete” alla testa, il parroco di Capurganá, padre Gualberto Oviedo Arrieta. Il corpo senza vita del sacerdote – ha precisato la polizia di Sijín che ha condotto le prime indagini - è stato trovato all’interno della sua abitazione con il cranio fracassato. Padre Oviedo Arrieta aveva 34 anni ed era stato ordinato due anni fa. E’ il sesto sacerdote ucciso in Colombia dal primo gennaio ad oggi. Pochi giorni fa il sito web dell'episcopato colombiano aveva ricordato i primi cinque preti assassinati. Si tratta di Restrepo Idárraga, Rafael Reátiga Rojas, Richard Armando Piffano Laguado, Luis Carlos Orozco Cardona e Eudista Gustavo García. Si ricorda anche che tra il 1984 e il 2011, nel Paese sudamericano, sono stati uccisi 2 vescovi, 9 tra religiose e religiosi e 3 seminaristi. La triste notizia ha provocato grande commozione in Colombia. Mons. Luís Adriano Piedrahita Sandoval, vescovo della diocesi di Apartadó, ricorda padre Gualberto Oviedo Arrieta “come un giovane di talento molto impegnato nella formazione professionale”. Gli 8 arcivescovi e vescovi delle province ecclesiastiche di Medellín e Santa fe de Antioquia, in una dichiarazione congiunta, hanno infine espresso tristezza per questo crimine e hanno chiesto indagini rapide ed efficaci. (A cura di Luis Badilla)

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    Albania: a Tirana l'Assemblea dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa

    ◊   Sarà Tirana ad ospitare dal 29 settembre al 2 ottobre la prossima Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), su invito del presidente dei presuli albanesi, mons. Rrok Mirdita, arcivescovo metropolita della capitale. Dopo la storica visita di Giovanni Paolo II nel ‘93, l’incontro del Ccee sarà l’evento ecclesiale più rilevante di questi ultimi anni per l’Albania, sottolineato dagli incontri con il presidente della Repubblica, Bamir Myrteza Topi ed il primo ministro, Sali Ram Berisha. Nel 40mo anniversario del Ccee - che verrà celebrato con un Convegno a Roma il 22 novembre prossimo - i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa eleggeranno a Tirana la nuova Presidenza (2011-2016). In vista del Sinodo dei vescovi sul tema della Nuova Evangelizzazione - convocato da Benedetto XVI in Vaticano nell’ottobre 2012 - il Ccee ha inviato un questionario alle Conferenze episcopali per raccogliere idee e proposte, che saranno presentate a Tirana. Verranno anche commentati gli ultimi incontri dei segretari generali, dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa e dei vescovi delle Chiese cattoliche di rito orientale. La seconda parte dei lavori sarà dedicata al servizio del Ccee alla Chiesa in Europa e al dialogo con le Istituzioni europee. Verrà presentato Eurocathinfo.eu, il Portale dell’informazione istituzionale delle Conferenze episcopali in Europa, online entro la fine dell’anno, e l’Intranet del Ccee. Saranno nominati i membri del Comitato organizzativo delle seconde Giornate Sociali Europee, realizzate insieme alla Comece, previste nel 2013. Saranno poi presentate le attività dell’Osservatorio su casi di discriminazione ed intolleranza verso i cristiani in Europa. In ambito ecumenico, si farà il punto sul dialogo con la Conferenza delle Chiese europee (Kek) e presentati gli atti del II Forum Europeo Cattolico-Ortodosso dello scorso ottobre a Rodi, e sarà decisa la delegazione cattolica che prenderà parte al III Forum Europeo Cattolico-Ortodosso a Lisbona, in Portogallo, dal 4 all’8 giugno 2012. Sarà infine discusso il calendario delle attività del Ccee per il 2012, che prevedono il Simposio dei vescovi d’Africa e d’Europa (Roma, 13-17 febbraio) e il Congresso sulla catechesi (Roma, 7-10 maggio). I partecipanti all’Assemblea Ccee saranno anche informati su due prossimi appuntamenti mondiali in Europa: l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, (30 maggio-2 giugno 2012) e il 50mo Congresso Eucaristico Internazionale a Dublino (10-17 giugno 2012). I presidenti dei vescovi europei riceveranno inoltre brevi comunicazioni sui recenti viaggi di Benedetto XVI per verificarne le ricadute a livello locale. Non mancherà una riflessione insieme al Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal, su come aiutare i cristiani in Terra Santa. (R.G.)

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    Il parlamento indiano blocca la legge contro le violenze interreligiose

    ◊   La legge sulla violenza interreligiosa – Communal Violence Bill (Cvb) – voluta dal National Advisory Council (Nac) di Sonia Gandhi – non ha ottenuto il consenso di diversi partiti politici, compreso il Trinamool Congress, alleato della Gandhi. Il disegno di legge – che conferisce al governo centrale il potere di intervenire in maniera diretta nei casi di violenza interreligiosa, anche bypassando le autorità statali – subisce così una nuova battuta d’arresto, dopo quella causata dai partiti all’opposizione. L’idea di una legge che si occupi di violenza interreligiosa - riferisce l'agenzia AsiaNews - nasce nel 2003, dopo la morte di più di 2mila musulmani nel massacro del Gujarat. In seguito, l’ondata di violenze contro i cristiani dell’Orissa, nel 2008, e il conseguente fallimento dei singoli Stati nel garantire la giustizia, hanno portato di nuovo la questione al centro del dibattito politico. “Che il governo centrale abbia certi poteri – afferma padre Cedric Prakash, direttore del centro gesuita “Prashant” per i diritti umani, la giustizia e la pace – è importante per controllare la violenza nel Paese. Tuttavia, questa legge ha molte falle ed è su questo che anche gli attivisti dei diritti umani si oppongono”. Il sacerdote illustra alcune questioni ritenute controverse dai detrattori della Cvb: “Secondo la legge, si considerano minoranze solo le minoranze religiose, tribali e di casta del Paese [escludendo la maggioranza indù]; ma cosa accadrebbe in Stati come il Jammu e il Kashmir, dove gli indù costituiscono non la maggioranza, ma una minoranza (a differenza del resto dell’India)? Il governo centrale, poi, avrebbe potere legislativo ed esecutivo pressoché illimitato, su qualunque Stato. Chi garantisce che il governo centrale non interferirà con quegli Stati guidati da partiti politici dell’opposizione?”. Infine, c’è chi crede che questa nuova legge, condannando “le maggioranze”, rischia di fomentare – e non sedare – il fondamentalismo delle minoranze. (R.P.)

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    India: leader del Bjp, il partito indù, in preghiera al santuario di Maria

    ◊   L'8 settembre, nel giorno della festa del Santissimo Nome di Maria, l’ex leader del Bjp (Bharatiya Janata Party, partito nazionalista indù) Shri L.K. Advani ha visitato il santuario della Madonna, nella basilica di Santa Maria del Monte a Bandra (Mumbai), dove ha posto una ghirlanda di fiori rossi e due candele ai piedi dell’altare maggiore, sotto la statua della Vergine. Poi, con riverenza e devozione, ha pregato per alcuni minuti. Insieme con il vicerettore della basilica, padre Aniceto Pereira, il politico ha recitato il Memorae. Padre Pereira gli ha donato un libro sulla storia del santuario di mons. Francis Correia. Il fatto - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha destato stupore perché il Bjp è spesso visto all’origine di molte azioni violente contro i cristiani. Intervistato dai media locali, LK Advani ha dichiarato di aver ricevuto l’invito a visitare il santuario da leader locali del Bjp. Il politico ha raccontato poi di aver studiato alla St. Patrick High School di Karachi, tenuta dai Christian Brothers irlandesi. “Da quando ho legami con questa comunità – ha spiegato – sono felice di venire qui, incontrare i sacerdoti, partecipare alla preghiera e ottenere le benedizioni”. “LK Advani - racconta padre Aniceto Pereira - ha mostrato un grande rispetto per il nostro santuario e la nostra religione. Un leader che viene a chiedere la grazia e l’aiuto di Dio significa molto per noi. Ho pregato Dio affinché guidi i nostri leader e li benedica – prosegue il vicerettore –; so che c’è un problema di sicurezza per la comunità cristiana in alcuni Stati dell’India, ma qui il leader del Bjp è venuto come un pellegrino, pieno di fede, per chiedere la benedizione e la grazia di Maria”. Il santuario della Madonna, a Bandra, incarna un luogo di armonia e dialogo interreligioso, perché la Vergine attira persone di ogni credo. Padre Pereira spiega: “Da quando è iniziata la novena (il 2 settembre scorso, per celebrare la Natività di Maria), più di 15mila persone visitano ogni giorno il santuario. E solo il 30% è cristiano. Maria è un’icona per le persone di tutte le religioni. Attraverso l’intercessione di Maria, la gente celebra un’umanità condivisa, sotto la sua maternità. Musulmani, indù, buddisti, parsi, sikh… Tutti hanno condiviso con me i miracoli che Maria ha portato nelle loro vite. La devozione a Maria trascende tutti i confini religiosi”. A Bandra, da centinaia di anni la festa della Madonna è associata alla statua della Vergine nella basilica di Santa Maria del Monte. (R.P.)

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    Indonesia: "cintura di pace" di volontari cristiani e musulmani nelle Molucche

    ◊   Torna ad alzarsi la tensione ad Ambon, nelle isole Molucche: dopo gli scontri fra musulmani e cristiani di domenica scorsa, il governo ha stanziato per le vie della città oltre 400 militari con carri armati, per separare le due comunità. Intanto anche nella capitale Giakarta circolano interrogativi sulle presunte collusioni fra polizia e rivoltosi, nonché sui gruppi di provocatori che vogliono “soffiare sul fuoco della guerra santa”. “Alcuni gruppi politici vogliono innescare un conflitto e sfruttarlo per propri interessi. Non vogliamo che la popolazione innocente delle Molucche debba ancora pagare per tali giochi di potere” ha ribadito all’agenzia Fides il vescovo di Amboina, mons. Petrus Canisius Mandagi. Padre Benny Suseyto, direttore della Commissione per il dialogo interreligioso nella Conferenza episcopale dell’Indonesia, rimarca “l’azione non violenta di volontari cristiani e musulmani che stanno coadiuvando le forze dell’ordine e realizzando ad Ambon una ‘cintura di pace’, per dividere il quartiere cristiano da quello musulmano, proteggendo le comunità ed evitando altre violenze”. “C’è stata una risposta pronta ed efficiente di leader religiosi e di cittadini di buona volontà. La popolazione vuole pace e armonia, nonostante i provocatori” ha detto padre Suseyto. Una fonte attendibile nella Chiesa indonesiana, nota che “il modello del conflitto di Ambon ricalca quello delle guerra civile del 1999: vi sono numerosi militanti venuti dall’esterno delle Molucche e le armi in loro possesso provengono dagli arsenali dell’esercito. Questo desta molti sospetti”. Sui giochi politici dietro la nuova “guerra santa”, la fonte di Fides nota: “Si sta cercando di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai grandi problemi che attanagliano il governo, come gli scandali per corruzione”. Per risolvere a monte il conflitto nelle Molucche, conclude, “urge affrontare le questioni ancora aperte: musulmani e cristiani hanno entrambi rivendicazioni su territori e proprietà ‘congelate’ dopo il conflitto del 1999. Occorre sbloccare tali questioni, operando nella piena legalità. L’armonia religiosa sarà conseguente”. Ad Ambon un messaggio che invoca la pace è stato diffuso oggi dai mass-media, in chiese, moschee e scuole mentre a Giakarta un forum interreligioso ha chiesto al governo centrale di “attuare gli accordi di Malino” (che misero fine al conflitto delle Molucche del 1999-2002), “unica strada per creare una pace duratura ad Ambon”. Inoltre un gruppo di Ong, istituti di ricerca, Chiese, associazioni, riunite oggi a Giacarta, ha ribadito la necessità che le Molucche “non siano lasciate sole”, e ha chiesto trasparenza all’azione di governo. (R.P.)

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    Congo: appello dei vescovi per elezioni pacifiche e democratiche

    ◊   “Un appello pressante alla moderazione” e una richiesta esplicita al governo perché garantisca elezioni “libere, trasparenti, democratiche e pacifiche”. Questo, in sintesi, il contenuto del documento pubblicato nei giorni scorsi dai vescovi della Repubblica Democratica del Congo (Cenco), in vista delle consultazioni elettorali, sia presidenziali che legislative, che si terranno nel Paese il prossimo 27 novembre. Il testo, a firma del cardinale Nicolas Djomo, presidente della Cenco, prende spunto da un versetto del Salmo 29, “Il saggio domina la sua collera”: “Noi, cardinali, arcivescovi e vescovi della Repubblica Democratica del Congo – si legge nel testo – lanciamo un pressante appello alla moderazione”, poiché “le elezioni sono il metodo per voltare le spalle all’anarchia e alla guerra e per costruire uno Stato democratico”. Per questo, “è urgente dare prova di moderazione, poiché un potere politico stabile per il bene della popolazione non si può ottenere con la violenza”. Quindi, la Cenco chiama in causa innanzitutto i candidati politici: “Vi chiediamo di dare prova di grande cultura democratica e di astenervi da tutte le forme di violenza nei confronti dei vostri avversari, proponendo, invece, progetti sociali capaci di promuovere lo sviluppo del Paese”. L’appello viene esteso anche ai sostenitori dei partiti politici, invitati “alla moderazione, al rispetto dell’ordine prestabilito, all’educazione civica”. Poi, i vescovi si rivolgono “ai figli e alle figlie della Repubblica Democratica del Congo”: “Questo Paese vi appartiene – dicono – Vi richiamiamo alle vostre responsabilità. Non dimenticate che ciò che è andato distrutto in passato, a causa dei saccheggi e delle guerre, ha causato un grande danno alla nazione, e la popolazione ne è stata la principale vittima”. Di qui, l’invito a “non lasciarsi strumentalizzare o manipolare dalle parti politiche, soprattutto da quelle poco interessate al bene comune e che ricercano soltanto il proprio tornaconto personale”. E ancora, i presuli congolesi chiamano in causa i giovani, “speranza del futuro per tutti”: “La felicità è ancora possibile nel nostro Paese – sottolinea la Cenco – Essa dipende soprattutto da voi, dal vostro costruire questa nazione più bella di prima. Sappiate discernere cosa è bene, cosa è giusto, cosa contribuisce alla realizzazione di un Congo prospero”. Infine, l’ultimo appello viene rivolto al governo attualmente in carica, affinché “rassicuri tutta la popolazione e le sue proprietà e prenda tutte le disposizioni necessarie per garantire elezioni libere, trasparenti, democratiche e pacifiche”. Allo stesso tempo, si chiede alla polizia ed alle forze armate di conservare il proprio carattere “apolitico e repubblicano, dando prova di neutralità e di patriottismo ed evitando tutte le forme di violenza, sia prima che durante le elezioni”. Le ultime righe del documento episcopale, infine, affidano all’intercessione di Maria, “Regina della Pace”, “la preparazione e l’esito delle prossime elezioni”. (A cura di Isabella Piro)

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    Nigeria: appello dei vescovi contro le violenze dei Boko Haram

    ◊   I vescovi della Nigeria criticano il governo federale per non aver fatto progressi nella lotta alla setta Boko Haram, le cui azioni violente si stanno propagando dal nord del Paese ad altre parti della Federazione. L’11 settembre mons Felix Alaba Job, arcivescovo di Ibadan e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, in un suo intervento alla riunione Plenaria dei vescovi a Abakaliki (capitale dello Stato di Ebonyi), ha fatto notare che il Servizio di sicurezza dello Stato (Sss), negli ultimi 5 anni ha monitorato lo sviluppo della setta Boko Haram, ma in questo lasso di tempo il governo federale non ha preso provvedimenti adeguati per contrastarla. “Abbiamo la polizia, i militari, l’Sss, diverse organizzazioni paramilitari, ma questo apparato di sicurezza non è stato finora in grado di dirci chi vi sia dietro la setta Boko Haram e quali siano i loro obiettivi. Il senso del nostro appello è che le agenzie di sicurezza devono scavare per dare delle risposte a tutti i nigeriani” spiega all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos. “Dobbiamo capire come un gruppo locale, come i Boko Haram, che fino a poco tempo fa utilizzava solo archi e frecce, ora ha iniziato a mettere bombe” prosegue mons. Kaigama. “Tutto questo è la conseguenza delle attività di personalità locali oppure vi sono delle connessioni internazionali? Chiediamo alle agenzie di sicurezza di dare una risposta a domande di questo tipo”. (R.P.)

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    Senegal: cristiani e musulmani uniti per la pace nel Paese

    ◊   Si chiama “Movimento per la pace e la restaurazione dei valori” (Mprv) ed ha visto la luce lo scorso 8 settembre, a Dakar, in Senegal. Voluto dall’arcivescovo della città, il cardinale Théodore Adrien Sarr, e dallo sceicco El Hadj Moustapha Cissé, il nuovo organismo riunisce cristiani e musulmani allo scopo di promuovere la pace nel Paese. “È necessario avere – si legge in un comunicato – una struttura che permetta la buona volontà di tutti, in modo da conservare determinati valori come la pace, la solidarietà, gli insegnamenti e le virtù tramandate dalle religioni abramitiche”. Al momento, il Mprv sarà co-presieduto dal cardinale Sarr e dallo sceicco Cissé, ma successivamente sarà completato da un collegio di consiglieri incaricati di riflettere permanentemente sugli orientamenti e le attività del neo-organismo. Da sottolineare che la creazione del Mprv è avvenuta in un momento particolare per il Senegal: a febbraio 2012, infatti, il Paese sarà chiamato alle urne per le elezioni presidenziali e legislative. Ma sin dai mesi scorsi si sono svolte, contro il governo, manifestazioni di protesta che hanno provocato anche diverse vittime. In più occasioni, gli esponenti religiosi, sia cristiani che musulmani, hanno invitato alla calma, invitando i fedeli a pregare per la pace e la stabilità del Paese ed esortando le parti politiche al dialogo e alla concertazione. (I.P.)

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    Sud Sudan: Caritas Internationalis lancia una campagna di aiuti per il neo-Stato africano

    ◊   Prende il via il 15 settembre la nuova campagna di Caritas Internationalis che ha come obiettivo quello di portare aiuti al Sud Sudan, il 54.mo neo-Stato africano che ha proclamato la sua indipendenza il 9 luglio scorso. “Dopo 22 anni di guerra civile terminata con un bilancio di 2,5 milioni di morti e 4,6 milioni di sfollati – informa Caritas Internationalis in una nota – è arrivato il momento di guardare alle numerose sfide che attendono la nuova nazione: un sudanese su due vive con meno di un dollaro al giorno e non ha accesso all’acqua potabile. Circa 4,3 milioni di persone, in tutto il Paese, necessitano di aiuti alimentari. Il tasso di mortalità infantile ha la drammatica proporzione di un bambino su sette”. D’altronde, “il Sud Sudan è uno degli Stati in cui la rete mondiale della Caritas è più attiva – prosegue la nota – Un centinaio di migliaia di persone beneficiano già dei programmi umanitari in materia di alloggio, acqua, educazione, e servizi igienico-sanitari”. Ma ciò su cui insiste la Caritas è che la popolazione venga aiutata nella produzione stessa degli alimenti, nel facilitare l’accesso all’acqua e a beni non alimentari, come utensili e tende. “Il Sud Sudan – prosegue la nota – ha una tradizione ancestrale in materia di agricoltura e allevamento e le autorità hanno promesso di restituire un appezzamento di terra a tutti i sud-sudanesi”. La speranza della Caritas, allora, è quella di “permettere alle persone più vulnerabili di rompere la dipendenza dagli aiuti alimentari e di coltivare la terra in proprio, grazie agli strumenti adatti, alle sementi e alla formazione agricola necessaria”. (I.P.)

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    Germania, il segretario dei vescovi: "Il Papa ha emozionato molti tedeschi"

    ◊   Il Papa è un padre spirituale molto comprensivo: lo ha detto padre Hans Langendörfer, segretario della Conferenza episcopale tedesca, in un’intervista pubblicata ieri dall’agenzia di stampa cattolica tedesca Kna e ripresa dal Sir. Riferendosi all’imminente viaggio di Benedetto XVI in Germania, padre Langendörfer – coordinatore dei preparativi - ha annunciato che il Pontefice si pronuncerà verosimilmente anche sul fatto che la religione non debba diventare una questione privata ma che può offrire un contributo alla società. Ripercorrendo i precedenti viaggi, padre Langendörfer ha osservato: “Nelle due visite a Colonia e in Baviera”, il Papa “ha colpito ed emozionato molti tedeschi. Il suo linguaggio chiaro, la sua teologia ponderata, il suo ottimismo sul fatto che la fede e il pensiero mosso dalla ragione non si escludono, tutto ciò ha destato molta attenzione. Per noi è stato molto importante anche il fatto che il Papa ci abbia rafforzato nell’elaborazione dei casi di abuso”. Padre Langendörfer si è detto convinto che “il Papa riconosce l’energia e la dedizione con cui molti cattolici si occupano della Chiesa, soprattutto in questi tempi difficili”, e riconosce le peculiarità legate alla convivenza con la Chiesa protestante e al confronto costante con essa che, ha concluso Langendörfer, “influisce sulla fede”. (R.P.)

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    A Verona il primo Festival della Dottrina Sociale. Presente il cardinale Bertone

    ◊   Tre giorni di incontri, manifestazioni e dibattiti dedicati al rapporto tra Dottrina Sociale della Chiesa e il mondo dell'economia, con particolare riferimento ai temi dell'etica, della formazione e della responsabilità sociale dell'impresa. Questo il tema centrale del primo Festival della Dottrina Sociale, che si svolgerà a Verona dal 16 al 18 settembre e che sarà concluso, la mattina di domenica alla Gran Guardia, da una "lectio magistralis" del Segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone. Per il Festival - riferisce l'agenzia Ansa - è previsto a Verona l'arrivo di migliaia di giovani da tutta Italia. Il Festival è promosso dalla Fondazione Toniolo di Verona, dal Collegamento Sociale Cristiano, dal Movimento degli Studenti Cattolici, dalla rivista "La Società", dai Gruppi della Dottrina sociale, dalla Fondazione Segni Nuovi e dal Movimento nazionale giovani Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti). I lavori della parte convegnistica del programma, che si svolgerà a Veronafiere, saranno aperti da una relazione del professor Vittorio Possenti, della Cà Foscari di Venezia. Nella sessione su "Dottrina Sociale e sviluppo economico" interverrà il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Nelle altre sessioni interverranno tra gli altri i presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini, di Federcasse Alessandro Azzi, della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, delle Fondazioni Bancarie Giuseppe Guzzetti. Parteciperanno esperti e professori universitari delle principali università italiane. Nel corso del Festival sono previsti manifestazioni ed eventi a piazza Bra e una maratona per le vie di Verona. In chiusura del Festival, la mattina di domenica, il cardinale Bertone celebrerà la Messa al Duomo di Verona. (R.P.)

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    Nepal: celebrazioni dell’11 settembre, occasione di dialogo tra indù, musulmani e cristiani

    ◊   I leader religiosi musulmani, cristiani indù e bahai nepalesi in occasione dell’11 settembre - riferisce l’agenzia AsiaNews - hanno invitato autorità e popolazione a lavorare insieme per rendere il loro Paese uno Stato laico rispettoso di tutte le fedi religiose. Shamin Ahamad, musulmano, sottolinea che l’11 settembre ha umiliato tutti i musulmani che credono nella pace e nel dialogo fra le religioni. “In questi anni- afferma - una minoranza estremista ha diffuso un’idea sbagliata dell’islam. La comunità islamica del Nepal è sempre stata contro il terrorismo”. Secondo Nazrul Hussein, segretario generale del Nepal’s Inter-religious Council, il tragico attacco alle Torri gemelle ha generato una solidarietà fra le varie religioni presenti in Nepal. Citando il discorso del Papa pronunciato ad Ancona, egli spiega che “la vera sfida è mantenere vivo questo clima, educando la popolazione alla pace e al dialogo interreligioso”. Dello stesso parere è Damordar Pandey, leader indù, che giudica il dialogo e la conoscenza reciproca come unica strada per mantenere l’armonia fra musulmani, cristiani e indù. Isu Jung Karki, cristiano e coordinatore dell’Inter-Religious Secular Protection Movement (Irspm) fa notare che il Nepal è un Paese benedetto e si distingue per il suo pluralismo religioso rispetto ad altre nazioni dell’Asia devastate dagli odi inter-confessionali. “La popolazione - spiega - è più aperta ad accettare le altre fedi. Dobbiamo coltivare questi semi spontanei di tolleranza per combattere le sacche di estremismo e promuovere lo Stato laico”. In Nepal, da secoli convivono indù, musulmani, cristiani, buddisti e bahai. I rapporti fra le varie fedi si sono consolidati con la caduta della monarchia indù nel 2006 e la successiva proclamazione della Stato laico. Tuttavia, in questi anni il Paese asiatico ha dovuto affrontare più volte la minaccia del terrorismo, soprattutto di matrice indù. Fra il 2006 e il 2009, il Nepal Defence Army (Nda), gruppo estremista che si batte per il ritorno del re, ha compiuto diversi attentati contro chiese e moschee. Fra i più violenti l’attacco del 2008 contro la moschea di Birantnagar e l’attentato del 2009 alla cattedrale cattolica dell’Assunzione di Kathmandu. (R.G.)

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    Mauritius: la Chiesa contraria al progetto di legge per legalizzare l’aborto

    ◊   Dibattito acceso, in questi giorni, nella Repubblica di Mauritius: dopo la ratifica, da parte del governo, della convenzione Onu per “l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne”, da più parti si fanno pressioni sul Parlamento perché approvi un progetto di legge che legalizzi l’aborto. La legislazione attuale del Paese, infatti, è una delle più protettive della salute del feto, all’interno del continente africano. L’interruzione di gravidanza, di fatto, è consentita solo ed esclusivamente per tutelare la salute materna, mentre è illegale se effettuata su richiesta, per anomalie del feto, in caso di stupro o per fattori socio-economici. Contro la decisione di un nuovo progetto di legge che, a partire dalla convenzione Onu, contempli “il diritto all’aborto” e permette l’interruzione di gravidanza “entro i sei mesi”, si è schierato il vescovo di Port-Louis, mons. Maurice Piat. In un’omelia pronunciata nei giorni scorsi, il presule ha lanciato “un appello alla coscienza umana dei dirigenti e alla loro libertà interiore. Mi auguro che affrontino questa questione a partire dai criteri di una moralità umana autentica”, soprattutto “quando si tratta della vita umana e del rispetto al quale essa ha diritto sin dal concepimento”. Esprimendo, poi, tutta la vicinanza e la solidarietà della Chiesa nei confronti delle donne alle prese con una gravidanza indesiderata, mons. Piat ha ribadito che “l’aborto non è diritto, poiché proteggere il bambino è un dovere”. E a chi ha obiettato che tale dibattito andrebbe condotto solo sul piano sanitario e giuridico e la Chiesa non dovrebbe avere voce in capitolo sulle questioni politiche , il vescovo di Port-Louis ha spiegato: “La Chiesa esprime un punto di vista umano e dunque inevitabilmente morale. La fede cristiana non è separata da ciò che è essenziale per la dignità umana. Al contrario, il Vangelo getta luce su tutto ciò che permette all’uomo e alla donna di divenire autenticamente umani e di aspirare a quella felicità cui tutti hanno diritto”. Di qui, l’invito del presule perché il governo si occupi “delle cause che portano all’aborto” e non si limiti solo “ad una gestione delle sue conseguenze”. In tal senso, l’esecutivo è stato esortato “ad aiutare le madri e le famiglie in difficoltà, offrendo loro condizioni di vita migliori e salari dignitosi, affinché siano più motivate a prendersi cura dei propri figli”. Un ulteriore auspicio viene espresso perché si guardi ad una corretta educazione alla sessualità, intesa come “un’educazione che presenti la nobiltà dell’amore sessuale umano vissuto nel contesto di un amore duraturo ed impegnato per la vita nel matrimonio”. Centrale anche la necessità di “una rete di solidarietà” per le donne, affinché non si sentano sole, di fronte ad un bambino non voluto. “Il diritto di una donna alle prese con una gravidanza non desiderata – ha concluso mons. Piat – è innanzitutto quello di beneficiare di tutto il sostegno e di tutta la solidarietà necessaria alla famiglia e alla società per mettere al mondo un bambino”. (I.P.)

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    Malaysia: i carismatici cattolici creano un coordinamento nazionale

    ◊   Gli “anziani” delle nove comunità carismatiche cattoliche, dette del “Patto” si sono riuniti domenica scorsa a Bundu Thuan per discutere, pregare e gettare le basi di una cooperazione più stretta, anche alla luce dei crescenti problemi che la minoranza cristiana si trova ad affrontare nel Paese. La fraternità cattolica delle comunità carismatiche del Patto - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata inaugurata da Giovanni Paolo II nel 1990, che ha definito quei movimenti “una grande risorsa spirituale per la Chiesa e l’umanità, un dono dello Spirito Santo per il nostro tempo e un segno di speranza per tutti i popoli”. Nel corso della riunione, aperta da una messa celebrata dall’arcivescovo John Lee, di Kota Kinabalu, i leader hanno sottolineato alcuni problemi delle comunità. “Dobbiamo evitare di essere isolati, o elitari. Dobbiamo prendere coscienza dei nostri carismi, e del nostro ruolo, sia individualmente che come comunità; e avere un sano equilibro fra la vita di movimento e il servizio e il ministero per gli altri”. In particolare, i gruppi hanno preso la decisione di “non servire in competizione con altri gruppi della Chiesa, ma di essere aperti a servire in aree che necessitano di un’attenzione urgente e in cui nessun altro è impegnato”; questa è stata la conclusione raggiunta dai partecipanti al convegno, fra cui Joseph Chee e Anthony Lim, leader “storici” di questa realtà. “Essere cattolici significa essere ecclesiali per natura, legati alle autorità della Chiesa e alle altre organizzazioni”. L’impegno finale è stato quello di stabilire un organismo centrale di coordinamento per le comunità del “Patto” in Malaysia. “Come comunità del Patto, non dobbiamo lavorare isolati, ma appoggiare le comunità sorelle”. Richiamandosi all’appello del Papa a essere ecclesiali per natura, e a lavorare uniti, gli “anziani” hanno creato il centro di coordinamento, che si chiamerà “Fraternità cattolica delle comunità carismatiche del Patto”. Le comunità hanno ricevuto inoltre due raccomandazioni precise: mettere grande enfasi in una formazione solida nella preghiera, nella Parola e nell’esercizio dei doni spirituali; e lavorare in collaborazione stretta con le parrocchie e i responsabili della Chiesa. Il prossimo convegno si terrà nel 2012 a Kuching. (R.P.)

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    Swaziland: negato l’accesso all’informazione pubblica per “motivi di sicurezza"

    ◊   Molti funzionari pubblici dello Swaziland non ritengono che l’accesso all’informazione sia un diritto di tutti bensì un privilegio che può essere ritirato in qualsiasi momento. Se per i cittadini adulti è difficile avere informazioni pubbliche, per i minori è del tutto impossibile. Si tratta di un fenomeno particolarmente grave in un Paese dove il 26% delle persone nella fascia di età tra i 15 e i 49 anni sono contagiate dal virus dell’Hiv e dove, secondo le stime dell’Unicef, circa 70 mila bambini sono orfani a causa di questa malattia. A causa di questa situazione, il numero di bambini capo famiglia è molto elevato, e per loro sarebbe indispensabile avere accesso all’informazione, visto che hanno la responsabilità di prendere decisioni sulle questioni familiari. Le istituzioni pubbliche nel Paese - riferisce l'agenzia Fides - negano l’accesso ai cittadini sostenendo che le informazioni richieste relative alla sicurezza nazionale, alla privacy, ai segreti commerciali, alla sicurezza pubblica potrebbero minacciare l’efficacia dei governi decisionali. Al riguardo è stato promosso uno studio “Right to Know, Right to Education project”, al quale hanno aderito Swaziland, Ghana, Malawi, Kenya, Uganda e Zambia. La ricerca si occupa del diritto all’informazione per tutti. L’informazione è uno degli strumenti principali che devono essere a disposizione dei cittadini per mantenerli aggiornati su qualsiasi tematica e questo progetto dovrebbe aiutarli anche nell’impatto sull'educazione dei propri figli attraverso la partecipazione al processo decisionale delle scuole. Nel Paese l’accesso all’informazione è vietato anche ai giornalisti. (R.P.)

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    Ecuador: il premio Kubitschen al progetto salesiano per bambini di strada

    ◊   Il progetto salesiano per i bambini di strada di Guayaquil, in Ecuador, è tra i 4 progetti vincitori del premio Juscelino Kubitschen, promosso dalla Banca interamericana per lo sviluppo. Il riconoscimento rende omaggio al contributo di alcuni protagonisti dell’economia e della finanza, della cultura, della scienza e del sociale. Al concorso - riferisce l'agenzia Sir - hanno partecipato 337 organizzazioni di 26 Paesi dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Europa. Il Centro per l’attuazione delle politiche pubbliche per l’equità e la crescita dell’Argentina e la Fondazione salvadoregna per lo sviluppo economico e sociale hanno vinto il premio nella categoria di economia e finanza. L’Istituto messicano per la ricerca sulla famiglia e la popolazione e il Progetto salesiano “Ragazzi di strada” dell’Ecuador, hanno vinto nell’ambito sociale, culturale e scientifico. Ciascun ente vincitore riceverà un premio di 50.000 dollari. Sono 1500 i bambini del Progetto salesiano che beneficeranno del premio. Don Francisco Sanchez ha detto che 550 di questi bambini e adolescenti presentano gravi vulnerabilità, ma malgrado ciò sono dinamici e allegri. Il progetto salesiano prevede servizi educativi, sanitari, di ricreazione e di educazione ai valori e s’impegna affinché bambini e adolescenti diventino “buoni cristiani e onesti cittadini”. La premiazione si terrà a marzo a Montevideo. (R.P.)

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    Giappone: celebrazione ecumenica per ricordare le vittime del terremoto di marzo

    ◊   Un rintocco di campana ha dato il via domenica scorsa, a Tokyo, alla celebrazione ecumenica in memoria delle oltre mille vittime del disastroso terremoto che colpì il Giappone sei mesi fa, l’11 marzo. Il rito ha avuto inizio alle 2.46 locali, ora in cui si verificò la prima scossa sismica, di magnitudo 8.9 sulla scala Richter. La celebrazione è stata organizzata dalla Conferenza episcopale locale, insieme al Consiglio nazionale cristiano e si è svolta presso la United Church of Christ di Tokyo. All’evento hanno partecipato circa 180 persone, tra cui l’arcivescovo della città, Takeo Okada, ed alcuni esponenti dell’Associazione evangelica giapponese. Durante il rito, si è pregato per tutti i defunti, per la ricostruzione delle regioni maggiormente colpite e per una rapida soluzione della crisi nucleare, scatenatasi in conseguenza al sisma. In particolare, l’esponente di Caritas Giappone, Isao Tadokoro, ha tracciato un breve bilancio degli aiuti portati al Paese da parte della Chiesa cattolica. Ma quella di Tokyo non è stata l’unica celebrazione in suffragio delle vittime del sisma: altre cerimonie si sono svolte in tutto il Paese nei giorni precedenti l’anniversario. Da segnalare, inoltre, che il 23 agosto, il presidente dei vescovi giapponesi, l’arcivescovo di Osaka, Jun Ikenaga, ha diffuso il testo di sei intenzioni di preghiera da utilizzare durante le Messe di suffragio. E sempre ieri, mons. Testo Hiraga, vescovo di Sendai – una delle zone più colpite dal terremoto – ha pubblicato un documento, intitolato “Andare verso una seconda fase del piano di ricostruzione”: nel testo, il presule ricorda quanto compiuto dalla Chiesa negli ultimi sei mesi – ovvero nella prima fase – e proclama il prossimo semestre come “seconda fase” di ristrutturazione, da portare a termine entro marzo 2013. Tra le attività da tenere in considerazione nei sei mesi a venire, mons. Hiraga indica innanzitutto il ritorno alla normalità dei sopravvissuti, il ristabilimento della loro indipendenza economica, l’assistenza per coloro che hanno subito un danno psicologico e la ricostruzione delle comunità ecclesiali. (I.P.)

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    Polonia: al via ieri la Settimana per l'educazione

    ◊   «Promuovere un pieno e completo sviluppo della persona»: è l’intento che anima la Settimana per l’educazione promossa dalla Conferenza episcopale in Polonia, che ha preso il via ieri. L’iniziativa, si sottolinea, rappresenta un momento di preghiera per favorire «un’educazione davvero cristiana», ma anche un’opportunità per riflettere con le famiglie sui vari aspetti del processo educativo. In Polonia sono 540 le scuole cattoliche che dal 1° settembre hanno avviato le lezioni. Secondo le stime, nel 2010, gli alunni di queste scuole sono stati oltre 57.000. In una lettera dell’episcopato ripresa da L'Osservatore Romano, si osserva come i genitori si sentano spesso inadeguati nel loro ruolo di educatori e, pertanto, «occorre non lasciarli soli, potendo contare su un valido aiuto sia da parte della scuola che della Chiesa». I vescovi ricordano che «essere educatori oggi e, quindi, insegnare e formare, è una grande opera che consiste nel guidare i giovani «controcorrente». Scopo della pedagogia, si conclude, «è la presenza di Dio nel cuore di ogni bambino e trasmettere ai giovani quelle fondamenta che sono valide per sempre e che non possono essere cancellate dalle esperienze di vita». (R.P.)

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    Hong Kong: nuovo programma per il cellulare, iBreviarium, per pregare con la Liturgia delle Ore

    ◊   Padre Paul Leung, salesiano di Hong Kong, ha realizzato un programma per il cellulare intitolato iBreviarium, per incoraggiare i fedeli ad unirsi alla preghiera della Liturgia delle Ore lungo tutta la giornata. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), dal 1° agosto, quando è stato lanciato con l’iPhone, fino al 19 agosto, circa 600 persone hanno scaricato il programma, in lingua cinese tradizionale, da http://itunes.apple.com/hk/app/id452205871?mt=8. In futuro il sacerdote salesiano ha in programma di lanciare anche la versione in lingua cinese semplificata e la versione per gli utenti di Android, oltre ad offrire anche il calendario liturgico e la storia dei Santi della Chiesa. Padre Leung ha prestato servizio presso la Casa Generalizia dei Salesiani a Roma per più di 20 anni, dove ha potuto apprezzare la recita della Liturgia delle Ore da parte dei fedeli romani. Quindi appena è ritornato ad Hong Kong, tre anni fa, ha subito pensato di promuovere l’iniziativa tra i fedeli locali, creando la pagina web e oggi attraverso il cellulare. (R.P.)

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    Dal 15 settembre il via a LoppianoLab nella cittadella toscana nei pressi di Firenze

    ◊   Seconda edizione, dal 15 al 18 settembre, di LoppianoLab. Ospitata nella cittadella di Loppiano nei pressi di Firenze, la manifestazione - riferisce l’agenzia Zenit - proporrà anche quest’anno un'offerta culturale molteplice “a servizio del bene comune del Paese, nel 150° dell'Unità d'Italia”. Si tratta – come spiega una nota del Movimento dei Focolari – di un “laboratorio nazionale di economia, comunicazione, arte, educazione e cultura e punto di raccordo nazionale di progettualità, innovazione, idee e discipline diverse”. Oltre 30 gli eventi culturali previsti: caffè letterari, workshops e laboratori dell’Editrice Città Nuova, incontri con autori e scrittori, performance di voci, musica e immagini, dialogo aperto con esperti e docenti dell’Istituto Universitario Sophia. Sono poi previsti una tavola rotonda al Polo Bonfanti sul tema “Incubatore d’impresa E.diC. SpA e sviluppo imprenditoriale”, una Convention di Economia di comunione a 20 anni dalla nascita e riflessione a più voci con economisti e testimonianze di imprenditori, una “Open city” nella cittadella di Loppiano. Altri eventi in programma, la tavola rotonda “Italia, coraggio!”, a cura del gruppo editoriale Città Nuova, e il Convegno conclusivo nazionale “Sperare con l’Italia. In rete per il Bene comune nel 150° dell’Unità”, a cura dei quattro promotori (Istituto Universitario Sophia, Polo Lionello Bonfanti, Gruppo editoriale Città Nuova e cittadella di Loppiano). Tra gli ospiti, figurano gli economisti Stefano Zamagni e Luigino Bruni, Porta, Becchetti, Alessandra Smerilli, il teologo Piero Coda, il presidente Regione Toscana Enrico Rossi, l'autore televisivo Michele Afferrante, il giornalista Michele Zanzucchi, i filosofi Massimo Donà e Adriano Fabris, il politologo Antonio Maria Baggio, lo psicologo dell'età evolutiva Ezio Aceti, i sociologi Mauro Magatti e Michele Colasanto e la massmediologa Chiara Giaccardi. (R.G.)

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    Medici Senza Frontiere in prima linea contro il morbillo

    ◊   “Sappiamo con certezza che ci saranno più epidemie nel prossimo futuro: non è giusto aspettare che accadano; abbiamo bisogno di prevenirle ed essere preparati per le prossime emergenze”. E’ quanto riferisce, in un comunicato stampa di Florence Fermon, coordinatrice per le vaccinazioni di Medici Senza Frontiere, in occasione dell’Iniziativa per il Morbillo, in programma questa settimana. L’appuntamento riunisce a Washington le organizzazioni che si battono per sconfiggere l’epidemia in tutto il mondo e anche Medici Senza Frontiere si mobilita attivamente affinché venga stabilito un meccanismo efficace di risposta allo scoppio di tali epidemie, con risorse e tecniche adeguate. Dal 2008, Msf risponde alle epidemie che sono aumentate nel corso del tempo: nel 2010 più di 4,5 milioni di bambini sono stati vaccinati in numerosi Paesi africani, come lo Yemen, lo Zimbawe e il Chad. Nella Repubblica Democratica del Congo 3 milioni di bambini sono stati vaccinati senza riuscire a bloccare l’epidemia. Purtroppo, molti dei Paesi che sperimentano queste emergenze sanitarie, e la Repubblica Democratica del Congo non fa eccezione, non pianificano i piani d’intervento adeguatamente e si organizzano con lentezza. “La lotta contro il morbillo non sembra più essere una priorità politica, né dei Ministeri della Salute che devono fare continui compromessi per la salute pubblica, né per i donatori che stanno riducendo i finanziamenti”, rileva Gwenola François, responsabile nella Repubblica Democratica del Congo della campagna di vaccinazione contro il morbillo. Anche le Ong, come Medici Senza Frontiere, “non riescono ad intervenire per spegnere il fuoco causato da mancanze strutturali nei programmi di prevenzione”. I protocolli di vaccinazione devono essere completamente aggiornati, dopo l’imminenza di nuove epidemie per ottenere livelli ottimali di protezione nelle zone a rischio. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce, dopo diversi studi messe in atto da Msf e pubblicati nel 2008, l’impatto della vaccinazione sulla mortalità del morbillo durante un’epidemia. Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo e opera in oltre sessanta Paesi: nel 1999 è stata insignita del premio Nobel per la Pace (G.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: giornata della rabbia contro la Russia per l'appoggio ad Assad

    ◊   La repressione in Siria continua a provocare vittime. Secondo fonti dell’opposizione, sono almeno 19 le persone che hanno perso la vita durante le ultime 24 ore, soprattutto nelle città di Hama e Homs, principali teatri della rivolta contro il presidente Al-Assad. Intanto, anche la Lega Araba chiede al capo dello Stato garanzie per la fine immediata della crisi e l’interruzione delle violenze. E oggi nelle piazze è stata indetta dall’opposizione una “giornata della collera” contro la Russia, accusata di sostenere il regime di Damasco. Su come siano modificati i rapporti tra Mosca e Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:

    R. – Io credo che sia la Russia sia la Cina, come hanno già fatto nel caso della Libia, stiano soprattutto a guardare. Non vogliono far precipitare la situazione anche per non compromettere rapporti con Paesi che nei confronti del regime di Assad sono molto meno critici di quanto possano essere gli europei o gli americani - penso per esempio alla Lega araba – però, secondo me, nel momento in cui Assad dovesse mostrare di non riuscire più a tenere in piedi la situazione, anche con la violenza, non esiterebbero un secondo ad abbandonarlo. Lo abbiamo visto succedere con Gheddafi, succederebbe anche con Assad.

    D. - Avere un certo rapporto con la Siria vuol dire poi, di conseguenza, averne un altro con Israele e con altri Paesi. Come si pone in questo momento Mosca?

    R. - Mosca ormai non ha una grandissima influenza in Medio Oriente. Certamente la Siria è servita al Cremlino come una sorta di base per restare presente nel Medio Oriente, per cercare comunque di avere una certa influenza, però io credo che la cosiddetta “primavera araba” comunque la si giudichi, con tutte le sue contraddizioni, stia rivoltando un sacco di equilibri che sono andati avanti per anni. Equilibri che adesso non tengono più. Credo che questo valga per tutti i Paesi che avevano una influenza nella regione, quindi la Francia, gli Stati Uniti e in qualche modo la Russia stessa, ma anche e soprattutto per i Paesi della regione: basta vedere come si è messa in movimento al Turchia di Erdogan e basta vedere, d’altra parte, l’evidente imbarazzo di Israele che non riesce a trovare una nuova strategia politica. (bf)

    Libia nuovo messaggio Gheddafi
    “Sono in Libia, continuate a combattere”. Gheddafi è tornato, in un nuovo messaggio audio, a spronare i suoi fedelissimi. Nel frattempo il numero uno del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustafa Abdel Jalil, per la prima volta ha parlato alla folla a Tripoli, sottolineando che l’islam sarà la fonte principale del diritto. Sul fronte militare, invece, i sostenitori del colonnello resistono nelle ultime due roccaforti nel nord del Paese, Sirte e Bani Walid. Su quest’ultima la Nato ha intensificato i raid per distruggere batterie di missili e mitragliatrici pesanti che impediscono agli insorti di avanzare nel centro della città. Infine si segnala la denuncia di Amnesty International contro le violenze commesse dagli insorti. L’organizzazione umanitaria ha chiesto al Consiglio Nazionale Transitorio di “fermare le rappresaglie e gli arresti arbitrari”.

    Afghanistan, attacco talebano al centro di Kabul
    Da questa mattina il centro di Kabul è sotto l’attacco di un commando di almeno cinque talebani che hanno preso di mira diversi obiettivi, fra cui il quartier generale della Nato e l’ambasciata americana, nei pressi dei quali si sono udite diverse esplosioni. Al momento, si registrano cinque feriti fra la popolazione civile, mentre testimoni riferiscono che il gruppo di assalitori si sarebbe asserragliato in un edificio, ingaggiando una sparatoria con le forze di sicurezza. Nel rivendicare l'operazione, un portavoce dei talebani ha precisato che tutto ha avuto inizio con un attentato suicida.

    Pakistan violenze
    Ennesima giornata di sangue in Pakistan: un attacco ad uno scuola bus, nella città di Peshawar, si è concluso con la morte di 4 bambini e dell'autista del mezzo. Nel nord ovest un attentato esplosivo ha ucciso, Sher Khan, leader politico e guida del “consiglio di pace” locale formato da milizie filo governative che si battono contro i talebani. Intanto, non si arresta l’ondata di violenze interetniche che ha investito la metropoli pachistana di Karachi, a seguito delle quali negli ultimi due mesi hanno perso la vita oltre 1500 persone.

    Iraq: omicidi a sfondo religioso, agguato a pullman di pellegrini sciiti
    Almeno 22 pellegrini sciiti provenienti dalla Siria sono stati assassinati ieri da un commando di uomini armati in una regione desertica dell’Iraq occidentale. I miliziani hanno teso l’agguato al veicolo in una località della provincia sunnita di Anbar, a circa 300 chilometri da Baghdad. Un altro omicidio, a sfondo religioso, è avvenuto a Baquba, a 60 chilometri dalla capitale. Un imam sunnita, noto per le sue prese di posizione contro al Qaeda, è stato ucciso mentre si stava recando in moschea per le preghiere del mattino.

    Assemblea Onu
    Si apre oggi al Palazzo di Vetro di New York, la 66.ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Molte le questioni in agenda, su tutte la richiesta di riconoscimento della Palestina come Stato indipendente avanzata dall’Autorità nazionale palestinese. Da New York, il servizio di Elena Molinari:

    Medio Oriente, sradicamento della povertà, crescita demografica e malattie non comunicabili: sono alcuni dei temi che l’Assemblea generale dell’Onu affronterà nel suo dibattito d’apertura. Nel programma della 66.ma Assemblea che comincia oggi, spiccano infatti alcune riunioni di alto livello per fare il punto, ad esempio, sull’obiettivo dello sviluppo numero 1, vale a dire lo sradicamento della povertà, declinato in dibattiti sulla nutrizione e sulla desertificazione. Per la prima volta, inoltre, verrà presentato all’Onu un piano internazionale per la lotta a malattie come l’infarto, il cancro e il diabete. Ma sul radar di tutti i delegati è soprattutto l’annunciato tentativo della Palestina di ottenere un riconoscimento statuale da parte delle Nazioni Unite. Gli Usa hanno preannunciato che, in sede di Consiglio di sicurezza, eserciteranno il diritto di veto. Ma il presidente palestinese Abu Mazen ha ribadito che procederà comunque con la richiesta di riconoscimento all’Assemblea il 20 settembre. E per spiegare i tanti temi in agenda da oggi il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, risponderà alle domande che gli arriveranno da Facebook, Twitter e dal sito cinese di microblogging Weibo, una novità per aprire le porte del Palazzo di vetro anche ai non addetti ai lavori.

    Turchia-Israele: Erdogan, un dovere riconoscere lo Stato palestinese
    Non ci sarà nessuna normalizzazione tra Turchia e Israele se quest'ultima non si scuserà per l'attacco alla flottiglia umanitaria e non revocherà l'embargo su Gaza. Lo ha detto il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, nel suo intervento di oggi alla Lega Araba a Il Cairo. Il premier turco è inoltre intervenuto sulla questione del riconoscimento dello Stato palestinese definendolo un “dovere”.

    Manovra Italia
    Il governo italiano ha posto alla Camera la questione di fiducia sulla manovra economica che sarà votata domani pomeriggio. Il pacchetto di misure che mira al pareggio di bilancio entro il 2013 è stato illustrato stamani a Bruxelles dal premier Silvio Berlusconi al presidente del Consiglio dell'Ue, Herman van Rompuy.

    Svezia terrorismo
    In Svezia restano in carcere i quattro sospetti terroristi arrestati domenica a Goteborg, nel sud del Paese con l’accusa di stare preparando un attentato. La polizia aveva fatto evacuare il palazzo dove era in corso l’inaugurazione della Biennale d’Arte contemporanea.

    Gran Bretagna: un morto e disagi per l’uragano Katia
    E’ un automobilista schiacciato con il suo veicolo da un albero abbattuto dal vento la prima vittima dell’uragano Katia che ha raggiunto ieri la Gran Bretagna. L’uomo è stato ucciso nei pressi di Durham, nel nord-est dell’Inghilterra, mentre la zona era investita da venti che soffiavano a oltre 130 chilometri orari. L’uragano Katia, nel frattempo declassato a ciclone, ha comunque provocato danni a strade e ferrovie e blackout nelle abitazioni. Circa 10 mila famiglie sono rimaste senza elettricità nel nord-est dell’Inghilterra, mentre è stato sospeso anche il Giro ciclistico della Gran Bretagna.

    Francia nucleare
    Allarme nucleare rientrato in Francia dopo l’esplosione di un deposito di scorie radioattive nelle vicinanze della centrale atomica di Marcoule, nel sud del Paese, che ha causato la morte di un addetto dell'impianto e il ferimento di altri quattro colleghi. Le autorità transalpine assicurano che non si è verificata alcuna fuga di materiale radioattivo.

    Giappone nucleare
    Il primo ministro giapponese, Yoshihiko Noda, ha annunciato oggi che il governo nipponico metterà a punto, entro l’estate del 2012, una nuova politica energetica che terrà conto delle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima del marzo scorso. Le linee della nuova strategia prevedono la riduzione dello sfruttamento dell’energia atomica a favore delle fonti di energia rinnovabili.

    Guatemala: presidenziali al ballottaggio, favorito ex generale Perez Molina
    Si terrà il 6 novembre prossimo il ballottaggio per eleggere il nuovo presidente del Guatemala. Secondo i risultati del primo turno tenutosi la scorsa domenica, a confrontarsi saranno due esponenti di destra, l’ex generale Otto Perez Molina, che ha raccolto oltre un terzo delle preferenze ma senza ottenere la maggioranza assoluta, e l’imprenditore populista Manuel Baldizon, che si è fermato al 23 per cento. L’unica candidata di sinistra, la Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu’, non è andata oltre il 2,5 per cento dei voti. Il favorito Perez Molina è accusato di aver violato i diritti umani durante la passata guerra civile durata 34 anni ed ha annunciato piani contro la malavita e i narcotrafficanti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Fabrizio Angeli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 256

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