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Sommario del 10/09/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Lettera del Papa per l’11 settembre: “nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”
  • L’arcivescovo di New York sull’11 settembre: l’atto più vile ha fatto emergere amore e solidarietà, la vendetta è inutile
  • Il cardinale Tauran: “non si può uccidere in nome di Dio”
  • Undici settembre: editoriale di padre Lombardi
  • Udienze e nomine
  • Il Papa ad Ancona per chiudere il Congresso eucaristico nazionale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto. La folla assalta l'ambasciata israeliana al Cairo: 3 morti, centinaia di feriti
  • Europa divisa sulla crisi. Crollo delle borse: bruciati 157 miliardi di euro in una sola giornata
  • Religioni e culture in dialogo: incontro promosso dalla Comunità di Sant'Egidio a Monaco di Baviera
  • Mostra del Cinema di Venezia: consegnati i premi delle Giurie di ispirazione cattolica
  • "September Concert" a Roma per promuovere la pace nel 10.mo anniversario dell'attacco alle Twin Towers
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Studenti musulmani indonesiani in Vaticano in occasione dell’anniversario dell’11 settembre
  • Pakistan. Aperte due nuove scuole per i cristiani grazie alla Masih Foundation
  • Myanmar. Appello delle Ong: urge una Commissione di inchiesta Onu per crimini contro le minoranze
  • Nepal, salute a rischio per l’80% della popolazione
  • Giappone. Prosegue la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo scorso
  • Polonia: i vescovi lanciano la settimana per l’educazione
  • Spagna. L’Università dei Gesuiti di Deusto celebra i 125 anni di vita
  • Il centro Pime di Milano festeggia i 50 anni dalla fondazione
  • Francia. La Chiesa locale ricorda mons. Gachet a cent’anni dalla nascita
  • A ottobre la XIV edizione del Religion Today Filmfestival
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: scaduto l'ultimatum a Bani Walid, raid della Nato sulla roccaforte di Gheddafi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lettera del Papa per l’11 settembre: “nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”

    ◊   No alla violenza in nome di Dio: è quanto ribadisce il Papa in una lettera inviata all’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    “Ancora una volta, deve essere inequivocabilmente affermato che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo”. Il Papa ribadisce con forza quanto aveva già detto in altre circostanze: “non si può usare la violenza in nome di Dio”. “La tragedia di quel giorno – scrive infatti Benedetto XVI - è aggravata dalla pretesa degli attentatori di agire in nome di Dio”. Ma “ogni vita umana – prosegue il messaggio - è preziosa agli occhi di Dio” e dunque “non va risparmiato alcuno sforzo nel tentativo di promuovere nel mondo un genuino rispetto per i diritti inalienabili e la dignità delle persone e dei popoli ovunque essi siano”.

    Il Papa, rivolgendo il suo pensiero alle “tante vite innocenti” perse in quel “brutale attacco”, le affida “alla misericordia infinita di Dio” invocando la consolazione su quanti sono stati colpiti dalla perdita dei propri cari.

    Loda quindi il popolo americano “per il coraggio e la generosità che ha dimostrato nelle operazioni di soccorso e per la sua prontezza nell’andare avanti con speranza e fiducia”. Infine, eleva la sua “fervente preghiera” affinché “un fermo impegno per la giustizia e una cultura globale di solidarietà contribuisca a liberare il mondo dalle rivendicazioni che così spesso danno luogo ad atti di violenza”, creando nello stesso tempo “le condizioni per una maggiore pace e prosperità” nella prospettiva di “un futuro più luminoso e più sicuro”.

    Nel 2001, poco dopo gli attentati, l’allora cardinale Ratzinger così si era espresso in una intervista alla Radio Vaticana:

    “Questi attentati si realizzano anche in nome di Dio, in nome quindi di una religione abusata per i propri scopi, una religione politicizzata e così sottomessa al potere, che diventa un fattore del potere. D'altra parte … se vediamo il volto di Cristo, di un Dio che soffre per noi e che anche si fa uccidere per noi, abbiamo anche la visione di un Dio che esclude ogni tipo di violenza. Il volto di Cristo mi sembra quindi la risposta più adeguata all’abuso ideologico di un’immagine di Dio che verrebbe sfruttata solo quale strumento del nostro potere”.

    Per il Papa questi attacchi hanno oscurato l’alba del terzo millennio. Anche Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale del 12 settembre 2001, parlò di “un giorno buio nella storia dell’umanità”:

    “Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana …Imploriamo il Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza”.

    Il 20 aprile 2008, durante la sua visita negli Stati Uniti, Benedetto XVI si reca a Ground Zero per un intenso momento di preghiera immerso nel silenzio, rotto solo dal mesto suono di un violoncello:

    “God of peace, bring your peace to our violent world…
    Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento:
    pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne
    e pace tra le Nazioni della terra.
    Volgi verso il Tuo cammino di amore
    coloro che hanno il cuore e la mente
    consumati dall’odio”.

    (violoncello)

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    L’arcivescovo di New York sull’11 settembre: l’atto più vile ha fatto emergere amore e solidarietà, la vendetta è inutile

    ◊   Domani celebrazioni in tutti gli Stati Uniti per il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelli di New York, al Pentagono di Washington e in Pennsylvania, nei quali morirono quasi tremila persone. Il ricordo di quegli attacchi avviene tra imponenti misure di sicurezza per un nuovo allarme attentati lanciato dall’intelligence americana. Il servizio di Elena Molinari da New York:

    Con la rinnovata paura di Al Qaeda, New York e Washington si stanno preparando a ricordare i tragici eventi di dieci anni fa. Le capitali - politica ed economica – degli Stati Uniti sono da ieri presidiate da migliaia di agenti armati, come all’indomani degli attacchi del 2001. Indizi giudicati attendibili dall’intelligence americana puntano, infatti, ad un possibile attentato in questi giorni. Dietro la minaccia ci sarebbe il successore di Osama Bin Laden, al Zawahiri, che avrebbe pianificato un attacco con auto o camion bomba. Gli investigatori starebbero cercando tre persone arrivate dal Pakistan, tra cui un americano, che sarebbero pronte a colpire. Nonostante l’allarme però sia Barack Obama che il suo predecessore George Bush saranno all’ex World Trade Centre di New York, domani, per una cerimonia. Non ci saranno discorsi, ma solo il ricordo delle vittime, e non ci saranno nemmeno preghiere, per la prima volta dal 2001 e per volere del sindaco Bloomberg: una scelta che ha scatenato innumerevoli polemiche.

    L'arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, mons. Timothy Dolan, al microfono di Christopher Altieri, commenta così il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre:

    R. – New Yorkers, especially, did not just wallow in the sorrow…
    I cittadini di New York, in particolare, non sono rimasti a rigirarsi nel dolore e nella rabbia, ma quasi subito hanno cominciato ad aiutare e a consolare quanti avevano bisogno. Quello che celebriamo è l’amore che si è spinto in tanti casi fino al sacrificio della propria vita, penso soprattutto ai vigili del fuoco, agli agenti di polizia e ai primi soccorritori. Questa comunità sì è fatta forte dinanzi ad una tragedia senza precedenti. Ancora oggi, dopo 10 anni, ci sono programmi di aiuto alle famiglie, iniziative di preghiera e di memoria. Ci si è trovati di fronte alla domanda che ogni uomo e ogni donna di fede deve porsi: “Come vuole Dio che reagiamo davanti a tale insensata violenza, una violenza così contraria all’amore che Dio ci ha insegnato?”. E i newyorchesi hanno risposto: abbiamo sperimentato una solidarietà straordinaria fino all’estremo sacrificio. Tutti si sono uniti per prendersi cura di quanti sono stati colpiti da questa tragedia: dare sollievo a chi soffre è una priorità per tutta la comunità della città di New York!

    D. – Cosa può dare la Chiesa in questa situazione?

    R. – The greatest thing that the Church can give is faith and hope and love…
    La cosa più grande che la Chiesa possa dare è la fede, la speranza, la carità. E la comunità cattolica di New York le ha date in abbondanza. Ha aiutato le persone in modo materiale e spirituale. Ha aiutato a guarire i cuori, a perdonare. Ha aiutato la gente a recuperare la speranza in un momento disperato; e ha insegnato che la vendetta è inutile e che la vera indignazione - quella giusta, lo sdegno che si leva contro il male - porta alla riconciliazione, al rinnovamento e a ricostruire. Il modo migliore per avere la nostra rivincita sui terroristi è dimostrare che niente, assolutamente niente, può distruggere lo spirito che è dentro un popolo di fede e che vive nel popolo americano e che lo porta a sostenere quanti soffrono, a ricostruire ciò che ci è caro, a piangere con dignità i morti e ad aiutare le loro famiglie a rifarsi una vita. Tutto ciò è stata una costante dell’ultimo decennio. Una tragedia può unire o dividere, avvicinare o allontanare da Dio, far emergere ciò che è nobile o ciò che è vile in un essere umano. Io credo che uno dei sentimenti più diffusi oggi nella città di New York è che l’11 settembre di quest’anno sia non solo un’occasione per ricordare i caduti, ma anche un’occasione per ringraziare Dio, perché – per la maggioranza dei cittadini – l’11 settembre ha fatto emergere il meglio di questa comunità. Quindi, l’atto più vile che ha potuto violare tutto ciò che vi è di bello e puro nel cuore umano – ha generato sentimenti di amore e atti meravigliosamente eroici di soccorso, di guarigione e di memoria. Ed è bene ringraziare Dio di tutto ciò.

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    Il cardinale Tauran: “non si può uccidere in nome di Dio”

    ◊   “Non si può uccidere in nome di Dio”: lo afferma il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese “La Croix”, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre. Il servizio di Isabella Piro:

    Era segretario per i Rapporti con gli Stati il cardinale Tauran, nel 2001, e ricorda con queste parole gli attacchi ideati da Osama Bin Laden e che costarono la vita a circa 3mila persone: “Naturalmente, rimanemmo tutti colpiti dalla mostruosità di tale azione. Ma subito dopo, paradossalmente, ha prevalso in noi una consapevolezza e una convinzione: non si può uccidere in nome di Dio. Da allora, i leader religiosi sono divenuti più coscienti dell’urgenza di una pedagogia dell’incontro”. Quindi, il cardinale Tauran ribadisce: “L’11 settembre non ha mai rimesso in discussione il dialogo interreligioso. Anzi, al contrario, sono nati nuovi partenariati. E così, nel 2008, il re dell’Arabia Saudita, Abdallah, ha realizzato a Madrid una grande conferenza sul dialogo interreligioso”. Non solo: dopo gli attacchi di dieci anni fa, “molti musulmani hanno espresso il desiderio di far conoscere il vero islam e molti hanno manifestato solidarietà nei confronti delle vittime, soprattutto cristiane”.

    Rispondendo, poi, alla domanda sull’incompatibilità tra la violenza e la religione, il cardinale Tauran richiama il discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, pronunciato nel gennaio 2006: in esso, il Papa afferma che “nessuna circostanza vale a giustificare l’attività criminosa del terrorismo, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale”. Parole che il porporato definisce come “la condanna più vigorosa e più completa mai sentita. Nessun capo religioso, nessuna causa può portare ad una simile mostruosità”. Di qui, l’invito a puntare ad una “pedagogia del dialogo”, per far capire ai giovani “l’esistenza del bene e del male, che la coscienza è un santuario da rispettare, che coltivare la dimensione spirituale rende più responsabili, più solidali, più disponibili al dialogo”.

    Per questo, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ricorda l’importanza dell’educazione in famiglia, nelle scuole, nelle università, affinché le giovani generazioni possano “apprendere il rispetto dell’altro e comprendere che la differenza è una ricchezza”. Infine, alla domanda sulle conseguenze dell’11 settembre, il porporato risponde: “Il mondo è divenuto più precario. Il sospetto e la paura dell’altro sono aumentati. Se abbiamo evitato lo shock delle culture, ora dobbiamo evitare lo shock dell’ignoranza. Perché la paura dell’altro è spesso motivata dall’ignoranza”. In questo ambito, afferma ancora il cardinale Tauran, “il ruolo delle religioni è essenziale, perché, come ha detto Benedetto XVI, chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace. E chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio”.

    L’intervista si chiude con un auspicio per l’incontro interreligioso che si terrà ad Assisi il prossimo 27 ottobre, su volontà del Papa. “Grazie alla preghiera e alla meditazione, cammineremo insieme – conclude il porporato – Sarà un momento di maturazione. Pellegrini di verità, pellegrini di pace, siamo tutti in cammino sulla stessa strada”.

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    Undici settembre: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sul decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre ascoltiamo il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Sono passati 10 anni dal giorno dell’incredibile attacco terroristico che lanciava quattro aerei di linea pieni di passeggeri innocenti contro gli edifici simbolo della potenza economica, militare e politica degli Stati Uniti a New York e a Washington. Quasi tremila vite umane venivano uccise quel giorno, e un altro migliaio in seguito, dalle polveri e dai veleni diffusi dal crollo delle Torri gemelle. Persone di oltre 90 nazionalità diverse, di fedi e culture diverse. Il nuovo Millennio appena iniziato non sarebbe stato dunque il tempo della pace, ma – ancora una volta – tempo in cui l’odio voleva dimostrare il suo potere. Ed effettivamente la guerra c’è ancora e non ha risolto definitivamente alcun problema. Osama Bin Laden, il mandante, è stato ucciso, ma difficilmente il terrorismo finirà per questo.

    Ma l’11 settembre è stato anche il giorno in cui mentre molti cercavano di fuggire dalla morte incombente, centinaia di altre persone correvano verso il pericolo per aiutare le vittime, davano la vita per salvare altre vite. Erano convinte che questa fosse la cosa giusta da fare ed erano pronte per farla. Il sacrificio dei pompieri di New York e degli altri che hanno agito come loro rimane un messaggio di luce abbagliante in un giorno di tenebra. E quanto impegno di compassione, di servizio, di preghiera; quanto desiderio di comprensione, di dialogo e di pace è seguito, in forme discrete ma molto concrete, da parte di chi in quei giorni non si è lasciato sconvolgere dalla disperazione e dal desiderio di vendetta!

    Quanto odio, ma anche quanto amore! Quale ha prevalso? Quale sta prevalendo? Quale prevarrà? Noi che ci ispiriamo al nome di Dio, vogliamo che tutti gli adoratori di Dio attingano ancora una volta, da questa memoria, la volontà irriducibile di servire la vita e la pace.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Papa ha nominato vescovo tit. di Zama minore mons. Barthélemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura.

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    Il Papa ad Ancona per chiudere il Congresso eucaristico nazionale

    ◊   Proseguendo una tradizione inaugurata da Paolo VI nel 1977, Benedetto XVI sarà domani ad Ancona per la giornata conclusiva del XXV Congresso eucaristico nazionale italiano, in corso da sabato 3 settembre nel capoluogo e in altre città delle Marche. Il 24.mo viaggio in Italia del Papa, che coincide con il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre, durerà poco meno di dieci ore e sarà caratterizzato da appuntamenti significativi sul piano ecclesiale, ma anche sociale. Oggi le celebrazioni conclusive del Congresso, con la giornata dedicata al dialogo ecumenico, interreligioso e alle famiglie. Da Ancona, il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:

    Il Papa autore della ‘Sacramentum Caritatis’, convinto che ‘i cristiani abbiano bisogno di una più profonda comprensione della relazione tra Eucaristia e vita quotidiana’, giunge domani nella Metropolia di Ancona-Osimo per chiudere un Congresso che ha dedicato a questo tema otto giornate di celebrazioni e dibattiti.

    Per la seconda volta nelle Marche, dopo il viaggio a Loreto del 2007 in occasione dell’Agorà dei Giovani, Benedetto XVI arriverà in elicottero al Molo Wojtyla poco dopo le nove e troverà ad accoglierlo trecento vescovi, alloggiati in queste ore su un traghetto ormeggiato nel porto di Ancona, e decine di migliaia di fedeli, giunti da tutta Italia per rinnovare la fede nel Sacramento fonte e culmine della vita della Chiesa.

    Alle dieci il Papa presiederà la Celebrazione Eucaristica conclusiva e l’Angelus su un bianco palco di 800mq, presso il cantiere navale dell’azienda Fincantieri, con l’Adriatico alle spalle e la Cattedrale di S. Ciriaco all’orizzonte, incastonata sul verde Colle Guasco che domina il porto del capoluogo dorico. Centinaia di volontari, treni e trasporti gratis, faciliteranno l’afflusso dei pellegrini attesi in 70 mila per la Santa Messa.

    La coincidenza con il decimo anniversario dell’”attacco agli Usa” dell’11 settembre 2001, che sarà probabilmente ricordato da Benedetto XVI, ha suscitato l’interesse della stampa internazionale sul viaggio. Ma anche, sui giornali locali, qualche allarme in più sulla sicurezza della visita papale. Questa sarà affidata a circa 800 uomini sul porto e lungo i percorsi della papamobile. Previsto il blocco del traffico aereo e marittimo, mentre il centro di Ancona sarà off-limits per le auto.

    Alle 13.30 al pranzo con i vescovi nella residenza pastorale di Colle Ameno l’Eucaristia si farà gesto di solidarietà quando siederanno alla mensa del Papa cinque poveri assistiti dalla Caritas e sedici tra precari e cassintegrati di aziende marchigiane in crisi, come la Merloni di Fabriano e la stessa Fincantieri. Proprio in queste ore l’azienda navalmeccanica anconetana, che ha 550 dipendenti in cassa integrazione su 580, ha annunciato la ripartenza delle commesse per il mese di ottobre. Il gesto di Benedetto XVI è visto qui - non solo dai credenti - come un forte segno di incoraggiamento e speranza.

    Nel pomeriggio l’incontro con sacerdoti e famiglie delle 72 parrocchie dell’arcidiocesi, nel duomo cittadino di S. Ciriaco, e poi quello con almeno 500 coppie di giovani fidanzati nella centrale Piazza del Plebiscito, per rinnovare il valore eucaristico della scelta sacerdotale e matrimoniale. Saranno due promessi sposi anconetani a salutare il Papa in questa particolare occasione che rappresenta una prima volta nei viaggi papali. Infine, poco prima delle 19, la partenza di Benedetto XVI per il Vaticano chiuderà la giornata e il XXV Congresso eucaristico italiano.

    Congresso che sta vivendo oggi ad Ancona la sua ottava intensa giornata, caratterizzata in mattinata da un convegno ecumenico alla Mole Vanvitelliana, con rappresentanti delle chiese ortodosse e del mondo protestante, e dalla prima storica visita di alcuni vescovi cattolici alla Sinagoga cittadina. Nel pomeriggio il IV Pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, condurrà circa ventimila persone nell’area del cantiere navale, dove, sul palco già pronto per il Papa, andrà in scena uno spettacolo di musica, testimonianze e riflessioni dedicato alla famiglia. Poi, spenti i riflettori, la veglia di preghiera presieduta in San Domenico dal card. Bagnasco, presidente della CEI, creerà il clima spirituale adatto in attesa del Papa.

    “Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana” è il tema del XXV Congresso Eucaristico italiano che si è aperto il 3 settembre scorso. Alla vigilia della sua chiusura, il nostro inviato Fabio Colagrande ha chiesto un primo bilancio dei lavori all’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, tra i principali artefici del raduno ecclesiale:

    R. - Il primo bilancio è buono, positivo, sia per la partecipazione sia per la qualità degli incontri. Mi ha colpito lo sforzo che i vari relatori hanno fatto per aiutare l’uditorio a comprendere il modo con cui questo Sacramento - che generalmente viene definito e pensato come un Sacramento ritualizzato all’interno di una celebrazione - possa dare senso alla quotidianità. Mi pare ci sia stata questa seminagione di attenzione e sono certo che gli ascoltatori riporteranno, nelle varie diocesi italiane, quanto hanno ascoltato qui, proprio per far sì che i discepoli di Gesù non vivano mai una sorta di distanza tra il celebrato ed il vissuto, tra il culto e la vita.

    D. - Come sta reagendo la città di Ancona a questi momenti di coinvolgimento?

    R. - Avvenimenti di questo tipo indubbiamente “sconvolgono” quella ferialità quasi monotona. Ho avuto strette di mano, suggerimenti, parole che mi hanno incoraggiato, piene di gratitudine, perché la città ha visto una meraviglia. Anche pregando, cantando e manifestando pubblicamente la fede si può dare un messaggio: una fede di popolo, una fede gioiosa, una fede responsabile.

    D. - Veniamo alla giornata di domani, con l’arrivo di Benedetto XVI, che celebrerà Messa in un luogo magnifico di Ancona, con il mare alle spalle e di fronte il colle Guasco e la Cattedrale. Il Papa compirà dei gesti che vogliono segnare una grande vicinanza alla gente, anche in questo momento di crisi economica…

    R. - Il Santo Padre compirà un duplice gesto: condividere il pasto con un gruppo di operai e con un gruppo di poveri. Oggi sono queste le due categorie più segnate dalla sofferenza derivante da questa crisi di cui si parla e che stiamo subendo. E’ una crisi occupazionale che, nella realtà di questa provincia, sta purtroppo crescendo e, in modo particolare, nella realtà di Ancona si vive con il caso della Fincantieri. Questo gesto vuole naturalmente essere un segno di attenzione e di paternità, quasi una visibilità della speranza. E’ significativo anche il fatto che il pranzo sia condiviso con un gruppo di poveri che stabilmente e quotidianamente partecipa alla mensa nata nell’immediato dopoguerra e fondata da un padre francescano minore, padre Guido, la cui opera ora viene portata avanti dall’ordine di suore fondato da questo padre.

    D. - Che segno darà Benedetto XVI a questo Congresso eucaristico?

    R. - Sono certo che il Papa ribadirà questa centralità dell’Eucarestia. Del resto, a me piace pensare che questo Congresso dia a questa Chiesa di Ancona-Osimo - che l’ha ospitato -, alle chiese delle Marche e a quelle italiane - visto che è comunque un Congresso nazionale -, questa consapevolezza: la Chiesa o è eucaristica o non è. (vv)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nulla giustifica il terrorismo: la lettera di Benedetto XVI all’arcivescovo di New York e presidente della conferenza episcopale statunitense, monsignor Timothy M. Dolan, nel decennale degli attacchi contro gli Stati Uniti.

    In prima pagina, un editoriale di Robert Imbelli sull'11 settembre dal titolo “Ricordo e impegno”.

    Dieci anni di asimmetria: in cultura, articoli di Alain Besançon, Giuseppe Fiorentino e Giulia Galeotti sugli aspetti culturali e politici degli attacchi alle Torri Gemelle.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo le Borse: crollano i mercati internazionali dopo lo strappo tedesco alla Bce.

    La speranza al tempo della crisi: Nicola Gori sulla visita del Papa ad Ancona in occasione del XXV Congresso eucaristico nazionale italiano.

    Scrittura e Tradizione fonti di uno stile di vita: concluso al monastero di Bose il convegno ecumenico di spiritualità ortodossa.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto. La folla assalta l'ambasciata israeliana al Cairo: 3 morti, centinaia di feriti

    ◊   In Egitto dichiarato lo Stato d’allerta dopo l’assalto di stanotte all’ambasciata di Israele al Cairo da parte di centinaia di manifestanti. Il bilancio degli scontri con le forze dell’ordine è di 3 morti, oltre 1000 feriti e 19 arresti. Convocata per oggi una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri con i vertici delle forze armate. Mentre l’ambasciatore israeliano ha fatto ritorno a Tel Aviv, sulla questione è intervenuto anche il presidente americano Obama. Davide Maggiore ne ha parlato con Maria Grazia Enardu docente di relazioni internazionali all’università di Firenze:

    R. – Quella tra Israele ed Egitto è stata una pace che si è sempre più raffreddata. C’è da parte della piazza egiziana una crescente animosità verso Israele. L’Egitto, che dovrebbe presto avere elezioni, cerca un nuovo ruolo di rilancio e c’è anche molto movimento in tutta la regione perché tra poco più di una settimana si va in sede Onu per discutere dello Stato palestinese che potrebbe anche essere riconosciuto ma anche perché si stanno muovendo soggetti che fino a questo momento sono stati abbastanza defilati. In particolare si sta muovendo la Turchia. Tra due giorni arriva in Egitto il primo ministro turco e in questa occasione non si potrà non discutere di una eventuale linea comune verso Israele. L’Egitto, fino a quando c’era Mubarak, è stato un Paese che intendeva mantenere lo status quo della pace a tutti i costi. Anche la Turchia fino a un anno fa era un Paese praticamente alleato e se Israele perde i suoi due migliori amici questo non può che isolarlo pericolosamente in un momento assai difficile.

    D. - Che genere di conseguenze possono esserci dall’accaduto sui rapporti tra Egitto e Israele?

    R. - Gli egiziani controllano direttamente o indirettamente il confine con Gaza. Se l’Egitto decidesse di aprire davvero il confine con Gaza a quel punto il blocco che Israele attua su Gaza sarebbe immediatamente vanificato.

    D. – Per gli equilibri della regione cosa potrebbe significare la posizione assunta dal nuovo Egitto?

    R. – L’Egitto in un modo o in un altro condiziona anche Paesi minori come la Giordania. Se la Giordania si sentisse messa in pericolo da questo nuovo clima così incerto non potrebbe che allinearsi al nuovo assetto e a quel punto Israele sarebbe di nuovo contornato da Stati molto meno amici di quanto non fossero ieri.

    D. – L’Egitto è stato uno dei protagonisti della cosiddetta “Primavera araba”; era prevedibile uno sviluppo in questa direzione?

    R. – Quando la Piazza comincia a far politica inevitabilmente elementi più radicali hanno un ruolo maggiore delle persone che vogliono una bella democrazia. Se l’Egitto viene accompagnato dall’Occidente, dagli Stati Uniti e dall’Europa, con misure di appoggio economico, la direzione non può che essere positiva ma il sospetto - che da parte della massa egiziana c’è - che l’Occidente favorisca sempre e comunque Israele, non può che suscitare grande irritazione di un movimento assai complesso.

    D. – Gli Stati Uniti hanno ancora un’influenza sul governo egiziano?

    R. – Sicuramente ce l’hanno. Il punto è che per renderla efficiente dovrebbero usare più mezzi sia di tipo politico, sia di tipo diplomatico, sia anche di tipo economico: cosa che sono riluttanti a fare perché appoggiare troppo visibilmente il nuovo corso può avere effetti negativi sia all’interno dell’Egitto sia nel mondo arabo vicino. (bf)

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    Europa divisa sulla crisi. Crollo delle borse: bruciati 157 miliardi di euro in una sola giornata

    ◊   “La prossima settimana faremo un tagliando all'economia e ai provvedimenti per la crescita''. Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a margine del vertice G7-G8 di Marsiglia. Tremonti ha aggiunto che la crisi è stata gestita ma ancora non è superata. Ieri il crollo delle Borse del vecchio continente, dopo le dimissioni di Jurgen Stark, componente tedesco del board della Bce, la Banca centrale europea, in disaccordo con il sostegno tedesco a Spagna e Italia e con la costituzione degli Eurobond: bruciati in una sola giornata 157 miliardi di euro. Oggi, intanto, l'incontro tra il presidente Giorgio Napolitano e il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Per l’economista Giovanni Marseguerra, segretario del Comitato Scientifico della Fondazione Centesimus Annus, la vicenda di ieri deve fare riflettere sul futuro della Ue. Sentiamolo intervistato da Alessandro Guarasci:

    R. – Segnala in maniera molto vistosa come, purtroppo, a tutti i livelli la solidarietà faccia fatica a farsi strada. In questo momento l’Europa ha una grande responsabilità: per uscire dalla crisi bisogna contare sulle risorse dell’Europa interna mentre invece, purtroppo, la Germania guarda dalla sua parte; gli altri Stati tendono ciascuno a guardare il proprio orticello. C’è una mancanza di solidarietà creativa che sarebbe poi l’unica possibilità per poter uscire assieme da questa situazione.

    D. – Questo vuole dire che, secondo lei, a livello europeo manca una istituzione finanziaria ed economica forte…

    R. – Manca ancora quella unificazione politica ed economica che sarebbe decisiva per affrontare assieme le questioni; manca ancora quell’ultimo scatto di coraggio per far diventare veramente la solidarietà una forza che unisce.

    D. – Ma, secondo lei, mancano o comunque sono indispensabili dei vincoli di bilancio più stringenti a livello europeo? Questo perché la Grecia è ancora in forte difficoltà; l’Italia ha fatto una manovra, ma dopo un mese di ondeggiamenti…

    R. – Certamente non abbiamo dato un’immagine positiva in questo frangente. La Grecia è un’altra questione: la Grecia ha avuto un comportamento passato ben più grave. Tuttavia non è costruttivo che ciascuno guardi soltanto e unicamente alle malefatte o ai comportamenti poco virtuosi degli altri. Dobbiamo capire che, pur in una situazione difficile, bisogna trovare degli strumenti come – per esempio – gli eurobond che vengono tanto criticati, ma che sono una forma di solidarietà che in questo momento è indispensabile: altrimenti ne usciamo frantumati e stando ciascuno peggio! (mg)

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    Religioni e culture in dialogo: incontro promosso dalla Comunità di Sant'Egidio a Monaco di Baviera

    ◊   L’augurio è che si possa dire concluso un decennio fatto di guerre e violenza. E’ la speranza che conduce in Germania la comunità di Sant’Egidio che, da domani al 13 settembre, si ritroverà a Monaco di Baviera per il consueto Incontro internazionale di preghiera per la pace, quest’anno dal titolo “Bound to live together. Religioni e culture in dialogo”. A 25 anni dal primo grande incontro mondiale interreligioso voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi, a 10 anni dagli attacchi dell’11 settembre, e a poco più di un mese dal nuovo appuntamento per la pace che vedrà Benedetto XVI ad Assisi, la Comunità di Sant’Egidio intende riaffermare il suo ruolo di “artigiana del dialogo tra le religioni”. Lo conferma il portavoce Mario Marazziti, intervistato da Francesca Sabatinelli:

    R. – Io credo che siano tutti un po’ più grandi, 25 anni dopo. E’ un fatto straordinario, che è diventato parte del Dna del nostro mondo: senza dialogo tra gli uomini e le donne di religione, senza dialogo tra le culture ed anche con la cultura laica, il nostro mondo non sa trovare una risposta a come vivere nella globalizzazione con un’anima.

    D. – L’11 settembre sarà presente a Monaco con una importante cerimonia e con un collegamento con New York…

    R. – Il collegamento sarà all’ora esatta dell’attacco terribile alle Torri Gemelle, ci sarà una cerimonia di solidarietà con le vittime dell’11 settembre, ci saranno i parenti di alcune delle vittime che testimonieranno da Ground Zero, soprattutto io credo che in quel momento - noi tutti - capiremo come l’unica risposta all’11 sia quella di non dare ragione alla logica dello scontro, che è quello che i terroristi volevano, ma iniziare davvero un tempo in cui ricostruiamo le ragioni del vivere insieme.

    D. – I dieci anni passati sono stati anni difficili e sono stati anni di guerra, della cosiddetta guerra al terrore che ha prodotto ben due conflitti – pensiamo all’Afghanistan e pensiamo all’Iraq. Il 2011 è iniziato invece con una primavera, la primavera dei Paesi arabi. Il dialogo sembrava prima morto e ora sembra riprendere fiato: di tutto questo cosa ci sarà a Monaco?

    R. – Io direi che il dialogo sembrava morto solo negli opinion leader e in chi ha rinunciato a pensare. Mi riferisco a persone di grande prestigio che hanno purtroppo portato l’Europa e il mondo occidentale a pensare che lo scontro fosse l’unica soluzione. Abbiamo all’attivo un passivo di due guerre e abbiamo 137 mila vittime civili, oltre a tutte le vittime militari: è un bilancio terribile, fallimentare… Penso allora che chi ha sbeffeggiato il dialogo non sapeva di cosa stesse parlando. In questa situazione noi oggi abbiamo all’attivo la primavera araba, una grande spinta di libertà. Avremo testimoni dalla Tunisia, dall’Egitto e dagli altri Paesi arabi, testimoni della piazza di questa spinta di libertà. Al tempo stesso viviamo la crisi della grande economia mondiale: la crisi finanziaria, la crisi dei mercati, la crisi di identità. Anche qui ci interrogheremo sul ruolo dell’Europa, sul ruolo del mondo e quindi su come costruire una economia dal volto umano.

    D. – Non possiamo non ricordare anche la presenza di leader religiosi, di tutte le religioni…

    R. – Dall’Al-Azhar del Cairo, ad Israele con il Rabbino capo d’Israele Metzger; ci saranno rappresentanti musulmani da tutto il mondo; 15 patriarchi e cardinali; il Patriarcato di Mosca, il Patriarcato di Romania con il patriarca Daniel, e ancora tanti leader che sono opinion leader o comunque persone a cui guarda l’Europa. Penso ad Angela Merkel, che avrà un incontro pubblico con Andrea Riccardi su come uscire dalla crisi; penso all’Italia e al fatto che verranno il ministro degli Esteri Frattini e il ministro dell’Economia Tremonti. E’ un segnale di come stiamo cercando insieme una soluzione. (mg)

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    Mostra del Cinema di Venezia: consegnati i premi delle Giurie di ispirazione cattolica

    ◊   Consegnati questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia i premi delle Giurie di ispirazione cattolica, che hanno riconosciuto i valori di due fra le pellicole maggiormente applaudite e apprezzate: “Faust” del russo Sokurov e “A simple life” della cinese Ann Hui, riconoscendo la vitalità e la forza della cinematografia di questi due importanti Paesi. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Hanno visionato tutti i film in concorso e dunque lavorato intensamente. Sono le diverse giurie che alla Mostra cercano di valorizzare e mettere in luce quei film capaci, pur nella libertà dell’artista, di promuovere i valori umani secondo le indicazioni sempre valide della cultura cattolica. Davvero internazionale, rappresentando diverse culture, è la Giuria Signis, che ha premiato all’unanimità “Faust”, la complessa e monumentale opera del russo Aleksandr Sokurov, uno dei film più applauditi e apprezzati. Massimo Giraldi, giurato, ne spiega le ragioni:

    “Il Faust, come dice il titolo stesso, è ispirato al Faust di Goethe, ma quello che conta in questo caso è veramente la messa in scena del film. Si tratta di una grandissima opera di tipo visivo: non solo contenutistico – e questo forse già lo sapevamo – ma certamente di tipo visivo. Sokurov è riuscito a mettere in immagini la difficoltà, ma anche la bellezza di un poema che, solamente a leggerlo, fa venire un po’ i brividi. L’impresa è titanica, ma Sokurov ci riesce grazie ad una unione tra pittura, tra letteratura e tra architettura, perché ci sono degli interni e degli esterni molto belli… Quindi la sua capacità di risolvere quest’argomento molto intenso è veramente encomiabile e – direi – straordinaria. Sokurov rende visibile ciò che è invisibile a occhio nudo. Si parla della coscienza dell’individuo ed è un viaggio attraverso il bene e il male, alla luce e all’ombra della vita di tutti i giorni. Non ha soltanto una collocazione storica, ma è proiettato più ampiamente in tutte le epoche possibile della vita dell’uomo. Un inno alla capacità dell’uomo di sopravvivere anche nei momenti più bui della propria storia. La stessa giuria ha poi dato una menzione ad un altro film in concorso, che è il film 'A simple life': un film che con grande delicatezza affronta il tema della vecchiaia, affronta il tema della capacità da parte della persona di finire con dignità i propri giorni”. (mg)

    La Giuria del Premio La Navicella della Fondazione Ente dello Spettacolo e Rivista del Cinematografo, presieduta da mons. Dario Viganò, ha in parte giudicato sulla stessa linea: premiato, infatti, “A simple life”. Miriam Mauti, giurata, ci racconta perché si è voluto dare il riconoscimento a questo film della cinese Ann Hui:

    “E’ un film che racconta con leggerezza e con malinconia il percorso di una domestica che va incontro alla fine della vita, in una casa di riposo, accudita in qualche modo da quello che è stato il suo ultimo datore di lavoro che sa riconoscere il debito di affetto e di riconoscenza che lui e la sua famiglia hanno verso questa donna che gli ha dedicato una vita di lavoro. Questo percorso è raccontato dalla regista con uno sguardo partecipe e non nasconde i lati anche meno piacevoli della vecchiaia ma che sa mettere in evidenza l’umanità e la solidarietà che gli ospiti di questa casa di riposo e che i membri per cui ha lavorato la protagonista sanno dimostrare. Quindi un film che in qualche modo riconcilia con la forza dei valori della vita, con i valori più profondi della vita”. (bf)

    Infine, il Premio dedicato al padre gesuita Taddei, che conferma la scelta precedente, come spiega il presidente della Giuria, Paolo Mereghetti:

    “Il premio vuole privilegiare i film che hanno dei valori umani e che li trasmettono con un linguaggio particolarmente interessante e il film della regista di Hong Kong Ann Hui unisce proprio queste due qualità. C’è la capacità di Anne Hui di raccontarci una storia che potrebbe diventare lacrimosa ma che non lo sarà mai, perché la racconta con una malinconia, ma anche con una partecipazione straordinaria e sa fonderla anche con il proprio occhio documentario perché la vita all’interno di questa casa di riposo è spesso raccontata con partecipazione, qualche volta anche con un sorriso, qualche volta anche con una mezza risata e altre volte con una forza realistica straordinaria”. (bf)

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    "September Concert" a Roma per promuovere la pace nel 10.mo anniversario dell'attacco alle Twin Towers

    ◊   Da oggi al 12 settembre si svolge a Roma la sesta edizione del "September Concert", nel 10.mo anniversario dell'attacco alle Twin Towers: tre giorni di eventi per ricordare le vittime e per promuovere una cultura di pace. Rosario Tronnolone ha intervistato Ludovica Rossi Purini, presidente della Compagnia per la Musica in Roma, organizzatrice della manifestazione:

    R. – “September Concert” è nato in Italia sei anni fa e in America, come Fondazione, nell’anniversario del primo anno dal crollo delle Torri Gemelle di New York, come evento di celebrazione della pace per tutti e di tutti per guardare al futuro in un’ottica di pace e di progettualità. E’ nato così e quindi all’inizio solo come evento musicale. In questi sei anni siamo cresciuti moltissimo soprattutto grazie all’entusiasmo del pubblico che ha effettivamente capito e condiviso la scelta di celebrare attraverso l’arte il bisogno di pace e che ci ha seguito costantemente. Quest’anno il nostro panorama e l’offerta artistica nell’ambito della celebrazione della pace si sono arricchiti di altri percorsi artistici. Oggi aspettiamo i cittadini - romani e non - presso il Museo della centrale Montemartini, alle sette di sera, per un concerto per pianoforte che inaugurerà questa edizione del “September concert”. Immediatamente dopo ci sarà l’inaugurazione della mostra fotografica “Cities of New York” che è stata promossa dall’Assessorato alle politiche culturali e del centro storico ed è un vero e proprio omaggio alla metropoli americana attraverso le opere di artisti sia italiani che stranieri che hanno sviluppato progetti artistici relativamente all’immagine iconografica della Grande Mela, alcuni incentrati proprio sull’11 settembre, in altri casi più sull’immagine potentissima che questa città ha sull’immaginario collettivo. Domenica 11 settembre presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, con biglietti gratuiti prenotabili tramite il sito del Gioco del Lotto-Lottomatica, avremo la proiezione in prima assoluta italiana del film documentario “Rebirth” che è stato girato in nove anni. Sei giorni dopo il crollo delle Torri Gemelle, un importante regista americano, Jim Whitacker, decise di sistemare 14 telecamere tutto intorno a Ground Zero per documentare passo per passo la rinascita fisica di un luogo. Nel frattempo selezionò cinque personaggi che sono stati coinvolti nel disastro delle Twin Towers a New York - chi perché ha perso la madre, chi perché era dentro e ha sofferto ha avuto moltissimi interventi chirurgici, chi perché ha perso il collega pompiere… - per dimostrare che cosa? Che in 10 anni si può rinascere. Questo film è un grandissimo messaggio positivo di speranza relativo al fatto che l’essere umano ha una straordinaria capacità di combattere contro le avversità e di rinascita e di ripensare la propria vita sempre ed esclusivamente in maniera positiva e progettuale: noi possiamo scegliere. (bf)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 24.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Pietro chiede a Gesù: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Gesù, esponendo la parabola del servo spietato, risponde:

    “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Ancora il tema della riconciliazione e del perdono, come domenica scorsa. Ma questa volta Gesù rafforza l’insegnamento con una bella parabola, dove mostra come la misericordia e il perdono in senso cristiano non siano solo espressione di magnanimità di cuore, quanto prova di imitazione e gratitudine verso Dio che ci ha perdonato e accolto. La domanda iniziale di Pietro su “quante volte dovrò perdonare al mio fratello?” trova la risposta nell’ultima riga: “Perdonerete di cuore al vostro fratello”: cioè in maniera generosa, totale, senza rivalse. È come una cornice questa frase iniziale ripresa in finale, dentro la quale si sviluppa la parabola dei due debitori: il padrone condona un grosso debito al primo, ma questo poi non riesce ad essere così generoso con un compagno che gli doveva poca cosa. Pur avendo ricevuto comprensione e condono, si rivela senza pietà: non è stato trasformato dal gesto generoso del condono totale. È stato piccino e quasi feroce, verso il compagno che gli era debitore di soli 100 denari. Le esperienze di perdono ricevuto e dato sono autentiche se raggiungono le profondità del cuore e dei pensieri: se la trasformazione mette radici là dove si annida la ferita, e la purifica con lo sguardo e l’amore di Cristo. Essere perdonati è una grande grazia; riuscire a perdonare è ancora frutto della grazia.

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    Chiesa e Società



    Studenti musulmani indonesiani in Vaticano in occasione dell’anniversario dell’11 settembre

    ◊   Un gruppo di giovani indonesiani rappresentanti della Associazione degli Studenti Musulmani (Himpunan Mahasiswa Islam, Hmi), sono stati ricevuti oggi in Vaticano dal cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Lo riferisce l’Agenzia Fides. Fondata nel 1947, la Hmi è la più antica e la più estesa associazione studentesca musulmana in Indonesia (oltre un milione di aderenti). I leader degli studenti islamici si trovano Vaticano in occasione del 10° anniversario degli attentati negli Stati Uniti. Dieci anni fa l’Hmi protestò vivacemente per l’intervento militare e i bombardamenti Usa in Afghanistan, rigettando le accuse sui legami di Al Qaeda con l’islam radicale indonesiano. L’allora leader della Hmi, Ahmad Muzakir, fu perfino arrestato per l’incendio di bandiere americane. Oggi gli studenti musulmani dell’Hmi hanno nuovamente imboccato la strada del dialogo e del pluralismo, e intendono operare accanto a organizzazioni cristiane e di altre religioni, per costruire l’armonia interreligiosa e contrastare l’estremismo e l’integralismo in Indonesia.

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    Pakistan. Aperte due nuove scuole per i cristiani grazie alla Masih Foundation

    ◊   Nonostante i pericoli di attentato, nuove scuole per i cristiani aprono i battenti in Pakistan, grazie all’opera della Masihi Foundation, organizzazione che si occupa di difendere i diritti dei cristiani nel Paese e che, tra l’altro, si è occupata in prima persona del caso di Asia Bibi. Una di queste è stata inaugurata a Quetta, in Beluchistan, frequentata da circa 450 ragazzi tra cristiani e musulmani, costituendo, così, un vero e proprio punto d’incontro tra diverse religioni. Un altro istituto è sorto nella France Colony di Islamabad, una sorta di ghetto cristiano dove vivono 600 famiglie in condizioni di estrema povertà ed emarginazione e ritenute, in base al sistema tradizionale delle caste, “intoccabili”. Qui vengono impartite lezioni di inglese a circa 50 bambini che, altrimenti, sarebbero destinati all’analfabetismo. “Vogliamo concentrare tutti i nostri sforzi sull’educazione – ha detto alla Fides Haroon Barkat Masih, il direttore della Fondazione – un’opera chiave per incidere sulle menti dei giovani e per cambiare mentalità nella società in modo da sottrarre terreno ai gruppi islamisti e terroristi che spesso, tramite malcelate iniziative educative o assistenziali, manipolano le mentì dei ragazzi e li avviano al radicalismo”. La Fondazione propone anche la campagna “Adotta un docente” che invita a contribuire alle spese per un insegnante della scuola. “È nostro compito essere presenti per dare alla popolazione un’alternativa – ha sottolineato ancora Masih – un luogo in cui si imparano i valori umani, il rispetto per l’altro, la dignità e la sacralità della perosna, l’amore per la vita, la convivenza e la pace”. (R.B.)

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    Myanmar. Appello delle Ong: urge una Commissione di inchiesta Onu per crimini contro le minoranze

    ◊   Urge una inchiesta ufficiale delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità commessi in Myanmar ai danni delle minoranze etniche: è quanto afferma, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides, un gruppo di Organizzazioni non governative, fra le quali l’International Bar Association’s Human Rights Institute, il “Burma Lawyers’ Council”, “Christian Solidarity Worldwide” e altre che accolgono cittadini birmani esiliati o emigrati. Le Ong ribadiscono la loro richiesta in vista dell’incontro dello “Human Rights Working Group” del Consiglio Europeo, che si terrà lunedì 12 settembre a Bruxelles. I leader delle Ong hanno anche incontrato, alla vigilia della riunione, Tomás Ojea Quintana, Osservatore Speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Myanmar. Secondo le Ong la situazione in Myanmar è grave: vi sono testimonianze attendibili di omicidi, strupri sistematici, torture, reclutamento di bambini soldato, detenzioni arbitrarie, lavori forzati e spostamenti forzati di intere popolazioni. Per questo le Ong chiedono “una commissione di inchiesta Onu che sia trasparente, imparziale e indipendente”. Un sacerdote del Mynamar, che chiede l’anonimato, dichiara: “Siamo totalmente a favore di una indagine Onu. Sarebbe stata necessaria già da molti anni, dato che le violenze ai danni delle minoranze etniche proseguono spietate”. Proprio nei giorni scorsi il governo del Myanmar ha istituito una nuova Commissione Nazionale per i Diritti Umani e una Commissione speciale per le minoranze etniche, che hanno suscitato speranze sull’effettiva volontà di trovare un accordo e porre fine alla guerra civile. La fonte di Fides commenta: “Temo siano provvedimenti solo formali: il governo intende affrontare le questione solo a parole, ma nei fatti la repressione militare continua con forza. E questo certo non costruisce la pace”.


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    Nepal, salute a rischio per l’80% della popolazione

    ◊   In Nepal, l’inquinamento degli ambienti interni (IAP) è il quarto fattore di rischio più importante per la salute dopo la malnutrizione. Lo rileva uno studio del 2008, di cui riferisce Fides, secondo il quale l’80% della popolazione del Nepal (circa 20 milioni di persone), prevalentemente nelle zone rurali più precarie, è pericolosamente esposta all’IAP. Tra i Paesi più poveri del mondo, nella maggior parte del Nepal mancano infatti elettricità e gas per cucinare, servizi che sono costretti ad acquistare dall’India a costi molto elevati. La popolazione nepalese, oltre a vivere in condizioni di povertà estrema, è anche soggetta a problemi sanitari causati dal gas serra e dal fumo nero prodotto dalla combustione inadeguata della legna e della biomassa. Questi due elementi sono identificati come gli agenti principali del riscaldamento globale che causano il cambiamento climatico. Secondo una ricerca pubblicata dall’ International Bank for Reconstruction and Development e dalla World Bank, emerge che ogni anno i Paesi industrializzati brucino circa 730 milioni di tonnellate di combustibile per uso domestico, rilasciando nell’aria gas serra diversi. Secondo la ricerca, nelle zone vicine agli accumuli di ghiaccio e neve come l'Himalaya, ci sono prove che la fuliggine dei fornelli stia accelerando lo scioglimento dei ghiacciai causando un complessivo deterioramento delle risorse del territorio. (M.G.)

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    Giappone. Prosegue la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo scorso

    ◊   Mentre prosegue a ritmi serrati la ricostruzione nelle città colpite dal terribile terremoto e tsunami che l’11 marzo di quest’anno devastò il Giappone causabndo 15mila vittime e quattromila dispersi, “è impossibile cancellare la ferita nei cuori dei sopravvissuti”. A dirlo è mons. Martin Tetsuo Hiraga, vescovo della diocesi di Sendai, tra le aree più colpite dalla tragedia e in prima linea nell’aiuto agli sfollati come tutta la Chiesa locale, che ha creato diversi centri di raccolta non solo a Sendai, ma anche a Morioka, Miyagi e Fukushima dove migliaia di volontari, provenienti da tutto il Paese, si prendono quotidianamente cura delle persone rimaste senzatetto. Il vescovo ha anche firmato e diffuso un documento che mostra come lo stato dei lavori di recupero e rimozione delle macerie a Sendai sia a buon punto, a sei mesi dal sisma, ma manca ancora un piano di ricostruzione a livello nazionale e i primi prefabbricati saranno assegnati solo nelle prossime settimane, quando diventerà operativa a seconda fase del piano del governo, a partire dal 15 settembre prossimo. Come riferisce AsiaNews, oltre al danno materiale, però, sulla popolazione pesa il dramma della perdita e della disgregazione familiare che si sta cercando di affrontare attraverso l’aiuto di assistenti sociali. Nel documento del vescovo è contenuto anche il nuovo piano di interventi che la Chiesa si prefigge nei prossimi mesi: la nascita di nuove parrocchie e di nuove comunità cristiane, continuando il lavoro di carità e testimonianza di fede all’interno della società. (R.B.)

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    Polonia: i vescovi lanciano la settimana per l’educazione

    ◊   “Lo scopo della pedagogia è la presenza di Dio nel cuore di ogni bambino”: con queste parole i vescovi polacchi, nella lettera pastorale sull’educazione che hanno scritto in vista dell’apertura dell’anno scolastico in Polonia, avvenuta il primo settembre scorso, sintetizzano la missione che deve caratterizzare un educatore, responsabile “del pieno sviluppo di una persona”. Per chiarire meglio i compiti che deve svolgere chi si occupa dell’educazione dei giovani, un dovere che i presuli attribuiscono a tutti, l’episcopato ha organizzato una Settimana per l’educazione dal 12 al 18 settembre. Non solo un’occasione di preghiera, ma un momento di riflessione contro i rischi di un’educazione “incompleta e influenzata dalla cultura moderna che è dominata dalle nuove tecnologie e dalle leggi di mercato”. In Polonia le scuole cattoliche sono 540, contro le 530 dell’anno scorso e sono frequentate da circa 57mila studenti su un totale di oltre 5 milioni. “La maggior parte dei genitori manda i propri figli nelle scuole cattoliche perché sono cattolici praticanti – è la testimonianza all’agenzia Fides di padre B. Dufaj, direttore di uno degli istituti dei Padri Scolopi a Varsavia, rammaricato di aver potuto accogliere quest’anno solo 76 nuovi alunni a fronte di oltre 200 domande d’iscrizione – ma ci sono anche figli di genitori di altre fedi e di altre confessioni religiose”. (R.B.)

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    Spagna. L’Università dei Gesuiti di Deusto celebra i 125 anni di vita

    ◊   Inaugurata con l’inizio dell’anno accademico il 29 settembre 1886, l’Università dei Gesuiti, chiamata di Deusto, che si trova nei Paesi Baschi, Spagna, celebra quest’anno il 125.mo anniversario della sua fondazione. Ieri, la giornata è iniziata con una’Eucaristia presieduta da mons. Ricardo Blazquez, arcivescovo di Valladolid, celebrata nella cappella dell’Università. Prendendo spunto dal discorso di Benedetto XVI ai professori universitari a El Escorial, in occasione della Gmg di Madrid lo scorso mese d’agosto, ha messo in risalto l’importanza dell’insegnamento della verità, in tutte le sue dimensioni: “Cedere alla tentazione di fare il silenzio attorno a Dio - ha detto - non ha senso. In realtà l’anelito verso Dio non si spegne mai”. Alle 12 é iniziato un solenne atto accademico durante il quale il padre Adolfo Nicolás, Preposito generale della Compagnia di Gesù, ha pronunciato la lezione inaugurale: “È molto importante preparare buoni professionisti - ha esordito - ma non è sufficiente. È necessario un equilibrio tra le discipline tecniche e quelle umanistiche. Bisogna trasmettere una conoscenza capace di suscitare la preoccupazione per l’etica e rispondere alle dimensioni profonde dell’essere umano”. All’atto accademico, oltre al personale dell’università, erano presenti l’arcivescovo di Valladolid, mons. Blazquez; il vescovo di Vitoria, mons. Asurmendi; il presidente della regione basca, alcuni ministri del governo e le autorità civili di Bilbao e Bizkaia. In occasione di questa commemorazione, l’ateneo ha allestito, all’interno della biblioteca, una straordinaria mostra che rende visibile la storia di questi 125 anni. Oltre a una ricca documentazione grafica con fotografie e video, il pubblico può contemplare alcune opere bibliografiche e artistiche di notevole valore. Inoltre è stato pubblicato uno splendido volume di 260 pagine, con abbondanti illustrazioni grafiche, che ripercorre la storia degli ultimi 25 anni e s’intitola “L’Università di Deusto tra due secoli”, curato da due docenti dell’ateneo. In questo corso accademico si terranno diverse manifestazioni culturali tendenti a mettere in risalto il ruolo dell’università nel suo lungo passato e nel presente: 95 erano i primi studenti nell’anno 1886; oggi sono circa diecimila nei due campus di Bilbao e San Sebastian, e oltre 1800 i professori; sei le facoltà universitarie. A questo corso è prevista l’iscrizione di 1500 studenti stranieri. Oltre alle facoltà, l’Università di Deusto è impegnata nell’insegnamento di un notevole numero di specialità in diversi gradi e livelli e ha firmato accordi di mutuo interesse con molti centri universitari. Da ormai tre anni, inoltre, ha organizzato la sua attività accademica in conformità al Piano europeo di Bologna. (A cura di padre Ignacio Arregui)

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    Il centro Pime di Milano festeggia i 50 anni dalla fondazione

    ◊   Con l’80.mo Congresso missionario che si terrà domenica 18 settembre e in cui, come di consueto, sarà consegnato il crocifisso a tutti i missionari in partenza, il Centro di animazione e cultura missionaria del Pontificio Istituto Missioni estere (Pime) di Milano apre i festeggiamento per il suo 50.mo anno di vita. Anniversario che non vuole essere un semplice momento celebrativo, ma un’occasione per rilanciare quel tipo di presenza missionaria dentro la società italiana che spinse 50 anni fa alla fondazione del centro. Con questo intento, , riferisce il Sir, è stata avviata la campagna “Contro la fame cambIO la vita”, che accompagnerà le attività del centro Pime per tutto il biennio 2011-2012 e che si concentrerà su due tipi di “fame”: quella di pane che colpisce tanti fratelli del Sud del mondo, in particolare in questo periodo il Corno d’Africa, e quella di gratuità, di giustizia, di accoglienza e di relazioni che è premessa a ogni risposta vera della vita. (R.B.)

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    Francia. La Chiesa locale ricorda mons. Gachet a cent’anni dalla nascita

    ◊   Un pastore, un educatore, un costruttore, uno storico, ma anche, nel privato “un uomo semplice, di fede profonda, intensamente consapevole delle sue limitazioni, preso da un amore appassionato per la Chiesa e per la gente di Santa Lucia”. Così il Catholic Chronicle, periodico della Chiesa locale di Castries, in Francia, celebra mons. Charles Gachet, dei Figli della Beata Vergine Immacolata di Francia, nell’anno in cui ricorre il centenario della sua nascita. Originario della Vandea, il vescovo approdò nel 1957 alla guida della diocesi dove rimase per 17 anni e dove si adoperò molto, come riferisce la Fides, per l’edificazione della Chiesa locale, la promozione del clero, che oggi lo ricorda come un padre amorevole, e dove riuscì a costruire ben 32 scuole per l’infanzia. Mons. Gachet morì nel 1984. (R.B.)

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    A ottobre la XIV edizione del Religion Today Filmfestival

    ◊   Sono tante le religioni rappresentate, quest’anno, nelle pellicole, ben 65, in concorso al Religion Today Filmfestival. La XIV edizione della manifestazione si svolgerà nel mese di ottobre e offrirà, come precisano gli organizzatori all’agenzia Sir, un vero e proprio “viaggio nelle differenze” senz’altro arricchente umanamente e di grande valore artistico. I film in concorso sono aumentati di circa il 50% rispetto allo scorso anno, un record secondo i promotori, e provengono da diversi Paesi. A Trento, Roma, Milano, Bolzano e Nomadelfia, le città che il festival animerà dal 14 al 26 ottobre, quindi, si avrà la possibilità di venire a contatto con diverse culture all’insegna del comune denominatore del dialogo e della convivenza tra i popoli. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: scaduto l'ultimatum a Bani Walid, raid della Nato sulla roccaforte di Gheddafi

    ◊   E’ scaduto oggi in Libia l’ultimatum posto dai ribelli per la resa di Bani Walid e delle ultime città ancora fedeli a Gheddafi. Si attendono ora le decisioni del Consiglio Nazionale di Transizione su un’eventuale offensiva finale, mentre la Nato sta bombardando le postazioni dei lealisti. Sul piano diplomatico, intanto, è atteso per la settimana prossima il voto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per l’invio di un contingente di Caschi Blu in Libia. Per gli ultimi aggiornamenti, sentiamo Michele Raviart:

    L’assalto finale a Bani Walid sta per cominciare. A poche ore dalla scadenza dell’ultimatum concesso ai lealisti, le milizie dei ribelli attendono solo il via libera dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt) per attaccare l’ultimo bastione del regime, a 170km sud-est da Tripoli. A Bani Walid, tuttavia, si combatte già da ieri, con i fedelissimi di Gheddafi, arroccati sull’altopiano della città, che nella notte hanno lanciato missili contro i ribelli, arrivati ad un chilometro e mezzo dal centro. Gli scontri a fuoco hanno causato la morte di tre combattenti tra le truppe degli insorti, che in queste ore sono state rafforzate dall’invio da Tripoli di un centinaio di uomini armati. Intanto gli aerei della Nato stanno già bombardando le postazioni dei lealisti. E mentre si combatte anche nella “Valle rossa” ad est Sirte, a Tripoli è arrivato per la prima volta il presidente del Cnt Mustafa Abdel Jalil: una visita temporanea in attesa del trasferimento definitivo del nuovo governo nella capitale libica, che avverrà solo “dopo la completa liberazione del Paese”.

    Tanzania: oltre 160 morti per un incidente navale a largo di Zanzibar
    Un traghetto con a bordo 600 persone è affondato questa notte a largo dell’arcipelago di Zanzibar, in Tanzania. Almeno 163 i morti, mentre le persone salvate finora sarebbero circa 250. “Le operazioni di soccorso procedono a rilento per mancanza di attrezzature”, affermano fonti del governo. I passeggeri si stavano recando verso l’isola di Pemba, una delle aree più turistiche del Paese. Le cause dell’incidente non sono ancora chiare, anche se il traghetto era sovraffollato e navigava in una zona fortemente ventosa.

    Marsiglia: riunione del G8 sulla “primavera araba”
    Si riuniscono oggi a Marsiglia i Paesi del G8 per fare il punto sulla cosiddetta “primavera araba” e sull’avanzamento delle riforme della governance. Tra gli altri, parteciperanno anche i rappresentanti del Consiglio di transizione libico e tutti gli organismi coinvolti nel “patnetariato di Deauville”, promosso lo scorso maggio per ottenere più stabilità economica e democrazia nei Paesi arabi. Alla riunione non è atteso alcun nuovo annuncio di stanziamento di fondi, ma verranno confermati i contributi dei diversi donatori.

    Siria: il segretario generale della Lega Araba visita il presidente Al-Assad
    Il segretario generale della Lega Araba, Nabil Al-Arabi, è stato ricevuto questa mattina a Damasco dal presidente siriano Bashar Al-Assad, che lo ha invitato a cessare le violenze nel Paese e ad avviare, al più presto, delle riforme. A riferirlo è la tv panaraba Al-Arabiya, che ha annunciato anche l’uccisione, questa mattina, di dieci civili nella città di Homs durante gli scontri con le forze di sicurezza del presidente.

    Afghanistan: gli insorti attaccano le forze di sicurezza
    In Afghanistan capo della polizia del distretto di Aab Band, nella provincia meridionale di Ghazni, è stato ucciso questa mattina da un gruppo armato. L’attentato è stato rivendicato dai talebani, che hanno anche sabotato un veicolo militare nella provincia orientale di Kunar, causando la morte di quattro soldati afghani. Già nella giornata di ieri, cinque soldati della coalizione internazionale di sicurezza “Isaf” erano stati uccisi dagli insorti. Secondo dati non ufficiali, sono 13 i soldati stranieri morti finora dall’inizio di settembre.

    Medio Oriente: ancora attacchi alle moschee in Cisgiordania
    Nuovi attacchi vandalici contro una moschea in Cisgiordania. Scritte anti arabe e anti musulmane sono infatti apparse sui muri della moschea e dell’università di Bir Zelit, vicino a Ramallah. Secondo fonti della sicurezza palestinese, gli attacchi sarebbero da attribuire a dei coloni israeliani. Si tratta della terza moschea presa di mira in Cisgiordania da lunedì scorso.

    Immigrazione: nuovi sbarchi a Lampedusa
    Sei barconi con a bordo almeno 500 migranti sono stati avvistati questa mattina al largo di Lampedusa. Le imbarcazioni, la più grande delle quali trasportava 250 persone di origine sub sahariana, sono state soccorse dagli uomini della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera. Già nella notte, erano sbarcati nell’isola un gruppo di 66 tunisini, tra cui due bambini.

    Nigeria: nuovi scontri nella regione di Jos
    Almeno 15 persone sono morte la scorsa notte nella regione di Jos, nella Nigeria centrale, teatro da giorni di scontri interetnici. Il numero delle vittime è stato confermato da un portavoce del governo. Le vittime sarebbero agricoltori di etnia Beroms, prevalentemente cristiani.

    Cina: Cala il surplus commerciale a causa della crisi globale
    Per la prima volta, da sei mesi a questa parte, cala il surplus commerciale della Cina. Le importazioni volano del 30,2% e si attestano al livello record di 155.6 miliardi di dollari. L'export sale dal +20,4% annuale di luglio al +24,5%, ma il made in Cina risente del raffreddamento dell'economia globale. Complessivamente le esportazioni si attestano a 173,3 miliardi di dollari, contro il livello record di 175 miliardi di dollari di luglio.

    Canada: forte terremoto a largo dell’isola di Vancouver
    Un forte sisma di magnitudo 6,7 è stato registrato nella notte in Canada, a largo dell’isola di Vancouver. Il terremoto, che è stato avvertito chiaramente dalla popolazione dell’isola, non ha causato ne vittime ne danni. Scongiurato quindi l’allarme tsunami per una scossa che, se l’epicentro fosse stato più a est, avrebbe causato effetti devastanti sulla costa orientale canadese. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart e Giorgia Innocenti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 253

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