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Sommario del 11/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI, oggi ad Ancona per la chiusura del XXV Congresso Eucaristico Italiano, lancia l’invito a ripartire dall’Eucarestia per trasformare la nostra vita
  • Il Papa all’Angelus, dieci anni dopo i tragici attentati dell’11 settembre, sollecita i leader delle Nazioni a rifiutare sempre la violenza
  • Oggi in Primo Piano

  • Gli Usa ricordano a Ground Zero la tragedia che ha sconvolto l'umanità: le testimonianze del comandante dei vigili del fuoco di New York e del parroco di St. Peter’s
  • L'arcivescovo di Monaco apre l'Incontro interreligioso della Comunità di Sant'Egidio: non smettiamo di lottare per la pace
  • Elezioni in Guatemala: le attese della Chiesa per bandire violenza e diseguaglianze
  • Venezia premia la cultura ed ignora il cinema di cassetta: Leone d'oro al "Faust" del russo Sokurov
  • Chiesa e Società

  • Moldova: il dramma della povertà al centro della Settimana sociale dei cattolici
  • Vietnam: cattolici promotori del dialogo interreligioso con i musulmani
  • Zambia: mons. Chinyemba chiede strutture idriche e servizi igienici per tutti
  • Messico. Rapporto sulle donne in carcere: numerose le giovani madri condannate per droga
  • Cina: omaggio delle parrocchie agli anziani sacerdoti e suore, esempi di fede e testimonianza
  • Al via il pellegrinaggio dei vescovi cappuccini di tutto il mondo a San Giovanni Rotondo
  • Pakistan, l’impegno della Fondazione Shahbaz Bhatti per le vittime dell’estremismo
  • Centinaia di giovani riuniti a Torino per condividere l’esperienza delle missioni salesiane
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: si combatte per Sirte, città natale di Gheddafi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI, oggi ad Ancona per la chiusura del XXV Congresso Eucaristico Italiano, lancia l’invito a ripartire dall’Eucarestia per trasformare la nostra vita

    ◊   L’Eucaristia può trasformare la nostra vita quotidiana e indicare la via per costruire una società più equa e fraterna. E’ con questi insegnamenti che Benedetto XVI ha chiuso stamani ad Ancona il XXV Congresso Eucaristico Italiano, celebrando la Santa Messa sulle rive dell’Adriatico, nel cantiere navale del capoluogo marchigiano, davanti a circa centomila persone. La celebrazione eucaristica è stato solo il primo appuntamento del 24mo viaggio apostolico in Italia del Papa, giunto stamane nel capoluogo marchigiano. Il servizio del nostro inviato, Fabio Colagrande:

    (Inno Congresso)

    Come sei anni fa a Bari, Benedetto XVI ha concluso oggi il Congresso eucaristico italiano in una città portuale, Ancona, ricca di storia e vita cristiana, porta verso l’Oriente, scenario suggestivo per riunirsi attorno all’Altare e proseguire la riflessione pastorale sul Sacramento che è fonte e culmine della vita della Chiesa.

    Atteso con gioia fin dall’inizio del Congresso, apertosi il 3 settembre e sviluppatosi in tutte le diocesi della Metropolia, Benedetto XVI è atterrato in elicottero sul Molo Wojtyla, con lieve ritardo rispetto al programma, poco dopo le nove e trenta. Poi, a bordo della papamobile, ha ricevuto l’abbraccio di decine di migliaia di fedeli arrivati ad Ancona nelle ultime ore da tutte le Marche e dal resto d’Italia.

    Giunto nella vasta area del cantiere navale della Fincantieri il Papa ha presieduto la Celebrazione eucaristica davanti al blu del mare su un bianco palco, con alle spalle la croce e due simboliche vele. Ai lati l’arco di Traiano e i macchinari dell’azienda navale da tempo inutilizzati per la crisi economica. Concelebravano con lui il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana e l’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli. Ed è stato il cardinale Bagnasco a salutare subito il Pontefice dando un significato attuale e urgente alla celebrazione conclusiva del Congresso dedicato all’Eucaristia:

    Padre Santo, invochiamo la Sua benedizione per l’Italia che attraversa un delicato momento sociale ed economico; per la nostra gente che ha bisogno della fede come del pane; per la Chiesa perché in essa questo santissimo Mistero sia veramente creduto, devotamente celebrato e intensamente vissuto. Grazie Padre Santo”. (applausi)

    Nell’omelia, una lineare catechesi sull’efficacia dell’Eucaristia nella vita quotidiana, tema al centro del raduno ecclesiale, Benedetto XVI ha commentato la reazione dei discepoli alle parole di Gesù sul Pane della vita nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Parole che suonano ‘dure’ così come noi oggi resistiamo di fronte al ‘dono totale’ che Gesù fa di sé stesso, poiché accoglierlo significa ‘perdere sé stessi’. Per questo, ha spiegato il Papa, l’uomo rifiuta Dio e si illude di poter da solo trovare pace, benessere e sviluppo con la forza del potere e dell’economia, ma viene smentito dalla storia. E’ il ‘Primato di Dio’ che dunque dobbiamo recuperare per ritrovare la ‘verità di ciò che siamo’, ha commentato il Pontefice, spiegando come realizzare questo compito:

    “Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma”.

    ‘Nell’Eucaristia – ha proseguito il Papa - Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce’. Allora, opporsi alla secolarizzazione e rimettere la fede al centro dell’esistenza diventa possibile proprio ripartendo dal Sacramento che cambia la nostra vita:
    “La comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo.

    E’ così che l’Eucaristia attiva le nostre energie morali, come il Papa suggeriva nell’esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis” e come ha spiegato oggi:

    “Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato”.

    Significativamente proprio due detenuti del carcere anconetano di Monteacuto hanno poi partecipato all’Offertorio durante la prosecuzione della messa. E’ un’autentica “spiritualità eucaristica” – ha spiegato il Papa nell’Omelia - il vero antidoto all’individualismo, l’anima di una comunità ecclesiale che sa ‘superare le contrapposizioni’. E’ la “spiritualità eucaristica” che ci aiuta ‘ad accostare le diverse forme di fragilità umana” e ad affrontare anche le difficoltà sociali e la crisi del mondo del lavoro ha ricordato Benedetto XVI:

    “Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione”.

    Parole, quest’ultime del Papa, che acquistano significato perché pronunciate oggi in un cantiere navale senza commesse, simbolo delle difficoltà dei lavoratori del mare. E si rafforzano nel gesto di condivisione che Benedetto XVI compie ad Ancona dividendo il pranzo con un gruppo di indigenti e cassintegrati in rappresentanza delle sofferenze di tutte le aziende della regione. ‘Con la forza dell’Eucaristia – ha concluso il Papa - ripartiamo da questa terra marchigiana in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e gli ambiti del nostro quotidiano’. Più tardi, gli applausi di gioia dei fedeli e il rombo colorato delle frecce tricolori chiudevano la celebrazione eucaristica finale del Congresso di Ancona.

    (Canto)

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    Il Papa all’Angelus, dieci anni dopo i tragici attentati dell’11 settembre, sollecita i leader delle Nazioni a rifiutare sempre la violenza

    ◊   Le parole del Papa all’Angelus nella ricorrenza odierna degli attentati terroristici che l’11 settembre insanguinavano gli Stati Uniti mentre il mondo intero restava attonito. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Il pensiero di Benedetto XVI è corso – come tutti attendevano – ai tragici eventi che 10 anni fa, marcavano in modo indelebile non solo la storia degli Stati Uniti ma dell’umanità intera nel terzo millennio.

    “Nel ricordare al Signore della Vita le vittime degli attentati compiuti in quel giorno e i loro familiari, invito i responsabili delle Nazioni e gli uomini di buona volontà a rifiutare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispirandosi ai principi della solidarietà, della giustizia e della pace”.

    Il Papa ha poi chiesto a tutti i fedeli di rispecchiarsi in Maria Santissima “per contemplare l’abisso d’amore da cui proviene il Sacramento dell’Eucaristia”. “Grazie al “fiat” della Vergine, - ha ricordato il Santo Padre - il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Da qui l’invito a rivolgersi “tutti, con la mente ed il cuore”, verso la vicina Santa Casa di Loreto.

    “La terra marchigiana è tutta illuminata dalla spirituale presenza di Maria nel suo storico Santuario, che rende ancora più belle e più dolci queste colline!

    Infine il grazie a tutti quanti hanno lavorato per la buona riuscita del Congresso Eucaristico Nazionale ed una preghiera particolare rivolta a Maria per gli italiani

    A Lei affido in questo momento la città di Ancona, la Diocesi, le Marche e l’Italia intera, affinché nel popolo italiano sia sempre viva la fede nel Mistero eucaristico, che in ogni città e in ogni paese, dalle Alpi alla Sicilia, rende presente Cristo Risorto, sorgente di speranza e di conforto per la vita quotidiana, specie nei momenti difficili.

    Prosegue nel pomeriggio la visita del Papa ad Ancona, con diversi appuntamenti di rilievo ecclesiale e sociale. Dopo il pranzo con i vescovi, nel centro pastorale di Colle Ameno, al quale hanno partecipato anche un gruppo di precari e cassaintegrati di aziende marchigiane in crisi ed alcuni poveri assistiti dalla Caritas diocesana, Benedetto XVI s’incontrerà con gli organizzatori del viaggio, prima di raggiungere la cattedrale di San Ciriaco, dove alle 17 si tratterrà a colloquio con le famiglie e con i sacerdoti. Quindi alle 18 l’atteso incontro del Santo Padre con i fidanzati nella piazza del Plebiscito. Infine il congedo e il saluto alle autorità al Molo Wojtyla, nel Porto di Ancona, da dove il Papa ripartirà in elicottero alle 18.45, per giungere in Vaticano alle 19.30.

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    Oggi in Primo Piano



    Gli Usa ricordano a Ground Zero la tragedia che ha sconvolto l'umanità: le testimonianze del comandante dei vigili del fuoco di New York e del parroco di St. Peter’s

    ◊   Gli Stati Uniti si apprestano in queste ore a commemorare le quasi tremila vittime degli attentati dell’11 settembre 2001. A Ground Zero il presidente Barack Obama e il suo predecessore George W.Bush siederanno insieme ai famigliari delle vittime recitando i nomi di chi, dieci anni fa, non tornò mai dalle Torri gemelle del World Trade Center, abbattute da due aerei dirottati. In serata sono previste celebrazioni anche al Pentagono e in Pennysylvania, dove si schiantarono altri due velivoli. Imponenti le misure di sicurezza in tutto il Paese a causa dell’alto rischio di attentati. Il servizio di Michele Raviart:

    Non ci saranno discorsi ufficiali a New York. Nessuna autorità tenterà di spiegare agli americani che cos’è stato l’11 settembre, perché pochi eventi hanno segnato il corso di una nazione come l’attentato che, dieci anni fa, cambiò per sempre la percezione del mondo di chi si riteneva invincibile dopo i trionfi della Guerra Fredda. Saranno solo i nomi delle vittime a riempire il silenzio attorno alle fontane quadrate che sorgono ora dove erano le Torri Gemelle, interrotti solamente da un minuto di raccoglimento in corrispondenza dei quattro momenti in cui caddero i due aerei a New York e quelli al Pentagono e in Pennsylvania. Il primo a recitare il nome dei caduti sarà proprio Barack Obama, seguito dai 334 famigliari delle vittime e dal suo predecessore George W.Bush. Una cerimonia sobria, quindi, che si svolgerà nella massima sicurezza, alla luce di minacce di attentati ritenute, “credibili” dal Segretario di Stato Hilary Clinton. Lo stesso Obama ha invitato i suoi consiglieri per la sicurezza a “non abbassare la guardia”, ricordando inoltre che “l’America oggi è più forte e Al-Qaeda è sulla via della sconfitta”. Dopo le commemorazioni in Pennsylvania e al Pentagono, il presidente Obama raggiungerà in serata il Kennedy Center di Washington, e solo in quest’occasione parlerà al Paese.

    E questa mattina una messa di suffragio è stata celebrata nella cattedrale di San Patrick a New York per ricordare i vigili del fuoco della città, spesso definiti “i più coraggiosi tra i coraggiosi” e i veri eroi dell’11 settembre. Presente alla cerimonia anche il sindaco Bloomberg che ha ricordato come “questa sia una settimana orribilmente difficile per i vigili del fuoco di New York e per tutti noi”. Nel terribile giorno degli attentati, morirono infatti 343 pompieri, oltre un decimo di tutte le vittime. Ma grazie al loro sacrificio, moltissime vite furono salvate. A guidare il Dipartimento dei Vigili del fuoco di New York all’epoca c’era Daniel Nigro, che in questa intervista di Alessandro Gisotti confida i suoi sentimenti nel 10.mo anniversario degli attentati:

    R. – Certainly, I have learned that time does not dull the senses, …
    Sicuramente ho imparato che il tempo non attenua i ricordi che sono ancora molto presenti, in particolare i ricordi degli amici cari che ho perduto. Anche se sono passati dieci anni, in alcuni giorni mi sembra che sia accaduto ieri. Penso che le celebrazioni di questo anniversario saranno legate a forti emozioni.

    D. – Immagino che ci sia sofferenza, tristezza ma anche speranza, oltre al desiderio di ricordare i 343 uomini dei Vigili del Fuoco, morti l’11 settembre …

    R. – Oh, certainly! It shows us show important it is …
    Certamente, perché ci dimostra quanto sia stato importante … Il sacrificio di queste persone ha colpito la gente in tutto il mondo – anche questo fa parte dei dieci anni trascorsi. Tutti speriamo in un futuro più luminoso e negli ultimi dieci anni le cose sono andate un po’ meglio … penso che la gente stia bene.

    D. – I vigili del fuoco sono considerati i veri eroi dell’11 settembre. Alcuni oggi hanno ribattezzato “Ground Zero” in “Ground Hero”. Cosa significa questo, per lei?

    R. – I think that’s certainly wonderful, because that day there were …
    Lo trovo meraviglioso perché quel giorno c’era tanta povera gente che stava morendo nei grattacieli, e poi sono arrivati gli eroi, i vigili del fuoco; di fronte al grande pericolo, sono entrati negli edifici per tentare di salvare quella gente: e in effetti, hanno salvato tante, tante persone e durante queste operazioni molti sono morti. Quindi, sono riconosciuti “eroi” a buon titolo e in tutto il mondo.

    D. – E naturalmente, è impossibile dimenticare questo sacrificio …

    R. – It’s a great sacrifice. When you see that the family members …
    E’ un grande sacrificio. Quando poi vedi che in alcune famiglie ci sono alcuni membri che ancora piangono i loro cari che sono morti, dieci anni dopo, questo indica la misura del sacrificio, non solo per coloro che sono morti, ma anche per le famiglie che hanno lasciato …

    D. – Come è cambiata New York in questi ultimi dieci anni?

    R. – Certainly, the Police Department and the Fire Department are more alert …
    Sicuramente, sia la polizia sia i vigili del fuoco sono molto più allertati per quanto riguarda il pericolo del terrorismo; qualche anno fa c’è stato un attentato a Times Square che abbiamo potuto contenere, per cui non ci sono stati feriti … Quindi, siamo più attenti alla possibilità di attentati terroristici. Dall’altro lato, vedo che la gente vive la sua vita, la città è piena di turisti, di gente che va al lavoro … A “Ground Zero” si sta costruendo alacremente, nuovi edifici e quindi nuova vita: il posto è vibrante di vita, come lo è sempre stato …

    D. – Quali sono le sue speranze per questo decimo anniversario?

    R. – My hope is that in the future we won’t have to be doing this, that we can …
    La mia speranza è che in futuro non dovremo più fare queste cose, che in qualche modo riusciremo a mettere fine al terrorismo, anche se penso che sarà quasi impossibile; spero che non dobbiamo passare quello che abbiamo passato qui, né a New York né in alcun’altra parte del mondo! (gf)

    Fondata nel 1785 nella punta sud di Manhattan, St. Peter’s Church è la chiesa cattolica più antica di New York. Questo piccolo edificio, nel corso di due secoli, ha visto cambiare radicalmente lo scenario urbano attorno a sé, in particolare dalla metà degli anni ’70 quando alle sue spalle sorsero le Twin Towers. L’11 settembre del 2001, questa chiesetta divenne un luogo di riparo per quanti fuggivano dal World Trade Center. Alessandro Gisotti ha chiesto al parroco di St. Peter’s, padre Kevin Madigan, una riflessione su questo 10.mo anniversario degli attentati:

    R. – This anniversary might provide a kind of a benchmark that we can …
    Questo anniversario potrebbe diventare un punto di riferimento, a significare che possiamo iniziare a ricominciare a diversi livelli … Nel quartiere nel quale vivo, non si fa che costruire, costruire, costruire … Quando questo memoriale finalmente sarà terminato, diventerà un punto d’incontro per i familiari e per quelle persone che sono state colpite drammaticamente … Verremo in questo luogo per piangere i morti e per chiederci cosa abbiamo imparato dalla loro perdita.

    D. – Come è cambiata la sua comunità di South Manhattan in questo ultimo decennio?

    R. – Well, the population has almost tripled! …
    Beh, la popolazione è quasi triplicata! Dopo l’11 settembre, si temeva che la gente non volesse più vivere qui, mentre è successo esattamente il contrario. La maggior parte della gente che è venuta a vivere qui sono coppie giovani o famiglie giovani, che hanno voluto iniziare una nuova vita insieme. Negli ultimi anni abbiamo avuto tantissimi battesimi e questo è un segno di come la vitalità, la vita cresca in questo quartiere.

    D. – Dopo l’11 settembre, molti hanno chiesto dove fosse Dio. Come risponderebbe lei a questa domanda?

    R. – My belief is that God is always with us, even in the most terrible …
    Io sono convinto che Dio sia sempre con noi, anche nelle circostanze più terribili. Questo si è reso visibile quello stesso giorno, quando abbiamo assistito all’eroismo e al sacrificio degli operatori di pronto intervento, dei pompieri, dei poliziotti che hanno corso gravissimi rischi spesso a costo della loro vita per salvare la gente. E poi, anche nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi tanta gente è venuta per mettersi a disposizione, per aiutare a trovare i resti di coloro che erano morti e per restituirli alle loro famiglie … (gf)

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    L'arcivescovo di Monaco apre l'Incontro interreligioso della Comunità di Sant'Egidio: non smettiamo di lottare per la pace

    ◊   Apertura oggi a Monaco, in Germania, dell’annuale incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. A 25 anni dalla Preghiera per la pace voluta ad Assisi da Giovanni Paolo II, leader delle religioni mondiali, uomini politici e di cultura provenienti da tutto il mondo, si ritrovano nella città bavarese per affrontare temi cruciali e di estrema attualità, a cominciare dall’anniversario dell’11 settembre. Da Monaco la nostra inviata Francesca Sabatinelli:

    “La memoria di dieci anni fa ci spinge a non smettere di lottare per la pace”. Il cardinale arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx, ha ricordato così gli attentati dell’11 settembre durante la Messa che, questa mattina nella cattedrale, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali, ha simbolicamente aperto questi tre giorni di lavori. “Sappiamo che i conflitti accompagnano la storia dell’uomo – ha continuato il porporato – ma non devono scoraggiarci e non devono spingerci a smettere di costruire la pace”. Nel pomeriggio vi sarà l’apertura ufficiale dell’incontro affidata all’assemblea che vedrà gli interventi, tra gli altri, del presidente della Repubblica federale di Germania Christian Wulff, del cardinale Marx e del fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Sarà però alle 14.46 il momento più atteso della giornata. Quando a New York saranno le 8.46, l’ora dell’attacco alle torri gemelle 10 anni fa, i leader di tutte le grandi religioni si riuniranno in Marstallplatz. In collegamento video con Ground Zero si assisterà alla cerimonia in memoria degli attentati dell’11 settembre. Alla comunità di Sant’Egidio e ai partecipanti dell’incontro di Monaco, è giunto un messaggio dell’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. “C’è un solo destino comune per tutti – scrive l’arcivescovo – vivere insieme in solidarietà. C’è la responsabilità di coltivare insieme una cultura della speranza, la civiltà dell’amore, la cultura della vita. I prossimi 10 anni di questo secolo – conclude il porporato – non possono essere come i primi. La pace deve regnare”. Domani inizieranno i panel, oltre trenta, e i forum, che affronteranno tra i molti temi, quello della Primavera araba con rappresentanti di Egitto, Siria, Libia, Tunisia e Libano, quello dell’unità dei cristiani e, soprattutto, quello del fondamentale ruolo delle religioni per la convivenza.

    In questi dieci anni di conflitti è sembrato più volte che fosse impossibile ritenere il dialogo un’efficace risposta all’odio e alla violenza. Nonostante tutto, però, la Comunità di Sant’Egidio ha continuato a riproporre senza sosta lo “spirito di Assisi”, come spiega il suo presidente Marco Impagliazzo al microfono di Francesca Sabatinelli:

    R. – Abbiamo cercato in questo decennio di continuare a ricucire quel tessuto di convivenza, di coabitazione e di rispetto reciproco, ma anche di simpatia tra i popoli che, piano piano, si era andato lacerando per via delle minacce del terrorismo e delle reazioni che ci sono state, reazioni militari al terrorismo. In questi dieci anni si è lavorato tanto per riportare nel mondo quella simpatia, quello sguardo umano, direi evangelico, su tante situazioni, su tanti popoli, che ormai mancava. Ci siamo troppo concentrati su noi stessi, sulle nostre paure e abbiamo lasciato cadere quella parte del mondo più povera, che ha sofferto ancora di più a causa delle nostre distrazioni.

    D. – Il percorso che in questi anni la Comunità di Sant’Egidio ha fatto è sempre stato un percorso coerente, a dispetto delle critiche che ci sono state di poca concretezza…

    R. – Il nostro faro è stato guardare al cuore dell’uomo, che ha bisogno sempre di conversione, ma ha bisogno soprattutto di amore. Poi ci sono state le grandi parole di incoraggiamento del beato Giovanni Paolo II, che è stato l’ultimo grande profeta che ha cercato di opporsi ad ogni scontro di civiltà e ad ogni nuova guerra, che ha definito sempre “un’avventura senza ritorno”. C’è stato poi il sostegno di tante persone, credenti e non, presenti con noi a Monaco per provare a guardare i prossimi 10 anni con occhi totalmente diversi, con occhi che ci dicono che siamo destinati - come dice il titolo del nostro incontro – a vivere insieme.

    D. – Un evento straordinario di questa edizione dell’incontro per la pace: il collegamento con New York per la cerimonia di ricordo di quello che accadde 10 anni fa …

    R. – Un momento in cui mettere da parte ogni sentimento di vendetta o di odio: noi dobbiamo rispettare anzitutto il dolore dei parenti delle vittime e le vittime stesse. Sono stati pubblicati, proprio in questi giorni, gli ultimi messaggi che molte delle vittime delle Twin Towers hanno inviato prima di morire: sono tutti messaggi che raccolgono preghiere, saluti ai familiari. Non c’è nessun spirito di vendetta e nessuna parola di odio in quei messaggi. In quello spirito, che è lo stesso e che abbiamo tutti vissuto proprio in quelle ore tragiche, ci siamo uniti agli americani: abbiamo detto “siamo tutti americani”; abbiamo provato una forte compassione per il dolore della gente. Occorre ricordare quei sentimenti positivi, seppur nella tristezza, e far forza sulla compassione e sull’amore per andare avanti e costruire un mondo migliore.

    D. – In questi tre giorni di lavori, ci sarà un altro appuntamento molto 'forte' sul piano emotivo: la visita al campo di Dachau, guidata dal cardinale Etchegaray…

    R. – Dachau è tanto vicino a Monaco, questo campo ricorda non soltanto la sofferenza degli ebrei, ma anche il martirio di tantissimi cristiani, di tutte le confessioni. Accanto al cardinale Etchegaray ci saranno vescovi di altre comunità, ortodossi ed evangelici, perché Dachau rappresenta anche questo: un simbolo dell’unità dei cristiani nel martirio. Noi vorremmo portare soprattutto i giovani – sia tedeschi che di ogni parte d’Europa – che si uniranno al nostro convegno: saranno loro i protagonisti di questo pellegrinaggio per dire che certe cose non devono più accadere e che l’Europa che abbiamo costruito nella pace e nell’unità deve essere sempre più rafforzata. (mg)

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    Elezioni in Guatemala: le attese della Chiesa per bandire violenza e diseguaglianze

    ◊   Guatemala oggi al voto per le elezioni presidenziali. Gli aventi diritto sono oltre 7 milioni. Diversi organismi internazionali hanno espresso preoccupazione per la campagna elettorale, accompagnata da violenze e da finanziamenti illeciti ai Partiti. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista cileno della nostra emittente Luis Badilla Morales, esperto di questioni latino americane:

    R. – Il nuovo presidente del Guatemala sarà eletto il 6 novembre, nel corso del ballottaggio, perché nelle elezioni di oggi nessuno dei tre candidati principali riuscirà a superare la maggioranza assoluta. Con ogni probabilità, secondo tutti i sondaggi, il primo turno lo dovrebbe vincere il generale a riposo, Otto Pérez Molina, del Partito Patriota – un partito di destra – e il 6 novembre, con ogni probabilità, dovrà competere con il secondo principale candidato, che si chiama Manuel Baldizón del partito Libertà Democratica Rinnovata. Il 6 novembre, l’ago della bilancia, sarà il terzo candidato, il dott. Eduardo Suger: sarà lui a decidere chi sarà il futuro presidente del Guatemala.

    D. – Il passato violento del Guatemala è ancora una realtà viva nel Paese?

    R. – Purtroppo non possiamo dire che il passato violento, instabile, di questo Paese del Centro America sia alle spalle. Basti ricordare che, nel corso di questa campagna elettorale, i morti sono già oltre 40. Si è trattato anche di una campagna millionaria da parte di certi partiti, con più denaro di quello che il Paese è capace di produrre, tanto che sono stati avanzati sospetti sulla provenienza questo denaro.

    D. – In questo contesto segnato da violenza e povertà, quali sono gli auspici della Chiesa?

    R. – E’ molto preoccupata. Si è pronunciata su questo processo elettorale in una dichiarazione, l’8 aprile scorso, a conclusione di un’Assemblea plenaria dei vescovi. Ha esortato a votare in modo serio, cosciente, libero ed informato. Il secondo punto che la Chiesa ha sottolineato è questo: chiunque vinca l’elezione si ricordi che ha di fronte gravi problemi da risolvere in campo sociale, e in particolare, in campo agrario. Infine, la Chiesa ha invitato a votare per i candidati che più si avvicinano, o più rispettano, il Magistero della Chiesa in alcuni punti fondamentali, come il matrimonio, la difesa della vita, l’educazione dei figli e la promozione umana. La sfida principale del Guatemala per il futuro, secondo i vescovi, è la questione dell’iniquità sociale. Il Guatemala è fra i Paesi più poveri della regione latino-americana e, quindi, i vescovi ritengono che non ci sia veramente soluzione per nessun problema se chiunque vinca non affronti le sfide dell’uguaglianza sociale e quindi metta fine a questo divario crescente fra ricchi e poveri. (ap)

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    Venezia premia la cultura ed ignora il cinema di cassetta: Leone d'oro al "Faust" del russo Sokurov

    ◊   Consegnati ieri sera nel corso della cerimonia di chiusura, in Sala Grande, i Leoni e i premi della Mostra del Cinema di Venezia. Aleksandr Sokurov, ritirando il Leone d’Oro per il suo “Faust”, mette in guardia: “Dobbiamo fare il possibile per difendere la cultura, che non è un lusso ma la base per lo sviluppo della società". Il servizio di Luca Pellegrini:

    Giuria di buon senso, una volta si sarebbe detto. Giuria coraggiosa, si traduce oggi. Perché non è affatto scontato che, anche in un Festival di Cinema che ancora si chiama Mostra d’Arte, vengano riconosciute e premiate quelle opere che forse non riempiranno le sale e le borse dei distributori, ma onorano gli artisti, l’intelligenza, la grande tradizione e l’attualità. Insomma, bandito il fattore commerciale, Venezia premia la cultura. Tanto complesso nella sua formulazione quanto affascinante nella visione capace di rapire i sensi, è il “Faust” di Sokurov, opera monumentale e colta sull’eterno scontro tra male e bene, discesa negli abissi dell’anima e nella resurrezione della coscienza, pellegrinaggio estremo – anche per lo spettatore – ma doveroso, sui passi del tormentato eroe goethiano che in mano al regista russo diventa meditazione sui contrasti della vita, le ansie delle risposte, le tempeste dei dubbi, eros e thanatos che ancora una volta si danno battaglia sul corpo e nell’anima dell’uomo. Memorabili le interpretazioni, recitazione in tedesco, uso del cinema come strumento di conoscenza. Superbo e duro. E la giuria fa altre scelte onorevoli e equilibratissime: “People mountain people sea” del cinese Cai Shangjun riceve giustamente il Leone d’argento, film che stritola il cuore, come quello di un uomo che cerca vendetta in un paese difficile, alla deriva, e che per ottenerla gestirà una apocalisse umana dalle cui ceneri, metaforicamente, forse potrà nascere qualche cosa di nuovo, se non di buono. Impressionante. Poi ecco che la Giuria riconosce il problema delicatissimo e urgente del fenomeno immigratorio, vero protagonista a Venezia: Crialese e la sua “Terraferma”, ossia il miraggio di barche del dolore e della speranza che solcano i nostri mari e Guido Lombardi, alla sua opera prima con “La-Bas”, extracomunitari e camorra nel sud dell’Italia. Attore e attrice: Michael Fassbender, in “Shame-Vergogna” disperato e vuoto, consuma le sue notti soffrendo dolorosamente per un consumo patologico del sesso, tutto il contrario della delicatissima cinese Deane Yip, una anziana in pace con la vita che in “A simple life” attende serena la morte.

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    Chiesa e Società



    Moldova: il dramma della povertà al centro della Settimana sociale dei cattolici

    ◊   Si terrà a Chisinau, dall’11 al 13 ottobre, la prima Settimana Sociale dei cattolici moldavi sul tema “Il coraggio di crescere accanto agli ultimi”. Tra gli obiettivi dell’iniziativa - di cui riferisce l'agenzia Sir - gli organizzatori sottolineano la necessità di “conoscere il territorio della Moldova e l’impegno della Chiesa cattolica a servizio degli ultimi” e di “accrescere il dialogo con le altre realtà della regione, per sviluppare insieme un comune percorso di servizio a beneficio dei poveri”. Attraverso gli interventi di vescovi ed esperti si discuterà della povertà in Moldova e della crisi economica, saranno inoltre condivise riflessioni teologiche e attente letture del Magistero della Chiesa sulla povertà nel mondo. Tra i relatori spiccano mons. Arrigo Miglio, in veste di presidente delle Settimane sociali italiane, mons. Giampaolo Crepaldi come presidente della Commissione “Caritas in Veritate” e mons. Marcello Semerano, vescovo di Albano. Prenderanno la parola anche l’economista Luigino Bruni, Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, Nicola Paparella docente universitario e Vitalie Pirlog, esperto moldavo di diritto internazionale. (G.I.)

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    Vietnam: cattolici promotori del dialogo interreligioso con i musulmani

    ◊   L’emarginazione dei musulmani vietnamiti è una delle tante conseguenze degli attentati dell’11 settembre 2001. Il drammatico evento ha scosso tutte le comunità religiose del Paese asiatico, per questo l’arcidiocesi di Saigon ha voluto promuovere un gruppo per il dialogo interreligioso che, ad oggi, si è sviluppato fino a diventare una Commissione pastorale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. All’indomani della tragedia americana, l’arcidiocesi di Ho Chi Minh City è stata la prima ad avviare il dialogo interreligioso con i musulmani: incontri, visite di cortesia, momenti di scambio culturale, sotto l’egida della Commissione cattolica. Un progetto che la Chiesa intende sviluppare in tutte le diocesi del Vietnam, per contribuire alla crescita del Paese. Tanto che nella lettera pastorale del 2010 ai fedeli, i leader cristiani spiegano che “il dialogo è al servizio della salvezza di Dio, un tentativo di comprensione reciproca e al servizio della vera felicità dell’uomo”. Un sacerdote di Saigon spiega ad AsiaNews che “attraverso il contatto e il dialogo con buddisti, musulmani, protestanti, fedeli Cao Đài e Bahai’i, le persone possono trarre beneficio” per la propria vita e nel rapporto con gli altri, all’interno della comunità. Anche se alcuni fedeli, aggiunge, temono che il dialogo interreligioso possa deviare dalla dottrina cattolica, il contatto con altre religioni al contrario “è un invito a rendere più forte la nostra fede”. In Vietnam vi sono 64 mila fedeli musulmani. Nella sola Ho Chi Minh City sono 4.850, suddivisi in 16 comunità e guidati da 69 rappresentanti locali. Dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, essi sono stati vittime di ostracismo e discriminazione da gran parte della popolazione. (M.G.)

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    Zambia: mons. Chinyemba chiede strutture idriche e servizi igienici per tutti

    ◊   Secondo uno studio condotto da una Ong locale e citato dall'agenzia Fides, solo il 58% degli abitanti dello Zambia può accedere a servizi igienici sanitari adeguati, mentre il 13% non dispone di nessun tipo di toilette. Il governo ha provveduto a migliorare i sistemi idrici e sanitari nelle città, lasciando gli insediamenti urbani semiperiferici ad alta densità di popolazione, come Kanyama, privi di servizi su un terreno inadatto alla costruzione di latrine e con una precaria rete stradale, che ha contribuito ad aggravare i problemi di drenaggio delle acque. Le latrine attualmente esistenti oltre ad essere sovraffollate attirano i vermi e, durante la stagione delle piogge, i liquami traboccanti inquinando i pozzi, alimentando malattie come diarrea, colera e dissenteria. Il precario sistema di drenaggio di Kanyama ha reso la zona particolarmente esposta al proliferare del colera. Per la borgata il governo aveva promosso un progetto, parzialmente completato, che è stato abbandonato ad ottobre 2010. Mons. Evans Chinyemba, vescovo della diocesi di Mongu, nella Provincia occidentale, ha esortato le autorità a “prestare molta attenzione al problema dell’acqua”. “Ci sono tanti fiumi nella Provincia, e ritengo che non abbiamo sfruttato le nostre risorse in modo da poter fornire acqua alla nostra gente”. Il presule ha aggiunto che il governo scava pozzi solo in alcune aree, senza coprire l'intera provincia. Purtroppo mancano i fondi e quindi nel Paese continuano a dilagare malattie favorite dallo scarso drenaggio e dalle acque inquinate. Malaria e diarrea sono tra le principali: secondo il Programma Onu (UNDP) la malaria causa 50 mila morti ogni anno (il 23% di tutte le morti del Paese) e la diarrea circa il 7% di tutte le malattie riportate. (M.G.)

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    Messico. Rapporto sulle donne in carcere: numerose le giovani madri condannate per droga

    ◊   La drammatica situazione della popolazione carceraria femminile in Messico è stata fotografata da un rapporto del Dipartimento di Pubblica sicurezza di Oaxaca, uno degli Stati più poveri del Paese centroamericano. Il documento, di cui riferisce la Fides, rivela che si tratta di donne per lo più povere e per la maggior parte madri sole, con figli a carico sotto i cinque anni, età in cui è necessario rinunciare alla custodia e affidarli ad un parente o ad un tutore. Le detenute devono gestire da sole i loro figli, perché non ricevono assistenza dalle autorità carcerarie né cibi adatti ai bambini. Alcune vengono arrestate per piccoli traffici di droga, altre per omicidio e reati più gravi. Su 234 detenute nel carcere di Oaxaca, 29 sono indigene, per lo più zapoteche originarie della catena montuosa meridionale, ma ci sono anche donne del Mixe, mixteche, Triqui e altre popolazioni indigene. A causa del sovraffollamento delle carceri, molte si trovano a condividere la cella con detenute già condannate e donne in gravidanza, che sono trasferite all'ospedale civile della città non appena iniziano ad avere le contrazioni. Tenere i bambini in cella con le loro madri significa esporli a quotidiani disagi. La maggior parte di queste donne sono state spinte alla criminalità dalla tragica situazione economica. La povertà non lascia molte possibilità: patire la fame o unirsi al traffico di stupefacenti. (M.G.)

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    Cina: omaggio delle parrocchie agli anziani sacerdoti e suore, esempi di fede e testimonianza

    ◊   Visitare gli anziani vescovi, sacerdoti e suore che hanno dedicato tutta la vita alla Chiesa cinese offrendo in molti casi una testimonianza eroica. È l’iniziativa promossa da diverse parrocchie della Cina in occasione della tradizionale festa di metà autunno che, secondo il calendario dei lavoratori dei campi, cade quest’anno lunedì 12 settembre. “Sono esempio di fede e di testimonianza. Noi e tutta la Chiesa gli saremo sempre grati per il loro contributo”, ha affermato il parroco della parrocchia di Bei Tang della diocesi di Xi An, della provincia dello Shaan Xi della Cina continentale, durante la visita alle diverse case di riposo e conventi che ospitano questi anziani membri del clero. In particolare durante questi giorni hanno reso visita al vescovo 91enne di San Yuan e ad una trentina di sacerdoti e suore anziane, portando loro l’affetto e la gratitudine dell’intera comunità. L’Agenzia Fides riporta testimonianza di una suora quasi 90enne che ha passato ben 40 anni in prigione, ed oggi ancora lavora nel suo orto, perché, dice, “non devo dare un peso alle mie giovani consorelle che devono dedicare il tempo e l’energia alla missione del Signore, non certo per assistermi”. Le verdure e le piante medicinali coltivate dalla religiosa vengono poi vendute ed il ricavato utilizzato per la comunità. Come dicono i parrocchiani di Bei Tang, questi religiosi anziani “ci commuovono sempre con la loro semplicità e la loro immensa generosità”. (M.G.)

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    Al via il pellegrinaggio dei vescovi cappuccini di tutto il mondo a San Giovanni Rotondo

    ◊   I vescovi cappuccini di tutto il mondo si ritroveranno a San Giovanni Rotondo dal 13 al 15 settembre prossimi. Si tratta del secondo pellegrinaggio dei presuli appartenenti all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini dopo quello svoltosi a Roma durante il Grande Giubileo del 2000. All’iniziativa, hanno già dato la conferma di partecipazione 63 pastori - tra cui l’arcivescovo di Boston, cardinale Sean Patrick O’Malley - che saranno accompagnati dal ministro generale dell’Ordine, frate Mauro Jöhri, e dal suo definitorio. Il programma del pellegrinaggio, reso noto da un comunicato dell’Ordine, prevede tre conferenze: “L’identità Cappuccina e il Ministero Episcopale” su cui relazionerà il cardinale O’Malley; “Il rientro in Provincia dei fratelli emeriti”, tenuta da frate Vincenzo Mancusi, procuratore generale dell’Ordine; “I Santi vescovi Cappuccini, modelli di Santità” di cui parlerà frate Florio Tessari, postulatore generale dell’Ordine. È prevista anche una tavola rotonda sul tema“L’Ordine Cappuccino e i nostri Vescovi” a cui prenderanno parte mons. John Corriveau, vescovo di Nelson; mons. Thaddaeus Ruwa'ichi, arcivescovo di Mwanza; mons. Paul Hinder, arcivescovo di Corrientes e mons. Andrés Stanovnik, vicario apostolico d’Arabia. Tre le Celebrazioni Eucaristiche a cui prenderanno parte tutti i vescovi cappuccini: la prima, il 13 settembre alle ore 19.00, nella chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina, presieduta da mons. Corriveau; la seconda, il 14 settembre alle ore 18.00, nella stessa chiesa, presieduta dall’arcivescovo di Manfredonia– Vieste–San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro; la terza, il 15 settembre alle ore 11.30, nel santuario di Santa Maria delle Grazie, presieduta dal cardinale Sean Patrick O’Malley. Durante la 'tre giorni' saranno effettuate anche due visite guidate: nel pomeriggio del 13 settembre alla basilica di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo e nel pomeriggio del 14 settembre nella chiesa di San Pio da Pietrelcina, che terminerà con un momento di preghiera dinanzi alla tomba del Santo. (M.G.)

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    Pakistan, l’impegno della Fondazione Shahbaz Bhatti per le vittime dell’estremismo

    ◊   “Una piattaforma che assicura riparo, assistenza e protezione” per tutte le vittime delle violenze in Pakistan. Così Paul Bhatti - fratello del ministro cattolico per le Minoranze assassinato il 2 marzo scorso da un commando estremista islamico per la sua lotta contro le leggi sulla blasfemia - descrive l’azione della neonata Fondazione Shahbaz Bhatti, che ha da poco ricevuto il riconoscimento ufficiale del governo. Paul Bhatti, attuale consigliere speciale del premier per le Minoranze, spiega ad AsiaNews che la Fondazione ha lo scopo di promuovere i valori dell’umanità e l’armonia fra religioni. Egli ribadisce che “al momento nessuno può ritenersi al sicuro” in Pakistan, dove attacchi di estremisti uccidono decine di persone ed omicidi mirati continuano a colpire obiettivi politici, attivisti, leader religiosi. La Fondazione Bhatti contribuisce alla lotta contro le violenze, offrendo assistenza e protezione alle vittime per 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana. Gli esperti della Fondazione offrono anche tutela legale e consulenze giuridiche. In merito alle indagini relative all’omicidio del fratello, Paul chiede di “attendere gli esiti finali” del lavoro degli inquirenti, che ringrazia “per il loro impegno” alla ricerca della verità. Paul Bhatti sottolinea che l’impegno politico per il Pakistan, nazione in cui è tornato dopo molti anni trascorsi in Italia, “non è stata un’opzione”, ma una scelta da compiere guardando all’esempio del martire Shahbaz. “La sua morte ha costituito una grande perdita non solo per il sottoscritto – sottolinea ad AsiaNews – ma per tutta la nazione”. La fede cristiana e l’impegno politico, aggiunge, lo hanno spinto ad accettare l’incarico, perché “se uno dei miei fratelli o sorelle è in difficoltà, come posso sedermi e guardare?”. Infine, Paul Bhatti ricorda le misure volte a tutelare le minoranze al vaglio del legislatore, fra cui il Protection Bill, che garantisce in particolare a indù, sikh e parsi il riconoscimento giuridico del matrimonio. Intanto, il governo federale pakistano ha impresso una stretta su Ong straniere e gruppi che intendono portare sollievo alla popolazione. Questa censura ha lasciato il campo libero agli estremisti islamici pakistani – alcuni dei quali messi al bando – che possono operare in piena libertà e relegare ai margini le minoranze. (M.G.)

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    Centinaia di giovani riuniti a Torino per condividere l’esperienza delle missioni salesiane

    ◊   Harambée, termine swahili che significa incontro, ma anche il nome della 'due giorni' in programma a Colle Don Bosco e a Torino Valdocco il 24 e 25 settembre prossimi. In queste date - ricorda l’agenzia Sir - circa 400 giovani celebreranno, insieme con il rettore maggiore dei Salesiani don Pascuol Chavez Villanueva, il loro impegno ad abbattere ogni barriera tra nord e sud del mondo, promuovendo i diritti umani con gesti di solidarietà concreta, ispirati alla fede cristiana. Si tratta di persone che hanno condiviso l’esperienza di volontariato in un Paese povero, in gruppo e al fianco di una comunità missionaria salesiana. Durante il raduno, saranno inoltre consegnati dei crocifissi missionari ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ad altri membri della Famiglia Salesiana e a volontari laici simbolo del loro impegno di donare un periodo della propria vita al servizio dell’annuncio del Vangelo tra i Paesi più poveri. (G.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: si combatte per Sirte, città natale di Gheddafi

    ◊   L'attacco degli insorti alla città libica di Sirte, una delle ultime roccaforti di Gheddafi, sembra ormai imminente. Il presidente del Consiglio nazionale di transizione Jalil ha dato il via libera ai comandanti di Misurata di attaccare la città. La strada che collega Misurata a Sirte è occupata da migliaia di milizie armate a bordo di oltre cento blindati, che stanno avanzando verso la città natale dell’ex-rais. Occupata in queste ore la cittadella di Wiska, la prima di quattro importanti postazioni dei lealisti attorno a Sirte.

    Egitto/Israele: distensione tra i governi dopo l’attacco all’ambasciata israeliana al Cairo
    Il governo egiziano ha confermato il suo "massimo impegno" a tutela di tutte le ambasciate nel Paese, "nel rispetto di ogni convenzione internazionale". Le dichiarazioni arrivano dopo gli attacchi di venerdì notte all’ambasciata di Israele al Cairo, che hanno causato 3 morti e circa un migliaio di feriti. E mentre il Consiglio militare ha respinto le dimissioni del capo del governo Sharaf, il portavoce del premier israeliano Netanyahu ha ricordato come “la pace con l’Egitto abbia un carattere strategico per Israele”. Lo stesso Nethanyahu, che oggi ha ricordato come la lotta al terrorismo sia ancora lontana dall’essere vinta, ha auspicato al più presto il ritorno dell’ambasciatore israeliano al Cairo, “in presenza di adeguate condizioni di sicurezza”.

    Iraq: il radicale Al-Sadr annuncia la fine degli attacchi contro l’esercito Usa
    Moqtada Al-Sadr, leader del movimento radicale sciita dell’'esercito del Mahdi', ha annunciato questa mattina la fine di ogni attacco contro gli americani fino al ritiro delle truppe Usa, previsto per la fine dell’anno. “Affinchè l’Iraq assuma la sua indipendenza grazie al ritiro degli invasori dalla nostra terra, giudico indispensabile porre fine a tutte le operazioni di resistenza armata fino al completo ritiro delle forze occupanti”, si legge in un comunicato.

    Afghanistan: i talebani rivendicano l’attentato contro la base Nato
    I talebani hanno rivendicato l’attentato suicida di ieri contro la base Nato di Maiden Wardak, nel centro del Paese. L’attacco, causato da un camion-bomba ha ucciso due civili afgani e ferito 102 persone, tra cui 77 soldati della Forza internazionale. Due razzi sono stati lanciati contro la base americana di Bagram, anche se al momento non si ha notizia di eventuali danni.

    Svezia: quattro persone arrestate per terrorismo
    Quattro persone accusate di terrorismo sono state arrestate questa mattina a Goteborg. Gli uomini, secondo i media locali che citano fonti vicine ai servizi segreti, stavano preparando un attentato contro l’edificio della mostra Biennale delle arti, che è stata fatta evacuare dalla Polizia.

    Grecia: il premier Papandreu continua sulla strada delle riforme
    Le riforme strutturali del sistema economico greco andranno avanti “indipendentemente dal prezzo politico da pagare”. Questo le parole del premier greco Georg Papandreu all’inaugurazione della 76ma Mostra Commerciale Internazionale di Salonicco, evento nel quale viene tradizionalmente illustrata la politica economica del governo greco. Abbiamo avuto l’incarico di salvare il Paese del fallimento e realizzeremo pienamente le decisioni del Vertice europeo del 21 luglio, ha aggiunto Papandreu, affermando poi che “quanti scommetteranno su una Grecia fuori dall’Euro, si troveranno davanti tutti i greci”. Intanto nella notte sono stati arrestati un centinaio di dimostranti, che si sono scontrati con la Polizia durante una manifestazione che ha coinvolto almeno ventimila persone. I disordini sono scoppiati quando una folla di manifestanti ha cercato di forzare i cordoni di sicurezza eretti a protezione della Mostra.

    Crisi: Angela Merkel promuove un’Europa solidale sul piano finanziario
    “Dobbiamo fare passi avanti verso una politica finanziaria ed economica maggiormente concordata ed ogni Paese membro dell’Euro deve mantenere gli impegni presi”. Così il cancelliere tedesco Angela Merkel, in un’intervista al giornale Tagesspiegel, ha commentato la crisi economica europea. “I primi successi sono già visibili”, ha aggiunto la Merkel e “l’integrazione europea, comunque, va spinta in avanti”. “Siamo tutti sulla stessa barca”, ha aggiunto la Merkel riferendosi al caso italiano, “e tutti devono capire che basta l’errore di uno per mettere in pericolo tutti”, mentre riguardo la Grecia ha commentato “Atene non può risolvere in una notte gli errori di anni. I tedeschi devono avere molta pazienza e ricordare quanto è stato duro il nostro processo di riunificazione”.

    Sri Lanka: per i vescovi “la pace è ancora un’illusione”
    La Conferenza episcopale dello Sri Lanka ha espresso preoccupazione per la situazione nel Paese, a due anni dalla fine di una guerra civile durata oltre tre decenni. Durante l’incontro tenutosi nei giorni scorsi a Colombo per celebrare il 40.mo anniversario del Centro per la società e la religione si è sottolineato, in particolare, che “la pace è ancora un’illusione”. Manca ancora un atteggiamento di apertura culturale e religiosa, come sottolinea, al microfono di Lydia Okane, il vescovo di Anuradhapura, mons. Norbert Andradi, segretario generale della Conferenza episcopale:

    R. – In terms of our own local situation…
    Per quanto riguarda la nostra situazione, abbiamo sperimentato l’incapacità da parte di alcune persone del Paese di accettare che questa sia storicamente una società multireligiosa, multietnica, multilingue e multiculturale. C’è una certa incapacità nell’accettare questo fatto e noi dobbiamo occuparci di questa incapacità nel garantire la giustizia e la pace: dobbiamo quindi riconoscere la realtà plurale e pluriforme del Paese. Dobbiamo affrontare anche alcune realtà nel Paese, uno Stato in cui c’è sempre meno spazio e possibilità di avere opinioni diverse. Altri ambiti che devono essere corretti e guariti sono quelli relativi alle forze di sicurezza e alla politica. Non riguarda tutti i politici naturalmente, ma un certo numero di loro che ha commesso dei crimini. Quando le persone vengono arrestate ci sono sempre tentativi di condizionamento da parte dei politici, che rallentano in questo modo il corso della giustizia. Ci sono, quindi, politici che cercano di influenzare la giustizia per permettere di sfuggire all’arresto. Questo è un fenomeno comune nel Paese ed è qualcosa che va combattuto, se vogliamo una giustizia reale, in particolare per i poveri. (ap)

    Tanzania: aumenta il bilancio delle vittime del naufragio
    Sono almeno 198 i passeggeri morti nel naufragio del traghetto affondato venerdì notte a largo di Zanzibar, in Tanzania. Oltre 600 sono i sopravvissuti, quaranta dei quali versano ancora in gravi condizioni. Il traghetto era largamente sovraccaricato è si è inclinato per il troppo peso, rovesciandosi in mare.

    Tunisia: oltre 1600 liste presentate per le elezioni della Costituente
    Oltre 1600 liste sono state consegnate in vista delle elezioni per l’Assemblea costituente tunisina, prevista per il prossimo 23 ottobre. I dati sono stati diffusi dalla commissione istituita per preparare le prime elezioni politiche dopo la caduta di Ben Ali. Tra le liste consegnate, 845 fanno riferimento a partiti autorizzati, 678 sono indipendenti, mentre 152 sono state depositate in sei circoscrizioni estere.

    Yemen: liberata la turista francese rapita nel Golfo di Aden
    Una turista francese, sequestrata nel Golfo di Aden, è stata liberata questa notte dall’unità anti-pirateria dell’Unione Europea “Navfor”. La nave spagnola “Galicia” ha intercettato una barca in cui si trovavano sette uomini e la donna, che era stata rapita mentre si trovava in crociera in compagnia di un uomo, rimasto ucciso durante l’assalto dei pirati. (Panoramica Internazionale a cura di Michele Raviart)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 254

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.